ESCE IN LIBRERIA IL SEGRETO DEL VAMPIRO ( Vampire's Secret ), di Raven Hart- EDIZIONI DELOS, COLLANA ODISSEA VAMPIRI
Il secondo romanzo della saga dei vampiri di Savannah. La vendetta non è mai stata così dolce.
William Cuyler Thorne, un tempo mortale e premuroso padre di famiglia, è ora un vampiro a caccia di sangue e di donne bellissime e agisce sotto la copertura di stimato cittadino della società di Savannah.
Ma la sua esistenza è complicata dal fatto deve combattere contro i seguaci di Reedrek, spietato vampiro giunto negli Stati Uniti dal vecchio continente per distruggerlo.
A contrastare questa feroce banda di succhiasangue europei c'è un vero e proprio impero, che comprende Jack, vampiro dalle abilità notevoli, la voluttuosa seduttrice Eleanor, che William ha trasformato da poco in sua compagna per l'eternità, e Werm, deciso a calarsi nella parte del tipo tosto e aggressivo.
Mentre William e la sua squadra si preparano allo scontro, è una donna a rappresentare la loro unica speranza di vincere, una vampira dai poteri straordinari che tiene il destino dei vampiri nelle proprie calde, piccole mani.
Note di andreina65: secondo libro della serie chiamata la "Savannah vampire series" sino a oggi così composta :
1. LA SEDUZIONE DEL VAMPIRO (The Vampire's Seduction)
2. IL SEGRETO DEL VAMPIRO (The Vampire's Secret )
3. The Vampire's Kiss (inedito in Italia)
4. The Vampire's Betrayal (inedito in Italia)
5. The Vampire's Revenge (inedito in Italia)
+ altri a seguire
Susan Goggins è stata reporter di quotidiani, scrittrice di discorsi per personalità politiche e ha svolto numerosi altri incarichi nel settore giornalistico. Sotto lo pseudonimo di Raven Hart, insieme a Virginia "Gin" Ellis, ha scritto due romanzi del ciclo I Vampiri di Savannah: La seduzione del vampiro e Il segreto del vampiro. Dopo la scomparsa della sua collega ha continuato da sola. Attualmente ha completato cinque romanzi che sono già stati pubblicati negli Usa dalla casa editrice Ballantine.
ESCE IN LIBRERIA ORGOGLIO E PERDONO ( Ain't Too Proud to Beg ), di Susan Donovan- EDIZIONI FANUCCI/LEGGEREDITORE
Josie Sheehan, trentacinque anni, ha collezionato una serie infinita di relazioni finite male: ne ha alle spalle tante quante sono le borse griffate che tiene nell’armadio. Ormai l’unico che frequenta assiduamente il suo letto è Genghis, il suo affezionatissimo labrador, e Josie ha giurato a se stessa di dimenticare per sempre l’esistenza degli uomini, sugellando la propria intenzione con una promessa fatta insieme a tre sue amiche, tutte rigorosamente single e padrone di altrettanti compagni a quattro zampe. Ma tutto cambia il giorno in cui conosce Rick Rousseau, il sexy e simpatico proprietario di un negozio di animali che perde letteralmente la testa per lei. E proprio quando Josie comincia a pensare che forse ha finalmente trovato qualcosa di più di una storia passeggera, scopre che Rick ha un passato piuttosto complesso... e un segreto che potrebbe mettere in pericolo anche lei.
“Susan Donovan è riuscita a dar vita a una commedia romantica con un tocco di suspense.”
Publisher’s Weekly
“Humour, suspense e personaggi interessanti... Susan Donovan ha scritto davvero uno splendido romanzo!”
Romance Junkies.
“Susan Donovan, che oggi ha quarant’anni, è cresciuta a Cincinnati; dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Northwestern University, ha lavorato come reporter a Chicago, Albuquerque e Indianapolis. I suoi romanzi sono stati tradotti in dodici Paesi, e sono costantemente ai vertici delle classifiche del New York Times.
ESCE IN LIBRERIA JUSTIN IL RIBELLE ( Just in Case ), di Meg Rosoff- EDIZIONI FANUCCI/LEGGEREDITORE
David Case ha quindici anni ed è un ragazzo chiuso, che parla il meno possibile con i genitori – i quali a loro volta non sembrano voler fare uno sforzo per capire lui. Un giorno trova il suo fratellino in bilico sul balcone di casa, a malapena in equilibrio sulle gambe di bimbo, le braccia spalancate, sul punto di spiccare un volo mortale. D’istinto, lo afferra e lo riporta in salvo. Ma quell’episodio lo segna profondamente: David si rende conto all’improvviso di quanto fragile sia l’esistenza umana, e non riesce a liberarsi dalla sensazione che qualcosa di terribile possa accadergli da un momento all’altro. Decide così di lasciarsi ogni cosa alle spalle, cambia nome in Justin e assume una nuova identità, indossa nuovi vestiti e si fa nuovi amici, e osa perfino innamorarsi della seducente Agnes Day. Accompagnato dal suo cane immaginario, il greyhound Boy, tenta in ogni modo di calarsi nel ruolo che ha inventato per sé e, soprattutto, riuscire a sopravvivere in un mondo in cui tutto potrebbe andare perduto in qualsiasi istante. Nel frattempo, un’eccentrica giovane fotografa lo scopre, e lo immortala in un poster sulla ‘gioventù distrutta’... In una narrazione serrata, in cui i ragazzi sembrano più saggi e più grandi degli adulti, Meg Rosoff dà vita a una storia in parte surreale, in parte allegorica, mostrando come Justin Case, il personaggio creato artificialmente dal protagonista, tenti disperatamente di cambiare il proprio ineluttabile destino.
Romanzo vincitore della Carnegie Medal e del Costa Children’s Book Award.
“Un realismo dai toni magici sbarca in Inghilterra con questo romanzooriginale e brillante, in cui Londra fa da sfondo alla lotta di un ragazzo contro le forze del destino.“
Marie Claire
Meg Rosoff, nata a Boston nel 1956, ha esordito con il romanzo Come vivo ora (Feltrinelli 2005), acclamato da uno strepitoso successo presso critica e pubblico e vincitore di numerosissimi premi, tra i quali il Guardian Children’s fiction Prize, il Michael L. Printz Award, il Branford Boase Award.
Isn't It Romantic? è alla ricerca di nuove bloggers!
e poiché ci avete seguito sempre con simpatia ed entusiasmo, siamo sicure che tra voi ci siano proprio le persone adatte ! :-)
Se siete lettrici accanite di romance, ma non solo, se vi piace condividere le vostre impressioni e le vostre idee, se vi piace scrivere e desiderate collaborare con noi, questo è il vostro momento!
parlateci di voi, di quello che vi piace leggere e che vorreste fare sul blog, mandateci un "articolo" di prova (o anche più d'uno) corredato di immagini, video ecc. su qualsiasi tipo di argomento che abbia a che fare con il romance e che non sia apparso in nessun altro blog/sito/forum.
I migliori articoli ricevuti verranno pubblicati sul blog durante i mesi di Ottobre e Novembre, e a Dicembre annunceremo i nomi delle nuove bloggers di Isn't It Romantic?
Per Ottobre, sono previste molte altre uscite interessanti oltre a quelle già segnalate nel precedente post dell'infilitrata (che se vi siete perse potete trovare qui: http://romancebooks.splinder.com/post/23237413).
La piu' degna di nota è GABBIA PER AMANTI di Dawn Powell edita da Fazi, che ha già pubblicato con successo 6 dei suoi numerossissimi romanzi e che tengo particolarmente a segnalarvi e a consigliarvi, se non aveste mai letto nulla di questa bravissima autrice vi esorto ad affrettarvi a farlo, magari cominciando proprio da quello che ritengo (e non solo io che non sono nessuno, ma fiori di artisti come Hernest Hemingway e Gore Vidal) essere il suo capolavoro.
La Powell è riconosciuta quale la più grande scrittrice americana del Novecento, nata in Ohio (USA) nel 1896 e morta in circostanze misteriose nel 1965.
Visse un'infanzia che sembra trarre le sue vicende da un romanzo d'appendice di fine Ottocento: orfana di madre, lasciata dal padre in balia di una perfida matrigna che godeva nell'infliggerle atroci sofferenze, crebbe isolata dal mondo in una cittadina di provincia dove perfino andare a scuola poteva essere un privilegio. Come ogni protagonista di una storia con tutti i crismi, Dawn riuscì a fuggire che aveva appena tredici anni e da lì iniziò il riscatto di una personalità determinata ad attraversare la vita senza più lasciarsene sopraffare. In parte ci riuscì: frequentò il college e poi l'università potendo contare esclusivamente sulle borse di studio che il suo rendimento scolastico le assicurava. A farle forza, un'affettuosa zia che le insegnò il valore della libertà in un'epoca in cui essere donna era condizione non sempre conciliabile con il desiderio di indipendenza. E poi una passione: la scrittura. Nel 1918, quando aveva appena ventun anni, Dawn approdò a New York, la città che amò sopra ogni altra e che sempre nella sua produzione letteraria viene contrapposta alla casa dell'infanzia nell'Ohio, dove piccole gioie e grandi dolori si mescolano e continuano a straripare oltre il limite della memoria, nella back-story di tanti personaggi dei romanzi della Powell. Certo i primi tempi nel Village non furono facili, come lei stessa racconta: "Dio sa che ogni tanto il pensiero del mio metro e mezzo che si arrabatta nella città malvagia mi dà una sensazione di vuoto". Ma New York è anche il luogo dove i suoi primi romanzi presero vita, dove i suoi personaggi si muovono, dove Dawn incontrò e sposò Joseph Gousha nel 1920. A lasciar intendere la personalità della Powell e la sua irriverente voglia di non sottostare mai a regole preconcette e dogmatismi comportamentali, basti pensare allo scandalo creato da lei e il marito quando tornati dal viaggio di nozze presero una singolare decisione: tornare ognuno a casa propria. E se anche l'esperimento di condurre vite separate non durò a lungo, il loro matrimonio fu spesso movimentato da passioni extraconiugali di cui né Dawn né Joseph pensarono mai di privarsi. Non mancarono di certo molti dolori nella vita di Dawn Powell. Fra questi non è secondario l'autismo di cui il suo unico figlio soffriva in anni in cui la malattia non era ancora riconosciuta: tanto maggiore dunque era la sofferenza per non riuscire a razionalizzare gli strani comportamenti di un bambino per molti versi più acuto dei coetanei, ma ufficialmente classificato come ritardato. Il suo matrimonio – stabile nonostante tutto – durò fino alla morte di Joseph nel 1962 ma la sorte delle finanze familiari subì le conseguenze di una dedizione all'alcol che travolse spesso Joseph e di frequente la stessa Dawn. Benché la Powell abbia sempre lavorato in case editrici e redazioni giornalistiche, nonostante le molte pubblicazioni e i lunghi periodi di scrittura cinematografica a Hollywood, quando la scrittrice si ammalò non aveva più sostanze su cui contare. Sistemato il figlio Jojo (Joseph junior) in clinica, Dawn Powell morì nel 1965. Le vicende per cui le sue spoglie furono recuperate dopo diversi anni sull'isola di Hart, cimitero di derelitti senza nome, non sono chiare. (Fonte: http://www.fazieditore.it/)
Forse anche per questo i suoi romanzi, storie d'amore appassionate e tormentate rispecchiano la sua difficile vita e i suoi protagonisti hanno quella meravigliosa profondità di spessore che hanno le persone nella "vita vera".
GABBIA PER AMANTI, 200 pagine circa per 18€, ci racconta la storia di Christine. Siamo a Parigi, negli anni cinquanta, Christine Drummond, una giovane americana, rievoca nella stanza dell’alberghetto dove ha preso alloggio i motivi che l’hanno spinta a fuggire. La ragazza, dopo aver rotto ogni rapporto con la madre, ha accettato un posto da segretaria e dama di compagnia presso Miss Lesley Patterson, un’arcigna riccona afflitta da varie malattie immaginarie. Tra le due donne si è creato un legame morboso, basato sulla dipendenza reciproca, e Christine si è sentita usata dall’anziana donna che ha continuamente escogitato nuovi e subdoli modi per tiranneggiarla, arrivando a impedire qualsiasi altro rapporto affettivo della ragazza, fino a stroncare sul nascere la sua relazione con Gordon McNeal, l’autista di casa. Dopo aver vagato in una Parigi piovosa e ostile, Christine viene raggiunta qui proprio da Gordon che le propone di andarsene con lui. In albergo, però, trova ad aspettarla Miss Lesley, che le ingiunge di tornare al suo servizio e, quando lei si ribella, viene colta da malore. L’ictus lascia la donna veramente bisognosa di cure e la ragazza decide di tornare al vecchio lavoro e di accettare l’amore di Gordon. In uno scenario per lei insolito, una Parigi conosciuta durante un viaggio in Europa, Dawn Powell ripercorre con la consueta maestria temi a lei cari: la perdita dell’innocenza, che qui più che altrove coincide con il passaggio dall’adolescenza all’età adulta; l’idealismo dei sogni e delle aspirazioni contrapposto alla ferocia di un mondo dominato dal denaro; le lusinghe e i pericoli dell’amore che, soprattutto per le donne, si rivela il più delle volte un’insidiosa trappola. A differenza che in altri romanzi Gabbia per amantiha però un lieto fine: i due protagonisti riescono a spezzare la gabbia che li teneva prigionieri e a rinchiudervi proprio colei che l’aveva costruita per loro. «Era la loro schiava e lo sarebbe rimasta fino alla morte; con la paura di essere abbandonata, la paura che gli altri si amassero, e più di ogni altra cosa la paura degli amanti».
Un libro assolutamente da non perdere!!! Buona lettura!
Paola.
ESCE IN LIBRERIA LOVER UNBOUND - UN AMORE INDISSOLUBILE di J.R.WARD - EDIZIONI EUROCLUB
Sangue... e passione. Continua l´entusiasmante saga
V come un vampiro di nome Vishous: con un passato violento alle spalle e un futuro d´amore impossibile. Bentornati nel sobborgo di Caldwell, avamposto segreto della Confraternita del Pugnale Nero nonché luogo in cui si combatte l´eterna lotta dei vampiri contro i lesser, ex umani privati dell´anima. In primo piano questa volta c´è Vishous, il Vizioso. Figlio del sanguinario Carnefice e cresciuto dal padre in un campo di addestramento, ha subito violenze fisiche e psicologiche di ogni tipo, tanto che ora si ritrova perseguita-to dai demoni di una sessualità oscura e brutale. Quando, a causa di una ferita mor-tale, Vishous viene portato d´urgenza al St. Francis Medical Center, viene operato dall´affascinante dottoressa Jane Whitcomb, che gli salva la vita. Fra i due è amore a prima vista, anche se lei è un´umana. E anche se lui è destinato a congiungersi soltanto con le sacerdotesse del tempio per generare vampiri dotati dei suoi stessi poteri. Ma Jane lo aiuterà a liberarsi dei suoi tormenti interiori e, per la prima volta, gli svelerà il piacere infinito di un erotismo senza vittime né carnefici...
TRA TUTTE COLORO CHE LASCERANNO UN COMMENTO VERRANNO ESTRATTE DUE FORTUNATE LETTRICI CHE VINCERANNO UNA COPIA CIASCUNA DI LOVER UNBOUND GENTILMENTE OFFERTE DA MONDOLIBRI !
Ambientazione : contemporanea - Caldwell, New York Livello di sensualità : hot (bollente)
Note di andreina65: Finalmente! Laciatemi esultare un po'! è arrivato l’atteso quinto libro della La serie "La Confraternita del Pugnale Nero" ad oggi è così composta :
- DARK LOVER - UN AMORE PROIBITO, storia di Wrath; - LOVER ETERNAL - UN AMORE IMMORTALE, storia di Rhage; - LOVER AWAKENED - UN AMORE IMPOSSIBILE, storia di Zsadist; - LOVER REVEALED - UN AMORE VIOLATO, storia di Butch; - LOVER UNBOUND -UN AMORE INDISSOLUBILE, storia di Vishous - LOVER ENSHRINED- storia di Phury; inedito in Italia - LOVER AVENGED- storia di Rehvenge; inedito in Italia - Per chi fosse interessato a conoscere meglio questa fantastica serie, a cui abbiamo dedicato numerosi post, eccovi il link al concorso ”Libro del mese” dello scorso maggio: http://romancebooks.splinder.com/post/20657752
Per chi volesse più informazioni su questa serie ed i suoi vari episodi ( e qualche anticipazione su quello che succederà negli episodi ancora inediti in Italia... ), eccovi i link alle nostre recensioni dei romanzo di J. R. Ward :
J. R. Ward Dopo aver lavorato a lungo come capo del personale di una delle più prestigiose cliniche universitarie degli Stati Uniti, ha deciso di dedicarsi alla scrittura, diventando autrice di apprezzati best-seller. Fra questi, i romanzi della saga di Dark Lover, che coniugano eros e paranormale e che stanno conquistando il pubblico anche in Italia.
E per gentile concessione di Mondolibri (tutti i diritti riservati) vi offriamo in anteprima il primo capitolo del libro! Giusto un piccolo assaggio...buona lettura!
Dedicato a: Te. All’inizio ti ho frainteso e me ne scuso. È proprio da te essere intervenuto comunque, salvando così non solo lui, ma anche me. Con immensa gratitudine ai lettori della Confraternita del Pugnale Nero e in particolare alle ragazze! Non tirerò neanche più in ballo il divano, siete in troppi.
