Monica Granchi è nata a Siena dove ancora oggi vive con la sua gatta Medea, un persiano golden dagli occhi verdi. Specializzata in Musica e Spettacolo, si occupa da sempre di teatro e dirige una piccola etichetta musicale indipendente. Dopo aver insegnato per molti anni, di recente ha deciso di dedicarsi completamente alla letteratura, sua prima grande passione.
Di prossima uscita, Descansos, una raccolta di racconti al femminile scritti da un’angolazione precisa e dichiarata. Il volume presenta ritratti di donne a un bivio della loro esistenza. Storie senza tempo né luogo, toccate da un realismo magico in cui le protagoniste fanno i conti con gli eterni temi dell’amore, della fede e del fato, della sopraffazione e della gelosia. Ma anche figure vicine a un mondo più conosciuto e contemporaneo che mostrano i tratti specifici di donne in cerca di lavoro, donne costrette all’immigrazione, donne che vendono il proprio corpo per riempire il vuoto della loro esistenza. Donne che tutte noi potremmo essere.
Attualmente l’autrice sta lavorando alla stesura di un romanzo fantasy, ricco di sorprese e colpi di scena, che si apre a scenari adatti al grande schermo.
Tra tutte coloro che lasceranno un commento verrà sorteggiata una copia di Il mercante", gentilmente offerta dalla casa editrice, quindi non dimenticate di firmarvi con un nome o con un nick!
IL LIBRO
IL MERCANTE
EDITORE PROTAGON
Pagine: 357
Prezzo: € 15,00
Anno di edizione: 2009
ISBN: 978-88-8024-254-3
Una serie di eventi drammatici e il pesante fardello di una bellezza senza eguali sembrano segnare il destino di Ariel, fiera e coraggiosa ragazza irlandese che non sa rassegnarsi all’idea di consegnare la sua vita nelle mani di un fato avverso senza combattere. Rapita e portata in Marocco, sarà inaspettatamente liberata dall’avvenente figlio del Sultano. Il giovane Niko, ombroso e affascinante guerriero in lotta per l’indipendenza del suo popolo, innamoratosi perdutamente di lei saprà far breccia nella sua corazza di donna ferita e tuttavia orgogliosa, utilizzando inaspettate armi di seduzione che sapranno toccare le corde giuste del cuore indomito di Ariel. Al raggiungimento della felicità dei due protagonisti si frappongono, però, destini e figure. Due uomini innamorati della stessa donna. L’amicizia di un impeccabile precettore vinto dalla propria umanità. La crudeltà efferata di Kabir, vendicativo berbero fratello di latte di Niko. L’ambizione della bellissima Eva, prima moglie del Sultano Omar. Le vite di quanti, nell’oscurità, tramano per il proprio profitto contro lo svolgersi di un destino collettivo più grande. Un’avvincente storia d’amore che, contro ogni previsione, sfocia sullo sfondo delle sfarzose stanze di palazzo di un paese in rivolta alle soglie del Novecento. Spezzato e mai vinto, quell’amore saprà ritrovarsi, dopo vent’anni, più intenso e più vero.
La figura del Mercante, oscuro burattinaio in bilico tra leggenda e realtà, getta la sua ombra inquietante sul passato e il futuro dei protagonisti, accompagnando il lettore da mondi esotici e lontani a quelli più conosciuti di un’America moderna e laboriosa in cerca della propria grandezza. Un enigma che non si svela fino all’ultima pagina.
Il giudizio di Antonio Tabucchi:
Un romanzo “d’avventure” che soddisfa pienamente, con efficacia e divertimento, gli appassionati di questo genere
Il libro è distribuito da PDE, e si può ordinare in tutte le librerie d'Italia. Si può acquistare anche sui siti di libri generici come Ibs o, nello specifico, su sienalibri.it.
Per ordinare il libro, sul portale www.toscanalibri.it , le lettrici possono scrivere direttamente all'indirizzo mail redazione@toscanalibri.it.
Presentandosi a nome di Isn't it romantic?', si potrà avere il volume a prezzo di copertina senza l'aggiunta delle spese di spedizione.
1-ESTRATTO - dal romanzo "Il mercante"
Un piccolo stormo di uccelli variopinti si avvicinò alle stanze di Ariel distraendo l’uomo dai suoi pensieri e dai tanti ricordi. Riusciva quasi ad immaginarla… Con il passare dei giorni si era rasserenata, quasi dimenticando quanto era successo. Le piaceva raccogliere i capelli in maniera scomposta, con qualunque cosa le capitasse a tiro: una matita, un bastoncino… persino una forchetta: le convenzioni sembravano non riguardarla. Si accucciava spesso davanti ad una piccola feritoia che dava sui giardini, seduta sulle sue stesse calcagna, con la punta dei piccoli piedi nudi girata verso l’interno, a toccare tra loro gli alluci. Aveva imparato a trovare un contatto con l’esterno pur rimanendo confinata nella sua stanza: tenendo gli avanzi dei suoi pasti in una mano sporgeva il braccio dalla feritoia e gli uccelli, dapprima diffidenti, mangiavano ormai dalle sue mani. Edward era l’unico ad essere riuscito a scalfire quella corazza di diffidenza che la rendeva spesso ostile e invisa agli altri. Da quando si era rimessa lo aveva sommerso di domande: la sua intelligenza era vivida e la sua curiosità la rendeva simile ad una spugna capace di assorbire ogni cosa. Ma ormai l’uomo sapeva bene che non le sarebbero più bastate le sue parole o quelle scambiate con la servitù in un perfetto francese, ormai Ariel era determinata ad uscire dalle sue stanze e a sapere esattamente cosa le riservava il futuro. Edward le aveva detto che sarebbe passato a prenderla nel pomeriggio per fare un giro del Palazzo e le aveva fatto recapitare i vestimenti adeguati per coprire il volto e i meravigliosi capelli troppo ribelli per quel luogo in cui l’indicazione di un temperamento fiero sarebbe stata certo mal interpretata. Quando li vide, Ariel si schernì ma le donne, impaurite da quella azzardata mancanza di sottomissione, le fecero intendere che se l’avessero trovata senza velo circolare per le stanze del palazzo, le guardie l’avrebbero certo frustata e imprigionata. La giovane pensò che non avrebbe mai ceduto al ricatti di un’usanza così barbara che faceva della donna poco più di un oggetto ma poi la curiosità prevalse e si decise a vestirsi in attesa del suo accompagnatore. Riguardo al suo futuro, lo stesso Edward non sapeva cosa pensare. La matassa si era complicata e non era facile ritrovarne il bandolo: Niko aveva sottratto la ragazza ad un potente commerciante di donne e di schiavi che l’avrebbe venduta ad un ricchissimo compratore che l’aveva scelta proprio per la sua bellezza indomita. In un solo colpo si era fatto due nemici che non aspettavano altro che egli uscisse dal territorio protetto del Sultano o che facesse comunque un passo falso. La situazione all’interno della Kasbah non era certo migliore data la presenza inquietante di Kabir. Ma troppi pezzi mancavano all’uomo per ricomporre il puzzle: chi era il Mercante? Quanto c’era di vero nella sua leggenda? Cosa era successo a Niko in tutti questi anni? E cosa intendeva fare adesso? Edward non sapeva che una delle sue domande avrebbe avuto presto una risposta inaspettata.
Raggiunse la stanza di Niko prima di andare da Ariel, intenzionato a farsi raccontare ogni cosa e a trovare anche per lei le risposte che cercava e a cui aveva diritto.
2-ESTRATTO - dal romanzo "Il mercante"
Sotto l’ombroso padiglione del giardino piccolo, scrigno segreto di preziosi mosaici incastonati tra piante esotiche e variopinti fiori aulenti, pensieri contrastanti turbavano la naturale quiete di Edward. Il ritorno di Niko aveva messo in allarme Kabir che non avrebbe certo tardato a scoprire le sue carte. La posta in gioco era molto alta e Edward sapeva bene che, nei lunghi anni di assenza di Niko, Kabir si era conquistato un posto speciale accanto al sultano. Niente sembrava essere andato secondo i disegni stabiliti: il cielo, si sa, asseconda mal volentieri i piani dei mortali. Ma forse si sbagliava: forse il disegno delle stelle coincideva proprio con quello che Edward aveva sempre indovinato nei neri occhi del piccolo figlio del deserto che un giorno ormai lontano aveva unito il suo destino a quello di Niko. Orfano di madre ed erede del regno, il giovane figlio di Omar era stato affidato alle cure di Amina, madre di Kabir. La ragazza apparteneva ad una potente stirpe nomade e, secondo una antica e venerabile tradizione del deserto, le donne beduine potevano offrirsi come balie dei figli di nobili o ricchi cittadini creando un debito di riconoscenza che stringeva i due bambini in un eterno legame di fratellanza. Fratelli di latte li chiamava la tradizione, come il latte della donna che li aveva nutriti entrambi, ma si trattava a tutti gli effetti di un indissolubile patto di sangue. La vicenda dei due bambini aveva colpito molto Edward fin da quando era giunto in Marocco, poco prima della nascita di Niko, per ricoprire il ruolo di precettore del futuro erede del regno. I primi anni trascorsi presso la corte del Sultano avevano scosso ogni sua certezza e solo la grande curiosità e l’inappagabile sete di conoscenza che da sempre lo accompagnavano l’avevano spinto a restare. Il sultano lo aveva accolto con ogni premura, assicurandosi che ogni sua necessità trovasse un’adeguata risposta così che nessun ostacolo potesse frapporsi al naturale svolgimento delle funzioni cui era stato chiamato. La vita ordinata del Palazzo reale gli aveva trasmesso in principio un senso di serenità ma ben presto si era accorto dell’esistenza di limiti che non gli era assolutamente consentito varcare oltre i quali regnava il dominio della forza e della brutalità. Lo stesso Omar sembrava soggiacere all’ambivalenza di questo doppio ordine di cose: ospite impeccabile, amabile conversatore, uomo colto ed illuminato tra le pareti delle sue stanze eppure guerriero spietato e ferreo sovrano dal volto troppo spesso disumano. L’anno in cui Edward aveva abbandonato la sua amata Inghilterra per vivere l’avventura di una seconda vita nelle esotiche terre d’Africa, il regno del Sultano Omar era completamente avvolto nel caos. La lunga assenza del sultano aveva prodotto un clima di instabilità che a stento i Consiglieri di Omar erano riusciti a contenere. Dalle preziose e quiete stanze in cui trascorreva i suoi giorni, era difficile per il giovane inglese carpire più di un’eco della rivolta che stava divampando appena fuori di lì ma la sua acuta sensibilità bastava a fargli intuire la ferocia dei toni della repressione adottati in nome del ripristino della pace. Gliepisodi che accompagnarono il suo arrivo tolsero subito ad Edward ogni romantica illusione su quelle terre sconosciute dove la vita degli uomini valeva quanto una manciata di sabbia in pieno deserto. Con ogni probabilità sarebbe fuggito lontano se l’incontro con Maria non gli avesse reso quel primo impatto più sopportabile. Stranieri in una terra densa di contraddizioni e di inaspettata violenza, fu facile ai due giovani suggellare un legame di fraterna amicizia. Maria, ultima moglie di Omar, ormai al quinto mese di gravidanza, confidava ad Edward le preoccupazioni sul futuro del bambino, quasi dimentica della condizione che, come donna, avrebbe ormai dovuto accettare avendo deciso di seguire il suo uomo in un paese mussulmano. Ma il suo era stato un atto d’amore e l’amore non conosce ragioni; così, ogni volta che le sue parole ricreavano la magia di quel primo, inatteso incontro col potente Sultano, due splendidi occhi neri, socchiusi come quelli di un felino, le illuminavano il volto e la voce si faceva morbida, pronta per le parole più dolci che orecchio mortale avesse mai udito. Edward non si stancava mai di ascoltare il suo racconto e si inebriava di quel sentimento raro fino a stordirsi.
