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10/02/2012
da Telenad

Completamente affascinata dall’ambientazione di CHI VOGLIO SEI TU, mi sono divertita a ripercorrere il romanzo estraendone i punti salienti che lo riconducono all’intramontabile fascino della Belle Epoque.

Tra tutte le utenti iscritte al sito che commenteranno questo post o la recensione di "Chi Voglio sei tu" entro Sabato 18 Febbraio, verrà sorteggiata una fortunata vincitrice del romanzo autografato gentilmente offerto da Mariangela Camocardi!
SE NON SIETE ANCORA ISCRITTE NON PERDETE TEMPO ;-) !

 

 

I cafè-chantant
I primi cafè-concert, cioè locali dove si potevano consumare bibite e generi alimentari nel corso dello spettacolo, nascono durante la rivoluzione francese a Parigi, a seguito della liberalizzazione degli spettacoli prima solo appannaggio dei teatri. Tuttavia ben presto i privilegi teatrali vengono ristabiliti e la diffusione di questi locali avverrà solo dopo il 1864 a seguito di ulteriori liberalizzazioni. Durante la Belle Epoque da Parigi si diffonderanno in tutta Europa prendendo le più varie connotazioni. C’erano locali di lusso come Il salone Margherita di Napoli, inaugurato nel 1890, ma anche locali di più modeste aspirazioni aperti a tutti dove nell’euforia degli spettacoli e in nome del divertimento venivano abbattute tutte le barriere sociali.

 

Le Chanteuse o Sciantose
Il termine italiano lo si deve alla storpiatura che il colorito dialetto napoletano ha fatto del termine francese.
Le sciantose sono le regine dei cafè chantant e solitamente sono ragazze di umili origini, bellissime ma spesso più dotate di presenza scenica che di vere e proprie doti canore… come Jolanda o Zara per esempio! Si inventano nomi d'arte esotici o spiritosi ma alcune di loro hanno avuto truci esperienze di miseria o sopraffazione. Sono però anche donne forti e di carattere che hanno saputo reagire alle brutture dell'infanzia e a volte, grazie allo straordinario successo riscosso, otterranno fama e ricchezza.

La Bella Otero ne è il tipico esempio. Spagnola, brutalizzata a 11 anni, fugge dalla madre prostituta ma poco dopo viene presa e messa in una specie di collegio da dove scappò a 14 anni per seguire il suo primo amore iniziando così a guadagnarsi il pane danzando e cantando nei più squallidi cafè chantant portoghesi. Data l’intensità con cui danza a 15 anni ha già ottenuto discreti successi, a 17 la prima delusione d’amore la porterà a Barcellona ed è da lì che spiccherà il volo fino a Parigi. Dopo due anni è già la regina delle Folies Bergère e si esibirà nel posti e nei locali più prestigiosi dell’epoca compresi quelli americani. Capricciosa e volubile, Carolina Carasson, non esita a costruirsi un passato misterioso e a usare il suo corpo per far cadere in ginocchio gli uomini più potenti d’Europa, e non solo. Le cronache dell’epoca le hanno attribuito ben sette suicidi e innumerevoli furono i duelli disputati dai suoi amanti. Calcherà le scene fino all’età di 45 anni e si ritirerà ancora all’apice del successo avendo accumulato un patrimonio in gioielli e altri beni mobili tra i più favolosi dell’epoca. Nei successivi 51 anni dilapiderà tutto e morrà in solitudine all’età di 96 anni, ma il suo mito resterà eterno per sempre.
Clèo de Merode e Liane de Pougy rivaleggiavano con lei in bellezza e fama mentre l’italiana Lina Cavalieri nel 1900 lasciò i cafè-chantant per la lirica.

 

La pittura
Come in tutte le arti, anche nella pittura si scorgono le varie anime inquiete di quest’epoca. Tra i tanti artisti, conosciuti anche dai profani come la sottoscritta, quali Degas, con le sue raffigurazioni opulente ma statiche, o gli Impressionisti (Renoir, Cezanne ecc..) vi sono nomi meno noti ma padri di opere e tecniche fortemente innovative come Henri de Toulose-Loutrec, inventore delle locandine artistiche pubblicitarie, ma soprattutto il bravissimo e italianissimo Giovanni Boldini al quale si devono alcuni dei ritratti più stupendi di quest’epoca (parere personalissimo ovviamente). Il suo stile è movimento puro e le sue ‘sciabolate’ di colore incarnano l’iperattività della Belle Epoque. Di tutte le sue opere una delle più calzanti al bel romanzo della Camocardi è ‘Dopo il ballo’: facile immaginarvici Abigail sfinita dall’ultima esibizione che non vede  l’ora di andare a casa oppure Jo-Jo che si lascia svestire dalla cameriera e pensa solo di ritornare dalla sua bambina!

Gli occhi bruciavano per via del trucco e avvertiva l’esigenza di detergersi viso e corpo dentro una tinozza ricolma di profumata acqua calda, e infine di allungarsi sul letto. (...)
Serrando le palpebre si sforzò di rilassare i muscoli, così indolenziti da avvertire un formicolio all’estremità

 

Fotografia
Le prime tecniche fotografiche risalgono circa a metà ‘800 quando l'invenzione del dagherrotipo ormai messa a punto e perfezionata permette la realizzazione delle prime vere fotografie. Tuttavia i tempi di posa erano lunghissimi e per aiutare i soggetti a stare in posa venivano costruite vere e proprie impalcature. Nel 1871 però viene studiata e messa in pratica una tecnica di produzione delle lastre che rivoluzionerà la fotografia rendendola molto meno difficoltosa e aprendo veramente la strada ad una vera a propria arte fotografica di cui Gaspard-Félix Tournachon detto Nadar sarà il maggiore esponente. Egli fu il primo a disfarsi delle impalcature e a teorizzare una vera e propria arte della fotografia, e questo già nel 1857 quando comparve davanti al tribunale di Parigi per perorare con grande passione il suo diritto, al pari di un pittore, a ottenere il riconoscimento di autore per i suoi scatti, per i quali sarà anche ribattezzato ‘Tiziano della fotografia’.
Nadar ha eseguito la prima foto aerea della storia, e l’ha fatto dal pallone aerostatico che ispirò i racconti di Jules Verne (suo grande amico). Il suo studio, nel 1874, ospitò la prima mostra indipendente dei pittori Impressionisti e i personaggi più famosi del bel mondo di quel tempo sono passati davanti al suo sagace obbiettivo. Tra i tanti Baudelaire, Victor Hugo l’attrice Sarah Bernhart e la divina Cléo De Merode (nella foto a fianco)… che ne dite, possiamo perdonargli le beghe che ci ha inflitto parlando per primo di quello che oggi è il copyright?

- Caspita, eccoci immortalati in un ritratto che farà sorridere i nostri posteri nel prossimo secolo! - esclamò, osservando l'immagine con un'espressione che a lei parve ironica. - Siete così compunta, Abigail! E io sono così impettito che sembro un pinguino in ghingheri.

Le automobili
Il carro a vapore di Cugnot risale al 1769, da allora in varie parti di Europa la ricerca in questo settore non si ferma mai e già nei primi anni dell’ottocento vi sono esperimenti apprezzabili su veicoli mossi a vapore tanto che nel 1828 Londra e Bath erano collegate da un servizio regolare di autobus a vapore. L’invenzione del motore endotermico fu decisiva e sul finire dell’ottocento vi erano parecchi modelli disponibili sopratutto francesi e tedeschi. Nel 1894 l’italiano Enrico Bernardi realizza un suo veicolo con motore a benzina e per produrlo, nello stesso anno, fonda la Miari & Giusti che sarà prima fabbrica italiana di automobili.
Vi è grande fermento attorno a questi veicoli e già sul finire dell'800 si organizzano gare automobilistiche a scopo pubblicitario indette dalle stesse industrie produttrici.

Mi piace pensare a Falco ed Abigail che partecipano ad alcune di queste gare, e mi piace immaginarli a bisticciare su chi deve essere il pilota!

Lui si riscosse a fatica dal proprio ammutolito sbigottimento, non cedendo quasi a ciò che le sue stesse orecchie avevano ascoltato.
- Ho detto qualcosa che non va, Falco…?
- Ma sul serio vi siete messa in testa di guidare la macchina, Abigail?
- Dubitate forse che non ne sia capace? – lei lo guardò attraverso le lenti con un cipiglio che lo indusse a misurare le parole.
- Non intendevo insinuare nulla del genere…

Tutte le citazioni sono tratte da CHI VOGLIO SEI TU di Mariangela Camocardi

 

Questo post ha 19 commenti

10/02/2012
da Telenad

Tra tutte le utenti iscritte al sito che commenteranno questa recensione o il post sulla Belle Epoque entro Sabato 18 Febbraio, verrà sorteggiata una fortunata vincitrice del romanzo autografato gentilmente offerto da Mariangela Camocardi!
SE NON SIETE ANCORA ISCRITTE NON PERDETE TEMPO ;-) !

 

Ho iniziato il libro con molte aspettative e inoltre avevo proprio voglia di un romanzo con questa ambientazione. La Belle Epoque è identificata in un quarantennio compreso tra il 1872 e la prima guerra mondiale anche se in molti ravvisano nella sciagura del Titanic l’inizio della fine. Il romanzo è ambientato a cavallo tra il 1895 e il 1896.

TRAMA: Non sapeva di corteggiare la sua futura moglie
Per volere delle famiglie, il nobile e spiantato Falco Bini Aldrovandi è ufficialmente fidanzato con Abigail Davini. Ma il suo cuore appartiene a Malya, la misteriosa ed esotica danzatrice del Venus, rinomato café-chantant di Stresa. Quello che però Falco non sa è che l’irreprensibile e scialba Abigail, nel frattempo, si è segretamente trasformata in sciantosa per rimediare agli ingenti debiti contratti dal padre, non aspettandosi di riscuotere un successo così clamoroso tra i frequentatori del Venus. E tanto meno di venire corteggiata dal suo fidanzato…

La scena si apre sul scintillante Venus, l’immaginifico cafè chantant stresiano frequentato assiduamente da Falco e i suoi amici, e subito ci si siede sotto al palco presi dallo spettacolo ma distratti dalle chiacchere del dottor Denis Goffredi, che poteva anche stare zitto e farci godere l’esibizione della bella Malya, visto che poi Falco non l’ha nemmeno ascoltato! 

Con trepidazione poi seguiamo Falco dietro le quinte in una delle scene più esilaranti e più ben costruite di tutto il romanzo. Non che sia l’unica. Per tutta la prima parte del romanzo l’autrice tesse abilmente la tela facendoci conoscere i personaggi ma tenendoli quasi sempre su scene separate. Gli incontri tra Abigail e Falco non sono risolutivi, hanno entrambi vite più complicate di quel che ci si aspetta e non si può evitare dall’esserne coinvolti chiedendosi come potranno uscirne, insieme, uniti, quando tutto congiura nel mantenerli divisi. A volte pare quasi che i comprimari rubino l’attenzione ai protagonisti, spesso ci sono personaggi che si impongono distraendoci da Falco ed Abigail in una girandola di accadimenti che da metà libro in avanti, dopo che abbiamo abboccato a innumerevoli esche ben occultate, ci trasporta in una corsa pazzesca verso il finale a suon di colpi di scena che non hanno nulla di prevedibile.

E oltre alla fantastica ambientazione e al consueto stile della Camocardi, che sa togliere dal nebbie del tempo il linguaggio forbito dei nostri bisnonni, l’imprevedibilità è uno dei punti forti del romanzo, anche se ci vuole pazienza all’inizio.

L’inizio è denso e ci fa conoscere i personaggi più attraverso il loro passato e le loro relazioni sociali che dagli incontri/scontri tra i protagonisti. Conosciamo una Abigail molto ingessata e ingabbiata nei ruoli che interpreta, alla quale piace persino crogiolarsi nella disistima di se stessa; è innamorata, sì, ma di un fidanzato ideale molto diverso dall’uomo in carne e ossa che invece è Falco. Le fa da contralto un Falco molto sicuro e pieno di sé ma non per quello che è bensì per quello che sarà… quando avrà messo la testa a posto e si sarà sposato con la perfetta e grigia fidanzata! Per il momento è tutto preso dalle sue fantasie, cioè Malya. E Malya è appunto questo: una fantasia, non esiste, se non durante la performance al Venus.

Nel corso della storia il fatuo Falco e la concreta Abigail compiranno un difficile percorso di conoscenza di se stessi prima, e dell’altro poi, che passerà attraverso l’inversione dei rispettivi ruoli prima di giungere al tanto atteso equilibrio finale. Nel mezzo i loro problemi quotidiani, la vita degli amici e dei familiari che si intreccia alla loro, l’amore immaginato prima e poi vissuto, conquistato, e anche un misterioso nemico in agguato. Ecco, forse questo nemico è molto da manuale, un po’ troppo Gaylord, ma la tela tessuta dalla Camocardi è così precisa che è impensabile credere che se ne possa fare a meno.

In definitiva è un libro che consiglio caldamente a chi cerca qualcosa di più della storia d'amore lineare che fra ostacoli vari trionfa. L'amore trionfa, sì, ma nel percorso ci sono tanti spunti su cui riflettere, è un romanzo da gustare senza fretta e da non chiudere liquidando il lato oscuro con un giudizio frettoloso.

C'è tanta profondità nei personaggi, come raramente ne ho visto nel romance, e vanno compresi pian piano, proprio come l'autrice ce li presenta. Tra l’altro i mutamenti di Abigail e Falco, nel dipanarsi della storia, possono anche essere visti come un’allegoria dell’epoca in cui si muovono: trame oscure che si ordiscono all’ombra di gaudenti ostentazioni e grandi fermenti culturali e tecnologici. Ma questo è un altro post! 

CURIOSITA': mi sono chiesta come mai un’autrice che solitamente soffia via la polvere da nomi stupendi e dimenticati abbia scelto per la protagonista un nome inglese… semplice, non lo è! Abigail è un nome ebraico, molto diffuso nei paesi anglosassoni, ma è stato presente anche in Italia. È riapparso nel nostro paese a seguito del successo dell’opera verdiana Nabucco dove uno dei personaggi si chiama appunto Abigaille. L’opera fu rappresentata per la prima volta nel 1842 tuttavia si può immaginare che sia stata messa in scena anche attorno al 1875 proprio quando Albino Davini ha portato la sua giovane e bellissima moglie a teatro, sia per sfoggiarla un po’ ma anche per farle apprezzare la cultura del suo nuovo paese.

Chiudo con una menzione per l’autrice. Con questo romanzo Mariangela Camocardi festeggia alla grande una carriera che forse non ha avuto tutti i riconoscimenti che meriterebbe anche fuori dall’ambito romance. 25 romanzi in 25 anni: non sono molti gli autori che possono vantare una simile produzione!

GRAZIE PER I SOGNI CHE FIN QUI CI HA REGALATO E PER TUTTI QUELLI CHE VERRANNO!

E a proposito di quelli che verranno, la stessa autrice ha affermato in almeno due occasioni diverse che sta seriamente pensando di risolvere alcune pendenze dei personaggi secondari… non possiamo che augurarcelo! 

Potete vedere la videopresentazione e leggere il primo capitolo QUI

Questo post ha 21 commenti

09/02/2012
da Maet

Oggi volevo parlarvi della critica della ragion pura di Kant o farvi l’esegesi delle lettere di Sant’Agostino, ma visto che la filosofia è un poco pesante di primo mattino e indigesta per pranzo, ho deciso che ripiegherò su un tema più prosaico ma non meno importante, ovvero le copertine. Come, direte voi, non eri tu una di quelle che non calcola le cover? Assolutamente sì, lo confermo: di un libro non è la copertina ad attrarmi, bensì il titolo, la trama o il nome dell’autore. Ciò non toglie che, potendo scegliere, la mia preferenza vada ad immagini sobrie ed eleganti e che, nel caso specifico dei romance, è sempre un piacere e purtroppo una sorpresa quando ne  trovo uno con una copertina adeguata.

Ora, non mi sto riferendo alle immagini di coppie variamente avvinte, no, no, io mi riferisco ai soggetti singoli. Dunque mi domando: perché un genere letterario scritto da donne e indirizzato principalmente a loro, deve avere in copertina riproduzioni femminili di ogni grado e variazione, spesso discinte e praticamente mai un bell’uomo? Ma ogni tanto, un bel pezzo di manzo, no? Non chiediamo l’esclusiva per carità, però occasionalmente, una bella immagine virile, anche con esposizione parziale o totale di pettorali non guasterebbe, e di certo farebbe felici molte, molte lettrici. Non è un invito a riesumare gli imbarazzanti modelli pompati di steroidi degli anni ottanta-novanta, per carità, ma ci sono molti modelli attraenti e tonici senza eccessi, che figurano felicemente nella cover estere che anche noi potremmo se non importare quantomeno imitare. Sempre nei limiti del buongusto, le opzioni esistono e sono diverse, e non si capisce come mai in Italia, salvo rare eccezioni, gli uomini non vengano praticamente presi in considerazione per figurare su un romance. E’ un fiorire di  signore e signorine che spesso espongono mercanzia, o labbroni a canotto, che una donna mediamente eterosessuale non trova così interessanti, in fondo ha la stessa dotazione e può eventualmente osservare la propria, se davvero ci tiene. Il viso di un aitante e tenebroso figliolo, son certa, la attirerebbe di più!

Non si discute ovviamente la bellezza del corpo femminile, vestito o nudo, che pure fino all’Umanesimo e al Rinascimento non era affatto il protagonista della rappresentazione artistica, però vorrei ricordare che per gli antichi greci la perfezione assoluta era la nudità maschile e per secoli la pittura e la scultura ne hanno continuato a immortalare la forza e la tensione. Non si pretendono novelle statue del Bernini o del Canova – per quanto se quelle fossero in copertina mi spingerebbero di certo all’acquisto compulsivo - ma più modesti succedanei in carne e Photoshop.

Non entro nel merito del maschilismo strisciante e della profonda paura degli uomini rispetto a una omosessualità sempre più presente e poco dichiarata, preferisco concentrarmi sulle nostre preferenze. Credo che a nessuna dispiacerebbe una delle copertine qui di fianco e penso che anche noi donne abbiamo diritto a riempirci gli occhi. E che nell’affrontare la vita quotidiana, di questi tempi sempre più pesante per tutti, uno zuccherino non guasta e aiuta a sorridere. Aiuta pure a farsi risate e simpatiche sghignazzate con le amiche e a sentirsi complici tra ragazze, casomai qualcuno ancora lo ignorasse non siamo fatte di solo spirito... O semplicemente a sognare un pochino con un ideale mascolino molto lontano dalla realtà, cionondimeno molto evocativo. Sarà mica permesso solo agli uomini fantasticare o lasciare pigiami di saliva su oggetti del desiderio, giusto? Per cui, cari signori, dateci anche qualche fusto, fa bene all’ormone e fa bene all’umore!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo post ha 28 commenti

08/02/2012
da VeronicaBennet

Che cosa fareste se all’improvviso la vostra vita fosse sconvolta dall’omicidio di una persona cara? E come reagireste se quella persona, che credevate di conoscere e in cui avevate piena fiducia, si rivelasse una perfetta sconosciuta?

Anche McKayla Lane se lo chiede quando una telefonata le annuncia che sua sorella è stata brutalmente uccisa da qualcosa che tutto sembra tranne che un essere umano.
McKayla, soprannominata Mac, è una bella ragazza di ventidue anni che vive tranquilla nella lontana Georgia dell’America del Sud. Lavora in un bar, ha una famiglia che l’adora e non ha nessun progetto particolare, se non quello di divertirsi. Ama i colori, in particolare il rosa e non esce mai di casa senza smalto sulle unghie.
Esagerata? Forse sì ma dopotutto è soltanto una delle tante ragazzine spensierate che vive protetta dal caldo bozzolo familiare.
Purtroppo la sua adolescenza cambia tragicamente. La sorella Alina viene assassinata a Dublino, città in cui si era trasferita per studiare e la famiglia Lane cade in una cupa depressione  senza apparente via d'uscita.
Anche Mac è devastata dal dolore ma uno strano messaggio della sorella, lasciato sul cellulare poco prima di morire, la spinge a partire per l’Irlanda nella speranza di fare luce sull'accaduto e scoprire l’assassino.
Le ricerche però si rivelano più complicate del previsto. Per la polizia il caso è già chiuso e Mac sarà attirata in un mondo oscuro dove niente è come sembra e dove il bene e il male indossano la stessa maschera. Mostruose creature, fate cattive e l’inattesa scoperta di possedere il dono della veggenza trasformeranno Mac in un’eroina senza pari, dove fragilità, ironia e astuzia si uniranno creando un mix esplosivo di azione e avventura. Una lotta senza tregua accanto ad un misterioso uomo, tanto affascinate quanto pericoloso, lascerà il lettore col fiato sospeso e popolerà i suoi sogni più intimi.

Lo so, l’ultima frase sembra uno spot pubblicitario ma vi assicuro che mai come questa volta mi è difficile parlarvi del libro.
Ci sarebbero tante cose da dire, iniziando da Gerico Barrons, lo splendido personaggio e protagonista probabilmente creato con l’intento di destabilizzare la sensibilità femminile.
Vi assicuro che pur sapendo che si tratta di fantasia la mia mente (malata !) continua a ritrovarselo intorno e a visualizzarlo nei luoghi più insoliti. Il problema è che non si può parlare di questo romanzo senza spoilerare e questo non posso proprio farlo o vi priverei del gusto della lettura.

Tuttavia qualcosa vi dirò…

Scritto in prima persona il lettore è catapultato dalla solare Georgia alla fredda Dublino, una città il cui fascino è assai noto. Pub accoglienti, mostruose creature e un'incessante pioggerellina fanno da sfondo alle vicende dei due protagonisti che si destreggiano tra feste gothic style e il jet set irlandese.
Avete presente Buffy, l’ammazza vampiri?  Intervista col vampiro? C.S.I, scena del crimine?
Bene questo romanzo attinge un po’ da tutti e tre. C’è la ragazzina coraggiosa e autoironica che uccide i cattivi, il fascino perverso di vampiri e affini e la suspense classica dei polizieschi. Non aspettatevi una romantica storia d’amore e nemmeno del sesso sfrenato. Oh, qual cosina c’è ma solo un piccolo assaggio perché la storia fra Mac e Gerico è ancora tutta da scoprire.
Per concludere vi dico che ho divorato e adorato ogni singola riga e l’unica cosa certa è che "Il segreto del libro proibito” è uno di quei libri che crea dipendenza. Appena lo finisci devi leggere subito il secondo che per fortuna uscirà a Febbraio edito sempre da Leggereditore e intitolato “Il mistero del talismano perduto” e che potete anche vincere partecipando al nostro grosso, grasso giveaway qui.

Non so se avete capito ma non ve lo sto consigliando, vi sto praticamente obbligando a leggerlo
Inoltre, voci di corridoio dicono che la Dreamworks stia già lavorando alla serie televisiva perciò datemi retta, fatevi un regalo e  lasciatevi contagiare da Darkfever (titolo originale) perchè non siamo che all'inizio dell'avventura!
 

Questo post ha 11 commenti

07/02/2012
da naan

UN INCREDIBILE SAN VALENTINO
FIRMATO  LEGGEREDITORE

 

Finalmente arriva in Italia Il gioco della seduzione di Susan Elizabeth Phillips.
Un'autrice da 5 milioni di copie vendute in tutto il mondo!
Una storia d'amore che scioglierà anche i cuori più restii a lasciarsi andare.
Perché in fondo siamo tutte delle inguaribili romantiche...

In occasione di questa uscita la Leggereditore darà la possibilità ad una fortunata vincitrice di trascorrere un romantico weekend per due persone in una città italiana a propria scelta!

Ma non è finita! tra tutte coloro che commenteranno il post dedicato all'iniziativa BE MY VALENTINE, verranno sorteggiate 10 fortunate che riceveranno a casa una copia del libro!

Per partecipare cliccate sul banner!

 

SUSAN ELIZABETH PHILLIPS
Il gioco della seduzione

Per la prima volta in Italia, una delle voci più esilaranti, fresche e sensuali del panorama internazionale. Prova Susan Elizabeth Phillips, non potrai più farne a meno.

Quando gli opposti, non solo si attraggono, ma divengono inseparabili...
 
Cosa ci fa una donna che stravede per le scarpe, le borse di alta moda e le acconciature all'ultimo grido, al vertice di una delle aziende più prestigiose della città?
Chicago non è pronta per l’affascinante e capricciosa Phoebe Somerville, tuttavia quando il padre le consegna le redini della squadra di rugby della famiglia, tutti, lei compresa, dovranno farsene una ragione. Lei è un vero tornado, ma è possibile che una semplice donna riesca a creare un tale scompiglio in città?
Nessuno pensa che Phoebe riuscirà a risollevare le sorti della squadra, né tantomeno a far capitolare Dan Calebow, il fascinoso allenatore.  Ma si sa che spesso la prima impressione è quella meno affidabile...
Lavorando fianco a fianco, i due comprenderanno che  il gioco della seduzione è l'unico per cui vale la pena rischiare tutto, anche a costo di imbattersi in guai molto più seri di quanto abbiano previsto. E che forse è giunto il momento di far cadere quel velo di imperturbabile perfezione dietro il quale entrambi si nascondono.