Prologo
Greenwich Country Day School Greenwich, Connecticut Vent’anni fa
«Dai, prendilo, Jane.» Jane Whitcomb afferrò lo zaino. «Però vieni, vero?» «Te l’ho già detto stamattina. Sì.» «Va bene.» Jane seguì con gli occhi l’amica che si allontanava lungo il marciapiede finché sentì un colpo di clacson. Sistemandosi la giacca, raddrizzò le spalle e si voltò verso una Mercedes-Benz. Al volante, sua madre guardava fuori dal finestrino, la fronte aggrottata. Jane si affrettò ad attraversare la strada; lo zaino faceva troppo rumore per i suoi gusti – ci aveva nascosto dentro una cosa che doveva restare segreta. Saltò sul sedile di dietro nascondendolo ai suoi piedi; l’auto ripartì prima che avesse chiuso la portiera. «Tuo padre torna a casa stasera.» «Come?» fece Jane spingendosi gli occhiali in cima al naso. «Quando?» «Stasera. Quindi temo che…» «No! Me l’avevi promesso!» Sua madre le lanciò un’occhiata da sopra la spalla. «Scusi tanto, signorina.» «Me l’avevi promesso per il mio tredicesimo compleanno», piagnucolò Jane con gli occhi lucidi. «Ero già d’accordo con Katie e Lucy…» «Ho già avvertito le loro mamme.» Jane si lasciò andare contro il sedile. Sua madre la guardò attraverso lo specchietto retrovisore. «Levati quell’espressione dalla faccia, per favore. Credi di essere più importante di tuo padre? Eh?» «No di certo. Lui è dio.» La Mercedes sterzò bruscamente verso il ciglio della strada con uno stridore di freni. Sua madre si voltò completamente, alzò la mano e rimase in posa, il braccio tremante. Jane si ritrasse inorridita. Dopo un attimo di violenza sospesa, sua madre si voltò, lisciandosi i capelli già perfettamente lisci col palmo fermo come acqua bollente. «Tu… tu non cenerai con noi, stasera. E darò ordine di buttare via la tua torta.» L’auto ripartì. Jane si asciugò le guance abbassando gli occhi sullo zaino. Era la prima volta che invitava le amiche a passare la notte da lei. Erano mesi che supplicava di poterlo fare. Rovinato. Adesso era tutto rovinato. Rimasero in silenzio per tutto il tragitto; dopo aver parcheggiato in garage sua madre scese dalla Mercedes ed entrò in casa senza voltarsi. «Sai dove andare», fu tutto ciò che disse. Jane rimase in macchina, cercando di riprendersi. Poi prese zaino e libri e si trascinò attraverso la cucina. Richard, il cuoco, chino sopra la pattumiera, stava spingendo giù da un piatto una torta ricoperta di glassa bianca con sopra dei fiorellini rossi e gialli. Jane non gli disse niente perché aveva un groppo un gola. Neanche Richard le disse niente perché Jane gli stava antipatica. A lui piaceva solo Hannah. Jane passò in sala da pranzo; non aveva voglia di incrociare la sua sorellina e si augurò che Hannah fosse già a letto. Quella mattina non stava bene. Forse perché doveva preparare il riassunto di un libro per la scuola. Andando verso lo scalone, vide sua madre in salotto. I cuscini del divano. Di nuovo. Sua madre aveva ancora addosso il cappotto di lana celeste e stringeva in mano il foulard di seta e di sicuro sarebbe rimasta così finché non fosse stata soddisfatta di come apparivano i cuscini. Il che poteva voler dire parecchio tempo. Il termine di paragone era lo stesso dei capelli: la perfezione assoluta. Jane salì in camera sua. La sua unica speranza, a quel punto, era che suo padre arrivasse dopo cena. Così almeno, pur sapendo che lei era in punizione, non sarebbe stato costretto a guardare la sua sedia vuota. Proprio come sua madre, anche lui detestava il minimo disordine, e non vederla a tavola era il massimo del disordine. La ramanzina che le avrebbe riservato, in tal caso, sarebbe stata ancora più lunga perché avrebbe dovuto includere sia la delusione che aveva procurato alla sua famiglia con la sua assenza a cena sia il fatto che era stata sgarbata con sua madre. Al piano di sopra, la sua camera da letto giallo ranuncolo era come tutto il resto, in casa: impeccabile come i capelli di sua madre, i cuscini del divano e il modo in cui ci si doveva esprimere. Niente fuori posto. Tutto ingessato nella gelida perfezione delle riviste di arredamento. La sola cosa che sfuggiva a quello schema era Hannah. Lo zaino finì dentro l’armadio, sopra le file di mocassini e scarpe col cinturino; poi Jane si tolse l’uniforme scolastica e si infilò una lunga camicia da notte di flanella. Non c’era motivo di vestirsi diversamente, tanto non sarebbe andata da nessuna parte. Portò la pila di libri sulla scrivania bianca. Aveva dei compiti di inglese. Algebra. Francese. Lanciò un’occhiata al comodino. Le mille e una notte la aspettavano. Non le veniva in mente modo migliore per passare il tempo mentre era in punizione, ma prima di tutto c’erano i compiti. Per forza. Altrimenti si sarebbe sentita troppo in colpa. Due ore dopo era a letto con Le mille e una notte in grembo. All’improvviso la porta si aprì e Hannah fece capolino nella stanza. I suoi ricci rossi erano un’altra deviazione dalla norma. A parte lei, tutti in famiglia erano biondi. «Ti ho portato qualcosa da mangiare.» Jane si rizzò a sedere, preoccupata per la sorellina. «Ti caccerai nei pasticci.» «No.» Hannah sgattaiolò dentro; in mano aveva un cestino coperto da un tovagliolo di percalle con sopra un panino, una mela e un biscotto. «Me l’ha dato Richard; ha detto che così stasera potevo fare uno spuntino.» «E tu?» «Io non ho fame. Ecco, prendi.» «Grazie, Han.» Jane prese il cestino mentre Hannah si sedeva in fondo al letto. «Allora, cos’hai combinato?» Jane scosse la testa, addentando il panino al roast-beef. «Mi sono arrabbiata con la mamma.» «Perché non ti ha lasciato fare la tua festa?» «Uh-huh.» «Be’… ho qui qualcosa che ti tirerà su di morale», così dicendo, Hannah fece scivolare sul piumone un cartoncino colorato. «Buon compleanno!» Jane guardò il biglietto e batté le palpebre un paio di volte. «Grazie… Han.» «Non essere triste, ci sono qua io. Guarda il biglietto! L’ho fatto per te.» Su primo foglio, tracciate dalla mano maldestra di sua sorella, c’erano due figurine stilizzate. Una aveva i capelli biondi e lisci e ai suoi piedi c’era scritto Jane. L’altra aveva i capelli rossi e ricci e sotto c’era scritto Hannah. Si tenevano per mano e avevano un gran sorrisone sui faccini tondi. Proprio mentre Jane si apprestava ad aprire il biglietto, un paio di fari spazzarono la facciata della casa risalendo il viale d’accesso. «È arrivato papà», bisbigliò Jane. «Farai meglio ad andare via.» Hannah non sembrava preoccupata come ci si poteva aspettare, forse perché non stava bene. O forse era distratta da… be’, dalle cose che la distraevano di solito. Hannah era quasi sempre immersa nelle sue fantasticherie, il che forse spiegava perché era sempre allegra. «Vai, Han, sul serio.» «Va bene. Ma mi dispiace davvero che la tua festa sia saltata», disse Hannah strascicando i piedi fino alla porta. «Ehi, Han? Mi piace il biglietto.» «Non lo hai neanche aperto.» «Non ce n’è bisogno. Mi piace perché l’hai fatto per me.» Il volto di Hannah si aprì in uno dei suoi sorrisi radiosi; ogni volta che li vedeva, Jane pensava ai giorni di sole. «Parla di me e di te.» Mentre la porta si chiudeva, Jane udì le voci dei suoi genitori nell’atrio. Divorò in fretta e furia lo spuntino di Hannah, nascose il cestino tra le pieghe delle tende vicino al letto e andò a rovistare tra i libri scolastici. Tornò a letto con Il Circolo Pickwick di Dickens. Se entrando suo padre l’avesse trovata a leggere roba di scuola, forse la cosa le avrebbe fatto guadagnare dei punti. I suoi genitori salirono di sopra un’ora dopo e Jane si irrigidì,aspettandosi di sentire bussare suo padre. Ma così non fu. Strano. Nella sua mania di controllare sempre tutto, era preciso come un orologio svizzero e la sua prevedibilità aveva un che di stranamente confortante, anche se a Jane non piaceva avere a che fare con lui. Mise da parte Il Circolo Pickwick, spense la luce e infilò le gambe sotto il piumone ornato di gale. Sotto il baldacchino del letto non riusciva a prendere sonno; a un certo punto sentì la pendola in cima alle scale battere dodici volte. Mezzanotte. Sgattaiolò giù dal letto, andò all’armadio, tirò fuori lo zaino e aprì la cerniera. La tavola ouija cadde fuori, aprendosi e atterrandoa faccia in su sul pavimento. Jane la raccolse con una smorfia, temendo che potesse essersi rotta o roba del genere, poi prese il puntatore. La tavola ouija era una tavoletta con sopra le lettere dell’alfabeto e serviva per comunicare con gli spiriti e ricevere messaggi dall’Aldilà. Lei e le sue amiche morivano dalla voglia di giocare per scoprire chi avrebbero sposato. A Jane piaceva un ragazzo che si chiamava Victor Browne, che frequentava il suo corso di matematica. Ultimamente avevano chiacchierato un po’ e lei era convinta che potessero fare coppia. Purtroppo non era sicura dei sentimenti di Victor nei suoi confronti. Forse lei gli piaceva solo perché gli suggeriva le risposte giuste. Mise la tavoletta sul letto, posò le mani sul puntatore e fece un bel respiro. «Come si chiama il ragazzo che sposerò?» Non si aspettava che quel coso si muovesse. E infatti non si mosse. Dopo un altro paio di tentativi, si abbandonò contro la testiera del letto in preda alla frustrazione. Un minuto dopo picchiò sul muro alle sue spalle. Sua sorella rispose battendo a sua volta; poco dopo, Hannah sgattaiolò nella stanza. Appena vide il gioco, saltò sul letto euforica, lanciando per aria il puntatore. «Come si gioca?» «Shh!» Dio, se le beccavano adesso erano fregate. Per sempre. «Scusa.» Hannah piegò le ginocchia contro il petto e strinse le braccia intorno alle gambe cercando di trattenersi. «Come si…» «Tu fai delle domande e la tavola ti risponde.» «Cosa possiamo chiedere?» «Chi sposeremo.» E va bene, adesso Jane era nervosa. E se la risposta non fosse stata Victor? «Cominciamo da te. Appoggia le dita sul puntatore, però non spingere o roba del genere. Solo… così, brava. Okay… Chi sposerà Hannah?» Il puntatore non si mosse. Neanche dopo che Jane ebbe ripetuto la domanda una seconda volta. «È rotto», disse Hannah ritraendosi. «Fammi provare con un’altra domanda. Rimetti su le mani.» Jane trasse un profondo respiro. «Chi sposerò io?» Dalla tavola si levò come uno stridio e il puntatore cominciò a muoversi. Quando si fermò sulla lettera V, Jane fu scossa da un fremito. Col cuore in gola lo guardò spostarsi sulla lettera I. «È Victor!» esclamò Hannah. «È Victor! Sposerai Victor.» Jane non si curò di zittirla. Era troppo bello per essere… Il puntatore si fermò sulla lettera S. S? «È sbagliato», disse Jane. «Dev’essere sbagliato…» «Non fermarti. Vediamo chi è.» Ma se non era Victor, Jane proprio non sapeva chi potesse essere. E poi chi, tra i maschi della sua classe, aveva un nome che iniziava per Vis… Jane lottò per deviare il puntatore, ma quello insistette per andare sulla lettera H. Poi sulla O, sulla U e infine ancora una volta sulla S. VISHOUS. «Te l’avevo detto che era rotto», farfugliò Hannah. «Chi sarebbe questoVishous?» Jane distolse lo sguardo dalla tavola, poi si accasciò contro i cuscini. Quello era il peggiore di tutti i suoi compleanni. «Forse dovremmo riprovare», disse Hannah. Vedendo che Jane esitava, si accigliò. «Dai, non è giusto. Voglio una risposta anch’io.» Rimisero le dita sul puntatore. «Cosa riceverò per Natale?» chiese Hannah. Il puntatore non si mosse. «Comincia con un sì o con un no», suggerì Jane, ancora scossa dalla risposta di poco prima. Forse la tavoletta aveva dei problemi di ortografia? «Riceverò qualcosa a Natale?» chiese Hannah. Il puntatore cominciò a muoversi con un leggero cigolio. «Spero che sia un cavallo», mormorò Hannah mentre il puntatore si spostava sulla tavoletta. «Avrei dovuto chiedergli questo.» Il puntatore si fermò sul no. Le due bambine lo fissarono. «Anch’io voglio dei regali», piagnucolò Hannah, stringendosi le braccia intorno al corpo. «È solo un gioco», disse Jane, chiudendo la tavola. «E poi dev’essere proprio rotto. Prima mi è caduto.» «Io voglio dei regali.» Jane abbracciò forte sua sorella. «Non preoccuparti di questa stupida tavola, Han. Io ti regalerò sempre qualcosa per Natale.» Quando Hannah se ne andò, poco dopo, Jane si infilò di nuovo sotto le coperte. Stupido gioco. Stupido compleanno. Stupido tutto. Chiuse gli occhi e le venne in mente che non aveva letto il biglietto di sua sorella. Accese di nuovo la luce e lo prese dal comodino. Dentro c’era scritto: Ci terremo sempre per mano! Ti voglio bene! Hannah. Quella risposta sul Natale era sbagliatissima. Tutti adoravano Hannah e la riempivano di regali. Hannah riusciva addirittura a far cambiare idea a papà, a volte, e nessun altro ci riusciva. Quindi per forza avrebbe ricevuto qualcosa in regalo. Stupido gioco… Dopo qualche minuto, Jane si addormentò. Doveva essere così perché venne svegliata da Hannah. «Stai bene?» chiese Jane rizzandosi a sedere. Sua sorella era ferma accanto al letto con addosso la camicia da notte di flanella e una strana espressione sul viso. «Devo andare», disse. Aveva una voce triste. «In bagno? Ti viene da vomitare?» Jane spinse via le coperte. «Vengo con t…» «Non puoi», disse Hannah con un sospiro. «Devo andare.» «Be’, quando avrai finito di fare quello che devi fare puoi venire a dormire qui con me, se vuoi.» Hannah guardò la porta. «Ho paura.» «Essere malati è una cosa che fa paura. Ma io sarò sempre qui per te.» «Devo andare.» Quando Hannah si voltò a guardarla sembrava… molto più grande, in un certo senso. Non la bambina di dieci anni che era in realtà. «Cercherò di tornare. Farò del mio meglio.» «Uhm… va bene.» Forse sua sorella aveva la febbre o roba del genere? «Vuoi andare a svegliare la mamma?» Hannah scosse la testa. «Voglio vedere solo te. Rimettiti a dormire.» Hannah uscì e Jane si rimise giù sui cuscini. Pensò di andare a controllare sua sorella in bagno, ma il sonno la vinse prima che avesse il tempo di seguire quell’impulso.
Il mattino dopo Jane venne svegliata da un rumore di passi pesanti che correvano, fuori in corridoio. All’inizio pensò che qualcuno avesse fatto cadere qualcosa che aveva lasciato una macchia su un tappeto, una sedia o un copriletto. Poi però sentì le sirene dell’ambulanza nel vialetto. Scese dal letto e andò a guardare fuori dalla finestra, poi sbirciò in corridoio. Suo padre stava parlando con qualcuno, al piano di sotto, e la porta della camera di Hannah era aperta. In punta di piedi, Jane si avvicinò camminando sulla passatoia orientale. Sua sorella di solito non si alzava così presto, al sabato. Doveva essere proprio malata. Si fermò sulla soglia. Hannah era stesa sul letto, immobile, gli occhi spalancati verso il soffitto, la pelle bianca come le lenzuola su cui era sdraiata. Non batteva le palpebre. Nell’angolo in fondo alla stanza, il più lontano possibile da Hannah, la loro madre era seduta nel sedile incassato nella finestra; la vestaglia di seta color avorio formava come una pozza sul pavimento. «Torna a letto. Subito.» Jane corse in camera sua. Mentre chiudeva la porta, vide suo padre salire le scale con due uomini in uniforme blu scuro. Parlava in tono autoritario e lei colse solo le parole … cardiaco congenito. Balzò nel letto e si tirò le lenzuola fin sopra la testa. Tremante, al buio, si sentiva molto piccola e molto spaventata. La tavola aveva ragione. Hannah non ricevette nessun regalo, quel natale, e non sposò nessuno. La sorellina di Jane mantenne la promessa, però. Tornò per davvero.
E adesso care lettrici, mettete un bel collirio che vi idrati bene gli occhi e che tolga un po' di stanchezza alla vista ! Non sia mai che li avete affaticati con la lettura... Mi raccomando, è obbligatorio stare sedute…sapete, avere un mancamento è possibile!
TRA TUTTE COLORO CHE LASCERANNO UN COMMENTO SARANNO ESTRATTE DUE FORTUNATE LETTRICI CHE VINCERANNO UNA COPIA OMAGGIO CIASCUNA DI LA DODICESIMA VITTIMA GENTILMENTE OFFERTE DA LEGGEREDITORE!
Una linea scarlatta: sottile sul collo di Giverny Hart, profonda e leggermente sfrangiata su quello di Nancy Jo Norris. Due giovani corpi costretti a una morte precoce da carnefici invisibili e imprendibili. Il sangue di Giverny intrappolato all’interno, quello di Nancy Jo sparso e raccolto in sacrificio; un sangue che grida vendetta, un sangue che chiede giustizia. Un sangue che sporca le mani di uomini feroci e prepotenti, uomini che si arrogano il diritto divino di prendere vite solo per il proprio piacere e il proprio divertimento. Ed è il sangue ad unire due donne in due continenti diversi: Anya Crichton, patologa forense in Australia ed Eve Duncan, scultrice forense, negli Stati Uniti. Anya lotta contro il tempo e contro un sistema giudiziario che tutela i colpevoli e offre in olocausto le vittime, per salvare altre giovani donne dalla violenza dei fratelli Harbourn, stupratori e assassini per diletto che nessuno riesce mai ad incastrare. La piccola Giverny, nemmeno maggiorenne, non è riuscita a sopravvivere ed è stata inghiottita da un male dilagante che sembra più forte di qualsiasi bontà e di qualsiasi possibilità di vera redenzione, ma Anya non vuole né può arrendersi e non rinuncia a perseguire giustizia e verità. Così come Eve Duncan, nonostante gli anni di sofferenze, di umiliazioni e di vicoli ciechi, non abbandona le ricerche del cadavere della figlioletta settenne rapita da un assassino senza nome e senza volto, eppure presente come un cancro nella sua vita. Il ritrovamento di Nancy Jo Norris, sgozzata non lontano dalla sua abitazione, trascinerà Eve, il compagno Joe Quinn detective della polizia di Atlanta, e la figlia adottiva Jane in una nuovo incubo in cui gli spiriti dei morti e le anime dei vivi si uniranno per catturare Kevin Jelak, ennesimo serial killer prodotto dal sonno delle coscienze.