Tutto era accaduto in un bellissimo giorno di primavera: un vento giocherellone di tramontana soffiava da nord divertendosi ad increspare le onde tutto intorno a quel pugno di case bianche che costituivano l’isola di Santorini. Quel giorno Maria e gli altri pescatori non erano potuti scendere sul fondo in cerca di spugne da vendere al mercato. Mentre camminava lentamente sul bagnasciuga, lasciando che le onde più forti le lambissero il corpo fin quasi alle ginocchia, teneva la testa china, ad osservare le conchiglie portate dal mare, ma lasciava che i pensieri volassero in alto, fin sopra le nuvole. Da sempre, passeggiando sulla spiaggia, sognava che il mare le portasse in dono il suo sposo; ma quel giorno la realtà superò di gran lunga i suoi romantici desideri di giovane donna. Un rumore sembrò richiamare la sua attenzione; si girò verso l’orizzonte senza scorgere niente. Chinò di nuovo la testa ma il rumore si fece suono distinto e il suono lamento… poi non ci furono più dubbi: un uomo, a largo, si dibatteva tra le onde, esausto; sicuramente un naufrago. Si gettò in acqua senza pensare e, raggiuntolo in un lampo, lo tirò a riva con tutta la forza che poté. In ginocchio accanto a quel corpo esanime si guardò intorno in cerca d’aiuto. La spiaggia era deserta. Senza perdere tempo gli soffiò aria nei polmoni e appena il suo corpo dette segno di ripresa, scuotendosi impercettibilmente, Maria lo girò su un fianco per fargli uscire l’acqua dalla bocca. L’uomo si riprese. Tossì con violenza poi respirò profondamente scuotendo la testa; infine posò lo sguardo carico di gratitudine verso il suo salvatore ma i suoi occhi non erano preparati a quel viso radioso e alla sensualità dirompente di quel corpo ancora ansimante. Nella foga del soccorso la donna aveva lacerato una delle spalline del vestito nero che adesso poggiava proprio sopra l’attaccatura del seno sinistro dove gocce di acqua marina scendevano attraverso i lunghi capelli corvini, ora bagnati, per perdersi nella profondità di quell’insenatura appena percepibile. Sopra le ginocchia, la gonna era annodata, probabilmente per permetterle di cercare telline o cavallucci marini sulla riva; ma le gambe tornite ed abbronzate da quella vita semplice e forte si
mostravano per intero sotto il vestito che le si era ormai appiccicato addosso come una seconda pelle. Omar la fissò a lungo senza trovare parole adatte. Poi il suo sguardo non poté più fare a meno di accarezzarla. Fu così che i suoi occhi, carichi di una voluttà del tutto nuova, sfiorarono dapprima quel seno che sembrava offrirglisi per poi scendere lungo i fianchi che si aprivano larghi e rotondi dopo l’incurvatura della vita. Si fermò, impedendo al suo sguardo di far razzia di quanto restava dell’abbondanza di quel corpo. Uno scrupolo mai provato prima di allora gli impedì di fare di Maria ciò che aveva sempre fatto di ogni donna: farla sua a dispetto di tutto quanto lei pensava, voleva o desiderava. Questa volta era diverso, questa volta era importante che anche lei lo volesse. Per la prima volta Omar provava il bisogno struggente di essere desiderato da quella donna il cui corpo sembrava fatto per l’amore; se lui stesso non l’avesse reputato impossibile, avrebbe detto che desiderava essere amato da lei. I suoi occhi cercarono quelli di lei e quando finalmente l’incontrarono, Omar si rese conto che nonostante la fatica fosse ormai svanita, la donna ansimava ancora, preda di quel desiderio che li aveva vinti entrambi. Le carezzò il volto dolcemente ma con decisione, gettandole i lunghi capelli sulle spalle a scoprire il collo, lungo e invitante. Quando con le labbra cominciò ad asciugarlo dalle piccole gocce di mare ancora rimaste, la donna ebbe un fremito e senza più riuscire a resistere gli offrì le labbra. I baci furono subito roventi, come fossero stati attesi troppo a lungo. Maria era davvero fatta per amare. Ogni volta che Omar le mordeva le labbra fino ad arrivare alla punta della lingua, sembrava che tutti i suoi sensi si risvegliassero e confluissero lì per compiacere il suo uomo; e quando lui le baciava la spalla nuda o le insinuava la mano forte tra le pieghe del vestito a toccare le cosce fin quasi all’attaccatura dell’inguine, allora Maria cercava i suoi baci con più foga, sperando di placare così il desiderio che quella mano tanto sicura si spingesse oltre. Omar sembrò intuire i suoi pensieri e, dopo averla fissata negli occhi ancora per qualche secondo, strappò con forza ciò che era rimasto dei loro vestiti e in un attimo le fu addosso con tutta la forza del suo corpo e di quel sentimento così giovane e nuovo. Le gambe della donna si aprirono al suo sesso senza vergogna né imbarazzo. In cuor suo Maria sapeva che quello splendido straniero venuto dal mare sarebbe stato suo per sempre. Quando Omar raggiunse l’apice del piacere, un’onda si infranse sul corpo di Maria, steso sulla sabbia bagnata, e quando l’onda si ritrasse in cerca del mare, portando con sé Omar, anche il suo piacere scivolò via finalmente appagato. Restarono così, distesi sul letto delle onde finché il sole non tramontò. I giorni che seguirono furono giorni d’amore. Con il sole Maria insegnava ad Omar tutte le tecniche della pesca a mani nude: un giorno gli insegnò anche a distinguere le ostriche che contenevano perle… Maria le adorava; ne teneva una manciata sparse nel letto dove dormiva nuda poiché – così le avevano detto – le perle hanno bisogno del calore umano per diventare più belle. Le davano la stessa spensierata allegria che un pugno di biglie colorate avrebbero dato a un bambino. Omar non la finiva mai di guardarla: il sole le donava una forza ammaliante cui non sapeva resistere. Di notte, però, era lui ad insegnarle i mille segreti degli amanti che lei accettava con il candore con cui si riceve un dono prezioso. Niente, nelle lunghe settimane che seguirono, riuscì a turbare quell’equilibrio perfetto: Maria non faceva domande e Omar gliene era riconoscente; finché un giorno quello stesso mare che aveva portato loro l’amore portò a riva una piccola scialuppa di guerrieri. Anche stavolta Omar non parlò; non cercò di spiegare a se, agli altri e tanto meno a lei quanto era successo ma chiuse piuttosto il suo bel sogno in un angolo in fondo al cuore e si apprestò a partire. Prima di andare si tolse dal collo un prezioso medaglione bizantino e lo passò sulla testa di Maria; poi, senza guardarla negli occhi disse solo:
“Sono Omar Hassan Sultano del Marocco Il mio posto è tra la mia gente. Loro hanno bisogno di me. Devo andare.” Poi, quasi scusandosi per quanto stava per dire, aggiunse “Se verrai con me, sarai mia moglie. Ma se deciderai di restare io capirò”
Maria sapeva leggergli nell’animo come nessuno aveva saputo fare prima e intuendo la complessità di quel momento che pure non comprendeva fino in fondo, sorrise tentando di alleggerire il cuore di quell’uomo che sentiva suo
“Se dormirai con me sarai il più bel Sultano di tutto l’Islam, proprio come le mie perle” disse ridendo di cuore; poi, quasi distrattamente, aggiunse “… inoltre porto in grembo tuo figlio.” “ Vengo con te” concluse infine irremovibile.
Omar le cercò le mani e le strinse forte nelle sue; il suo cuore non aveva mai provato tanta gioia
“Dopo la mia gente, tu e nostro figlio sarete il mio primo pensiero. Non posso prometterti altro” Il suo volto era inquietante come il carattere che Maria aveva imparato ad amare: luci ed ombre vi regnavano in ugual misura.
“Ci basterà” disse infine lei con il cuore gonfio di speranza.
RECENSIONE: IL FIORE SBOCCIATO (The reluctant suitor), di Kathleen E. Woodiwiss
Anno: 1999
Pubblicato in Italia da: Sonzogno
Formato: hardcover
Livello di sensualità: warm (caldo)
Genere: historical
Ambientazione: Inghilterra, fine '700
Voto: 5/10
Da bambina Lady Adriana Sutton è stata promessa sposa a Lord Colton Wyndham, ma lui si era ribellato al volere delle famiglie ed era scappato arruolandosi nell’esercito; dopo sedici anni ritorna a casa e trova Adriana cresciuta e trasformata in una splendida donna, che però non ha ancora dimenticato la cocente delusione provata e l’umiliazione di sentirsi definire “uno spaventapasseri dagli occhi troppo grandi”, e che quindi mostra freddezza nei suoi confronti. Nonostante siano passati sedici anni Colton scopre non solo che la promessa matrimoniale è ancora valida, ma che il testamento paterno lo vincola a un corteggiamento di tre mesi per provare almeno a scoprire se lui e Adriana sono di reciproco gradimento.
Contrariamente sedici anni prima Colton è fermamente deciso a conquistare Adriana, ma ostavolta a scontrarsi con la sua delusione, deve anche vedersela con Roger, un pretendente un po’ troppo insistente che nel corso della storia rivelerà ben altra natura da quella del tranquillo giovane ambizioso…
Penultimo romanzo della grande regina dei romance, devo dire che mi ha deluso molto; se per PER SEMPRE (l’ultimo romanzo) ci poteva essere la giustificazione che il romanzo era stato scritto durante la malattia dell’autrice ed in seguito completato da altri dopo la sua morte, davvero non saprei come giustificare questo IL FIORE SBOCCIATO, che risale al 1999, quindi a tempi non sospetti.
Un romanzo lento, noioso, che prende poco e solo per inerzia e buona volontà del lettore, e soprattutto che parte da un assunto davvero poco credibile e assurdo: laportagonista Adriana, per tutta la prima parte del romanzo, rimarca la sua delusione, il suo shock, la sua sofferenza per il rifiuto di Colton al matrimonio combinato dai genitori; viene altresì fatto spesso notare dall’autrice che il padre di Colton aveva combinato quest’unione perché aveva capito che Adriana, per le sue qualità fisiche e caratteriali, era sicuramente la donna più adatta a suo figlio. Tutto ok? Certo… finchè non si scopre che all’epoca del presunto trauma sentimentale, Colton aveva 16 anni… e Adriana ne aveva otto!!!
Ora io dico: quante di voi stanno ancora soffrendo per la delusione d’amore patita a otto anni? Spero poche…
Alla luce di questo piccolo particolare che per l’autrice sembra irrilevante, ho provato grande solidarietà con questo sedicenne che, giustamente, non provava nessun interesse per quella che è solo una bambina; solidarietà che è improvvisamente scemata quando, dopo il suo ritorno (passati sedici anni dal fattaccio) - e causa la trasformazione della ex bambina in una donnian niente male sia fisicamente che come carattere - il nostro comincia ad ammettere che sì… forse… il padre aveva ragione e lui ha sbagliato a ribellarsi, avrebbe dovtuo accettare di buon grado… a quanto pre, gli ormoni possono compiere miracoli.
Anche non volendo considerare tutto ciò (e per me è stato impossibile, troppo irreale come cosa!), Colton e Adriana nonostante l’impegno dell’autrice nell’inscenare siparietti maliziosi, litigate sotto cui si dovrebbe intravede il fuoco della passione, stuzzicamenti vari, sono due protagonisti che comunicano ben poco, se non nulla, molto lontani da alcuni loro predecessori pieni di fascino, di magnetismo come Cole e Alaina o Christopher ed Erienne; la storia che li riguarda, nonostante gialli, traversie e colpi di scena, si trascina stanca, e a nulla contribuiscono i personaggi di contorno che rimangono, appunto tali.
Forse gli unici personaggi un po’ degni di nota sono il cattivo Roger, che inizialmente appare come un bravo ragazzo ma che nasconde un’anima nera, e la moglie Felicity, che da ragazzina sciocca e superficiale che si troverà ad affrontare un’esperienza da incubo grazie alla quale comunque maturerà, e troverà alla fine la meritata felicità.
Sono sempre stata una fan della Woodiwiss, ma quando mi trovo davanti ad un libro scadente non posso non notarlo, indipendentemente dal nome dell’autrice. E questo romanzo, purtroppo, lo è. E non me la sento di nasconderlo.
ESCE IN LIBRERIA RITRATTO DI DONNA IN CREMISI ( Överenskommelser ), di Simona Ahrnstedt, EDIZIONE SPERLING & KUPFER.
Stoccolma, 1880. È una sera di dicembre e la città è come incantata sotto una coltre di neve bianchissima. Nel foyer luccicante del Teatro dell’Opera, gremito di dame in abiti eleganti e gentiluomini dell’alta società, tra il profumo delle ciprie e l’aroma dei sigari, un uomo e una donna si incontrano. Lei è Beatrice Löwenström, dai meravigliosi capelli rosso fuoco e il viso spruzzato di lentiggini, una ragazza volitiva e ribelle che mal sopporta le rigide convenzioni borghesi degli zii con cui vive. Lui è Seth Hammerstaal, lo scapolo più discusso della città, con un debole per le belle donne e per le regole da infrangere. Un incontro fuggevole, eppure destinato a cambiare per sempre due vite. Perché quella sera nasce la più travolgente passione che la fredda Stoccolma abbia conosciuto: da allora le strade di Seth e Beatrice si incrociano più volte, per caso, nelle mille occasioni mondane dei salotti buoni della città. Seth è incantato dall’intelligenza di Beatrice, una donna che non assomiglia a nessun’altra, e Beatrice spaventata e insieme sedotta da quest’uomo affascinante e inaffidabile, che non ha mai vissuto secondo gli schemi...
Nota di Paige79: E’ il romanzo d’esordio di Simona Ahrnstedt, nata a Stoccolma (dove vive ancora con il marito e i due figli) nel 1967, laureata in psicologia e di professione terapista, la cui passione per la scrittura l’ha portata però a collaborare anche con varie riviste occupandosi di articoli sulle dinamiche dei rapporti tra uomo e donna.
Questo suo primo romanzo in Svezia ha ottenuto un enorme successo, tanto che la critica ha definito l’autrice “una nuova e più provocante Jane Austen”.
ESCE IN LIBRERIA QUASI QUASI MI INNAMORO, di Anna Mittone, EDIZIONE PIEMME.
Ci sono momenti nella vita in cui si vorrebbe scomparire, “mandare avanti veloce”, come davanti a un film dell’orrore. E questo per Consolata Bogetto è uno di quei momenti. Mentre aspetta l’autobus sotto una pioggia scrosciante, ovviamente sprovvista di ombrello, in attesa di raggiungere l’odiato ma inevitabile pranzo domenicale dai suoi, incontra l’uomo che le ha spezzato il cuore. E lei non è, come in tutti i sogni a occhi aperti che ha fatto nell’ultimo anno (e cinque mesi e relativi giorni e ore), accompagnata da un uomo meraviglioso e adorante, fasciata in un abitino sexy, nel privé di un locale trendy. Ma in mezzo alla strada, con i capelli incollati al volto e il trucco sciolto, mentre lui la saluta da un ombrello formato famiglia accanto alla nuova impeccabile compagna e a una carrozzina rosa in cui, tra ninnoli e piumini, si intravede una bambina.Quando si dice “fortuna”.Meno male che nella vita di Consolata ci sono alcuni punti fermi. La famiglia: una madre logorroica che per vederla sposata sarebbe pronta a uccidere, un padre depresso e una sorella già sistemata da anni. Il lavoro in una libreria che le ha dato grandi soddisfazioni, come passare dal reparto Hobby e Turismo a Gola e Cucina dopo solo dieci anni di onorato servizio. Per non parlare del suo migliore amico, l’unica nota allegra e costante della sua esistenza che, da quando ha ben pensato di innamorarsi della donna perfetta (cuore di Madre Teresa e corpo di Nicole Kidman), la trascura.Ma forse a tutto questo c’è una soluzione. Un articolo letto per caso su un giornale di moda e un incontro tutt’altro che banale con un famoso cantante le faranno capire che a volte i sogni possono realizzarsi davvero.
Nota di Paige79: E’ il romanzo d’esordio di Anna Mittone, nata a Torino nel 1971, famosa sceneggiatrice di sceneggiati e fiction (tra cui “Distretto di polizia”, “La squadra”, “Elisa di Rivombrosa”, “Amiche mie”, “Un posto al sole”).
