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L'ANELLO DI FERRO e UN CUORE NELLE TENEBRE
LE NOSTRE FANFICTION
Qualche giorno fa la Leggereditore ha pubblicato sul blog ufficiale le fanfiction che hanno vinto il concorso legato all'uscita dei romanzi UN CUORE NELLE TENEBRE di Roberta Ciuffi e L'ANELLO DI FERRO di Ornella Albanese. In attesa della premiazione delle vincitrici, che avverrà a Matera, abbiamo pensato di omaggiare sia le autrici, per il loro debutto in libreria, sia la Leggereditore, per la scelta di dare spazio alle autrici italiane e per le iniziative con cui coinvolge le lettrici, pubblicando sul nostro blog due fanfiction ispirate ai medesimi libri, scritte da due nostre bravissime blogger.
Maet, che già conosciamo come narratrice grazie alla fanfiction di "Slightly Dangerous", si è calata nelle atmosfere oscure di Un Cuore nelle Tenebre, e state pur certe che anche in questo caso saprà catturarvi e conquistarvi. Antonella, che ci ha deliziato con diversi articoli storici, tra cui vi ricordo il bellissimo "Sulle Tracce di un Lord", per la prima volta si è cimentata in un racconto, e non mancherà di affascinarvi e di trasportarvi nelle atmosfere de L'Anello di Ferro.
IL RICHIAMO DELLA FORESTA
di Maet
La carezza lieve del vento sulla pelle, il suolo rigido ed estraneo come giaciglio, il profumo intenso e penetrante degli alberi che pungeva le narici.
Melissa si svegliò di soprassalto con un gemito, sgranando gli occhi nel tentativo di mettere a fuoco quanto la circondava. Gli arti, pesanti e intorpiditi, non rispondevano. Doveva essersi addormentata, ma non ricordava né come né quando. La sua mente era annebbiata e confusa, e brancolava in un buio più denso della cioccolata fusa. Scosse il capo ripetutamente, quasi avesse potuto affrancarsi dalla ragnatela dell’oscurità in cui era avvolta.
Un senso di vuoto assoluto e il panico del disorientamento le si intrecciarono dentro come un rampicante velenoso. Poi, con un lampo, frammenti sfocati di ricordi riemersero alla coscienza. L’attesa vana di Orlando nel grande letto a baldacchino, il rigirarsi ansioso e rabbioso tra le lenzuola di lino, il dormiveglia agitato. Quindi l’aveva colta la smania improvvisa che sempre più di frequente l’assaliva, forzandola ad alzarsi dal letto, benché sapesse di non doverlo fare. Ma il richiamo era stato troppo forte, qualcosa di potente e misterioso al contempo l’aveva attratta fuori dalla sua stanza, spingendola ad abbandonare Villa Gradioli. I suoi piedi piccoli e pallidi si erano mossi come animati di volontà propria, seguendo sicuri un sentiero noto solo a loro, in cerca di libertà. Libertà da un matrimonio con un uomo squallido, dal figlio mal riuscito che le aveva dato, da un titolo di marchesa completamente inutile e sprecato in quel lugubre paese sperduto tra i monti. Da un’esistenza che era solo una prigione di sbarre invisibili, più opprimenti di qualsiasi lega di metallo.
Adesso era in una fitta foresta, gli enormi alberi un’ombra nera che si stagliava contro il blu cobalto del cielo. Si trovava sdraiata, nuda, sotto un cumulo di foglie secche, che la ricoprivano quasi completamente come un manto color bronzo.
Una sensazione di spossatezza le pervadeva il corpo, ma era una sensazione non del tutto spiacevole, come se avesse fatto dell’esercizio fisico.
Il bosco era quieto e silente, quasi che anch’esso fosse stremato. Non la respingeva ed in un certo qual misterioso modo la accoglieva.
La terra sulla quale era stesa era quasi morbida e tiepida e odorava di primavera, anziché d’autunno.
Avrebbe dovuto andarsene, una parte di lei le suggeriva di farlo, ma l’altra le sussurrava di restare in quel luogo fatato, a contatto con la natura, lontano dalla perfidia degli uomini e dalla codardia delle donne. Se avesse abbassato le palpebre e chiuso il pensiero, Morfeo l’avrebbe celermente accolta tra le sua braccia. Sarebbe potuta rimanere lì, nascosta ed al sicuro, con le foglie morte come sorelle.
