Franco Forte: un Sogno, una Certezza e il Successo
Scrittore, traduttore, giornalista e sceneggiatore di successo, nonché consulente editoriale, Franco Forte è anche uno dei pochi autori di vaglia a occuparsi di scrittura creativa e di autori emergenti ed esordienti. Abbiamo pensato dunque di conoscerlo meglio e chiedergli qualche informazione che possa tornare utile a tutte le nostre lettrici che desiderano cimentarsi nell’arte della scrittura. Ricordiamo che Franco Forte è anche il direttore della rivista Writers Magazine Italia edita da Delos Books, che è estremamente riduttivo definire rivista letteraria, visto che in realtà oltre a pubblicare racconti e interviste, è un vero ausilio per chi della scrittura vuole farne qualcosa di più che un piacevole hobby.
Il suo sito: www.franco-forte.it
Franco Forte risponderà alle vostre domande e offrirà in omaggio una copia con dedica de I Bastioni del Coraggio ad una fortunata vincitrice che verrà sorteggiata tra tutte le lettrici che lasceranno un commento. Quindi non dimenticatevi di firmarvi con un nome o con un nick
• Benvenuto Franco Forte, è un piacere averla come nostro ospite. E’ uscito da poco in libreria il suo ultimo romanzo, l’intenso I bastioni del coraggio, una storia d’amore, vendetta e riscatto ambientata nella metà del sedicesimo secolo in una Milano flagellata dalla peste e dall’Inquisizione. Se dovesse consigliarlo alle nostre lettrici, molte delle quali amano il romanzo storico, su quali aspetti si soffermerebbe?
I Bastioni del Coraggio ha un punto di forza evidente, secondo me, ed è lo stesso che appassiona milioni di lettrici in tutto il mondo che amano il romance: personaggi veri, autentici, animati da passioni forti, le stesse che contraddistinguono la nostra vita. L’amore, quindi, ma anche l’odio, la passione, la voglia di emergere e di sopravvivere alle condizioni più brutali, oltre al coraggio di combattere per la propria dignità e il diritto a un riscatto dalle avversità della vita. Sto parlando di pulsioni primordiali, in definitiva, che ci accomunano tutti, ma che di rado mi capita di vedere sviscerate nei loro aspetti più tumultuosi nei romanzi contemporanei. Sentimenti ed emozioni che ritrovo molto più spesso nei tanto vituperati (dalla critica) romanzi romance, che nei prodotti da piani alti della classifica che non capisco per quale motivo la gente acquisti con tanta furia, e che di solito mi paiono freddi, distanti, plastificati e preconfezionati. Siamo sommersi da decine di romanzi inscatolati come il tonno, in cui le emozioni prevalenti sono tutte stucchevoli e stereotipate, e alla fine i libri che hanno più cuore, che mostrano più ardore, fra quelli che vedo nella classifica dei più venduti, sono quelli che parlano di cucina: lì, almeno, qualcosa di gustoso e di fragrante c’è, per quanto poi lo si dovrebbe anche cucinare! Insomma, con i Bastioni ho cercato di dare al pubblico non solo quello che si aspettavano da me, dopo gli altri miei romanzi storici, ma anche una vicenda corale ad ampio respiro, capace di appassionare il maggior numero possibile di lettori, parlando ai loro cuori con il cuore, più che con la testa. E quindi le vicissitudini del fiero e indomito Fulvio Alciati, capace di morire per salvare una perfetta sconosciuta dai soprusi dei potenti; la forte e determinata Mariangela Comencini, che non è disposta a lasciarsi piegare dall’inquisitore generale Guaraldo Giussani; la giovane, apparentemente indifesa Anita Polidori, che vede morire in modo orribile i genitori e resta sola al mondo, con un fratellino piccolo da accudire, ma la cui intelligenza, lo spirito d’iniziativa e una fede incrollabile nella Provvidenza, capace di venire in aiuto ai deboli che lo meritano, riusciranno a spingerla verso un’avventura difficile e coraggiosa, per la riconquista della felicità e del proprio riscatto personale. Il tutto sullo sfondo di un periodo storico per certi versi agghiacciate eppure pieno di fascino, in quella Milano di metà del 1500 che ha visto sfolgorare una stella di prima grandezza come Carlo Borromeo, che poi diventerà San Carlo. Questo è I Bastioni del Coraggio, primo volume di un’epopea che qualcuno, con mia grande gioia, ha accostato a I Pilastri della Terra di Ken Follett, ma che vuole raccontare della nostra gente, della forza delle persone che hanno costruito le nostre città e il nostro Paese, e a cui ancora tanto, almeno nelle più forti pulsioni di tutti i giorni, assomigliamo.
• Tra qualche mese sarà pubblicata la sua ultima opera Nerone, dove tornerà ad occuparsi dell’antica Roma dopo Carthago. L’impressione, leggendo quest’ultimo, è che la Storia con la S maiuscola, sempre incombente, sia anch’essa un personaggio effettivo della trama, mentre ne I bastioni del coraggio prevalga l’attenzione all’individuo e alla vita quotidiana. Insomma macrostoria da una parte e microstoria dall’altra. E’ d’accordo?
Carthago, Nerone e altri romanzi storici che ho scritto, si basavano su grandi figure della storia, condottieri, imperatori e generali che hanno combattuto per la propria gloria o per quella dei loro stati, e quindi lo sfondo dei miei romanzi si è intessuto profondamente con la loro vita, con le motivazioni delle loro azioni, con l’intimità stessa della loro esistenza. Ne I Bastioni del Coraggio i protagonisti non sono i grandi nomi della storia (lo stesso Carlo Borromeo è sullo sfondo, appena accennato in questo libro, per quanto nei successivi assurgerà a una posizione più preminente) bensì le persone di tutti i giorni, quello che avremmo potuto essere noi se avessimo avuto la sventura di nascere in quei tempi difficili. Così le loro storie d’amore, le passioni travolgenti che devono patire e subire, la lotta per la sopravvivenza, le sofferenze ma anche le grandi gioie derivate dalle piccole conquiste quotidiane, sono tutti elementi che ci appartengono da vicino, che raccontano anche la nostra storia, solo che lo fanno sullo sfondo di una ricostruzione ambientale rigorosa e il più possibile verosimile ai lasciti storici, come mio costume. Quindi sì, direi che la differenza è sostanzialmente questa: le macrostorie sono quelle che hanno per protagonisti i “VIP” dei libri di storia; le microstorie come i Bastioni sono quelle che coinvolgono gli emeriti sconosciuti che hanno però dato vita al nostro passato, e ci hanno consentito di essere qui oggi, combattendo ogni giorno per se stessi ma anche per le generazioni future.