Considerato che sono dei thriller, non aggiungerò altro sulle trame di questi due nuovi romanzi, con cui ha felicemente esordito la nuova casa editrice Leggereditore, a partire dalle copertine accattivanti ed eleganti, dal formato maneggevole ma di pregio e soprattutto dal prezzo davvero contenuto. I libri pur nella diversità di stili, (asciutto, essenziale ed efficace quello della Johansen, meno controllato e con qualche sbavatura, ma più emotivo e nervoso quello dello Fox), e di genere, (romantic suspense con elementi paranormali quello della Johansen, medical thriller quello della Fox), ci raccontano una grande storia. Quella di donne che si battono per degli ideali, che credono che la giustizia non sia solo un concetto astratto ma qualcosa da conquistare ogni giorno, che non si lasciano corrompere né demolire, che non mollano quando tutti gli altri mollano, che cadono ma si rialzano sempre. Che si piegano ma non si spezzano. Irritandoci, facendoci riflettere, commuovendoci
Sono sorelle Anya e Eve, con le loro fragilità e le loro certezze, con la loro frustrazione di fronte a un mondo dominato dai maschi e da logiche maschili di sopraffazione ed aggressione. Non sono superdonne Anya ed Eve, sono donne capaci ma normalissime, donne che potremmo conoscere o che forse conosciamo senza saperlo. Così come le vittime in questi romanzi, quelle di cui nessuno parla nemmeno nella realtà, quelle che non hanno voce, diventano qui protagoniste e ci parlano. Descrivono un mondo da cui spesso, noi che leggiamo anche romance, cerchiamo di fuggire, sognando principi azzurri e regni dorati e lieti finali. Però, ogni tanto, è bello confrontarsi non con donne che trovano la realizzazione in un uomo né che hanno bisogno di essere salvate dall'eroe di turno. Anya ed Eve si salvano da sole e gli uomini sono dei partner scelti consapevolmente e non per mero ed anonimo bisogno. Perché siamo noi donne che perennemente combattiamo, spesso senza appoggi, le battaglie più grandi.
Se volete leggere due bei libri coinvolgenti scritti da donne, per le donne e che nulla hanno da invidiare a quelli scritti da colleghi uomini provate La dodicesima vittima e Oltre la apparenze, il primo ha una parte sentimentale più sviluppata e centrale alla trama, il secondo è un vero giallo forense teso, coinvolgente ed emozionante che vi conquisterà. Io credo che le amerete...
ESTRATTO: LA DODICESIMA VITTIMA
1
Quella ragazza era piena di vita. Era stata generosa con lui, e lui doveva ricompensarla. Kevin Jelak ne sistemò accuratamente il corpo nudo sull’erba. Le scostò dal viso i lunghi capelli biondi e chiuse quegli occhi azzurri puntati dritti al cielo. Ma non poté fare niente per la smorfia di orrore pietrificata sul suo volto. Non aveva compreso l’onore che le stava tributando. Be’, che c’era da aspettarsi? Nancy Jo Norris aveva solo diciannove anni, e non conosceva gli incubi che possono assalire una donna, gli incubi dai quali lui l’aveva salvata. Preferiva onorare donne più mature, con più esperienza, ma quella febbre l’aveva sopraffatto, ed era dovuto scendere a compromessi. La febbre. Non hai compreso quanto sei stata fortunata, Nancy Jo. Avrei potuto tirare dritto se il tormento non fosse stato così intenso e non fossi stato costretto a confinarmi in un angolo di mondo così piccolo. L’angolo di mondo che conteneva Eve Duncan. La meravigliosa, forte, tormentata Eve Duncan. Eve sapeva degli incubi. Ci era passata. Poteva far finta di desiderare la vita, ma in fondo al cuore bramava soltanto la liberazione che lui poteva offrirle. La liberazione che lui le doveva. Aveva capito che sarebbe stata lei la mossa finale del gioco. Ma Eve aveva distrutto la sua risorsa primaria, ed era suo dovere prendersi tutto il tempo e fare gli sforzi necessari per riservarle al più presto le sue attenzioni. Guardò in alto verso la luna crescente, affilata come una falce nel cielo notturno. «Eve, mi ascolti?» bisbigliò. «Riesci a sentirmi?» Poi chiuse gli occhi e cercò di plasmare un’immagine di Eve nella sua mente. Capelli corti castano ramato, magra, corpo energico, viso intelligente e pieno di personalità. «Non sarà facile con te. Ma prometto di essere caparbio.» Nel frattempo, aveva quest’altra donna, questa Nancy Jo Norris, a cui tributare gli onori finali. Prese il calice dorato che aveva riposto fra le mani di lei poggiate sui seni. «Sei libera, Nancy Jo. Prendi il volo.» Si chinò e la baciò lentamente sulle labbra. La sua anima si era appena allontanata e il suo corpo stava già diventando freddo. «Mi hai perdonato? Comprendi il dono che ti ho fatto?» Erano le domande che faceva ogni volta, ma senza alcun profitto. Doveva avere pazienza. Un giorno, una di loro gli avrebbe dato quella rassicurazione. Magari Eve Duncan... E ora, un ultimo dovere che era sempre un vero piacere. «Nancy Jo Norris.» Sollevò il calice portandoselo alle labbra, lo sguardo ancora una volta sul cielo notturno e la fredda, affilata, scheggia di luna. «Dono per dono.» Vuotò il calice.
La luna crescente, luminosa e fredda, gettava il suo gelido luccichio sui campi addormentati che affiancavano l’autostrada per l’aeroporto di Atlanta. Freddo? Perché all’improvviso le era venuta in mente quella parola?, si chiese Eve. Stava andando a prendere Jane, la figlia adottiva, che arrivava da Parigi, e fino a qualche minuto prima si era sentita colma d’affetto ed eccitazione. Che stupida. Era ancora colma dello stesso affetto e della stessa eccitazione. Questo brivido era solo perché era notte fonda, e probabilmente era uno strascico degli ultimi giorni che lei e Joe avevano trascorso alla palude sulle tracce del mostro, Henry Kistle. Era stato un periodo da incubo quello in cui il serial killer aveva preso in ostaggio una ragazzina per indurre Eve a seguirlo. Non aveva potuto fare nient’altro quando le aveva mentito e le aveva detto di essere stato lui a uccidere Bonnie, la sua bambina, anni prima. L’incubo aveva assunto proporzioni enormi quando avevano scoperto l’isola dove erano state sepolte dozzine di bambini assassinati. Sì, ce n’era abbastanza per spaventare a morte chiunque. Sebbene fosse consapevole che Joe Quinn si stava allontanando da lei ogni istante di più, continuava a cercare il corpo di Bonnie, della sua figlioletta uccisa. Tutti quegli anni d’amore e di vita insieme rischiavano di finire perché lei non riusciva a smettere di provare a riportare la sua Bonnie a casa. Anni prima, la sua bambina era stata rapita e probabilmente uccisa. Quando più tardi si scoprì che Ralph Fraser, reo confesso e condannato a morte per svariati omicidi, non era l’assassino, Eve aveva iniziato le ricerche per trovare l’uomo che aveva rapito sua figlia. E Joe le era sempre rimasto accanto, offrendole sostegno e amore. Da principio come agente dell’FBI, poi con il dipartimento di polizia di Atlanta, ma sempre a fianco a lei. Era stato lì a tirarla fuori dall’abisso della depressione, a darle coraggio quando aveva deciso di tornare a studiare e diventare una scultrice forense, per mettere fine alle sofferenze degli altri genitori di bambini scomparsi. Era stato il suo amante, il suo amico, il suo rifugio. Fino a quest’ultimo anno, quando le continue minacce a Eve lo avevano reso stanco e frustrato. Quell’ultimo pericolo di Henry Kistle forse era stata l’ultima goccia. Non ci pensare. Pensa che stai per vedere Jane e che Joe non si è ancora allontanato da te, si disse. Lui stava bene quando era uscita di casa, quella mattina. Magari sarebbe riuscita a risolvere il... Il telefono squillò. Jane. «Sono per strada» disse, rispondendo. «Il tuo volo è in anticipo? Pensavo di avere ancora una trentina di minuti.» «Quasi sicuramente avrai un sacco di tempo in più» disse Jane. «Sono a Charlotte, nella Carolina del Nord. Il mio aereo ha avuto un guasto meccanico ed è atterrato qui. Stanno tentando di metterci su un altro volo. Aquanto pare ci sarà un ritardo di due o tre ore.» «Maledizione. Be’, vengo lì e aspetto.» «Non farlo. Torna a casa. Ti chiamo quando sto per imbarcarmi sul volo.» Eve ci pensò su. «Probabilmente hai ragione. Potrei tornare indietro e farcela comodamente a incontrarti poi al ritiro bagagli.» «Mi dispiace. Non volevo infilarti in questo casino. So quanto devi essere esausta. Non è proprio un bell’inizio per la mia visita.» «Vederti è già un buon inizio.» «Joe è con te?» «No, l’ho lasciato a letto. Era persino più esausto di me. Era al distretto la scorsa notte a cercare di identificare quei bambini morti che abbiamo trovato nella palude.» Jane rimase in silenzio un momento. «Ma la tua Bonnie non era fra loro?» «No.» Per un istante non riuscì a parlare, mentre ricordava l’agonia di quella scoperta. «Dio mio, pregavo di trovarla, Jane.» «Lo so. Ecco perché sono saltata su quell’aereo per tornare a casa. Lo so che hai Joe, ma voglio essere lì per te.» «Sì, ho Joe.» Dovette allontanare il telefono finché non riuscì a riacquistare il pieno controllo. Jane riusciva sempre a interpretarla. «E sarò strafelice di averti a casa. Chiamami.» Mise giù. Sperava di avere Joe. Dio, la vita senza Joe sarebbe stata vuota e senza trama né sostanza, fredda come la luna che splendeva sopra di lei. Una sensazione di freddo, di nuovo. Non riusciva a scrollarsela di dosso. Imboccò l’uscita e invertì la direzione di marcia. Sarebbe tornata a casa, alla villetta sul lago e da Joe. L’avrebbe abbracciato lasciando che la forza di lui la contagiasse. Allora forse, dopo un po’, il gelo sarebbe andato via.
In cucina le luci erano accese, Eve se ne accorse mentre si avvicinava con l’auto alla villetta. Di sicuro Joe non era riuscito a riaddormentarsi dopo che se n’era andata. Probabilmente stava bevendo un caffè e aspettando che lei portasse Jane a casa. Tuttavia non era in cucina, sebbene la macchinetta del caffè fosse accesa. Tazze, piattini e bricco del latte erano disposti sulla tavola, pronti. Non era nemmeno nella stanza da letto. Che diavolo era successo? Poi lo sentì salire gli scalini del patio. Un momento dopo Joe entrò in casa. Indossava la vestaglia marrone e le pantofole, e aveva i capelli in disordine. Eve gliel’aveva regalata lo scorso Natale, perché trovava che il marrone gli donasse. Faceva sembrare i suoi capelli scuri quasi color caramello e i suoi occhi di un brillante nocciola chiaro. La sua ruvidezza era ben evidente di solito, ed era ancora lì, ma sembrava addolcita da quel colore caldo. Lei sorrise. «Dove sei stato? Mi chiedevo cosa ti fosse successo. Ho visto che il caffè era...» S’interruppe, sgranò gli occhi alla vista del volto di Joe. «Che c’è che non va?» «Niente» disse lui secco. «Sono andato a fare una passeggiata in mezzo al verde.» «A quest’ora? Vestito così?» «Perché no? Non riuscivo a dormire.» Andò alla macchinetta del caffè e se ne versò una tazza. «Non c’è una legge che lo vieti. Garantisco. Chi può saperlo meglio di un piedipiatti?» Il suo tono di voce era sgarbato e tagliente, e stava evitando di guardarla. Ma non era stato abbastanza svelto; lei aveva intravisto quell’espressione sul suo volto. Raramente Joe era pallido, ma il suo colorito adesso non era bello. La pelle appariva tirata sugli zigomi, e i suoi occhi castani brillavano e avevano un non so che di animalesco. Animalesco? Joe non era mai animalesco. Poteva essere irascibile e impulsivo, ma era sempre in grado di controllarsi. «Perché non riuscivi a dormire?» «Come diavolo faccio a saperlo? Forse stavo sognando quei bambini assassinati sull’isola nella palude. È attorno a questo che ruota la mia vita, no? Bambini assassinati.» Bevve un sorso di caffè. «O magari una sola bambina assassinata. La tua. Dal momento in cui ti ho incontrata, non si è parlato che di Bonnie. Ce n’è abbastanza per far impazzire chiunque.» Rimase immobile, sconvolta. Era vero, in tutti quegli anni il fulcro delle loro vite era stato la sparizione e la morte di Bonnie, ma quella sua collera era arrivata come uno schiaffo. Supponeva che questo non avrebbe dovuto ferirla, perché sapeva bene che la pazienza di Joe si stava esaurendo. Si era impegnato con tutte le sue forze e le sue risorse intellettuali per cercare di darle ciò di cui aveva bisogno, e vederla costantemente in pericolo lo stava esasperando. «Hai ragione, certo. Nessuno sa meglio di me cosa ti ho fatto passare. Hai tutto il diritto di voler scappare da me e dalla situazione.» Si girò di scatto verso di lei. «Non voglio scappare da te» sbottò. «Sei l’unica donna che abbia mai amato. Dalla prima volta che ti ho vista, ho capito che dovevo stare con te. Quando l’FBI mi ha mandato ad Atlanta per investigare sulla sparizione e sulla probabile morte della tua Bonnie, chi diavolo avrebbe immaginato che non sarei più stato capace di lasciarti? Ma avevi perso una dolce bimba di sette anni che significava tutto per te. Eri fragile e afflitta, e ciononostante così maledettamente forte da lasciarmi senza parole. Volevo combattere tutti i tuoi fantasmi e darti tutto quello che volevi.» «Devi farlo» disse lei con voce rotta. «Solo che è stata una strada a senso unico. Io non ho sfidato nessun fantasma per te. Meriti qualcuno che lo faccia.» «Fanculo. Sapevo in che guaio mi stavo cacciando quando ci siamo messi insieme.» I suoi occhi bruciavano sul volto tirato. «Ma non sono stato in grado di uccidere il tuo fantasma, e stanotte ho iniziato a chiedermi se non mi divorerà.» «Stanotte?» Non era in quello stato quando l’aveva lasciato per andare all’aeroporto. Aveva percepito come un leggero allontanamento, ma il suo atteggiamento ora era violento e pieno di tensione repressa, sul punto di esplodere. Riusciva quasi a sentire un’agitazione frenetica girargli attorno. «È successo qualcosa mentre ero via?» «Certo che no. Ti ho detto che sono solo andato a fare due passi.» Sistemò la sua tazza sul bancone della cucina e fece per andarsene. «E sono stanco di subire il terzo grado. Sto bene. Lascia perdere, Eve.» «Talmente bene che non hai chiesto come mai Jane non era con me quando sono tornata.» Lui volse lo sguardo di nuovo verso di lei. «Sta bene?» «Sì, il suo aereo ha avuto un guasto meccanico ed è dovuto atterrare a Charlotte. Mi chiamerà quando è pronta per imbarcarsi di nuovo.» «Bene. Vado a fare una doccia, poi faccio un paio di telefonate e me ne vado al lavoro presto. Ho delle pratiche da sbrigare.» «Non provare a uscire da questa stanza» gli intimò Eve risoluta. «Qualcosa non va. Lo so, maledizione. Dimmelo.» «Se c’è qualcosa che non va, posso occuparmene da solo. Sono in grado di lottare contro i miei fantasmi.» Le parole di Joe erano convulse mentre procedeva a grandi passi verso la porta. «Non ho bisogno d’aiuto.» «Joe, per l’amor di dio, parla con me.» Non rispose. Lei guardò la porta della stanza da letto chiusa dietro di lui. La stava lasciando fuori, mentalmente e fisicamente. Avvertì il dolore che cresceva dentro di lei. Aveva capito che c’erano guai all’orizzonte, ma pensava di avere il tempo per cercare una via d’uscita. Cosa diavolo era successo perché la situazione peggiorasse così? Il suo cellulare squillò. Jane. Impiegò qualche secondo per rimettersi in sesto prima di rispondere alla chiamata. «Non mi aspettavo di risentirti così presto.» «Sono riusciti a riparare l’altro aereo. Mi sto imbarcando adesso. Vuoi che prenda un’auto a noleggio?» «Non essere stupida. Arrivo. Ci vediamo al ritiro bagagli.» Jane rimase in silenzio un istante. «Hai una voce strana. Va tutto bene?» «Certo. Starò ancora meglio quando ti vedrò. Ciao.» Riattaccò. Anche a distanza Jane è capace di intuire il mio stato d’animo, pensò Eve. Tentennò quando diede un’occhiata alla porta chiusa della stanza da letto. No, non sarebbe entrata per dire a Joe che stava andando all’aeroporto. La chiusura di quella porta era stata risoluta e definitiva. Gli avrebbe dato un po’di tempo, sperando che quei fantasmi di cui parlava si sarebbero dileguati nell’oscurità. Lasciò la casa e corse giù per gli scalini del patio, verso la macchina. Ma gli occhi le bruciavano di lacrime, e dovette aspettare un istante prima di lasciare il vialetto d’ingresso. Le mani strette sul volante mentre fissava confusa il buio là fuori. Il dolore di Joe riguardava Bonnie e l’ossessione di Eve di trovare l’assassino di sua figlia. Una caccia che era andata avanti per anni. Lo stava logorando. Non poteva aspettarsi che si immedesimasse in lei. Non aveva mai avuto un bambino. Avevano preso Jane da una famiglia affidataria quando aveva dieci anni, e da quel momento, si era dimostrata più matura della sua età. Era diventata la loro amica, non la loro bambina. Al contrario di Eve, Joe non aveva mai avuto la meravigliosa esperienza di crescere una ragazzina. Per questo non avrebbe mai capito perché Eve non poteva arrendersi. Perché il ricordo di Bonnie non l’avrebbe mai abbandonata. Quella sera, la notte prima del rapimento di Bonnie era ancora vivida nel suo ricordo, come se fosse successo il giorno prima.
