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Lunedì, 12 maggio, 2008 - 23:07
naan

Untitled

THE MEDIEVAL WARRIOR LADIES  OF JOCELYN KELLEY

LE GUERRIERE MEDIEVALI DI JOCELYN KELLEY

 

The Author  /  L'Autrice

Maybe not everybody knows that Jocelyn Kelley is Jo Ann Ferguson's pseudonym for her latest historical romances, the Ladies of St. Jude Abbey series and the new Nethercott Tales series which tells the stories of three very special sisters who are determined to prove ghosts’ existence.

Jo Ann Ferguson is a very appreciated author who in her twenty years of writing career has written an incredible number of novels and short stories, many of which have been honored with award nominations from Pearl, ROMY, Romantic Times, Rom/Con and Affaire de Coeur magazine. Two of her regencies, "The Counterfeit Count" and "A Christmas Bride", have been bestowed the ARTemis Award by the Romance Writers of America Association.
Jo Ann is not only a fiction author, indeed she started her career writing nonfiction. She contributed to an encyclopedia of the English Recency period publish by Garland Press, and served as a co-editor for all three editions of the New England Chapter's "Now That You've Sold Your Book... What Next?".

Jo Ann has served Romance Writers of America on both local and national level, as president as well as a director and vice president, and for her volunteer work she was given RWA's highest honor, the Emma Merritt National Service Award.
She was awarded a Massachusetts Art Grant to teach creative writing and established several creative writing courses at Brown University. Many of her students have gone on to publishing careers of their own.

She lives in Massachusetts, with her favorite hero – her husband, Bill – and their children and two cats.

Jocelyn will answer to all your questions and will give away a set of the four Ladies of St. Jude's Abbey to one reader among those who will partecipate.  So don't forget to sign your comment with your name or nick.

 

Forse non tutti sanno che Jocelyn Kelley è lo pseudonimo con cui Jo Ann Ferguson ha iniziato a firmare recentemente i suoi romance ad ambientazione storica, la quadrilogia dedicata alle Dame dell'Abbazia di St. Jude, e la nuova serie intitolata Nethercott Tales, dedicata a tre sorelle molto speciali decise a provare l'esistenza dei fantasmi.

Jo Ann Ferguson è un'apprezzata autrice con alle spalle vent'anni di carriera e all'attivo un numero incredibile di romanzi e novelle, molti dei quali hanno ricevuto nominations a premi quali Pearl, ROMY, Romantic Times, Rom/Con e Affaire de Coeur magazine. Due suoi Regency Tradizionali, "The Counterfeit Count" e "A Christmas Bride" sono stati insigniti del premio ARTemis dall'associazione Romance Writers of America.
Jo Ann non è solo autrice di fiction, infatti ha iniziato a scrivere proprio dalla nonfiction. Ha contribuito a un'enciclopedia sul periodo Inglese Regency, pubblicato da Garland Press, a ha collaborato come co-editore a tutte e tre le edizioni del "New England Chapter's Now That You've sold your book... what next?" .

E' stata attivo membro della Romance Writers of America, sia a livello locale che nazionale, ricoprendo mansioni di presidente, direttrice e vice presidente, e per il suo lavoro è stata premiata con l' Emma Merritt National Service Award, l'onoreficenza più elevata del RWA.
E' stata premiata con un Art Grant del Massachusetts per insegnare scrittura creativa e ha fondato molti corsi di scrittura creativa alla Brown University. Molti dei suoi studenti hanno fatto carriera come scrittori.
Vive nel Massachussetts con il suo eroe - suo marito Bill - i figli e due gatti.

Jocelyn risponderà a tutte le vostre domande e darà in regalo il set di quattro libri della serie Dame dell'Abbazia di St. Jude a una lettrice sorteggiata tra tutte coloro che interverranno. Quindi non dimenticate di firmarvi, con un nome o uno pseudonimo, per farvi riconoscere!