Nonostante il torpore percepì una presenza. Non si volse né tentò alcun movimento. Attese che l’essere si avvicinasse. Nessun suono ne tradì la vicinanza, eppure seppe che era lì.
Un grosso lupo nero la scrutava, col muso vicinissimo al suo volto. La notte non celava la sua forma snella ed allungata né il bagliore dei suoi occhi di un azzurro chiarissimo e luminoso. Doveva scappare, subito!
Ma non mosse nemmeno un muscolo, ipnotizzata dallo sguardo dell’animale.
Che la inchiodava al suolo.
Anche lui era immobile e la fissava. Poi prese ad annusarla, lentissimamente.
Dalla testa ai piedi e indietro dai piedi alla testa. Pareva avere tutto il tempo del mondo.
La sua paura cessò immediatamente, sostituita da una strana calma.
Il lupo non fece alcuna mossa aggressiva nei suoi confronti, anzi pareva studiarla.
Inclinò il capo da un lato e socchiuse gli occhi. Totalmente assorto da lei.
Rimase così per diversi minuti quindi avvicinò il muso al suo collo e iniziò a leccarlo, con perizia e metodo.
Come fosse un osso succulento.
Come fosse il suo pasto.
La sua lingua era bollente e leggermente ruvida e non smetteva di accarezzarla. Da sinistra a destra, dall’alto in basso. Non smetteva e non si stancava.
Lei sapeva che avrebbe dovuto essere disgustata od in alternativa spaventata, invece non era né l’una né l’altra. Si sentiva invasa da un curioso calore, tenue e bruciante a un tempo che la spingeva a sottomettersi docilmente, ad assecondarlo e a dargli di più.
Senza nemmeno rendersene conto si scoprì il collo e glielo offrì, come un dono prezioso.
Il lupo si immobilizzò un istante poi aprì la bocca ed allargò le fauci pronto a morderla. Dapprima le fece sentire i denti, come per darle un ultima possibilità di ritrarsi poi affondò i canini nella sua giugulare. I denti entrarono dentro di lei lacerandola e prendendo possesso del suo corpo, del suo sangue.
Sentiva il battito del suo cuore accelerato pulsare nella bocca dell’animale mentre le strappava la linfa vitale, mentre suggeva da lei ogni goccia.
Mentre la svuotava di se stessa.
Il dolore era presente, ma talmente mescolato con un riflesso di piacere da confonderla e più lui la privava della sua forza più la sua beatitudine aumentava, come se nel soccombere lei potesse trovare il vero appagamento.
Non tentava nemmeno di fuggire alla sua morsa, non lo desiderava, voleva restare così per sempre, sotto di lui, sotto una belva.
Il suo vigore scemava e per contro quello di lui aumentava sempre più.
E lei ne gioiva tutta
Ora comprendeva che era giusto così, quello che aveva cercato senza sapere cosa fosse era in realtà questo, farsi divorare per essere dentro di lui e con lui.
Per fondersi con la bestia.
Per dargli e darsi energia.
Per liberarsi del proprio corpo affinché lui se ne nutrisse. E rinascere, nuova e invincibile Eva, una creatura slegata dagli inutili lacci della debole umanità. Divenire finalmente energia e potenza e forza e bellezza. Quanto aveva atteso questo momento, quanto l’aveva agognato? Oh sì, era il suo destino e si stava compiendo.
La felicità più completa che avesse mai provato prese a scorrerle nelle vene, esplodendo nell’anima e nella carne, straziante e sublime. La divinità celata in lei che affiorava prepotente, vittoriosa, inebriandola fino all’ubriachezza. Lei e il lupo non erano più disgiunti, ma intimamente e inesorabilmente uniti. Non c’era più Melissa Arlati Gradioli, ma un essere superiore, la fusione delle migliori qualità animali e del raziocinio umano. Udiva nelle orecchie la voce del professor Pratt sussurrarle che apparteneva a una stirpe destinata a dominare il mondo. Il marito non approvava che lo frequentasse, tuttavia tra lei e il vecchio studioso era passata immediatamente la corrente del riconoscimento quando era giunta a San Raffaele: entrambi bramavano il proibito, l’indicibile e intuivano che non si sarebbero fermati davanti alla morale comune per ottenerlo.