“Semplicemente sensazionale. Ogni suo romanzo è un successo.”
The New York Times
 
“Un’autrice che spicca nel genere femminile.”
Publishers Weekly

La serie Chicago Stars è così composta:

1-IL GIOCO DELLA SEDUZIONE (It Had to Be You)
2-Heaven Texas
3-Nobody’s Baby But Mine
4-Dream a Little Dream
5-This Heart of Mine
6-Match Me If You Can
7-Natural Born Charmer

 

LEGGI UN ESTRATTO

 

1
Phoebe Somerville scandalizzò tutti presentandosi con un barboncino francese e il suo amante ungherese al funerale del padre. Sedeva davanti al luogo della sepoltura come una famosa attrice degli anni Cinquanta, con il barboncino bianco appollaiato in grembo e un paio di occhiali da sole ricoperti di strass a proteggere gli occhi. I presenti stentavano a stabilire chi fosse più fuori luogo: se il barboncino perfettamente tosato che sfoggiava un paio di fiocchi di raso color pesca su ciascun orecchio, quell’ungherese straordinariamente bello con la sua lunga coda di capelli ornata di perline, oppure la stessa Phoebe.
Lei aveva i capelli biondo cenere con splendide mèches platino, acconciati in modo che le ricadessero su un occhio proprio come Marilyn Monroe in Quando la moglie è in vacanza.
Le labbra, piene e umide, tinte di un delizioso rosa peonia, erano leggermente socchiuse mentre fissava la lucida bara nera dentro cui c’era ciò che restava di Bert Somerville.
Phoebe indossava un completo avorio con una giacchettina di seta, ma quello scandaloso bustino dorato e lucido sotto la giacca era più adatto a un concerto rock che a un funerale. E la gonna stretta, con alla vita una catena di anelli dorati, uno  dei quali ostentava una foglia di fico pendente, aveva uno spacco laterale che arrivava a metà di quella sua coscia ben modellata.
Era la prima volta che Phoebe tornava a Chicago da quando era scappata a diciotto anni, quindi solo pochi tra i presenti avevano conosciuto la prodiga figlia di Bert Somerville.
In ogni caso, dopo le storie che avevano sentito, nessuno di loro era rimasto sorpreso del fatto che Bert l’avesse diseredata.
Quale padre avrebbe voluto lasciare la sua proprietà a una figlia che era stata l’amante di un uomo quarant’anni più grande di lei, sebbene si trattasse del celebre pittore spagnolo, Arturo Flores? E poi c’era l’imbarazzo per quei dipinti.
Per uno come Bert Somerville non erano altro che disegni osceni, e il fatto che dozzine dei nudi astratti di Phoebe dipinti da Flores decorassero le pareti dei musei in tutto il mondo non gli aveva fatto cambiare idea.
Phoebe aveva la vita sottile, le gambe snelle e ben modellate, ma i suoi seni e i suoi fianchi erano abbondanti e femminili, un ritorno a un’epoca quasi dimenticata in cui le donne dovevano apparire tali. Aveva un corpo da cattiva ragazza, il genere di fisico che, anche a trentatré anni, avrebbe tranquillamente potuto fare bella mostra di sé appeso a un chiodo sulla parete di un museo. Era un corpo da bambola in cui era racchiuso anche un cervello intelligentissimo, ma ciò non aveva importanza poiché Phoebe era il genere di donna che
solitamente veniva giudicata solo dalle apparenze.
Anche il suo viso non era affatto convenzionale. I suoi lineamenti avevano qualcosa di strano, sebbene fosse difficile individuarlo con esattezza, dal momento che il suo naso era dritto, la bocca carnosa e la mascella forte. Forse era quel piccolo neo scuro scandalosamente sexy sopra lo zigomo. O forse i suoi occhi. Chi era riuscito a vederli prima che Phoebe indossasse gli occhiali da sole aveva notato quanto gli angoli fossero
inclinati verso l’alto, forse troppo esotici rispetto al resto del viso. Arturo Flores aveva spesso esagerato la forma di quegli occhi color ambra, a volte raffigurandoli più larghi dei suoi fianchi, altre sovrapponendoli ai suoi splendidi seni.
Durante il funerale, Phoebe era apparsa fredda e composta, nonostante quell’aria di luglio fosse molto umida. Neppure le rapide acque del vicino fiume DuPage, che scorreva attraverso diversi sobborghi a ovest di  Chicago, riuscivano a dare sollievo da quel caldo. Un gazebo verde scuro copriva sia la fossa sia le file di sedie allestite per le persone più importanti in un semicerchio intorno alla bara di ebano, ma non era abbastanza grande per accogliere tutti i presenti.
Quindi gran parte di quella folla ben vestita era in piedi sotto il sole e iniziava a sentirsi spossata, non solo a causa dell’umidità ma anche per il travolgente profumo di quasi un centinaio di addobbi floreali. Fortunatamente la cerimonia era stata breve e, poiché dopo non ci sarebbe stato nessun rinfresco, presto sarebbero potuti andare al loro bar preferito per riposarsi e gioire segretamente del fatto che questa volta era toccato a Bert Somerville e non a loro.
La lucida bara nera era posata per terra su un tappeto verde, proprio davanti al posto in cui sedeva Phoebe,   tra la sua sorellastra di quindici anni, Molly, e suo cugino Reed Chandler. Sul coperchio immacolato c’era una ghirlanda di rose bianche a forma di stella ornata di nastri celesti e oro, i colori dei Chicago Stars, la squadra della National Football League che Bert aveva comprato dieci anni prima.
Conclusa la cerimonia, Phoebe strinse tra le braccia il barboncino bianco e si alzò in piedi, finendo proprio sotto un raggio di luce che fece scintillare i dorati fili metallici del bustino e infiammò la montatura piena di strass dei suoi luccicanti occhiali da sole. L’effetto fu inutilmente teatrale per una donna che già lo era abbastanza.
Reed Chandler, il nipote trentacinquenne di Bert, si alzò dalla sedia accanto a lei e avanzò per posare un fiore sulla bara. La sorellastra di Phoebe, Molly, fece lo stesso subito dopo, un po’ impacciata. Reed dava tutta l’impressione di essere straziato dal dolore, sebbene tutti sapessero che avrebbe ereditato la squadra di football di suo zio. Phoebe posò diligentemente il suo fiore sulla bara del padre e impedì a quella vecchia amarezza di riemergere. Ache cosa serviva? Non era stata in grado di conquistarsi l’amore di suo padre quando era in vita e adesso finalmente poteva smettere di provarci. Allungò le mani per confortare la sua giovane sorellastra, che per lei era completamente un’estranea, ma Molly si scansò, come faceva sempre
quando Phoebe cercava di avvicinarsi a lei.
Reed tornò al suo fianco e Phoebe istintivamente si ritrasse.
Nonostante tutte le organizzazioni di beneficenza di cui faceva parte, lei non riusciva a dimenticare quanto suo cugine fosse stato prepotente da bambino. Distolse rapidamente lo sguardo da lui e, con voce bassa e leggermente roca, fin troppo perfetta per il suo corpo da sballo, si rivolse alle persone intorno a lei.
«Siete stati molto carini a venire. Specialmente con questo caldo terribile. Viktor, tesoro, potresti prendere Pooh?»
Quindi porse il piccolo barboncino bianco a Viktor Szabo, il quale stava facendo impazzire le donne non solo grazie a quel suo aspetto esotico, ma anche perché quel bel pezzo d’ungherese aveva un che di familiare. Qualcuna di loro riuscì giustamente a identificarlo con il modello che, con i capelli sciolti, i muscoli tesi e unti e la cerniera aperta, aveva posato per una campagna pubblicitaria nazionale per dei jeans
da uomo.
Viktor prese la cagnetta. «Certo, tesoro» rispose con un accento che, sebbene fosse riconoscibile, era meno pronunciato di quello di ciascuna delle sorelle Gabor, che avevano vissuto negli Stati Uniti diverse decine d’anni più di lui.
«Il mio cucciolotto» sussurrò Phoebe, non rivolta a Pooh, ma a Viktor.
Tra sé e sé, lui pensò che Phoebe stesse esagerando un po’ troppo, ma era ungherese e incline al pessimismo, quindi soffiò un bacio nella sua direzione e le rivolse uno sguardo appassionato mentre si sistemava la cagnetta tra le braccia e trovava la posa migliore per mettere in mostra quel suo corpo perfettamente scolpito. Di tanto in tanto muoveva la testa, in modo che la luce riflettesse il luccichio delle perline argentate discretamente intessute nella teatrale coda di capelli che gli arrivava quasi fino in fondo alla schiena.
Phoebe allungò una mano, le dita sottili e delle piccole mezzelune bianche sulla punta delle unghie rosa peonia, verso il corpulento senatore americano che si era avvicinato a lei.
Poi lo guardò come se fosse un gran bell’uomo particolarmente appetibile. «Senatore, grazie tante di essere venuto. So quanto lei deve essere occupato, è stato davvero un tesoro.»
La moglie del senatore, grassoccia e con i capelli grigi, rivolse a Phoebe un’occhiata sospetta, ma quando lei si voltò per salutarla, la donna rimase sorpresa da quanto caldo e amichevole fosse il suo sorriso. In seguito, avrebbe notato che Phoebe Somerville sembrava più a suo agio con le donne che con gli uomini. Era strano, considerando che era una simile bomba sexy. Ma d’altro canto quella era una strana famiglia.
Bert Somerville aveva l’abitudine di sposare le showgirl di Las Vegas. La prima di loro, la madre di Phoebe, era morta anni prima mentre cercava di dare alla luce il figlio maschio che Bert desiderava tanto. La sua terza moglie, la madre di Molly, aveva perso la vita in un incidente aereo tredici anni prima mentre era diretta ad Aspen, doveva aveva intenzione di festeggiare il suo divorzio. Solo la seconda moglie di
Bert era ancora in vita e non si sarebbe presa la briga di attraversare la strada per partecipare al suo funerale, figuriamoci prendere un volo da Reno.
Tully Archer, venerabile coordinatore della difesa dei Chicago Stars, si allontanò da Reed per avvicinarsi a Phoebe.
Con i suoi capelli bianchi, le sopracciglia brizzolate e il nasovenato di rosso, sembrava un Babbo Natale senza barba.
«Una cosa terribile, Miss Somerville. Davvero terribile.» Si schiarì la gola con un ritmico huc-huc. «Credo che lei e io non ci siamo mai conosciuti. È strano non aver mai incontrato la figlia di Bert, visto che suo padre e io eravamo vecchi amici.
Mi mancherà. Non che andassimo sempre d’accordo su tutto.
Bert poteva essere maledettamente ostinato. Ma, in ogni caso, lo conoscevo da una vita.»
Continuò a stringerle la mano e a farneticare, senza mai guardarla negli occhi. Chiunque non seguisse il football poteva chiedersi come fosse possibile che uno che sembrava sull’orlo della vecchiaia allenasse una squadra professionista, ma quelli che l’avevano visto lavorare non commettevano mai l’errore di sottovalutare le sue capacità di allenatore.
Ad ogni modo, amava parlare e quando non sembrò affatto intenzionato a smettere fu Phoebe a  interromperlo. «E lei è tanto caro a dire così, Mr Archer. Davvero uno zuccherino.»
Tully Archer era stato definito in molti modi nel corso della sua vita, ma mai uno zuccherino, e ciò lo lasciò momentaneamente senza parole, il che poteva essere proprio lo scopo di Phoebe visto che subito si voltò per ritrovarsi davanti un reggimento di energumeni allineati per porgerle le proprie condoglianze.
Con le scarpe grandi come delle navi cargo, spostavano nervosamente il peso da un piede all’altro. Migliaia di chili di carne su quegli zoccoli, cosce grosse come arieti, colli larghi e mostruosi ancorati a spalle massicce. Avevano le mani chiuse a mo’di rampini davanti a loro, come se si aspettassero che l’inno nazionale potesse iniziare da un momento all’altro, i loro spaventosi corpi enormi infilati nei maglioncini celesti della squadra e in calzoni grigi. Perle di sudore causato dal caldo di mezzogiorno luccicavano sulla loro pelle, che andava da uno scintillante blu-nero a un bianco abbronzato. Come gli schiavi delle piantagioni, i Chicago Stars della National Football League erano andati a rendere omaggio all’uomo
che li possedeva.
Un uomo senza collo e con gli occhi a fessura, che sembrava il genere di persona in grado di guidare una sommossa in un carcere di massima sicurezza, si alzò in piedi. I suoi occhi erano inchiodati sul viso di Phoebe, tanto che era palese il fatto che si stesse sforzando di non far scivolare lo sguardo su quei seni spettacolari. «Sono Elvis Crenshaw, nose guard.
Sono molto dispiaciuto per Mr Somerville.»
Phoebe accettò le sue condoglianze. Il nose guard si allontanò, lanciando un’occhiata incuriosita a Viktor Szabo mentre andava via.
Viktor, che era appena a qualche metro da Phoebe, aveva assunto la sua posa da Rambo, impresa non facile considerando che aveva tra le braccia un piccolo barboncino bianco invece di un Uzi. In ogni caso, era certo che quella posa funzionasse perché quasi ogni donna tra la folla lo stava guardando.
Adesso, se solo fosse riuscito ad attirare l’attenzione di quella creatura sensuale con quelle splendide natiche, la sua giornata sarebbe stata perfetta.
Sfortunatamente, la creatura sexy con un meraviglioso didietro si era fermata davanti a Phoebe e aveva occhi solo per lei.
«Miss Somerville, sono Dan Calebow, il coach degli Stars.»
«Be’, sal... ve, Mr Calebow» cantilenò Phoebe con una voce che a Viktor sembrò uno strano incrocio tra Bette Midler e Bette Davis, ma in fondo lui era ungherese quindi che cosa poteva saperne?
Phoebe era la migliore amica che Viktor avesse al mondo e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, devozione che le stava dimostrando proprio in quel momento avendo acconsentito a fingersi il suo amante in quella macabra farsa. In quel momento, in ogni caso, non voleva far altro che allontanarla da qualsiasi cosa potesse ferirla. Sembrava che Phoebe non si rendesse conto che stava scherzando con il fuoco giocherellando con quell’uomo impulsivo. O forse sì. Quando Phoebe si sentiva con le spalle al muro, era in grado di tirar fuori un intero esercito di armi di difesa, e di rado qualcuna di esse veniva scelta saggiamente.
Dan Calebow non aveva rivolto a Viktor neppure un’occhiata, quindi non fu difficile per l’ungherese classificarlo come uno di quegli esasperanti uomini di vedute chiusissime riguardo a un modo di vivere diverso. Era un peccato, ma Viktor accettò quell’atteggiamento con il suo caratteristico buon carattere.
Forse Phoebe non aveva riconosciuto Dan Calebow, ma Viktor seguiva il football americano e sapeva che era stato uno dei quarterback più volubili e controversi della National Football League, finché non si era ritirato cinque anni prima e aveva iniziato ad allenare. L’autunno scorso, a metà stagione, Bert aveva licenziato l’allenatore degli Stars e al suo posto aveva ingaggiato Dan, che stava lavorando per la squadra
rivale, i Chicago Bears.
Calebow era una celebrità grande e bionda, con l’atteggiamento autorevole di chi non ha alcuna tolleranza per la mancanza di fiducia in sé stessi. Un po’più alto del metro e ottanta di Viktor, era più muscoloso della maggior parte dei quarterback professionisti. Aveva una fronte alta e larga, e un naso imponente con un piccolo bozzo sul setto nasale. Il suo labbro inferiore era leggermente più pieno di quello superiore e aveva
una sottile cicatrice bianca tra bocca e mento. Ma la sua caratteristica più affascinante non era né quella bocca interessante né i suoi folti capelli fulvi o la cicatrice tanto maschile sul mento. Piuttosto erano un paio di rapaci occhi verde mare che, in quel momento, stavano scrutando la povera Phoebe con una tale intensità che Viktor quasi si aspettava che la sua pelle incominciasse a fumare.
«Sono molto dispiaciuto per Bert» disse Calebow, la sua infanzia in Alabama che ancora trapelava dal suo accento.
«Ci mancherà.»
«È molto gentile a dire così, Mr Calebow.»
Una cadenza leggermente esotica era stata aggiunta ai toni bassi e rochi della parlata di Phoebe, e Viktor si rese conto che aveva aggiunto Kathleen Turner al suo repertorio di sensuali voci femminili. In genere non cambiava parlata così di frequente, quindi capì che era scossa. Di certo Phoebe non avrebbe lasciato che qualcuno lo notasse. Aveva una reputazione di bomba sexy da difendere.
L’attenzione di Viktor tornò di nuovo sull’allenatore degli Stars.
Si ricordò di aver letto che Dan Calebow era stato soprannominato Ice ai tempi in cui giocava, a causa della gelida mancanza di compassione per il proprio avversario. Non poteva biasimare il fatto che Phoebe fosse agitata in sua presenza.
Quell’uomo era davvero temibile.
«Bert amava davvero questo gioco,» proseguì Calebow «ed era un brav’uomo per cui lavorare.»
«Sono certa che fosse così.» Ogni lunga sillaba che lei pronunciava era una promessa senza fiato di dissolutezza sessuale, una promessa che, come Viktor sapeva benissimo, Phoebe non aveva alcuna intenzione di mantenere.
Si rese conto di quanto fosse nervosa quando Phoebe si voltò e allungò le braccia verso di lui. Immaginando correttamente che volesse Pooh come diversivo, Viktor fece un passo in avanti, ma proprio mentre lei stava prendendo quell’animale un camioncino della manutenzione emise un forte rumore che allarmò la barboncina.
Pooh fece un guaito e balzò dalle sue braccia. La cagnetta era rimasta in braccio troppo a lungo e iniziò una corsa sfrenata in mezzo alla folla, abbaiando insistentemente, con la coda che ondeggiava così selvaggiamente che il pompon sembrava potesse volar via in qualsiasi momento e sibilare in aria come il cappello di Oddjob.
«Pooh» gridò Phoebe, correndole dietro mentre la cagnetta bianca urtava le sottili gambe di metallo che sostenevano una torreggiante decorazione di gladioli.
Phoebe non era una creatura particolarmente atletica neppure nelle migliori circostanze. Intralciata da quella gonna stretta, non riuscì a raggiungere il cane in tempo per prevenire il disastro. I fiori traballarono e si rovesciarono all’indietro, urtando la ghirlanda infilata accanto a loro che, a sua volta, mandò all’aria un enorme mazzo di dalie. Gli addobbi erano così ammassati uno sull’altro che ciascuno di essi cadendo
ne faceva rovesciare un altro, e fiori e acqua iniziarono a volare in aria. I partecipanti al funerale che erano lì vicino balzarono via nel tentativo di proteggere i propri vestiti e inciamparono in altri addobbi. Come un domino, ogni cesta urtò contro un’altra, finché il pavimento non assunse l’aspetto del peggior incubo di Merlin Olsen.
Phoebe si tolse gli occhiali da sole, rivelando quei suoi occhi color ambra esoticamente inclinati all’insù. «Ferma, Pooh! Ferma, dannazione! Viktor!»
Viktor era già corso dall’altra parte della bara nel tentativo di fermare quella scatenata barboncina, ma nella fretta era inciampato in diverse sedie che, a loro volta, erano volate su un altro gruppo di decorazioni floreali, innestando un’altra reazione a catena.
Una signora mondana di Gold Coast, che si credeva un’esperta di cani di piccola taglia poiché possedeva uno shiatsu, fece un salto verso quella cagnetta frenetica e indietreggiò subito dopo quando Pooh abbassò la coda, scoprì i denti e cercò di morderla come fosse un Terminator canino. Sebbene Pooh fosse solitamente il più mansueto dei cani, la signora aveva la sfortuna di indossare Eternity di Calvin Klein, una fragranza che Pooh detestava da quando una delle amiche di Phoebe, che ne era impregnata, l’aveva definita un
bastardino e le aveva dato un calcio sotto il tavolo.
Phoebe, la cui gonna con lo spacco laterale lasciava vedere decisamente troppa coscia, si lanciò tra due difensori che la osservavano palesemente divertiti mentre gesticolava rivolta al barboncino. «Pooh! Qui, Pooh!»
Molly Somerville, mortificata dallo spettacolo che la sorellastra stava dando, cercò di nascondersi tra la folla.
Mentre Phoebe schivava una sedia, la pesante foglia di fico dorata che pendeva dagli anelli della sua cintura rimbalzò contro quella parte del corpo che le foglie di fico avrebbero dovuto celare. Cercò di afferrarla prima che la ferisse irreparabilmente, con l’unico risultato che la suola scivolosa dei suoi décolleté colpì un mazzo di gigli freschi. I piedi scivolarono sotto il suo peso e, con il fruscio di un sospiro, cadde.
Quando vide che la padrona scivolava per terra sul sedere, Pooh si dimenticò della minacciosa donna profumata. Interpretando per errore i gesti di Phoebe come un invito a giocare, la cagnetta si mise ad abbaiare forte per l’entusiasmo.
Phoebe cercò senza successo di tirarsi in piedi, concedendo sia al sindaco di Chicago sia a diversi membri della squadra rivale, i Bears, una generosa visuale delle sue cosce. Pooh schizzò tra le gambe di un borioso cronista sportivo e corse sotto le sedie proprio mentre Viktor le andava incontro dall’altra parte. La cagnetta amava giocare con Viktor e abbaiò con maggiore fervore.
Pooh fece una finta veloce ma si fermò, ritrovandosi intrappolata tra dei vasi di fiori rovesciati e il prato fradicio, una barriera davvero efficace per un animale che odiava bagnarsi le zampe. Con le spalle al muro, saltò su una delle sedie pieghevoli.
Quando quella iniziò a barcollare, fece un guaito infastidito e saltò su un’altra sedia e da lì su una superfice liscia e dura.
La folla trasalì nel vedere le rose bianche e i fiocchi celesti e oro volare via. Tutti rimasero in silenzio.
Phoebe, che era appena riuscita a rialzarsi, rimase pietrificata.
Viktor imprecò piano in ungherese.
Pooh, sempre molto sensibile nei confronti degli umani ai quali voleva bene, inclinò la testa di lato come se stesse cercando di capire perché la stavano guardando tutti. Intuendo di aver fatto qualcosa di molto sbagliato, iniziò a tremare.
Phoebe trattenne il respiro. Era meglio che Pooh non si innervosisse. Ripensò all’ultima volta che era successo e fece un rapido passo avanti. «No, Pooh!»
Ma il suo avvertimento arrivò troppo tardi. La cagnolina tremante si stava già accovacciando. Con un’espressione contrita sul suo piccolo muso peloso, si mise a fare pipì sul coperchio della bara di Bert Somerville.
La villa di Bert Somerville era stata costruita negli anni Cinquanta su quattro ettari di terreno a Hinsdale, un ricco sobborgo di Chicago situato nel cuore della Contea di DuPage.
Agli inizi del XX secolo quella era una zona rurale, ma col passare dei decenni era cresciuta fino a diventare un’enorme area residenziale per i dirigenti che ogni giorno salivano a bordo dei treni per raggiungere il centro e per gli ingegneri che lavoravano nelle industrie ad alta tecnologia lungo la superstrada East West Tollway. Gradualmente, il muro di mattoni che delimitava la proprietà era stato circondato da ombreggiate strade residenziali.
Da bambina Phoebe aveva trascorso poco tempo in quella sontuosa villa Tudor che sorgeva tra querce, aceri e noci dei sobborghi occidentali. Bert le faceva frequentare un collegio privato nel Connecticut fino all’estate, quando la spediva in un esclusivo campo per ragazze. Durante i suoi rari soggiorni a casa, Phoebe aveva trovato quella villa buia e opprimente e, quando due ore dopo il funerale salì la curva di scale che conduceva al secondo piano, stabilì che non era accaduto nulla che potesse farle cambiare idea.
Lo sguardo di condanna di un elefante catturato illegalmente durante uno dei safari in Africa di Bert la fissava dalla ruvida carta da parati bordeaux in cima alle scale. Incurvò le spalle scoraggiata. Il suo completo avorio era macchiato d’erba e il nylon velato che le avvolgeva le gambe era sporco e smagliato. I suoi capelli biondi erano arruffati, il rossetto rosa peonia sbavato.
Inevitabilmente le tornò in mente la faccia dell’allenatore degli Stars. Era stato lui a togliere Pooh dalla bara prendendola per la collottola. Quegli occhi verdi erano freddi e pieni di rimprovero quando le aveva riconsegnato il cane. Phoebe sospirò. Quel pasticcio al funerale di suo padre era un altro  disastro in una vita che già ne era piena. Voleva che tutti sapessero che a lei non importava del fatto che il padre l’avesse  diseredata, ma come al solito aveva esagerato e tutto le si era ritorto contro.
Si fermò per un attimo in cima alle scale e si chiese se la sua vita avrebbe potuto essere diversa se sua madre non fosse morta. Non pensava più molto a quella mamma showgirl di cui non poteva ricordarsi, ma nella solitudine dei suoi giorni da bambina aveva tessuto elaborate fantasie su di lei, cercando di immaginare una donna tenera e bellissima che le avrebbe dato tutto l’amore che il padre le aveva negato.
Si chiese se Bert avesse mai amato qualcuno. Sopportava poco le donne in generale, e tantomeno una ragazzina grassa e goffa che, tanto per cominciare, non aveva molta stima di sé stessa. Aquanto ricordava, le aveva sempre detto che lei era inutile, e adesso Phoebe sospettava che avesse ragione.
Atrentatré anni, non aveva un lavoro ed era rimasta quasi al verde. Arturo era morto sette anni prima. Phoebe aveva trascorso i primi due anni dopo la sua morte amministrando le mostre itineranti dei suoi dipinti ma, quando la collezione era entrata a far parte dell’esposizione permanente del Musée d’Orsay a Parigi, lei si era trasferita a Manhattan. I soldi che Arturo le aveva lasciato si erano gradualmente esauriti per aiutare a pagare le cure mediche dei suoi tanti amici morti di AIDS. Phoebe non ne rimpiangeva nemmeno un centesimo.
Per anni aveva lavorato in una piccola ma esclusiva galleria nel West Side specializzata in avanguardie. Proprio la settimana prima, l’anziana proprietaria aveva chiuso le porte per l’ultima volta, lasciandola senza un lavoro a cercare una nuova direzione per la sua vita.
Per un attimo pensò di essere ormai stanca di dare scandalo, ma si sentiva troppo fragile per affrontare una simile introspezione, quindi andò alla camera da letto di sua sorella e bussò alla porta. «Molly, sono Phoebe. Posso entrare?»
Non ci fu risposta.
«Molly, posso entrare?»
Trascorsero degli altri secondi prima che Phoebe sentisse un flebile e imbronciato: «Immagino di sì.»
Si fece coraggio mentre ruotava il pomello ed entrò in quella camera che da bambina era stata sua. Durante le poche settimane che ogni anno aveva trascorso lì, quella stanza era stata piena di libri, avanzi di cibo e cassette della sua musica preferita. Adesso era immacolata come la ragazza che la occupava.
Molly Somerville, la sorellastra quindicenne che Phoebe conosceva appena, era seduta su una sedia accanto alla finestra e indossava ancora l’informe vestito marrone che aveva al funerale. Diversamente da Phoebe, che da bambina era in sovrappeso, Molly era secca come un chiodo e i folti capelli marroni che le arrivavano alla mascella avevano proprio bisogno di una bella spuntata. Inoltre era bruttina, con una pelle pallida e spenta che sembrava non aver mai visto il sole, i lineamenti minuti e insignificanti.
«Come va, Molly?»
«Bene» disse, senza neppure alzare gli occhi dal libro aperto che aveva in grembo.
Phoebe sospirò. Non era un segreto che Molly la detestasse, ma avevano avuto così pochi contatti nel corso degli anni che Phoebe non sapeva dire con certezza il perché. Quando era tornata negli Stati Uniti dopo la morte di Arturo, era andata diverse volte nel Connecticut a trovare Molly a scuola, ma quella ragazzina era stata così poco comunicativa che lei alla fine aveva rinunciato. In ogni caso aveva continuato a spedirle dei regali per il compleanno e per Natale, e di tanto in tanto alcune lettere alle quali non aveva mai ricevuto
risposta. Era ironico il fatto che Bert l’avesse diseredata di tutto tranne che di ciò che avrebbe dovuto essere la sua responsabilità più importante.
«Hai bisogno di niente? Magari qualcosa da mangiare?»
Molly scosse la testa e tra loro calò il silenzio.
«So che è stata dura. Mi dispiace davvero molto.»
La ragazzina scrollò le spalle.
«Molly, dobbiamo parlare, e sarebbe più facile per entrambe se tu mi guardassi.»
Sua sorella sollevò la testa dal libro e guardò Phoebe con occhi vacui e pazienti, dandole la strana sensazione che fosse lei la bambina e Molly l’adulta. Avrebbe voluto non aver smesso di fumare, perché aveva il disperato bisogno di una sigaretta.
«Sai che adesso sono il tuo tutore legale.»
«Mr Hibbard me l’ha spiegato.»
«Credo che dovremmo parlare del tuo futuro.»
«Non c’è niente di cui parlare.»
Phoebe spinse un biondo riccio ribelle dietro all’orecchio.
«Molly, non devi tornare al campo estivo se non ne hai voglia. Sarei felice se venissi con me a New York domani e restassi fino alla fine dell’estate. Ho subaffittato un appartamento da un amico che adesso è in Europa. È in una posizione perfetta.»
«Voglio tornare al campo.»
Dal pallore di Molly, Phoebe non credeva che amasse quel posto più di quanto non avesse fatto lei. «Puoi farlo se davvero lo desideri, ma conosco bene la sensazione di non avere una casa. Ricordati che Bert ha mandato anche me a scuola a Crayton e che mi spediva al campo per le vacanze. Lo detestavo.
New York è divertente d’estate. Potremmo spassarcela e avere un po’di tempo per conoscerci meglio.»
«Voglio andare al campo» ripeté ostinatamente Molly.
«Ne sei assolutamente sicura?»
«Ne sono sicura. Non hai alcun diritto di impedirmi di andarci.»
Nonostante l’ostilità della ragazzina e il mal di testa che iniziava ad avvertire all’altezza delle tempie, Phoebe era riluttante a lasciar cadere la questione tanto facilmente.
Decise di tentare una nuova tattica e fece un cenno al libro sul grembo di Molly. «Che cosa stai leggendo?»
«Dostoevskij. In autunno farò uno studio indipendente su di lui.»
«Davvero notevole. Aquindici anni, è una lettura piuttosto pesante.»
«Non per me. Sono molto intelligente.»
Phoebe avrebbe voluto sorridere, ma Molly aveva detto quella frase in modo così prosaico che non poté farlo. «Giusto.
Vai bene a scuola, non è così?»
«Ho un quoziente d’intelligenza eccezionalmente alto.»
«Essere più intelligenti degli altri può essere una maledizione quanto un vantaggio.» Phoebe si ricordava il trauma di quando andava a scuola ed era più intelligente di molti suoi compagni. Era un’altra delle cose che l’avevano fatta sentire diversa.
Molly non mutò mai espressione. «Sono decisamente grata della mia intelligenza. La maggior parte delle mie compagne di classe sono stupide.»
Nonostante Molly si stesse comportando come una piccola presuntuosa detestabile, Phoebe cercò di non giudicarla.
Sapeva bene che le figlie di Bert Somerville dovevano trovare il proprio modo per affrontare la vita. Da adolescente, Phoebe aveva celato le proprie insicurezze dietro il grasso. In seguito, era diventata stravagante. Molly si stava nascondendo dietro il suo cervello.
«Se puoi scusarmi, Phoebe, sono arrivata a un punto particolarmente interessante e vorrei ricominciare a leggere.»
Ignorò il modo palese in cui quella ragazzina la stava liquidando e fece un altro tentativo per convincerla ad andare a Manhattan. Ma Molly rifiutò di cambiare idea e lei alla fine ammise la propria sconfitta.
Mentre stava per lasciare la stanza, si fermò sulla porta.
«Chiamami se hai bisogno di qualcosa, d’accordo?»
Molly annuì, ma Phoebe non le credette. Quella ragazzina avrebbe inghiottito veleno per topi prima di andare a chiedere aiuto alla sua riprovevole sorella maggiore.
Phoebe cercò di scrollarsi di dosso la propria depressione mentre andava al piano di sotto. Sentì che Viktor era al telefono con il suo agente in salotto. Aveva bisogno di stare un attimo da sola per ricomporsi, quindi andò nello studio di suo padre, dove Pooh dormiva su una delle poltrone davanti a un mobiletto per le pistole. La bianca testolina pelosa della barboncina si sollevò. Poi la cagnetta saltò giù dalla sedia facendo oscillare il pompon della coda e attraversò di corsa il tappeto verso la padrona.
Phoebe si mise in ginocchio e la strinse a sé. «Ehi, guastafeste, l’hai fatta grossa oggi. Non è vero?»
Pooh le diede una leccatina per scusarsi. Phoebe cercò di stringere i fiocchetti che si erano allentati intorno alle orecchie della cagnetta, ma le tremavano le dita e lasciò perdere. Pooh avrebbe trovato comunque il modo per allentarli di nuovo.
Quella cagnetta era una vergogna per la dignità della sua razza. Odiava i fiocchi e i collari di strass, si rifiutava di dormire sul suo lettino per cani e non era affatto schizzinosa nei confronti del cibo. Detestava essere tosata, spazzolata e lavata, e non voleva indossare il maglioncino con il monogramma che Viktor le aveva regalato. Non era neppure un buon cane da guardia. Quando l’anno prima Phoebe era stata aggredita in
pieno giorno nell’Upper West Side, Pooh si era strofinata per tutto il tempo contro le gambe del rapinatore implorando una carezza.
Phoebe affondò i capelli su quel morbido chignon bianco.
«Sotto quel bel pedigree, non sei altro che un bastardino.
Non è vero, Pooh?»
D’un tratto, Phoebe perse quella lotta che aveva combattuto per tutto il giorno e fece un singhiozzo soffocato. Un bastardino. Ecco che cos’era. Tutta in tiro come un barboncino francese.
Viktor la trovò in biblioteca. Con più tatto di quanto ne dimostrasse di solito, ignorò il fatto che avesse pianto.
«Phoebe, cucciolotta,» disse gentilmente «l’avvocato di tuo padre è qui per vederti.»
«Non voglio vedere nessuno» disse lei, tirando su con il naso mentre cercava invano un fazzoletto.
Viktor ne tirò fuori uno color prugna dalla tasca della giacca di seta grigia, e glielo porse. «Dovrai parlarci, prima o poi.»
«L’ho già fatto. Mi ha chiamato per discutere dell’affidamento di Molly il giorno dopo che Bert è morto.»
«Forse questa volta riguarda la proprietà di tuo padre.»
«Quello non mi riguarda.» Si soffiò rumorosamente il naso nel fazzoletto. Aveva sempre finto che non le importasse affatto di essere stata diseredata, ma una prova così chiara e pubblica del disprezzo di suo padre la feriva.
«È piuttosto insistente.» Viktor prese la borsetta che Phoebe aveva lasciato sulla poltrona e l’aprì. Era una pochette di Judith Lieber quasi perfetta, l’aveva trovata lui in un negozio dell’usato nell’East Village. Viktor le rivolse un’occhiata di disapprovazione quando notò una barretta di cioccolato nascosta sul fondo. La spostò di lato, poi estrasse il pettine e le sistemò i capelli. Fatto quello, tirò fuori fard e rossetto.
Mentre Phoebe si sistemava il trucco, lui si fermò un istante ad ammirarla.
Viktor trovava quegli strani lineamenti che avevano ispirato alcune delle migliori opere di Arturo Flores molto più attraenti dei visi dalle labbra turgide delle modelle anoressiche con cui lui posava. Era così anche per altri, come la fotografa Asha Belchoir che recentemente aveva fatto con lei una sessione fotografica.
«Togliti quei collant laceri. Sembri una del coro di Les Misérables.»
Mentre Phoebe allungava le mani sotto la gonna per togliersi le calze, Viktor ripose i trucchi nella borsetta. Poi le raddrizzò la cintura con la foglia di fico e l’accompagnò alla porta.
«Viktor, non voglio incontrare nessuno.»
«Non ti arrenderai proprio adesso.»
I suoi occhi color ambra furono presi dal panico. «Non posso fingere ancora a lungo.»
«Allora perché non smetti di provarci?» Le sfiorò la guancia con il pollice. «Forse le persone non sono così malignamente felici come credi.»
«Non riesco a sopportare l’idea che qualcuno possa essere dispiaciuto per me.»
«Preferiresti che tutti ti disprezzassero?»
Lei si sforzò di sorridere presuntuosamente mentre allungava la mano verso il pomello. «Non ho niente contro il disprezzo. Ciò che non sopporto è la pietà.»
Viktor guardò quegli abiti tanto inadatti a quelle circostanze e scosse la testa. «Povera Phoebe. Quando la smetterai di reinventarti?»
«Quando troverò quella giusta» disse lei piano.