L'ANELLO DI FERRO e UN CUORE NELLE TENEBRE
LE NOSTRE FANFICTION
Qualche giorno fa la Leggereditore ha pubblicato sul blog ufficiale le fanfiction che hanno vinto il concorso legato all'uscita dei romanzi UN CUORE NELLE TENEBRE di Roberta Ciuffi e L'ANELLO DI FERRO di Ornella Albanese. In attesa della premiazione delle vincitrici, che avverrà a Matera, abbiamo pensato di omaggiare sia le autrici, per il loro debutto in libreria, sia la Leggereditore, per la scelta di dare spazio alle autrici italiane e per le iniziative con cui coinvolge le lettrici, pubblicando sul nostro blog due fanfiction ispirate ai medesimi libri, scritte da due nostre bravissime blogger.
Maet, che già conosciamo come narratrice grazie alla fanfiction di "Slightly Dangerous", si è calata nelle atmosfere oscure di Un Cuore nelle Tenebre, e state pur certe che anche in questo caso saprà catturarvi e conquistarvi. Antonella, che ci ha deliziato con diversi articoli storici, tra cui vi ricordo il bellissimo "Sulle Tracce di un Lord", per la prima volta si è cimentata in un racconto, e non mancherà di affascinarvi e di trasportarvi nelle atmosfere de L'Anello di Ferro.
IL RICHIAMO DELLA FORESTA
di Maet
La carezza lieve del vento sulla pelle, il suolo rigido ed estraneo come giaciglio, il profumo intenso e penetrante degli alberi che pungeva le narici.
Melissa si svegliò di soprassalto con un gemito, sgranando gli occhi nel tentativo di mettere a fuoco quanto la circondava. Gli arti, pesanti e intorpiditi, non rispondevano. Doveva essersi addormentata, ma non ricordava né come né quando. La sua mente era annebbiata e confusa, e brancolava in un buio più denso della cioccolata fusa. Scosse il capo ripetutamente, quasi avesse potuto affrancarsi dalla ragnatela dell’oscurità in cui era avvolta.
Un senso di vuoto assoluto e il panico del disorientamento le si intrecciarono dentro come un rampicante velenoso. Poi, con un lampo, frammenti sfocati di ricordi riemersero alla coscienza. L’attesa vana di Orlando nel grande letto a baldacchino, il rigirarsi ansioso e rabbioso tra le lenzuola di lino, il dormiveglia agitato. Quindi l’aveva colta la smania improvvisa che sempre più di frequente l’assaliva, forzandola ad alzarsi dal letto, benché sapesse di non doverlo fare. Ma il richiamo era stato troppo forte, qualcosa di potente e misterioso al contempo l’aveva attratta fuori dalla sua stanza, spingendola ad abbandonare Villa Gradioli. I suoi piedi piccoli e pallidi si erano mossi come animati di volontà propria, seguendo sicuri un sentiero noto solo a loro, in cerca di libertà. Libertà da un matrimonio con un uomo squallido, dal figlio mal riuscito che le aveva dato, da un titolo di marchesa completamente inutile e sprecato in quel lugubre paese sperduto tra i monti. Da un’esistenza che era solo una prigione di sbarre invisibili, più opprimenti di qualsiasi lega di metallo.
Adesso era in una fitta foresta, gli enormi alberi un’ombra nera che si stagliava contro il blu cobalto del cielo. Si trovava sdraiata, nuda, sotto un cumulo di foglie secche, che la ricoprivano quasi completamente come un manto color bronzo.
Una sensazione di spossatezza le pervadeva il corpo, ma era una sensazione non del tutto spiacevole, come se avesse fatto dell’esercizio fisico.
Il bosco era quieto e silente, quasi che anch’esso fosse stremato. Non la respingeva ed in un certo qual misterioso modo la accoglieva.
La terra sulla quale era stesa era quasi morbida e tiepida e odorava di primavera, anziché d’autunno.
Avrebbe dovuto andarsene, una parte di lei le suggeriva di farlo, ma l’altra le sussurrava di restare in quel luogo fatato, a contatto con la natura, lontano dalla perfidia degli uomini e dalla codardia delle donne. Se avesse abbassato le palpebre e chiuso il pensiero, Morfeo l’avrebbe celermente accolta tra le sua braccia. Sarebbe potuta rimanere lì, nascosta ed al sicuro, con le foglie morte come sorelle.
Nonostante il torpore percepì una presenza. Non si volse né tentò alcun movimento. Attese che l’essere si avvicinasse. Nessun suono ne tradì la vicinanza, eppure seppe che era lì.
Un grosso lupo nero la scrutava, col muso vicinissimo al suo volto. La notte non celava la sua forma snella ed allungata né il bagliore dei suoi occhi di un azzurro chiarissimo e luminoso. Doveva scappare, subito!
Ma non mosse nemmeno un muscolo, ipnotizzata dallo sguardo dell’animale.
Che la inchiodava al suolo.
Anche lui era immobile e la fissava. Poi prese ad annusarla, lentissimamente.
Dalla testa ai piedi e indietro dai piedi alla testa. Pareva avere tutto il tempo del mondo.
La sua paura cessò immediatamente, sostituita da una strana calma.
Il lupo non fece alcuna mossa aggressiva nei suoi confronti, anzi pareva studiarla.
Inclinò il capo da un lato e socchiuse gli occhi. Totalmente assorto da lei.
Rimase così per diversi minuti quindi avvicinò il muso al suo collo e iniziò a leccarlo, con perizia e metodo.
Come fosse un osso succulento.
Come fosse il suo pasto.
La sua lingua era bollente e leggermente ruvida e non smetteva di accarezzarla. Da sinistra a destra, dall’alto in basso. Non smetteva e non si stancava.
Lei sapeva che avrebbe dovuto essere disgustata od in alternativa spaventata, invece non era né l’una né l’altra. Si sentiva invasa da un curioso calore, tenue e bruciante a un tempo che la spingeva a sottomettersi docilmente, ad assecondarlo e a dargli di più.
Senza nemmeno rendersene conto si scoprì il collo e glielo offrì, come un dono prezioso.
Il lupo si immobilizzò un istante poi aprì la bocca ed allargò le fauci pronto a morderla. Dapprima le fece sentire i denti, come per darle un ultima possibilità di ritrarsi poi affondò i canini nella sua giugulare. I denti entrarono dentro di lei lacerandola e prendendo possesso del suo corpo, del suo sangue.
Sentiva il battito del suo cuore accelerato pulsare nella bocca dell’animale mentre le strappava la linfa vitale, mentre suggeva da lei ogni goccia.
Mentre la svuotava di se stessa.
Il dolore era presente, ma talmente mescolato con un riflesso di piacere da confonderla e più lui la privava della sua forza più la sua beatitudine aumentava, come se nel soccombere lei potesse trovare il vero appagamento.
Non tentava nemmeno di fuggire alla sua morsa, non lo desiderava, voleva restare così per sempre, sotto di lui, sotto una belva.
Il suo vigore scemava e per contro quello di lui aumentava sempre più.
E lei ne gioiva tutta
Ora comprendeva che era giusto così, quello che aveva cercato senza sapere cosa fosse era in realtà questo, farsi divorare per essere dentro di lui e con lui.
Per fondersi con la bestia.
Per dargli e darsi energia.
Per liberarsi del proprio corpo affinché lui se ne nutrisse. E rinascere, nuova e invincibile Eva, una creatura slegata dagli inutili lacci della debole umanità. Divenire finalmente energia e potenza e forza e bellezza. Quanto aveva atteso questo momento, quanto l’aveva agognato? Oh sì, era il suo destino e si stava compiendo.
La felicità più completa che avesse mai provato prese a scorrerle nelle vene, esplodendo nell’anima e nella carne, straziante e sublime. La divinità celata in lei che affiorava prepotente, vittoriosa, inebriandola fino all’ubriachezza. Lei e il lupo non erano più disgiunti, ma intimamente e inesorabilmente uniti. Non c’era più Melissa Arlati Gradioli, ma un essere superiore, la fusione delle migliori qualità animali e del raziocinio umano. Udiva nelle orecchie la voce del professor Pratt sussurrarle che apparteneva a una stirpe destinata a dominare il mondo. Il marito non approvava che lo frequentasse, tuttavia tra lei e il vecchio studioso era passata immediatamente la corrente del riconoscimento quando era giunta a San Raffaele: entrambi bramavano il proibito, l’indicibile e intuivano che non si sarebbero fermati davanti alla morale comune per ottenerlo.
Melissa si sentì sopraffare dalle sensazioni, drogata dalla quantità e dalla varietà degli stimoli che la colpivano. Turbinavano dall’interno e la sferzavano dall’esterno. La fame del lupo era la sua ora e pulsava senza requie. La ragione arretrava di fronte all’istinto. Voleva sentire il sangue, il sangue il sangue!
Un grido squarciò la notte.
Melissa si alzò a sedere di scatto sul letto, tremante e senza fiato. Si portò una mano alla gola e si guardò attorno. Era nella sua camera e non aveva ferite. Era stato solo un incubo, uno sciocco e terribile incubo. Non si concesse nemmeno il tempo per calmarsi e si recò scalza e in camicia nella nursery. Il piccolo Edmondo dormiva tranquillo, l’espressione stolida nel sonno tanto quanto nella veglia. Era forse cattiva per quello che aveva sognato? Una fitta spiacevole le si agitò in petto, subito sostituita da una certezza granitica: lei era la migliore delle madri, anche se il Signore l’aveva punita con un figlio non normale. Nulla di male gli sarebbe mai accaduto, fintanto che l’avesse protetto. Nulla di male sarebbe mai accaduto a nessuno di loro. Melissa si girò verso la finestra e socchiuse le tende, la luna era piena e le sorrideva. Si passò la lingua sui denti e sentì un gusto ferroso sul palato e tanta, tanta fame.
LA NOTTE DI SILIA
di Antonella
Il respiro dell’uomo si era fatto pesante e regolare. Un sonno profondo, finalmente, era caduto su di lui a sigillare una giornata che forse avrebbe cambiato il suo destino più delle molte battaglie combattute.
Silia di Rosetum si sforzò di chiudere gli occhi, domandandosi perché mai solo poco prima l’avesse istintivamente salvato dal pugnale di un traditore, lei prigioniera in catene dell’odiato nemico della sua famiglia.
Ripercorse gli avvenimenti che l’avevano portata, d’accordo con il fratello Pietro, ad ordire l’inganno nei confronti del ricco e potente Manlius di Tarsia. L’inimicizia fra le due casate confinanti risaliva a tempi lontani e persino i cantastorie avevano composto ballate su di loro: i conti di Tarsia, ricchi e potenti, stimati per l’onore ed il valore; i baroni Rosetum, coraggiosi e temerari fino all’eccesso, sempre pronti a sfidare i rivali e a farsi beffe del potere con ogni mezzo, non esclusi inganni ed astuzie. Tuttavia, da qualche anno regnava una fragile tregua; la saggezza di suo fratello e la lontananza di Manlius al seguito di Re Ruggero, avevano fatto sperare in un futuro di pace, un sogno che purtroppo si era infranto bruscamente.
A Petrae Roseti, la notizia del ritorno di Manlius non aveva destato preoccupazione; tutti avevano pensato che il futuro conte, sazio di guerra, avrebbe apprezzato la tranquillità del feudo paterno: si sarebbe sposato e forse i suoi figli avrebbero dimenticato le rivalità del passato.
Invece il condottiero, animato da una furia inspiegabile, aveva immediatamente ripreso il cammino, dirigendosi in armi verso i Rosetum: alla guida di un piccolo esercito, composto da suoi fedeli e da mercenari assoldati, sembrava avere tutta l’intenzione di prendere d’assalto Petrae Roseti o cingerlo d’assedio.
Maledetti Tarsia! Non erano abbastanza vasti i loro possedimenti? Non erano sufficienti le loro ricchezze?
Silia ricordò la dolorosa certezza del fratello: né il valore, né il coraggio di tutti loro, avrebbero evitato la distruzione del villaggio e del castello. Gli uomini sarebbero stati uccisi, le donne violate, i bambini fatti prigionieri. La fortezza era troppo piccola e troppo poco fortificata per resistere a forze così ben organizzate e ancora una volta per i Rosetum l’unica salvezza possibile risiedeva nell’astuzia. Per questo la giovane donna aveva acconsentito al piano: travestita da schiava di un finto mercante, si era avvicinata alle truppe dei Tarsia con lo scopo di attirare in un’imboscata Manlius e farlo prigioniero.
Sembrava facile: sapeva di essere bella, sapeva di poterci riuscire.
Non sapeva che lui fosse così forte e attraente. Così coraggioso. Leale.
Pur credendola una schiava, aveva impedito che cadesse preda del crudele comandante dei mercenari, guadagnandone in cambio l’odio mortale; aveva osservato in silenzio le catene che l’avvilivano ma i suoi occhi profondi non l’avevano privata della dignità, né l’avevano esaminata come fosse solamente un corpo da usare per il proprio piacere.
Ah, i suoi occhi!
Sentiva ancora il loro sguardo caldo che scivolava sulla pelle, così come rivedeva la bocca dalla linea severa e dalla forma generosa.
Si agitò inquieta, rigirando fra le dita l’anello di ferro al quale aveva affidato la difesa della sua virtù, millantandone, con aria di sfida, la punta intrisa di un veleno mortale; per questo e per il colore chiarissimo dei suoi occhi che incutevano soggezione, era stata lasciata in pace, quasi fosse una specie di strega in grado d’infliggere terribili punizioni a chiunque le si fosse avvicinato.
Com’erano ingenui gli uomini!
Si domandò se fosse stata veramente la paura di un sortilegio a tenere Manlius lontano da lei, a far sì che la lasciasse dormire da sola, in terra, all’ingresso della sua tenda. Forse, pensò, solo lei aveva avvertito fra loro l’alchimia di una potente attrazione, forse la sua bellezza non l’aveva davvero colpito e attirarlo lontano dall’accampamento non sarebbe stato così facile come aveva creduto. Sospirò piano. Tutto sembrava più complicato del previsto e nulla era veramente come sembrava.
L’aveva sentito parlare di vendetta di un delitto atroce, un motivo assai diverso dalla pura avidità di conquista, anche se non capiva quale legame potesse esservi con la sua famiglia. Tuttavia, lei non poteva fallire: doveva fermarlo o tante vite innocenti sarebbero state spezzate.
Fermarlo, ripeté a se stessa con convinzione, certo non ucciderlo a tradimento, così come era quasi accaduto poco prima per mano del turpe, vendicativo mercenario.