• Sappiamo che la sua formazione è avvenuta nel tempo, e che è cresciuta insieme alla conoscenza non solo della scrittura in sé, ma anche di tutte quelle tematiche editoriali che purtroppo vengono ignorate dalla maggior parte delle nuove generazioni di autori. Ci può raccontare qualcosa del suo percorso formativo? E cosa consiglierebbe ai giovani che desiderano proporre i loro lavori a una casa editrice?
Per diventare scrittori bisogna avere una consapevolezza: che la strada è lunga e difficile, e che si può arrivare a ottenere qualche risultato solo se si hanno pazienza, determinazione e due doti indispensabili: costanza e umiltà. Chi vuole ottenere tutto subito e pensa di essere già capace di conquistare le folle con le sue prime opere, o è un genio o è un illuso. Essere consapevoli delle proprie capacità, dei propri limiti e dei propri punti di forza, con obiettività e un bel po’ di modestia, è il modo migliore per rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare seriamente su quello che per molti è un sogno: diventare scrittori e vivere di questa professione. Ma senza il lavoro, lo studio, la fatica e la dedizione, difficilmente si arriva da qualche parte.
Basti dire che la scrittura, per me, è sempre stata un’ossessione, e quando si insegue un’ossessione si combatte senza temere per le conseguenze. E’ così che, proprio l’anno in cui ho pubblicato il mio romanzo d’esordio, Gli eretici di Zlatos (Editrice Nord), mi sono licenziato da un ambitissimo posto di direttore tecnico presso una grande azienda, e non ho mai avuto alcun rimpianto per questo.
Del resto, la scrittura (insieme alla lettura) è tutto, per me, fin da quando ero bambino. Non si tratta solo dell’esigenza di comunicare con il mondo che mi circonda, ma anche di dare sfogo all’universo multiforme di immagini, emozioni e pensieri che si agita dentro di me ogni volta che leggo un libro, che vedo un film o una serie TV. Il mio cervello è una continua fucina di idee, e si interroga senza sosta per capire se una tale storia avrebbe potuto essere scritta in un certo modo piuttosto che in un altro, se una tale scena di un film poteva essere realizzata per trasmettere emozioni diverse e così via. Una continua “critica” (a fini positivi e propedeutici per il sottoscritto) a quello che producono gli altri, che mi porta a esprimermi in autonomia, per dare vita a quello che avrei voluto leggere o guardare al cinema o alla TV.
Tutto questo è diventato una professione quando ho capito che il lavoro per cui avevo studiato e per cui avevo iniziato una carriera, non era in grado di darmi le soddisfazioni che desideravo. Così, come detto, ho piantato tutto e mi sono messo a fare il giornalista freelance per vari quotidiani locali, a 12mila lire lorde al pezzo. Mio padre è sopravvissuto a stento al colpo, ma per fortuna è una persona in gamba e presto ha capito che non sarei durato molto con giacca e cravatta, e adesso si gode la soddisfazione di vedere realizzato il sogno di suo figlio: non per niente è il mio primo e più severo lettore!
Ma per arrivare a questi risultati, la strada non è stata lastricata soltanto di romanticismo, anzi. C’è stato tanto lavoro, tanta dedizione, tanto studio. Perché se è vero che il talento aiuta, anche il più talentuoso degli scrittori, se non conosce un minimo le tecniche della narrativa, difficilmente riesce a mettersi in luce. E’ questo che cerco di fare capire agli esordienti: non pensate che sia facile arrivare a pubblicare. Bisogna saper soffrire, prima, e anche parecchio. Ma se ci si crede e si è disposti a darsi da fare, allora prima o poi le soddisfazioni arriveranno. Parola di chi a suo tempo ha messo in gioco tutto, su questa convinzione…
• Perché il romanzo storico e non il contemporaneo? Quali sono gli ingredienti che determinano il successo di un genere che non conosce declino?
Il mio è stato un percorso durato anni, prima di arrivare allo storico. Gli eretici di Zlatos, il mio romanzo d’esordio, era un libro di fantascienza, ma in realtà già conteneva un germoglio di quella narrativa storico-epica che poi ho sfruttato a piene mani con La Compagnia della Morte, Carthago e I Bastioni del Coraggio. Ho poi proseguito toccando il thriller e il noir e poi il romanzo storico, con la biografia romanzata di Gengis Khan, passando anche per la spy story, grazie a romanzi come Operazione Copernico, che mi è valso l’acquisizione da parte di Dino De Laurentiis dei diritti di sfruttamento cinematografico. Lo storico, in definitiva, è il genere che più amo, e in cui mi muovo con disinvoltura, pur rendendomi conto che è in assoluto il più difficile da scrivere. E fino a quando continuerà a darmi soddisfazioni, non lo abbandonerò di certo.
Gengis Khan e La compagnia della morte, per esempio, sono la trasformazione in romanzi di passioni che ho coltivano fin da ragazzo: il guerriero mongolo perché sono sempre stato affascinato da questo imperatore che ha conquistato il più grande regno della storia, e Alberto da Giussano, il Carroccio e la battaglia di Legnano perché sono luoghi, date e argomenti che hanno accompagnato la mia gioventù, avendo una madre nata da quelle parti e avendo avuto il mito della battaglia di Legnano come esempio della lotta di un popolo per la libertà. E questo ho voluto fare con i miei romanzi: parlare di un’epoca, di personaggi e di avvenimenti nel loro contesto storico, senza grezzi richiami alla politica d’oggi, anzi, con la speranza che questi avvenimenti importanti potessero trovare dignità propria e tutto il loro pieno valore proprio al di là dei simboli della politica moderna. E questo, in definitiva, credo sia il motivo per cui il romanzo storico non conosce declino. Non è solo l’avventura del nostro passato, del nostro retaggio primevo, ma anche delle persone le cui passioni ed emozioni hanno contribuito a creare il mondo che conosciamo oggi.
• In Italia gli scrittori sono fortemente individualisti e fanno ben poco “squadra”, lei è uno dei pochi che non solo ha fondato una rivista letteraria per i giovani autori e gli aspiranti tali , la Writers Magazine Italia, ma li aiuta concretamente con un servizio di editing e corsi professionali di scrittura. Come mai questa scelta controcorrente? Coraggio o incoscienza?
Il fatto è che io non sono solo uno scrittore, sono anche un editore, e quindi ho bisogno di buoni autori da pubblicare, per le riviste che dirigo, per le antologie che curo, per le collane editoriali che hanno bisogno di essere alimentate costantemente. Per di più, io sono uno di quegli editori che crede più nella narrativa nostrana, che in quella straniera tradotta, e quindi sono sempre a caccia di talenti da pubblicare. Ma so anche, per esperienza diretta, a volte il talento non basta. Molti bravi scrittori sono letteralmente sepolti sotto la mancanza di qualsiasi conoscenza delle principali tecniche di scrittura (per non parlare dei principi basilari della grammatica e della sintassi), e spesso, effettuando degli editing mirati per togliere tutti i calcinacci e la polvere inutili, vengono alla luce opere molto interessanti, che gli stessi autori faticavano a riconoscere, o di cui non avevano una piena consapevolezza. Il mio lavoro, quindi, e tutto il progetto della WMI e della mia casa editrice, è volto proprio a questo: dare agli autori gli strumenti necessari per capire se, scavando, c’è qualcosa di buono sotto il terreno incolto delle loro pulsioni letterarie. E se lo trovo, non me lo faccio certo sfuggire.