 

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05/02/2012
da Chiaromattino

L’amore, a diciassette anni, era un maledetto tormento.
Prendeva il petto e lo spezzava come pane,
trafiggendolo con sottilissimi aghi.
Prendeva gambe e braccia e le trasformava in creta,
riducendo il cuore a un rottame di plastica.

L’amore per un vampiro era un tormento ancora peggiore.

 

 

Queste famose righe sono diventate il simbolo di Cuore Nero, lo splendido romanzo di Amabile Giusti, autrice italianissima che si è imposta sul mercato con una storia appassionante, autentica, e che pur essendo nata come autoconclusiva ha lasciato tutti con il fiato sospeso. Me compresa.

Speriamo dunque che Amabile scriva il sequel di Cuore Nero. Nel frattempo facciamo due chiacchiere con lei, dal momento che finalmente abbiamo il piacere di averla con noi.

1.    Ciao Amabile, siamo molto felici di averti con noi, vuoi raccontarci qualcosa di te?

Ciao Cristina, sono felicissima di essere qui con voi, grazie per l’invito nella vostra casa piena di sogni. Non mi è facile raccontarmi, sono piena di contrasti… Sono un’adulta molto saggia e pratica ma anche una ragazzina che coltiva astrazioni e fa il tifo per i colpi di testa. Scrivere è la mia altra dimensione rispetto alla vita reale, che mi è comunque indispensabile per non perdere il filo di ciò che c’è oltre le righe che creo. Amo la solitudine e il silenzio, ma solo dopo intervalli di rumore e compagnia, altrimenti mi sento soffocare. Sono ansiosa e pessimista, inquieta e tragica, ma mi diverto a cogliere il lato buffo o ironico delle cose. Sono lunatica e solare, timida e logorroica, dipende da come mi sento, dalle situazioni e dalle persone che incontro.

2.    Come nasce Cuore Nero?

Nasce dentro di me prima di tutto, con la voglia di scrivere una storia misteriosa e romantica. Si concretizza magicamente imbattendomi in quella che nel libro ho chiamato Villa dell’Agave, che esiste davvero a Palmi. L’ho scoperta durante una sera di nebbia, e mi ha attratta come tutto ciò che è spaventoso, perché era proprio come la descrivo, cadente, selvaggia, sinistra, con la pianta di Agave lì accanto, erculea e spinosa sentinella. Mancava solo Victor, e ce l’ho messo io, lì sui gradini.  Tutto il resto è venuto da sé, come in un domino di idee.


3.    Perché la scelta di scrivere uno young adult?

 
Raccontare di giovani e per i giovani mi si confà, mi piace, mi intriga. Sarà che Peter Pan non vuole saperne di volare via dalla finestra della mia vita, sarà che ho avuto un’adolescenza poco libera che rivivo pienamente attraverso l’invenzione, sarà che crescere è una fase così delicata della vita, così interessante, sarà che non ho avuto figli e non ho vissuto il naturale passaggio da figlia a madre, fatto sta che il mondo degli adulti mi sta stretto e non riesco a raccontarlo con la stessa intensità. Anche l’altro libro che ho pubblicato, Non c’è niente che fa male così, sebbene non sia un urban-fantasy, racconta la storia di una ragazza di sedici anni alle prese con l’amore.

4.    Max e Giulia, i due protagonisti, sono straordinarie figure che hanno conquistato il cuore delle lettrici, perché secondo te hanno avuto tanto successo?

Perché sono semplici e verosimili, non sono eroi inaccessibili, Giulia non è bellissima né particolarmente brava a scuola, è una ragazza decisamente ordinaria nella quale tutte possono immedesimarsi, una che commette errori, che dice e fa la cosa sbagliata al momento sbagliato. Ha una famiglia piena di problemi e deve imparare a cavarsela nel circo della vita. Max stesso non è perfetto, non è un guerriero che vince sempre, e anche lui si destreggia con fatica e sbagliando molto. Ma sono entrambi pieni di passione, di volontà, di coraggio, il coraggio di chi ha paura ma affronta comunque ciò che c’è da affrontare, anche l’ignoto.

5.    Cuore Nero è un romanzo particolare, da una parte c’è Giulia la protagonista, che è un’adolescente come tante, e vive una vita alle prese con i problemi di ogni giorno, dall’altra abbiamo Max, un vampiro. Come si coniugano queste due figure così lontane tra di loro?

Apparentemente sono incompatibili, come due persone che appartengono a culture troppo diverse, a territori troppo lontani. Inizialmente si guardano con diffidenza, con fastidio. I sentimenti travolgeranno questa logica dell’intolleranza, della diversità, avvicinando i due mondi e facendo vincere la comprensione sul sospetto.

6.    Hai incontrato difficoltà a pubblicare?

Non è stato facile, ho fatto anch’io la gavetta e la trafila delle spedizioni di speranzose copie di questa o quella storia a vari editori. Finché finalmente ho trovato un’agenzia che mi rappresentasse: allora la strada è diventata in discesa, gli editori hanno cominciato a leggermi davvero  e sono arrivate le prime proposte di contratto.

7.    Sappiamo che hai scritto altri romanzi, vuoi parlarci un po’ di loro?

Come già accennato, ho scritto un altro romanzo con un’adolescente protagonista. Anche Caterina di “Non c’è niente che fa male così” affronta un amore inusuale, tenero e torbido allo stesso tempo. Anche lei è una ragazza comune alle prese con una storia troppo grande che rischia di sfuggirle di mano. Inoltre, ho molti altri libri nel cassetto, in special modo fantasy, e uno di essi sarà pubblicato a breve, spero entro l’anno, per la stessa casa editrice. Ma non posso dire di più.

8.    Cosa leggi quando non scrivi?

Classici come Jane Eyre e Orgoglio e Pregiudizio, gialli inglesi e americani degli anni 30 e 40, Camilleri e Calvino, e manga giapponesi.

9.    Infine, ma non meno importante, abbiamo saputo che devolverai i diritti d’autore di Cuore Nero, vuoi raccontarci qualcosa?

Certamente. I miei diritti d’autore andranno interamente al Rifugio I Fratelli Minori della Lida di Olbia, che ospita cani e gatti abbandonati. Per questo, invito chi ancora non ha letto il libro ad acquistarlo non soltanto per il piacere di una lettura spero non troppo cattiva, ma anche perché facendolo si è d’aiuto a una realtà piena di problemi, un piccolo mondo di creature in difficoltà che nulla hanno mai fatto di male, che solo a leggerne le storie e a guardarne le immagini il cuore si spezza. L’amore per me ha molte declinazioni, e non può prescindere dal rispetto e dalla dedizione ai nostri fratelli animali e alla natura tutta, e mi auguro che questo piccolo gesto, questa goccia, possa sensibilizzare altre persone, inducendole a fare qualcosa, nel loro piccolo, per chi viaggia insieme a noi nel carrozzone del mondo.

Cara Amabile, ti ringraziamo per essere stata con noi, e ti confidiamo che non vediamo l’ora di sapere qualcosa di più sul futuro di Max e Giulia.

Continuate a seguirci, Amabile e Max hanno in serbo una sorpresa per voi...

 

Cuore Nero

Leggi un Estratto 

 

A diciassette anni ci si può imbattere nel vero amore? È ciò che si chiede Giulia quando quel sentimento irrompe nella sua vita. Prima di allora era una ragazza indipendente, segnata dal burrascoso divorzio dei genitori, con una visione tutt’altro che romantica dei rapporti sentimentali.
Finché non si prende una cotta tremenda per Max, un compagno di scuola, e la sua razionalità inizia a vacillare. Lei, di solito brillante e decisa, si sente stupida e confusa. Eppure lui è fin troppo pieno di sé, non il suo tipo, anche se è terribilmente attraente, e Giulia fa di tutto per reprimere le proprie emozioni e dimenticare la loro breve, insignificante storia.
Una sera, mentre porta a passeggio il cane, incontra Victor, un ragazzo dall’accento francese che, sbucato dal nulla, le dice di essersi trasferito a Palmi da poco con la madre e la sorella. Biondi e pallidissimi, i tre sembrano avvolti da un mistero: escono solo di notte e abitano nella Villa dell’Agave, una vecchia casa dalla fama sinistra.
Da quel momento, inaspettatamente, Max ricomincia a corteggiarla, e non solo: fa di tutto per metterla in guardia da Victor, come se sapesse qualcosa sul suo conto che non può rivelarle. Come mai i due si conoscono? Perché si detestano? Cosa nascondono entrambi?
Trascinata da una passione irrefrenabile, Giulia piomberà in un mondo che credeva relegato alla leggenda e alla fantasia, un mondo abitato da esseri misteriosi assetati di sangue, che attraversano i secoli lottando per sopravvivere. E scoprirà che amare un vampiro è una dannazione, un desiderio proibito, ma sceglierà di correre il rischio a qualunque costo. Anche se sa di essere una preda. Perché se vivere con lui è difficile, vivere senza di lui è impossibile.

I diritti dell'autore saranno devoluti interamente al Rifugio «I Fratelli Minor» della L.I.D.A. sezione di Olbia.
www.lidaolbia.it

Amabile Giusti è nata in Calabria ed è lì che vive ancor oggi: proprio sulla punta dello stivale, fra il mare e la montagna, vicino a una distesa di verde che, vista dall’alto, sembra la sagoma di un cavalluccio marino.
Ha frequentato il liceo classico e si è laureata in Giurisprudenza. Fa l’avvocato ma non si sente avvocato. Scrivere è la sua vita vera, al di fuori degli schemi imposti dal linguaggio secco e avaro del diritto. Si addormenta la sera sognando di scrivere, si sveglia la mattina con lo stesso chiodo fisso in testa, non è escluso che perfino davanti a un giudice, mentre perora una causa, la sua mente divaghi pensando a come plasmare una storia o finire un capitolo.
Dunque non sceglietela come avvocato, scriverebbe una citazione pensando alle favole!
È un tipo che ascolta molto e parla poco ma quando scrive non si ferma più...
Se volete farla contenta regalatele un saggio su Jane Austen, un ninnolo di ceramica (preferibilmente blu), un manga giapponese, o una piantina grassa (più spine ci sono meglio è). Preferibilmente tutti insieme.
Spera di invecchiare lentamente (perché questo pare sia l’unico modo per vivere a lungo...) ma mai invecchiare dentro! Dentro avrà sempre un’età con poco passato e molto futuro e scarsa saggezza.

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04/02/2012
da Poppy77

 

Qualcuno una volta ha detto che la vera ricchezza dei tempi moderni è solo una: il Tempo. E noi lettrici appassionate di romanzi sappiamo quanto sia vero. Oggi leggere un libro in santa pace è diventato un lusso, uno spazietto ritagliato qui e lì in una giornata caotica fatta di mille impegni; tanto che la sera quando sveniamo a letto e finalmente possiamo concederci qualche minuto, abbiamo appena la forza di voltare le pagine. Per chi poi vive come me nelle grandi città anche spostarsi da una parte all'altra diventa un'odissea che aggiunge stress ad una giornata già strapiena di cose da fare. Qualche tempo fa ero appunto imbottigliata nel traffico romano e tentavo di tenere in equilibrio un libro sul volante per leggere ...dopo aver rischiato il tamponamento un paio di volte ho cominciato a pensare quanto sarebbe bello avere qualcuno che mentre guido, stiro, cucino, insomma quando ho le mani occupate, leggesse per me un bel romanzo. E' così che, mentre stavo per modellare il paraurti di quello davanti a me, mi sono venuti in mente gli audiolibri! In realtà la lettura-recitata di romanzi celebri è cosa antica, mia nonna potrebbe obbiettare infatti che lei è una vita che ascolta alla radio sceneggiati o romanzi famosi interpretati magari anche da voci autorevoli. C'è da dire però che oggi con l'arrivo di sofisticati strumenti multimediali come i cd e i lettori mp3 le cose hanno assunto un aspetto ancora più pratico. All'estero molti best-sellers escono ormai in tre formati: cartaceo, ebook e audiolibro, come dargli torto? Immaginate di stare a casa..una montagna di panni da stirare (no..non è un incubo tranquille)...infilate nel lettore cd il vostro romanzo preferito e una voce calda e appassionata lo legge per voi....credetemi....il tempo vola e neanche vi sarete accorte della fatica (oddio..forse sì..ma il tempo sarà volato). Spulciando nel web mi sono però accorta che nonostante gli italiani siano un popolo assai indaffarato stranamente non hanno ancora scoperto questo straordinario strumento pertanto i siti che li vendono e la scelta dei titoli nella nostra lingua sono ancora pochi...eppure qualche gioiello lo si può già trovare....

Il mio primo acquisto da fan del romance non poteva che essere Orgoglio e Pregiudizio. Ho trovato una recente edizione letta da Paola Cortellesi che si è rivelata un capolavoro! La sua capacità di interpretazione è straordinaria, riesce a caraterizzare così bene i personaggi che si riesce a distinguerli senza fatica come si stesse vedendo un film. Così Elizabeth ha un'intonazione ironica e calda, la signora Bennet querula e acuta, Darcy profonda e seria...non vi dico poi il cugino Collins....una vera chicca...il libro andrebbe comprato solo per questa magistrale interpretazione. Dopo che questo acquisto mi ha fatto percepire due ore bloccata nel traffico romano come se fossero una benedizione invece che un supplizio (la gente gurdava dal finestrino la mia faccia sorridente e probabilmente avrà pensato che fossi matta) i miei acquisti di audiolibri si sono moltiplicati in modo esponenziale. Sono andata a spulciare fra la scelta di romanzi selezionati proposti da siti come Librivivi, che può annoverare tra i suoi interpreti anche voci di doppiatori famosi, o come Emonsaudiolibri, il Narratore, lo stessoITunes-store e perfino Amazon. E' possibile acquistarli nel pratico formato mp3 o come cd-audio a seconda delle esigenze personali. Io ormai non riesco a farne a meno tanto che vista l'enorme scelta del mercato anglosassone mi sono lanciata anche nell'acquisto di audiolibri in inglese dei miei romance preferiti: non vi dico l'emozione di sentire recitate le battutte dei super sexy eroi della Stuart. L'unico lato negativo è che ormai il mio portafoglio è sempre vuoto ma se consideriamo quanto mi sarebbe venuto a costare riparare i danni di un temponamento forse mi è convenuto!

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01/02/2012
da naan

Eccoci di ritorno con l'appuntamento mensile dedicato alle uscite delle collane Mondadori.
Questo mese esordia finalmente nella collana Extra Passion il tanto atteso primo romanzo appartenente alla serie Tempting Seals, di LORA LEIGH. Ma non è l'unica chicca di questo mese. Per la gioia di tutte coloro che hanno amato il suo romanzo d'esordio, torna ANGELA WHITE con un nuovo romanzo medievale, e ritroviamo anche la brava SYLVIA DAY, questa volta con il primo romanzo di una quadrilogia densa di azione, di mistero e di pericolo, ambientata tra Francia e Inghilterra del periodo Georgiano, e AMANDA QUICK, con una nuova imperdibile avventura della serie Vanza. Infine, per chi ama il periodo Regency, non potevano mancare EDITH LAYTON, MARY BLAYNEY e, naturalmente, MARY BALOGH, con un volume eccezionale.

Un Febbraio decisamente ricco! dove non mancano quelli che noi consideriamo "gli imperdibili", ovvero quei romanzi che secondo il nostro parere non dovete assolutamente perdere! Quali sono? seguite la !  E Buona Lettura!

 

COLLANA CLASSIC

RM 991 - BACIATI DALLA LUNA (Lie by Moonlight) di Amanda Quick

Era preparato a tutto, tranne che a lei

Ambrose Wells sta indagando su una morte sospetta quando si ritrova al castello di Aldwick nel mezzo di un terribile caos. Il castello è in fiamme e una bellissima donna, Concordia Glade, sta scappando a cavallo insieme a quattro giovani ragazze. Investigatore solitario e dai non pochi segreti, l’uomo si offre di aiutare le fuggiasche e di proteggerle dalle mire di un pericoloso signore del crimine. E mentre Ambrose e Concordia rischiano la vita per incastrare il perfido persecutore, devono anche combattere una battaglia contro un altro pericolo: l’ardente passione che li ha travolti e che minaccia le loro preziose indipendenze…

Ambientazione: Inghilterra 1850 circa (Periodo Vittoriano)
Grado di Sensualità: caldo/warm

Nota di Telenad: ed ecco finalmente l’ultimo romanzo della serie Vanza. Le storie dei romanzi facenti parte della serie non sono collegate tra loro, l’unico elemento comune è la filosofia ‘Vanza’ a cui aderiscono gli eroi, che è un misto di arti marziali, logica e occulto molto affascinante. Su alcuni siti a questa serie si riconduce anche GLI ANELLI PROIBITI (With this ring), mentre sul sito ufficiale di Amanda Quick (alias Jayne Ann Krentz) questo romanzo viene indicato come un libro indipendente. La serie è composta come segue:

1) IO TI SPOSO (I Thee Wed) Storia di Edison Stokes e Emma Grayson
2) IL GIARDINO DELL’AMORE (Wicked Widow) Storia di Artemas Hunt e Madeline Deveridge
3) BACIATI DALLA LUNA (Lie by Moonlight) Storia di Ambrose Wells e Concordia Glade

Se siete fans di Amanda Quick, e se amate i dialoghi brillanti, le eroine che mandano fuori di testa l'eroe di turno, nonostante il suo ferreo autocontrollo, e se vi piacciono le trame con un mistero da risolvere, non fatevi sfuggire questo romanzo!
Amanda Quick è lo pseudonimo con cui Jayne Ann Krentz pubblica i suoi romanzi storici, nel mondo ha venduto oltre 30 milioni di copie, tra romanzi storici, contemporanei e futuristici, tuttavia in Italia solo pochi titoli, soprattutto gli storici, sono stati tradotti.

 

RM 992 - INSEGUENDO L'AMORE (To Love a Wicked Lord) di Edith Layton

“Una delle autrici di romance più dotate.”
Publishers Weekly

Sono passati sette lunghi mesi da quando il suo fidanzato è scomparso, e ora Phillipa Carstairs non sa se continuare a sperare per il suo ritorno. Sfibrata dall’attesa, decide di darsi da fare e insieme alla nonna cerca l’aiuto di Maxwell Sutton, marchese di Montrose, agente della Corona introdotto in parecchi ambienti. Insieme seguono una traccia che dall’Inghilterra li porta in Francia, e se inizialmente Phillipa giudica Max vanesio e superficiale, ben presto scopre che in realtà è un uomo scaltro quanto affascinante. Capace di accendere in lei un desiderio mai provato per nessun altro…

Ambientazione: Inghilterra e Francia, 1803 (Periodo Regency)
Grado di Sensualità: caldo/warm

Nota di Endimione: Ultimo romanzo della celebre scrittrice di romanzi regency, poi scomparsa nel 2009.
Dopo molto tempo torna in edicola la Layton, anche se purtroppo con un romanzo d'addio, in quanto l'ultimo da lei scritto. In quest'ultimo romanzo l'autrice affronta il tema della scomparsa e della frustrazione, e ci regala una protagonista, Pippa, dalla volontà di ferro, un dandy irresistibilmente bello come eroe, e una nonna molto speciale. La Layton sa conquistare con la sua capacità introspettiva che rende i suoi personaggi, anche i più banali, profondamente vivi. Questo romanzo è autoconclusivo.

 

RM 993 - UN BACIO CHE NON SI DIMENTICA ( Lover’s Kiss )  di Mary Blayney

Non aveva nulla da offrirle, ma voleva solo il suo cuore

Soldato e abile spia in congedo, Michael Garrett è da poco tornato in Inghilterra e si sta dirigendo a Pennsford, quando si imbatte in una giovane donna in fuga. È seminuda e quasi morta di freddo. Nel soccorrerla per proteggerla dai rapitori che la stanno braccando, Michael scopre che si tratta di Olivia, la sorella del duca di Meryon che sta per incontrare. Per nulla insensibile all’irresistibile bellezza della ragazza, Michael fa però di tutto per comportarsi come un gentiluomo, mentre lei è convinta che si tratti di un impostore in combutta con i malfattori…

Ambientazione: Inghilterra, 1816 (Periodo Regency)
Grado di sensualità: subtle/sottile

Nota di Endimione: continuano le avventure in stile "spionistico" della famiglia Pennistan e con questo romanzo (al momento sono 4, l'ultimo è uscito nel 2010) conosciamo un altro componente della famiglia, ma di sesso femminile.
Nel libro precedente avevamo avuto modo di conoscere Charlotte Parnell, mandata in Francia dal duca di Meryon per far evadere dalla prigione di Le Havre Gabriel Pennistan, fratello del nobile. In questo romanzo conosciamo invece la sorella del Duca, Olivia, che si imbatterà in Michael Garrett - soldato e abile spia in congedo,  da poco tornato in Inghilterra e diretto a Pennsford -  proprio mentre cerca di fuggire a dei loschi individui che l'hanno rapita.
Ritroverete una struttura simile ed avvincente a quella del romanzo precedente, almeno nella trama - le due storie infatti sono molto simili, ma con protagonisti ed elementi di rottura rispetto al precedente che ve lo faranno apprezzare maggiormente.