 

Interview  /  Intervista

1- Would you like to make a little introduction about yourself, your life and career, and your passions for writing? How did you start writing?

I started writing when I was a child. My first novel was written in high school. It was 600 single spaced pages. I never sent it out, but it showed me I could write a complete book.
As for the facts, I am married and have three children. My youngest, Marianne, has been working on a ms with me which we hope to be sending to my agent soon. My only career before I became a writer (and a wife and mother) was as an officer in the US Army. I was a quartermaster officer, which means I was involved in logistics. It was a great experience which helped me understand my military heroes and heroines. I sold my first books in 1987. The first one came out in spring 1988, so I'm celebrating 20 years as a published author.

1- Vorresti fare una piccola introduzione su di te, sulla tua vita e carriera, e sulla tua passione per la scrittura? Come hai iniziato a scrivere?

Ho iniziato a scrivere da bambina. Il mio primo romanzo era un tomo di 600 pagine che ho scritto quando frequentavo le scuole superiori. Non l'ho mai mandato a nessun editore ma mi ha fatto capire che potevo scrivere un libro completo.
Per quanto riguarda la mia biografia, sono sposata e ho tre figli. La più giovane, Marianne, sta lavorando come me su un manoscritto che speriamo di mandare presto al mio agente. La mia sola carriera prima di diventare scrittrice (e una moglie e una madre) è stata negli uffici dell'esercito degli Stati Uniti. Ero un ufficiale commissario, il che significa che mi occupavo di logistica. E' stata una grande esperienza che mi ha aiutato a comprendere i miei eroi e le mie eroine del mondo militare. Ho venduto il primo romanzo nel 1987. Mi fu pubblicato il primo libro nella primavera del 1988, quindi quest'anno festeggio venti anni di carriera come autrice pubblicata.

 

2- In the first part of your writing career you wrote many traditional regencies, then you apparently abandoned the genre, and now surprisingly ( for us readers, at least ) you’re back on the shelves with a new trad. How is that ? Several publishers recently stopped their series devoted to trads ( one name for all, Zebra Regency ) and it would seem that this genre is loosing popularity more and more – see for instance the results of last AAR reders’ poll. What’s your opinion about that?

Actually I started out writing historical romances. I published six with Tudor Publishing, then turned to traditional Regencies when Tudor was no longer publishing historicals. I never abandoned traditional Regencies, but when Zebra Regency closed along with Signet Regency, I had to wait for a new publisher who wanted traditional Regencies. I have been writing paranormals (as J.A. Ferguson) for ImaJinn Books (www.imajinnbooks.com) for several years, and when they announced their Forever Regency line, I saw the chance to write more for my loyal fans who had been asking for them. Marry Me, Millie is the third book in the Dunsworthy Brides trilogy that Zebra Regency started publishing before the line closed.
The traditional Regency market is very small, but the readers are very devoted. They buy all or most of the books that come out each month. It is a niche market, better suited to smaller publishers who can afford to focus on books for smaller markets. When the Zebra Regency line closed, I was inundated with letters asking about the third book in the trilogy as well as if I intended to write more books in my Regency romantic mystery series with Lady Priscilla Flanders and Sir Neville Hathaway. Right now I'm working on the next book in that series -- Gentleman's Master -- which ImaJinn will be publishing.

2- Nella prima parte della tua carriera hai scritto una quantità enorme di regency tradizionali, poi sembrava che avessi abbandonato il genere, e invece a sorpresa ( per noi lettrici, almeno ) esce il tuo ultimo regency ( a completamento della trilogia Dunsworthy ). Come mai? Alcune case editrici specializzate in regency tradizionali, come per esempio la Zebra Regency, hanno sospeso le pubblicazioni di questo genere e sembra che stia perdendo sempre più popolarità – v. ad esempio i risultati dell’ultimo sondaggio tra i lettori condotto da All About Romance. Tu cosa ne pensi?