Bonnie che si fiondava nella stanza da letto di Eve con indosso il pigiama giallo coi clown arancioni. I boccoli rossi scomposti ondeggiavano sulle sue spalle e il suo faccino era acceso da un sorriso radioso. «Mami, Lindsey dice che sua madre le farà mettere la maglietta di Pippo domani al parco per il picnic della scuola. Mi fai mettere la mia maglietta di Bugs Bunny?» Eve sollevò lo sguardo dal libro di Letteratura inglese aperto sulla scrivania. «Si chiede per favore, tesoro. E sì, puoi mettere Bugs domani.» Lei sorrise. «Non vogliamo mica che Lindsey ti metta in ombra.» «Non mi importerebbe. Lei è mia amica. Hai detto che dobbiamo sempre volere il meglio per i nostri amici.» «Sì, proprio così. Ora corri a letto.» Bonnie non si mosse. «Lo so che stavi studiando per l’esame, ma potresti leggermi una storia?» Aggiunse poi con fare accattivante: «Pensavo magari una molto, molto corta?» «La nonna adora leggerti le storie, tesoro.» Bonnie venne più vicino e sussurrò: «Voglio bene a nonna. Ma è sempre speciale quando me la leggi tu. Solo una corta...» Eve diede un’occhiata al libro di Letteratura. Sarebbe rimasta in piedi fin dopo mezzanotte visto che si trattava di studiare per quell’esame. Guardò il volto supplichevole di Bonnie. Oh, al diavolo. Bonnie era il motivo per cui Eve stava studiando per il diploma, tutto sommato. Era la ragione di ogni cosa, nella sua vita. Perché negarlo? «Corri a scegliere un libro di storie.» Mise da parte il manuale di Letteratura e si alzò. «E non dev’essere per forza una storia breve.» L’espressione di Bonnie avrebbe potuto illuminare Times Square. «No, prometto...» Corse fuori dalla stanza. Tornò in pochi secondi con un libro di Dr. Seuss. «Questo dura poco, e mi piacciono le rime.» Eve si sedette sulla sedia a dondolo con l’imbottitura blu che usava da quando Bonnie era appena nata. «Sali su. Anche a me piace Dr. Seuss.» «Lo so che ti piace.» Bonnie si arrampicò sulle ginocchia di Eve e l’abbracciò stretta. «Ma visto che è un libro così corto, mi canti... potrei avere anche la mia canzone?» «Penso che sia una richiesta ragionevole» concesse Eve con tono solenne. Quelle due avevano le loro piccole tradizioni, e la sera, fin da quando ancora gattonava, Bonnie adorava duettare con Eve. Eve avrebbe cantato il primo verso, e Bonnie il successivo. «Che si canta stasera?» «All the Pretty Little Horses.» Si sistemò sulle ginocchia di Eve e l’abbracciò più forte che poteva. «Ti voglio bene, mami.» Le braccia di Eve la stringevano. La cascata di riccioli di Bonnie era soffice e profumata contro la sua guancia, e il corpicino irresistibilmente vitale e pieno di salute era addossato contro il suo. Dio, era fortunata. «Anch’io ti voglio bene, Bonnie.» Bonnie lasciò la presa e si rigirò goffamente per accoccolarsi nella curva del braccio di Eve. «Puoi cominciare, mami.» «Hushabye, don’t you cry» cantò Eve dolcemente. La vocina sottile di Bonnie cinguettò: «Go to sleep, little baby.» Era un momento così unico, così tenero. Le braccia di Eve strinsero Bonnie ancora di più, mentre cantava sentiva un nodo in gola. «When you wake, you shall have...» La voce di Bonnie era solo un soffio. «All the pretty little horses...»
Il capo di Eve si abbandonò, per fermarsi sul volante. Controllati, pensò. Non poteva star lì seduta e crogiolarsi nel passato. In quel momento sembrava che la sua vita stesse andando a rotoli. Doveva andare avanti. Doveva affrontare il problema con Joe. Doveva prendere Jane all’aeroporto. Rialzò la testa e accese l’auto. E doveva sforzarsi di lasciar fuori quel ricordo dolceamaro che echeggiava ancora nella sua mente e nel cuore. ‘All the pretty little horses...’
«Accidenti, mi sei mancata così tanto.» Eve abbracciò Jane. «Come fai a essere così bella? Sembra che tu abbia trascorso la notte in una beauty farm. Dopo un viaggio così lungo, dovresti essere distrutta e in disordine. Ame succede sempre.» «Sono in disordine, ma a Parigi ho fatto un nuovo taglio di capelli che dà un tocco chic anche all’aria trasandata» Diede un’occhiata al nastro dei bagagli. «Credo di aver visto la mia sacca. Torno subito.» Corse verso il nastro. Quanta energia, pensò Eve. Jane aveva tutto: bellezza, talento, e un carattere amabile, il che non escludeva una buona dose di determinazione. Si era laureata solo due anni prima e stava già facendosi un nome come artista nelle gallerie di Stati Uniti ed Europa. Era stata una benedizione che Eve e Joe fossero riusciti a prendere Jane con loro quando era una bambina di strada. Aveva arricchito le loro vite, allora e ancora adesso. Era uno splendore... Il cellulare di Eve squillò. Joe?, pensò mentre tirava fuori il telefonino dalla borsa. Fa’ che sia Joe, sperò. Megan Blair. Mise da parte la delusione. Doveva essere importante. Ciononostante era ancora indecisa se prendere la chiamata. Non c’era dubbio che Megan fosse una vera sensitiva, ma Eve aveva scelto di prendere le distanze per un po’. E poi perché stava chiamando a quell’ora del mattino ? «Eve, stai bene?» La voce di Megan Blair vibrò carica d’angoscia non appena Eve prese la chiamata. «Dio santo, mi dispiace. Non sapevo che... È tutto a posto?» «Di cosa stai parlando?» Eve guardò Jane, che stava tirando via dal nastro la sua sacca di tela nera. «Tutto bene. Ho appena preso Jane all’aeroporto. È appena arrivata da Parigi.» «Bene. C’è qualcuno con te. Dille di non lasciarti.» «Non le dirò niente del genere. Perché dovrei?» «È questa maledetta iattura dell’influsso medianico. Credevo tu fossi al sicuro. Ero in stato d’incoscienza, per cui ho pensato che le mie emozioni non avrebbero avuto alcun effetto.» «Non sei chiara, Megan.» «Ora cerco di calmarmi.» Fece un bel respiro. «Ricordi che ti ho detto che avevo quest’altro dono? Dono? No, non è il termine corretto. Finora è stata più che altro una maledizione. A ogni modo, quando provo emozioni profonde, per me è pericoloso toccare chiunque.» «Sì, mi sono accorta che trattavi tutti come se avessero la peste.» «È per via dell’influsso. Qualsiasi dote extrasensoriale possegga la persona che tocco si attiva. Lettura del pensiero, capacità di guarigione... quel che sia. Ma non tutte le menti sono in grado di gestire quest’improvvisa liberazione dei loro poteri.» «La follia. Sì, mi hai raccontato tutta la storia. Ma hai anche detto che non dovevo preoccuparmi perché eri in coma quando alla palude ti ho toccata.» «Ma mi è appena venuto in mente che anche allora ero in qualche modo consapevole di quei bambini morti seppelliti sull’isola. Il che significa che il coma non era abbastanza profondo. Perlomeno, non penso che lo fosse. In realtà non lo so.» «Sssh. Ti preoccupi per niente, Megan.» «Non dirmi così.» Megan rimase in silenzio per un attimo. «Guarda, so che probabilmente non mi credevi quando ti ho raccontato di questa strana faccenda dell’influsso. Accetti che, nel luogo in cui sono stati uccisi, io riesca a percepire l’eco di ciò che è successo a quei bambini, perché eri lì, mi hai visto viverlo sulla mia pelle. Ma l’altra dote è troppo inverosimile per te. Be’, è inverosimile anche per me. Ma non permetterò che qualcuno ne rimanga ferito se posso evitarlo. Ti ho toccata. Ti ho stretto le mani. A volte basta questo. Signore, non voglio ferirti, Eve.» Jane stava venendo verso di lei trascinando la sacca, aveva sul viso un’espressione perplessa. «Non sono ferita» la tranquillizzò Eve. «Non mi accadrà niente, Megan.» «Sperò di no. Ma se succede qualcosa di strano, non preoccuparti. La risolveremo insieme.» «Non penso ci sarà bisogno di risolverla. Mi sento perfettamente normale, Megan. D’altronde hai detto che il periodo del pericolo era passato da tempo, quando ti ho lasciata all’ospedale.» «Ma questo è stato prima di rendermi conto che la mia emotività era ancora attiva anche se ero in coma. Magari l’effetto è stato ritardato. Di’ a Jane di stare con te in ogni caso. Per ogni evenienza. Lo faresti per me?» «Non mi farò tenere la mano da lei, Megan. Andrà tutto bene. Se c’è un problema, prometto di chiamarti. Cerca di rilassarti.» «Non se ne parla. Maledizione, so che tutto questo ti sembra folle. Diavolo, è folle. Ma non posso lasciar perdere finché non so per certo che tu non sei stata contagiata. Ricontrollerò più tardi.» Megan riattaccò. «Di che si trattava?» chiese Jane. «Sembrava proprio che la stessi tranquillizzando. E perché dovrei tenerti la mano, Eve?» «Non dovresti, è questo il punto.» Eve si girò e s’incamminò con lei verso l’uscita. «Sto bene.» «E perché Megan Blair non pensa che tu stia bene? Dovrebbe saperlo. È un dottore, no?» Eve scosse il capo. «Medicina d’urgenza. Ma per ora non esercita.» «Troppo occupata con questa faccenda del vudu?» Vudu. Sì, ecco cosa aveva pensato Eve la prima volta che aveva incontrato Megan. Credeva che tutti i poteri extrasensoriali fossero idiozie e che chiunque dichiarasse di possederli fosse un ciarlatano. Ma aveva visto troppo in quella palude mentre davano la caccia al killer, Henry Kistle, per sottovalutare cio che le diceva Megan. Eccetto quell’ultima confidenza sull’influsso. Eve non riusciva ancora ad accettare quella possibilità come reale. Era troppo inverosimile, come aveva detto Megan. «Capisco che tu possa chiamarlo vudu. Ma Megan non è... Io la rispetto, Jane.» «Allora chiedo scusa per essere stata scortese. Chi lo sa, mi rendo conto che là fuori c’è più di quanto riusciamo a vedere o toccare. È solo che una come Megan Blair va al di là delle mie capacità di comprensione. Dov’è parcheggiata l’auto?» «Nel posteggio per soste brevi.» Iniziò ad attraversare la strada. «Ho portato la jeep. Mi aspettavo più bagagli, o magari uno o due borsoni.» «No, ho lasciato tutto a Parigi. Tornerò lì, o comunque possono spedirmelo.» Jane aveva la fronte corrugata. «Perché Megan pensava che dovrei tenerti per mano? Mi hai detto che Kistle era morto. Non è più un pericolo, giusto?» «Giusto.» Jane non avrebbe lasciato perdere, pensò Eve. Era in modalità protettiva, o non avrebbe volato fin lì da Parigi solo per stare con Eve. «E non c’è pericolo, punto. Megan sta semplicemente rimuginando su qualcosa.» «Cosa?» Raccontaglielo, ma non farne una tragedia, si disse Eve. «Pensa che potrei andare fuori di testa.» Eve fece una smorfia. «O diventare io stessa una sacerdotessa vudu.» «Improbabile.» «È quello che le ho detto.» «Perché penserebbe qualcosa del genere?» Okay, limitati a spiegarlo e poi chiudila qui, pensò. «Ti ho detto che Megan ha certi... poteri.» Jane scosse il capo. «In alcune circostanze può sentire i morti o, almeno, echi di quanto gli è successo. Un po’ un’idiozia.» Si fermò. «È difficile da credere per me. Anche se capisco che magari tu sei più aperta a questo genere di cose.» Jane sapeva che il ricordo di Bonnie era ancora una parte importante della vita di Eve. «È stato difficile anche per me. Pensavo che Megan fosse come una di quelle finte sensitive che mi illusero subito dopo che Bonnie scomparve, anni fa. Mi ci è voluto un bel po’per ammettere a me stessa che i suoi poteri erano reali. Ma ero con lei quando ha localizzato la tomba di un ragazzino nei boschi dell’Illinois. L’ho vista andare in un profondo stato di shock nella palude qui in Georgia, mentre cercava di aiutarci a trovare Kistle e quei bambini che aveva ucciso.» «Immagino che ‘reale’ sia un termine piuttosto ambiguo in casi come questo. E gli amici morti di Megan le hanno fatto sapere che era il caso di tenerti d’occhio?» «No. Pare che Megan abbia un altro potere. Ha detto che...» Eve si strinse nelle spalle. «Ha detto di essere una sorta di tramite, e che se tocca qualcuno mentre è in uno stato di sovreccitamento emotivo, questo potrebbe liberare i poteri medianici latenti nella persona toccata. Secondo lei, alcuni non riescono a reggere. Danno di matto.» «Questo sì che è inverosimile.» «‘Inverosimile’ sembra essere la parola della serata» osservò Eve mentre apriva la jeep. «L’ha usata Megan, l’ho usata io. Ora tu, Jane. Megan era consapevole che mi sarei rifiutata in ogni modo di credere a quest’assurdità dell’influsso medianico. Ha assolutamente ragione.» Scivolò al posto di guida. «Specialmente dal momento che a quanto pare sono una candidata, e non mi sento affatto matta. Né avverto nuovi strabilianti poteri mentali.» «Non hai bisogno di altri poteri mentali» disse Jane mentre si accomodava nel posto del passeggero. «Probabilmente sei di gran lunga la migliore scultrice forense del mondo. E sei la donna più intelligente che conosco. » «Non sono male quanto a quoziente intellettivo, ma non posso dire lo stesso della mia intelligenza emotiva. Non sembra che io impari dai miei errori.» «Sei abbastanza intelligente da tenerti stretto Joe» disse Jane. «Il che mi sembra ottimo.» «Sono stata fortunata... finora.» Il suo sorriso svanì. «Ho te, e ho Joe. E nessuno di voi ha intenzione di cacciarmi dalla sua vita. Questo è davvero meraviglioso.» Jane rimase in silenzio per un attimo. «Come va fra te e Joe?» Sapeva che quella domanda sarebbe saltata fuori. «Bene, per quanto ci si possa aspettare, considerando che io ho un’ossessione che domina le nostre vite.» Distolse lo sguardo da Jane. «Avevamo davvero bisogno che quell’Henry Kistle fosse l’assassino di Bonnie, oltre che di tutti quegli altri bambini sull’isola. Joe è... stanco di tutto questo. Chi può biasimarlo? Io no di certo.» Sorrise forzatamente mentre usciva in retromarcia dal parcheggio. «Ma sarebbe felice di vederti. Sei una ventata d’aria fresca ogni volta che fai irruzione nelle nostre vite.» «E come va il lavoro?» «Ho finito una ricostruzione facciale giusto un paio di giorni fa. Joe ha detto che forse dovrò lavorare sui teschi di uno o due dei bambini sepolti sull’isola, nella palude di Okefenokee, se non siamo in grado di identificarli. Farò qualunque cosa pur di riportarli a casa.» Jane annuì. «Dal momento che non hai potuto riportare a casa la tua Bonnie.» «Ci spero ancora. In effetti, ho altri due nomi che potrebbero fare al caso mio. Paul Black. Kevin Jelak. Dovrò proseguire nelle ricerche non appena ne saprò di più su di loro.» Vide Jane che la guardarva meravigliata, e fece un mezzo sorriso. «Sì, so che ho appena finito di affrontare Henry Kistle. Ma non era l’uomo giusto. Non è servito a riportare la mia Bonnie a casa. Quindi devo andare avanti. Capisci? Io sono ossessionata.» «Forse.» La mano di Jane accarezzò le sue poggiate sul volante. «Ma è un’ossessione comprensibile. Riguarda qualcuno che hai amato, Eve.» Eve si commosse. «Cristo, sembra un film.» Jane ridacchiò. «E io ti ho messa in imbarazzo. Scusa. A Parigi devo aver preso dei modi un po’troppo sentimentali.» «Non mi hai messa in imbarazzo.» Jane poteva dire a Eve quello che voleva. Era felice di averla accanto. Jane era una pittrice di successo, la sua vita era piena di impegni e, come aveva detto Eve, entrava e usciva dalla sua vita, lasciando solo sconfinato affetto e splendidi ricordi. E Eve non avrebbe desiderato niente di diverso. L’ultima cosa che voleva era interferire con la vita di Jane o riaverla indietro. Non poteva trascinarla nell’oscurità che in questo momento sembrava avvicinarsi. Perciò via l’oscurità, e prova a rendere la conversazione leggera, si propose. «Allora, raccontami che cos’altro hai preso a Parigi. Qualche ragazzo alto, sexy e affascinante?»
2
Non appena giunsero di fronte alla villetta, Joe uscì fuori sul patio. Aveva indosso un vestito color kaki e una camicia bianca. Eve era tesa. Magari andrà meglio. Magari con Jane sarà tutto diverso, pensò. «Joe!» Jane saltò fuori dalla jeep non appena Eve spense il motore. Corse ad abbracciarlo. «Accidenti, che bello vederti.» «Anche per me è bello vederti» la salutò con le braccia strette attorno a lei. «Anche se avresti fatto meglio a restare a...» «Eve mi ha già fatto tutte le raccomandazioni del caso» lo interruppe. «Quindi sta’tranquillo.» Fece un passo indietro. «Ho sentito che si sono verificati un po’d’imprevisti mentre cercavate di...» Non appena guardò il viso di Joe si bloccò. «Joe?» Lui si rivolse prontamente a Eve. «Metto su il caffè. Vado dentro a prendere il telefono, poi devo andare.» «Come vuoi.» Eve scese lentamente dalla jeep. Joe era in ombra, e lei non poteva vederne il volto, ma poteva vedere l’espressione di Jane. Non le piacque. «Speravo che saresti rimasto per una tazza di caffè. Mi sono fermata a comprare le ciambelle.» «Grazie, ma no ho tempo. Devo andare al distretto.» Ritornò verso la porta. «Volevo solo vedere Jane prima di andare. Prendo il telefono e scappo.» Jane fece un mezzo passo in avanti, verso di lui. «Joe, aspetta. Voglio...» Ma era già scomparso dentro casa. Jane si girò di scatto rivolgendosi a Eve. «Pensavo avessi detto che era tutto a posto.» «Non ho detto ‘a posto’.» Salì gli scalini del patio. «Ho detto che andava bene, per quanto ci si potesse aspettare. Niente per cui allarmarsi.» Ma era allarmata e doveva nasconderlo a Jane. Un compito non facile. «E ha sul serio del lavoro da sbrigare al distretto. Perché te la stai prendendo tanto?» «Era... teso. Il suo volto era... E non mi ha guardato.» «Sono sicura che non significa niente. Guarda, forse hai bisogno di stare un po’ da sola con lui. Vado dentro a preparare le ciambelle. Appena esce lo fermi. Okay?» Jane annuì. «Devo esserne sicura. Non è da Joe trattarmi in questo modo.» Si sedette sul dondolo del patio. «Entro fra un minuto.» Eve annuì. «Prenditi il tempo che ti serve. Non vado da nessuna parte.» Entrò in casa e andò dritta in cucina. Da’ a Jane l’occasione di parlare con Joe senza interferire, pensò. Forse sarebbe riuscita a farsi dire da lui perché si stava comportando in quel modo, le faceva paura. Non poteva credere che i loro problemi compromettessero il rapporto fra Joe e Jane. Doveva essere qualcos’altro. Ma Jane si sarebbe accertata che fosse tutto a posto. Non aveva timore di confrontarsi in modo diretto con i problemi e le relazioni umane. Signore, era contenta di averla di nuovo a casa.