• In un paese come l’Italia pieno di scrittori ma povero, a paragone, di lettori, ha ancora senso tentare professionalmente la strada della scrittura?
Certo che ce l’ha, se uno scrittore sente che non può fare a meno di questa ossessione. Io non potrei restare senza, e quindi è giusto che, nonostante le ristrettezze di mercato, cerchi continuamente una via per stare a galla, per farmi apprezzare almeno un pochino da una manciata di lettori e ricevere l’immensa soddisfazione che si prova quando qualcuno, dopo averti letto, ti dice che si è appassionato seguendo le avventure dei tuoi personaggi. Nessuna gratificazione vale quanto questa.
• La scrittura di genere: c’è ancora posto nei vari settori per chi abbraccia questo campo? E come riuscire a rientrare nei canoni? Quali sono i punti che ogni autore di genere dovrebbe avere ben chiari?
La scrittura di genere, oggi, è il vero motore dell’industria libraria. Senza il thriller, il fantasy, l’horror, e soprattutto il romance (diciamolo a chiare lettere), il mercato sarebbe così povero e risicato che l’intera industria editoriale crollerebbe. Qualcuno ha detto che in Italia non si mangia con la cultura. Be’, io dico che l’editoria in genere non mangia con la grande letteratura. Perché tutto funzioni occorre che ci siano scrittori in grado di produrre opere che appassionino i lettori, e le classifiche dei bestseller parlano chiaro, specificando quali sono i gusti di questi lettori: a parte qualche raro caso, è la narrativa di genere che domina incontrastata. Figurarsi cosa succederebbe se i numeri di vendita del romance, in Italia relegato soprattutto alle edicole, e quindi non conteggiato per le classifiche dei libri più letti, entrasse di diritto (come meriterebbe) in questo meccanismo. Avremmo un buon 90% di libri venduti che parlerebbe solo con la lingua graffiante e moderna della letteratura di genere.
• Sappiamo che in passato lei ha scritto del “rosa" con uno pseudonimo femminile. Il sentimento romantico nel romanzo storico, chiamiamolo pure romance, viene mal visto dall’editoria italiana e da tutta una schiera di lettori/lettrici che lo considerano con disprezzo. Eppure, a conti fatti, è il genere più venduto al mondo, ed anche in Italia ogni mese vengono proposti romance che hanno una tiratura pari a decine di migliaia di copie. Quando un romanzo che esce rilegato in libreria viene definito un grande successo se raggiunge le 5000 copie. Come mai, secondo lei, questi pregiudizi così forti perdurano e soprattutto, dopo aver sdoganato il noir e il thriller, una volta vittime anch’essi di forti pregiudizi, sarà finalmente possibile sdoganare il romance?
Come ho già accennato, il genere si è ormai abbastanza sdoganato, soprattutto perché i lettori acquistano ciò che gli piace leggere, ignorando certa critica paludata che continua a incensare se stessa, però non tutti i sottogeneri sono riusciti a ottenere pari dignità. Il thriller ce l’ha fatta, il fantasy e l’horror anche, mentre la fantascienza, e il romance, vengono ancora considerati dei ghetti, i famosi ghetti di serie B. Ma se è vero che la fantascienza vende pochissimo, e quindi tutto sommato se ne frega del giudizio della critica e sopravvive nella sua ristretta cerchia di appassionati, il romance (quello che ai miei tempi si chiamava “romanzo rosa”) patisce soprattutto una discriminazione: quella dell’edicola. Essendo un prodotto che si propone al pubblico quasi esclusivamente attraverso il mercato dell’edicola, non può contare sul respiro che la libreria concede alle singole opere e ai loro autori, e quindi è visto più che altro come una successione interminabile di romanzi dalla vita breve e (nella percezione generale) di livello mediocre, senza che ci sia la possibilità di soffermarsi sui grandi pregi di molte di queste opere. E’ la brevità di esistenza dei singoli libri, secondo me determina l’impressione di un genere letterario omogeneizzato e pressoché sempre identico a se stesso, con romanzi-fotocopia che replicano all’infinito sempre i soliti cliché. Naturalmente non è così, e le tante lettrici che seguono il romance lo sanno bene, ma non è facile farlo capire al di fuori del mondo degli appassionati. D’altra parte, lo sbarco in libreria comporta rischi altissimi, soprattutto nel nostro Paese, e quindi è un’operazione che gli editori sono riluttanti a compiere. E posso capirli, perché adesso il mercato regge ed è altamente remunerativo, senza i rischi di un’avventura che potrebbe dimostrarsi più impegnativa del previsto. Il che, purtroppo, genera quell’immobilismo che non consente alle bravissime autrici di romance di farsi apprezzare come scrittrici a se stanti capaci di esprimere ognuna un mondo di storie e di personaggi, di emozioni e di vicende, capaci di coinvolgere il pubblico.
• Infine, cosa si sente di consigliare a chi vuole intraprendere la carriera di scrittore?
Un consiglio apparentemente banale, ma che ben pochi, alla fine, seguono, soprattutto fra i tanti che scrivono. Leggere. Leggere quanto più possibile e di tutto, non solo del proprio genere preferito. E restare informati su ciò che viene pubblicato, su quali sono le tendenze del momento, gli autori di punta, i fenomeni da seguire e da “studiare”. Leggere è la migliore palestra e scuola di scrittura per qualsiasi autore. Lo so ben io che non smetto un attimo di affiancare alla mia vasta attività di autore quella altrettanto imponente e approfondita di lettore. Il che mi serve a crescere
Bellissima intervista.
Bellissima intervista. Complimenti a Franco Forte. Ho letto il suo I Bastioni del Coraggio e merita davvero. ^_^
Ringrazio di cuore Babbo
Ringrazio di cuore Babbo Natale, tutte le amiche di Isn'it Romantic?, Maet e, naturalmente, Franco Forte.
Un caro saluto
Antonella
Mi è piaciuta questa
Mi è piaciuta questa intervista che ci ha fatto scoprire sia l'uomo che lo scrittore.
Per esempio non sapevo avessi scritto di fantascienza, che a me piace moltissimo. Complimenti poi per il coraggio che hai avuto nel fare le tue scelte di vita.
Ho da poco iniziato i Bastioni del coraggio e devo dire che fin dall'inizio coinvolge moltissimo. A questo punto credo mi regalerò anche Carthago poiché adoro anche le ambientazioni nell'antica Roma e nel suo impero.