Melissa si sentì sopraffare dalle sensazioni, drogata dalla quantità e dalla varietà degli stimoli che la colpivano. Turbinavano dall’interno e la sferzavano dall’esterno. La fame del lupo era la sua ora e pulsava senza requie. La ragione arretrava di fronte all’istinto. Voleva sentire il sangue, il sangue il sangue!
Un grido squarciò la notte.
Melissa si alzò a sedere di scatto sul letto, tremante e senza fiato. Si portò una mano alla gola e si guardò attorno. Era nella sua camera e non aveva ferite. Era stato solo un incubo, uno sciocco e terribile incubo. Non si concesse nemmeno il tempo per calmarsi e si recò scalza e in camicia nella nursery. Il piccolo Edmondo dormiva tranquillo, l’espressione stolida nel sonno tanto quanto nella veglia. Era forse cattiva per quello che aveva sognato? Una fitta spiacevole le si agitò in petto, subito sostituita da una certezza granitica: lei era la migliore delle madri, anche se il Signore l’aveva punita con un figlio non normale. Nulla di male gli sarebbe mai accaduto, fintanto che l’avesse protetto. Nulla di male sarebbe mai accaduto a nessuno di loro. Melissa si girò verso la finestra e socchiuse le tende, la luna era piena e le sorrideva. Si passò la lingua sui denti e sentì un gusto ferroso sul palato e tanta, tanta fame.
LA NOTTE DI SILIA
di Antonella
Il respiro dell’uomo si era fatto pesante e regolare. Un sonno profondo, finalmente, era caduto su di lui a sigillare una giornata che forse avrebbe cambiato il suo destino più delle molte battaglie combattute.
Silia di Rosetum si sforzò di chiudere gli occhi, domandandosi perché mai solo poco prima l’avesse istintivamente salvato dal pugnale di un traditore, lei prigioniera in catene dell’odiato nemico della sua famiglia.
Ripercorse gli avvenimenti che l’avevano portata, d’accordo con il fratello Pietro, ad ordire l’inganno nei confronti del ricco e potente Manlius di Tarsia. L’inimicizia fra le due casate confinanti risaliva a tempi lontani e persino i cantastorie avevano composto ballate su di loro: i conti di Tarsia, ricchi e potenti, stimati per l’onore ed il valore; i baroni Rosetum, coraggiosi e temerari fino all’eccesso, sempre pronti a sfidare i rivali e a farsi beffe del potere con ogni mezzo, non esclusi inganni ed astuzie. Tuttavia, da qualche anno regnava una fragile tregua; la saggezza di suo fratello e la lontananza di Manlius al seguito di Re Ruggero, avevano fatto sperare in un futuro di pace, un sogno che purtroppo si era infranto bruscamente.
A Petrae Roseti, la notizia del ritorno di Manlius non aveva destato preoccupazione; tutti avevano pensato che il futuro conte, sazio di guerra, avrebbe apprezzato la tranquillità del feudo paterno: si sarebbe sposato e forse i suoi figli avrebbero dimenticato le rivalità del passato.
Invece il condottiero, animato da una furia inspiegabile, aveva immediatamente ripreso il cammino, dirigendosi in armi verso i Rosetum: alla guida di un piccolo esercito, composto da suoi fedeli e da mercenari assoldati, sembrava avere tutta l’intenzione di prendere d’assalto Petrae Roseti o cingerlo d’assedio.
Maledetti Tarsia! Non erano abbastanza vasti i loro possedimenti? Non erano sufficienti le loro ricchezze?
Silia ricordò la dolorosa certezza del fratello: né il valore, né il coraggio di tutti loro, avrebbero evitato la distruzione del villaggio e del castello. Gli uomini sarebbero stati uccisi, le donne violate, i bambini fatti prigionieri. La fortezza era troppo piccola e troppo poco fortificata per resistere a forze così ben organizzate e ancora una volta per i Rosetum l’unica salvezza possibile risiedeva nell’astuzia. Per questo la giovane donna aveva acconsentito al piano: travestita da schiava di un finto mercante, si era avvicinata alle truppe dei Tarsia con lo scopo di attirare in un’imboscata Manlius e farlo prigioniero.