S’impose di riposare un poco, allungando le membra indolenzite per quanto lo consentivano le catene.
Un sottile fruscio, un alito appena nella calda aria notturna, fu tutto ciò che avvertì prima di rendersi conto della sua presenza.
Si alzò di scatto, le braccia protese in avanti per difendersi, la bocca aperta in un urlo ancora silenzioso. Una mano ferma le strinse la spalla in un gesto di possesso, non del tutto privo di una forza rassicurante.
“Tacete. Non voglio farvi del male”. La voce profonda di Manlius l’avvolse morbidamente, penetrando le sue difese.
“Cosa volete, allora?” riuscì a bisbigliare, articolando le parole come se non le appartenessero. “Nulla di buono può venirmi da voi”.
Alzò la mano verso di lui e al debole chiarore della luna che s’insinuava fra i teli dalla tenda, l’uomo vide la forma scura dell’anello che le circondava il medio sottile.
“Davvero avete creduto che temessi il vostro veleno o le vostre arti?” Lui rise piano, con un profondo suono di gola.
“Dovreste” rispose Silia con voce incrinata “se avete cara la vita”.
“Ben poca stima avrei di me stesso se mi facessi arrestare dagli ostacoli che incontro sulla mia strada. Per quanto mi riguarda, gli ostacoli esistono solo per essere rimossi”. La mano dell’uomo, forte e decisa, raggiunse le sue dita, sfilandole velocemente il cerchietto di ferro.
“Un anello troppo brutto per una donna bellissima” disse gettandolo lontano con noncuranza. Poi, con un movimento fluido, le si inginocchiò accanto.
Mani forti, grandi e ruvide si chiusero intorno al suo viso, alzandolo verso di lui.
“I vostri occhi sono gocce d’argento fuso, un contrasto affascinante con la pelle di miele e i capelli d’onice. Occhi insoliti, indimenticabili per chi ha la fortuna d’incontrarvi. O dovrei dire la sfortuna?” sussurrò quasi ragionando con se stesso.
Il cuore coraggioso di Silia mancò un battito. Che significato avevano le sue parole? Nonostante il lieve affanno che le stringeva la gola, cercò una risposta che lo distraesse. “Non sono così diversa dalle donne del mio paese” riuscì a mormorare.
“Davvero? E dov’è questa terra benedetta? Ho seguito Ruggero in tanti viaggi ma non ricordo un luogo così fortunato”.
“Forse non vi siete spinto abbastanza al Nord” provò ad inventare, sperando che non si fosse mai avventurato in quella direzione.
“Bugiarda”. La voce era ancora carezzevole, con un fondo di divertito sarcasmo.
“Come osate?” troppo tardi si morse le labbra, dalle quali era sfuggita istintiva la protesta orgogliosa, assurda sulla bocca di una schiava.
“Cosa, Silia? Dire che menti? Oppure fare questo?” Le depose sulla fronte un lieve bacio.
“O questo?” Le labbra scesero lentamente lungo la tenera guancia. “O ancora questo?” sussurrò prima di fermarsi sulla gola palpitante.
“Allora tu sai…” fu quasi un singhiozzo.
“Zitta, Silia, sta’ zitta”. Finalmente, la bocca di Manlius si chiuse calda e ferma sulla sua, rubandole con il respiro la volontà di opporsi al destino.
La gioia le esplose nella mente e nel cuore. L’aveva riconosciuta. Dopo tutto quel tempo, non aveva scordato la ragazzina dai lunghi capelli neri incontrata nel bosco al confine delle sue terre.
Si erano ritrovati. Nello spazio di un bacio, entrambi dimenticarono se stessi, il passato, il presente. Si persero nuovamente, insieme.
In quella notte incantata dall’unica vera magia, gli odi antichi finalmente si ricomposero e la vita tracciò un nuovo cerchio d’amore.
RECENSIONE: DUCHESSE DISPERATE (Desperate duchesses), di Eloisa James
Anno: 2007
Pubblicato in Italia da: Arnoldo Mondadori Editore, nella serie I ROMANZI, n. 896, gennaio 2010.
Formato: paperback
Livello di sensualità: warm (caldo)
Genere: historical
Ambientazione: Inghilterra, 1780
Voto: 6/10
Collegamenti con altri romanzi:
E’ il primo romanzo della serie “Duchesse Disperate”, cosi composta:
1- Duchesse disperate (Desperate Duchesses);
2- Prima di Natale (An affair before Christmas);
3- La notte della Duchessa (Duchess by night);
4- Il ritorno del Duca (When the Duke returns);
5- Duchessa del mio cuore (This Duchess of mine);
6- A Duchess of her own (inedito in Italia)
Lady Roberta, figlia unica dello stravagante (a dir poco: è soprannominato “il marchese folle”) marchese St. Giles, a ventidue anni sta ancora aspettando che qualcuno chieda la sua mano; a causa della fama del padre infatti, finora nessuno ha avuto il coraggio di farsi avanti, e addirittura cominciano a girare false voci di presunte deformità fisiche e mentali che affiggono la giovane per spiegare tale fatto.
Nonostante le proteste di Roberta, il padre si rifiuta di portarla a Londra per la Stagione; ma quando, a un ballo, conosce il duce di Villiers, Roberta ne rimane folgorata al punto da prendere immediatamente non solo la decisione di sposarlo a ogni costo, ma anche quella di trovare il coraggio di sfidare la volontà paterna partendo per Londra e facendosi ospitare da Jemma, duchessa di Beaumont e lontana parente della defunta madre di Roberta. Costei, che non ha nulla da invidiare in fatto di stravaganza al padre della giovane,accetta con entusiasmo di farle da chaperon, approfittandone per sfidare Villiers a una strana partita a scacchi; ma in casa di Jemma Roberta conosce anche Damon, conte di Gryffin, il fratello di lei, gentiluomo affascinante e irriverente…
Devo dire la verità: così come non mi aveva particolarmente entusiasmato la saga delle sorelle Essex, non mi ha particolarmente entusiasmato nemmeno questo primo romanzo della serie DUCHESSE DISPERATE. Eloisa James è certamente una scrittrice che conosce molto bene il suo mestiere, dato che i suoi libri non sono di quelli che uno chiude perché si è stufato; ma nel mio caso, non è riuscita ancora a “prendermi”, come successo per altre autrici (ad esempio la Balogh e l’Albanese).
Il perché non lo so dire con esattezza; forse è solo la cosiddetta “mancanza di feeling”, ma ho trovato questa storia abbastanza noiosa e anche un poco confusionale, nonostante vi si intreccino le vicende sentimentali di due sole coppie: Roberta e Damon e Jemma ed Elijah. Quest’ultima è la coppia che mi ha interessato di più, visto che i due protagonisti, così diversi fra loro (lei briosa e vivace, lui serio e compassato), nascondono non solo un comune passato di errori e sofferenze ma nelle scene in cui sono protagonisti si intuisce - nascosto - tra loro il sentimento che ancora li lega.
Per la coppia protagonista la storia si sviluppa secondo il consueto canone: lei Lady disperata perché non riesce a trovare marito, lui dongiovanni impenitente (a detta dell’autrice: a me ha dato tutt’altra impressione!) che si offre volontario per darle delle “lezioni amorose” per aiutarla a conquistare l’uomo che vorrebbe sposare (questo sì libertino e sconsiderato); lei accetta e ovviamente le cose andranno come tutti possono immaginare, anche se, contrariamente a quello che fanno molte eroine dei romanzi, è divertente vedere come Roberta consideri con nonchalance la notte d’amore passata con il conte, con grande sconcerto del suddetto….
Unico personaggio che ho veramente apprezzato in questa storia è il padre di Roberta, uomo assolutamente stravagante (e purtroppo, involontariamente imbarazzante per la figlia) la cui comparsa nel libro ha creato divertenti scene e siparietti degni di nota, soprattutto l’ultimo, in cui compare anche George, principe di Galles.
Se fra voi c’è qualche appassionata del gioco degli scacchi penso che apprezzerà il fatto che in questa storia contino molto, anche perché vengono usati come metafora delle vicende sentimentali dei protagonisti.
Che dite: se mi capita provo a dare un’altra occasione a Eloisa James?
ESCE IN LIBRERIA LA SPOSA VAMPIRO ( Dracula my love: The secret journals of Mina Harker ), di Syrie James, EDIZIONE PIEMME.
Mina Harker non avrebbe mai pensato che quella tranquilla estate, carica di aspettative per il futuro, in attesa del suo imminente matrimonio, avrebbe cambiato la sua vita per sempre. Mentre aspetta Jonathan, il suo fidanzato, di ritorno da un viaggio d’affari, Mina incontra Mr Wagner, un uomo misterioso con un sensuale accento straniero, dal quale non riesce a distogliere i pensieri, come calamitata da una forza oscura. Da quel momento le sue notti si affollano di strani incubi, quasi a profetizzare un’imminente tragedia, mentre l’attrazione per il giovane diventa così irresistibile da condurla inesorabilmente tra le sue braccia. Nemmeno il rassicurante ritorno di Jonathan e il matrimonio le portano serenità, e la prospettiva di una vita felice sembra compromessa. Mr Wagner, che lei non riesce a dimenticare, ha gettato un’ombra sulla genuinità dei suoi sentimenti per Jonathan, e non potrebbe essere diversamente, perché il potere di seduzione di Mr Wagner non è umano, ma sovrumano. Mina scopre, infatti, che il suo amante non è altro che il capostipite di tutti i vampiri: il conte Dracula in persona, che vuole renderla immortale e farla sua per sempre. E mentre Jonathan organizza una vera e propria caccia per eliminare il rivale, un nuovo mondo interiore si svela a Mina, innamorata e al tempo stesso soggiogata dal più vorace predatore di pensieri, incapace di distinguere il vero amore dal falso e di decidere tra i due. Quando nella sua vita apparirà un nuovo legame, troverà la forza di fare un’ultima, definitiva scelta. La più difficile.
Nota di Paige79: con un po’ di ritardo (è uscito il 30 agosto in libreria), voglio comunque segnalarvi questa interessante rivistazione della storia di Dracula ad opera di Syrie James, già autrice de IL DIARIO SEGRETO DI JANE AUSTEN e I SOGNI PERDUTI DELLE SORELLE BRONTE: un punto di vista “in rosa”, dato che stavolta la narratrice è Mina Harker, la cui figura in quest’opera è forse più vicina a quella del film di Francis Ford Coppola che non all’originale romanzo di Bram Stoker. Un romanzo convincente e brillante, dalla conclusione difficilmente prevedibile nonostante la notorietà della storia….
ESCE IN LIBRERIA COSE DA SALVARE IN CASO DI INCENDIO ( Vaclav and Lena ), di Haley Tanner, EDIZIONE LONGANESI.
Vaclav ha dieci anni e un sogno: diventare un mago famoso in tutto il mondo. Ma il sogno più grande è fare di Lena, una compagna di scuola molto speciale, la sua incantevole assistente. Nasce così, all'insegna della magia, l'amicizia che cambierà la vita dei due ragazzini. Vaclav vive con i genitori, ebrei russi emigrati nella terra delle grandi opportunità, in un modesto appartamento di Brooklyn dove il borsc ha impregnato del suo odore ogni cosa. Stesse origini ha Lena, che non ha i genitori, abita con una giovane zia sbandata e passa molto tempo da sola. Si esprime soprattutto con le emozioni, perché l'inglese non è la sua lingua madre e spesso non trova le parole giuste. Ma ci pensa Vaclav ogni volta a regalargliele, aiutandola a leggere il mondo quando per lei diventa indecifrabile. Un giorno la madre di Vaclav scopre un segreto sconvolgente sulla piccola Lena. E da quel giorno la bambina sparisce, come per effetto di un numero di magia. Cosa le è successo? Chi si occuperà di lei? Chi la proteggerà? Per sette anni Vaclav, ogni sera, addormentandosi, si porrà queste domande. Finché la sera del diciassettesimo compleanno di Lena riceverà una telefonata che gli rivelerà ogni cosa e cambierà per sempre la sua vita...
Nota di Paige79:Romanzo d’esordio dell’autrice Haley Tanner, ha rappresentato un autentico caso letterario: ancora prima dell’uscita statunitense i diritti del romanzo erano già stati venduti in ben 20 Paesi. Una dolce storia d’amore e magia con protagonisti due adolescenti ma destinata a un pubblico di età indefinita.
Haley Tannerè nata a New York nel 1982, è laureata e ha insegnato inglese in una scuola per bambini stranieri a Brooklyn, dove vive. "Cose da salvare in caso di incendio" è il suo primo romanzo, con il quale ha incantato gli editori di tutto il mondo.
ESCE IN LIBRERIA PER FORTUNA MI HAI TRADITO ( Endlich! ), di Ildikò von Kürthy, EDIZIONE SONZOGNO.
"Ho appena compiuto 40 anni, ma c'è di peggio. Ho scoperto la verità sul mio matrimonio: Marcus - il mio fedele, mite adorato marito - mi tradisce. Forse è la fine. Oppure è l'inizio?"
Dopo un istante di smarrimento, Vera, anziché separarsi dall'uomo della sua vita, decide di fargli il dispetto più grande: provare a riconquistarlo. Si dà quattro settimane di tempo per diventare la donna che non si può tradire. Si iscrive a un corso su "come essere più belle da nude", comincia a uscire con uomini che le offrono champagne, torna a casa all'alba con vuoti di memoria. La guidano, nella sua rinascita, le parole di zia Helga: «La ricetta del mio matrimonio felice? Sono stata sempre innamorata. ma non di mio marito, naturalmente.» Vera impara così che per una donna che vuole essere desiderabile non c'è niente di meglio della sfrontatezza: altro che la vecchia buona reputazione, strada sicura per intristirsi. Il guaio è che, alla fine, Vera sembra essere riuscita fin troppo bene nel proprio intento: è diventata una irresistibile femme fatale che cattura qualunque maschio incroci il suo sguardo. Ma una donna così può accontentarsi di riconquistare il marito?