A dire il vero ho iniziato a scrivere romance storici. Ne ho pubblicato sei con la Tudor Publishing, poi sono passata ai Regency tradizionali quando la Tudor ha smesso di pubblicare storici. Non ho mai abbandonato completamente i Regency tradizionali, ma quando la Zebra Regency ha chiuso, seguita a ruota dalla Signet
Regency, ho dovuto aspettare di trovare un nuovo editore interessato ai Regency tradizionali.  Da molti anni scrivo romance paranormali (come J.A. Ferguson) per la ImaJinn Books (www.imajinnbooks.com), e quando hanno annunciato la nascita della nuova collana Forever Regency, ho avuto l'occasione di scrivere ancora per tutte quelle fedeli lettrici che hanno continuato a chiedermelo. Marry Me, Millie è il terzo libro della trilogia Dunsworthy Brides (Le Spose Dunsworthy) che la Zebra aveva iniziato a pubblicare prima di chiudere i battenti.

Il mercato dei Regency tradizionali è molto ristretto, tuttavia ha lettrici molto affezionate, che comprano praticamente quasi tutti i libri che escono ogni mese. E' un mercato di nicchia, che si adatta meglio a piccoli editori che possono permettersi di concentrarsi su libri per un pubblico ristretto. Quando la collana Zebra Regency ha chiuso, sono stata inondata da lettere che mi chiedevano notizie del terzo libro di questa trilogia e se intendevo continuare a scrivere altri romanzi della mia serie Regency mistery dedicata a Lady Priscilla Flanders e Sir Neville Hathaway. In questo momento sto lavorando proprio a un libro di quella serie - Gentleman's Master - che verrà pubblicato dalla ImaJinn.

 

 

3- You are now using two different names to publish your books, one for your medieval and paranormal historicals ( Jocelyn Kelley ), one for your other regency historicals, fantasy romances and contemporaries ( Jo Ann Ferguson ). Why have you decided to split your identity as a writer in different personas? Is it an experiment of some kind, or a specific publishers' demand ?

I have more than two names <g> I wrote a Regency novella years ago as Rebecca North, the name I planned to use for traditional Regencies, but a mistake on my first book's cover left my real name on it, so I continued with that. I wrote two quilting historicals for Berkley as Joanna Hampton. J.A.
Ferguson is my name for ImaJinn paranormal romances, and Jo Ann Brown is the name I use for the inspirational market. I have tried to use different names to separate the different types of books.
Jocelyn Kelley came into being because my editor at NAL wanted to keep my Ladies of St. Jude's books with their high adventure and rollicking romance separate from my traditional Regencies. As I agreed, the name was put on the book covers.

3- Stai usando attualmente due nomi diversi per pubblicare i tuoi libri, uno per i romanzi medievali ed i paranormali storici ( Jocelyn Kelley ), l’altro per i romanzi storici di ambientazione regency, i fantasy romance e i contemporanei ( Jo Ann Ferguson ). Perché hai deciso di crearti due identità separate come scrittrice? Si è trattato di una sorta di esperimento oppure di specifiche esigenze editoriali?

A dir la verità ho più di due nomi! Ho scritto un racconto Regency anni fa come Rebecca North, lo pseudonimo che progettavo di usare per i Regency tradizionali, ma a causa di un errore sulla copertina del mio primo libro  venne lasciato il mio vero nome, così andai avanti con quello. Ho scritto due "Quilting Storici" (si tratta di una serie di romanzi accomunati dal fatto che le eroine cuciono trapunte) per la Berkley come Joanna Hampton.
J.A. Ferguson è il nome che uso per i romance paranormali pubblicati dalla ImaJinn, e Jo Ann Brown è quello che uso per il mercato inspirational. Ho provato a usare nomi diversi per separare i differenti tipi di libri.
Jocelyn Kelley è nato perchè il mio editore della North American Library voleva tenere i libri delle mie Dame dell'Abbazia di St. Jude, con la loro componente avventurosa e briosa, separati dai miei Regency tradizionali. E poichè ho accettato il nome è stato messo sulle copertine.