Nell’istante in cui Joe uscì sul patio, Jane scattò in piedi. «Okay» esordì. «Che diavolo c’è che non va, Joe?» «Non capisco che intendi.» Joe distolse lo sguardo da lei e lo rivolse verso il lago. «Non c’è niente che non va. Eve e io abbiamo attraversato un periodo difficile nelle ultime settimane. Probabilmente te ne ha parlato durante il tragitto di ritorno dall’aeroporto.» «Mi ha detto che non è stato il serial killer della palude a uccidere Bonnie, e che sull’isola hai trovato una vera e propria carneficina di bambini assassinati da quell’uomo.» Si fermò. «Non mi ha detto che ti eri allontanato da lei in questo modo. Ha minimizzato la cosa. Ma tu non la guardi nemmeno. E non solo lei. Ho fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare ultimamente?» «Come potresti? Sei stata a Parigi nella tua galleria d’arte.» «Forse pensi che sarei dovuta restare qui a sostenere Eve. Ci ho provato, Joe. Lei non ne ha voluto sapere.» «Non sto rimproverando niente a nessuno.» Il sorriso di Joe era forzato. «Guarda, dobbiamo soltanto lavorarci un po’ su.» Cercò il suo orologio da polso. «Ed è ora che vada al distretto e mi dia da fare per mettere ordine in quel caso. Ancora non abbiamo identificato tutti quei corpi.» «E non mi dirai cosa c’è che non va» riprese Jane senza mezzi termini. «Stai scappando. Non raccontarmi balle, Joe. Tu e Eve in pratica mi avete cresciuta. Ti conosco.» «Sì?» Si avviò giù per gli scalini del patio. «Allora sai che sono un poliziotto e quando ho un lavoro da fare, lo faccio. Chiamerò te e Eve più tardi per dirvi a che ora sarò a casa.» Sentiva lo sguardo preoccupato di Jane su di sé mentre si metteva alla guida. Appena mise in moto l’auto, vide Eve uscire di casa e fermarsi sul patio, accanto a Jane. Due donne forti, intelligenti, le due donne che amava di più al mondo. E a causa della loro forza e intelligenza doveva evitarle come la peste, ora. Non aveva bisogno che focalizzassero quell’acuta intelligenza e quella perspicacia su di lui. Avrebbero potuto vedere qualcosa che non voleva far vedere a nessuno. Salutò con un gesto della mano uscendo in retromarcia dal vialetto. Sarebbe stato bene. Erano stati soltanto lo stress e il logorio degli anni trascorsi a cercare la ragazzina di Eve ad aver innescato l’allucinazione di questa mattina all’alba. Non stava dando di matto. Dal momento che riconosceva il problema, il problema non esisteva. Non ci sarebbero state altre allucinazioni. Non ci sarebbero state altre visite del fantasma di Bonnie.
«Perché non me l’hai detto, Eve?» Jane guardò Joe che s’immetteva in strada. «Non l’ho mai visto così. So che per ora avete dei problemi, ma Joe era piuttosto... distante.» «Non potevo spiegarti quello che non sapevo» rispose Eve. «Stava bene quando sono uscita per venirti a prendere all’aeroporto.» No, non bene. Joe e il loro rapporto erano stati messi a dura prova, e il non aver trovato Bonnie su quell’isola, mettendo così fine all’agonia degli anni di ricerca, non aveva migliorato in alcun modo la situazione. Ma lui non era l’uomo freddo e distante che aveva accolto Eve e Jane quando erano tornate alla casa sul lago. «Sì, non siamo per niente sulla stessa lunghezza d’onda, ma ci stiamo lavorando.» «Ah sì?» Si strinse nelle spalle. «Ci stiamo provando. Non è detto che ci riusciremo. Se non ce la facciamo, sarà per colpa mia. Devo trovare Bonnie, ma è la mia ossessione, non quella di Joe. Non capisco perché non se ne va.» «Sì che lo sai. Ti ama. Sei il suo punto di riferimento» disse Jane. «E non se ne andrà.» «Ci è andato vicino stavolta» mormorò Eve. «Te l’ho detto, aveva bisogno che trovassi Bonnie. Vuole chiudere la faccenda, Jane.» «Ti stai dando da fare per trovare una soluzione. Finché c’è una speranza, non si arrenderà.» Jane l’abbracciò. «Diceva che avete attraversato un periodo difficile. Magari si trattava di questo stamattina, una reazione a quell’orrore sull’isola. Non so come diavolo tu ce l’abbia fatta.» «Avevamo Megan. Lei è stata l’unica che ha rischiato di non farcela. Ha avuto uno shock violento ed è rimasta in coma per ore.» «Così mi hai raccontato.» Fece scivolare le braccia attorno alla vita di Eve e la ricondusse dentro casa. «Anche se alcune delle cose che mi hai raccontato sono abbastanza difficili da credere. Dài, prendiamoci una tazza di caffè e discutiamone.» «Non posso convincerti a fidarti di lei, Jane. Pensavo che Megan fosse una ciarlatana, ma non lo è.» Le sue labbra s’incurvarono in un sorriso triste. «Garantisco che non ci tiene a sentire quei bambini morti. Non può evitarlo. Li ha sentiti, e ci ha condotti a quell’isola. Poteva morire. Diceva di non saperne molto su come funzionano questi poteri medianici. Da poco tempo si è resa conto di avere delle qualità da medium, tutto qui.» Jane versò il caffè nella tazza di Eve. «Hai ragione. Ho qualche difficoltà con questa faccenda di Megan. Sono propensa a credere che tu abbia semplicemente desiderato che fosse vero.» Si fermò un attimo, prima di aggiungere, convinta: «Perché in quel caso ti avrebbe aiutata a trovare Bonnie.» «Non le chiederei di farlo.» Bevve un sorso di caffè. «Signore, spero di non chiederglielo mai. So cosa significherebbe per lei.» Fissò Jane seduta all’altro capo del tavolo. «Lei crede che un giorno o l’altro glielo chiederò. Mi ha già detto che non lo farà, sostiene che per me sarebbe ancora peggio conoscere i dettagli sulla morte di Bonnie.» «Però! Ho già un’altra considerazione di lei. Forse ha ragione» disse Jane. Alzò la mano per fermare Eve. «Spero con tutto il cuore che trovi Bonnie. Ma non voglio che trovi un nuovo assortimento d’incubi insieme a lei.» Eve rimase in silenzio per un attimo. Persino Jane intravedeva i pericoli di cui Megan le aveva parlato. Anche Eve li intravedeva, ma trovare Bonnie... Riportarla a casa... «Eve.» L’espressione di Jane era piena d’amore, piena di comprensione, di preoccupazione. «Ascolta, Eve. Vorrei dire che so come ti senti, ma nessuno può saperlo.» Allungò le braccia sul tavolo e prese le mani di Eve fra le sue. «Quando ero bambina, ero persino un po’ gelosa che tu potessi amare Bonnie così tanto. Non ho mai voluto prendere il suo posto. Volevo solo trovare un modo per portare via il tuo dolore. Ma sapevo che non avrei mai potuto.» Scosse la testa mentre Eve schiudeva le labbra per parlare. «E quando sono cresciuta, ho cominciato a capire. Perdere un figlio... Probabilmente non capirò fino in fondo cosa significhi finché non avrò un bambino. Ma anche se non posso condividere ciò che provi, voglio che tu sappia che sarò sempre con te, qualsiasi cosa succeda.» «Lo so.» Eve sentì una stretta allo stomaco per l’emozione. «E benedico il giorno in cui ti abbiamo trovata.» Si sforzò di sorridere. «E ora basta. Sei appena arrivata, e già sei in pena per Joe, per me, e cerchi di risolvere tutti i problemi del mondo. Ora dimenticati di noi e parlami del tuo lavoro. Stai lavorando a un nuovo quadro?» «No, sono stata troppo impegnata a fare pubbliche relazioni per la galleria.» Fece una smorfia. «Sai quanto mi piace. Non sarebbe compito mio...» S’interruppe quando il telefono di Eve squillò. «Rispondi pure. In realtà non vuoi stare a sentire delle mie tribolazioni con i giornali e la TV.» «Sì che voglio. Non te la caverai così.» Diede un’occhiata al display. «È Montalvo.» Jane inarcò le sopracciglia, sorpresa. «Montalvo è ancora in giro?» «Sì, ma è sotto controllo.» Per quanto si potesse controllarlo. Premette il tasto di risposta. «Sono occupata, Montalvo.» «Perché mi saluti sempre come se ti avessi aggredito?» La voce di Luis Montalvo era sorpresa. «Quando sai che voglio solo il meglio per te.» «Sto prendendo un caffè con Jane. Che vuoi, Montalvo?» «Ah, la tua Jane. La bella Jane MacGuire. Non sapevo fosse tornata da noi.» «È appena arrivata con un volo da Parigi.» «Allora non ti trattengo. Volevo solo dirti che uno dei miei investigatori mi ha comunicato che potrebbe più o meno localizzare Kevin Jelak.» Si bloccò. «Cosa?» «Be’, più o meno, a grandi linee. Ha rintracciato un acquisto effettuato con la carta di credito a Garsdell, in Alabama.» In Alabama. Subito a cavallo della frontiera. «Così vicino...» disse Eve. «Forse troppo vicino. Mi stavo chiedendo che ci faceva a un passo da casa tua. E perché proprio ora?» «Giusto la notte scorsa stavo pensando di darmi da fare per trovare lui e Paul Black.» «Sapevo che questa sarebbe stata la tua prossima mossa, non appena avresti scoperto di aver dato la caccia al killer sbagliato. Ecco perché ho fatto un paio di telefonate. È un piccolo passo in avanti, niente su cui fiondarsi con entusiasmo... per il momento.» «Allora perché non hai aspettato di avere qualcosa di più promettente?» «Perché ti darò sempre quello che vuoi, non quel che penso sia meglio per te. È questa la differenza fra me e Quinn.» Si fermò. «A proposito, come sta Quinn?» «Deluso come me di non aver trovato Bonnie.» «Allora sono sicuro che condividerai con lui la notizia di questa nuova opportunità all’orizzonte.» «Sì, condivido tutto con Joe.» «Un uomo fortunato» commentò Montalvo. «Ma io aspetterei un po’prima di dargli la notizia. Forse ha bisogno di un periodo per riprendersi.» «La tua preoccupazione è commovente.» «Io sono preoccupato per davvero. Ti ho detto che sarei diventato il migliore amico di Quinn. Dopotutto, lui mi ha salvato la vita.» «Sì, è vero.» «E gliene sono veramente grato.» Il suo tono di voce era sincero. «Ma devo bilanciare gli obblighi verso di te e i doveri verso il mio nuovo migliore amico. È una bella sfida. Forse faresti meglio a passarmi Quinn così posso dirglielo io stesso.» «È al distretto.» «Allora dovrò contare sul fatto che glielo riferirai tu più tardi» ribatté lui. «Non appena ne so qualcosa in più ti faccio sapere. O magari chiamo il mio nuovo migliore amico.» «Ti sei innervosita» osservò Jane, quando Eve mise giù il telefono. «Montalvo riceve sempre una risposta chiara da te. Anche se non sempre è positiva.» «Quasi mai positiva. Infastidita, sempre» puntualizzò Eve. «Dice che forse ha localizzato uno degli altri uomini nella lista dei sospettati per l’omicidio di Bonnie.» «Forse? Ti sta sventolando una carota sotto il naso?» «Può darsi. Ma non mi mentirebbe.» «Ti fidi di lui?» «Sì.» Montalvo era intelligente, complicato, pericoloso, e qualche volta spietato, ma non era un bugiardo. Il loro rapporto era complesso, e lei avrebbe preferito che scomparisse dalla sua vita. Eppure sotto molti punti di vista la capiva meglio di chiunque altro. Montalvo era un trafficante d’armi in Colombia, prima che Eve lo incontrasse. Aveva cercato per lungo tempo il corpo della moglie, che era stata assassinata, e aveva coinvolto Eve nella ricerca in cambio dei nomi di tre uomini che potevano aver ucciso la sua Bonnie. Dal momento che lei e Montalvo avevano condiviso un lutto simile e la medesima ossessione, quel legame era duro a morire. «Mi fido di lui. Ma ogni volta che mi distraggo un attimo fa qualcosa che mi coglie alla sprovvista.» «Per esempio?» «Dice di voler essere amico di Joe.» «Cosa?» A quel punto Jane scoppiò a ridere. «Sta scherzando. Giusto? Joe è maledettamente geloso di Montalvo. Gli taglierebbe la gola senza pensarci due volte.» «No, non sta scherzando.» Jane la squadrò impensierita prima di fare un fischio di sorpresa. «Che bastardo schifoso. E che bel modo di insinuarsi nella tua vita.» «Sì. Ma non funzionerà.» O magari sì, pensò Eve. Joe aveva salvato la vita a Montalvo, e questo per Montalvo faceva la differenza. Eve la pensava come Jane, ma a conti fatti nessuno poteva conoscere Montalvo, se non Montalvo stesso. «Perlomeno mi passa ancora le informazioni.» «Jelak.» Jane annuì. «Cosa sai di lui?» «Non molto. Solo che era uno dei tre uomini che secondo gli investigatori di Montalvo potrebbero aver ucciso Bonnie. Viveva qui ad Atlanta quando lei scomparve, ma si spostò e se ne persero le tracce parecchi anni fa. Ma presto ne saprò molto di più.» «Tramite Montalvo?» «Se devo proprio rivolgermi a lui...» Finì il suo caffè. «Ma io intendevo Joe. Lo chiamerò e gli chiederò di controllare quell’acquisto con carta di credito in Alabama.» Si appoggiò allo schienale della sedia. «Ora perché non te ne vai a letto e ti riposi un po’? Devi essere esausta.» «Un po’ stanca lo sono.» Jane si alzò e cominciò a sparecchiare la tavola. «E penso che nemmeno questo caffè riuscirà a tenermi sveglia. L’ho mischiato col latte per alleggerire la caffeina.» Prese il bricco del latte e lo ripose nel frigorifero. «Anche se avrei preferito di gran lunga prenderlo...» Si interruppe, lo sguardo sul ripiano più basso del frigo. «Che diavolo è quella?» «Che cosa?» «Quella tazza. È oro oppure ottone o... È messa bene in fondo e non l’ho quasi vista. La luce l’ha colpita e...» Si abbassò e allungò un braccio dentro il frigo. «Penso che contenga qualcosa.» «Non so di che stai parlando.» Eve si alzò e attraversò la cucina. «Uso soltanto contenitori per alimenti, e di certo non sono d’oro né d’ottone. E nelle ultime due settimane non abbiamo cucinato o conservato...» Si interruppe quando vide l’oggetto che Jane teneva in mano. «Che cos’è?» «È quello che ti ho chiesto.» La coppa d’oro nella mano di Jane era un calice che sembrava uscito da una festa medievale. Aveva un’intricata incisione con fregi e scene che parevano ambientate in un’antica sala da banchetti. «Non l’ho mai visto prima» disse Eve categorica. «Joe?» «Glielo chiederò. Ma non è da lui. Non è un collezionista, e questo sembra uno di quegli oggetti che si trovano nel negozio di souvenir di un castello. O in una di quelle riviste d’arte che vendono cimeli di film medievali.» «Non sono d’accordo. È realizzato con cura, non è un oggetto da quattro soldi.» Jane rigirava il calice fra le mani. «Bell’incisione. Non riesco a capire bene cosa contenga...» Sollevò la tazza all’altezza del naso. «Sembra una pasta rosso scuro, essiccata... ma odora... di rame.» «Rame?» Eve prese il calice e guardò il contenuto rosso scuro. Fu colta da un brivido. Aveva già sentito quell’odore, ed era difficile da dimenticare. Sollevò il calice e l’odorò. Senza dubbio rame. Il suo stomaco si contrasse, cercando di tenere a bada la nausea. Jane stava osservando la sua espressione. «È quel che penso?» Eve abbassò lo sguardo sulla coppa. Un bel calice. Splendente, decorato con scene di tempi perduti rappresentate con maestria. Eppure tutto ciò a cui riusciva a pensare era la chiazza rosso scuro al suo interno. «Sangue.» Poggiò in fretta il calice sul bancone della cucina. «È pieno di sangue.»
«Sicura?» disse Jane. «Sì, il sangue coagula molto in fretta, ma questo calice dev’essere stato pieno fino all’orlo, una volta.» «Che facciamo?» chiese Jane. «Sei sicura di non averlo mai visto prima?» Eve scosse la testa. «No.» Aggiunse secca: «Di solito non tengo a portata di mano calici pieni di sangue.» Deglutì. «E mi fa una paura tremenda. Mi sento... violata. Com’è arrivato in casa mia?» Si sforzò di guardarlo di nuovo. «A ogni buon conto, prima di tutto bisognerebbe scoprire se quel sangue è umano.» «E anch’io, come te, mi chiedo come sia arrivato qui» disse Jane. Eve fece un cenno d’assenso col capo. «Joe e io siamo stati entrambi fuori casa nei giorni in cui eravamo alla palude di Okefenokee. Sarà successo allora.» Aggiunse: «Ma so che Joe ha attivato l’allarme prima che ce ne andassimo.» «Gli allarmi si possono disattivare. E il mio cane, Toby, non c’era. Hai detto che se ne sta occupando ancora Patty?» «Già. E sono contenta che non ci fosse. Sarà anche un mezzo lupo, ma penso sia più un golden retriever. Non ha il temperamento di un killer.» Jane annuì. «C’è qualcosa di molto inquietante nell’idea di un calice pieno di sangue. Una cosa da vampiri. Mi fa pensare a Bela Lugosi.» Quel paragone era fin troppo vicino a quello che stava pensando Eve. «Bisognerebbe indagare su questo. A quanto ricordo, i vampiri non usavano calici. Prendevano il sangue direttamente dalla vittima.» «Comunque sia.» Jane distolse lo sguardo dal calice. «Suppongo che si tratti di una specie di scherzo. Il tuo mestiere potrebbe renderti un bersaglio per questo genere di cose.» Eve scosse la testa. «Mi piacerebbe crederci, ma non ci riesco. È troppo... brutto.» «Non c’è dubbio. Voglio liberarmene» disse Jane. «Liberiamoci di quel dannato coso e facciamo analizzare il sangue. E voglio che mandino qualcuno dal dipartimento qui a proteggerti. Chiami tu Joe o lo faccio io?» «Lo faccio io.» Eve compose il numero del cellulare di Joe. Squillò cinque volte prima che rispondesse la segreteria telefonica. Si accigliò mentre riattaccava lentamente. «Non risponde. Ma deve essere sulla strada per il distretto. Forse è al telefono. Proverò di nuovo fra qualche minuto.» Si diresse verso le stanze da letto. «Nel frattempo, facciamo un giro per casa e vediamo se troviamo altri graziosi ricordini.»