Lasciamo la parola da alcune donne celebri:
Una donna indietreggia solo per prendere meglio la rincorsa - Zsa Zsa Gábor
Molti di quelli che si credono morti in realtà sono soltanto sposati - Françoise Sagan
Quando un uomo apre con sollecitudine la portiera della macchina a una donna, o è l'auto a essere nuova oppure la donna - Uschi Glas
Le donne, in amore, vorrebbero vivere dei romanzi, gli uomini dei racconti brevi - Daphne Du Maurier
Tra due mali scelgo quello che non ho ancora provato - Mae West
. Nota di Paige79: Il nuovo romanzo della scrittrice bestseller di Amburgo: un trionfo di umorismo e sarcasmo, frecciatine ben piazzate e altre succose malvagità. Un nuovo romanzo capace di divertire e, allo stesso tempo, provocare sui temi della seduzione e della femminilità.
Ildikò von Kurthy è una delle autrici di punta del catalogo Sonzogno e le sue commedie sentimentali sono bestseller mondiali. Nata ad Amburgo nel 1968, fino la 2005 ha lavorato come giornalista per la rivista "Stern"; nel 2004 pubblica il suo primo romanzo, "Domani mi taglio i capelli", al quale seguono "Il mio cuore ha fatto crack!", "Ti amo, ti amo....non ti amo più!", "Ti prego, ti prego, fa' che lui chiami".
Eccoci di ritorno con l'appuntamento dedicato alle scrittrici, aspiranti o esordienti, che desiderano mettersi a confronto con le lettrici!
L'estratto di questa puntata si intitola "IL CANE", e il nick della sua autrice è BLACK SUN.Come già sapete si tratta di nomi di fantasia, che usiamo solo per distinguere i vari estratti tra di loro: il nome dell'autrice non è questo, ed il titolo finale del libro sarà diverso.
Vi ricordiamo le REGOLE DI ROMANCE PARK ( potrete trovare maggiori dettagli qui: http://romancebooks.splinder.com/post/20213710 ) :
-- sia le lettrici che le bloggers potranno votare l'estratto con un punteggio da 1 a 10, e naturalmente commentarlo;
-- se la scrittrice lo desidera (non è obbligatorio), può rispondere ai commenti e alle domande – ma lo farà sempre usando il nick;
-- tra una settimana esatta, chiuderemo il sondaggio, e la scrittrice scoprirà che voto le è stato dato dal pubblico.
-- IMPORTANTE: la scrittrice non rivelerà la propria identità a nessuno, né prima, né durante, né dopo il sondaggio. Le bloggers che hanno collaborato con lei alla preparazione del post (cioè Naan e MarchRose) faranno altrettanto, sia nei confronti delle altre bloggers che delle lettrici, e per correttezza si asterranno dal commentare.
IL CANE di Black Sun
Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore.
Louise ha solo diciassette anni, Antoine è un uomo di quarant’anni affascinante e libertino nella Francia del 1789. Uno attratto dall’altra, li separa la differenza d’età e le promesse fatte da Antoine. Beast è un bandito spietato che dirige una funesta nave, nemico di Antoine che bracca senza tregua. Maurice è il fratello protettivo di Louise che teme un coinvolgimento della ragazza nei confronti di Antoine.
- Cos’è accaduto? – e Antoine trasalì, la mano sulla pistola ancora alla cintola. Si voltò contro la luce della luna che adesso occhieggiava dalla finestra.
- Louise… - sospirò guardandosi intorno istintivamente, raggiungendola veloce per afferrarle le spalle e impedirle di parlare.
- Cosa accidenti ci fai ancora nella mia stanza? – sussurrò terrorizzato dall’idea che Maurice potesse sorprenderli da soli, lei in camicia da notte e lui con i soli calzoni addosso. Non gli serviva un altro nemico, non quella sera.
- Chi gridava e perché i cani abbaiavano? – non colse i suoi timori.
- Domani saprai quello che c’è da sapere, adesso torna nella tua camera e restaci – la zittì con un filo di voce, poi pensò al bastone che avrebbe scandito il suo passo echeggiando nei corridoi.
- Perché sei spaventato? – gli chiese con lo stesso tono flebile, la mano caldissima sul torace, un brivido lo scosse e si allontanò da lei. Louise ci restò male e lui se ne accorse. Il sangue gli ribollì nelle vene, il senso d’inadeguatezza lo aggredì violento, la percezione di quel tocco inatteso lo inebriò come un vino pregiato.
- Non sono spaventato – temporeggiò. Afferrò la camicia riversa sulla sedia indossandola.
- Cos’è dunque successo? – non mollò la presa la piccola Louise, senza rendersi conto di cosa sapesse infondere. Gli venne un dubbio e si fermò.
- Hai idea di cosa significhi trovarsi nella stanza di un uomo? – la interrogò.
- Sei un amico, qual è il problema? – fu disarmante. Antoine dubitò dell’autenticità di tanta sprovvedutezza.
- Il problema è che se tuo fratello ti trova qui, la gola a saltare è la mia – le fece sapere, senza che lei desse idea di comprendere il significato di quelle parole.
- Volevo solo sapere - si lamentò miseramente. Frettoloso, destabilizzato come detestava sentirsi, Antoine la prese in braccio e agguantò il bastone prima che cadesse. Quatto, come un ladro che non aveva rubato nulla, aprì piano la porta e scrutò l’esterno. Silenzio, buio, deserto. Inspirò. Evitando di battere i tacchi degli stivali, rasentò la parete del corridoio, tenendosi nelle zone d’ombra, sino alla stanza che, per la tensione, gli apparve distante mille miglia. Trovava tutto ridicolo, considerando che in realtà non era accaduto nulla, ma le apparenze erano bastarde, lo sapeva, anche se era abile a salvarsi anche nelle evidenze dei fatti. Ma quella era un’altra storia, Louise era un’altra storia, un'altra cosa, una cosa speciale. Ebbe un fermo mentale, rendendosi conto quanto quella ragazzina sparuta fosse ormai importante, dopo pochi giorni, poche vittorie, qualche sforzo ottenuto con il proprio fascino. Tuttavia, la giovane figlia di Juan non sembrava essere particolarmente sensibile a ciò che invece faceva cadere le donne ai suoi piedi. Finalmente aprì la porta della camera di Louise ed entrò, posandola delicatamente sul letto e sistemando il bastone accanto al comodino.
- Mai più. Sia chiaro – le sussurrò a pochi centimetri dal volto, accorgendosi che lei non allentava la presa al collo e incantata lo guardava, mentre i raggi della luna li sfioravano entrambi. Non gli rispose, era senza fiato, Antoine non ne percepiva il respiro, l’impressione fu di un attimo cristallizzato nel cuore della notte, segretamente, assurdamente. Stupidamente? Si ritrasse senza convinzione e la stretta non sembrò cedere al suo tacito invito.
- Mai più – ripeté con un caldo sospiro. Finalmente un alito della giovane lo pervase sulle labbra, lo accese e cancellò tutto il raziocinio sinora mantenuto. Le braccia al collo lo liberarono, ma lui non si ritrasse: occhi negli occhi, così vicini da annegare nel mare malinconico di Louise, da nuotare in quello scintillante di Antoine. Tremarono imprevisti all’unisono. Tremarono, la camicia iniziò a farlo sudare, dopo i brividi della paura.
- Non lo fare mai più – aggiunse il conte, si riferiva a quella specie di abbraccio di ferro, a quel contatto che lo aveva confuso. Lui era quello che era e Maurice lo sapeva. Neppure il pensiero del fratello deciso e misteriosamente a conoscenza dello scagnozzo di Beast lo persuase dall’intenzione, folle e rischiosa, che lo animò.
- Perdonami – si difese Louise timidamente, la testa appoggiata sul morbido cuscino e quei capelli, lunghi e neri come la pece, riversi come neve atra. Antoine sorrise, appoggiato sul materasso, la mano destra affondata, vicino al fianco della ragazza, la camicia da notte claustrale e leggera. Troppo leggera.
- Chiedi troppo un perdono che non ti spetta, non hai colpe a scalfire il tuo animo – disse dando sfoggio della suadenza che era la sua fortuna, o sfortuna, benedizione o maledizione. Il fatto che fosse un uomo solo metteva in discussione molto di lui e della sua apparente grandezza. Louise lo interrogò con lo sguardo allargato, scuro, sempre più scuro e nel buio era facile smarrirsi. Lo pensò lui e lo pensò lei, perché anche gli occhi di Antoine erano scuri, pur così vivi da mettere a disagio in certi istanti. Altro silenzio, altre parole taciute, altro languore ad allacciarli senza che si sfiorassero. Altro silenzio. Silenzio e afa estiva, non bastava la notte, non ora, non per loro. Faceva caldo. Troppo caldo. Erano vicini. Troppo vicini. E il silenzio si fece ovattato, il tempo senza importanza, i minuti, le ore, i secoli o gli anni, tutto relativo, per un attimo, fugace e incredibile, scottante come scottanti furono le labbra di Antoine su quelle di Louise che attonita lo infiammò, inconsapevole si sciolse come cera al sole, perché tutto continuava a essere caldo, incandescente. Il cuore le bruciò nel petto. Sussultò. Non conosceva il bacio, non lo aveva mai immaginato davvero, forse ne aveva letto qualcosa, ma dove? Forse neppure quello. Confusione impossibile da governare fu lo stato in cui cadde tenera e perduta, rispondendo teneramente a un contatto sconosciuto, seguendo un istinto che avrebbe potuto trascinarla in un baratro senza via d’uscita. E al tentativo di ritrarsi dell’uomo, lei lo seguì di alcuni centimetri prolungando quel bacio vibrante, intenso, strano e piacevole, inaspettato e ignoto. No, che non finisse subito l’emozione che finalmente la fece sentire viva, sangue a scorrere, cuore a battere, vene in fermento, mente in volo oltre le nuvole distanti. No, non adesso, non così velocemente… no. La mano sinistra lo trattenne con un lieve tocco alla nuca, privo di forza, un laccio di seta facile da strappare e Antoine non lo strappò, regalandole altra emozione, altro fremito, nuovo brivido. Sarebbe fuggito, sì. Sarebbe scappato nel momento in cui si fosse allontanato dalla fonte di amore cui stava attingendo dissetando un animo arido, mascherato da altruista e amorevole, ma così asciutto da far male quando vibrò dentro, graffiandogli il cuore. Sarebbe fuggito, sarebbe voluto fuggire, lo avrebbe fatto, si… o forse no, forse ancora avrebbe bevuto il vino più buono che avesse mai assaggiato, senza la controindicazione della perdita di lucidità, perché tutto era lucido intorno a loro in quel momento sublime, subliminale. Sarebbe fuggito, no… non ora, non subito, poi, dopo, tra qualche giorno, quando tutto fosse precipitato, anche se ormai erano già in caduta libera: lui lo sapeva, lei no, lei non sapeva niente.
Come ogni incanto, la realtà spezza sempre i fili della magia e il distacco delle loro labbra fu un taglio a fil di spada che li trascinò laddove erano prima che accadesse ciò che mai sarebbe dovuto accadere.
- Non andrò oltre – si affrettò a dire il conte, fermo eppure scompaginato, in una situazione che non ricordava di avere mai vissuto.
- Esiste un oltre?- lo colpì. Lo colpiva sempre senza volerlo, iniziava a sentire il dolore di ferite profonde, quando le era accanto. Sorrise dandole una carezza lieve sulla guancia gelida, tutto il sangue doveva averlo nel cuore a colmare un vuoto incolmabile.
- Sai bene che tutto questo dovrai dimenticarlo, vero? – cercò spasmodico la maturità che sino a quel momento aveva dimenticato. Louise non replicò.
- Come dovrò dimenticarlo io – concluse rimettendosi dritto e lei scrutò il petto sotto la camicia che non aveva chiuso. Tenera annuì senza una lacrima, probabilmente ancora altrove.
- Io – sospirò dandole le spalle ampie, forti, impossibili da non notare. Non disse altro e raggiunse la porta.
- Bada che Maurice non ti colga a uscire dalla mia stanza – lo sorprese con un filo di voce. Non replicò e verificò che non ci fosse nessuno. Uscì e la lasciò sola. Addosso aveva il peso dell’errore, l’unico che gli era stato detto di non fare e, puntualmente, lo aveva commesso, prima del previsto, prima che lui stesso potesse prevederlo. Certo, era quello che era, non era possibile raddrizzare le zampe a un cane e lui era il cane.
ESCE IN LIBRERIA BLACK MOON - UN BACIO PRIMA DI MORIRE ( The Darkest Kiss ), di Keri Arthur - EDIZIONI NEWTON COMPTON
Torna Riley Jenson, la detective metà vampiro, metà lupo mannaro. Il nuovo imperdibile capitolo di una saga di culto
Riley Jenson è una donna sexy e molto determinata. Nelle sue vene scorre sangue di vampiro e l’istinto di un lupo mannaro la salva dalle insidie e dai guai. Riley non ha mai paura di dire la sua, né di confrontarsi con il pericolo. Neppure adesso che il suo compito è scovare un killer che si aggira nel patinato mondo dell’alta società di Melbourne, infierendo sulle sue vittime con inaudita ferocia. Ma c’è anche un altro assassino che si muove nell’ombra, una creatura inafferrabile, ossessionata dal passato. E le cose per Riley sono destinate a complicarsi: a una festa infatti incontra Quinn, la sua vecchia fiamma. Con lui ha vissuto momenti di bruciante passione ed è l’unico uomo su cui non ha assolutamente nessun controllo…
Nota di andreina65: La saga Black Moon chiamata Riley Jenson Guardian, è composta sino a oggi da nove volumi, cui ne seguiranno altri. Sino a oggi è così composta:
1. BLACK MOON.L'ALBA DEL VAMPIRO (Full Moon Rising)
2. BLACK MOON. I PECCATI DEL VAMPIRO (Kissing Sin)
3. BLACK MOON. LA TENTAZIONE DEL VAMPIRO (Tempting Evil)
4. BLACK MOON. IL GIOCO DEL VAMPIRO (Dangerous Games)
5. BLACK MOON. L'ABBRACCIO DELLA NOTTE (Embraced by Darkness)
6. BLACK MOON - UN BACIO PRIMA DI MORIRE (The Darkest Kiss)
7. Deadly Desires (inedito in Italia)
8. Bound to Shadows (inedito in Italia)
9. Moon Sworn (inedito in Italia)
«I fan di Riley Jenson non rimarranno delusi neppure stavolta: un libro avvincente, con un’impianto perfetto e una trama trascinante.»