I romanzi della serie sono leggibilissimi separatamente. La serie è composta dai seguenti romanzi:
1. IL BACIO DEL TRADITORE ( Traitor’s Kiss )
2. UN BACIO CHE NON SI DIMENTICA ( Lover’s Kiss )
3. “A Stranger’s Kiss”
4. “Courtesan’s Kiss"

 

RM 994 - DI GHIACCIO E D'ORO di Angela White

“Una giovane e brava autrice che merita un grande successo.”
Miriam Formenti

Rimasta orfana, Arabelle viene mandata al castello di sua zia, lady Megan. Qui conosce Bryan, figlio illegittimo del lord, di poco più grande di lei. L’incontro suscita in entrambi i giovani un profondo turbamento, ma la fanciulla viene destinata al monastero. Cinque anni dopo, Arabelle è ormai pronta a prendere i voti: prima di entrare per sempre in convento le rimane solo un’estate, durante la quale incontra di nuovo Bryan. Ma il ragazzo di un tempo è divenuto un uomo d’arme duro e sprezzante, che però non l’ha mai dimenticata. Ed è ora disposto a tutto pur di averla…

Ambientazione: Inghilterra 1152
Grado di Sensualità: warm/caldo

Nota di Poppy77: Ambientato nell'Inghilterra medievale di Enrico il Plantageneto, "Di ghiaccio e d'oro" è il nuovo romanzo di Angela White, italianissima firma del nostro romance. I protagonisti sono una ragazza destinata al monastero e un giovane cavaliere di nascita illegittima. Un'attrazione scoccata nell'adolescenza, una passione sotto la cenere destinata a infiammarsi anni dopo...
"Di ghiaccio e d'oro" è il secondo romanzo della serie medievale "Le profezie della strega scalza". In questo nuovo romanzo, le lettrici de "Il castello dei sogni" incontreranno nuovamente alcuni personaggi già conosciuti e gli eventi narrati in "Di ghiaccio e d'oro" saranno importanti per il terzo romanzo della serie, "La rosa del drago", con protagonista Benjamin di Kingsden (di prossima pubblicazione).

La serie medievale "Le profezie della strega scalza", al momento è così composta:
"IL CASTELLO DEI SOGNI", protagonista Hayden di Lionfield.
"DI GHIACCIO E D'ORO", protagonista Bryan
"LA ROSA DEL DRAGO", protagonista Benjamin di Kingsden (di prossima pubblicazione).

Per vedere la videointervista dell'autrice potete cliccare QUI

 

COLLANA EXTRA PASSION

RMEP 13 - CHIEDIMI DI AMARTI (Ask for It) di Sylvia Day

Voleva essere al suo servizio in ogni senso...

Marcus Ashford, conte di Westfield, è un agente della Corona, e sono passati anni da quando Elizabeth l’ha respinto per sposare lord Hawthorne. Rimasta vedova, ora Elizabeth si ritrova al centro di un pericoloso intrigo: è in possesso di un diario segreto per il quale suo marito è stato ucciso, e Marcus, che ha il compito di proteggerla, è deciso a sedurla di nuovo. Come fidarsi dell’uomo dalla cui travolgente passione è già fuggita una volta? Forse, la cosa più sensata non sarebbe resistere alla tentazione, bensì arrendersi…

Ambientazione: Inghilterra 1770 (Periodo Georgiano)
Grado di Sensualità: hot / bollente

Nota di Endimione: Dopo l'ottimo esordio nella collana Extra Passion con  MARITO AMANTE (The Stranger I Married), ecco che la Mondadori ci proprone la serie, probabilmente più celebre di questa scrittrice, che si snoda per 4 romanzi. La serie Georgiana, che prende il nome dal periodo storico in cui si svolge, è stata scritta dalla Day tra il 2006 ed il 2008 ed ha riscosso un buon successo in America, in quanto ogni romanzo è contraddistinto da una trama intricata piena di azione e di pericolo, sorretta da elementi molto piccanti e personaggi con forti personalità.
I libri sono collegati tra loro attraverso la presenza dei personaggi, agenti inglesi e francesi, che passano da secondari, con ruoli importanti, a protagonisti da un libro all’altro. E sebbene le storie siano autoconclusive, esiste in realtà un filo conduttore tra di esse, per questo, per apprezzarle appieno, è preferibile leggerle in ordine.

La serie Georgiana è composta dai seguenti titoli:
1. CHIEDIMI DI AMARTI ( Ask for It ) 
2. ” Passion for the Game”
3. “A Passion For Him”
4. “Don’t Tempt Me”

 

RMEP 14 - GIOCHI PERICOLOSI (Dangerous games) di Lora Leigh

Con la passione in gioco, il pericolo è seduzione

Il soldato Clint “Iceman” McIntyre si sta godendo una pausa tra una missione e l’altra dei Navy Seal. Si trova nell’esclusivo club erotico di cui è socio, quando si imbatte in Morganna Chavez, sorella del suo migliore amico, impegnata in un’operazione della Dea di cui fa segretamente parte. E subito Clint si trova in mezzo ai guai: Morganna è l’unica donna che può metterlo in ginocchio, e dalla quale si è sempre tenuto alla larga. Ma ora che è diventata un bersaglio dei narcotrafficanti su cui sta indagando, Clint è deciso a tutto pur di proteggerla. Nonostante la passione tra loro rischi non solo di esplodere ma anche di consumarli…

Ambientazione: Stati Uniti, contemporaneo
Grado di Sensualità: burning / estremo

Nota di Telenad: Finalmente l'attesissimo primo romanzo della serie Tempting Seals, così chiamata perché tutti i protagonisti maschili appartengono a una squadra speciale di Navy Seals. Di Lora Leigh abbiamo già avuto un assaggio con Menage Proibito e Il Fuoco della Tentazione, appartenenti rispettivamente alle serie Bounded Hearts e Breeds. In questi romanzi troviamo una trama d'azione, personaggi forti e una forte dose di erotismo, che però non sfocia nella volgarità né nella banalità.
Di Giochi Pericolosi abbiamo recentemente pubblicato la recensione in anteprima, per leggerla potete cliccare QUI

La serie è così composta (compresi i racconti):
1) Reno's Chance ( Honk If You Love Real Men Anthology) Storia di Reno e Raven McIntire
2) GIOCHI PERICOLOSI (Dangerous Games) Storia di Clint “Iceman” McIntire e Morganna Chavez
3) For Maggie's Sake (Real Men Do It Better Anthology) Storia di Joe Merino e Maggie
4) Hidden Agendas Storia di Kell Kreiger e Emily Stanton
5) Killer Secrets Storia di Ian Richards e Kira Porter
6) Atlanta Heat (Rescue Me Anthology) Storia di Mason ‘Macey’ e Emerson Delaney 

 

COLLANA ORO

RMO 111 - TRAPPOLA DI NOZZE (The Marriage Trap) di Elizabeth Thornton

Una maschera lo ha stregato, un cuore puro lo conquisterà

Negli anni del dopo Waterloo, Ellie Brans-Hill si reca a Parigi come dama di compagnia. Qui, a un ballo, ritrova Jack Rigg: sono quindici anni che non si vedono e il giovane solare dei suoi ricordi è ora il cinico, affascinante conte di Raleigh. Ma anche lei è cambiata, tanto che Jack non la riconosce. Non può però fare a meno di notare una certa lady Aurora, misteriosa virtuosa delle carte. Ellie, che ha un incredibile talento matematico, è infatti costretta a vincere al gioco ciò che le serve per togliere dai guai il suo scapestrato fratello. E quando verrà accusata di essere una ladra, avrà un solo alibi: Jack, e sarà costretta a rivelarsi a lui. Non prima di aver fatto i conti con un nuovo sentimento…

Ambientazione: Inghilterra, 1810 circa ( periodo regency )
Grado di Sensualità: warm / caldo

Nota di Poppy77. Trappola di nozze, pubblicato per la prima volta in Italia nel 2006,  è il primo divertente romanzo di una trilogia della Thornton che coniuga mistero e romance, umorismo e suspense. Jack Rigg ha condotto un'esistenza libera e felice fino a quando, dopo la morte del fratello maggiore, non raccoglie la pesante eredità di un ducato. Diventato improvvisamente mira di fanciulle a caccia di dote, il nostro eroe fugge a Parigi deciso a trovar un po' di pace... e dove invece incontra la dimessa Ellie. Jack non solo non riconosce nella composta dama di compagnia la sua vecchia amica d'infanzia, ma qualche ora dopo il fatidico incontro riesce a stento a credere che la misteriosa e super affascinate dama che ha salvato durante un tafferuglio sia la stessa fanciulla acqua e sapone incontrata poche ore prima. Che cosa sta succedendo? Ellie, alias Madame Aurora, dolce figlia di un umile vicario, è stata costretta a ficcarsi in un guaio più grande di lei per salvare il suo adorato e scapestrato fratello dai debiti di gioco. Per uscire da una situazione sempre più pericolosa e complicata sarà costretta a chiedere aiuto niente meno che al tenebroso Jack....ma sarà proprio qui che le cose si complicheranno per entrambi. Un romanzo molto amato dalle lettrici per la sua capacità di unire umorismo e sentimento.

La trilogia è così composta:
1 TRAPPOLA DI NOZZE (The Marriage Trap)riedizione del 2006- protagonisti Ellie Hill e Jack Rigg
2 The Bachelor Trap - inedito- protagonisti Lady Marion Dane e Brand Hamilton
3 The Pleasure Trap- inedito - protagonisti Eve Dearing e Ash Denison

 

RMO 112 - L'AMORE DI VANE (A Rake’s Vow) di Stephanie Laurens

Aveva giurato che nessuna donna l’avrebbe mai domato

C’è troppa aria di matrimonio attorno a Vane Cynster, e lui decide di allontanarsi temporaneamente da Londra per mettersi al sicuro. Sorpreso da un temporale, trova rifugio in casa della madrina, dove incontra Patience Debbington, la donna dei suoi sogni. Sennonché, lei non ha alcuna intenzione di cadergli tra le braccia, anzi, nessuno può esserle più antipatico di quel dongiovanni da strapazzo. Per farle cambiare idea, Vane decide di trattenersi dalla madrina e di indagare su alcuni strani furti e su un misterioso spettro che si aggira nella proprietà. Basterà per far breccia nel cuore di Patience?

Ambientazione: Inghilterra, 1819 (Periodo Regency)
Grado di Sensualità: hot / bollente

Nota di Poppy77: Questo è il secondo romanzo della lunghissima, pluripremiata e pluriconosciuta saga Cynster. Protagonista questa volta è il cugino di Devil, apprezzato eroe del primo libro della saga. Vane Cynster si trova in casa della sua madrina quando conosce la nipote di quest'ultima, Patience Debbington, e ne rimane profondamente colpito. Deciso a conquistare il cuore della ragazza trova però una certa resistenza perché Patience, sebbene provi per lui un'immediata attrazione, ha paura dei gentiluomini belli e sfacciati come Vane ed è decisa rifiutarlo. Nel frattempo una serie di fatti misteriosi cominciano ad accadere in casa...alcuni oggetti spariscono e niente meno che uno spettro sembra aggirarsi per la magione. La madrina di Vane gli chiede di restare ed indagare...quale migliore scusa per concedersi del tempo e conquistare anche il cuore della ragazza? Un romanzo amato dalle fan della saga, nonostante ricordi in certi punti la trama del libro precedente.

La Saga Cynster è una delle più longeve della storia del romance, per questo vi forniamo l'ordine cronologico in cui andrebbero letti i libri, qualora voleste cimentarvi in questa impresa. In più sul sito dell'autrice potete trovare l'albero genealogico della famiglia e tutti i legami tra i vari personaggi. (http://www.stephanielaurens.com/Cynsters/Cynsters_FamilyTree.html)

Dicembre 1776 – novembre 1783: LA PROMESSA DI UN BACIO (The Promise in a Kiss) – un prequel alla saga Cynster
agosto 1818: LA SPOSA DEL DIAVOLO (Devil's Bride)
ottobre 1819: L'AMORE DI VANE (A Rake's Vow)
dicembre 1819: LA DONNA DELLO SCANDALO (Scandal's Bride)
marzo1820: LA PROPOSTA DI FELICITY (A Rogue's Proposal)
aprile 1820: UN VELO SUL CUORE (A Secret Love)
giugno 1820: MAESTRO DI PASSIONE (All About Love)
agosto 1820: INNAMORARSI ALL'ALTARE (All About Passion)
aprile 1825: IL CONTE MISTERIOSO (On A Wild Night)
maggio 1825: INCONTRO ALL'ALBA (On A Wicked Dawn)
giugno 1825: LA VOCE DEL DESIDERIO (The Ideal Bride)
ottobre 1825: QUANDO SI CEDE ALLA TENTAZIONE (Temptation and Surrender)
giugno 1831: LA VERITÀ SULL'AMORE (The Truth About Love)
agosto 1831: UN AMORE TROPPO PREZIOSO (What Price Love?)
febbraio 1833: IL SAPORE DELL'INNOCENZA (The Taste of Innocence)
luglio 1835: L'AMANTE PERFETTO (The Perfect Lover)

Esiste poi una trilogia dedicata alle tre figlie di Lord Martin e lady Clelia Cynster, cioè Heather, Eliza e Angelica, che conosciamo per essere già apparse nel primo romanzo della saga.
La trilogia è così composta:
1 Viscount Breckenbridge to Rescue - inedito in Italia - protagonisti Heather Cynster e il Visconte di Breckenbridge
2 In Pursuit of Eliza Cynster - inedito in Italia - protagonisti Eliza Cynster e Jeremy Carling
3 The Capture of The Earle of Glencrae- inedito in Italia -  protagonisti Angelica Cynster e il Duca di Glencrae

 

COLLANA ORO SUPER

OS 4 - LE SORPRESE DELL'AMORE (Un posto per l'amore, Fidanzati per finta, Il celebre libertino) di Mary Balogh

UN POSTO PER L'AMORE

Felicity Wren ha già avuto un matrimonio senza amore. Ora che è rimasta vedova è determinata a dare una svolta alla sua vita trovando qualcuno di eccezionale: un marito titolato che le faccia finalmente assaporare la vita. Per raggiungere lo scopo chiede aiuto all’amico Tom Russell. Ma se fosse invece lui, l’uomo che ha sempre sognato?

FIDANZATI PER FINTA

Il conte e la contessa di Clifton sono separati ormai da molti anni, ma ora che la figlia si è fidanzata con quello che secondo loro non è l’uomo giusto per lei, sono costretti a unire le forze per salvare la fanciulla da una vita infelice. L’ultima cosa che però potrebbero immaginare è che il fidanzamento organizzato da Sophia con lord Francis Sutton sia falso…

IL CELEBRE LIBERTINO

Lord Edmond Waite è un libertino e un mascalzone, pronto a perdersi dietro la prima donna disponibile. Mary, lady Mornington, è un’intellettuale rispettata da tutti. In comune non hanno nulla, eccetto una notte di passione durante un temporale, che ha sconvolto anche i loro cuori. Incapace di dimenticare Mary, riuscirà Edmond a cambiare per lei?

Ambientazione: Inghilterra, 1810 circa ( periodo regency )
Grado di Sensualità: warm / caldo

Nota di Poppy77: Per la collana Romanzi Oro super la Mondadori questo mese ci propone la riedizione di tre romanzi appartenenti alla trilogia Waite, così chiamata dal nome di un personaggio che ritroviamo in tutti e tre i titoli, nei primi due come secondario, poi protagonista nel terzo: Lord Edmond Waite.

UN POSTO PER L'AMORE (The Trysting Place): Felicity si è sposata ad appena diciotto anni con un uomo molto più anziano di lei che non è mai riuscita ad amare per salvare la famiglia da una brutta situazione economica rinunciando così ai suoi sogni di ragazza ed in particolare al tenero giovane amore che provava per il suo amico Tom Russel. Ora appena ventiseienne è vedova, decisa però a riprendere in mano la sua vita e trovare un uomo giovane, affascinante, ricco e titolato per avere il matrimonio e la vita che ha sempre desiderato. Il destino le fa conoscere Lord Edmond Waite che possiede proprio tutte le caratteristiche che lei cerca ma che sfortunatamente, nonostante sia attratto da lei, non ha alcuna intenzione di sposarsi. Quale idea migliore se non quella di farlo ingelosire? Perché non chiedere aiuto proprio a Tom da poco giunto anche lui in città?Il rischio però è grande: stando così vicino all'uomo che un tempo ha tanto amato la possibilità di riaccendere il sentimento che c'era tra loro è davvero concreta...

FIDANZATI PER FINTA (Counterfeit Betrothal): La bella Lady Sophia Bryant ha tutta l'intenzione di godersi a pieno la sua prima stagione sebbene non abbia nessuna fretta di trovarsi un marito. D'altronde il divorzio dei suoi stessi genitori quando aveva appena sei anni le serve da monito per non incappare lei stessa in questa dolorosa esperienza. Desiderosa però di veder riavvicinarsi i suoi che non si vedono da allora Sophia escogita un piano macchinoso che coinvolge Lord Francis Sutton figlio più giovane del miglior amico di suo padre. I due ragazzi si conoscono dall'infanzia e da allora non fanno che litigare apertamente ma riescono a trovare un accordo per fingersi fidanzati in modo che i genitori di Sophia siano costretti ad accorrere dalla figlia...E qui entra in scena la seconda storia d'amore di questo libro che più che una vicenda secondaria appare parallela a quella di Francis e Sophia. Se infatti questi ultimi a furia di bisticciare scoprono che a muovere le loro liti è ben altro sentimento anche Olivia e Marcus, sebbene genitori di una debuttante, sono ancora giovani e desiderosi di amarsi ancora se solo riuscissero a superare gli equivoci che li hanno tenuti separati per tanti anni....

IL CELEBRE LIBERTINO (The notorius Rake): Lord Edmond Waite ha fatto il "cattivo ragazzo" per gran parte della sua vita...da una vita custodisce infatti nel suo cuore il dolore e il rimorso di un orribile tragedia sepolta nel passato della sua prima giovinezza e l'unico modo per andare avanti è proprio quello di comportarsi nel modo superficiale e insensibile che il mondo e la sua famiglia crede gli appartenga. Tutto questo fino a quando non incontra un'adorabile, appassionata vedova perbene che sconvolgerà tutte le sue priorità. Forse quel sogno di felicità a cui non ma mai osato pensare è finalmente a portata di mano...bisogna ora convincere la donna, che lo crede un'inguaribile libertino, a dividerlo con lui.

 

Le uscite del prossimo mese:

ROMANZI CLASSIC

995 - Elena GREENE - La donna mascherata (Lady Dearing’s Masquerade)
996 - Roberta CIUFFI - Fra le tue braccia
997 - Laura Lee GUHRKE - Tanto può la seduzione (With Seduction in Mind)
998 - Eloisa JAMES - Un duca tutto mio (A Duke of Her Own)

ROMANZI PASSIONE

63 - Carrie LOFTY - Il monaco (Scoundrel’s Kiss)
64 - Lisa KLEYPAS - Fino a mezzanotte (Mine till Midnight)

ROMANZI DARK PASSION

25 - Jacquelyn FRANK - Le tentazioni di Damien (Damien)
26 - Robin T. POPP - Sete di desiderio (Out of the Night)

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01/02/2012
da Elnora

-Si principessa,mormora il mio nome quante volte vuoi.
Non devi fare altro ...per questa volta- disse.
Una promessa vellutata ed eccitante di cui lei temeva
di non aver colto tutti i significati.

Arabelle,dopo la morte dei suoi genitori, viene condotta presso la zia materna Megan per decidere che ne sarà del suo destino.
Non appena giunta al castello, Arabelle incontra il giovanissimo Bryan Fitzlance, che il marito di sua zia  ha avuto da una relazione fuori dal matrimonio.
E mentre Megan non fa nulla per nascondere il disprezzo profondo che nutre verso il giovane che incarna i suoi sogni infranti di moglie innamorata, Arabelle scopre di contro che Bryan le fa battere pericolosamente il cuore nonostante le sue battute sagaci e taglienti.
Ma la nonna paterna di Bryan, che nonostante l’età vetusta vede ancora molto lontano, intuisce ciò che nemmeno i due giovani riescono a cogliere lontanamente e decide per il bene di tutti che la strada migliore per Arabelle sia il convento.
La fanciulla di buona lena entra in convento come novizia, rassegnandosi a non vedere più Bryan. Immersa nella sacra operosità delle giornate monastiche, Arabelle si impegna con successo nell’apprendere velocemente i segreti delle erbe curative e si ritiene tutto sommato fortunata per il nuovo assetto della sua semplice esistenza. Ma poi il destino, racchiuso nell’invito ad una festa di nozze, metterà di nuovo Bryan sul suo cammino e allora la vita di Arabelle  si muoverà su un sentiero totalmente sconosciuto e inaspettato..

Sicuramente mi ripeterò scrivendo che non amo particolarmente i romance storici, tantomeno le storie medioevali, così lontane dal mio tempo che difficilmente riesco a provare un po' di empatia.
Eppure, nonostante tutto, eccomi qui a recensire il secondo libro di Angela White, un romance storico ambientato agli inizi del dodicesimo secolo, incantata non solo dalla storia d'amore, ma da tutto quello che la circonda.
Che la strega scalza sia uscita dalle pagine del suo precedente libro e mi abbia irretito con una pozione sciolta di nascosto nel mio caffè a colazione? L'idea non mi dispiacerebbe, ma temo sia altamente improbabile.
Sicuramente ad avermi conquistata è lo stile della White che  non tradisce e anche in questa occasione mi ricompensa con un linguaggio raffinato ma sempre scorrevole,
che io  reputo uno dei suoi biglietti da visita e che mi piace pensare  come a uno degli elementi che mi ha incollato alle pagine già ai tempi di Hayden ( protagonista de Il Castello dei sogni). Una tale  tecnica espressiva è come una comoda poltrona che mi avvolge e ben mi dispone al godimento dello spettacolo, in questo caso la lettura della storia di Bryan e Arabelle.
Preparatevi ad aprire una finestra sul Medioevo, perchè in questo romanzo la Storia si sposa con l'amore in un affresco sapientemente raffigurato.
Lasciatevi trasportare nel mezzo di matrimoni che suggellano alleanze, tornei d'armi,
scontri e monasteri, anche se la bravura della White non si limita ad un linguaggio ineccepibile e a un affresco storico calzante e documentato. L'autrice riesce a infondere un'anima a tutti i personaggi, elargendo le sue capacità espressive anche a quelli minori, con lo scopo di infondere loro  carisma in poche pagine, e offrendoci una spettro di emozioni  che non scade mai nel banale. Fra i tanti spicca Lord Wolfer, il nonno di Arabelle che con il suo atteggiamento torvo e arcigno è di una genuinità che mi ha conquistato senza remore.
Ma questa è dopotutto anche la storia di un amore e una passione strozzati da poteri più grandi, quegli stessi che poi alla fine , nella ruota della vita, consentiranno a questo amore di imboccare la propria strada.
Non si può negare che alla White piaccia giocare  moltissimo col filo del potere, ma quello sottile, che non necessariamente si conquista sul campo di battaglia e vi illustrerà come gl orditi  di questo potere, le umane miserie, le passioni  e i destini possano intrecciare
in questo libro una tela nella quale forse una lettrice ha voglia di  invischiarsi volentieri.
Non mancherete ovviamente di conoscere da subito Bryan, cavaliere  accattivante che si muove sinuoso come un felino, osservatore silenzioso e scaltro. Personaggio  spietato, irriverente, beffardo, cinico, che non perde tanto tempo con le parole perchè la sua è una passione che deve imparare presto a soffocare, ma che inevitabilmente si può leggere nel suo sguardo dorato, che si coglie in un nastro di seta custodito gelosamente, nel chiamare una perfetta sconosciuta con il nome dell'amata.
I personaggi della White non si ribellano al tempo in cui vivono, ma questo non li rende meno affascinanti,semmai più credibili e umani.
Arabelle, algida e distante novizia, è una ragazza molto sfortunata che il destino ( ma non solo)  vorrebbe vedere in convento. Banditi gli atteggiamenti fuori dalle righe, le ribellioni sterili o le fughe rocambolesche, il personaggio di Arabelle è pieno di dignità e la fanciulla accetta quindi  di buon grado la strada dei voti. Pur decisa a trarre il meglio che la vita può offrirle, non può fare a meno ogni tanto di  rivolgere nostalgicamente uno pensiero segreto e colpevole a ciò che veramente desidera ma non può avere: un cavaliere i cui occhi d'oro le trafiggono il cuore, dall’indolenza spesso tagliente e dalla bocca che sa di menta e salvia.  E questi sono moti dell'animo che rimangono immutati nel corso dei secoli, anche se  noi sappiamo bene che  almeno nei romanzi d'amore la fortuna spesso arride anche ai più sventurati.
Siate consapevoli che nell'aprire le pagine di questo libro un piccolo varco nel tempo si parerà dinnanzi ai vostri occhi e sono sicura che le affezionate lettrici di Angela avranno anche il piacere di ritrovare personaggi molto graditi. Ma se vi state chiedendo cosa stia facendo la strega scalza, bè, dovete leggere il libro per scoprirlo.