«La scena del crimine è fra gli alberi nei pressi del lago Allatoona. Vicino Kellogg Creek» disse a Joe il detective Gary Schindler quando lo chiamò al cellulare. «Perché io?» chiese Joe. «Sto ancora lavorando al rapporto conclusivo su Kistle.» «Il capitano vuole che te ne occupi tu. Dannazione, ci vorrà tutti su questo caso. È il mio giorno libero, e mi hanno chiamato a casa dicendomi di portare il culo là fuori. La vittima è Nancy Jo Norris, e sarà pieno zeppo di giornalisti e TV.» «E chi è Nancy Jo Norris?» «La figlia del senatore Ed Norris. Frequentava il secondo anno all’Università della Georgia e aveva solo diciannove anni.» «Merda.» «Già. Una ragazzina. La scientifica dovrebbe essere lì per quando arriveremo.» «Vengo subito.» Joe attaccò il telefono e girò a destra verso l’autostrada. Tanto meglio non dover andare direttamente al distretto. Nell’attuale stato mentale, sbrigare delle pratiche l’avrebbe mandato fuori di testa. Pazzo. Una parola scomoda da usare in questo momento, dopo quanto era successo quella mattina prima dell’alba. Le allucinazioni erano senza ombra di dubbio segnali d’instabilità. E vedere lo spirito di Bonnie Duncan rasentava la follia. Fanculo. Non c’era niente che non andasse in lui. Era stato sotto stress per mesi, anni, ed era tutto collegato alla figlia di Eve, scomparsa anni prima. Quest’ultima delusione nella ricerca dell’assassino di Bonnie e del corpo della bambina aveva fatto vacillare il suo equilibrio, e aveva avuto qualche momento di confusione. Non sarebbe più accaduto. E probabilmente questo era collegato al fatto di lavorare con Megan Blair per trovare Kistle. Tutta quella roba medianica sembrava fin troppo autentica. Adesso era tornato nel mondo reale, e sarebbe stato bene, non appena fosse riuscito a scrollarsi di dosso quel... Il suo cellulare squillò. Era Eve. Esitò prima di rispondere. Era chiaro che si era accorta del suo turbamento quella mattina. Che altro avrebbe potuto fare? Joe si era comportato in modo del tutto irrazionale, e in più loro due erano troppo legati per non essere consapevoli di ogni sfumatura dei sentimenti dell’altro. Era per questo che, in pratica, era scappato da casa. Non c’era motivo di farla preoccupare con le sue misteriose allucinazioni. Ma non poteva ignorare la telefonata. «Tutto okay?» chiese lei quando Joe rispose. «Non riuscivo a rintracciarti.» «Ho ricevuto una chiamata per andare direttamente su una scena del crimine al lago Allatoona.» «Allora non ti trattengo.» Eve si fermò. «Jane ha trovato una cosa un po’ macabra sul ripiano in fondo al frigorifero. Un calice d’oro con un’elaborata incisione. Tu non ne sai niente, vero?» «Cosa? Dannazione, no. Che ha di macabro?» «C’è del sangue dentro. Non so se è sangue umano. Manderesti qualcuno a prenderlo per analizzarlo?» Joe rimase di stucco. Questa era la mattina dei misteri, ma il sangue era reale e metteva i brividi più di qualunque allucinazione. «Appena chiudo la telefonata. E manderò qualcuno a sorvegliare il posto. Finché non arriva lì fai attenzione.» «Oh, puoi starne certo. La situazione non mi piace. Specie ora che Jane è qui» rispose Eve. «Devono aver piazzato il calice lì mentre noi eravamo alla palude. Potrebbe trattarsi di qualche svitato che ha letto di me e del mio lavoro e ha voluto mettermi paura. Ma chiunque l’abbia fatto è stato in grado di eludere il sistema d’allarme. Ora chiamo la ditta perché vengano a risolvere il problema e ad accertarsi che non si verifichi di nuovo.» Eve si fermò. «Ha chiamato Montalvo. Diceva che i suoi investigatori hanno rintracciato un acquisto con la carta di credito di Kevin Jelak in una cittadina vicino al confine, in Alabama.» «Montalvo non perde tempo» commentò Joe con tono sarcastico. «Kistle è appena morto, e lui già si affanna perché tu continui la tua ricerca.» «Montalvo non altererebbe mai delle prove» lo difese lei. «È solo una strana coincidenza che d’un tratto Jelak stia facendo la sua comparsa.» «Io non credo alle coincidenze.» Svoltò per Kellogg Creek. «Controllerò questo Kevin Jelak, il sospettato principale.» Si fermò. «Sono stato un po’ brusco con te stamattina. Mi dispiace. Credo di essere un po’ nervoso.» «Parecchio nervoso. Sei pronto a raccontarmi il perché?» Joe ignorò la domanda, dal momento che non aveva intenzione di dirle quello che lei voleva sapere. «Chiamami se hai altri problemi.» «Spero proprio di no» gli rispose Eve fredda. «Ne abbiamo avuti già abbastanza per cominciare la giornata. E non sono neanche le otto di mattina.» Riattaccò. Sì, la giornata era iniziata con un terremoto, e stava continuando con la stessa piega, pensò Joe, a partire dal momento in cui si era alzato dal letto alle cinque e aveva messo su il caffè, aspettando che Eve e Jane tornassero a casa dall’aeroporto. Il ricordo di ciò che era avvenuto dopo lo assalì, ma cercò di rimanere calmo e lucido. Era tutto nella norma, finché non era uscito sul patio. Si era messo a fissare il lago e a pensare a Eve.
Guardami. Ascoltami. Apriti. Che diamine gli stava accadendo? «Ciao, Joe.» Si girò di scatto verso il dondolo. Una ragazzina era accoccolata lì sopra. «Ho desiderato così tante volte di venire a trovarti, ma non potevo. Sono così felice che ora sia possibile.» Nella semioscurità del patio non c’era che una sagoma indistinta, non avrà avuto più di sette o otto anni. L’abitazione più vicina era lontana chilometri. Com’era arrivata lì? «Chi sei?» chiese lui. «Non dovresti essere qui. Dov’è la tua famiglia?» «Sta arrivando. Ma la mia famiglia sei anche tu, Joe. Mi hai allontanata dalla tua vita per tanto tempo, ma qualcosa... è successo. Ora sei più aperto verso di me.» Ascoltami. Guardami. Apriti. «Sì, va tutto bene, Joe.» «No, non va bene. Non va bene per niente. Dovresti andare a casa. I tuoi genitori si staranno preoccupando.» Lei scosse la testa. «Sai che non succederà. Tu sai chi sono.» «Col cavolo che lo so.» I raggi dell’alba stavano a poco a poco ricacciando la pozza d’oscurità che circondava il dondolo, sfiorando i riccioli rossi e il faccino della bambina. Non riusciva a smettere di guardarla. Era una follia. Eppure non si sentiva un folle. Avvertiva un misterioso senso di... pace. «Chi sei?» «Andrà tutto bene, Joe. Te lo prometto.» «Chi sei?» Ora la luce del sole la circondava come prima l’oscurità, svelando la maglietta di Bugs Bunny che indossava. «Ma Joe.» Un sorriso radioso le illuminò il volto e giunse fino a lui, per stringerlo in un abbraccio, circondarlo d’amore. «Sono Bonnie.»
Follia. Quel senso di pace era svanito, si era voltato ed era corso giù per gli scalini del patio in preda al panico. Non era reale. Era stata un’allucinazione. Era tutta un’assurdità, e non c’era ragione perché si sentisse così... Il cuore gli batteva forte. Di cosa aveva paura? Non di quella ragazzina sul dondolo. Lei non era reale. Pazzia. Il crollo nervoso era il nemico, ecco perché era così nel panico. Era sempre stato talmente sicuro di ciò che era reale e di ciò che era fantasia. Era il fondamento del suo carattere, e ora quel fondamento vacillava, si sgretolava. Si era forzato a guardare indietro verso il dondolo sul patio. Nessuna bambina dal sorriso radioso. Aveva avvertito che un po’ di tensione lo abbandonava. Era ancora scosso e allarmato, ma il panico iniziale se n’era andato. Sapeva che si trattava solo di un’allucinazione momentanea, e che non si sarebbe mai ripetuta. Proprio come ne era sicuro adesso, alcune ore più tardi, mentre guidava verso il lago Allatoona. Non c’era stata alcuna apparizione della figlia di Eve. Lo stress, la fatica degli ultimi giorni e l’immaginazione si erano mischiati per fargli perdere la testa per un paio di minuti. Ma ora era tornato a fare quello che gli riusciva meglio, e persino il pensiero di Bonnie stava svanendo. Qualche minuto più tardi, parcheggiò l’auto dietro il furgone del medico legale. Era tornato alla sua realtà. Non bella. Spesso inquietante. Oggi però, le dava il benvenuto. Scese dall’auto, passò sotto il nastro giallo, e si fece strada verso la riva dove si trovava il detective Gary Schindler. «Brutta storia.» Appena si fu avvicinato Schindler si volse a guardarlo in faccia. Con un cenno del capo indicò il corpo della ragazza circondato dalla scientifica, qualche metro più in là. «Era così giovane.» «È nuda. Sappiamo se è stata stuprata?» «Non ancora. Indossava jeans e una felpa rossa dell’Università della Georgia. I suoi vestiti sono stati piegati sotto quell’albero. Con grande cura. Il corpo e i capelli sono stati sistemati con cura anch’essi.» Rimase in silenzio per un istante. «Un omicidio rituale?» «Può darsi.» Joe fece un prudente passo in avanti per dare un’occhiata più da vicino. Povera ragazza. Gli occhi erano chiusi, ma l’espressione era straziata dall’orrore. «Le hanno tagliato la gola» osservò. «Di nuovo, con molta cura» rispose Schindler. «Un taglio netto alla giugulare, o almeno così ha detto il medico legale. Le escoriazioni sui polsi sono state causate da una corda. Dev’essere stata legata, prima o durante l’omicidio.» «Non c’è abbastanza sangue per una ferita di quel genere.» Schindler fece un cenno d’assenso col capo. «Oh, il sangue c’era. Il bastardo l’ha ripulita tutta per renderla carina. Ma non ha ripulito bene il calice. Lì ha lasciato delle tracce.» Joe puntò lo sguardo sul volto di Schindler. «Calice?» «La mano destra.» Schindler la indicò. «È nascosta per metà sotto il corpo, ma nella mano ha una specie di calice d’oro o d’ottone. Credo abbia delle incisioni sopra. Non possiamo muoverlo finché la scientifica non ha finito, ma si vede il sangue all’interno della coppa. Ecco perché sono propenso a credere che sia un omicidio rituale.» Joe si irrigidì. Una coppa d’oro, finemente incisa, aveva detto Eve. Si accovacciò per guardare meglio il calice nella mano di Nancy Jo Norris. L’oro brillava alla luce del primo mattino. Non riuscì a capire cosa rappresentassero, ma sul calice c’erano senza dubbio delle incisioni. Oh cazzo.
Ero lì che lavoravo ieri, facendo gli ordini dei libri che devono uscire tra Settembre e Dicembre, e meditavo seriamente se pagare l'assicurazione della macchina o meno.
Voi direte: che c'entra? C'entra c'entra... il dilemma infatti nasce dal problema del se mi serva di più un mezzo di trasporto oppure tutti i libri che stavo prenotando... alla fine ha vinto la macchina (ma di poco badate bene), in fondo senza auto non vado al lavoro e senza lavoro nessuno stipendio e senza stipendio nessuno di questi libri qua sotto.
Arriva, segnatevi la data, il 21 Ottobre in tutte le librerie, uno dei libri piu' richiesti, piu' citati, piu' "petizionati" della storia del romance. Sto parlando del primo libro della arcifamosa e arcipremiata saga dei Carpaziani, la Dark Series, di Christine Feehan.
Il primo volume, Dark Prince, verrà tradotto da noi con il titolo "Il Principe Vampiro - Attrazione Fatale" e pubblicato da Newton & Compton(alla quale siamo passati da "Oscar al merito" a "mi faccio l'altarino votivo in casa", grazie Newton!).
La lunghissima saga, il cui ultimo libro (Dark Peril) è in pubblicazione in America per il Settembre 2010, è così composta:
La serie vanta numerosi premi tra cui i prestigiosissimi RBL ROMANTICA AWARD e il ROMANCE BOOKS AND READERS AWARD ed ha venduto nel mondo un milione di copie o giu' di lì.... insomma, decisamente non "robetta".
La cosa interessantissima di questa uscita italiana, a parte il libro in sè, non è il titolo, nè la copertina, che sono francamente poco azzeccati, parere mio ovvio, ma il prezzo.... 6,90€ per una prima uscita tanto attesa di ben 432 pagine!!! Poi ditemi che io alla Newton non gli devo accendere un cero, ditemelo!!!
Ma andiamo ad approfondire la conoscenza di questo primo capitolo in pubblicazione:
TRAMA: Mikhail Dubrisky e Raven Whitney sono fatti l'uno per l'altra, ma appartengono a specie diverse... Lui è un principe Carpaziano, vive di notte e si nutre di sangue umano; lei è una donna, una sensitiva incredibilmente sexy e dolce. Quando si incontrano Mikhail capisce che deve possederla, che solo con lei troverà la pace che cerca da secoli e che insieme saranno felici in eterno.
Ma intanto un gruppo di fanatici cacciatori di vampiri imperversa, facendo strage indiscrimata di tutte le creature non umane e Mikhail dovrà difendere i suoi sudditi e proteggere la sua anima gemella da oscure forze di cui lei non sospetta neanche lontamente l'esistenza.
Previsto sempre per Ottobre, non ho ancora il giorno preciso, il terzo libro di Lara Adrian della serie "Midnight Breed", Midnight Awakening che in Italia si chiamerà IL BACIO PERDUTO.
La serie, che in Italia ha avuto uno straordinario successo, è così composta:
1.IL BACIO DI MEZZANOTTE (A Kiss of Midnight)
2.IL BACIO CREMISI (Kiss of Crimson) 3. IL BACIO PERUTO (Midnight Awakening)
4. Midnight Rising (inedito in Italia)
5. Veil of Midnight (inedito in Italia)
6. Ashes of Midnight (inedito in Italia)
7. Shades of Midnight (inedito in Italia)
8. Taken by Midnight (2010)
TRAMA: Elise Chase si aggira senza tregua per le strade di Boston. Armata di un’antichissima daga e spinta da un violento desiderio di vendetta, sa ciò vuole e non si fermerà finché non lo avrà ottenuto. Dà la caccia a coloro che le hanno strappato l’amore più grande della sua vita: suo figlio. Finora ha utilizzato i suoi incredibili poteri psichici, ma questa cosa la sta lentamente uccidendo... verrà salvata dall’incontro con l’ombroso e affascinate Tegan il vampiro... Presto fra i due nascerà un’alleanza insolita, un legame che andrà ben oltre il
mero interesse personale, e che esploderà in un’onda incontenibile di desiderio. Perché persino un cuore di ghiaccio che per secoli ha resistito a qualunque tentazione, può vacillare di fronte alla passione.
Per l'occasione la Leggere Editore sconterà i primi due volumi della saga che costeranno solo 4,90€ per il periodo dell'uscita di questo terzo libro che dovrebbe avere il costo dei precedenti: 10€ , dove dovrebbe è la parola chiave.
Colgo l'occasione per ricordarvi che prezzi, date e copertine possono subire variazioni indipendenti dalla nostra volontà e le informazioni che vi diamo adesso potrebbero cambiare anche all'ultimo momento. (Che non ci si accusi poi di dare copertine "farlocche", poichè noi pubblichiamo quanto ci manda la casa editrice al momento)
Per approndire la conoscenza dei precendi volumi, in caso ve li foste persi, potete andare qui: http://romancebooks.splinder.com/tag/lara_adrian
Il 28 Ottobre esce, sempre per Newton, il nuovo libro di Ann Brashares, autrice della serie per ragazzi "Quattro amiche e un paio di Jeans".
Questa sua nuova pubblicazione è dedicata, al contrario della precedente, ad un pubblico adulto ed è una straordinaria storia d'amore e magia che si dipana attraverso i secoli grazie alla reincarnazione dei due sfortunati amanti, costretti a perdersi in tutte le epoche in cui siano vissuti e poi ritrovarsi grazie al filo conduttore della memoria.
IL MIO NOME E' MEMORIA ci racconta la storia di Daniel che ha attraversato gli oceani del tempo per ritrovare Sophia. La “memoria”, la capacità di ricordare la sua vita passata, è per lui un dono ma anche una maledizione. Ora Sophia è Lucy, una studentessa liceale, e non crede a una sola parola di ciò che le dice Daniel: le sembra impossibile che nelle loro precedenti vite si siano amati e poi siano stati separati da una crudele forza misteriosa. Ma Daniel sa che loro due sono stati insieme: in Asia Minore nel 552, nell’Inghilterra del 1918, e poi in Virginia nel 1972. Brevi, fugaci attimi di passione che la morte ha sempre brutalmente spezzato. Anche oggi le loro anime si stanno cercando, e ancora una volta quella misteriosa forza è pronta a separarli. Un romanzo magico, un’avventura romantica che si snoda attraverso i secoli per abbracciare non una ma tante vite, inseguendo l’unico, vero, grande amore.
Come sempre il prezzo è abbordabilissimo: 12,90€ per 390 pagne di puro romanticismo. Pare anche che la Warner abbia acquistato i diritti del libro per farne presto un film. I produttori hanno definito il romanzo "un piccolo gioiello a metà strada tra Twilight e Il curioso caso di Benjamin Button". A noi non resta che rimanere in trepida attesa.
Una menzione va anche alle uscite, che sono diventate numerosissime (e starci dietro è pressochè impossibile), dei libri di Lisa Jane Smith.
Previsto per la fine di Ottobre (probabilmente il 28 anche lui, giusto per soffrire tutto in una volta ) anche LA SETTA DEI VAMPIRI: LA MALEDIZIONE 9° volume della saga non ancora terminata e così, per ora, composta dell'autrice de "I DIARI DEL VAMPIRO":
1. LA SETTA DEI VAMPIRI. IL SEGRETO (Secret Vampire)
2. LA SETTA DEI VAMPIRI. LE FIGLIE DELL’OSCURITà (Daughters of Darkness)
3. LA SETTA DEI VAMPIRI. L’INCANTESIMO (Spellbinder aka Enchantress )
4. LA SETTA DEI VAMPIRI. L'ANGELO NERO (Dark Angel)
5. LA SETTA DEI VAMPIRI. LA PRESCELTA (The Chosen)
6. LA SETTA DEI VAMPIRI. L’ANIMA GEMELLA (Soulmate)
7. LA SETTA DEI VAMPIRI. LA CACCIATRICE (Huntress)
8. LA SETTA DEI VAMPIRI. L'ALBA NERA (Black Dawn) 9. LA SETTA DEI VAMPIRI. LA MALEDIZIONE (Witchlight)
Per saperne di piu' (e dipanarsi tra i tanti volumi) la Newton ha dedicato un sito apposito a questa saga: www.lasettadeivampiri.com
Prezzo del volume 14,90€ per 240 pagine circa. La Smith ci ha preso gusto e date le vendite e il seguito di lettori sta già scrivendo il decimo volume, previsto in America per la fine di quest'anno. La cosa non è per nulla incoraggiante per le nostre finanze.....