Publishers Weekly
«Passione, azione, pericoli oscuri e inafferrabili: una storia straordinaria, imperdibile.»
Romance Junkies
«Riley, tutta istinto e luna piena: la lupa mannara nata sul web.»
Repubblica.it
«Arrivano mostri nuovi: duri, puri e cattivissimi. In barba al politically correct.»
Panorama
Keri Arthur Vive in Australia. I suoi libri e racconti, che spaziano dal paranormale all’urban fantasy, hanno ricevuto importanti riconoscimenti di critica e di pubblico. La Newton Compton ha già pubblicato i primi capitoli della saga Black Moon: L’alba del vampiro, I peccati del vampiro, La tentazione del vampiro, Il gioco del vampiro e L’abbraccio della notte. Visita il suo sito www.keriarthur.com
Regia di Mario Landi, con Annamaria Ferrero (Catherine Earnshaw / Caty Linton), Massimo Girotti (Heathcliff), Alberto Bonucci (Hindley Earnshaw), Giancarlo Sbragia (Edgar Linton), Irene Galter (Isabella Linton), Margherita Bagni (Ellen).
Nell’Inghilterra dei primi ‘800, l’agiato Mr. Earnshaw, vedovo, vive con i figli Hindley e Catherine. Durante un viaggio di lavoro trova uno zingarello abbandonato e lo porta a casa sua, lo chiama Heathcliff e lo cresce insieme ai suoi figli considerandolo un terzo figlio. Divenuti adulti Catherine e Heathcliff si innamorano, ma la loro felicità viene distrutta quando, alla morte di Mr.Earnshaw, diventa capofamiglia il crudele e inetto Hindley, che avendo sempre odiato Heathcliff lo riduce al rango di servitore e lo maltratta in tutti i modi possibili. Per qualche tempo i due giovani continuano la loro storia clandestinamente, ma quando l’ambiziosa Catherine conosce Edgar Linton, un ricco vicino che la corteggia, tutto cambia. Per una serie di equivoci Heatcliff decide di andarsene a cercare fortuna senza dire nulla a nessuno; Hindley ne approfitta per far credere alla sorella che il giovane è morto, e lei dopo una lunga malattia causata dal dolore, rassegnata sposa il gentile Edgar.Ma dopo alcuni anni Heatcliff torna, ricchissimo e deciso a sposare la sua Cathy: quando scopre cosa è successo nel frattempo, decide di vendicarsi e la sua vendetta sarà spietata.
Tratto dall’omonimo romanzo di Emily Bronte, è uno dei primi sceneggiati della Tv italiana, e si vede: girato con esterni chiaramente finti (si vedono bene gli sfondi dipinti), con i titoli iniziali che scorrono con uno scroll manuale, e soprattutto effetti sonori “artigianali”, su tutti il vento che soffia ululando come nei vecchi film dell’orrore! A vederlo oggi magari fa sorridere, ma bisogna pensare che per l’epoca in cui è stato girato era un prodotto di alta fattura, del resto usavano i mezzi a loro disposizione…
Lo sceneggiato si basa quasi totalmente sull’interpretazione (nettamente di stampo teatrale) degli attori, che puntano molto sull’espressività dei volti e del fisico.
Massimo Girotti è un Heathcliff sicuramente diverso da quello che chiunque potrebbe immaginarsi durante la lettura del romanzo (come lo era, del resto, Laurence Olivier nella versione cinematografica del 1939); fisico imponente, volto tragico e tormentato che rimane tale anche nei momenti di cattiveria più pura; Annamaria Ferrero è convincete nel doppio ruolo di Catherine, anch’essa maschera tragica e sofferente, e della figlia Cathy, sofferente sì, ma ribelle e imbronciata, segno di un carattere meno arrendevole grazie al quale cambierà il suo destino. Gli altri attori seguono più o meno anch’essi questo copione recitativo.
Tra gli interpreti riconosciamo la giovanissima futura doppiatrice Ludovica Modugno nel ruolo di Catherine bambina.
Il tutto permeato da un’atmosfera tipicamente gotica, anche grazie al bianco e nero, che riporta bene lo spirito del romanzo nonostante le numerose modifiche; le parti più crudeli della storia sono state infatti modificate (così come del resto nella maggior parte delle versioni del romanzo), probabilmente considerandole inadatta non solo alla sensibilità del pubblico ma alla fama romantica della storia stessa.
Nota: a causa del fatto che questo sceneggiato è vecchissimo e praticamente introvabile, non sono riuscita a trovare immagini che lo riguardassero. Mi scuso di ciò con tutte le nostre lettrici.
ESCE IN LIBRERIA LE LUCI DEL SUD ( Southern Lights ), di Danielle Steel, EDIZIONE SPERLING & KUPFER.
Sono trascorsi dieci anni da quando Alexa Hamilton si è lasciata alle spalle Charleston per vivere a New York, il più lontano possibile dal misero fallimento del suo matrimonio. Oggi, Alexa è una donna felice: lavora come avvocato nel prestigioso ufficio del procuratore e ha trovato la serenità insieme con Savannah, la figlia diciassettenne che ha cresciuto da sola e che ama più di se stessa. Ma tutto cambia il giorno in cui le viene affidato il caso di Luke Quentin, accusato di aver ucciso diverse giovani donne. Mentre Alexa si prepara al processo, decisa a incastrare Quentin, Savannah riceve alcuni inquietanti messaggi. Poche righe, e una minaccia troppo grande per essere ignorata. In un attimo, Alexa vede crollare la nuova vita che si è faticosamente costruita, e si trova sul punto di perdere la cosa più preziosa di tutte: sua figlia. Per proteggerla da chi vuole farle del male, Alexa è costretta così alla scelta più difficile: cercare rifugio nel posto che aveva cercato disperatamente di dimenticare, Charleston. E proprio lì, a casa dell'ex marito, nel luogo in cui ha conosciuto le lacrime e l'umiliazione del tradimento, Alexa scoprirà che anche le vecchie ferite possono guarire. E che il passato si può dimenticare. Dalle strade frenetiche di Manhattan alle atmosfere magiche della Carolina del Sud, una storia di affetti smarriti e ritrovati.
Nota di Paige79: Un nuovo romanzo per le fans di Danielle Steel, autrice che ormai da più di vent’anni cattura l’attenzione del pubblico con storie appassionanti e avvincenti. Stavolta, con un tocco di giallo in più….
ESCE IN LIBRERIA LA META’ DI NOI ( Husband and Wife ), di Leah Stewart, EDIZIONE PIEMME.
Trentacinque anni non sono né tanti, né pochi. Qualche chilo di troppo, una sbronza dopo due birre soltanto, un buon numero di capelli grigi sapientemente nascosti e due piccoli marmocchi che ogni mattina strillano "mamma!". Certo non è tutto come a vent'anni, ma in fondo questo non importa se ci si sente 'ragionevolmente felici'. E Sarah lo è. Così quando Nathan, suo marito, decide di confessare l'inconfessabile, rivelandole che per il suo ultimo romanzo si è ispirato alla sua relazione con un'altra donna, il mondo che Sarah pensava di aver costruito insieme a lui le crolla addosso. Improvvisamente le certezze si trasformano in dubbi, il matrimonio diventa tempo perso e la nostalgia per i sogni e le ambizioni giovanili accantonate si fa sentire sempre di più. Lo sguardo colpevole e avvilito di Nathan, i suoi miseri e ingenui tentativi per riconquistarla, poi, non fanno altro che accrescere la rabbia. Forse prendere le cose come vengono, riassaporare la spensieratezza di quando era ancora single, con milioni di possibilità di fronte a sé, e cercare il proprio posto nel mondo può essere una soluzione. E così, baciare il migliore amico di Nathan e frequentare una vecchia fiamma molto attraente non sono solo piccole vendette, ma la ricerca di una nuova Sarah. Chissà se azionare la macchina del tempo per rivivere un passato ormai lontano è la scelta più azzeccata, ma quel che è certo è che Sarah ha parecchi assi nella manica che le permetteranno di capire definitivamente per chi valga la pena essere la "ragazza dei sogni".
Nota di Paige79: Leah Stewart è nata in Texas nel 1973, ma ha trascorso buona parte della sua vita traslocando da un luogo all’altro insieme al padre, colonnello dell’Aviazione. Fin da bambina ha sempre desiderato fare la scrittrice. Ai tempi del college ha lavorato come reporter per alcuni giornali locali, ma dopo l’ennesimo stage ha capito di non essere tagliata per quel tipo di lavoro. Così si è trasferita a Boston, dove è stata assunta come segretaria all’Harvard Graduate School of Education: il suo primo libro è stato scritto lì, nei ritagli di tempo. Da allora ha cambiato diversi lavori, facendo anche la libraia, l’editor e l’insegnante di scrittura creativa. Oggi vive a Chapel Hill, nella Carolina del Nord, con il marito e la figlia. “Caffè con panna” è stato definito da People uno dei dieci migliori libri dell’anno.
ESCE IN LIBRERIA LA FIDANZATA INOPPORTUNA ( The Novel in the Viola ), di Natasha Solomons, EDIZIONE FRASSINELLI.
È la primavera del 1938 quando Elise Landau arriva a Tyneford House, un'antica dimora dove ha trovato posto come cameriera. Le leggi razziali l'hanno costretta a emigrare da sola in Inghilterra, lasciando la sua amata Austria. Solo un filo di perle della mamma, nascosto gelosamente sotto la divisa da lavoro, le ricorda la sua vita di ragazza della colta borghesia ebrea di Vienna. A Tyneford non le saranno risparmiati umiliazioni e dolori, ma lì Elise saprà reinventarsi e imparerà anche che si può amare più di una volta. Perché la guerra è imminente e il mondo sta cambiando...
Nota di Paige79: Già autrice di “Un perfetto gentiluomo”, Natasha Solomons torna con un appassionante romanzo, definito “un affascinante ritratto della borghesia viennese nei primi del ‘900 e della Upper class della campagna inglese”.
ESCE IN LIBRERIA LOVER AVENGED - UN AMORE INFUOCATO, di J. R. Ward - EDIZIONI EUROCLUB
La stirpe dei vampiri è sempre più minacciata. Ma al fianco dei guerrieri c´è un nuovo alleato...
Eccoci di nuovo a Caldwell per assistere a un nuovo atto dello scontro che da secoli oppone lesser e vampiri. La guerra ha raggiunto il suo punto più alto e anche i membri della Confraternita sono stati duramente colpiti. Ma i non morti non sono i soli nemici da cui bisogna guardarsi. Un nuovo pericolo arriva dalla glymera, l´aristocrazia, all´interno della quale si sta preparando una congiura ai danni di Wrath, il re. Tutti i guerrieri sono al suo fianco, compreso Rehv, un symphath, un essere infido e manipolatore, che sarà decisivo per le sorti del conflitto e che in queste pagine ci svela i suoi misteri. Conosceremo da vicino il perverso legame di sesso e violenza che lo vincola alla Principessa e l´amore puro che, invece, lo unisce a Ehlena. E solo alla fine sapremo quale dei due ha avuto la meglio.
Ambientazione : contemporanea - Caldwell, New York
Livello di sensualità : hot (bollente)
Note di andreina65: Finalmente è arrivato!!! Il settimo libro della La serie "La Confraternita del Pugnale Nero" sarà presto nelle nostre manine ^_^.
Non siamo affatto stanche di tutti sti pupetti no? Quindi ora è il turno del famoso quanto misterioso reverendo, fratello di Bella, l'amore di Zsadist (che uomo...scusate!!!). La Black Dagger Brotherhood sino ad oggi così composta :
- DARK LOVER - UN AMORE PROIBITO, storia di Wrath;
- LOVER ETERNAL - UN AMORE IMMORTALE, storia di Rhage;
- LOVER AWAKENED - UN AMORE IMPOSSIBILE, storia di Zsadist;
- LOVER REVEALED - UN AMORE VIOLATO, storia di Butch;
- LOVER UNBOUND - UN AMORE INDISSOLUBILE, storia di Vishous
- LOVER ENSHRINED - UN AMORE PREZIOSO, storia di Phury;
- LOVER AVENGED- UN AMORE INFUOCATO,storia di Rehvenge.
- LOVER MINE - storia di John Matthew; inedito in Italia
- LOVER UNLEASHED -storia di Payne; inedito in Italia
+ THE BLACK DAGGER BROTHERHOOD: AN INSIDER'S GUIDE- antologia di racconti, dove è contenuto anche un racconto su Bella e Zsadist, storia che si colloca tra il terzo e quarto libro.
Per chi fosse interessato a conoscere meglio questa fantastica serie, a cui abbiamo dedicato numerosi post, eccovi il link al concorso ”Libro del mese” di maggio 2009: http://romancebooks.splinder.com/post/20657752
J. R. Ward dopo aver lavorato a lungo come capo del personale di una delle più prestigiose cliniche universitarie degli Stati Uniti, ha deciso di dedicarsi alla scrittura, diventando autrice di apprezzati best-seller. Fra questi, i romanzi della saga di Dark Lover, che coniugano eros e paranormale e che stanno conquistando il pubblico anche in Italia
LEGGI IL PRIMO CAPITOLO PER GENTILE CONCESSIONE DI MONDOLIBRI
Titolo dell’opera originale: Black Dagger Brotherhood: Lover Avenged
Traduzione dall’americano di Paola Pianalto
Dedicato a Te:
Bene e Male non sono mai stati termini più relativi
che quando applicati a quelli come te.
Ma sono d’accordo con lei. Per me sei sempre stato un eroe.
Capitolo 1
«Il re deve morire.»
Quattro paroline piccole piccole. Prese una per una non erano niente di speciale, ma insieme richiamavano ogni sorta di nefandezza:
Assassinio. Alto tradimento. Regicidio.
Morte.
Negli istanti carichi di tensione immediatamente successivi, Rehvenge rimase in silenzio, lasciandole aleggiare nell’aria opprimente dello studio, quattro punti cardinali di una bussola oscura e malefica che conosceva molto bene.
«Non dici niente?» chiese Montrag, figlio di Rehm.
«No.»