Meritati complimenti anche all'intervistatrice.
Miriam Formenti
Eccomi qui. Intanto
Eccomi qui. Intanto complimenti ad Antonella2,a cui farò avere I Bastioni del Coraggio con dedica. Per ciò che riguarda la domanda di drakon75... ti dirò che quello degli attori sarebbe proprio l'ultima delle mie preoccupazioni! E in ogni caso gli autori non hanno alcuna possibilità di farsi ascoltare, dalle produzioni. Per cui, meglio rinunciare a immaginarsi attori e attrici nei panni dei propri personaggi, perché si raccolgono solo delusioni, purtroppo.
Ciao
@Drakon Spero che Franco
@Drakon
Spero che Franco ripassi!
La vincitrice della copia autografata de I bastioni del coraggio é:
ANTONELLA 2
Congratulazioni! Babbo Natale è già arrivato per te ehehehehe .
Mandami i tuoi recapiti in privato.
Ciao
Ecco un'altra blogger che
Ecco un'altra blogger che arriva in ritardo! Spero non troppo!
Prima di tutto un grandisssimo GRAZIE al Sig. Forte per aver condiviso il suo tempo con noi, e, naturalmente, a Maet per la bellissima intervista.
Sig. Forte, vorrei dirle che sono pienamente d'accordo con lei riguardo il fatto che il suo libro I bastioni del coraggio abbia un potenziale per diventare un giorno anche un bel spettacolo storico per il grande schermo. Detto ciò, sarei curiosa di sapere ai quali attori del cinema (italiano o internazionale) avrebbe affidato i ruoli dei suoi personaggi?
Grazie, e tantissimi Auguri per il suo lavoro e spero di vedere i suoi libri presto tradotti e pubblicati in moltissime lingue!
Per MarchRose: sicuramente
Per MarchRose: sicuramente quello che dici è vero, però se guardi il mondo del thriller ti accorgerai che lo sdoganamento di questo genere, anch'esso una volta relegato ai Gialli Mondadori e poco altro in edicola, ha portato a un doppio canale, cioè quello più "importante", duraturo e dignitoso della libreria, e quelo economico dell'edicola, il che ha contribuito a dare ampio risalto al genere e atrascinarlo fuori dalle paludi del ghetto in cui era rimasto rintanato per anni.
La fantascienza ci ha provato (con la Nord in prima persona), ma l'operazione no ha pagato, e a parte piccole realtà da libreria come la mia stessa Delos Books, è su Urania che confida per continuare a sopravvivere, ma con numeri davvero esigui.
La "stranezza" del romance, a mio avviso, è che i numeri delle vendite in edicola sono così alti, che non ci sarebbero problemi ad avere anche in questo caso un "doppio canale distributivo": libreria ed edicola, dando alle lettrici la possibilità di godersi certe autrici di rilievo prima in rilegato (se lo vogliono), e poi ristampate in economica per l'edicola, dove resterebbe il flusso più cospicuo con i titoli magari di minore impatto e possibilità di vendita.
Ma questo scenario, perché possa avverarsi, ha bisogno di certezze, e al momento gli editori non sono ancora pronti a rischiare (a parte Leggereeditore che ci sta provando, seppuee a piccoli passi).
Ciao e ancora grazie a tutte per l'ospitalità.
Franco
Eccomi finalmente anch'io, in
Eccomi finalmente anch'io, in ritardissimo - spero di non essere arrivata troppo tardi per salutare Franco Forte, e ringraziarlo del tempo che ha così gentilmente accettao di dedicare a noi e a tutte le nostre lettrici.
Se possibile, e se sono ancora in tempo, vorrei farle una domanda: lei parla del canale distributivo dell'edicola.
Se capisco bene, lei lo vede come un canale povero, dal punto della vista della come di una delle cause che ha contribuito a ghettizzare certi generi letterari, come appunto la fantascienza e il romance, rendendo questi libri in un certo senso più affini alla rivista e al giornale - degli oggetti poco durevoli cioè, "usa e getta" in un certo senso, pertanto abbassandone il valore percepito.
( Le parla una persona che ama, oltre al romance, anche fantasy e fantascienza, che è cresciuta a pane, Urania, Cosmo Oro e Fantacollana, e che quindi purtroppo sa bene cosa significhi andare raminghi da una bancarella all'altra a cercare certi numeri introvabili e fuori stampa... ).
E' però innegabile che l'Italia è un paese dove si legge poco, anzi pochissimo, e che senza l'esistenza di edizioni economiche - MOLTO economiche - quali appunto quelle da edicola si leggerebbe, probabilmente, anche meno.
Non è possibile pensare, quindi, che la scelta dell'edicola come canale distributivo più che di una causa sia un effetto? cioè che sia l'unica possibile risposta, oggi come oggi, ad una mentalità del tipo appunto "con la cultura non si mangia", e che vede il libro come un di più, un oggetto superfluo, di cui si può fare tranquillamente a meno, a meno che non lo si trovi praticamente sotto il naso ad ogni angolo di strada (perchè di andare appositamente in cerca di titoli o autori in libreria manco se ne parla), e ovviamente costi un'inezia?
grazie anticipate,
MarchRose
Ringraziamo Franco Forte per
Ringraziamo Franco Forte per essere stato nostro ospite e per aver risposto così estesamente, e non con semplici frasi di circostanza alle domande delle lettrici e dei lettori. E' stato un dialogo davvero interessante e ricco di spunti, che ci auguriamo di poter replicare presto.
Per Mari: guarda, la mia
Per Mari: guarda, la mia antologia "365 racconti erotici per un anno" conteneva racconti sia di uomini sia di donne, senza preclusioni (anzi, erano più le donne). E si è venduta benissimo, suscitando ottimi apprezzamenti da tutti, anche dalla critica. La differenza, secondo me fondamentale, tra un libro come questo (che però non è pornografico, attenzione: c'è una certa diffrenza tra eros e pornografia, e quest'ultima non riscuote consenso da nessuno) e i migliori romance, sta solo in un fattore: l'edicola. Come ho già avuto modo di dire in diverse interviste, il tempo di vita di un libro in edicola è brevissimo, e questo non consente di dare dgnità critica all'opera, perché i ritmi sono così rapidi, le uscite così incalzanti, che si tende a fare di tutta un'erba un fascio, e farsi un'idea (da chi è all'esterno del romance) di un insieme di prodotti omogenei e omogeneizzati, valutati non per le singole peculiarità, bensì per l'appartenenza a un intero genere. Se invece i singoli titoli e le singole autrici avessero più respiro, potessero stare in libreria più tempo (la mia 365 è in libreria da giugno, e si continua a vendere), allora verrebbero alla luce per ciò che sono, per il loro valore intrinseco, e questo contribuirebbe a far giudicare dal pubblico e dalla critica non un intero genere, ma singoli prodotti di valore, esattamente come avviene in altre parti del mondo.