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30/01/2012
da Chiaromattino

Ci sono dei romanzi che una volta conclusi ti lasciano dentro un senso di struggimento misto a profonda curiosità, e avere una qualsiasi piccola notizia sui personaggi, e sul loro mondo diventa un pensiero fisso. A me ultimamente è accaduto con Corinna, di Kathleen McGregor il primo libro della serie Mar dei Caraibi, che la Leggereditore ha riproposto in libreria con un’edizione integrale e riveduta. Devo confessare che la mia devozione, non me ne voglia Corinna, è andata soprattutto ai pirati, Dorian, Walter  e il selvaggio John McFee, il meticcio dagli occhi di ghiaccio.  Ho pensato allora di intervistarli… il punto è che non sono propriamente ciò che viene comunemente definita una tigre, e trovarmi davanti a tre pirati grandi e grossi anche se tremendamente affascinanti è fuori discussione.
Allora ho pensato di chiedere aiuto, e chi meglio della stessa Kathleen avrebbe potuto condurre un’intervista in esclusiva per Isn’t It Romantic?
D'altronde lei ha un certo ascendente su di loro… almeno spero, visto che l’ho appena spedita a intervistare i tre feroci pirati…
 

VISITA SULLA NAVE NERA
Kathleen McGregor incontra i suoi corsari

 

L’ Old JohnMcArthur’s è uno dei ritrovi preferiti dei peggiori farabutti di Port Royal, lo sapevo bene quando mi è stato indicato come luogo d’incontro, ma esservi seduta a un tavolo, per quanto appartato e in ombra, ed essere avvolta dall’odore del fumo, di alcool, di cibo, di cuoio e di almeno trenta individui lerci, è un’esperienza che mozza letteralmente il respiro.
La cameriera scollacciata mi ha degnata appena di uno sguardo incuriosito quando ho ordinato del rum. Sono astemia, ma chiedere acqua in un posto del genere equivale ad attirarsi addosso la malasorte. L’ultima cosa che voglio è destare interesse, anche perché non riuscirei a far sparare questa vecchia pistola che porto alla cinta neanche per salvarmi la vita.
Sono sicura che l’ora concordata è passata da un pezzo, la taverna si sta riempiendo, gli animi si stanno scaldando, e le occhiate che sento piovermi addosso stanno aumentando in modo allarmante. Comincio a sentirmi in ansia quando intercetto uno sguardo iniettato di sangue fin troppo eloquente. Questo succede quando devi fare affidamento su un informatore anonimo. Tiro fuori dalle tasche dei vecchi calzoni che indosso il biglietto che mi è stato recapitato questa mattina, vergato con inchiostro annacquato:  OJMcArthur’s al tramonto.
 Il tramonto è passato da un pezzo. Fuori è già buio pesto. Non so se sentirmi più irritata o preoccupata. Un’ombra che si staglia sul mio tavolo mi fa trasalire, e una fila di denti marci atteggiata a sorriso mi fa letteralmente accapponare la pelle.
“Ehi, cosa abbiamo qui?”
Mi si rizzano i capelli sulla nuca, mentre fisso l’orrendo figuro che scosta la sedia di fronte a me con l’intenzione di sedersi. Tempo di togliere le tende, e in fretta! Faccio per alzarmi, quando il suono di una voce venata d’acciaio mi paralizza.
“La signora è già occupata.” La riconosco! Grazie a Dio!
Comincio a tremare, di sollievo penso, ma potrebbe trattarsi benissimo di isteria. Aspetto paziente che McFee si liberi di quell’individuo, augurandomi vivamente che non faccia saltar fuori coltelli. Deve avermi letto in faccia, o più probabilmente deve essere di buon umore, perché l’uomo si allontana tutto d’un pezzo, borbottando qualche oscenità che preferisco ignorare.
“Sei in ritardo!” non riesco a trattenermi, né a trattenere la nota di rimprovero. Probabilmente sono più isterica di quanto penso.
McFee mi scruta, gli occhi che scintillano come argento fuso. Accenna a un inchino beffardo.
“Spero che non soffriate il mal di mare, signora McGregor. Sta arrivando una tempesta.”
Anche un mare forza dieci, piuttosto che restare un altro istante in questo posto!
Balzo in piedi, più che pronta a seguirlo, e intercetto un mezzo sorriso che mi fa accelerare il cuore.
Lo precedo all’esterno, riempiendomi i polmoni di boccate d’aria pulita. Lo sento alle mie spalle. Più che sentirlo, avverto la sua presenza, perché si muove più silenzioso di un gatto.
Non ha fretta. Aspetta con apparente curiosità di vedere cosa farò. Probabilmente si aspetta che giri sui tacchi e cambi idea. La cosa mi alletta, invece mi volto ad affrontarlo.
“Da che parte?”
Il mezzo sorriso si allarga, mi valuta con lo sguardo, e per la prima volta so cosa vuol dire essere divorata cogli occhi. Ricaccio l’inquietudine, e lo ricambio con un'occhiata decisamente più fredda, ma che spero gli faccia uscire di testa certi argomenti.
Non è etico sedurre la propria autrice, o no?
“La scialuppa è a poca distanza da qui.” Soffoca una risatina. Si avvia, e io lo affianco, per il momento tranquillizzata. Camminiamo per un poco, attraversiamo alcuni vicoli deserti, poi il molo, dove svettano contro il cielo gli alberi di alcuni vascelli.
Mi soffermo a guardarli.
Dal largo soffia un vento freddo che spazza la banchina sgombra con forza, riempiendo l’aria di umidità e dell’odore intenso della tempesta in arrivo.
La scialuppa è legata a una bitta. C’è un marinaio in attesa nell’ombra, che si alza da terra quando ci vede. Prima che possa decidere in che modo scendere dal molo sulla barca in movimento senza finire in acqua, McFee mi circonda la vita con un braccio, mi solleva e salta giù, strappandomi tutta l’aria dai polmoni. Mi fa sedere, ignorando molto galantemente lo strillo spaccatimpani che mi deve essere sfuggito, e fa cenno al marinaio di mollare la cima.
Afferra i remi e inizia a remare. E’ seduto di fronte a me e, contrariamente a quello che mi aspettavo, siamo solo io e lui. C’è buio, non riesco a distinguere i suoi lineamenti, eppure mi sento il suo sguardo addosso, e percepisco anche il suo sorriso. Be’, mi dico, tanto vale approfittarne.
Mi schiarisco leggermente la voce, ma lui mi previene.
“Mi spiace per il ritardo.” Mi dice, riuscendo immediatamente a insinuarmi un senso di soddisfazione, dopotutto, penso, non l’ho creato così rozzo. “Ho dovuto ripulirmi, e non è stata una cosa veloce.”
“Ripulirti?” ripeto presa in contropiede. 
“Dal sangue.”
Quasi mi strozzo col mio stesso respiro. Quando riesco a smettere di tossire, mi sembra di aver inghiottito una cucchiaiata di sabbia. Con le lacrime agli occhi, rinuncio a parlare.
“Tutto bene?” si sta divertendo come un matto.
Faccio di sì con la testa, fregandomene se mi può vedere o meno, e lui scoppia a ridere.

Dopo un tempo che sembra infinito passato a cavalcare onde crestate di schiuma, la scialuppa si arresta, cozzando bruscamente contro una superficie verticale. Mi guardo intorno, batto le palpebre, alzo gli occhi afferrandomi saldamente alla barca per non perdere l’equilibrio, e questa volta smetto davvero di respirare. E’ enorme... più grande di quanto me la fossi immaginata, più imponente e inquietante di quanto l’avessi descritta.
La Golden Lady svetta su di me fino ad altezze inimmaginabili, fondendosi con la notte, come un fantasma. E’ la cosa più sensazionale, più eccitante, più bella che abbia mai visto.
Se mi fosse rimasto un filo di voce starei sciogliendomi in esclamazioni.
Viene calata una scaletta di corda, che sbatte contro la carena e dondola al ritmo della marea. Il mio entusiasmo scema di colpo, rimpiazzato da un senso di allarme. Non si aspetteranno che mi arrampichi fin sul ponte su quella?  Al solo pensiero mi sento girare la testa, una mano mi afferra saldamente per un braccio per impedire una misera conclusione.
“Qualcosa non va?” il tono, quanto meno serio, mi restituisce un briciolo di orgoglio. Faccio di no con la testa, poi ci ripenso, gracchio un flebile sì. Indico il punto invisibile, in alto, dove la scaletta dovrebbe iniziare. “Non arriverò mai lassù!”
Senza sprecare un solo istante in inutili tentativi di convincermi del contrario, McFee grida di calare il sedile. Sento l’eco di qualche risatina sommessa, e avvampo di vergogna.
D’accordo, che l’abbia scritto non vuol dire che debba per forza sperimentarlo, mi dico infastidita.
Il sedile è ancora peggio della scaletta, ma mi sigillo le labbra mordendole a sangue per non lasciarmi scappare neanche un lamento, mentre mi issano a veloci strattoni facendomi dondolare nel vuoto. Quando infine arrivo al parapetto, sono rigida come un pezzo di legno. Due braccia mi sollevano e mi trasportano attraverso il ponte senza che riesca neppure a protestare. Nel buio intravedo appena le sagome degli uomini... sembrano tutti riuniti sul ponte per l’occasione.
Riconosco una voce, mi volto ma non distinguo le facce. “Quello era Sharky!” esclamo a bassa voce.
“Sì signora, e ci sono anche Paul, Angus, e tutti gli altri.”
Sotto il cassero si ferma e mi rimette giù. Percepisco immediatamente il movimento del ponte sotto i piedi, mi fermo ad assimilarlo, insieme al vento salmastro e al rumore del mare che sale dalla linea di galleggiamento e che sembra avvolgere l’intera nave. Il fasciame s’inclina ad ogni rollio con sommessi cigolii e scricchiolii, dando l’impressione di essere un animale vivo.
Mi sale un sorriso alle labbra, e per un momento cerco un uguale entusiasmo negli occhi ammiccanti di John. So che può capirmi, probabilmente è per questo che si mostra più paziente di quanto mi aspettassi. Quando gli faccio cenno che sono pronta, si abbassa ed apre il boccaporto che porta sottocoperta. Il chiarore delle lampade ad olio illumina il ponte inferiore, dove si intravedono i cannoni, e le amache che dondolano appese al soffitto. Mi fa strada verso le uniche cabine, quelle degli ufficiali. Riconosco l’odore, l’atmosfera cupa, il movimento dell’intera struttura. Persa nella contemplazione di tutto quello che ho descritto,  mi accorgo a malapena di essere sospinta oltre la soglia dell’alloggio di O’Rourke, e mi blocco di colpo, quando questi si volta di scatto, con un’espressione tutt’altro che felice.
“Ce ne hai messo del tempo” ringhia avvicinandosi. Io faccio di riflesso un passo indietro pestando i piedi a McFee.
“Ahi! Ho avuto un contrattempo” replica John scostandosi con una smorfia, noncurante dell'occhiata feroce di O'Rourke. Da un angolo qualcun altro si alza, attirando la mia attenzione, e mi sfugge un sospiro mentre Avery si avvicina con un sorriso canzonatorio stampato sul volto. Ecco il mio unico civile tra i barbari, anche se... in quanto ad aspetto...
“Sei riuscito a portarla intera, almeno” commenta, strizzandomi l’unico occhio.
O’Rourke contrae la mascella, riportando l'attenzione su di me. Mi ero ripromessa di non farmi intimidire, ma non è semplice di fronte al suo aspetto tenebroso e al suo sguardo nero come il carbone. Mi squadra dalla testa alla punta dei piedi, facendomi aggrovigliare le viscere. Si aggronda, e non riesco a fare a meno di guardarmi per capire cosa non trova di suo gradimento.
“Non noto alcuna somiglianza.”
“Prego?” rimango di sasso.
Fa un gesto sbrigativo con la mano, poi si allontana per versarsi da bere, spezzando la tensione che mi tiene inchiodata al pavimento. “Non vi assomigliate per niente, tu e Kate.”
“Oh” sono spiazzata. McFee almeno mi ha dato del voi, mi volto a guardarlo e devo dargli merito: cerca di nascondere l’ilarità. “Però è carina, dai.”
Che generoso! penso fulminandolo con gli occhi.
Avery mi osserva divertito.
“Non perdiamo tempo” sbotta spazientito O’Rourke, dopo aver ingollato il suo whisky.
Avery mi indica una sedia. Aspettano che mi sia seduta, prima di prendere posto attorno al tavolo a loro volta. John si porta la caraffa del whisky. Walter si appoggia allo schienale, accavalla le gambe e si mette a rigirare un sigaro bruno tra le dita.
Mi fermo a guardarli, uno dopo l’altro, e vengo invasa da un sentimento di orgoglio e di ammirazione. Sono formidabili. Mi fissano, aspettando che tiri fuori dalla mia borsa carta e penna, mentre invece vorrei poter essere tanto brava da immortalarli in un dipinto. Certo, dovrei prima riuscire a farli star fermi!
O’Rourke solleva un sopracciglio. Mi sfugge un ampio sorriso e mi accorgo di averlo disorientato. John si gratta una guancia, Avery si guarda lo stivale. Mi viene da ridacchiare, sono forse riuscita a metterli a disagio?
“Passabile.” borbotta O’Rourke.
Che cosa?” esclamo indignata. Al diavolo, non sono qui per essere paragonata a Corinna! Ho anch’io il mio orgoglio, sapete? Afferro la borsa e comincio a trafficare con i fogli, la pistola rischia di scivolarmi per terra. Del resto è colpa mia, se la pietra di paragone è troppo elevata per le comuni mortali come me.
“Sì, con un po’ più di volume qui e là...” commenta John, sorseggiando il suo whisky.
“Non ho ancora pubblicato la tua storia, McFee, vedi di non sfidare la sorte.”
Il whisky gli va di traverso, e questa volta sono io a lanciargli un’occhiata compiaciuta mentre tossisce e sputa imprecando. Mi accorgo che anche O’Rourke sta sorridendo.
“Comincio a notare un certo tipo di somiglianza” fa notare Avery. Poi allunga una mano e mi fa un cenno. “Qua, datemi quella pistola.”
Mi stringo nelle spalle e gliela passo. “Basta che dopo me la ridiate. E’ un pezzo d’antiquariato che vale un sacco di soldi.”
“Questo misero arnese?” la rigira tra le mani con una smorfia, la punta. “Ha la canna storta.”
“Come se sapesse usarla.” mormora McFee con voce rauca, mentre mi scocca un’occhiata assassina.
O’Rourke mi mette un bicchiere davanti e me lo riempie di whisky.
Mi schiarisco la gola. “Ehm... io veramente sono ast...” oh d’accordo, che diamine, non ho bisogno di farmi deridere ulteriormente. “Ma sì, che sarà mai un sorso di whisky”
Un momento dopo sono tutti e tre in piedi a battermi sulla schiena, mentre tossisco l’anima piegata in due.
Il bicchiere scompare. “Vediamo di non farla schiattare, eh” sbotta McFee “Non so voi ma io ho un conto in sospeso da regolare”
Se non stessi quasi soffocando scoppierei a ridere. D’accordo, mettiamo fine ai convenevoli. Sono qui per un motivo ben preciso, quindi diamoci da fare, prima che si scateni l’inferno là fuori, e che, Dio non voglia, mi ritrovi a vomitare (giusto quello mi manca stanotte). Riprendo i miei fogli, mentre loro, con calma, tornano a sedersi.
“Cominciamo?”
Le espressioni mi dicono che non sarà facile farli parlare. L’unico che sorride alla prospettiva di essere intervistato è McFee, il che è piuttosto inquietante...

KATE  “Capitano O’Rourke, cos’è che vi ha subito colpito di Corinna?”

DORIAN  (Silenzio stupito) “Ma l’hai vista?”

KATE  (ah ah) “Non intendevo...”

DORIAN  “Hai chiesto cosa mi ha colpito subito...”

(McFee ride)

KATE  “So cosa ho chiesto! D’accordo, riformulo la domanda : cosa vi ha catturato di lei, al di là del suo aspetto fisico?”

DORIAN  “Mi tiene testa.” (sorride, e io capisco cosa invece ha fatto innamorare Corinna)

KATE  “Come mai la chiamate Kate, invece di Corinna, come tutti?”

DORIAN  “Io non sono tutti.” (si china in avanti, arrochisce la voce) “Corinna è un nome da ragazza, e lei invece diventa una donna tra le mie braccia.”

WALTER  “Ho un vago ricordo di qualcuno che se la dava a gambe dalla cabina...”

DORIAN  (si stringe nelle spalle) “L’alternativa non era contemplabile.”

KATE “Cosa pensate abbia fatto innamorare di voi Corinna? E non chiedetemi se vi ho visto, sono stata io a darvi quella faccia e quel fisico.”

DORIAN  (serissimo) “Non avrebbe dovuto innamorarsi.”

KATE  “Non è qualcosa che si può scegliere, no?”

DORIAN  “Un uomo può scegliere come vivere, in cosa credere e chi odiare. Ma a quanto pare è l’amore a sceglierci, e quando succede ti cambia la vita per sempre.”

KATE  “Com’è la vostra vita adesso?”

DORIAN  “Più complicata.” (fa una pausa, come se fosse indeciso se rivelare di più) “Non è più mia.”

KATE  “E’ di Corinna...”

DORIAN (annuisce)

(mi accorgo che Avery e McFee stanno fissando ciascuno un punto indefinito, altrettanto seri)

KATE  “Cosa ne pensate delle scelte che Corinna ha fatto, in vostra assenza?”

DORIAN  “Ha fatto quello che doveva fare, per sopravvivere.” (la sua voce è granitica)

KATE “Vi sentite in qualche modo responsabile?”

DORIAN  “Non c’ero, quando aveva bisogno di me.”

KATE  “Cosa avete provato, quando avete visto vostro figlio per la prima volta? Siete andati a prenderlo dopo essere salpati da Maracaibo, giusto?”

DORIAN  (l’espressione si ammorbidisce) “Sì, abbiamo fatto subito vela per Isla Vaca. Kate aveva detto che mi somigliava, ma non mi aspettavo che fosse così simile a me. E’ stato come guardare in uno specchio del tempo e ritrovare il bambino che ero stato. Un figlio ti riconcilia col mondo.”

KATE  “Cosa vorreste per lui?”

DORIAN  “Che non dovesse mai svegliarsi un giorno e non trovarmi al suo fianco.”

WALTER  “Hai sempre avuto paura di non esserci...”

KATE  “E tu Walt? Di cosa hai paura?”

WALTER  “L’unica ad essere mai riuscita a farmi fuggire a gambe levate è stata una donna.”

(ridacchia insieme a McFee)

JOHN  “Era così racchia?”

WALTER  (alza le spalle) “Non lo so. Non l’ho mai vista.”

DORIAN  “Stai scherzando?”

KATE  “Sei fuggito da una donna che non avevi mai visto? Non hai mai pensato che avrebbe potuto essere bella...”

WALTER  “Non mi sono mancate le belle donne.”

KATE  “O che avresti potuto innamorartene.”

WALTER (solleva un sopracciglio) “E mandare all’aria i vostri piani?”

KATE  (lo adoro, perché non sono tutti come lui?) “Giusto.”

(McFee mugugna qualcosa)

KATE  “E tu dovresti seguire l’esempio.”

JOHN  (mi punta un dito contro) “Signora, voi mi avete fatto passare l’inferno.”

(Avery e O’Rourke ridono)

JOHN  (li fulmina cogli occhi) “Vorrei vedere voi a dovervi tuffare in una cloaca.”

(questo è proprio interessante. Ha rischiato di andare all’altro mondo non so quante volte, e lui si lega al dito quella bazzecola, gli uomini...)

KATE  “Ho giusto qualche domanda anche per te. Eccole qui, me le ero segnate. C’è una lettrice che vuole sapere se hai mai guardato un tramonto.”

(Silenzio)

JOHN  “Che razza di domanda è?”

WALTER  “Non è in quel senso.” (suggerisce divertito, si piega verso di lui con fare cospiratorio) “Devi interpretare, John.”

JOHN  “Non mi sono mai interessati i tramonti. Ma ho assistito a molte albe. Le preferisco, portano l’azione. E’ come guardare una donna che si sveglia, e sapere che in pochi istanti ti immergerai dentro di lei.”

KATE (woa)

JOHN  (si china verso Avery) “Ho interpretato bene?”

KATE  “Sì, penso tu abbia reso l’idea. Andiamo avanti. Oltre agli occhi chiari, cosa hai ereditato da tuo padre?”

JOHN  “Un marchio a fuoco.”

KATE  (da come mi guarda meglio non indagare più a fondo) “E ti senti più indiano o più europeo?”

JOHN  “Il mio istinto è indiano. E se devo scegliere tra istinto e ragione, preferisco affidarmi al primo.”

KATE  “Perché i coltelli e non le armi da fuoco?”

JOHN  (enumera sulle dita con una smorfia beffarda) “Non devo caricarli, non si inceppano, funzionano sempre, sono silenziosi...”

WALTER  “Appagano la tua natura sanguinaria...”

DORIAN  “Ci puoi giocare...”

KATE  (alzo le mani) “D’accordo d’accordo, per una svariata serie di motivi, tutti ottimamente validi.” (sospiro, controllo gli appunti) “C’è un’ultima domanda.”
(ho davvero intenzione di fargliela? Devo essere ammattita) “Cosa ti attira in una donna?”

JOHN  (gli brillano gli occhi) “Le verginelle sono sempre un bocconcino irresistibile...”

KATE  (me la sono voluta) “Sì mi immagino...”

JOHN  “E poi mi ricordano per tutta la vita.”

KATE  “Mi immagino anche questo!”

JOHN  (ride)

Scuoto la testa, ripiego gli appunti. Qualcuno direbbe che è solo colpa mia.
“Perché non mi riempite un po’ quel bicchiere?”
Ne ho proprio bisogno.

 

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29/01/2012
da Andreina

DAMNED di Claudia Palumbo (Sperling & Kupfer)

Una ragazza che sfida il proprio destino. Una scelta che solo il cuore può compiere. Un amore impossibile come tutti gli amori più belli. Damned: anche l'amore puo' essere dannato.

Le canzoni non ti tradiscono ha detto Ligabue.
Ma le persone, a volte, sì. Cathy, occhi blu e una ciocca viola tra i capelli nerissimi, lo ha scoperto quando Mirko, il suo primo amore, l'ha irrimediabilmente ferita. È per questo che ha messo in valigia la sua chitarra e i suoi diciott'anni, e ha lasciato la sua Napoli per raggiungere la madre in Germania e cercare di rimettere insieme i pezzi del suo cuore. Ma non sa che a Madenburg, cupa cittadina tedesca, alle soglie della Foresta delle Ombre l’aspetta qualcosa che cambierà per sempre la sua vita… la sta aspettando il destino.
Durante un concerto a scuola su di lei si posano gli occhi indagatori di Tristan e Konstantin Von Schaden, voce e basso della band del momento, i Damned. Due gemelli che si assomigliano per un solo particolare: la straordinaria bellezza. E il potere quasi ipnotico che i loro sguardi, e la loro musica, esercitano su Cathy. Tristan e Konstantin entrano nella sua vita, sconvolgendone ogni certezza: perché i due fratelli  insieme alla loro eterea amica Engel, con cui formano un trio inseparabile, nascondono un segreto antichissimo e terribile, celato da sempre al mondo. La loro è una storia maledetta, e maledettamente affascinante.
Quando Cathy, attratta da entrambi, capirà di amare davvero uno solo, scoprirà anche che non sempre l'amore basta. A volte s'intromette il destino, e quello di Cathy è di lottare contro il Male. E contro le creature dell'ombra come i fratelli Von Schaden. Cathy, senza saperlo, nasconde un segreto: è una delle cinque Predestinate, nata per eliminare quelli che, come Konstantin, Tristan e Engel, vivono tra noi ma sono esseri senza tempo. Immortali. Vampiri che hanno smesso di cibarsi di sangue umano ma non per questo sono meno pericolosi. Perché sanno rubarti l’anima.
Sarà l’amore a cambiare il destino di Cathy. Un duplice amore, contrastato e maledetto. Un amore impossibile, come tutti gli amori più belli. 

Damned è un romanzo che emoziona e cattura, una grande storia destinata a conquistare ogni lettore.

Note di andreina65: Da una penna tutta italiana,un nuovo avvincente romanzo che sicuramente delizierà le giovani lettrici, ma sicuramente  anche le più grandicelle, perchè il genere paranormal e urban fantasy oramai sembra non avere età!   ^_^

Claudia Palumbo è nata a Pompei nel 1991. Frequenta il secondo anno di Giurisprudenza all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Tra un esame e l’altro sta già scrivendo un nuovo romanzo.

 

 

 

 

RICOMINCIO DA TE ( El boligrafo de gel verde )  di Eloy Moreno (Corbaccio editore)

È un uomo come tanti. Una moglie, un figlio piccolo, un impiego in una società di software, colleghi, genitori, suoceri, giornate scandite dalla routine del lavoro, una vita famigliare ridotta a monosillabi di saluto la sera e la mattina, sempre più arida, sempre più marginale. Eppure da bambino non era così. Aveva dei sogni: per esempio costruire un capanno per starci con il migliore amico. E quello è stato il suo primo e più grande fallimento: qualcosa è andato storto, quell’estate la sua infanzia è finita.
Ma adesso sente che è arrivato il momento di riprendersi il tempo che ha perduto, di riconquistare l’amore della moglie, la stima di se stesso. Ha un piano per ricominciare, ma non osa nemmeno confessarlo alla moglie: ormai è così distante, indifferente, forse ha un altro. Lui sospetta di tutto e di tutti, si sente braccato a casa e in ufficio, organizza piani per vendicarsi di chi considera ormai i suoi ex: la sua ex moglie, i suoi ex amici, i suoi ex colleghi... Ma il sogno rimane, e non è detto che nel modo più impensabile e assurdo non riesca a realizzarsi.

"È  già l’una e mezzo di notte e continuo a non avere sonno. Lei dorme da ore, tante quante ne sto trascorrendo io a rivangare i vecchi tempi, i giorni d’infanzia, quei momenti che custodisco come un tesoro.
Sono passati tanti anni da quel periodo, dalle estati insieme, dalla libertà di essere bambini, dall’euforia di avere ancora tutta la vita davanti... Come mi piacerebbe riavvolgere il tempo, ritornare a quegli anni in cui nacque un rapporto — il mio con Toni — che poi non è approdato in nessun posto.
Ho ripensato alla mia infanzia per colpa del progetto che mi è venuto in mente: i Pirenei sarebbero un bel posto per ricominciare. Non so, forse ho tanto fegato solo sotto il lenzuolo, e magari appena mi alzo, da qui a qualche ora, mi dimentico di tutto..."


Note di andreina65:  Sembra la trama di un film questo romanzo scritto da un giovane spagnolo. Ricomincio da te è  la storia di un uomo la cui vita è scandita dalla routine, da tutte quelle abitudini  cui cerca  di sfuggire per dare nuovo significato alla sua esistenza. Cercherà di ridare valore  a  tutti quei gesti insignificanti che fanno parte della nostra vita e che ci accompagnano tutti i giorni.

Eloy Moreno, un informatico spagnolo trentasettenne lavora  presso il comune di Castellon de la Plana, vicino a Valencia, in Spagna come tecnico informatico. Nel 2001 è nata la sua bambina, che ora ha 9 mesi.
Quando  ha messo la parola fine al suo romanzo, ha capito di aver scritto un libro importante. Quando non ha trovato un editore, ha deciso di pubblicarlo a sue spese. Quando non ha trovato un distributore, ha deciso di distribuirlo lui. Di libreria in libreria, ha entusiasmato i lettori e convinto i librai; le case editrici hanno incominciato a interessarsi al nuovo fenomeno.
Ricomincio da te viene acquistato da Espasa, una delle più prestigiose case editrici spagnole, che nel gennaio 2011 lo pubblica con una tiratura di 60.000 copie; dopo dieci mesi arriva all'undicesima edizione. Il suo romanzo, ora pubblicato in Italia con il titolo Ricomincio da te è diventato il caso editoriale dell’anno.

 

 

 

SWITCHED. IL SEGRETO DEL REGNO PERDUTO (Switched ) di  Amanda Hocking (Fazi editore)

Wendy Everly ha diciassette anni e un carattere insolitamente difficile. Vive con il fratello e la zia in una piccola, noiosa cittadina di provincia. La madre è ricoverata in una clinica psichiatrica, da quando ha tentato di ucciderla il giorno del suo sesto compleanno. È stato allora che Wendy le ha sentito pronunciare per la prima volta un'accusa terribile: di avere in qualche modo preso, alla nascita, il posto del suo vero figlio. Adesso le giornate di Wendy trascorrono pigre, tra un liceo dove non s'impara nulla di davvero eccitante e una vita sociale e familiare prevedibile e monotona, quando va bene. Wendy sa di essere diversa dalle altre ragazze, ha scoperto di possedere un potere oscuro che le permette di influenzare le decisioni altrui, un potere segreto che non può rivelare a nessuno e di cui lei non può ricordare l'origine. A offrirle una inquietante risposta sarà Finn, un affascinante ragazzo da poco in città che si manifesta una notte alla finestra della sua stanza. È infatti lui che le rivelerà la sua vera identità di changeling e le dischiuderà le porte di un mondo attraente e sconosciuto, duro e sconvolgente, e dove la magia è di casa. Un mondo percorso da insidie cui Wendy scopre dolorosamente di appartenere, e dove le è riservato un destino più grande di quanto lei possa immaginare.

Note di andreina65: Il libro racconta la storia di  Wendy  giovane ragazza che ha vissuto con molta difficoltà la sua infanzia, sin quando a diciasette anni  scopre di non essere umana, ma di appartenere  all’antico e misterioso popolo dei Troll. Switched.Il segreto del regno perduto è il primo libro di una trilogia chiamata  The Trylle Trilogy, composta da:

SWITCHED (Switched.Il segreto del regno perduto)
-Torn
-Ascend

«I suoi romanzi pieni di troll, goblin e favole, che inchiodano il lettore alla pagina, hanno generato nel mercato editoriale quel tipo di eccitazione che non vedevamo dalle serie di Stephenie Meyer e di J.K.Rowling».
The New York Times

«Forse non conoscete ancora il suo nome, ma Amanda Hocking è la stella nascente dell'editoria digitale».
Usa Today

«Wendy è un'antieroina piena di difetti, il che la differenzia dall'ampia schiera di protagoniste del paranormal-romance, e possiede un tale potenziale espressivo sia drammatico che romantico che renderà i lettori ansiosi di conoscere il prossimo capitolo della Trilogia Trylle».
Booklist

Amanda Hocking vive in Minnesota con il suo migliore amico. Scrive romanzi da quando ha 6 anni. Da sempre amante della comunicazione in rete, aggiorna costantemente i suoi seguitissimi profili social: twitter (@amanda_hocking ), facebook (/www.facebook.com/amandahockingfans) ed il suo blog ufficiale QUI. I suoi romanzi sono stati definiti un vero e proprio fenomeno del "self-publishing", e secondo il The Observer Amanda è «l'esempio più spettacolare di un'autrice che nel mondo digitale ha trovato una miniera d'oro». I suoi libri verranno tradotti in 30 paesi. I diritti della saga Trylle sono stati già opzionati da Terri Tatchell, sceneggiatrice di District 9, per la trasposizione su schermo.
Amanda Hocking sarà in Italia alla fine di gennaio per promuovere l'uscita di Switched e della trilogia Trylle.