 

4- Can you tell us a bit more about your inspirational romances? Perhaps surprisingly for you, this genre is nearly unknown in Italy. Why are they so appreciated by American readers, in your opinion?

I'm certainly no expert on these books because I'm so new to the field. I have only a single inspirational romance in print. It's the novelization of the movie (coming late 2008) Thomas Kinkade's Home for Christmas. The movie is a gentle, family-oriented movie, but I was asked to add faith elements to the story to match the other series of novels with his name: Cape Light. In my opinion, I think inspirationals are enjoyed by readers in the US and Canada because many of them offer that gentle, heartfelt, homespun reading experience. Up until a few years ago, most of them were about small towns in the late 19th
century or Biblical story retellings. That has changed. There are now suspense and even science fiction/fantasy inspirational novels, not just for children but for adult readers. The latter are not so different from C.S. Lewis's Narnia series with all sorts of amazing characters, but all the books have the underlying theme of a search and a confirmation of faith. So as the books have changed, I think the reason people read them has changed. Some still read for the faith elements, but others read simply because they're good stories with a limited or lower level of sensuality.

4- Puoi raccontarci qualcosa dei tuoi Inspirational Romances? Forse sorprendentemente per te, questo genere è praticamente sconosciuto in Italia. Come mai secondo te è così apprezzato dalle lettrici Americane?

Non sono certamente un'esperta di questi libri poichè sono nuova del genere. Ho pubblicato finora un solo romance inspirational. Si tratta della trasposizione in romanzo del film (in uscita verso la fine del 2008) Thomas Kinkade's Home for Christmas. Si tratta di film delicato, adatto per la famiglia, ma mi è stato chiesto di aggiungere alla storia alcuni elementi legati alla fede per adeguarlo agli altri romanzi della serie dedicati allo stesso personaggio: Cape Light.
Secondo la mia opinione, i romanzi inspirationals piacciono alle lettrici negli Stati Uniti e in Canada perchè molti di essi offrono una lettura delicata, commovente e semplice.
Fino a qualche anno fa, molti di essi erano ambientati in piccole cittadine del tardo 1800 o ispirati a racconti Biblici. Tutto ciò è cambiato. Adesso ci sono romanzi inspirational con elementi di suspense e anche di fantascienza, non solo per bambini ma anche per un pubblico adulto. Questi ultimi non molto differenti dalla serie Le cronache di Narnia di C.S. Lewis, con personaggi sorprendenti di ogni genere, ma tutti i libri hanno un tema di base che riguarda la ricerca e la conferma della fede. Così come i libri sono cambiati, penso che siano cambiate anche le ragioni per cui le persone li leggono. Alcuni continuano a leggerli per i contenuti sulla fede, ma altri li leggono semplicemente perchè sono belle storie con un livello di sensualità limitato o molto basso.



5- Your medieval St. Jude Abbey series is being published in Italy right now. The theme of these novels is quite peculiar: there are several hints to martial arts, and the feeling is you’re blending oriental and occidental cultures, in some extent. Where did you get this idea of warrior women, did you get the inspiration somewhere?

The idea for the Ladies of St. Jude's Abbey actually came to me as I was walking through Times Square in New York City on my way to meet my agent. I wanted to do something other than traditional Regencies, so I decided to go in as completely an opposite direction as I could. I wanted to go from polite ladies to women who were ready to go nose-to-nose with any man. And capable of doing so. I got to thinking about the most adventurous women in history -- and Eleanor of Aquitaine burst into my mind. I recalled reading how she and her husband seldom saw eye-to-eye, so I decided a smart woman like Eleanor would have a way to protect her interests. I knew she had founded some abbeys. From there, the story just evolved.