Ma purtroppo al momento non mi pare che ci siano le condizioni, per il Romance, per sbarcare in forze in libreria, perché il rischio imprenditoriale sarebbe troppo grande. L'edicola in fondo rende bene, e finché funziona così, gli editori non cambieranno. A meno che... non nasca un movimento forte di lettrici, appassionate, autrici ed esperte del settore che riesca a varcare i confini dell'edicola e rivolgersi a un auditorio più grande.
Come? Con tante iniziative, a partire da blog come questo, fino agli eventi Romance che si organizzano sempre più spesso, passando per tutto quello che può contribuire a far parlare del romance senza alcuna vergogna, ma anzi con la dignità che si merita.
Prima di tutto complimenti
Prima di tutto complimenti a voi ragazze di Isn't , un'altra delle vostre grandi interviste! Complimenti anche a Franco Forte per le belle risposte, ho comprato il suo libro perché incuriosita dal fatto che finalmente uno scrittore venisse a parlare in blog femminili, però qui sorge spontanea una domanda: noi donne siamo le prime lettrici in Italia, però i generi prettamenti femminili come il romance sono snobbati e guai se una scrittrice si azzarda a scrivere di sentimenti, decade immediatamente qualsiasi stima di cui godeva. Perché lo stesso metro non si applica agli autori uomini se scrivono per esempio libri pornografici? Lei ha curato un'antolgia erotica che è uscita in libreria e che è considerata narrativa di livello, mentre Lisa Kleypas e Mary Balogh, coi loro milioni venduti sono relegate in edicola, noi donne siamo buone solo a far incasso allora?
La ringrazio se non se ne avrà a male per questa piccola provocazione e sarà così gentile da rispondere.
Mari
Rispondo a Patty e a
Rispondo a Patty e a Lory.
intanto grazie se vorrete leggermi e dirmi che cosa ne pensate di "I Bastioni del Coraggio". Spassionatamente, senza peli sulla lingua, perché il parere dei lettori è sempre valido, anche quando non apprezza ciò che si è scritto.
In generale dico che è difficile, per un uomo, cogliere tutta la sensibilità femminile, quando si scrive. Naturalmente, grazie alla tecnica, a un minimo di talento e a tante letture, si può cercare di costruire personaggi femminili coerenti e vicini alle donne e alle ragazze che si conoscono, e che un autore di solito prende a paragone per comportamenti, modo di parlare, gesti e atteggiamenti (io almeno faccio così, e in ogni personaggio femminile dei miei romanzi c'è sempre un po' delle donne che conosco), però credo sia impossibile che un uomo riesca a parlare di donne e "da donna" in modo del tutto credibile.
L'esperienza che ho avuto scrivendo romanzi rosa mi è servita molto a mascherare la mia componente stilistica maschile, ma diciamo che in un romanzo storico come i Bastioni non avevo bisogno di impersonare anche una voce narrante femminile, e quindi tutto è stato più facile.
Per ciò che riguarda mia mamma: no, non ha mai saputo che Claretta Bellisari ero io. Perché infrangere questo suo magnifico attaccamento a una delle sue autrici preferite? ;-)
Grazie al sig. Forte per
Grazie al sig. Forte per questa bellissima intervista e grazie anche a Maet, sempre eccezionale! le sue interviste sono proprio speciali!
mi ha colpita l'aneddoto della sua mamma che leggeva i suoi racconti senza sapere che era lei a scriverli sig. Forte, ma davvero non gliel'ha mai detto che era stato lei a scriverli?? e volevo sapere, cosa si prova a mettersi nei panni di una donna per scrivere un racconto rosa? l'ha trovato difficile, e se è così perchè?
grazie di cuore,
Lory
Complimenti Maet x
Complimenti Maet x l'intervista e un grazie a Franco Forte x la disponibilità.
Appassionata di storia, leggendo una Sua intervista su un altro blog ,sono rimasta incuriosita per il suo ultimo romanzo, e l'ho preso, ripromettendomi di leggerlo durante le vacanze natalizie.
Ho letto con molto interesse la sua intervista su Isn't romantic, cogliendo tra le righe una grande sensibilità. Credo che Lei abbia grande capacità nel sondare l'animo umano nei suoi sentimenti più profondi.
E' questo che l'ha aiutata nello descrivere il mondo interiore femminile, oppure è stato già nell'infanzia spettatore di questo universo così spesso estraneo e indecifrabile al mondo maschile?
Questo x chiederle se il romance odierno potrebbe far parte, come lettura, anche di un pubblico maschile?
Cordiali saluti e auguri di Buon Natale
PATTY
Leggere leggere leggere
Leggere leggere leggere leggere leggere leggere! e poi rileggere e leggere e leggere
e poi leggere leggere leggere!
parole sacrosante e fondamento di ogni scrittore!
grazie
chiara
Ciao a tutte. Rispondo con
Ciao a tutte.
Rispondo con un unico post a Eleonora, Valentina e Cris.
Prima di tutto, per chi colesse provare a leggere qualche mio romanzo, consiglio a tutte di partire… dalla fine, cioè con “I Bastioni del Coraggio”, che considero un libro adatto a tutti, non solo agli appassionati del romanzo storico. L’ambientazione della Milano del 1500, infatti, è affascinante e struggente, ed è anche poco conosciuta, perché se ne è scritto pochissimo, nonostante sia stata attraversata da personaggi di prima grandezza come Carlo Borromeo.
Però, per rispondere a Eleonora, tengo a sottolineare che lo storico, se fatto bene e se non è pretestuoso e fine a se stesso, può essere uno strumento importante per lo scrittore, per suscitare emozioni e ricreare sfondi, atmosfere e sensazioni che, pur appartenendo alla nostra storia, ammantano tutto di un fascino nuovo ed esotico che rende più interessante la lettura. Naturalmente, però, bisogna farlo con giudizio. Sarebbe come se, volendo descrivere una bellissima donna con un abito elegante e ai piedi magnifici sandali dal tacco vertiginoso, collocassi questo personaggio in una sagra di paese. Suonerebbe ridicola e stonata. Ma se la calassi durante una magnifica festa di società, nel salone dell’ambasciata italiana di Singapore… tutto il fascino e il mistero di questa donna apparirebbero più veri, più autentici… e più attraenti per le lettrici, che vorrebbero saperne di più.
Allo stesso modo, se voglio parlare di sentimenti “primordiali” come l’amore, l’odio, la passione, il coraggio, la lotta per la sopravvivenza e la dignità personale, e calassi tutto questo in un contesto moderno, l’impatto che ne deriverebbe sarebbe meno forte, meno struggente che se tutto si ambientasse sullo sfondo di una Milano succube della dominazione spagnola, con gli strali della peste che incombono e l’ombra minacciosa della Santa Inquisizione che scivola per le strade.