Montrag batté le palpebre, giocherellando col foulard di seta annodato al collo. Al pari di quasi tutti i membri della glymera, aveva le pantofole di velluto ben piantate sulla sabbia finissima della sua classe sociale, il che significava che era molto signorile e raffinato. Con la sua giacca da camera, gli eleganti pantaloni gessati e – oh, cavolo, ma erano proprio ghette, quelle? – sembrava uscito dalle pagine di Vanity Fair. Di cent’anni fa, tipo. E con tutta la sua boria e le sue idee brillanti del cazzo era come Kissinger senza un presidente, quando si trattava di politica. Tutto analisi e nessuna autorità.
Il che spiegava quell’incontro, no?
«Non fermarti proprio adesso», lo incoraggiò Rehv. «Sei già saltato giù dal tetto. L’atterraggio non potrà essere in alcun modo più dolce.»
Montrag si accigliò. «Mi riesce difficile vedere la situazione con la tua leggerezza.»
«E chi sta ridendo?»
Qualcuno bussò alla porta dello studio e Montrag voltò la testa di lato; aveva il profilo di un setter irlandese: tutto naso.
«Avanti.»
La doggen che ubbidì al comando fece il suo ingresso curva sotto il peso del servizio d’argento. Reggendo un vassoio di ebano grande come una veranda, attraversò faticosamente la stanza col suo carico.
Finché non alzò la testa e vide Rehv.
Allora rimase di sasso.
«Il tè lo prendiamo qui.» Così dicendo, Montrag indicò il basso tavolino tra i due sofà foderati di seta su cui erano seduti. «Qui.»
La doggen non si mosse, gli occhi fissi sul volto di Rehv.
«Si può sapere cosa ti prende?» fece Montrag, mentre sul vassoio le tazze cominciavano a tremare tintinnando. «Posa qui il tè, sbrigati.»
La doggen chinò il capo, farfugliò qualcosa e avanzò lentamente, un passo dopo l’altro, neanche si stesse avvicinando a un serpente pronto a colpire. Tenendosi il più lontano possibile da Rehv, posò il vassoio, e con mani tremanti, riuscì a stento a sistemare le tazze sui piattini.
Quando fece per afferrare la teiera era ormai chiaro che avrebbe rovesciato tè dappertutto.
«Lascia, faccio io», si offrì Rehv, allungando una mano.
Nel ritrarsi bruscamente, la doggen perse la presa sul manico della teiera, che precipitò in caduta libera.
Rehv afferrò con entrambe le mani l’argento rovente.
«Ma cosa combini!» esclamò Montrag, balzando su dal divano.
La doggen si fece piccola piccola, coprendosi il volto con le
mani. «Mi dispiace, padrone. Davvero, sono…»
«Oh, sta’ zitta, e portaci del ghiaccio…»
«Non è colpa sua.» Con tutta calma Rehv spostò la presa sul manico e versò il tè. «Io sto benissimo.»
Gli altri due lo fissarono come in attesa di vederlo saltar su, agitando la teiera colma al grido di ahia-ahia-ahia.
Rehv invece posò la teiera d’argento e, guardando Montrag negli occhi slavati, chiese, «Una zolletta o due?»
«Vuoi… vuoi che ti faccia portare qualcosa per quell’ustione?»
Rehv sorrise, mostrando per un attimo le zanne al padrone di casa. «Sto benissimo, grazie.»
Apparentemente offeso perché non poteva fare nulla, Montrag rivolse la sua stizza contro la cameriera. «Sei un disastro. Lasciaci soli.»
Rehv lanciò un’occhiata alla doggen. Le emozioni della giovane gli apparivano come una griglia tridimensionale di paura, vergogna e panico, una fitta trama che riempiva lo spazio intorno a lei, esattamente come le ossa, i muscoli e la pelle. Stai tranquilla, le comunicò tramite il pensiero. Sistemo tutto io.
Sul volto di lei si dipinse un barlume di sorpresa, ma le spalle
si rilassarono e, quando si voltò, appariva molto più distesa.
Una volta uscita la cameriera, Montrag si schiarì la gola rimettendosi a sedere. «Non credo che potrà mai migliorare. È assolutamente incapace.»
«Cominciamo con una», disse Rehv lasciando cadere una zolletta di zucchero nel tè. «Poi vediamo se ne vuoi un’altra.»
Allungò la tazza, ma non troppo, così Montrag fu costretto ad alzarsi di nuovo dal divano e protendersi sopra il tavolino.
«Grazie.»
Tenendo stretta la tazza, Rehv indusse un cambiamento nella mente del padrone di casa. «Le femmine si innervosiscono sempre, con me. Non è stata colpa sua.»
Poi, all’improvviso, mollò la presa e Montrag arrancò per non lasciarsi sfuggire di mano la sua Royal Doulton.
«Oops, attento a non rovesciare», disse Rehv, accomodandosi di nuovo sul divano. «Sarebbe un vero peccato macchiare questo bel tappeto. Aubusson, giusto?»
«Ehm… sì.» Montrag si sedette di nuovo, accigliato, quasi non riuscisse a spiegarsi perché tutt’a un tratto avesse cambiato idea sulla sua cameriera. «Ehm… sì, esatto. Mio padre lo acquistò molti anni fa. Aveva un gusto squisito, vero? Abbiamo fatto costruire questa stanza apposta per il tappeto, perché è grandissimo, e il colore delle pareti è stato scelto espressamente per dare risalto alle tonalità del pesca.»
Montrag si guardò intorno nello studio, sorridendo tra sé mentre sorseggiava il tè, il mignolo alzato per aria come una bandiera.
«Com’è il tè?»
«Perfetto, ma tu non ne vuoi?»
«Non sono un gran bevitore di tè.» Rehv attese che l’altro si portasse la tazza alle labbra. «Dunque, parlavi di assassinare Wrath?»
Montrag sputacchiò l’Earl Grey, schizzando il davanti della giacca da camera rosso sangue e macchiando lo splendido tappeto di paparino.
Vedendolo tamponare fiaccamente le macchie con la mano, Rehv gli porse un tovagliolo. «Ecco, usa questo.»
Montrag prese il quadrato damascato, si asciugò goffamente il petto e poi fece altrettanto col tappeto, anche in questo caso senza il minimo risultato. Evidentemente era il genere di maschio abituato a sporcare, ma non a pulire.
«Dicevi?» mormorò Rehv.
Montrag buttò il tovagliolo sul vassoio e si alzò, lasciando perdere il tè e cominciando a camminare su e giù. Si fermò di fronte a un grande paesaggio montano e parve ammirare la scena drammatica col suo soldato coloniale intento a pregare rivolto al cielo.
«Lo sai, vero, che tanti nostri fratelli di sangue sono morti nel corso degli attacchi dei lesser», disse, come rivolto al quadro.
«E io che credevo di essere stato nominato leahdyre del consiglio solo in virtù della mia brillante personalità.»
Montrag lo guardò truce da sopra la spalla, il mento piegato nel classico modo aristocratico. «Ho perso mio padre, mia madre e tutti i miei cugini di primo grado. Li ho seppelliti a uno a uno.
Credi che sia stato piacevole?»
«Domando scusa.» Rehv si mise la mano destra sul cuore e chinò la testa, anche se non gliene fregava un accidente. Non intendeva lasciarsi manipolare dalla litania dei lutti, specie visto che le emozioni dell’amico esprimevano avidità, e non sofferenza.
Montrag diede le spalle al dipinto e la sua testa prese il posto della montagna su cui si ergeva il soldato coloniale… tanto che l’omino in uniforme rossa sembrava stesse cercando di arrampicarsi sul suo orecchio.
«La glymera ha subito perdite senza precedenti in quei raid.
Non solo in termini di vite, ma di beni materiali. Case depredate, oggetti d’arte e d’antiquariato trafugati, conti bancari prosciugati.
E Wrath cos’ha fatto? Niente. Non ha mai dato risposta alle ripetute richieste di chiarimento su come fossero state localizzate le residenze di quelle famiglie… sul perché la confraternita non ha fermato gli attacchi… su dove sono finiti tutti quei beni. Non esiste un piano in grado di assicurarci che non succederà di nuovo, nessuna garanzia che, rientrando a Caldwell, i pochi aristocratici rimasti sarebbero al sicuro.» Montrag s’infervorò per davvero; la sua voce, alzandosi, riecheggiò contro il soffitto dorato. «La nostra razza si sta estinguendo e abbiamo bisogno di una vera guida.
Per legge, tuttavia, finché il cuore batterà nel petto di Wrath, il re è lui. Ma la vita di uno solo vale le vite di tanti? Interroga il tuo
cuore.»
Oh, Rehv lo stava facendo eccome, stava guardando dentro quel muscolo nero e malvagio. «E poi?»
«Poi assumiamo il controllo e facciamo ciò che è giusto. Durante il suo mandato Wrath ha rivoluzionato le cose… Guarda
cosa ne è stato delle Elette. Adesso hanno il permesso di circolare sulla Terra… inaudito! E la schiavitù è stata dichiarata fuori legge, così come la sehclusion per le femmine. Beata Vergine Scriba, tra un po’ nella confraternita ci sarà qualcuno con la sottana. Se prendiamo il potere possiamo annullare ciò che Wrath ha fatto e legiferare
in modo adeguato al fine di preservare i vecchi usi e costumi.
Possiamo organizzare una nuova offensiva contro la Lessening
Society. Possiamo trionfare.»
«Stai usando un sacco di “possiamo”, al plurale, ma chissà perché ho come l’impressione che non sia esattamente quello che hai in mente.»
« Be’, naturalmente dovrà esserci una sorta di primo tra pari.»
Montrag lisciò i baveri della giacca assumendo l’atteggiamento di chi sta posando per una statua di bronzo o per una banconota, forse. «Una persona di valore e di grande levatura morale.»
«E in che modo verrà scelto questo modello di virtù?»
«Finalmente ci trasformeremo in una democrazia, attendiamo da lunga pezza una democrazia che sostituirà l’ingiusta e iniqua convenzione della monarchia…»
Mentre Montrag continuava col suo bla-bla, Rehv si mise comodo, accavallò le gambe e unì la punta delle dita. Seduto sul soffice divano del padrone di casa, le sue due metà entrarono in conflitto, il vampiro si scontrò col symphath.
Con l’unico vantaggio che l’alterco in corso nel suo intimo sovrastò il rumore di quello sproloquio nasale della serie “so tutto io”. L’opportunità era evidente: sbarazzarsi del re e assumere il controllo della razza.
L’opportunità era impensabile: uccidere un vampiro di valore, un ottimo condottiero e… un amico, per certi versi.
«… e sceglieremmo chi deve guidarci, obbligandolo a rendere conto del suo operato davanti al consiglio. Ci assicureremmo che le nostre preoccupazioni trovino il dovuto riscontro.» Montrag tornò verso il divano, si sedette e si mise comodo, quasi si apprestasse a blaterare del futuro per ore. «La monarchia non funziona e la democrazia è l’unico modo per…»
«Democrazia, in genere, significa che ciascuno ha il diritto di votare», lo interruppe Rehv. «Nel caso ti sfugga la definizione.»
«E infatti sarebbe così. Tutti noi del consiglio faremmo parte del comitato elettorale. Tutti avrebbero il diritto di votare.»
«Per tua informazione, tutti comprende giusto un paio di persone in più oltre a “tutti quelli come noi”.»
Montrag gli scoccò un’occhiata carica di “oh per piacere sii serio”.
«Non mi dirai che vuoi affidare le sorti della razza alle classi inferiori?»
«Non dipende da me.»
«Potrebbe.» Montrag si portò la tazza di tè alle labbra e lo guardò al di sopra del bordo con occhi penetranti. «Potrebbe, assolutamente.
Tu sei il nostro leahdyre.»
Guardando Montrag, Rehv vide chiaramente tutto il percorso, come se fosse lastricato e illuminato da potenti lampade alogene:
se Wrath veniva ucciso, la sua stirpe reale sarebbe finita perché non aveva ancora avuto figli. Le società, in particolare quelle in guerra come i vampiri, aborrono i vuoti di potere, perciò un cambiamento radicale dalla monarchia alla “democrazia” non era impensabile come sarebbe stato in un’altra epoca, più sana e più sicura.
I membri della glymera potevano anche essere fuori Caldwell, nascosti nelle case sicure sparse in tutto il New England, ma quel branco di decadenti figli di puttana aveva soldi e influenza da vendere e da sempre voleva prendere il comando. Con quel piano, ora finalmente potevano ammantare le loro ambizioni coi panni della democrazia, fingendo di prendersi cura del popolino.
La natura oscura di Rehv era in fibrillazione, un criminale recluso, ansioso di ottenere la libertà vigilata: misfatti e giochi di potere erano una pulsione innata per i suoi consanguinei e una parte di lui voleva creare quel vuoto… per poi infilarcisi dentro.
«Risparmiami la propaganda», disse interrompendo le presuntuose farneticazioni di Montrag. «Cosa suggerisci, esattamente?»
L’altro fece gran mostra di posare con cautela la tazza di tè, quasi stesse scegliendo con cura le parole. Figurarsi. Montrag sapeva perfettamente cosa stava per dire, Rehv era pronto a scommetterci.
Quello non era il tipo di cosa che si può improvvisare così, sui due piedi, e altri ne erano al corrente. Per forza.
«Come ben sai, il consiglio deve riunirsi tra un paio di giorni a Caldwell proprio per avere udienza col re. Wrath arriverà e… si verificherà un evento mortale.»
«Wrath è sempre scortato dai fratelli, non esattamente il genere di ostacolo facile da aggirare.»
«La morte ha molte maschere. E può esibirsi su molti palcoscenici diversi.»
«E il mio ruolo sarebbe…?» Anche se già lo sapeva.
Gli occhi chiari di Montrag erano come il ghiaccio, gelidi e luminescenti.
«So che tipo sei. Dunque so esattamente di cosa sei capace.»
Non era una sorpresa. Da venticinque anni Rehv era un boss della droga e, pur non avendo mai sbandierato la sua occupazione davanti ai membri dell’aristocrazia, i vampiri frequentavano regolarmente il suo club e in parecchi ingrossavano le file dei suoi clienti “chimici”.
Nessuno, tranne i fratelli, sapeva del suo lato symphath… e, potendo scegliere, Rehv l’avrebbe tenuto nascosto anche a loro. Negli ultimi vent’anni aveva pagato profumatamente la sua ricattatrice per mantenere il segreto.
«Ecco perché mi rivolgo a te», concluse Montrag. «So che sei in grado di gestire la faccenda.»