Con questa la vostra Infiltrata vi saluta e va a lavorare per guadagnarsi i libri che dovrà comprare!
Buoni acquisti a tutte!
Paola.
ESCE IN LIBRERIA BATTI IL CINQUE ( High five ), di Janet Evanovich – SALANI EDITORE
Il lavoro scarseggia per Stephanie Plum, cacciatrice di taglie di Trenton, New Jersey. Ma in famiglia c’è un problema: lo zio Fred, detto il Tirchio, sembra sparito nel nulla. Unico indizio: problemi con l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti. Non che zia Mabel sia particolarmente addolorata della scomparsa del marito, ma quello che potrebbe sembrare solo un fastidioso disguido amministrativo si trasforma ben presto in una faccenda piuttosto seria, almeno a giudicare dalle foto inquietanti che lo zio Fred nascondeva in un cassetto. Questa volta Steph è spalleggiata da Randy Briggs, nano programmatore di computer, e tallonata da un oscuro angelo custode, Bunchy, sedicente allibratore a caccia, pure lui, di Fred. Persino Joe Morelli, poliziotto e fidanzato storico della nostra eroina, sembra avere qualcosa da nascondere.
Fra sparatorie, una serie di strani suicidi e un pugile maniaco che attenta alla sua vita, Stephanie deve affrontare, oltre ai consueti problemi di capelli, di linea e di automobili che non fanno il loro dovere, le spericolate iniziative dell’inossidabile nonna Mazur e le attenzioni sempre più esplicite di Ranger, tenebroso e affascinante collega...
UN BRANO DEL LIBRO
"Guardai la prima foto per almeno trenta secondi prima di capire che cosa stessi vedendo. Era uno scatto all’ombra e sottoesposto. L’immagine era occupata da un sacco nero di plastica della spazzatura e al centro c’era una mano sanguinante, mozzata al polso. Guardai le altre foto. Tutte simili. In qualcuna il sacco era più aperto e si vedevano altre parti di un corpo. Qualcosa che sembrava uno stinco, forse una parte del tronco e probabilmente una nuca. Non si capiva se fosse un uomo o una donna.
Rimasi senza fiato dallo shock. Sentivo una specie di ronzio nella testa. Non volevo rovinare la mia immagine di cacciatrice di taglie e crollare svenuta sul pavimento, per cui mi concentrai sulla respirazione. «Devo darle alla polizia» riuscii a dire.
Mabel scosse la testa. «Non so cosa ci facessero nella scrivania di Fred. Perché qualcuno dovrebbe avere foto del genere?»"
Un intrigo eccezionale, la riprova la Evanovich è davvero una scrittrice di indubbio talento.
Nota di Naan: la serie dedicata a Stephanie Plum è arrivata a ben ventuno libri. Finora in Italia sono stati tradotti:
- BASTARDO NUMERO UNO (One for the Money)
- DUE DI TROPPO (Two for the Dough)
- TRE E SEI MORTO (Three to Get Deadly)
- NON DIRE QUATTRO (Four to Score)
- BATTI IL CINQUE (High five)
Janet Evanovich è nata nel New Jersey. Dopo aver pubblicato romanzi rosa di successo, si è dedicata al poliziesco e a Stephanie, che è diventata in breve tempo la detective più famosa d’America: ogni sua avventura conquista regolarmente il primo posto della classifica del New York Times.
ESCE IN LIBRERIA IL DESTINO DI CLAIRE (The Dead Girls’ Dance), di Rachel Caine- EDIZIONI FANUCCI/LEGGEREDITORE
Da quando si è trasferita a Morganville, Claire Denvers ha molte sfide da affrontare. Come quella di essere un genio in una scuola nella quale conta molto più l’aspetto fisico dell’intelligenza; come il fatto che nel suo dormitorio abitino ragazze (come Monica e le sue amiche) con tendenze omicide che si scatenano proprio nei suoi confronti, e come la scoperta che il suo college è controllato da morti viventi. Ci sono anche aspetti positivi nella sua vita, però: ha finalmente trovato un ragazzo che fa per lei, il cui padre è un cacciatore di vampiri. La situazione sembra ancora gestibile e sotto controllo... ma quando una confraternita locale lancia la Danza della Ragazza Morta, il male sembra davvero sul punto di esplodere una volta per tutte. Secondo attesissimo volume della serie dei Vampiri di Morganville, che riprende la serie esattamente dal punto in cui si era interrotta: sopravviverà Michael al colpo di pugnale che gli sta trafiggendo il cuore?
Note di andreina65: Dopo Il diario di Eve Rosser arriva il secondo libro della serie "The Morganville Vampires series" sino a oggi così composta:
1. IL DIARIO DI EVE ROSSER (Glass Houses)
2. IL DESTINO DI CLAIRE (The Dead Girls’ Dance)
3. Midnight Alley (inedito in Italia)
4. Feast of Fools (inedito in Italia)
5. Lord of Misrule (inedito in Italia)
6. Carpe Corpus (inedito in Italia)
7. Fade Out (inedito in Italia)
8. Kiss of Death (inedito in Italia)
9. Ghost Town, previsto, in America, per il tardo 2010
10. 11. 12. a seguire.
Rachel Caine, nata nel 1962, è autrice di più di quindici romanzi, che comprendono le serie Weather Warden e I Vampiri di Morganville. Ha fatto la contabile, la musicista professionista, l’investigatrice assicurativa, e ha pubblicato libri anche sotto il suo secondo pseudonimo, Julie Fortune. Vive in Texas con suo marito.
ESCE IN LIBRERIA LA BIBLIOTECA DEI LIBRI PROIBITI ( Florence and Giles ), di John Harding - EDIZIONI GARZANTI
New England, 1891. È notte fonda ormai. Nell'antica dimora di Blithe House regnano il silenzio e l'oscurità. Per Florence, giovane orfana di dodici anni, è finalmente giunto il momento che ogni giorno aspetta con ansia. Attenta a non far rumore, sale le scale ed entra nella vecchia biblioteca. Nella grande stanza abitata dalla polvere e dall'abbandono ci sono gli unici amici che le tengano davvero compagnia, i libri. Libri proibiti per Florence. Non potrebbe nemmeno toccarli: da sempre le è vietato leggere. Così le ha imposto lo zio che l'ha allevata con il fratellino Giles. Un uomo misterioso, che l'ha condannata a vivere confinata in casa insieme alla servitù. Ma Florence è furba e determinata e ha imparato a leggere da sola. Ha intuito che nei libri è racchiusa la strada per la libertà. Perché proprio in quella biblioteca, tra i vecchi volumi di Sir Walter Scott, Jane Austen, Charles Dickens, George Eliot e Shakespeare, si nasconde un segreto legato a doppio filo alla morte dei suoi genitori. Una terribile verità che, notte dopo notte, getta ombre sempre più inquietanti sulla vita di tutti. Strani episodi iniziano a sconvolgere la dimora. Prima la morte violenta e inspiegabile di una delle governanti, poi l'arrivo della nuova istitutrice del fratellino, che odia Florence con tutta sé stessa. Per la ragazza camminare per i corridoi della casa è sempre più pericoloso.
«Appassionante e da brivido. Non potete perderlo.»
[Daily Mirror]
«Un mistero talmente originale che anche il lettore più esperto si chiederà cos’è vero e cosa non lo è.»
[Grazia Magazine]
«Corridoi oscuri, torri misteriose, volti inquietanti riflessi negli specchi e lunghi vestiti neri. Una lettura intrigante.»
[Daily Mail]
«Un romanzo per gli appassionati della tensione e della suspense e per le ragazze che usano la testa, anche se questo le mette in pericolo mortale.»
[NextRead.co.uk]
John Harding è nato nel 1951 a Fenland, un piccolo villaggio nella regione di Ely, a est dell’Inghilterra. Si è trasferito per il college al St Catherine di Oxford. Ha lavorato dapprima come giornalista, poi come editor, prima di diventare uno scrittore. Vive a Richmond con la moglie e i due figli.
ESCE IN LIBRERIA UN ANGELO TRA I CAPELLI ( Angels in my hair ), di Lorna Byrne - EDIZIONE RIZZOLI
Un corteggiatore affascinante ma di umili origini, che tuo padre adora e tua madre non vorrebbe assolutamente farti sposare. Un doloroso segreto famigliare. Un marito dal cuore grande ma dal fisico troppo debole. Quattro figli meravigliosi. Tanti problemi economici. La vita di Lorna Byrne assomiglia nel bene e nel male a tante altre. Ma c’è qualcosa di speciale, oltre a una profonda fede in Dio, che l’ha sorretta attraverso tutte le difficoltà, i lutti, la paura di non farcela: fin dalla più tenera età Lorna ha avuto il dono di vedere gli angeli e di poter parlare con loro. Una dote sublime e incoraggiante ma anche delicata e difficile da gestire, per una donna dall’animo pulito e luminoso come lei, tanto lontana dalla volontà di sfruttarla a suo vantaggio che per anni non ha osato nemmeno parlarne all’amatissimo compagno. Poi, incoraggiata proprio dai suoi straordinari amici, dopo la morte del marito e l’uscita di casa dei figli, Lorna ha accettato di aprire il suo cuore per raccontare con totale sincerità la sua esperienza in questo libro, struggente come un romanzo, dedicato a tutti coloro che conoscono la sofferenza e desiderano un conforto e una speranza. Lorna infatti ci mostra come siamo tutti accompagnati e sostenuti dalla vivida presenza degli angeli custodi, anche nel corso delle prove più dure che il destino ci impone. Ma soprattutto, ci insegna a considerare tali prove come tappe di un’evoluzione spirituale, in cui la sofferenza – qualunque ne sia l’origine – oltrepassa la durezza della situazione presente e viene sublimata dalla luce dello spirito. È nato così Un angelo tra i capelli che, grazie al passaparola dei lettori, ha immediatamente scalato le classifiche britanniche ed è attualmente in corso di pubblicazione in ventuno Paesi, dalla Polonia al Giappone, conquistandosi così in meno di un anno il titolo di libro sugli angeli più venduto e letto del mondo.
Un angelo tra i capelli è il libro sugli angeli più venduto nel mondo.
Ecco alcuni commenti dei lettori:
“Un libro che dà conforto e porta un messaggio meraviglioso.”
Kirsty
“Di solito i libri mi stancano subito, ma Un angelo tra i capelli l’ho letto tutto
d’un fiato: mi ha fatto sorridere e commuovere.”
P. Bonner
“Lorna va dritta al cuore con parole vividee semplici, che lasciano il segno.”
Choy
“Leggendo questo libro mi sono sentita una persona speciale, piena d’amore e di speranza.”
Daly
Lorna Byrne è nata e cresciuta nella campagna irlandese, dove vive tuttora con i quattro figli. Lorna vede gli angeli e comunica con loro da quando era bambina. Il suo sito web: www.lornabyrne.com
Ve li abbiamo presentati, li abbiamo commentati, ne abbiamo discusso, avete avuto un mese per leggerli e scambiarvi opinioni… e adesso è venuto il momento che diciate la vostra!
Qual è l’uscita del mese scorso che avete preferito, il libro che a vostro giudizio è il migliore?
Eccovi un sondaggio che vi permetterà di esprimere le vostre preferenze.
Ogni mese sceglieremo una rosa di titoli tra le uscite Mondadori e Harlequin, storiche e/o contemporanee e le novità secondo noi più importanti di altre case editrici uscite il mese precedente in libreria o in edicola. Dal concorso saranno escluse tutte le ristampe. Alcuni titoli potranno venire proposti nei sondaggi dei mesi successivi.
Avete dei dubbi sui titoli, non siete sicuri che il libro che avete letto voi abbia quel titolo? Nessun problema: per un veloce “ripassino”, eccovi i collegamenti ai nostri posts dove trovare trame e cover dei libri in elenco.
Attenzione, potete votare un solo libro tra quelli che vi elenchiamo. Tutti possono votare senza bisogno di iscriversi e il voto è anonimo.
A fine anno, tra i dodici “libri del mese” bandiremo un ulteriore sondaggio, con cui potrete scegliere il “libro dell’anno”.
I titoli vincitori dei precedenti sondaggi sono: Infine, tu (Then Came You) di Lisa Kleypas, Scandalo in Primavera (Scandal in Spring) di Lisa Kleypas, Il Lord Del Mistero (To Love a Dark Lord) di Anne Stuart, Lover Revealed Un amore violato (Lover Revealed) di J.R. Ward, Meravigliosa (Splendid) di Julia Quinn, Il Grido del Desiderio (Cry for Passion) di Robin Schone, Il Bacio di Mezzanotte (A Kiss of Midnight) di Lara Adrian, Peccati d'Inverno (Devil in Winter) di Lisa Kleypas
Be’, che altro dirvi ? ……vinca il migliore !
I LIBRI IN CONCORSO PER QUESTO MESE:
Invitiamo tutti coloro che non sono lettori e che non sono
affatto interessati a questo genere letterario, ad astenersi
cortesemente dal votare, in modo da non falsare il risultato
e per rispetto nei confronti dei lettori appassionati. Grazie.
Eccoci al nostro appuntamento mensile con il risultato del sondaggio dedicato ai romanzi pubblicati in Italia. A fine anno, tra i “libri del mese” bandiremo un ulteriore sondaggio, con cui potrete scegliere il “libro dell’anno”.
Il titolo vincitore del concorso "Il Libro del Mese" di Agosto è
INFINE, TU
(Then Came You)
by Lisa Kleypas
Impulsiva e bellissima, sempre disposta a infrangere le regole pur di dimostrare la propria indipendenza, Lily Lawson si diverte a scandalizzare la buona società londinese. E per salvare la sorella dall’indesiderato matrimonio con lord Alex Raiford, arrogante conte di Wolverton, non esita a trattare il futuro cognato in maniera sfacciata e oltraggiosa. Ma la risposta la sorprende. Deciso a far pagare alla vivace Lily l’audace intromissione, pur pacato e gentile Alex riesce a legarla a sé in un gioco sensuale. Senza immaginare che sarà poi lei a rubargli il cuore...
Lisa Kleypas ha vinto il concorso di questo mese con 70 voti, seguita da "Il Profumo dell'Anima" di Sylvia Z. Summersh con 37 voti e "Scandalo e Passione" (An Impossible Attraction) di Brenda Joyce con 12 voti.
Adesso a voi la parola! Fateci conoscere le vostre opinioni e i vostri giudizi, e soprattutto perchè l'avete votato (o perchè non l'avete votato).
Per vedere i risultati del sondaggio di tutti i libri, con le rispettive percentuali cliccate sul link qui sotto:
Torniamo con il nuovo concorso a scadenza mensile "La Citazione del Mese". Si tratta di un sondaggio che premia la migliore citazione proposta durante il corso del mese, ma la votazione avverrà al contrario, ovvero sarete VOI a proporre la vostra citazione preferita, e NOI bloggers a votare quella che verrà inserita il mese successivo nell'intestazione del Blog.
La "Citazione" può essere uno scambio di battute, un piccolo brano, una frase, non più di 4 - 5 righe al massimo, che vi ha colpito particolarmente, o che vi è rimasta nel cuore. Per mandarcela potete postarla direttamente come commento a questo posto, o utilizzando la casella email che troverete sia nel menù di sinistra (sotto Scrivici), sia nel menù di destra (sotto Citazione del Mese). Ricordatevi di indicare il titolo e l'autrice del romance da cui è tratta (oltre a cap. e pagina per permetterci di risalire al testo originale), e se vi va diteci perchè l'avete scelta :-)
Ecco la citazione vincitrice per il mese di Settembre :
Dal romanzo BLOODFEVER di Karen Marie Moning proposta da Drakon:
"Un giorno bacerai l'uomo senza il quale non potrai respirare,
e capirai che il respiro non conta."
Here we are with our new monthly contest "Quote of the Month".
It's a contest about the best quote that will be proposed during the month, but it will be a reversed contest, that is YOU will propose your favourite quote, and WE bloggers will vote the one which will show in the Blog's header the following month.
The "Quote" can be a sentence or a dialogue 4 - 5 lines long, you particularly enjoyed or you have been expecially impressed by. To let us have your proposal, you can add it as a comment to this post, or send it by e-mail (click on the mail box icon you can find both in the left and right menu).
Don't forget to include the book's title and author, and if you like tell us the reason for your choice :-)
Here is September Winning Quote:
From the novel BLOODFEVER by Karen Marie Moning proposed by Drakon:
"One day you will kiss a man you can't breathe without,
and find that breath is of little consequence."
ESCE IN LIBRERIA La dodicesima vittima ( Blood Game ), di Iris Johansen – Edizioni Leggereditore
Prima arriva l’oscurità, poi il terrore...
Nancy Jo Norris, diciannovenne figlia di un senatore degli Stati Uniti, viene trovata morta, completamente dissanguata, con accanto un calice pieno del suo sangue. Eve Duncan, il cui lavoro è quello di ricostruire identikit tridimensionali per i tribunali nei casi di omicidio, un giorno trova un calice fin troppo simile a quello rinvenuto sulla scena del delitto nel frigo di casa sua. L’assassino sembra dunque interessato anche a lei, e le ha mandato un chiaro messaggio. Eve viene così trascinata nella trama di Kevin Jelak: stavolta non è il lavoro a darle un nuovo caso su cui indagare, ma il criminale stesso, la cui mente perversa è in grado di raggiungere abissi mai toccati... Un serial killer che, oltretutto, Eve sospetta possa sapere qualcosa della scomparsa di sua figlia Bonnie. Inizia così un gioco mortale tra i due, nel quale saranno coinvolti tutti gli affetti più cari di Eve, tra svolte mozzafiato e poteri psichici fuori controllo, dal quale uno solo dei due contendenti potrebbe uscire vivo.
Iris Johansen, autrice affermata di romanzi rosa (ne ha scritti circa cinquanta) e storici, ha esordito nel 1996 nella crime fiction. I suoi thriller, tra cui la serie dedicata al personaggio di Eve Duncan, sono costantemente ai vertici delle classifiche del New York Times.
“Dovrete tenere le luci accese mentre leggete!”
- Romantic Times Book Review
“Iris Johansen ormai è una maestra del brivido e del thriller paranormale, nel suo ultimo avvincente romanzo su Eve Duncan non manca niente: dai fantasmi, alle sette segrete ai vendicatori con poteri sovrannaturali.”