Infine, per rispondere a Cris: questo romanzo deriva da tanti anni di studi e di passione per la mia città, Milano, e dalla scoperta nei polverosi archivi del quotidiano Il Giorno, per cui ho lavorato dieci anni, di una enciclopedia Treccani degli anni Quaranta interamente dedicata alla capitale lombarda, con un volume di oltre 1200 pagine dedicato esclusivamente al 1500, il che mi è servito per raccogliere spunti formidabili con cui imbastire la storia di “I Bastioni del Coraggio”. Che, lo ricordo, è il primo romanzo, per quanto autoconclusivo, di una trilogia di più ampio respiro.
Benvenuto Franco mi ha fatto
Benvenuto Franco
mi ha fatto piacere leggere che molte delle cose in cui credo, sono le stesse che ti hanno condotto al successo. E nonostante capisca che il tuo impegno verso gli autori esordienti è dovuto anche al fatto che tu sia un editore, credo che sia la dedizione e l'impegno che metti nei tuoi progetti, a fare davvero la differenza per chi si affaccia in questo mondo di magia e follia che è la scrittura.
Volevo farti una domanda, come sei partito per i Bastioni del coraggio? Hai schematizzato, o si è trattato di un idea che ha preso corpo? E per le ricerche, usi e costumi, come ti sei regolato? Uno sguardo dietro le quinte è sempre molto affascinante
Ancora tanti complimenti
A presto
Cris
Grazie mille Maet per questa
Grazie mille Maet per questa bella intervista..e grazie mille al Sig. Forte per la sua disponibilità...
Sono un'appassionata di storia (e di romance ovviamente) e i suoi romanzi mi hanno molto incuriosita perciò colgo l'occasione per chiederLe anche io con quale libro mi consiglierebbe di iniziare...
Inoltre vorrei sapere, quale tra le molte epoche storiche, è quella che ritenga Le offra più spunti di ispirazione e se ne preferisce una in particolare.
cordiali saluti
valentina
Quello che più mi piace di
Quello che più mi piace di Franco è la sua forza e la sua tenacia. Non solo sa scrivere, ma sa mettere in pratica le proprie idee... In un mondo povero di iniziative fa piacere leggere di uno scrittore che fa questo lavoro con passione e cerca di coinvolgere e promuovere più giovani emergenti possibili...e poi la Storia, quella con la S maiuscola è tanto importante per mantenere viva la memoria nel lettore....
Bravo, Franco!
Samanta
Davvero una bella intervista
Davvero una bella intervista piena di spunti interessanti, grazie davvero a Maet e grazie Franco Forte per la Sua disponibilità.
Mi piacerebbe far leggere le Sue parole a tutti coloro ( e ne conosco parecchi) che arricciano il naso di fronte al genere romance, i pregiudizi sono davvero molto radicati....
Volevo però anche approfittare per rivolgerLe una domanda: al contrario della maggior parte delle lettrici, io poco digerisco gli storici, è un genere che purtroppo non mi appassiona particolarmente e sono una lettrice cresciuta con la scrittura di " genere" - thriller e horror - , ma c'e' sempre una prima volta, no ? Magari cominciando proprio con uno dei Suoi libri.
Quali di questi mi consiglierebbe e perchè?
La ringrazio in anticipo per l'attenzione.
Cordiali saluti.
Eleonora
Be', insomma, così mi
Be', insomma, così mi commuovo...
Grazie a tutti per le belle parole.
Ciao
Un incontro ravvicinato con
Un incontro ravvicinato con Franco Forte. Sia quest'intervista che il mio incontro a mezzo metro nel giugno di quest'anno, nella mia città(Ragusa) mi hanno fatto capire che uomo sia franco. Mai avaro di consigli, dati anche a "muso duro" perchè nel suo animo c'è una sorta di mecenatismo dello spirito. Ti insegna a scrivere, ma soprattutto a leggere e dei suoi consigli sono grato e li adopero come un selvaggio che ha appena scoperto il fuoco, lo userebbe per cuocere la sua selvaggina. Ha ragione quando dice che anche se le ristrettezze culturali del nostro Paese fossero estreme, chi ha la "febbre" della scrittura, continuerà a tremare per i 40°.
Grazie a voi per la bella intervista e a franco per... esserci.
Salvo Andrea Figura
Un'intervista
Un'intervista interessantissima, comlpimenti!!! Il genero storico è uno dei miei preferiti quindi si può ben capire che "I bastioni del coraggio" esercita su di me una forte attrattiva :) Se poi è uno scrittore di "casa nostra" l'autore, ancora meglio!!! Di Franco Forte non ho mai avuto l'occasione di leggere nulla però spero di poter presto rimediare :) Credo che la scelta di raccontare le storie di personaggi non "vip" sia la migliore per poter raccontare di un epoca storica coma il '500, solo così si possono conoscere le problematiche del tempo e il modo di vivere!
Inoltre concordo con l'autore quando parla dei romance! In questi giorni è in corso la 2° edizione del romance day proprio per sfatare la credenza che questi romanzi siano di serie B! Concordo pienamente sulle cause individuate da Franco Forte che non fanno altro che rafforzare questo concetto del genere romance!
Un in bocca al lupo a Franco Forte per i suoi libri!!!
LadyAredhel
Che splendida intervista
Che splendida intervista Franco!
Mi ritrovo in moltissime tue asserzioni. Complimenti! e grazie per le tue parole :)
Non posso che consigliare la lettura de I Bastioni del Coraggio, Fulvio mi ha conquistata, e così il suo antagonista Ludovico. Personaggi vibranti e passionali, nel bene e nel male.
Grazie anche a Maristella
Grazie anche a Maristella e Laura. Se davvero vorrete fare lo sforzo di acquistare il mio romanzo e leggerlo (so che non è facile, visti anche i tempi di magra), allora non scordate di farmi sapere che cosa ne pensate. Sul mio sito (www.franco-forte.it) ci sono i miei recapiti, quindi non è difficile potermi scrivere. E non c'è niente che attiri di più la mia attenzione di un parere spassionato sui miei scritti.
Grazie.
Ciao
Sig. Forte... ce ne fossero
Sig. Forte... ce ne fossero come lei nel campo dell'editoria. Conosco abbastanza l'ambiente e devo dire che ha centrato tutti i punti salienti, sottolinenadoli con lucidità. Mi ha fatto venir voglia di scriverle in privato.
Come scrittore non la conosco, ma mi propongo di rimediare.
Laura
Grazie Maet per questa
Grazie Maet per questa intervista che mi ha fatto scoprire uno scrittore che non conoscevo... ebbene sì, lo confesso! credo sia comune a tante ragazze che frequenstano questo blog il fatto di essere amanti del romanzo storico in generale, non solo quello rosa.