 

LEGGI UN ESTRATTO

 

 

 

 

 I GILLESPIE ( Gillespie and I ) di   Jane Harris (Neri Pozza - I narratori delle tavole)

Nella primavera del 1888, in seguito al decesso della zia da lei amorevolmente accudita, Harriet Baxter decide di lasciare Londra e viaggiare alla volta di Glasgow. Trentacinque anni, nubile, una piccola rendita annua cui attingere, l'intraprendenza necessaria a sfidare i pregiudizi dell'epoca nei confronti delle donne sole in viaggio, Harriet arriva nella seconda città dell'Impero nell'anno in cui, in occasione dell'Esposizione Internazionale, la vita artistica e culturale della città è animata dagli osannati artisti di Edimburgo e dai protagonisti della «nuova scuola» scozzese, il celebre sodalizio di pittori noto come «i ragazzi di Glasgow».
Non sono, però, i padiglioni dove si celebra il grandioso spettacolo dell'Esposizione, né le numerose serate mondane che ne rallegrano gli eventi, ma le strade di Glasgow, con il loro giocoso andirivieni di cappelli e parasoli e i loro marciapiedi così pullulanti di forestieri, a offrire a Harriet Baxter l'opportunità della sua vita, la svolta che ne determina il destino.
Durante una passeggiata in una giornata insolitamente calda, Harriet soccorre una distinta signora di circa sessant'anni stramazzata al suolo per un malore sconosciuto. Qualche giorno dopo si ritrova a onorare l'invito, elargito in segno di riconoscenza per il suo bel gesto, a casa dei Gillespie, la famiglia della donna soccorsa. Un appartamento di gente non povera, ma di certo non navigante nell'oro a giudicare dall'incerata sul tavolo lisa in più punti e da tazzine e piattini sbreccati. Un appartamento in cui si aggirano Elspeth, l'esuberante madre del padrone di casa che impartisce ordini puntualmente inevasi; Mabel, la figlia di Elspeth inacidita per essere stata abbandonata sull'altare; Kenneth, il figlio belloccio tormentato da un segreto inconfessabile; Annie, la dolce moglie del padrone di casa alle prese con l'educazione di due figlie, le ristrettezze economiche e una irrisolta vocazione artistica; le due bambine, la piccola, deliziosa, timida Rose e Sybil dallo sguardo freddo e inflessibile; e, infine, nelle rare occasioni in cui osa mettere il naso fuori dal suo studio-soffitta, il padrone di casa, Ned Gillespie, un giovane, geniale pittore dai tratti meravigliosamente regolari e piuttosto avvenenti, e una punta di tristezza negli occhi blu oltremare.
L'incontro con Ned Gillespie risulta fatale per Harriet Baxter. In lei si fa strada la convinzione, che si muta poi in una missione e, infine, in una vera e propria ossessione, di dover salvare Ned Gillespie. Salvarlo dalla sua indigenza, che gli impedisce di dare libero sfogo alla sua creatività, e salvarlo dalla sua turbolenta famiglia che minaccia di soffocare il suo talento.
Una convinzione che, come ogni ossessione, trascina inevitabilmente dietro di sé l'ombra della tragedia.

«Un romanzo stupendo con un'eroina che ammalia e sorprende».
Tracy Chevalier

Il nuovo, acclamato romanzo dell'autrice delle Osservazioni, una magnifica opera sul «lato oscuro della vita vittoriana».
Financial Times

«Come in un film di Hitchcock, ogni dettaglio qui ha una sua ragione».
Daisy Goodwin, The Sunday Times

«Sarebbe sbagliato svelare troppo della trama dei Gillespie. Basterà dire che si tratta di una narrazione avvincente, immensamente godibile e ricca di suspense».
John Burnside, The Times

«La Glasgow del 1888 era una città culturalmente molto ricca. Ospitò l'Esposizione Internazionale e fu la casa degli influenti Glasgow Boys, gruppo di artisti ai quali Jane Harris aggiunge una figura fittizia: il carismatico Ned Gillespie, artista ambizioso ma povero, padre di famiglia affettuoso e oggetto ignaro dell'affetto della protagonista narrante del romanzo, Harriet Baxter.
Un romanzo costruito abilmente, che parla di arte e in cui nulla è come sembra».
Allison Kelly, The Times Literary Supplement

Jane Harris è nata a Belfast. I suoi racconti sono apparsi in numerose antologie e riviste. Autrice di cortometraggi premiati nei maggiori concorsi cinematografici internazionali, nel 2000 ha ricevuto il Writer's Award dell'Arts Council of England. Vive a Londra con il marito Tom. Con Neri Pozza ha pubblicato il suo romanzo d'esordio Le osservazioni.

 

LUNEDì 30 GENNAIO - Roma

Jane Harris - I Gillespie

L'autrice fimerà copie del suo nuovo romanzo secondo il seguente calendario:

17.30 - Libreria Mel - via Nazionale, 254

18.30 - Libreria Mondadori - piazza Cola di Rienzo, 81-83

 

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28/01/2012
da naan

NON-MORTA E NUBILE (Undead and Unwed) di Mary Janice Davidson

Per la prima volta in Italia gli esilaranti libri del celebre ciclo di MaryJanice Davidson con le storie di “Betsy, la Regina dei Vampiri”, la serie che ha fatto divertire l’America con un mix esplosivo di umorismo, avventura in stile “Buffy – L’ammazzavampiri” ed un tocco di fashion alla “Sex and the City”.

Da segretaria appena licenziata a Regina dei Non-Morti…
È stata una settimana infernale per Betsy Taylor. Per prima cosa, perde il lavoro. Poi, come colpo di grazia, viene uccisa in un incidente d’auto. Ma quello che scoccia davvero (a parte svegliarsi in obitorio vestita con un tailleur rosa e scarpe da quattro soldi, gentile omaggio della sua matrigna), è che a quanto pare non riesce a restar morta. Ogni notte si alza con un terribile desiderio di sangue. Peggio ancora, i suoi nuovi amici hanno la ridicola convinzione che Betsy sia la regina dei vampiri di cui parlano le profezie, e la vogliono aiutare a spodestare il vampiro più odioso ed assetato di potere degli ultimi cinque secoli. Francamente, a Betsy non potrebbe importargliene di meno della politica vampiresca, ma loro hanno una potente arma di persuasione: scarpe griffate.
Come fa una ragazza che si rispetti a dire di no? Una collezione di Ferragamo, però, non è l’unica tentazione di Betsy. Comunque, è assai meno rischiosa dell’appetitoso Sinclair – un seducente succhiasangue il cui sguardo sexy sembra altrettanto pericoloso di un paletto nel cuore...

Non c’è da stupirsi che questa serie negli USA sia già arrivata al nono romanzo: le avventure di Betsy sono esilaranti e coinvolgenti, lo stile scoppiettante e vivace, e non appena
terminato un libro non si vede l’ora di scoprire cosa escogiterà adesso l’autrice per quello successivo.

MaryJanice Davidson, americana nata del 1969, è autrice di numerosi romanzi di successo. Nella sua carriera di scrittrice ha spaziato nel paranormal fantasy, nei romance
d’amore, nei romanzi di letteratura young adult ma ha anche pubblicato opere di varia, come saggi storici e romanzi di storia alternativa. Le sue opere di maggior successo, grazie
alle quali è stata per molto tempo in testa alle classifiche Usa dei bstseller sono i romanzi del ciclo di Betsy la regina dei vampiri con il quale ha vinto nel 2004 il Romantic Times
Reviewer’s Choice Award ed è stata candidata per lo stesso premio l’anno successivo.
Attualmente la Davidson vive a Minneapolis con il marito e due figli.

Nota di Endimione:
La Davidson  ha iniziato a scrivere le avventure di Besy nel 2004, dando vita a questa serie spumeggiante e divertente, che si pone perfettamente in linea  con la collana da poco creata dalla Delos Books “Vampiri e paletti” dove troviamo avventure leggere e piacevoli, molto esilaranti che sovvertono con ironia e romanticismo (veri cardini di questo genere letterario) la figura, anche se recentemente un po’ incrinata, del vampiro (che nella visione della Davidson è legata alla visione classica che abbiamo di essi).  
In linea generale tutta la seria è caratterizzata da ambientazioni site nel mondo contemporaneo con tutte le comodità e la tecnologia che conosciamo; le atmosfere sono tendenzialmente allegre e spensierate intervallate da elementi misteriosi e avventurosi, dove oltre al bad guy di turno, scoprirete i vari “altarini” riguardanti la vita, la natura e la posizione sociale di Betsy nella gerarchia dei vampiri. E’ presente inoltre un lato molto romantico e sensuale che grazie anche al misterioso e affascinante vampiro Eric Sinclair (molto hot!) arricchisce in velocità, brio (e ormoni?) i dialoghi.

La serie è così composta:
1. Undead and Unwed (2004) - NON MORTA E NUBILE (Delos Books 26.02.2012)
2. Undead and Unemployed (2004)
3. Undead and Unappreciated (2005)
4. Undead and Unreturnable (2005)
5. Undead and Unpopular (2006)
6. Undead and Uneasy (2007)
7. Undead and Unworthy (2008)
8. Undead and Unwelcome (2009)
9. Undead and Unfinished (2010)
10. Undead and Undermined (2011)
11. Undead and Unstable  (2012)

Come anticipato “Non morta e nubile” inaugura un nuovo ed imperdibile ciclo di romanzi che hanno come protagonista Betsy, una segreteria che sembra rispettare alla lettera tutti quanti gli articoli della celebre “Legge di Murphy” a partire dalla regola “Se qualcosa può andar male, lo farà”.
In questo primo romando del ciclo “Undead” Betsy è fondamentalmente insoddisfatta della sua vita, amante dei bei vestiti, feticista in quanto a calzature, autoironica, divertente, brillante ma moooolto sfortunata (insomma, ve ne innamorerete!). Man mano, proprio quando pensa di aver toccato il fondo morendo, riesce a trovare un nuovo scopo, una nuova identità, un nuovo amore, nonché un posto nella società vampirica che impara a conoscere.
Questo libro fa per voi se amate le storie scorrevoli, piene di brio e umorismo, che non disdegnano soprattutto il lato sexy e fashion della vita (anche vampirica!).

Per leggerne un estratto in anteprima cliccate  QUI

 

IL CLUB DEI DELITTI IRRISOLTI (Real Murders) di Charlaine Harris

Dell’autrice del ciclo besteller mondiale di Sookie Stackhouse/True Blood la Delos Books presenta la nuova serie con protagonista «Aurora “Roe” Teagarden»

Una serie di assassinii, modellati a imitazione di altrettanti omicidi celebri, si verifica nella piccola comunità di Lawrenceton.
La ventottenne Aurora (Roe) Teagarden, di professione bibliotecaria, fa parte del club Real Murders, un gruppo di 12 appassionati che si riuniscono mensilmente per studiare
crimini famosi, sconcertanti o irrisolti. Poco prima che la riunione mensile abbia inizio, Roe scopre il corpo massacrato di un membro del club, e si rende conto che il modo in cui la
vittima è stata uccisa imita quello usato proprio nell’omicidio riguardo al quale lei avrebbe dovuto parlare quella sera…improvvisamente la sua vita di investigatore da salotto assume una macabra connotazione reale.

Charlaine Harris è nata nel 1951 a Tunica (Mississippi).
Dopo essersi laureata in Lettere presso il Rhodes College di Memphis da oltre vent’anni scrive opere di genere mystery e i suoi libri sono frequentemente in testa alla classifica dei
bestsellet del New York Times. È sposata e madre di tre figli. Tra i suoi successi, ricordiamo, in particolare ciclo di Sookie Stackhouse, che la Delos Books pubblica nella collana Odissea
Vampiri finora composto da undici romanzi, dal quale è stata tratta la serie TV True Blood, trasmesse anche in Italia, e il ciclo di Harper Connelly, composto di quattro libri pubblicati
da Delos Books nella collana Odissea Streghe.

Nota di Endimione:
La serie “Aurora Teagarden Mysteries” è composta da 8 romanzi che la Harris ha scritto tra il 1990  e il 2003. E’ la prima serie che la Harris ha scritto e ritroviamo gli elementi che svilupperà forse con più sagacia ed ironia nelle sue due serie più famose:  quella di Harper Connely e Sookie Stakehouse. Ci troviamo infatti di fronte alla classica protagonista creata dalla Harris: giovane, residente in provincia, scarsi legami familiari e vita sociale vicino allo zero;ma con un predominante elemento investigativo e misterioso.  Fulcro di questa serie è infatti un club (stile Agata Christie) composto da appassionati di libri, in primis dalla bibliotecaria Aurora Teagarden, che si trovano coinvolti di volta in volta in indagini su misteriosi casi improvvisandosi investigatori,  più involontariamente che intenzionalmente.
La serie in ogni romanzo affronta un nuovi casi,  mettendo alla prova le abilità investigative del club, che vi appassioneranno sicuramente, continuando a mantenere un comune filo conduttore caratterizzato sia dai personaggi che  dallo stile fresco e intrigante della Harris  che pur ricalcando lo stile investigativo classico arricchisce la storia con elementi personali e  nuovi.

La serie è così composta:
1.Real Murders - IL CLUB DEI DELITTI IRRISOLTI (2011)
2.A Bone to Pick
3.Three Bedrooms, One Corpse
4.The Julius House
5.Dead Over Heels
6.A Fool And His Honey
7.Last Scene Alive
8.Poppy Done to Death

In questo primo romanzo conosciamo Aurora Teagarden, 28 anni, bibliotecaria annoiata e un tantino trasandata, che abitando in provincia, non conosce molti svaghi se non il Real Club, dove altre persone con poca opportunità di svago  e tanta voglia di evasione si ritrovano per parlare degli omicidi più famosi della storia del crimine, studiandone i casi e gli assassini. Per chi ha già avuto la fortuna di conoscere questa brava scrittrice coglierà subito la sua scioltezza nelle ambientazioni provinciali e nella struttura intrigante delle trama che qui è prettamente “giallo-mistery” (simile alle ambientazioni alla Poirot o Signora in giallo) ma senza dimenticare un tocco romantico ed a volte ironico. I casi sono promettenti e i personaggi intriganti. Preparatevi a trovare qualcosa di totalmente “vecchio stampo” con una scrittrice assolutamente innovativa ai suoi inizi.

 

IL SECONDO MORSO (Twice Bitten) di Chloe Neill

Dopo i successi di Alcune ragazze mordono e Le ragazze mordono il venerdì notte continua la saga dei «Vampiri di Chicago»

Merit, la vampira più giovane di Chicago, sta imparando come relazionarsi con gli altri. Altri esseri sovrannaturali, ovviamente. Mutaforma provenienti da ogni parte dell’America
stanno per riunirsi nella Città dei Venti, e come gesto di pace, il vampiro Master Ethan Sullivan ha offerto al loro leader una guardia del corpo molto speciale: Merit. Il compito di Merit è proteggere il re Alpha, Gabriel Keene, e già che c’è, fare la spia. Oh, e fortunatamente Ethan le ha offerto una sessione di lezioni individuali di combattimento davvero bollenti, per aiutarla a prepararsi alla missione.
Merit deve accettare il compito anche se sa che probabilmente se ne pentirà. E non ha torto. Qualcuno sta dando la caccia a Gabriel Keene, e Merit ben presto si trova sulla linea di fuoco. Le occorrerà tutto l’aiuto che riuscirà a ottenere per rintracciare il probabile assassino, ma ovunque si giri, le tensioni tra gli esseri sovrannaturali stanno crescendo, non ultima quella tra lei e un certo vampiro Master centenario dagli occhi verdi.

Chloe Neill è nata e cresciuta nel Sud, ma ora ha vive nel Midwest, abbastanza vicino alla Casa dei Cadogan per tenere d’occhio i suoi vampiri. Quando non sta scrivendo le avventure
di Merit ama cucinare e guardare i suoi programmi preferiti della TV.
Ha esordito nel 2009 con il primo libro del ciclo dei “Vampiri di Chicago” (Alcune ragazze mordono) che è stato accolto con grande favore dalla critica e dai lettori. Il successo è stato così
inaspettato per una autrice esordiente che l’editore le ha subito chiesto di continuare la serie dei Vampiri di Chicago che oggi è arrivata oggi al quarto romanzo e continua a essere ai
vertici dei bestseller più venduti negli Usa.

Nota di Naan:
Continua la serie urban fantasy dei "Vampiri di Chicago". Sulla scia di Anita Blake, la Neill ci ha dato un'eroina forte e testarda, sensuale e indipendente, e difficile da conquistare.
I Vampiri sono organizzati in Case, e a Chicago ve ne sono insediate tre, quella dei Cadogan, dei Navarre e dei Grey, oltre a una quantità di vampiri indipendenti che non hanno giurato fedeltà a nessun Master. Accanto ai Vampiri, a partire da questo romanzo vedremo protagonista anche la comunità dei mutaforma, organizzata in branchi e guidata da un Re Alpha. Dal sito dell’autrice, si apprende che i libri previsti della serie sono al momento sette. I titoli sono consequenziali e ovviamente collegati, per questo motivo è importante pubblicarli nel giusto ordine.

La serie si compone per il momento di sei libri:
1. Some Girls Bite - ALCUNE RAGAZZE MORDONO
2. Friday Night Bites - ALCUNE RAGAZZE MORDONO DI VENERDI'
3. Twice Bitten - IL SECONDO MORSO
4. Hard Bitten
5. Drink Deep
6. Biting Cold

In questo terzo romanzo, Merit si addentra sempre un po' di più nell'underground di Chicago, divenendo testimone di correnti di potere nascoste, di rivalità antiche e di tensioni tra gli esseri sovrannaturali. E lei si trova in mezzo, con il compito di proteggere il suo Master, la sua Casa, e fare in modo di impedire lo scoppio di una guerra... tutto questo possibilmente senza farzi ammazzare.

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28/01/2012
da Maet

 

AND THE WINNER IS...

Con i complimenti del blog

siamo felicissime di poter regalare alla seguente lettrice una copia autografata di Il segno dell'untore, gentilmente offerta da Franco Forte e Mondadori, che ringraziamo vivamente per la collaborazione:


 
                           

 

SHERAZADE, COMMENTO #19
 

Congratulazioni alle vincitrice!

Contattaci in privato alla e-mail: info@romancebooks.it, comunicandoci l'indirizzo per spedire il libro. In assenza di comunicazione entro due settimane, procederemo ad una nuova estrazione.

 

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25/01/2012
da VeronicaBennet

 

Di Ornella Albanese ormai sappiamo diverse cose, come che è nata in Abruzzo in una casa che lei stessa definisce "magica". Una casa dove l'infanzia è trascorsa tra i profumi della campagna, i tramonti silenziosi e i racconti del padre. Sappiamo che ha viaggiato molto e vissuto in diversi posti, da Lecce, a Milano, al Messico fino a stabilirsi definitivamente (almeno così pare!) a Bologna. Sappiamo anche che la scrittura è una passione che l'accompagna fin da bambina e di lei conosciamo ogni romanzo.

Vi chiederete dunque cos'altro c'è ancora da sapere. Ebbene... tutto! Queste domande nascono dall'ammirazione verso una scrittrice i cui libri regalano emozioni infinite. Diciamo che non si tratta di una vera e propria intervista ma più una chiacchierata fra amiche a cui vi invito a partecipare...

Ti conosciamo come una delle scrittrici italiane di romance, ma chi è Ornella Albanese nella vita di tutti i giorni?

Una che fa salti mortali per riuscire a fare tutto quello che le piace (Mi piace dedicare tempo alla mia famiglia, alle mie tante amiche, mi piace leggere, vedere bei film, e fare attività fisica.)
Una che combatte con le unghie e con i denti per ritagliarsi un’oretta al giorno da dedicare ai suoi romanzi. Una con la valigia in mano. L’anno appena passato siamo stati via dalla casa di Bologna 15 volte, e sono quasi sicura di aver dimenticato qualcosa. Immaginate? E immaginate i ritorni con tutto quello che c’è da recuperare? Quindi se qualche volta tardo a rispondere alle mie lettrici, se qualche volta sono assente dal web, vi prego di capirmi!!!

Sul tuo sito ho letto che la scrittura è una passione che porti con te fin dall’infanzia. Eppure hai svolto anche lavori “comuni”. Come è nata realmente la decisione di lasciare quel lavoro per la scrittura.

Io ho cominciato a pubblicare quando ero ancora al liceo perché ho sempre voluto un’indipendenza economica e con quei soldi mi sembrava di non pesare troppo sui miei. E’ una cosa che ho trasmesso anche ai miei figli, che studiano e lavorano, pur non avendone bisogno, per lo stesso motivo. A un certo punto, però, io ho smesso di scrivere per qualche anno, il periodo che chiamo di black-out: avevo due figli piccoli, vivevamo in una città lontana, dove non potevo contare sull’aiuto di nessuno, mio marito faceva un lavoro di grande responsabilità che lo portava spesso all’estero, e in più insegnavo in una scuola superiore. Ma poi, quando il mio lavoro che all’inizio mi piaceva tantissimo (adoro il rapporto con i giovani) è stato soffocato dalla burocrazia e da un’infinità di progetti spesso pretenziosi e inadeguati, ho preferito lasciare. E’ stato logico che tornassi alla mia passione di sempre. E sono passata dai racconti ai romanzi.

All’inizio della tua carriera hai collaborato con alcune riviste e scrivevi romanzi contemporanei sotto lo pseudonimo Alba O’Neal. Parlaci di quel periodo e di come è avvenuto il passaggio ad Ornella Albanese, autrice di romance storici.

E’ stato un periodo molto divertente. Ho pubblicato centinaia di racconti gialli e rosa e 8 romanzi contemporanei. Quando per caso ho letto un romance di Mary Balogh, ho desiderato fortissimamente cambiare genere: ho proposto un romance storico a Mondadori ed è stato accettato. A quel punto potevo scegliere tra usare uno pseudonimo o il mio vero nome. Non ho avuto dubbi, anche se sapevo che i tempi non erano ancora maturi per le penne italiane. E poi ero consapevole di rinunciare a tutte le lettrici che mi conoscevano già come Alba O’Neal. Invece quella che sembrava una scelta azzardata si è dimostrata vincente.

Sei una persona che viaggia moltissimo, malgrado ciò i tuoi romanzi sono ambientati in Italia. Non hai mai sentito l’esigenza di cambiare scenografia, magari sfruttando i luoghi che tu stessa hai visitato?

Ma io l’ho fatto. I miei romanzi contemporanei narrano storie molto particolari ambientate in luoghi esotici. Le ambientazioni erano la mia caratteristica, l’editor non mi chiedeva mai: “Come sarà il tuo prossimo romanzo?”, ma “Dove ci porterai questa volta?” E poi mi raccontava che durante i suoi viaggi seguiva i miei consigli: era andata al mare a Mazatlan, in Messico, invece che nella troppo turistica Acapulco, aveva mangiato la carne di kobe a Kioto, etc. Scherzando, mi piaceva dire che il mio step successivo sarebbero state le guide turistiche.

Come nasce un romanzo? E cosa puoi svelarci del tuo processo creativo?

Un romanzo di 250 pagine nasce dal semplice guizzo di un’idea. Un’idea particolare, una situazione insolita e intorno a questo nucleo comincia a formarsi il tessuto della storia: luoghi, periodo storico, personaggi secondari, storie minori. Ma questo accade pian piano, mentre sto scrivendo, la maggior parte dei miei romanzi hanno evoluzioni che all’inizio non avevo previsto. Quando ho cominciato L’anello di ferro (Leggereditore), per esempio, non avevo la minima idea di inserire la componente del mistero, e vi racconto una curiosità: nelle primissime pagine c’è una frase che io ho scritto in modo del tutto casuale e che poi, in un secondo momento, si è rivelata una frase chiave per la soluzione del mistero.

C’è qualche tuo libro che si basa su esperienze di vita reale? Oppure qualche tuo personaggio collegato a persone reali, inclusa te stessa?

Dal punto di vista dell’intreccio devo dire mai, ma sempre dal punto di vista delle emozioni e dell’esperienza. I miei personaggi hanno inevitabilmente qualcosa di me, del mio modo di rapportarmi alla vita, di amare, non so, l’arte o la musica, di emozionarmi davanti a un particolare paesaggio. Tanti frammenti di me si possono trovare nella descrizione di certi personaggi.

Cosa non deve assolutamente mancare in un romanzo?

Questa è una domanda difficile. Ci sono tante cose che servono a creare un buon romanzo, ma quella che non deve assolutamente mancare, secondo me, è l’abilità di spiazzare il lettore. Di sorprenderlo. Nella storia ci dovrebbe essere sempre qualcosa che il lettore non ha previsto.

Come vivi il periodo che precede l'uscita di un tuo libro? Ti fai condizionare dalle recensioni?

C’è sempre una forte dose di emozione prima dell’uscita di un libro. E’ una cosa a cui non si fa mai l’abitudine.
Quanto alle recensioni, mi piacciono quelle ben articolate, che, dal mio punto di vista, sono “utili”. Le divido in due categorie: quelle che mi piacciono moltissimo perché scritte da chi ha letto il romanzo proprio con la stessa sensibilità che ho avuto io nello scriverlo. Capita quando tra autrice e lettrice si instaura un feeling particolare, direi quasi una identità di aspettative.
Poi ci sono le recensioni che mi piacciono molto: quelle di lettrici che spiegano per quale motivo non hanno apprezzato pienamente il libro, che indicano qualcosa che avrebbero preferito diverso,  non so, un finale più articolato, un personaggio più approfondito. Le leggo con molta attenzione e prendo nota: spesso mi aiutano a riconsiderare qualcosa che davo per scontato.

Ti piacerebbe scrivere un romanzo a più mani? Se sì con quale autrice, italiana o straniera, ti piacerebbe collaborare?

Sai che non riesco neppure a immaginare di scrivere così? Prima di tutto perché un lavoro di coppia presuppone un minimo di coordinazione e io sono invece troppo imprevedibile nella stesura di un romanzo. Mi piace cambiare sempre le carte in tavola e quindi disorienterei continuamente la mia compagna di lavoro. E poi sono davvero troppo pignola su tutto, anche sulla scelta delle singole parole, sul loro suono. No, davvero, non credo che potrei.

Hai mai pensato di sperimentare altri generi letterari?

Anche questo l’ho già fatto e mi è piaciuto molto. I mie romanzi contemporanei erano drammatici, o molto divertenti, quasi surreali, oppure con una sfumatura thriller. Poi ho cominciato a mescolare questi generi e in ogni mio romanzo ci sono momenti drammatici che si alternano a situazioni divertenti o ironiche, con una certa dose di suspense che accompagna lo sciogliersi degli eventi.