5- La tua quadrilogia medievale dedicata all' Abbazia di St. Jude sta uscendo in Italia, ed è molto particolare la scelta del tema di questi romanzi. Si nota un'attenzione per le arti marziali, uno strano miscuglio tra oriente e occidente. Da dove è venuta questa idea originale delle donne guerriere? Dove ti sei ispirata?

A dire il vero, l'idea delle Dame dell'Abbazia di St. Jude mi è venuta mentre camminavo per Times Square a New York per andare a un incontro con il mio agente. Volevo fare qualcosa di diverso dai Regency tradizionali, così ho deciso di prendere una direzione totalmente contraria. Volevo passare dalle educate signorine a donne che erano pronte a tenere testa a qualsiasi uomo, e che erano in grado di farlo. Mi misi a pensare alle donne più avventurose della nostra storia - e mi venne in mente Eleonora d'Aquitania. Ricordai di aver letto come lei e suo marito raramente si vedessero, così decisi che una donna intelligente quanto Eleonora doveva avere un modo per proteggere i suoi interessi. Sapevo che aveva fondato alcune abbazie. E da qui la storia si è evoluta.



6- How do you perform your historical research? Is the epoque you choose for your book determining the plot as well, or it’s rather the other way round?

I do a lot of reading of research books for every historical or traditional Regency. For the Ladies of St. Jude's Abbey, I did a lot more than just reading. I took a hawking course, so I knew how to fly a hawk as the hero did in One Knight Stands. I spent time with a quarterstaff expert to learn how to use one. For A Moonlit Knight, I went to Poitiers, France and walked the streets my characters walk. I did the same in Lincoln, England for My Lady Knight. I spoke with people about their local history and listened to their suggestions. I took lots of photos and read even more books.
Once I decide on the story, its historical setting has to be an integral part of the plot. But the characters always come first for me.

6- Come effettui le tue ricerche storiche? E’ l’epoca che scegli a determinare la trama dei tuoi libri, o piuttosto il contrario?

Per ogni romanzo storico o Regency tradizionale faccio ricerche leggendo molti libri. Per la serie Dame dell'Abbazia di St. Jude non mi sono limitata a leggere. Ho frequentato un corso di falconeria, così sapevo come far volare un falco come l'eroe di La Notte del Cavaliere. Ho passato del tempo con un esperto di combattimento con l'asta per imparare come usarne una. Per A Moonlit Knight, sono andata a Poitiers, in Francia e ho passeggiato per le strade che hanno percorso i miei personaggi. Ho fatto la stessa cosa a Lincoln, in Inghilterra, per My Lady Knight. Ho parlato con le persone sulla loro storia locale e ho ascoltato i loro suggerimenti. Ho scattato molte foto e letto ancora più libri.
Una volta che decido la storia, l'ambientazione storica deve essere una parte integrante della trama. Tuttavia i personaggi vengono sempre prima, per me.



7- Recently many of your colleagues who started their career with historical romance seem to have put the genre aside and are now writing contemporaries or paranormals: but if we have a look to readers’ polls and sales statistics, historical romances still looks like readers’ favorite genre. What’s your opinion about that?

I think many authors, myself included, like to try different things to keep their work for getting stale. But historical romance has always been a strong market, because readers love to be swept away to a different time
and place. I hope it continues that way!


7- In questo momento molte scrittrici che hanno iniziato la loro carriera con il romance storico, sembrano aver deciso di abbandonare il genere per dedicarsi al contemporaneo e al paranormale, eppure, nei sondaggi di opinione e nei sondaggi aperti da siti come AAR, lo storico risulta essere ancora il genere preferito dalle lettrici. Hai una tua opinione al riguardo?

Penso che a molte autrici, me inclusa, piace provare cose differenti per far si che il loro lavoro continui a vendere. Ma il romance storico ha sempre avuto un mercato molto forte, perchè le lettrici amano essere trasportate in un altro tempo e in un altro luogo. E io spero che continui così!