Quindi ringrazio Maet e Franco Forte e mi accingo ad aggiungere il suo ultimo romanzo alla mia lista degli acquisti natalizia.
Maristella
Vorrei ringraziare tutti per
Vorrei ringraziare tutti per i complimenti, che condivido con Cris Chiaromattino visto che abbiamo letto insieme I Bastioni del coraggio. Desidero poi ringraziare in particolar modo Franco Forte che si è reso disponibile per questi due giorni, nonostante sia impegnatissimo.
Credo che quando un autore si mette in gioco e svela anche parzialmente la propria anima, questo arriva dritto al cuore di chi legge, trasmettendo quelle emozioni che sono alla base del rapporto tra autore e lettore, benché molti sembrino dimenticarlo, purtroppo.
Complimenti a Maet per la
Complimenti a Maet per la bellissima intervista !
Benvenuto Franco Forte, sono piacevolmente colpita da questa intervista, perchè ho avuto la sensazione di "ascoltare" una persona umile, che non ha avuto remore a mettersi in gioco per inseguire i suoi sogni.
Inoltre lei aiuta gli esordienti a sognare, vada come vada, e questo non è poco, perchè senza sogni siamo persi!
Adoro il libro storico, e I bastioni del coraggio è uno dei miei prossimi acquisti, lo avrei comprato solo per la copertina che è bellissima!
L'ha scelta lei?
Sono eccletica nelle mie letture, anche se il romance è il mio primo amore,e sono felice di scoprire che uno scrittore del suo calibro non si vergogna nel dire che ha scritto anche romanzi rosa.
Lei ha citato I pilastri della terra, un libro straordinario, uno dei libri più belli che ho letto... penso che lo rileggerò!
Sono curiosa di sapere qual'è libro sta leggendo attualmente o che ha appena finito di leggere e qual'è stato il romanzo rosa che ha letto e che le è piaciuto.
Inoltre qual'è stato il libro che leggendo si è detto: Questo sarebbe un bellissimo film!
Scusi se ho fatto troppe domande...
Grazie per le risposte e ancora i miei complimenti!
Ancora grazie a tutte per i
Ancora grazie a tutte per i commenti.
Per ciò che riguarda la domanda di Libera, io ho scritto tantissimi racconti "rosa" e romanzi brevi (gli inserti staccabili nelle riviste come Confidenze, Intimità, Grand Hotel), tutti con pseudonimo femminile, e per me è stata una palestra formidabile, perché scrivere romance è tutt'altro che facile (vorrei che i tanti denigratori del genere provassero a cimentarvisi, almeno una volta, per capire di che parlo) e riuscire a descrivere le storie con un punto di vista femminile, seppure fittizio, è stato complicato ma divertente e affascinante. E i risultati mi sono serviti molto, e mi servono ancora oggi, quando descrivo personaggi femminili, per cercare di renderli il più verosimili possibile.
Concludo con un aneddoto: ricorderò sempre mia madre, seduta in poltrona con in mano una rivista femminile, tutta immersa nella lettura di un racconto di una certa Claretta Bellisari, e poi spiegarmi ammaliata che quella scrittrice era bravissima e la faceva sognare a occhi aperti. Be', mia madre non ha mai saputo che Claretta Bellisari, in realtà, era suo figlio ;-)
Ciao
Ciao a tutti, volevo unirmi
Ciao a tutti,
volevo unirmi anch’io ai complimenti fatti a Maet per l’intervista, ne ho lette tante fatte a Franco Forte ma questa è più profonda e ricca di argomenti.
Sono tra coloro che hanno finito di leggere "I Bastioni del Coraggio". Devo dire purtroppo; perché è sempre difficile staccarsi da una storia e da personaggi ai quali ti sei affezionato e immedesimato. La grande capacità di Franco Forte è quella di rendere reali i protagonisti e sentirli parte di te, entrano nei tuoi pensieri e condividi le speranze e le paure. Ha poi, secondo me, una particolare predisposizione per i personaggi femminili: sono intensi e ricchi di carattere. La mia preferita è Anita e già mi manca.
A presto,
Miller
Complimenti a Franco Forte e
Complimenti a Franco Forte e a Maet, bellissima intervista!
Antonella mi ha preceduta nel commento, ma anche io, leggendo le notizie su I bastioni del coraggio, e l'intervista, ho avuto più la sensazione di una similitudine con I promessi sposi (che ho amato tanto) che con I pilastri della terra (che amo altrettanto, Ken Follett si può dire il mio scrittore preferito).
Sono assolutamente felice di leggere varie volte nelle risposte sel Sig. Forte del suo essere propositivo verso il Romance e le altre categorie considerate di letteratura minore.
Una curiosità. Com'è stato scrivere romanzi rosa immedesimandosi in una scrittrice? Usando un nick femminile, penso, non fosse oportuno lasciar trasparire l'essenza maschile dell'autore, giusto? Com'è riuscito a ottenere tutto ciò?
Grazie
Libera
Nel leggere questa intervista
Nel leggere questa intervista sono rimasta senza parole! Ammiro quest'uomo, quello che è riuscito a fare per seguire il suo sogno: non tutti hanno il coraggio di lasciare un lavoro sicuro e di un certo prestigio per la scrittura che, come ha riferito, non dà molto da vivere...
Sono rimasta piacevolmente colpita dalla precisazione che ha fatto in merito alla fantascienza e al romance. Finalmente qualcuno che, pur avendo una grande esperienza, non li classifica di serie B! Mi sono quasi commossa nel leggere che alle volte i romance riescono a entusiasmare, a donare più emozioni di un qualsiasi libro di narrativa. Ci vorrebbero più persone che lo dichiarino, grazie signor Forte! Non ultimo ringrazio anche per i validi consigli che ha regalato agli scrittori esordienti e sono felice di aver avuto modo di leggere quest'intervista, quella di un uomo che va controcorrente: nonostante la crisi in cui versa l'editoria c'è qualcuno che crede negli autori nostrani e ne cerca in giro per la nostra penisola!
Grazie anche a Maet che ha avuto l'idea di intervistare una persona così interessante. Tiziana Lia
Che bella intervista e che
Che bella intervista e che bel sito, complimenti, ci sono arrivata da facebook dove ho trovato il link all'intervista di Franco Forte, che leggo sempre con piacere quando posso, non lo conoscevo ma adesso mi iscriverò e non me lo lascerò più scappare!!!
Io ho divorato in tre giorni (giuro!!!) i Bastioni del coraggio, che ho preso su Amazon.it (a prop se a qualcuna interessa lì c'è col 30% di sconto) e che considero un romanzo straordinario, di un'efficacia incredibile nel raccontare le storie di questi personaggi (TUTTI bellissimi, ma Anita e il prode Fulvio sono magnifici) e l'ambiente in cui si muovono, con una ricostruzione storica pazzesca.