Sembrava facile: sapeva di essere bella, sapeva di poterci riuscire.
Non sapeva che lui fosse così forte e attraente. Così coraggioso. Leale.
Pur credendola una schiava, aveva impedito che cadesse preda del crudele comandante dei mercenari, guadagnandone in cambio l’odio mortale; aveva osservato in silenzio le catene che l’avvilivano ma i suoi occhi profondi non l’avevano privata della dignità, né l’avevano esaminata come fosse solamente un corpo da usare per il proprio piacere.
Ah, i suoi occhi!
Sentiva ancora il loro sguardo caldo che scivolava sulla pelle, così come rivedeva la bocca dalla linea severa e dalla forma generosa.
Si agitò inquieta, rigirando fra le dita l’anello di ferro al quale aveva affidato la difesa della sua virtù, millantandone, con aria di sfida, la punta intrisa di un veleno mortale; per questo e per il colore chiarissimo dei suoi occhi che incutevano soggezione, era stata lasciata in pace, quasi fosse una specie di strega in grado d’infliggere terribili punizioni a chiunque le si fosse avvicinato.
Com’erano ingenui gli uomini!
Si domandò se fosse stata veramente la paura di un sortilegio a tenere Manlius lontano da lei, a far sì che la lasciasse dormire da sola, in terra, all’ingresso della sua tenda. Forse, pensò, solo lei aveva avvertito fra loro l’alchimia di una potente attrazione, forse la sua bellezza non l’aveva davvero colpito e attirarlo lontano dall’accampamento non sarebbe stato così facile come aveva creduto. Sospirò piano. Tutto sembrava più complicato del previsto e nulla era veramente come sembrava.
L’aveva sentito parlare di vendetta di un delitto atroce, un motivo assai diverso dalla pura avidità di conquista, anche se non capiva quale legame potesse esservi con la sua famiglia. Tuttavia, lei non poteva fallire: doveva fermarlo o tante vite innocenti sarebbero state spezzate.
Fermarlo, ripeté a se stessa con convinzione, certo non ucciderlo a tradimento, così come era quasi accaduto poco prima per mano del turpe, vendicativo mercenario.
S’impose di riposare un poco, allungando le membra indolenzite per quanto lo consentivano le catene.
Un sottile fruscio, un alito appena nella calda aria notturna, fu tutto ciò che avvertì prima di rendersi conto della sua presenza.
Si alzò di scatto, le braccia protese in avanti per difendersi, la bocca aperta in un urlo ancora silenzioso. Una mano ferma le strinse la spalla in un gesto di possesso, non del tutto privo di una forza rassicurante.
“Tacete. Non voglio farvi del male”. La voce profonda di Manlius l’avvolse morbidamente, penetrando le sue difese.
“Cosa volete, allora?” riuscì a bisbigliare, articolando le parole come se non le appartenessero. “Nulla di buono può venirmi da voi”.
Alzò la mano verso di lui e al debole chiarore della luna che s’insinuava fra i teli dalla tenda, l’uomo vide la forma scura dell’anello che le circondava il medio sottile.
“Davvero avete creduto che temessi il vostro veleno o le vostre arti?” Lui rise piano, con un profondo suono di gola.
“Dovreste” rispose Silia con voce incrinata “se avete cara la vita”.
“Ben poca stima avrei di me stesso se mi facessi arrestare dagli ostacoli che incontro sulla mia strada. Per quanto mi riguarda, gli ostacoli esistono solo per essere rimossi”. La mano dell’uomo, forte e decisa, raggiunse le sue dita, sfilandole velocemente il cerchietto di ferro.
“Un anello troppo brutto per una donna bellissima” disse gettandolo lontano con noncuranza. Poi, con un movimento fluido, le si inginocchiò accanto.
Mani forti, grandi e ruvide si chiusero intorno al suo viso, alzandolo verso di lui.