«Verissimo.»
«In quanto leahdyre del consiglio ricopriresti una posizione di enorme potere. Anche se non verrai eletto presidente, il consiglio dovrà starti a sentire. E lascia che ti rassicuri sulla Confraternita del Pugnale Nero. So che tua sorella è sposata con uno dei suoi membri. I fratelli non subiranno conseguenze.»
«Non pensi che la cosa li farà incazzare? Wrath non è solo il re. È anche uno di loro.»
«Proteggere la nostra razza è il loro mandato primario. Ovunque andiamo noi, loro devono seguirci. E sappi che in molti pensano che ultimamente stanno facendo un pessimo lavoro. Ritengo che forse avrebbero bisogno di una guida migliore.»
«Da parte tua. Giusto. Naturale.»
Sarebbe stato come affidare il comando di una divisione blindata a un arredatore: un fracco di chiacchiere vuote finché uno dei soldati avrebbe messo a tacere per sempre quell’incapace mezzacalzetta.
Proprio un piano coi fiocchi. Altro che.
E tuttavia… chi diceva che Montrag dovesse essere il presidente eletto? Gli incidenti possono capitare ai re come agli aristocratici.
«Devo dirti», riprese Montrag, «come mi diceva sempre mio padre, che la tempistica è tutto. Dobbiamo procedere senza indugio. Possiamo contare su di te, amico mio?»
Rhev si alzò in piedi, torreggiando sull’altro vampiro. Con una rapida tiratina ai polsini della giacca, si raddrizzò il completo Tom Ford prima di afferrare il bastone. Non aveva la minima percezione del proprio corpo, non sentiva niente: né i vestiti né il peso che passava dal fondoschiena alle piante dei piedi o il manico del
bastone nel palmo ustionato. L’intorpidimento era un effetto collaterale del farmaco che utilizzava per impedire al suo lato malefico di emergere in presenza di chi symphath non era, la prigione in cui rinchiudeva i suoi impulsi da sociopatico.
Gli bastava saltare una dose per tornare al suo stato naturale, però. Nel giro di un’ora il male che c’era in lui si ridestava, pronto a entrare in gioco.
«Allora, cosa ne dici?» lo incalzò Montrag.
Bella domanda.
A volte nella vita, tra la miriade di decisioni banali come cosa mangiare, dove dormire e come vestirsi, ci si presenta un vero e proprio bivio. In questi momenti, quando la nebbia della relativa irrilevanza si dirada e il fato ci impone di far ricorso al libero arbitrio, si può solo decidere di andare a destra o a sinistra… non c’è modo di infilarsi nel sottobosco tra i due sentieri, a bordo di un fuoristrada, nessuna possibilità di scendere a patti col dilemma che ci troviamo davanti.
Bisogna rispondere all’appello e fare la propria scelta. Senza possibilità di invertire la rotta.
Naturalmente il problema era che muoversi all’interno di uno scenario morale era qualcosa che Rehv aveva dovuto imparare da autodidatta per mimetizzarsi tra i vampiri. Aveva appreso la lezione, sì, ma solo fino a un certo punto.
E le droghe che assumeva funzionavano solo così così.
D’un tratto il volto pallido di Montrag si colorò di sfumature sul rosa pastello, i suoi capelli scuri divennero blu magenta e la giacca da camera color ketchup. Mentre tutto si tingeva di rosso, il campo visivo di Rehv si appiattì, mostrandogli il mondo come su uno schermo cinematografico.
Il che, forse, spiegava perché per i symphath era così facile usare le persone. Quando il suo lato oscuro prendeva il sopravvento, l’universo aveva la profondità di una scacchiera e i suoi abitanti erano pedine per la sua mano onnisciente. Nessuno escluso. Nemici… e amici.
«Ci penso io», dichiarò Rehv. «Come hai detto tu, so cosa fare.»
«La tua parola.» Montrag tese il palmo liscio. «Dammi la tua parola che tutto avverrà nella massima segretezza.»
Rehv lasciò pendere quella mano per aria, ma sorrise, rivelando ancora una volta le zanne. «Fidati di me.»
ESCE IN LIBRERIA UNA MOGLIE PER FINTA ( No Choice But Seduction ), di Johanna Lindsey - EDIZIONI EUROCLUB
Una giovane in cerca di emozioni e un affascinante armatore desideroso di accasarsi. Vincerà l´avventura o la passione?
Dopo aver trascorso tanti anni per mare, Boyd Anderson, affascinante e ricco armatore, sta pensando di mettere radici a Londra e di cercarsi una moglie. Ed ecco che, forse per caso, forse per destino, una giovane donna irrompe nella sua vita. Il suo nome è Katey Tyler e, dallo sperduto paesino nel Connecticut in cui è nata, ha deciso di prendere il largo e di vedere il mondo. Imbarcata sulla nave di Boyd Anderson, Katey non tarda ad accorgersi che l´uomo le ha messo gli occhi addosso e, siccome teme che un coinvolgimento sentimentale possa mettere fine al suo viaggio, decide di farsi passare per una giovane moglie in procinto di ricongiungersi al marito... Più lei si nega, più lui la stuzzica, e la lunga traversata dall´America all´Inghilterra si trasforma in un´audace schermaglia amorosa. Quando anche Katey inizia a vacillare, arriva il momento di separarsi. Ma non staranno lontani a lungo: il destino porterà a compimento ciò che la bugia di una donna ha cercato di impedire...
Ambientazione Londra, Inghilterra 1886 Livello di sensualità : Warm (caldo)
Nota di andreina65: Nono libro della saga dedicata alla famiglia Mallory.
Come possiamo notare ancora non è edito "A loving scoundrel" , settimo libro dedicato a Jeremy Malory ...speriamo che la Mondolibri pubblichi la sua storia in tempi brevi!^_^
La saga è composta da:
1 - QUELL'UNICO AMORE (Love only once) - protagonisti Regina Ashton e Nicholas Eden – potete leggere le nostre note sul romanzo qui http://romancebooks.splinder.com/post/20139456e la nostra recensione qui: http://romancebooks.splinder.com/post/20358877 2 - IRRESISTIBILE RIBELLE (Tender rebel) - protagonisti Roslynn Chadwyck e Anthony (Tony) Malory - potete leggere le nostre note sul romanzo qui http://romancebooks.splinder.com/post/20615509 3 - OCEANO DI PASSIONE (Gentle rogue) - protagonisti Georgina Anderson e James Malory
4 - INCANTESIMO DEL CUORE (The magic of you) - protagonisti Amy Malory e Warren Anderson 5 - DIMMI CHE MI AMI (Say you love me), pubblicato da diverse case editrici tra cui Euroclub e Sperling - protagonisti Kelsey Langton e Derek Malory
6 - IL DONO (The present )- protagonisti Anastasia e Christopher Malory, più quella di Molly & Jason
7 -A loving scoundrel - protagonisti Danny e Jeremy Malory
8 - SULLA ROTTA DEL DESIDERIO (Captive of My Desires) - protagonisti Gabrielle Brooks e Drew Anderson
9 - UNA MOGLIE PER FINTA (No Choice But Seduction) - protagonisti Katey Tyler e Boyd Anderson
Per maggiori informazioni sulla struttura di questa saga piuttosto complessa, e sui collegamenti tra i libri che la costituiscono, vi suggeriamo di fare riferimento ai nostri post dedicati ai romanzi precedenti, oltre che all’albero genealogico della famiglia Malory (lotrovate a questo link: http://romancebooks.splinder.com/post/8653547 ) e all’intervista che l’autrice ci ha rilasciato qualche tempo fa, a questo link: http://romancebooks.splinder.com/post/20099461
ESCE IN LIBRERIA LA CACCIATRICE DI ANIME ( First Grave on the Right ), di Darynda Jones - EDIZIONE LEGGEREDITORE
Charley Davidson ricorda ogni singolo istante della sua esistenza. E sin dalla nascita è in grado di comunicare con i morti. Ma deve anche aiutarli ad attraversare la luce e a lasciare per sempre la vita. Come se ciò non bastasse, collabora con la polizia per risolvere i casi di omicidio che imperversano nella città: è un investigatore privato di successo. Dalla sua ha un carattere esplosivo e una determinazione che la aiuta a non perdere mai di vista la realtà.
Da qualche mese, poi, è accompagnata giorno e notte da una presenza eterea e oscura, sensuale e terribilmente familiare. Ma chi è questo essere così affascinante e misterioso che le impedisce di concentrarsi, che la distrae, facendole desiderare solo una cosa? E così, un altro mistero si aggiunge ai casi che deve risolvere.
Non ha un attimo di tregua, fra piste da seguire, tracce da decifrare e pericoli sempre in agguato…
Nota di andreina65: New entry in casa Leggereditore; Darynda Jones debutta in Italia con la serie paranormale "Charley Davidson series". La cacciatrice di anime ha vinto nel 2009 il Golden Heart per il miglior romanzo inedito paranormale
“L’esordio migliore che abbia letto negli ultimi anni! Ironico e commovente, una lettura imperdibile!”
J.R. Ward
“Un debutto fenomenale!”
Kresley Cole
1- LA CACCIATRICE DI ANIME (First Grave on the Right)
2- Second Grave on the Left
3- Third Grave Dead Ahead
ESCE IN LIBRERIA IL BACIO DEL DEMONE ( Demon’s Kiss ), di Eve Silver - EDIZIONE LEGGEREDITORE
A Clea Masters, giovane studentessa di medicina, sa di essere unica. Da quando i suoi genitori sono morti, una forza incredibile si è insinuata dentro di lei, per esplodere solo nei momenti di estremo pericolo. Tuttavia preferisce non indagare, fino a quando un demone la attacca, scaraventandola in un mondo del quale lei non sospettava nemmeno lontanamente l’esistenza. Il suo unico alleato sarà un uomo letale e seducente come nessuno, che risveglierà in lei un desiderio più forte di qualsiasi fantasia... Ciarran D’Arbois non lascerà che a Clea accada nulla. E non solamente per dovere... In lei vede una forza dirompente, ma anche un corpo irresistibile, fatto per essere accarezzato. Nel frattempo però, i demoni sono intenzionati ad abbattere il portale che Ciarran deve proteggere con tutte le sue forze, fino all’ultimo respiro. Ciarran teme che Clea sia la chiave destinata a portare a termine questo oscuro progetto, e ora che i nemici sono sempre più vicini, i due amanti hanno una sola speranza. Cosa sarà più pericoloso, la passione o i poteri tenebrosi che entrambi custodiscono dentro di sé?
Nota di andreina65: Primo libro di una miniserie chiamata "Compact Sorcerers series" composta al momento da due libri:
1-IL BACIO DEL DEMONE (Demon’s Kiss)
2- Demon’s Hunger
“Intenso, evocativo, pieno di suspense… Da non perdere!”
Library Journal
Eve Silver è sempre stata affascinata dalle storie d’amore piene di passione, forza, perseveranza e onore; storie che l’hanno accompagnata durante tutto il suo percorso. Insegna microbiologia e anatomia umana, e quando esce da scuola torna ai romanzi rosa e alla vita familiare, anch’essa coronata da un lieto fine come tutte le più belle storie romantiche. La Silver è stata tra i finalisti per il premio RITA 2011 nella categoria paranormal romance.
ESCE IN LIBRERIA GRIDA PER ME ( Scream for Me ), di Karen Rose - EDIZIONE LEGGEREDITORE
Dopo tredici anni il terrore è tornato a Dutton. E l’assassino conosce bene i crimini commessi in passato, infatti elimina le proprie vittime seguendo il rituale del serial killer che lo ha preceduto, e lo fa con una precisione tanto stupefacente da far pensare a un disegno di morte che viene da lontano.
Anche l’agente speciale Daniel Vartanian è tornato, dopo aver contribuito all’uccisione del fratello Simon, reo di aver commesso una serie di omicidi. E ora deve risolvere un caso che si intreccia pericolosamente con la storia che pensava di aver sepolto per sempre. La ricerca lo spingerà non solo a sondare la mente di un assassino spietato, ma anche al fianco di Alex Fallon, un’infermiera dal passato travagliato quanto il suo.
Più i due si avvicineranno, più comprenderanno che la donna è l’ultima vittima designata di una trappola mortale, dalla quale dovranno sottrarsi prima che sia troppo tardi.
Nota di andreina65: Esce finalmente il secondo volume della serie Vartanian, della bravissima Karen Rose, di cui abbiamo apprezzato il bellissimo libro precedente MUORI PER ME. l' autrice con i suoi libri ha scalato i vertici delle classifiche più prestigiose del mondo: The New York Times, Usa Today, Sunday Times, Der Spiegel.
La serie Vartanian è così composta:
1. MUORI PER ME (Die for Me)
2. GRIDA PER ME (Scream for Me)
3. Kill for Me – potete trovare le informazioni circa l’uscita USA qui, nel post dedicato al “Totorita”: http://romancebooks.splinder.com/post/23071514
Karen Rose vive a Washington con il marito, al quale è particolarmente legata, anche perché senza di lui non avrebbe mai provato a pubblicare un libro. Prima di cominciare a scrivere lavorava come ingegnere, ma come lei stessa afferma: “Avevo la testa piena di scene e di immagini, tanto che non riuscivo a concentrarmi sul mio lavoro, e così ho cominciato a scriverle. Tutto è iniziato per divertimento, ma presto mi sono resa conto di non poterne fare a meno.” È una delle autrici più acclamate del romantic suspense. La scrittura brillante, l’abilità nel ricreare i casi criminologici e l’intensità della passione che si scatena fra i protagonisti, sono i suoi tratti distintivi. Dopo Muori per me, esce Grida per me secondo titolo di una trilogia inquietante che vi lascerà con il fiato sospeso.
Come avviene per molte serie, le relazioni tra i personaggi di questa serie e degli altri libri di Karen Rose sono piuttosto complesse, nel senso che alcuni personaggi della serie Vartanian , ad es, riappariranno in altri romanzi che non appartengono alla serie. Sul sito dell’autrice potrete trovare una “mappa” di questi collegamenti tra i vari libri, a questo link: http://www.karenrosebooks.com/krose-relationships.htm
Partecipate al giveaway di Mariangela Camocardi, avete tempo per lasciare un commento fino al 9 novembre, quindi registratevi al sito se ancora non lo avete fatto e buona fortuna!