Puoi dirci a cosa stai lavorando in questo momento e quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho finito da poco un racconto lungo che farà parte di un’antologia scritta insieme con le mie amiche scrittrici per Mondadori, le stesse che hanno firmato con me Amori sull’ali dorate.
E adesso, considerando i lusinghieri riscontri de L’anello di ferro, sto valutando la possibilità di un sequel. Ma un sequel a mio modo, un romanzo che scaturisca da L’anello ma che contenga una storia autonoma.  Mi piacerebbe prendere un personaggio e seguirlo nel suo percorso. Per esempio il ragazzino con la leggera zoppia, quel ragazzino ombroso e ribelle, troppo maturo per la sua età, con un passato già così pesante nonostante i suoi pochi anni. Penso che ne scaturirebbe un personaggio adulto molto coinvolgente. Oppure uno dei due amici di Manlius, il rigoroso e razionale Yusuf oppure l’istintivo Gauda, con la sua saggezza primitiva. Ecco, direi che sono in fase di riflessione. Avevo anche pensato a un prequel, protagonisti  il duca di Tarsia e sua moglie, la bellissima  Llyneth della casata di Drengot, ma ho accantonato questa idea perché nell’Anello c’è già la conclusione della loro storia. Mancherebbe la tensione per un finale che si conosce già.
 

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23/01/2012
da Maet

Carissime lettrici che continuate a seguirci con inalterato affetto, per festeggiare il ritorno online e la nuova veste grafica di Isn't It Romantic, abbiamo coinvolto le "nostre" case editrici affinché gentilmente ci mettessero a disposizione tanti libri per voi. Vogliamo regalarvi dei titoli che vi facciano sospirare, commuovere o ridere. Ringraziando Mondadori, Harlequin, Leggereditore e Mondolibri, vi invitiamo perciò ad unirvi a noi per giocare e vincere tantissimi romance di prossima pubblicazione tra febbraio e marzo.
 

 

Sei fortunate tra voi, riceveranno ciascuna due titoli tra i seguenti

da Mondadori 2 DARK PASSION:  Jacquelyn FRANK - Le tentazioni di Damien e Robin T. POPP - Sete di desiderio

2 PASSIONE:Lisa KLEYPAS - Fino a mezzanotte e Carrie LOFTY - Il monaco

da Harlequin 2 GRS SPECIAL: Deanna Raybourn -,Silenzi e complotti e Nicola Cornick - Peccati di una gentildonna

1 GRS: Margaret Moore - L'ereditiera scozzese,

1 GRS SEDUCTION: Jennifer Ashley - I peccati di lord Cameron

da Mondolibri: 2  TITOLI

da Leggereditore: 2 TITOLI Nora ROBERTS - Un amore per sempre e Karen Marie MONING - Il mistero del talismano perduto

Il TEMA di questo eccezionale giveaway, è proprio il nostro blog.
Che cosa ha rappresentato o rappresenta per voi? Quali pensieri, riflessioni o frasi vi ispira? Con quali parole lo descrivereste? Da quanto tempo e in quale maniera ci seguite? Non ci avete ancora scoperte? Bene questo è il momento di diventare nostre lettrici!
Se vi piace scrivere, se siete romantiche, spiritose o avete una vena poetica nel cuore e, soprattutto, se amate il romance e volete avere l'opportunità di leggere tanti nuovi, bellissimi romanzi, questa è l'occasione che fa per voi.
 

Ecco le semplici regole che dovrete seguire per partecipare:

1) REGITRATEVI AL NOSTRO SITO

2) lasciate un commento a questo post sotto forma di racconto inedito, dialogo, riflessione e anche  di poesia se ne avete la capacità e la fantasia, di lunghezza compresa fra le 4.000 e le 8.000 battute, spazi inclusi - eccetto le poesie,che non avranno alcun tipo di restrizione - che abbia come tema e ispirazione il blog  Isn’t It Romantic?.
 
3) Ciascuno potrà partecipare con un solo commento.

4) Avete tempo entro e non oltre al 14 febbraio.

I vincitori saranno resi noti attraverso il blog entro la fine di febbraio 2012.

Lanciatevi ragazze e che la fortuna vi assista!


 

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23/01/2012
da naan

Morganna Chavez sa bene cosa significhi crescere in mezzo a uomini dure e pericolosi, in un contesto iperprotettivo che finisce per chiuderti in una sorta di bolla di vetro. Suo fratello Reno, e il suo migliore amico Clint McIntyre, sono entrambi Seals, e si sono spesso scambiati il compito di proteggere le reciproche sorelle, di controllare le loro amicizie e i loro fidanzati, finendo per condizionare tutte le loro vite e limitare le loro libertà personali, ma ottenendo anche, come effetto collaterale, quello di rafforzare il loro carattere e renderle altrettanto dure e decise sulle loro scelte, nonché piuttosto imprevedibili.
E difatti, quando Morganna, che è innamorata di Clint fin da ragazzina, decide di intraprendere la carriera di agente della DEA lo fa di nascosto, in modo che né l'uno, né l'altro, possano giudicarlo troppo pericoloso e intervenire per impedirglielo.
Il segreto tuttavia viene a galla quando Clint, in pausa tra una missione e l'altra, si imbatte in Morganna all'interno di un club esclusivo di bondage e BDSM, di cui è socio. Morganna è nel mezzo di un'operazione di appostamento della DEA. Il suo ruolo è quello di osservatrice, mentre gli altri membri della squadra, comandata da Joe Merino, ex seal, hanno il compito di proteggerla e di scoprire chi sta spacciando una dogra dello stupro che ha già fatto diverse vittime tra le donne del posto, soprattutto tra frequentatrici abituali di ambienti dove il sesso è disinibito, come questo club.
Allo shock di trovare la sorellina del suo migliore amico, nonché la donna di cui è segretamente innamorato da sempre, nel suo club erotico, attorniata da Dom che vorrebbero portarsela nelle loro stanze private, si aggiungono collera e preoccupazione, nel saperla coinvolta in un'indagine ad alto rischio, ma anche una cocente gelosia. La sua reazione è proprio quella che Morganna temeva: Clint si intromette, si scontra con i suoi colleghi, minaccia Merino, arriva persino a buttare al vento la sua licenza, disposto a lavorare al caso insieme a lui, pur di farla estromettere. E quasi ci riesce, se non fosse che Morganna diventa di colpo il target dei trafficanti, dietro i quali Clint scopre esservi il peggiore di tutti, Diego Fuentes, colui che la sua squadra ha tentato più volte di eliminare, senza successo.
Per proteggere Morganna è disposto a tutto, anche ad una convivenza forzata, pur sapendo che la passione, tenuta sotto controllo grazie solo alla lontananza, renderà le cose maledettamente difficili... soprattutto sapendo che Morganna non si accontenterà di una relazione puramente fisica, ma vorrà il suo totale coinvolgimento, vorrà emozioni e sentimenti, vorrà promesse... tutte cose che lui non può darle.

Finalmente arriva la tanto sospirata serie dei Seals. Una Lora Leigh capace di unire al suo forte erotismo e alla sua particolare capacità introspettiva, anche una trama piena di azione e di pericolo. Morganna e Clint fanno scintille, sono due personaggi molto diversi, lei forte e solare, schietta e sincera, ma anche vulnerabile, lui oscuro, controllato, con una forte sessualità e un'altrettanto forte esigenza di dominare, nella vita e nel letto. Ma c'è anche l'amore nascosto, la tenerezza, la sofferenza, e i demoni di un passato che non vogliono lasciarlo andare, e che lo allontanano inesorabilmente.
L'atmosfera erotica pervade tutto il romanzo, non solo perché per buona parte si svolge nei locali del club privato. La relazione tra Morganna e Clint è fortemente fisica, ma è un erotismo che racchiude la fiamma delle emozioni e del sentimento, che affonda nell'anima come nelle carni, che sconvolge, droga, rende più deboli e allo stesso tempo più forti, e che alla fine, guarisce. 
 

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21/01/2012
da Chiaromattino

 

Care amiche, anche Maria Masella in occasione della riapertura di Isn’t it romantic? ha inviato un racconto per il blog e le sue lettrici. Ci è piaciuto molto, e siamo lusingate di aver fornito l’ambientazione a questa frizzante vicenda che vi incanterà, ne siamo sicure!

Maria Masella è una delle scrittrici italiane più apprezzate, che ha al suo attivo più di cinquanta lavori pubblicati. Dopo una pausa in cui la sua produzione letteraria si è rivolta ai gialli del commissario Antonio Mariani, ambientati a Genova la sua città natale, e tradotti all’estero in varie lingue, ha ricominciato a scrivere  i romance storici per la Mondadori.

Potete trovare notizie sui suoi lavori, e sulla sua carriera qua www.mariamasella.it

Vi auguriamo buona lettura, e mi raccomando: occhio ai vicini di casa…

Giveaway

Sono appena arrivata a casa che ricevo un SMS di Julie, la mia migliore amica: “Arrivato?”
Rispondo in fretta: “Non ancora”, sperando che sia troppo impegnata per chiamarmi, perché neppure a Julie ho avuto il coraggio di dire tutta la verità, cioè la pazzia che ho fatto!
Ho partecipato a un giveaway di isnt’ romantic e ho vinto, ma invece di indicare il mio indirizzo ho scritto quello di LUI. LUI, il mio nuovo vicino di casa, la maiuscola se la merita tutta.
Fisico che non sfigurerebbe in una cover, avvocato, single (l’ho studiato con attenzione). Ci incrociamo da settimane e non ho mai trovato il coraggio di rispondere al suo saluto più che con un borbottio.
Perché sono peggio che timida, se un uomo mi interessa, l’istinto è la fuga.
Da quando è arrivato, ho passato non so quante ore a sognare romantiche storie… e non ho mai fatto altro che balbettare un saluto stentato. Veramente ho fatto anche la pazzia di indicare il suo indirizzo invece del mio! Colpa di nonna che diceva sempre: “La fortuna aiuta gli audaci.”
Chissà cosa avrà pensato ricevendo un pacchetto con il romance autografato dalla mia autrice preferita?
Che l’abbia ricevuto lo so, l’ho visto sopra la sua cassetta della posta. Ieri.
Probabilmente l’ha buttato e sta anche ridendo di me, gli uomini trovano ridicolo che noi donne amiamo i romance.
Dovrei prepararmi qualcosa per cena, ma cucinare per una persona sola è triste. Mi farò un panino o metterò nel microonde una pizza surgelata.
Suonano alla porta, probabilmente è la mia vicina che mi chiede se ho il latte, lo dimentica sempre.
Apro senza neppure chiedere chi è, anche se è imprudente.
E me lo trovo davanti. Non sono mai svenuta e non mi succede neppure oggi, però so di essere diventata rosso fiamma.
Ha in mano il libro che aspettavo e anche la busta per la spedizione. — Mi scusi, era nella mia posta, l’ho aperto prima di accorgermi che non era indirizzato a me, ma a lei.
— Grazie — e tendo una mano.
Non mi porge il libro. — Piace anche a mia sorella. — Non sta ridendo di me, soltanto sorride. — Lei non mi può sopportare, vero?
— No. No… — so di balbettare, di arrossire, di sembrare scema.
— Vorrei farmi perdonare per aver aperto un suo pacchetto. Potremmo andare a prendere una pizza insieme, è triste mangiare da soli.
— Io…
— Se è già impegnata, possiamo rimandare.
E rispondo tutto di corsa, istigata dalla voce di nonna (“Mai dare un calcio alla fortuna”), prima di perdere il coraggio: — Accetto volentieri, è molto gentile.
— Potremmo anche darci del tu. — e sorride.
Sorrido in risposta. Perché “se son rose, fioriranno.”
 

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19/01/2012
da Chiaromattino

In occasione della riapertura di Isn’t It Romantic? oltre ai graditissimi auguri, Roberta Ciuffi nostra cara amica e autrice di numerosi romance tra cui il paranormale Un cuore nelle tenebre Leggereditore, ci ha gentilmente inviato un racconto inedito delizioso.

Il titolo è Una scelta difficile, e non si tratta di un romance. Ci è piaciuto moltissimo leggere delle avventure di Gillo, gattone tigrato, e dei sui compagni di vita.
Siamo sicure che lo troverete anche voi altrettanto divertente e adorabile.
Buona lettura a tutte, care amiche.

 

 UNA SCELTA  DIFFICILE

- Questo gatto è speciale,- disse l’uomo, portando alle labbra la tazzina del caffè. – Mi sta sempre intorno come se fosse un cane.
La donna lanciò un’occhiata di compatimento al marito, e quindi si girò a guardare il grosso tigrato marrone allungato sul pavimento della cucina. Nonostante il freddo all’esterno, il sole che penetrava dalla finestra era caldo e gli occhi verdi del gatto erano socchiusi in una sorta di estasi. Dava l’idea di essere il felino più soddisfatto del mondo.
–Tu sogni,- disse lei, con una punta di durezza nella voce. – Gillo non si stacca mai da me!
Ecco, ti pareva! L’uomo sollevò gli occhi al cielo. Quella doveva sempre averla vinta su tutto. Nemmeno le avesse conteso l’amore del figlio primogenito! E per fortuna che di figli non ne avevano e tutto il loro antagonismo si riversava su quel gatto. Pensare a lui gli fece venire voglia di toccarlo. Si sporse dalla sedia e gli strofinò la testa setosa con una carezza. Senza aprire gli occhi, Gillo allungò una zampa ed emise un flebile miagolio.
– Lo stai infastidendo,- disse la moglie. – Non è a suo agio con te.
- Ma va’! Ma se appena mi metto sul divano mi si piazza sullo stomaco e comincia a impastare!   
La donna si alzò dalla tavola e prese a sparecchiare. Che coltivasse pure i suoi sogni. Lei sapeva qual era la verità. Gillo l’aveva scelta nell’istante in cui era entrato in casa, un cucciolo tigrato senza alcun pregio speciale, salvato dalla strada. Lei era la sua mamma e lui il suo piccolo, anche se ormai pesava quasi otto chili. Le andava sempre dietro quando faceva le pulizie, passo passo. Si accoccolava sulle sue ginocchia quando guardava la televisione, e sulla tastiera del computer quando scriveva. Tra poco sarebbe andata a letto per un riposino e già sapeva che dopo qualche minuto Gillo sarebbe apparso attraverso la porta socchiusa, per prendere posto nell’incavo delle sue gambe piegate. La sua presenza a volte discreta, a volte ingombrante, la confortava e la divertiva. Era il suo compagno fedele e adorante.
Il marito non intendeva abbandonare la competizione. - E ogni mattina, quando vado a lavorare,- insisté, con la sua voce sempre troppo alta,  - lo trovo fermo davanti alla porta d’ingresso, come se mi volesse salutare!
Va bene, anche questa, ora!, pensò lei chiudendo di scatto lo sportello della lavastoviglie.– Ma se non si sposta un minuto dal letto, finché non mi alzo per dargli la colazione!
- Bè, non me lo sogno mica!
- Allora vorrà dire che vedi un gatto fantasma,- replicò la donna, sarcastica.
L’uomo si alzò, senza rispondere. Si chinò a dare un’ultima carezza a Gillo, vezzeggiandolo sottovoce, quindi si avviò verso il soggiorno.
– Vado a vedere un po’ di tivvù,- annunciò, anche se entrambi sapevano che andava a fare un pisolino sul divano.
La moglie avviò la lavastoviglie, poi anche lei lasciò la cucina.
Rimasto solo, il gatto si rotolò sul pavimento.
Ecco che ricominciavano a muoversi per la casa.
Perché non riuscivano a starsene immobili in un solo posto, come lui? E a scattare, d’improvviso svegli, solo quando un movimento, una vibrazione, un suono avrebbe interrotto il loro sonno? Infastidito, si leccò la spalla destra, il suo segno di disagio, poi balzò in piedi e trotterellando si diresse verso il corridoio.
Sapeva che la mamma-morbida era andata nel posto calmo, quello dove passava il tempo buio. Invece la mamma-rumorosa era andata nel posto dove c’era l’oggetto che luccicava e si muoveva stando fermo. Era il posto dove la mamma-rumorosa stava più spesso, soprattutto quando la luce cominciava a diminuire e pian piano veniva sostituita dal buio. Dapprima Gillo si era incuriosito del movimento nell’oggetto, ma visto che non andava da nessuna parte aveva perso interesse.
Procedette nel corridoio illuminato dal sole proveniente dalla cucina. La luce faceva scintillare il mantello marrone attraversato da lunghe strie quasi nere, creando attorno a lui l’illusione di un campo elettrico, come se ogni punta del pelo morbido emettesse una minuscola scarica azzurrina.
Le due porte si trovavano una di fronte all’altra, il posto calmo e quello dell’oggetto luccicante in falso movimento. Gillo si fermò, indeciso, stirandosi pigramente, appiattendo la testa sulle zampe, la coda ben sollevata e diritta; quindi si raddrizzò e riprese a camminare, piazzando con sicurezza i morbidi zampini sul pavimento lucido.
Il pelo, di solito ben appiattito dalle interminabili leccate della lingua rasposa, si stava gonfiando come per effetto di una furia improvvisa. L’alone azzurrino circondò il corpo robusto, che sembrò espandersi, quasi raddoppiare di volume, e poi scindersi in due diverse figure dall’identico mantello scuro. Gillo proseguì deciso per la sua meta, ostinato della cieca ostinazione dei gatti, zampetta dietro zampetta, verso il posto calmo; zampetta dietro zampetta, verso il posto dell’oggetto luccicante.
La donna sentì la porta muoversi e sorrise. Eccolo qua, pensò, mentre lui affondava il corpo pesante sul letto. Tese la mano e appiattì il pelo un po’ arruffato.
Semiaddormentato, l’uomo sentì il gatto atterrare sulle sue gambe. Sorrise, quando gli zampini morbidi iniziarono la danza sul suo ventre. Eccoti qui, briccone, pensò sonnolento, posandogli la mano sulla schiena elastica.
Il mantello marrone sfrigolò sotto la mano della donna. Le punte della pelliccia scintillavano ancora, azzurrine, quando l’uomo vi fece scorrere le dita. Gillo si adagiò, poggiando la testa di lato con una sorta di sospiro felice, e chiuse gli occhi. Una striatura più scura prolungava verso l’alto la linea arcuata della bocca, e nel sonno dava l’impressione di un sorriso.

 

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18/01/2012
da Maet

 

Dal 17 gennaio è disponibile in libreria il nuovo romanzo di Franco Forte, pubblicato da Mondadori nella collana Omnibus, che oggi abbiamo il piacere di presentarvi. Se amate i libri dalle tinte forti, in cui oltre all'accurata ricostruzione storica e a un'intrigante trama gialla, potrete trovare anche una intensa storia d'amore, Il segno dell'untore fa al caso vostro.

Vi offriamo l'occasione di vincere una copia autografata dall'autore. Come?

- Registratevi al nostro sito
- Condividete questo post attraverso i social network (FB, Twitter ecc.)
- Lasciate un commento entro e non oltre il 26 gennaio

 

IL SEGNO DELL'UNTORE
La prima indagine del notaio criminale Niccolò Taverna

Milano, anno del Signore 1576.
Sono giorni oscuri quelli che sommergono la capitale del Ducato. La peste bubbonica è al suo culmine, il Lazzaretto Maggiore rigur
gita di ammalati, i monatti stentano a raccogliere i morti. L’aria è un miasma opaco per il fumo dei roghi accesi ovunque.
In questo scenario spettrale il notaio criminale Niccolò Taverna viene chiamato a risolvere due casi: un furto sacrilego in Duomo e un brutale omicidio. Chi ha assassinato il Commissario Inquisitoriale Bernardino da Savona? E perché? E chi ha rubato il candelabro di Benvenuto Cellini dal Duomo?


IL LIBRO E IL PROTAGONISTA

La figura del notaio criminale che si muove nel suggestivo scenario della Milano del 1500, dominata dalla Corona di Spagna e minacciata dalle continue epidemie di peste, è alla base del romanzo “Il segno dell’untore” di Franco Forte (Mondadori, in libreria dal 17 gennaio 2012), che ha per protagonista il giovane magistrato Niccolò Taverna nella capitale del Ducato nel 1576.
Investigatore astuto, intelligente, grande osservatore di particolari che sfuggono a inquirenti e criminali, Niccolò Taverna si trova a dover risolvere difficili casi di omicidio in un clima di tensione tra il Governatore della città, il potere clericale, rappresentato dalla figura dell’arcivescovo Carlo Borromeo, e la Santa Inquisizione spagnola, che vede nell’arcigna figura di Guaraldo Giussani il suo nume tutelare.

Nel primo romanzo delle indagini di Niccolò Taverna, questo straordinario personaggio che sfrutta tecniche investigative a volte sorprendentemente moderne, per quanto perfettamente calate nel contesto storico in cui si muove (e ben documentate dall’autore) si muove in un mondo ricostruito alla perfezione, facendo compiere al lettore un vero e proprio salto all’indietro nel tempo di quasi 500 anni, in una Milano in cui, sullo sfondo del Duomo ancora in costruzione, delle colonne di fumo che si sollevavano dai fopponi, le fosse comuni in cui si bruciavano i morti di peste, dei conflitti di potere tra Stato e Chiesa, la criminalità dilaga incontrastata e stupri, furti e omicidi sono pratiche all’ordine del giorno.

Quella che Niccolò deve seguire è un’indagine incalzante, con lo spettro incombente della Santa Inquisizione che incombe ovunque, per risolvere un caso di omicidio che potrebbe dimostrarsi molto pericoloso. Lo stesso arcivescovo Carlo Borromeo pare implicato, così come le più alte cariche della Corona di Spagna e della Santa Sede. Per non parlare dell’ordine degli Umiliati, che il Borromeo ha cancellato e che già una volta ha cercato di uccidere l’arcivescovo di Milano.
Sfruttando le sue straordinarie capacità investigative e le tecniche d’indagine dell’epoca, il Notaio Criminale Niccolò Taverna cerca di venire a capo di questi due intricati casi, che rischiano di compromettere la sua carriera e la sua stessa incolumità. Pur sostenuto da un intuito eccezionale, è costretto a combattere contro troppi nemici, tutti troppo potenti: pericolosi assassini, la Santa Inquisizione, la peste, i cui artigli ghermiscono proprio chi Niccolò ha di più caro.
Per il più abile Notaio Criminale di Milano la sfida è aperta e la posta in gioco è alta: la propria carriera e la propria incolumità. Oltre all’amore per una fanciulla nei cui occhi ha l’impressione di annegare.

Un thriller straordinario, che non concede soste al lettore, sostenuto da una rigorosa ricostruzione storica.

L'AUTORE
Franco Forte nasce a Milano nel 1962. Giornalista, traduttore, sceneggiatore, editor delle collane edicola Mondadori (Il Giallo Mondadori, Urania e Segretissimo), ha pubblicato i romanzi Roma in fiamme, I bastioni del coraggio, Carthago, La Compagnia della Morte, Operazione Copernico, Il figlio del cielo, L’orda d’oro – da cui ha tratto per Mediaset uno sceneggiato tv su Gengis Khan –, tutti editi da Mondadori, e La stretta del Pitone e China killer (Mursia e Tropea). Per Mediaset ha scritto la sceneggiatura di un film tv su Giulio Cesare e ha collaborato alle serie “RIS – Delitti imperfetti” e “Distretto di polizia”. Direttore delle riviste Romance Magazine (www.romancemagazine.it) e Writers Magazine Italia (www.writersmagazine.it), ha pubblicato con Delos Books Il prontuario dello scrittore, un manuale di scrittura creativa per esordienti giunto alla settima edizione. Il suo sito è www.franco-forte.it.

INTERVISTA A FRANCO FORTE SU IL SEGNO DELL’UNTORE

Franco, una storia che appare davvero molto interessante, e forse per te un ritorno al thriller più canonico, per quanto all’interno dell’impianto del romanzo storico che ci hai abituato a costruire così bene.
Sì, in effetti “Il segno dell’untore” è una sorta di compendio di tutto ciò che ho imparato scrivendo prima thriller (come “China Killer” e “La stretta del Pitone”) e poi romanzi storici (da “I Bastioni del coraggio” a “Carthago” e “Roma in fiamme”). E mi pare di aver centrato il bersaglio, perché questo personaggio che ho costruito, il notaio criminale Niccolò taverna, è davvero affascinante e originale, te lo posso garantire.

Giusto, parlaci di lui. Chi è esattamente Niccolò Taverna?
E’ l’equivalente del 1576 di un moderno commissario di polizia. I notai criminali erano i magistrati che a quel tempo, a Milano, indagavano sui casi di omicidio, sui casi criminali e sulle ruberie, e lo facevano adottando tecniche investigative sorprendentemente moderne, per quanto i loro strumenti più efficaci per trovare i colpevoli fossero l’intuito, l’istinto e l’esperienza. Ma trutto ciò che i miei personaggi fanno, è rigorosamente documentato, e quindi sorprenderà vedere quali tecniche investigative possedevano.

Facci qualche esempio.
Nel romanzo ce ne sono a bizzeffe e, come detto, non si tratta di mie invenzioni, bensì del risultato di un lungo lavoro di ricerca e documentazione che mi ha portato a scoprire come questi funzionari del Tribunale di Giustizia di Milano fossero davvero all’avanguardia, per ciò che atteneva le indagini di polizia. Per esempio, erano soliti portare con sé dei bastoncini con la punta ricoperta di cera, con i quali frugavano fra gli oggetti appartenuti alle vittime di un omicidio, o su ciò che trovavano sul luogo di un delitto. Perché? La nostra mentalità moderna ci spingerebbe a rispondere: per non inquinare le prove. Ma naturalmente, dato che non esistevano analisi scientifiche, a quell’epoca, il motivo è ben altro. I notai criminali usavano quei bastoncini per frugare con sicurezza (secondo le credenze dell’epoca) fra gli ogetti rinvenuti sui luoghi degli omicidi senza rischiare di toccare qualcosa che potesse essere stato infettato dalla peste, che nel 1576 stava decimando la popolazione di Milano. Credevano che se avessero toccato qualcosa imbevuto dell’umore della malattia, questo sarebbe scivolato sulla cera dei loro bastoncini, e con una semplice scrollatina se ne sarebbero liberati, senza rischiare contagi.

Questo mi fa capire quanto sia accurata la ricostruzione che fai di quel periodo storico.

E’ proprio così: nulla è lasciato al caso, e Niccolò taverna si muove, mentre sviluppa le sue indagini, in una Milano ricostruita perfettamente nella sua coerenza storica, non solo ambientale, ma anche riguardo la vita di tutti i giorni: cosa mangiavano, come si vestivano, quali attività svolgevano le persone in quel preciso momento storico. A emergere, dunque, non è soltanto la storia di un magistrato che indaga sull’uccisione di un inquisitore (e sul furto di un oggetto sacro dal Duomo), ma anche la rappresentazione di un periodo storico molto difficile e per certi versi affascinante della Milano della seconda metà del 1500. La Milano sotto dominazione spagnola che vedeva contrapporsi il potere della Corona di Spagna e della Santa Inquisizione, a essa collegata, a quello del Soglio di Pietro, che vedeva nella figura dell’arcivescovo Carlo Borromeo (che poi diventerà San carlo) un baluardo di primo piano nel conflitto tra potere secolare e potere temporale.

Ma quanto parte di thriller e di romanzo “giallo” c’è, ne “Il segno dell’untore”, rispetto al classico romanzo storico?
Non c’è una prevalenza dell’uno rispetto all’altro, bensì un continuo amalgamarsi e intersecarsi delle due cose. La ricostruzione storica e il respiro sociale e culturale dell’epoca sono da sfondo a una intricata indagine che deve fare i conti con gli strumenti limitati dell’epoca e la capacità del notaio criminale Niccolò taverna di risolvere i casi grazie alla sua inteligenza e alla sua esperienza. Ma tutto si muove in armonia con il periodo descritto, rispettando la coerenza che qualsiasi buon romanzo storico richiede, pur offrendo al lettore l’impianto, le emozioni e il ritmo di un thriller attuale e congegnato nei minimi particolari.