“I vostri occhi sono gocce d’argento fuso, un contrasto affascinante con la pelle di miele e i capelli d’onice. Occhi insoliti, indimenticabili per chi ha la fortuna d’incontrarvi. O dovrei dire la sfortuna?” sussurrò quasi ragionando con se stesso.
Il cuore coraggioso di Silia mancò un battito. Che significato avevano le sue parole? Nonostante il lieve affanno che le stringeva la gola, cercò una risposta che lo distraesse. “Non sono così diversa dalle donne del mio paese” riuscì a mormorare.
“Davvero? E dov’è questa terra benedetta? Ho seguito Ruggero in tanti viaggi ma non ricordo un luogo così fortunato”.
“Forse non vi siete spinto abbastanza al Nord” provò ad inventare, sperando che non si fosse mai avventurato in quella direzione.
“Bugiarda”. La voce era ancora carezzevole, con un fondo di divertito sarcasmo.
“Come osate?” troppo tardi si morse le labbra, dalle quali era sfuggita istintiva la protesta orgogliosa, assurda sulla bocca di una schiava.
“Cosa, Silia? Dire che menti? Oppure fare questo?” Le depose sulla fronte un lieve bacio.
“O questo?” Le labbra scesero lentamente lungo la tenera guancia. “O ancora questo?” sussurrò prima di fermarsi sulla gola palpitante.
“Allora tu sai…” fu quasi un singhiozzo.
“Zitta, Silia, sta’ zitta”. Finalmente, la bocca di Manlius si chiuse calda e ferma sulla sua, rubandole con il respiro la volontà di opporsi al destino.
La gioia le esplose nella mente e nel cuore. L’aveva riconosciuta. Dopo tutto quel tempo, non aveva scordato la ragazzina dai lunghi capelli neri incontrata nel bosco al confine delle sue terre.
Si erano ritrovati. Nello spazio di un bacio, entrambi dimenticarono se stessi, il passato, il presente. Si persero nuovamente, insieme.
In quella notte incantata dall’unica vera magia, gli odi antichi finalmente si ricomposero e la vita tracciò un nuovo cerchio d’amore.
@ Maet Sai già cosa penso
@ Maet
Sai già cosa penso delle tue qualità di scrittrice. Questo racconto ne è solo la conferma, tanto più, come hai sottolineato, trattandosi di un genere per me non interessante. Un bacione anche a te.
Annamaria
@Andreina Grazieeeeeeeee! E'
@Andreina
Grazieeeeeeeee! E' bello avere una fan un po' ultras . Un bacione.
@Telenad
Grazie mille, sei molto gentile ! Sono contenta che tu condivida la mia visione dello sconvolgimento di Melissa, è una parte misteriosa ma per me molto interessante del romanzo.
@Annamaria
Arrossisco anch'io come Antonella, caspita che complimento! Non so se è arte, però sono felice che il mio racconto ti sia piaciuto nonostante non apprezzi il genere, così vale ancora di più . Grazie!
@ Antonella No, mia cara,
@ Antonella
No, mia cara, non arrossire, te lo meriti.
Non ti avrei risparmiato le critiche, se lo avessi ritenuto opportuno.
Al massimo, avrei potuto astenermi dal commentare.
Quando una cosa non mi piace, non mi piace, punto.
Ma è vero anche il contrario. Se mi piace, non esito a dirlo: Maet ne sa qualcosa.
@Annamaria Grazie
@Annamaria
Grazie dvvero....mi fai arrossire!
Baci
Antonella
Di Maet già conosciamo la
Di Maet già conosciamo la bravura come scrittrice (a quando la prossima puntata del nostro Duca di ghiaccio?) e, anche se questo non è il mio genere di letture, mi è piaciuta. Tuttavia, proprio questo mi fa apprezzare maggiormente le qualità di Maet.
Antonella... che dire? E', come si suol dire, l'ultima arrivata ma... che sorpresa! Piacevole!
Ragazze, coraggio, non demordete. La vostra non è stoffa, è arte!
Annamaria
@Telenad Grazie davvero per
@Telenad
Grazie davvero per le tue belle parole e complimenti per il tuo primo commento!
Baci
Antonella
Davvero molto belli, sia per
Davvero molto belli, sia per gli spunti presi sia per la scrittura di ottimissima qualità.