8- You recently started a new trilogy devoted to ghost and ghost-hunters, The Nethercott Tales: this is a theme you seem to be quite fond of, since you already wrote about it in your “A Phantom Affair”, a very special and original regency novel. Why did you decide to deal with this challenging theme, perhaps one of the most complex possible paranormal plots– especially when it comes to find a way to the HEA?


The HEA for A Phantom Affair was one of the toughest I ever had to devise. That was because
the hero was a ghost, and I didn't want the heroine to have to die to be with him. It was easier with the Nethercott Tales, because the heroes are flesh and blood. The ghosts bring a mystery element as well as paranormal element to the story. In Lost in Shadow, the ghost asks the heroine to prove a rakish gentleman is his murderer...and she agrees to help prove her father's belief in ghosts is valid. But things become complicated when she starts falling in love with that rakish gentleman. In Kindred Spirits, the ghost of a Roman centurion, who died in North Yorkshire nearly 1500 years before, asks the heroine to help her save his descendant from suffering from the curse that has haunted his family all those years. The second book was published in the US in March 2008.

8- In questo momento stai iniziando una nuova trilogia dedicata al tema dei fantasmi, "The Nethercott Tales", un tema che sembra appassionarti, dato che ci hai già dedicato un libro in passato, "A Phantom Affair", per il quale hai regalato alle tue lettrici di regencies peraltro un'uscita per nulla banale. Perchè cimentarsi con un tema così difficile, forse addirittura uno dei più complicati nella sfera del paranormale (specialmente, quando si tratta di escogitare un “lieto fine”)?

Il lieto fine di A Phantom Affair è stato uno dei più duri che ho dovuto concepire. Questo perchè l'eroe era un fantasma, e non volevo che l'eroina dovesse morire per rimanere con lui. E' stato molto più facile con la serie Nethercott Tales, perchè gli eroi sono in carne ed ossa. I fantasmi portano elementi di mistero e di paranormale nella storia. Nel romanzo Lost in Shadow, il fantasma chiede all'eroina di provare che un aristocratico libertino è il suo assassino... e lei accetta per provare che la teoria sull'esistenza dei fantasmi di suo padre è valida.  Le cose però si complicano quando lei inizia ad innamorarsi del libertino.
Nel romanzo Kindred Spirits, il fantasma di un centurione romano, morto nel North Yorkshire quasi 1500 anni prima, chiede all'eroina di aiutarlo a salvare il suo discendente da una maledizione che ha continuato a colpire la sua famiglia per tutti quegli anni. Il secondo romanzo è uscito a Marzo 2008.



9- From a general point of view , which are the challenges and difficulties an author faces when dealing with paranormal themes? And on the other side, what are the advantages ?

The challenges and difficulties are the same as I face with a historical. Readers are very savvy about various paranormal elements like vampires and ghosts and shapeshifters, so the author has to be aware of common knowledge and be prepared to create a very believable world and characters as she pushes the envelope of that common knowledge. But the advantage is doing something out of the ordinary. For example, when I wrote Luck of the Irish for ImaJinn books, I needed to know a lot about leprechauns to make my hero seem "real", but my leprechaun hero was 6 feet tall and sexy and just a bit contemptuous of old leprechaun traditions. And when I wrote The Wrong Christmas Carol (also from ImaJinn), the angel's name was Jack, which I thought was a pretty unangelic name. Those twists can make a paranormal lots of fun to write and read.

9- Quali sono le difficoltà che un'autrice incontra, da un punto di vista generale, quando deve affrontare il tema paranormale? E quali sono, invece, i vantaggi ?