Ma la cosa che mi sorprende sempre è constatare come questo autore, così bravo e famoso e corteggiato da tutti, sia sempre così semplice e disponibile, pronto a rispondere a chiunque lo contatti e a soddisfare ogni richiesta dei tanti che lo assillano. Davvero encomiabile!!!
Consiglio a tutte di prendere questo romanzo, appassionante e pieno di sentimento come il migliore dei romance storici, ma con una capacità di trascinarti nell'epoca descritta che poche volte ho incontrato...... e io sono una che legge un sacco di romanzi storici!!!
Ancora grazie a Franco Forte per i suoi magnifici libri e le belle parole di questa intervista. E grazie per avermi fatto scoprire questo sito!!!
MariaMarta
Ciao Francesca e grazie per
Ciao Francesca e grazie per il commento. Ludovico de Valois è un personaggio come ce ne sono tanti oggi, purtroppo. Anzi, quando leggo di quello che è successo a Sara Scazzi o altre vittime di loro amici e parenti, mi dico che in fondo il mio personaggio è molto più blando di quanto sforni quotidianamente la realtà. Comunque, dato che fra le altre cose ho scritto anche di thriller e noir, diciamo che questa esperienza mi è servita per dare a Ludovico dei connotati oscuri realistici, senza attingere però alla mia possibile anima nera. Se ce l'ho (ma in fondo io sono un omo de core) allora la tengo ben nascosta ;-)
Ciao
Anche io sto rileggendo una
Anche io sto rileggendo una seconda volta questa bellissima intervista e faccio i complimenti tanto a Maet che a Franco Forte, se non avessi già I Bastioni l'avrei comprato dopo queste parole così sentite.
Volevo chiedere a Franco qualcosa sul personaggio di Ludovico, così nero! Ha tirato fuori il suo lato oscuro? Non penso basti la ricerca storica per un personaggio così vivido. Grazie e un saluto a tutti.
Francesca
Grazie al commento di
Grazie al commento di antonella2.
Certamente "I Promessi Sposi", che sono un caposaldo non solo della nostra letteratura, ma anche dei miei personali gusti come lettore, hanno influito in qualche modo sulla stesura dei Bastioni del Coraggio, non tanto per le situazioni o i personaggi descritti, quanto per le suggestioni derivate dalla lettura del magnifico romanzo del Manzoni. Certo io non riuscirò mai a creare un personaggio potente come Don Abbondio, ma nel mio piccolo ho cercato di coniugare un linguaggio moderno, tempi narrativi ed elevato ritmo d'azione (che oggi purtroppo deriviamo dalla TV, e quindi non possono certo essere come quelli più lenti e ponderati dei Promessi Sposi) con una storia di persone, di odio, amore e pulsioni ataviche che non ha tempo, e che appartiene ai grandi romanzi come alla vita di tutti i giorni. Con la speranza di riuscire as appassionare anche solo un millesimo di quanto un capolavoro come "I Promessi Sposi" ha fatto con generazioni di lettori.
Ringrazio il Signor Forte
Ringrazio il Signor Forte per l'intervista davvero molto interessante rilasciata alla bravissima Maet.
Le sue parole di incoraggiamento per tutti coloro che aspirano a divenire scrittori sono arricchite da consigli indispensabili e tanto più preziosi in quanto derivano da esperienze vissute in prima persona.
Ho apprezzato moltissimo anche il Suo parere sul mercato editoriale e, in particolare, il riconoscimento della dignità letteraria del romance.
Per quanto riguarda "I bastioni del coraggio", vorrei porLe una domanda: la genesi del Suo romanzo è stata in qualche modo ispirata dal capolavoro del Manzoni? E' vero che "I promessi sposi" si svolgono circa 50 anni dopo le vicende narrate ma l'ambientazione, "i soprusi dei potenti", la peste, la figura di San Carlo Borromeo, mi hanno riportato ad un libro che amo moltissimo, facendomi desiderare ancor di più la lettura del Suo romanzo.
La saluto cordialmente rinnovando a Lei e a Maet i miei complimenti.
Antonella
Intanto lasciate che sia io a
Intanto lasciate che sia io a ringraziare Isn't Romantic e Maet per lo spazio che questo importante blog (ormai è un fatto riconosciuto) mi ha concesso. Di solito si tende a dare spazio solo ai nomi super famosi, indipendentemente da ciò che scrivono, magari perché hanno fatto due comparsate in TV e questo li ha fatti subito schizzare in vetta alle classifiche (ah, che Paese, l'Italia...). E ringrazio chi ha già commentato l'intervista, non solo per le belle parole nei miei confronti, ma soprattutto per aver fatto trasparire l'idea che anche in loro brucia un po' della stessa ossessione che divampa dentro da me, inarrestabile, da più di trent'anni. Spero che abbiate la bontà di leggermi, e di farmi sapere che cosa ne pensate del mio romanzo, perché vi assicuro che non c'è nulla di più prezioso, per uno scrittore (a parte le comparsate in TV...), che ricevere il parere spassionato di un lettore, anche quando critico nei confronti della propria opera.
Ancora grazie. Cercherò di rispondere prossimamente a tutti i commenti che inserirete, e sarà con vero piacere che farò avere una copia con dedica dei Bastioni del Coraggio a una di voi.
Franco Forte
Benvenuto sul nostro blog
Benvenuto sul nostro blog signor Forte e complimenti per l'intervista maet, fantastica. Ero davvero curiosa di sapere qualcosa in più su questo scrittore.
Primo perchè ne ho sentito parlare spesso ultimamente, secondo perchè mi sono da poco iscritta al forum della rivista e terzo, ma non per ultimo, perchè ho appena ordinato il suo libro "I bastioni del coraggio".
Da amante quale sono di romanzi storici non potevo di certo farmelo scappare.
Mi piace il suo ottimismo così come la passione che traspare dalle sue parole circa al suo lavoro. Ad un certo punto ha scritto di aver rinunciato ad un posto di direttore tecnico per dedicarsi alla scrittura. Certo non è una scelta che posso compiere tutti ma ciò dimostra che a volte vale la pena di tentare, di cambiare per inseguire i propri sogni.
Complimenti ancora e grazie
Veronica
Ho letto avidamente
Ho letto avidamente l'intervista a Franco Forte e penso che la rileggerò ancora poichè la trovo talmente piena di spunti e consigli utili che non può essere liquidata con una sola lettura veloce. Ma non ho trovato solo consigli, bensì anche incoraggiamento. Grazie, grazie ed ancora grazie a quest'uomo, a questo scrittore che osa dire che il fantasy o il romance non sono letteratura di serie B. Bene! C'è bisogno di passione in ogni aspetto della nostra vita. Ho letto "365 racconti erotici per un anno" e mi è piaciuto molto nella sua particolarità.
Ancora un grazie di cuore.
Sabrina Parodi