Particolarmente apprezzabli perchè perfettamente calati nei rispettivi contesti.
Bello, bello quello di Maet perchè condivido in pieno l'idea di Melissa così come l'ha descritta: così davvero ho immaginato il travaglio che l'ha portata a diventare la 'cacciatrice'.
Non è certo da meno quello di Antonella, Silia ha affascinato anche me e ne ho sentito molto la mancanza nella seconda parte del romanzo, e trovo il 'colpo di scena' come l'ha definito la signora Albanese davvero perfetto.
Insomma ragazze... se il buongiorno si vede dal mattino...!!!!
Telenad
@ Milena Grazie Milena, per
@ Milena
Grazie Milena, per i complimenti e l'incoraggiamento!
@Andreina
Grazie cara, un bacio speciale tutto per te!
Antonella
MAMMA MIA RAGAZZE! Ma quanto
MAMMA MIA RAGAZZE!
Ma quanto siete brave!!!!!!!!!!!
Maet e Antonella voglio farvi i complimenti per le cose belle che avete scritto.
Di Maet stiamo leggendo la bellissima fanfiction Slightly Dangerous...ma Antonella ...che sorpresona!
ARIBRAVE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
@Antonella Mi ripeto ma è
@Antonella
Mi ripeto ma è la verità, sono stata davvero contenta di condividere questo post con te e il tuo racconto merita tutti gli elogi che ti sono stati rivolti.
@Lener e Elnora
Ma grazie ragazze! Mi fate diventare tutta rossa con questi complimenti.
@Ornella Albanese
Sono onorata che tu abbia letto anche la mia fanfiction Ornella e che ti sia piaciuta.Dopo quello di Roberta, ricevere un elogio da un'autrice come te vale doppio .
@Milena
Grazie mille! Essere riuscita a trasmettere il turbamento profondo di Melissa in poche battute non era semplice, sono felice di averti emozionata!
Non posso che unirmi al coro
Non posso che unirmi al coro di complimenti, siete state bravissime ed entrambi i racconti mi emozionata seppur in modo diverso.
Ho amato in modo particolare le atmosfere dark de "il richiamo della foresta" e il senso di angoscia che si respira, durante la seppur breve lettura.
Grandi continuate così!!!
Milena
@ Lener e Elnora Ragzze
@ Lener e Elnora
Ragzze siete davvero carinissime e gentili. Sono felice che vi sia piaciuto il mio racconto!
@Ornella Albanese
Non riesco ad esprimere quanto mi senta felice ed onorata per il suo apprezzamento. "L'anello di ferro" mi ha così colpita che, dopo averlo letto, ho sentito il bisogno di immergermi nuovamente nel racconto e di riviverne in qualche modo l'atmosfera.
La ringrazio davvero di cuore ed attendo un suo nuovo, bellissimo romanzo.
Antonella
Ieri ero in viaggio e ho
Ieri ero in viaggio e ho letto questi racconti al mio arrivo, molto tardi. Bellissimi entrambi, davvero complimenti ad Antonella e Maet!
Prima di tutto sono davvero stupita di quante possibilità, idee e variazioni possano fiorire intorno a un romanzo. Il racconto di Antonella mi è piaciuto moltissimo per tre motivi: originale l'idea di rivivere una scena del romanzo “dalla parte di Silia”. Bellissimo il dialogo, molto intenso e perfettamente aderente alla personalità dei due personaggi. E poi c'è il colpo di scena finale, e chi legge i miei lavori sa bene che io adoro i colpi di scena!
Ancora tantissimi complimenti,
un abbraccio!
Ornella Albanese
che Maet abbia il tocco
che Maet abbia il tocco magico, ormai è un dato di fatto; storico, paranormale, misto, non sbaglia un colpo. Bravissima!
Antonella!! e non mi dici che sei così brava a scrivere anche tu? una fanfiction piena di emozione, complimenti!
Che magnifici
Che magnifici lavori!
Inquietante e da brivido la fanfiction di Maet e romantica e evocativa quella di antonella. E' stato un vero piacere leggervi, ragazze!
Complimenti a entrambe
Baci
Lener
@ Naan Grazie mille cara,
@ Naan
Grazie mille cara, non potevo avere una "madrina" migliore... direi una "fata madrina"!