Mondadori sta facendo una forte campagnia di marketing e di promozione nei confronti di questo romanzo, che apre il 2012 per la collana Omnibus italiani. C’è una strategia precisa, dietro a tutto questo?
Sì, l’editore vuole iniziare il nuovo anno dando un segnale chiaro ai lettori di un grosso mutamento che ci sarà per i rilegati Mondadori. Il mio romanzo è il primo di un nuovo corso studiato con intelligenza, che vuole coniugare un prezzo più aggressivo e abbordabile dal pubblico rispetto al passato (15 euro anziché i soliti 20 euro), senza però svalutare i titoli che saranno presentati, puntando quindi alla massima qualità possibile dei testi da pubblicare. Sono felice di essere un po’ l’apripista di questo nuovo corso, e mi auguro che il mio notaio criminale riesca a farsi apprezzare dal pubblico per continuare a proporre le sue indagini mozzafiato.

C’è qualche collegamento fra questo romanzo e il tuo precedente, “I bastioni del coraggio”, anch’esso ambientato nella Milano del 1500?
Tra le due vicende sono passati trent’anni, e qualche personaggio lo si ritrova ancora ne “Il segno dell’untore”, per quanto non più come protagonista. Per esempio Anita, che ne “I bastioni del coraggio” era una delle eroine del libro, qui è la moglie di Niccolò Taverna, anche se la sua parabola narratva risulta piuttosto breve. E lo stesso accade per altri personaggi, come per esempio il perfido Inquisitore Generale Guaraldo Giussani, di cui non ci eravamo sbarazzati ne “I bastioni del coraggio”. Un giorno o l’altro scriverò un romanzo che farà da collegamento fra questi due titoli, descrivendo che cosa è successo in quei trent’anni di distacco fra un libro e l’altro.

L’ESTRATTO DEL ROMANZO

CAPITOLO PRIMO

12 agosto 1576
Ora prima

1

La prima cosa che Niccolò Taverna sentì fu l’odore. Il lezzo greve dei corpi che bruciavano nei fopponi, le grandi fosse comuni scavate in città e nelle campagne, veri e propri varchi per l’inferno che ardevano senza sosta, ma che non sembravano mai sufficienti per accogliere i morti che riempivano le strade.
Niccolò si agitò nel suo giaciglio, cercando di tenere gli occhi chiusi per non svegliarsi, ma dopo l’odore furono i suoni ad aggredirlo, e la nausea gli strinse la bocca dello stomaco. Si portò le mani sugli orecchi: tutto inutile. Quelle grida, quei pianti, quelle urla isteriche ormai campeggiavano nella sua mente da giorni, e non sarebbe bastato quel gesto a cancellarli.
Trattenendo un gemito si mise seduto sul bordo del letto, poi aprì gli occhi e guardò dall’altra parte della stanza, dove Anita aveva trascorso gli ultimi giorni con lui, rantolando sul pavimento.
Era ancora tutto come prima, come quando i monatti erano venuti a portargli via sua moglie.
Niccolò sapeva che avrebbe dovuto sbarazzarsi degli stracci, delle coperte e della paglia intrisi di umori infetti che avevano fatto da giaciglio ad Anita. Avrebbe dovuto bruciare tutto, come imponevano le ordinanze del tribunale di Sanità e le gride del governatore stesso, che tentavano disperatamente di arginare con quelle misure il dilagare della peste, ma sapeva anche che se l’avesse fatto di Anita non gli sarebbe rimasto più niente. Niente oltre al ricordo del suo viso pallido, dissanguato dalla malattia, le pustole e i bubboni gonfi, il terrore negli occhi, velati della follia che si impadronisce della mente quando la morte arriva a soffiarti nelle nari.
Niccolò si passò le mani sul viso e provò a respirare a fondo, ma il suo corpo si rifiutava di inalare l’olezzo rancido di cui era impregnata la casa e che filtrava dalle imposte, insieme alla finissima cenere in sospensione che nelle ultime settimane aveva ammorbato l’aria di Milano. “Cenere di corpi bruciati...”
Il pensiero gli acuì la sensazione di malessere nello stomaco, e si sorprese di non essersi ancora abituato alla vista di tante persone gettate nelle fosse comuni, perché le fiamme purificassero la malattia che le aveva rese irriconoscibili.
Ma poi si costrinse a dilatare le narici e a raccogliere aria nei polmoni, e quel gesto fu determinante per costringerlo ad alzarsi e dirigersi all’armadio, dove prese i vestiti e si preparò in fretta per uscire.
Mentre indossava le calzebraghe e una camicia di cotone con polsi e colletto arricciati, ripensò ai casi che aveva ancora in sospeso. Avrebbe dovuto agire in fretta ma con tatto e discrezione, perché la gente non avrebbe capito le necessità del suo incarico di notaio criminale e non sarebbe stata propensa a seguire le disposizioni di legge e a sottoporsi agli interrogatori necessari alle sue indagini.
Niccolò sospirò e si allacciò in vita la cintura con i ganci per lo sfondagiaco d’ordinanza, la borsa con i denari e gli strumenti del suo mestiere. Ai piedi calzò morbidi mocassini di cuoio realizzati dagli artigiani di Porta Vercellina, dono di suo zio Matteo Taverna, cugino di terzo grado del grande Francesco, che era stato uno dei più illuminati governatori della capitale. Lui non avrebbe mai potuto permetterseli. Il suo stipendio di magistrato gli bastava appena per sopravvivere e per pagare l’esorbitante affitto mensile che il proprietario del palazzo chiedeva per la sua stanza, soprattutto dopo che Anita si era ammalata e lui si era lasciato abbindolare da guaritori senza scrupoli, che lucravano sulle sofferenze della gente.
Quando fu pronto lanciò un’ultima occhiata alle cose di Anita, ammassate in un mucchio disordinato, e si disse che non poteva più rimandare. Sebbene il lavoro lo reclamasse, doveva prima trovare sua moglie e scoprire se anche lei era diventata parte della nube di cenere che gravava su Milano. O se era ancora preda dei diavoli che le scavavano tane dolorose nel corpo e nell’anima.
Varcò deciso la porta della stanza e si lanciò lungo le scale, tremando all’idea di ciò che lo aspettava.
«Benedetto ragazzo, dove corri con tanta furia?»
Svoltando l’ultima rampa, Niccolò aveva quasi travolto una donna grassa che stava salendo lentamente i gradini, sbuffando e tenendosi aggrappata al corrimano.
«Zia Ofelia...» si scusò imbarazzato. «Sto andando da Anita. Ma lei...» scosse la testa, senza aggiungere altro.
«Vuoi che ti accompagni? Che ti prepari qualcosa per lei?»
«No, grazie, non ce n’è bisogno» rispose Niccolò cercando di allontanarsi.
Zia Ofelia lo fermò con una stretta poderosa. «Aspetta, portale una di queste» disse indicando la cesta che teneva al braccio. «Le ho preparate con le mie mani. Sono sicura che la povera Anita ne trarrà giovamento.»
Niccolò trattenne un’imprecazione. Sapeva che non c’era altro modo per liberarsi di zia Ofelia che accettare le sue offerte culinarie.
«Grazie» si arrese, infilando la mano nella cesta e pescando qualcosa di molle, che gocciolava.
«Stai attento» lo mise in guardia lei, «è una birraia fresca, lasciata ad ammorbidire per tutta la notte.»
Cercando di nascondere il disgusto, Niccolò osservò la forma di pane duro intrisa di birra acida che gocciolava sulle scale, minacciosamente vicino alle sue scarpe.
«Grazie» disse, imponendosi di sorridere. «Anita la apprezzerà di certo. Ma adesso devo proprio scappare.»
Niccolò si allontanò tenendo la birraia gocciolante a un braccio di distanza dai suoi preziosi mocassini, poi quando fu in strada, lontano dallo sguardo della zia, lanciò la matassa spugnosa in un canaletto di scolo.
Anita aveva sempre odiato la birraia, e non era certo quello il momento per convincerla ad assaggiare le prelibatezze di zia Ofelia.

2

Doveva essere appena scoccata l’ora prima, anche se Niccolò non poteva saperlo con certezza. I campanili delle chiese tacevano da diversi giorni, dopo che il battere dei rintocchi era diventato incessante, sospinto dal gran numero di morti che si inseguivano ora dopo ora. Era stato lo stesso arcivescovo Borromeo a ordinare il silenzio, che non era di spregio alle vittime ma contribuiva a rendere meno fragoroso il pianto e l’urlo d’angoscia di tutta la città.
Niccolò era grato all’archidiocesi per quel provvedimento, ma d’altro canto per lui lo scandire delle ore dai campanili si era sempre dimostrato uno strumento valido per organizzare il lavoro e cercare dei punti di riferimento durante le sue indagini criminali.
Ma adesso non ne aveva bisogno.
Mentre scivolava lungo le strade, diretto al palazzo in cui era stato allestito uno dei tanti provvisori centri di Sanità sparsi in ogni quartiere, Niccolò cercava di guardarsi intorno il meno possibile. Teneva gli occhi puntati sull’acciottolato resistendo al richiamo di urla disperate, grida strazianti, suppliche d’aiuto o strilli di rabbia che provenivano dalle case sbarrate dai monatti e dai commissari di Sanità per evitare che presunti malati di peste uscissero a infettare le poche persone sane che ancora si aggiravano per la città. Era difficile resistere allo strazio di quelle grida. Da un lato avrebbe voluto intervenire per liberare quei poveracci che rischiavano di finire uccisi dalla fame e dagli stenti, più che dalla malattia; ma dall’altro ricordava il volto pallido di Anita, gli occhi infossati per la sofferenza, e la sua rabbia quando gli aveva gridato di stare lontano da lei, di non avvicinarsi, prima di perdere definitivamente il senno e crollare esausta sul suo giaciglio sporco, le labbra spaccate e lo sguardo perso in un mondo che solo lei poteva vedere.
Il governatore aveva fatto affiggere le sue gride sui muri della città, esortando i cittadini a collaborare con le autorità sanitarie, a restare chiusi in casa a meno che non fosse strettamente necessario uscire, e aveva concesso ai commissari di Sanità un potere quasi assoluto, quando si trattava di individuare focolai d’infezione. Ma il Lazzaretto Maggiore e tutti quelli che erano stati improvvisati in ogni quartiere erano pieni all’inverosimile, e non c’era stato altro modo per cercare di tenere la situazione sotto controllo che chiudere in casa chiunque desse segno dell’insorgenza della malattia, confinando all’interno anche parenti e familiari, possibili portatori del contagio. I monatti sbarravano porte e finestre inchiodandole con le assi e mettendo traversi di sostegno, in modo che dall’interno diventasse impossibile abbatterle, e tutta quella gente era costretta a restarsene imprigionata nella propria abitazione in attesa di ammalarsi e di morire, oppure del miracolo che l’avrebbe riconsegnata al perdono di Dio.
Ma ormai erano troppi quelli costretti alla reclusione, e in tutta la città si levavano grida ingannevoli: tanti asserivano di essere guariti o di non essere affatto ammalati, e imploravano di essere liberati, piangevano, minacciavano, urlavano esausti e smarriti.
Niccolò scosse la testa per cercare di scacciare le immagini che quelle urla evocavano nella sua mente. Solo l’anno prima, insieme ad Anita, aveva cominciato a leggere la Divina Commedia dell’Alighieri, in una pregevole edizione a stampa che si era diffusa velocemente in tutto il Ducato,
nonostante fosse stata realizzata dal veneziano Ludovico Dolce, che si diceva fosse in odore di eresia.
Avevano letto diverse terzine con curiosità, poi, a mano a mano che si erano addentrati nell’Inferno descritto dal poeta, avevano capito che Dante non si era scostato troppo dalla realtà, e forse aveva solo descritto un mondo che aveva visto con i suoi occhi, molto simile a quello in cui si stava dibattendo Milano sotto gli strali della peste.
Eppure Niccolò era convinto che nemmeno l’Alighieri avrebbe potuto immaginare un girone dell’Inferno simile a quello in cui erano imprigionate centinaia di persone in quel momento, costrette a convivere con i propri ammalati, a respirare l’aria malsana intrisa dell’odore degli umori infetti, scossi dal terrore di veder crescere anche su di sé i bubboni della peste.
Sentendo salire di nuovo la nausea accelerò il passo, evitando di camminare rasente ai muri delle case, per non rischiare che gli arrivasse in testa un secchio di escrementi svuotato in strada da qualcuno che se ne infischiava delle disposizioni sanitarie, o che addirittura cercava di vendicarsi
in quel modo per la segregazione che doveva subire.
E poi c’erano gli indumenti e gli effetti personali dei malati, che i monatti gettavano dalle finestre per risparmiare tempo e che cadendo imbrattavano i muri con schizzi di materia putrida che segnavano gli edifici come se fossero stati messi all’indice.
Niccolò non sapeva come si trasmettesse la malattia, ma alcuni suoi amici che lavoravano al tribunale di Sanità gli avevano consigliato di stare lontano da quella materia infetta in quanto ritenuta la causa più probabile del diffondersi dell’epidemia.
Quando svoltò in via della Vetra fu costretto ad arrestarsi.
Davanti a lui si ergeva qualcosa di ancora più spaventoso delle secrezioni degli appestati o delle grida dei disgraziati rinchiusi nelle loro case.
Vide un presidio del Consiglio dell’Inquisizione Generale, con il patibolo per le esecuzioni e le travi a cui venivano legati gli accusati di pratiche immonde come la stregoneria, l’unzione o la predicazione dell’eresia, affinché fossero torturati e potessero, confessando, purificare la loro anima
prima del supplizio inevitabile.
Niccolò trattenne un moto di rabbia e strinse con forza i pugni. Quei presidi della Santa Inquisizione avevano il compito non tanto di punire i colpevoli di qualche eresia, quanto di diffondere la paura e fare capire che la Corona di Spagna era ancora vigile sul Ducato: nonostante le pressioni esercitate dall’Arcivescovado e dal Borromeo, il Consiglio, che rappresentava l’Inquisizione Spagnola, aveva
piena autonomia decisionale in tutto ciò che riguardava atti di stregoneria o l’abominio protestante. Era una guerra in atto tra poteri forti che si riversava sulla povera gente e che prevedeva la nascita di quelle strutture del terrore nei punti nevralgici della città, per stringere le briglie del cavallo malato e sofferente in cui si era trasformata Milano.
Niccolò restò un attimo a osservare gli abiti bianchi e neri dei domenicani che allestivano il patibolo e gli attrezzi per le torture, e si sentì arrestare il cuore nel petto quando si accorse che uno dei prelati, un uomo alto e dallo sguardo severo, con il naso aquilino proteso verso di lui come il becco di un rapace affamato, lo stava fissando. Cercò di sostenerne lo sguardo, poi si rese conto che sarebbe stato un atto d’insolenza: quel domenicano avrebbe anche potuto essere un commissario inquisitoriale di alto rango, per ciò che ne sapeva. Abbassò quindi gli occhi e riprese a camminare al centro della strada, trattenendo a stento la voglia di mettersi a correre per sfuggire alla pressione dello sguardo del domenicano, che sentiva premere su di lui.
Quando finalmente svoltò nella piazzetta su cui svettavano le colonne romane di San Lorenzo, in cui era stato allestito il presidio del tribunale di Sanità, tirò un sospiro di sollievo e cercò di concentrarsi su quello che lo aspettava. Non sapeva se Anita era ancora viva oppure no. E, soprattutto, non sapeva quale delle due ipotesi augurarsi. Perché ormai da troppo tempo ciò che restava di sua moglie era ben lontano dalla donna che lui aveva amato.
 

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16/01/2012
da Antonella

La notte era ancora giovane.
Anche se la maggior parte dei londinesi riposava tranquillamente, recuperando le forze per la nuova giornata di lavoro che sarebbe iniziata di lì a poco, le strade della grande città non erano certo deserte; il mondo dei nobili e dei ricchi, durante la Stagione, finiva col vivere più durante le ore notturne che alla luce del sole. Questo implicava, naturalmente, il coinvolgimento di un’altra parte della popolazione, quella cioè che gravitava intorno al ton o per lavoro o per profitto: servitori, biscazzieri, attori, prostitute e tutti coloro la cui attività era connessa con lo svago e il divertimento. Poi ovviamente c’erano, inevitabili, ladri, borseggiatori e tagliagole
Il traffico, di conseguenza, era piuttosto intenso: lunghe file di carrozze sostavano davanti ai palazzi dove si svolgevano le feste più ricercate o attendevano pazienti che dame ingioiellate e nobili in braghe di seta uscissero dai teatri per terminare altrove la nottata o per rientrare a casa.
Lord X camminava a passo svelto, percorrendo le vie principali del West End ed evitando i vicoli semi bui nei quali sarebbe stato troppo facile essere assaliti d qualche malintenzionato. Non che avesse paura; era in perfetta forma fisica grazie alle esercitazioni di pugilato e di scherma e il suo bastone animato, all’occorrenza si sarebbe trasformato in una temibile lama.

Però aveva fretta e nessun desiderio di perder tempo sistemando a dovere l’incauto che l’avesse assalito.Estrasse l’orologio dal taschino e guardò l’ora; doveva sbrigarsi, gli spettacoli teatrali stavano per finire e di lì a poco una folla piuttosto numerosa si sarebbe riversata dai foyers illuminati per le strade.

Gentlemen annoiati o divertiti dallo spettacolo, avrebbero potuto decidere di continuare la serata, perseguendo “in privato” il proprio piacere; nulla di più facile che scegliere una delle tante fille de joie disponibili, che proprio per questo si trovavano numerose intorno ai teatri e alle sale da concerto.

The Royal Covent Garden Theatre si profilò davanti a lui in tutta la sua classica bellezza.
La luce calda dei grandi lampadari usciva dalle finestre e si proiettava oltre le colonne del maestoso ingresso.
Lord X rimase un istante a contemplarlo, orgoglioso come tutti i suoi concittadini, di poter vantare un simile tempio dello spettacolo, uno dei tre grandi Teatri Reali di Londra.

Il teatro, costruito una prima volta nel 1732, era stato per molti anni il più capiente della capitale. In esso vi erano rappresentati balletti, pantomime, opere liriche e dal 1737, anno del Licensing Act, opere drammatiche.
Distrutto da un incendio nel 1808, era stato immediatamente ricostruito; già l’anno seguente, nonostante fosse leggermente più piccolo, era considerato per le tecnologie sceniche di cui era dotato e per le comodità offerte agli spettatori, il migliore dei teatri europei. Sul suo palcoscenico si sarebbero avvicendati, negli anni futuri, i più grandi attori di drammi shakespeariani, fra i quali il famoso Edmund Kean che vi recitò ininterrottamente fino al 1832. Un secondo tragico incendio lo avrebbe ridotto in cenere nel 1856; da allora il nuovo Covent Garden, di dimensioni ridotte, diventerà esclusivamente Opera House, particolarmente dedicato ai melodrammi italiani.

Si riscosse subito, cercando nelle zone meno luminose le figure di donne che più o meno discretamente offrivano “compagnia” ai gentiluomini soli.
Aveva iniziato a cadere una pioggerellina leggera; alcuni vetturini e delle venditrici di arance si addossarono lungo i muri, cercando riparo sotto i cornicioni. Della ragazza vestita di scuro, però, non vi era traccia. Equivocando sul suo interesse, alcune giovani donne più ardite di altre, gli lanciarono i loro richiami: qualcuna aprì leggermente il mantello mostrando vesti succinte e scollature ampie dalle quali il seno fuoriusciva quasi del tutto, in qualche caso reso più evidente dai capezzoli tinti di carminio.
Ma no, lui non era interessato alle loro offerte, cercava solo…
Come avrebbe potuto descriverla?
Una ragazza giovane? Lo erano quasi tutte.
Vestita di scuro? Non era certo l’unica.
Un viso delizioso incorniciato da capelli biondi?
Un’eleganza e una raffinatezza che solo la nascita potevano conferire? Certo, questo sarebbe stato un indizio più sicuro, ma come spiegarlo quando per lui stesso si trattava solo di una sensazione?
Tornando indietro verso Bow Street, guardò nelle vie laterali. Niente. Si augurò che la ragazza si fosse semplicemente spostata, dirigendosi magari verso il vicino Theatre Royal in Drury Lane. Ecco, questa poteva essere una destinazione probabile, un’ipotesi da non trascurare.
In due minuti raggiunse Catherine Street e il teatro.

Il primo teatro costruito in Drury Lane, nel lontano 1663, era considerato di diritto il più antico della città. Ricostruito nel 1674 su disegno del grande architetto Sir Christopher Wren, era frequentato dal popolo e dalla nobiltà che, in assenza di posti numerati spesso mandava la propria servitù a occupare fin dall’alba le poltrone migliori. Nel 1747 la direzione del teatro fu affidata al notissimo David Garrick, attore divenuto celebre nella storia della drammaturgia per aver introdotto uno stile di recitazione naturale, privo cioè delle impostazioni ritenute fino allora d’obbligo. Nel 1794 il teatro fu nuovamente ampliato fino a raggiungere la cifra record di 3.600 posti, una costruzione gigantesca criticata dagli abituées che lamentavano la mancanza di contatto fra attori e pubblico. A questo si cercava di supplire con la spettacolarità delle scenografie: famoso l’allestimento nel quale un torrente d’acqua vera scendeva fra i sassi formando un lago sul quale galleggiava una barca.
Nel 1809 un grande incendio distrusse il teatro ricostruito nella forma attuale nel 1812.
La storia del teatro è ricca di particolarità: il 15 maggio 1800 vi si svolse un tentativo di regicidio ai danni di Giorgio III, che sedeva nel palco reale; due colpi di pistola furono sparati contro il re, che tuttavia rimase al suo posto, ordinando di far proseguire lo spettacolo. Il colpevole, tale James Hadfield fu immediatamente arrestato.
Infine, il Drury Lane è considerato uno dei teatri più infestati di fantasmi del mondo. Ovviamente si tratta di spiriti benevoli per gli attori, i quali essendo notoriamente superstiziosi, si guarderebbero bene in caso contrario dal recitarvi. Il fantasma più famoso è "L'Uomo in grigio", un nobile morto pugnalato il cui scheletro venne rinvenuto murato in un passaggio nel 1848; si presenta con gli abiti del suo tempo: capelli incipriati sotto un cappello a tricorno, mantello, stivali da cavaliere e una spada
.

Lord X comprese, dal movimento delle carrozze che si appressavano davanti all’ingresso, che lo spettacolo in programma era ormai giunto al termine; fra poco una folla elegante avrebbe invaso la via e le sue ricerche si sarebbero rivelate inutili. Sentendosi inquieto, si domandò perché mai dovesse preoccuparsi per il destino di una perfetta sconosciuta; non vi era una sola, plausibile ragione e il suo comportamento era davvero inspiegabile. Tuttavia, non riusciva a fare a meno di preoccuparsi. Sentiva dentro di sé che avrebbe dovuto cercare quella giovane, quasi lei gli avesse lanciato un incantesimo che lo costringeva a seguirla per le vie di Londra.
Appoggiata a una delle colonne che formavano il porticato, una vecchia fioraia si riparava dalla pioggia: il cesto ai suoi piedi conteneva ancora tanti mazzolini di fiori invenduti. Alzò gli occhi stanchi sul bel giovane che sembrava cercare ansiosamente qualcuno e che si stava avvicinando. Sperando in una moneta, protese un minuscolo bouquet:
“Fiori per una bella dama, signore?”
“No.” Lui rifiutò garbatamente con un gesto della mano. Poi aggiunse:
“Avete per caso notato una giovane non molto alta, sottile, con un mantello scuro? Bionda, credo e molto carina”.
Lei lo guardò maliziosa. Si trattava di questo, dunque.
“No, signore. C’è Miriam la Rossa laggiù, se avete voglia di compagnia ma le altre sono già occupate, se capite quello che intendo. E comunque nessuna ragazza nuova, stasera”.
Lui sospirò. E ora?
La vecchia scrutò quel volto; era un uomo giovane e bello, dall’aria seria e affidabile. Non il solito libertino vizioso e più di una delle sue amiche sarebbe stata felice di averlo come cliente. Chissà chi sarebbe stata così fortunata? Rifletté un attimo.
“Avete provato al Covent Garden?”
Al cenno affermativo di lui, continuò: “E al Little Theatre?”
Lui s’illuminò: a quello non aveva pensato. Fece un sorriso alla vecchia fioraia e lasciò cadere nella mano grinzosa una manciata di monete. L’attimo dopo aveva già attraversato la via e fermato una carrozza a nolo, sulla quale salì rapidamente.
La povera donna guardò stupita il denaro che le luccicava sulla palma; aveva praticamente comprato tutto il suo cesto senza neppure prendere un fiore.
Ah, l’amore! Se solo fosse stata più giovane…

Lord X cercò di riordinare i pensieri. Aveva preso la vettura per fare più presto, anche se il Theatre Royal Haymarket, detto “Il Piccolo Teatro”, non era per niente lontano. Era la sua ultima possibilità per quella sera e non intendeva davvero lasciarsela sfuggire.

Il terzo teatro reale di Londra, era stato inaugurato nel 1821 nella sua nuova versione in marmo edificata da John Nash. La vecchia costruzione, infatti, risalente al 1720, era in legno e si trovava leggermente spostata più a sud. Molto amato dal pubblico inglese nonostante le sue proporzioni ridotte (888 posti) o forse proprio per questo, aveva ospitato nei suoi primi anni di vita diversi dibattiti politici, soprattutto contro il ministro Whig, Robert Walpole. Proprio a causa di ciò nel 1737 il Governo aveva emanato il Theatrical Licensing Act, istituendo la censura preventiva sugli spettacoli.

 

Percorso lo Strand affollato di vetture che facevano la spola fra un palazzo nobiliare e l’altro, il veicolo di Lord X si fermò davanti alla piccola ma elegante costruzione in stile neoclassico. Le luci provenienti dal Teatro stavano già spegnendosi e lui si domandò tristemente se non fosse arrivato troppo tardi.

 

 Poi, una scena attirò la sua attenzione: una carrozza piccola e malmessa attendeva, con lo sportello aperto, che due persone, entrambe nascoste da lunghi mantelli, salissero a bordo.
Una delle due figure però non sembrava per nulla disposta, e cercava anzi di divincolarsi con una certa energia.

Lord X non si fermò a pensare.
“Cosa diamine sta succedendo, qui?” Disse piombando loro addosso come un uccello da preda.
Cercò di dividere i due corpi che stavano lottando, sicuro di dover combattere contro un uomo che stava certamente per sopraffare una ragazza indifesa.
Solo che lei non era una ragazza indifesa qualunque.
Era la lucciola d’oro che aveva cercato disperatamente per tutta la notte.
E lui non era un bruto.
Se per questo, non era neppure un lui.
Rimase senza fiato mentre teneva separate le due donne e soprattutto cercava di capirci qualcosa. La ragazza bionda tremava e sembrava accasciarsi su se stessa; la sorresse con un braccio mentre il suo sguardo si soffermava sul magnifico esemplare femminile che aveva davanti.
La donna, alta, con una massa di capelli rossi sfuggiti alla protezione del mantello, lo fissava con due occhi verdi socchiusi in un’espressione glaciale.
“Chi siete? E come osate intromettervi in ciò che non vi riguarda?” Sibilò con forza mentre cercava di liberarsi dalla stretta dell’uomo.
Lui lasciò immediatamente la presa, come se il corpo della donna scottasse. Guardò la giovane che tremante gli si stringeva contro, poi alzando lo sguardo su quella femmina incredibile chiese:
“Che cosa pensavate di fare a questa creatura?”
“Questa creatura, signore, non vi riguarda. E se volete proprio saperlo, stavo cercando di salvarla da quelli come voi”.
Lord X la guardò come se fosse impazzita. Quello che la donna diceva non aveva alcun senso.
Assolutamente nessuno.
A meno che…

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