- Booklist
Nota di MarchRose e Drakon75
Si tratta dell’ottavo volume della serie dedicata alla scultrice forense Eve Duncan, i cui primi due volumi sono già stati tradotti in Italia parecchi anni fa da da Sperling & Kupfer. La serie ad oggi è così composta:
1. DOPPIO VOLTO (The Face of Deception)
2. OCCHI INNOCENTI (The Killing Game)
3. UNA MINACCIA DAL PASSATO (Body of Lies)
4. Blind Alley
5. Countdown
6. Stalemate
7. Quicksand
8. LA DODICESIMA VITTIMA (Blood Game)
9. Chasing the Night
10. Eight Days to Live
11. Eve (uscita prevista negli USA per il 2011)
Eve Duncan è una scultrice forense, cioè una persona capace di ricostruire i volti delle persone basandosi sulle loro ossa. Dopo che sua figlia Bonnie è stata uccisa da un serial killer, Eve ha iniziato a dedicarsi alla ricostruzione dei visi delle vittime di crimini, in particolare bambini, senza mai smettere di cercare nel frattempo il corpo di Bonnie ed il suo assassino. Per le fans di Kathy Reichs: questo è il libro per voi!
Negli ultimi romanzi di questa serie, com’è il caso di LA DODICESIMA VITTIMA, le storie di Eve Duncan hanno acquisito un tocco di paranormale che ha fatto parecchio discutere le lettrici.
Ma sentiamo cos’ha da dire in proposito la Johansen stessa, in questa videointervista da noi trascritta e tradotta in italiano per l’occasione.
BLOOD GAME: A CONVERSATION WITH AUTHOR IRIS JOHANSEN
I receive thousands of e-mails every month, and, many of them are concerned with Eve Duncan and the people and her world, but, oh I’d say the past nine months I’ve received many, many, many more and that’s because I ended “Quicksand” on the note that was, well, exciting, and intriguing, and maybe even a little frustrating, and everyone is asking “What’s happening next?”; ”What about Joe?”; “ What’s happening next?” Well, this is a stand-alone book, “Blood Game” out October the 21st, but I think it’s going to answer all of your questions.
ALL ABOUT EVE………
During my career, I’ve created many, many characters and many continuing characters as well, but, I believe maybe Eve Duncan could be the most popular. I’ve been thinking about it and there are probably maybe three reasons why – number one, Eve Duncan is a forensic sculptor and her career is flat out fascinating to me and evidently, to you too. It’s just dealing in the technicalities is interesting. The second reason is probably is Eve and her relationship with Joe, Joe Quinn and also Jane Maguire, who are her family. She has strong family ties that we all can identify with. And, the third reason is…she deals with diversity with strength and vulnerability which, I think, we all would like to have. Her daughter Bonnie was kidnapped and killed by a serial killer years and years ago, and though her life was changed, she fought it, she rose above it and she became the strong , I think, wonderful woman that she is in these books.
THE BONNIE QUESTION
I get the question all the time: “Is Eve ever going to find Bonnie and bring her remains home?” “Is it going to happen?” “Why isn’t it going to happen?” And the answer is that it hasn’t happened yet because Bonnie has not been ready! I am sorry. I thought it was going to happen in “Quicksand”, but, when I got towards the end, I realised “No, it wasn’t right.” All I can say is that when Bonnie wants to be found, she’ll be found, and until then, we’ll just have to go along with her on it.
I’ve received many letters saying “I think I’ve missed a book. I don’t have the book where Bonnie was actually kidnapped.” There wasn’t a book written like that. “Face of Deception”, of course, had the back story in it, but I never actually wrote the book that showed the last days. I think that you might be pleased to know that in “Blood Game” I do show a lot of flashbacks to that time and, I know, I was very emotional about it, but I think we got to know the relationship between Eve and Bonnie to an even greater extent.
PLAYING THE BLOOD GAME
“Blood Game” has one of my scariest villains yet, and, I’ll let you decide just what kind of villain he is. He is a serial killer, definitely. Is he a vampire? Or is he a vampire wannabe? But, at any rate, I think you’ll find this story chilling, and, very different from anything I’ve written before. Of course, the main thing that you’re interested in is the Joe phenomenon and the connection with Eve and with Bonnie. It’s very thoroughly explored in my own way, which is, sometimes, a little bit bizarre, but it seems to go with the story. I write by the seat of my pants and whatever the characters tell me to do I usually end up by doing it. I think this story worked, I think it was exciting. It was certainly different. I think you will agree that it is a new reading experience – in the Iris Johansen books!
Now this book has a bit more paranormal stuff then I usually do. Again, it just seemed fitting for the story, and, I had to handle the Joe problem in some way. So, that’s the way I handled it. I think it worked. I was certainly interested and excited. Will I do deep paranormal all the time? No. I won’t. Only, when a book calls for it. For instance, right now I’m busily writing another Eve book that concerns the CIA and age progression, but, you know, I may go back to paranormal as well, because there are all kinds of possibilities and I think you’ll find some of the characters in “Blood Game” are interesting enough for you to want to see again.
WITH A LITTLE HELP FROM HER FRIENDS…..
Eve Duncan and all of her friends and compatriots are great, great friends of mine and they are obviously great friends of most of my readers, but, you are not going to be closed out if you’ve never read any of Eve Duncan book. I try to make sure of that. Eve Duncan….every book I write about Eve Duncan is a stand – alone book and I make sure you know what’s happening in it, and I think you’ll find that Eve Duncan is exciting and interesting and I’ll make a bet you’ll want go back and read all the other Eve books, after you’ve finished this one.
TRADUZIONE
BLOOD GAME: UNA CONVERSAZIONE CON L’AUTRICE IRIS JOHANSEN
Ricevo migliaia di email ogni mese, ed in molte di esse la gente mi chiede con una certa preoccupazione delle novità su Eve Duncan e sui personaggi del suo mondo, ma, be’, direi che negli ultimi nove mesi ne ho ricevute molte, molte, molte di più e questo perché ho concluso “Quicksand” su una nota che era, diciamo, invitante, intrigante, e forse anche un pochino frustrante, così tutti chiedono “Adesso cosa succederà?”; ”Che ne sarà di Joe?”; “Adesso cosa succederà?” Bene, questo libro, “Blood Game”, che uscirà il prossimo ottobre 2009, è un libro che si può leggere per conto suo, ma che penso risponderà a tutte le vostre domande.
TUTTO SU EVE………
Nel corso della mia carriera, ho creato davvero moltissimi personaggi, e di molti ho parlato in più libri, ma credo che probabilmente Eve Duncan sia la più famosa. Ci ho pensato su, e credo che questo si debba a tre ragioni – la prima, Eve Duncan è una scultrice forense, e la sua professione è assolutamente affascinante per me quanto, evidentemente, lo è anche per voi. E’ tutta la parte dei dettagli tecnici ad essere interessante. La seconda ragione è probabilmente Eve stessa e la sua relazione con Joe, cioè Joe Quinn, e con Jane Maguire, che sono la sua famiglia. Ha dei forti legami famigliari, e in questo possiamo identificarci un po’ tutti. E la terza ragione è… lei affronta la diversità con una forza e una vulnerabilità che, credo, a noi tutti piacerebbe avere. Sua figlia Bonnie è stata rapita ed uccisa da un serial killer anni e anni fa, e benché la sua vita sia cambiata, lei ha lottato, ha superato la tragedia ed è diventata la donna forte e, credo, meravigliosa di cui leggete in questi libri.
LA DOMANDA SU BONNIE
Mi arrivano continuamente domande del tipo: “Eve riuscirà mai a trovare Bonnie e a portare a casa i suoi resti?” , “Succederà o no?”, “Perchè non succederà?”. E la risposta è che questo non è ancora successo perché Bonnie non era ancora pronta! Mi spiace. Pensavo che sarebbe successo in “Quicksand”, ma, mentre mi avvicinavo alla fine del libro, mi sono resa conto improvvisamente che no, non era giusto. Tutto quello che posso dire è che quando Bonnie vorrà essere trovata, sarà trovata, e fino a quel momento noi dovremo andare avanti così.
Ho ricevuto molte email che dicono, “Penso di essermi persa un libro. Non ho il libro in cui Bonnie è stata rapita.” Non c’è nessun libro che ne parla. “Face of Deception”, naturalmente, contiene gli antefatti, ma io non ho mai scritto il libro che parla degli ultimi giorni di Bonnie. Penso che vi farà piacere sapere che in “Blood Game” ho incluso un sacco di flashbacks di quel periodo e, sapete, ero parecchio emozionata nel farlo, ma penso che sia necessario per approfondire ancora di più la relazione tra Eve e Bonnie.
GIOCARE AL GIOCO DI SANGUE
In “Blood Game” c’è uno dei miei “cattivi” più spaventosi, e lascio decidere a voi che tipo di “cattivo” sia. E’ un serial killer, di sicuro. E’ anche un vampiro? Oppure è un potenziale vampiro? Ma in ogni caso penso che troverete questa storia agghiacciante, e molto diversa da tutto quello che ho scritto finora. Naturalmente, la cosa a cui siete maggiormente interessanti è il “fenomeno Joe” ed il suo legame con Eve e Bonnie. Viene esplorato in modo molto accurato, alla mia maniera naturalmente, che a volte è un po’ bizzarra, ma che sembra essere quella giusta per la storia. Io mi lascio trasportare, e di solito finisco per fare qualsiasi cosa i personaggi mi dicano di fare. Penso che questa storia funzioni e sia eccitante. Di sicuro, è qualcosa di diverso dal solito. Penso che sarete d’accordo con me e direte che, tra i libri di Iris Johansen, è stata un’esperienza di lettura nuova!
Ora, questo libro contiene un po’ più elementi paranormali del mio solito. Anche in questo caso, mi è sembrata la cosa adatta alla storia, e dovevo affrontare il problema di Joe, in un modo o nell’altro. E questo è stato il modo in cui l’ho affrontato. Penso che abbia funzionato bene. Di sicuro, io l’ho trovato interessante ed elettrizzante. Farò dei paranormali al 100% in futuro? No, non ne scriverò. Userò elementi paranormali solo quando il libro lo richiederà. Per esempio, in questo momento sono occupata a scrivere un altro libro di Eve che parla della CIA e del passare degli anni, ma, sapete, più in là potrei tornare al paranormale, perché ci sono possibilità di tutti i tipi, e penso che troverete alcuni dei personaggi di “Blood Game” così interessanti che vi farebbe piacere rivederli tra un po’.
CON UN PO’ D’AIUTO DA PARTE DEGLI AMICI…..
Eve Duncan e tutti i suoi amici e compatrioti sono miei grandi, grandissimi amici così come lo sono ovviamente dei miei lettori, ma non vi sentirete tagliati fuori dalla storia se non avete mai letto nessun libro di Eve Duncan. E’ una cosa a cui cerco sempre di prestare attenzione. Eve Duncan… ogni libro che scrivo su Eve Duncan è un libro che può essere letto per conto suo, e io mi accerto che voi siate al corrente di tutto quanto succede nella storia, e penso che troverete che Eve Duncan è eccitante ed interessante, e scommetto che andrete a ritroso e, dopo che avrete finito questo libro, leggerete tutti gli altri romanzi di Eve.
ESCE IN LIBRERIA MUORI PER ME ( Die for Me ), di Karen Rose – Edizioni Leggereditore
Sedici fosse: alcune di esse sono ancora vuote, altre ospitano cadaveri disposti con una cura meticolosa. Le vittime sono state brutalmente torturate e le tecniche di cui si serve l’assassino provengono da una delle epoche più oscure dell’umanità: l’Inquisizione. È per questo che il detective Vito Ciccotelli decide di rivolgersi a Sophie Johansen, un’archeologa specializzata in storia medievale. Nonostante gli anni di esperienza i due si ritrovano ad affrontare la lama affilata del terrore. Il killer non ha ancora finito la sua opera, e chi cercherà di fermarlo rischia di trasformarsi nella nuova pedina del suo gioco di morte. Vito teme che il prossimo grido di orrore possa essere quello di Sophie, proprio ora che l‘ha trovata, ora che la passione è tornata a travolgerlo.
Per la prima volta in Italia Karen Rose, l’autrice che ha scalato i vertici delle classifiche più prestigiose del mondo: The New York Times, Usa Today, Sunday Times, Der Spiegel.
In questo thriller eccellente, Karen Rose esplora le sfumature più oscure della mente umana, unendo con estrema abilità il terrore allo stato puro e la sensualità più intensa, quella che da anni scuote ogni singolo atomo delle sue lettrici in tutto il mondo.
Karen Rose vive a Washington con il marito, al quale è particolarmente legata, anche perché senza di lui non avrebbe mai provato a pubblicare un libro. Prima di cominciare a scrivere lavorava come ingegnere, ma come lei stessa afferma: “Avevo la testa piena di scene e di immagini, tanto che non riuscivo a concentrarmi sul mio lavoro, e così ho cominciato a scriverle. Tutto è iniziato per divertimento, ma presto mi sono resa conto di non poterne fare a meno.” È una delle autrici più acclamate del romantic suspense. La scrittura brillante, l’abilità nel ricreare i casi criminologici e l’intensità della passione che si scatena fra i protagonisti, sono i suoi tratti distintivi. Muori per me è il primo titolo di una trilogia inquietante che vi lascerà con il fiato sospeso.
“I fan del thriller rimarranno affascinati da questa storia piena di adrenalina, dai personaggi intriganti e pieni di carattere.”
Publishers Weekly
“Nessuno è capace di ritrarre la mente distorta di un serial killer meglio di Karen Rose. Un romanzo che vi farà tremare dalla paura e dal desiderio.”
Romantic Times
Nota di MarchRose
Tra le uscite di Leggereditore previste per il mese di settembre, questa di Karen Rose è sicuramente una delle più interessanti e attese. Si tratta del primo libro della serie Vartanian, ed è un romanzo che ha vinto numerosi premi, tra cui il Romantic Times’ Reviewers’ Choice Award come Migliore Romantic Suspense of 2007, oltre ad arrivare finalista al premio RITA come Migliore Romantic Suspense.
La serie Vartanian è così composta:
Come avviene per molte serie, le relazioni tra i personaggi di questa serie e degli altri libri di Karen Rose sono piuttosto complesse, nel senso che alcuni personaggi della serie Vartanian , ad es., riappariranno in altri romanzi che non appartengono alla serie. Sul sito dell’autrice potrete trovare una “mappa” di questi collegamenti tra i vari libri, a questo link: http://www.karenrosebooks.com/krose-relationships.htm
Preparatevi per un thriller da cardiopalma, costellato da scene macabre e brutali delitti in netto contrasto con la dolce storia d’amore che si sviluppa tra i due protagonisti.
Il detective Vito Ciccotelli sta lottando contro il tempo per catturare un serial killer che usa strumenti di tortura medievale per uccidere le proprie vittime. L’unica in grado di aiutarlo è l’archeologa Sophie Johannsen, che riesce a determinare cosa giace esattamente nel terreno gelato, in quella fila di fosse scavare con agghiacciante meticolosità e precisione. Ma per quanto Sophie inorridisca di fronte ai resti umani che sono stati dissepolti, le fosse che la terrorizzano di più sono le ultime, quella ancora vuote: perché ciò significa che il killer non ha ancora finito…
ESCE IN LIBRERIA DARK PLEASURE ( No rest for the wicked ), di Kresley Cole – Edizioni Leggereditore
Secondo volume della serie Gli Immortali, Dark Pleasure è la storia di un pericoloso vampiro che vive tra le ombre, e della splendida valchiria incaricata di ucciderlo prima che possa far del male agli innocenti. Secoli fa, Sebastian Wroth è stato trasformato in un vampiro, contro la sua volontà. Da allora, vive come in un incubo: oppresso dall’odio e dalla solitudine, sente di non avere alcun motivo per vivere. Un giorno si presenta a lui una creatura bizzarra e al tempo stesso bellissima: è Kaderin Cuore di Ghiaccio. Da quando ha perso le sue due sorelle, uccise per mano di un vampiro, non è più stata capace di provare sentimenti. Il compito di eliminare Sebastian dovrebbe essere per lei una semplice formalità, ma quando i due si trovano faccia a faccia succede qualcosa di inaspettato, che cambierà per sempre le vite di entrambi. E quando si ritroveranno coinvolti in una leggendaria caccia, nella quale saranno rivali, dovranno scegliere tra i loro sentimenti e un destino che sembra ineluttabile...
Kresley Cole, ex atleta, ha esordito nel 2003 con The Captain of All Pleasures, e da allora ha pubblicato quindici romanzi che fanno capo alle due fortunatissime serie: quella dedicata ai Fratelli MacCarrick, una trilogia di romantic novel a sfondo storico incentrata sulla vita di Highlander, e la serie Gli immortali, quest’ultima insignita del premio RITA. Le sue opere sono state tradotte in più di dieci Paesi; oggi l’autrice vive in Florida, con il marito e i loro cani. Leggereditore ha pubblicato nel febbraio 2010 il primo romanzo di questa serie, Dark Love, salutato da un ottimo successo.
“L’eccellenza è una costante in Kresley Cole!”
Romantic Times Magazine
“Dark Pleasure è un romanzo carico di passione e avventura, che lascia senza fiato.”
Romance Reviews Today
Nota di MarchRose
DARK PLEASURE è il secondo volume della serie Gli Immortali (in originale: “Immortals after dark”), ad oggi così composta:
1 – DARK LOVE (A Hunger Like No Other) – potete leggere il nostro spoiler del romanzo qui http://romancebooks.splinder.com/post/22257298 2 – DARK PLEASURE (No Rest for the Wicked)
3 – Wicked Deeds on a Winter’s Night
4 – Dark Needs at Night's Edge
5 – Dark Desires After Dusk
6 – Kiss of a Demon King
7 – il racconto “Untouchable”, incluso nell’antologia Deep Kiss of Winter
8 – Pleasure of a Dark Prince
9 – Demon from the Dark – uscita prevista negli USA a settembre 2010
più il racconto “The Warlord Wants Forever” (contenuto nell’antologia “Playing Easy to Get”), che fa da introduzione alla serie.
Kaderin Cuore di Ghiaccio è una Valchiria tormentata dal dolore per la perdita delle sue due sorelle e per le ragioni che si celano dietro la loro morte. Dal giorno in cui le ha perdute, il suo unico credo è quello di non esitare mai di fronte al male, e di fare quel che è necessario per distruggerlo, con la maggior efficienza possibile. Senza sentimenti, senza emozioni. Ma allora perché, quando viene inviata ad uccidere Sebastian Wroth, uno degli odiati vampiri, Kaderin esita, incerta? E perché Sebastian è il primo essere vivente che riesce a farla sentire finalmente viva, dopo tanti anni? Se solo si potesse tornare indietro nel tempo, e cambiare il passato di entrambi…
Partecipate al giveaway di Mariangela Camocardi, avete tempo per lasciare un commento fino al 9 novembre, quindi registratevi al sito se ancora non lo avete fatto e buona fortuna!