@Veronica
Troppo buona!, Grazie
@ Cris
Sono tutta rossa ed emozionata per il complimento e per i tuoi incoraggiamenti...
@ Francesca
Grazie, grazie grazie!
@ Maet
Cara, ti ho detto quanto sono orgogliosa di questo post a due, vero? Ad ogni modo te lo ripeto, insieme ovviamente a tutti i miei complimenti
per il tuo stile inimitabile.
@ tutte
Baci
Antonella
Roberta che onore avere un
Roberta che onore avere un tuo commento! Grazie davvero .
Sai quanto mi sia piaciuto il tuo romanzo e questo racconto è la dimostrazione di quanto mi abbia ispirato. Melissa mi è parsa una vittima, prima che un carnefice, e dopo aver terminato la lettura del libro ho continuato a chiedermi cosa le fosse successo, come avesse vissuto lo sconvolgimento che l'aveva colpita. Spero di averle reso giustizia .
@cris
Grazie cara ! Sono felice ti sia piaciuta, sai quanto tengo alla tua opinione.
@naan
Grazie mille Naan ! Sono stata davvero felice di condividere questo post con Antonella e il suo racconto mi ha conquistata, per i romanzi direi che la strada è lunga...
@Veronica Bennet
Grazie Vero! Sei troppo gentile .
@Francesca
Sono felice la "mia" Melissa ti abbia coinvolto, Roberta Ciuffi mi ha fornito dell'ottimo materiale su cui lavorare! Grazie anche per la richiesta di qualcosa di mio in libreria, e la stima che sottindende, cercherò di applicarmi !
Vorrei fare i complimenti sia
Vorrei fare i complimenti sia a Maet che Antonella per queste due fanfiction.
Pur essendo due stili completamente diversi sono entrambi coinvolgenti. Ho molto apprezzato il personaggio di Melissa, credo che Maet sia stata estremamente brava nel descriverne i tratti più oscuri e pericolosi.
Penso che con il tuo racconto hai reso onore al bel romanzo di Roberta Ciuffi, che spero ci regali presto un seguito.
Dopo aver letto tanto di te mi piacerebbe trovarti finalmente in libreria...
Francesca
Antonella Ma daiiiiiii che
Antonella
Ma daiiiiiii che bel racconto. Mi sono sempre piaciuti i tuoi articoli, ma questa fanfiction da' un tocco diverso, ed è una storia bellissima. Ti confesso che pur avendo comprato il romanzo di Ornella non l' ho ancora letto, ora devo cominciarlo, assolutamente
Grazie per questo emozionante e romantico racconto.
Baci
Cris
Bellissimi entrambi,
Bellissimi entrambi, brave.
Maet, Cris ha ragione, devi scrivere un tuo romanzo, con la tua firma e io voglio comprarlo in libreria. Penso proprio che tu ne sia in grado .
Due fanfiction splendide e
Due fanfiction splendide e intense, ognuna in modo diverso. Brave maet e antonella, avete saputo secondo me ricreare l'atmosfera dei romanzi a cui vi siete ispirate, pur mettendoci qualcosa di vostro.
E' un piacere leggervi!
Maet di te già sapevamo quanto sei brava a scriver, antonella invece è stata una vera sorpresa, spero che continuerete a scrivere! e mi unisco a Cris: a quando un vostro romanzo?
Non fateci aspettare troppo tempo!!!
Maet che dire... è un pezzo
Maet
che dire... è un pezzo molto intenso, e bello. La foresta, i suoi profumi, e questa donna, Melissa che vive il tutto in modo inquietante, come daltronde lo è lei.
Mi è piaciuto, ma credimi ogni volta che leggo le tue fanfiction mi chiedo quando ti deciderai a scrivere un romanzo tuo, perché sei bravissima
bacio
Cris
Maet, che sorpresa! E
Maet, che sorpresa! E bravissima nel riportare le sensazioni del bosco... ma sei sempre brava comunque! Mi incuriosisce che tu abbia scelto Melissa. E ci hai messo anche un pò di vampiresco, eh? Grazie di aver arricchito il mio racconto di nuove possibilità! Un abbraccio, Roberta Ciuffi