Le sfide e le difficoltà sono le stesse che affronto quando scrivo uno storico. Le lettrici sono molto ferrate sui vari elementi paranormali come vampiri, fantasmi e mutaforma, così l'autrice deve essere consapevole di quello che si sa comunemente ed essere preparata a creare un mondo e dei personaggi molto credibili per andare oltre i limiti di quella conoscenza comune.
Il vantaggio sta nel fare qualcosa al di fuori dell'ordinario. Per esempio, quando ho scritto Luck of the Irish per la ImaJinn books, avevo bisogno di documentarmi sui lepricauni (una specie di folletti appartenenti alla mitologia Irlandese) per far sì che il mio eroe sembrasse "reale", ma il mio eroe-lepricauno era alto circa due metri ed era sexy e solo un po' sprezzante delle vecchie tradizioni dei Lepricauni.
Quando ho scritto The Wrong Christmas Carol (sempre per ImaJinn), il nome dell'angelo era Jack, che pensavo non fosse un nome propriamente angelico. Questi accorgimenti possono far divertire molto nella stesura e nella lettura di un paranormale



10- Have you been influenced or anyway inspired by other writers, and if yes which ones?

My favorite authors are Madeleine L'Engle and Elizabeth Peters. The first taught me that fiction can have the beautiful language of poetry and still be a delight to read. The second taught me about humor and the importance of strong, unique characters.

10- Ci sono degli autori che ti hanno influenzata o comunque ispirata, durante la tua carriera di scrittrice?

I miei autori preferiti sono Madeleine L'Engle e Elizabeth Peters. La prima mi ha insegnato che la fiction può avere il bellissimo linguaggio della poesia e continuare ad essere piacevole da leggere. La seconda mi ha insegnato l'umorismo e l'importanza di personaggi forti e unici.



11- Is there any of your books you prefer above all the others, and if
yes, for which reason?

A Phantom Affair is one of my favorites because it was a real challenge to get right, but I really had the best time researching and writing the Ladies of St. Jude's Abbey books. That makes them special to me. It's tough to pick a favorite book, because I start thinking -- well, I liked this aspect of this one, but how about this other aspect in another book? My Regency mysteries with Lady Priscilla Flanders and Sir Neville Hathaway hold a special place in my heart because they combine two genres I love. I have never worked with the same hero and heroine through so many books before. Six have been published, and three more are contracted. Readers have really enjoyed seeing the continuing characters as well as trying to solve the mysteries.

11- Ci sono tra i libri che hai scritto alcuni che preferisci, e se sì, per quale ragione?

A Phantom Affair è uno dei miei preferiti perchè è stata una vera sfida portarlo a conclusione, ma mi sono davvero divertita nel fare le ricerche e scrivere i libri della serie Dame dell'Abbazia di St. Jude. E questo per me li rende speciali. E' arduo scegliere un libro preferito, perchè inizio a pensare - allora, mi piace questo aspetto di questo libro, ma che dire di quest'altro aspetto in quest'altro?
I miei Regency mistery con Lady Priscilla Flanders e Sir Neville Hathaway hanno un posto speciale nel mio cuore perchè combinano due generi che amo. Non ho mai lavorato con lo stesso eroe e la stessa eroina in così tanti libri prima. Sei sono stati pubblicati, e ho firmato un contratto per altri tre. Le lettrici hanno molto apprezzato l'idea di vedere gli stessi protagonisti così come si sono divertite a tentare di risolvere i misteri.



12- Anything you would like to tell us about your future projects?

As I said, I've got those three Regency mysteries ahead of me. I just finished a paranormal for ImaJinn with the working title Under Her Spell. The heroine is a magician's assistant who can do real magic. It is set in Victorian England. And then there's Kindred Spirits, released in March. I have a few more projects that are underway, but they are so new that I need to give them some more time before I talk about them.

12– Vuoi dirci qualcosa sui tuoi prossimi progetti ?

Come ho detto, ho quei tre Regency mistery su cui lavorare. Ho appena terminato un paranormale per la ImaJinn con il titolo provvisorio di Under Her Spell. L'eroina è l'assistente di un mago che può fare delle vere magie. E' ambientato nell'Inghilterra Vittoriana. E poi c'è Kindred Spirits, uscito a Marzo. Ho alcuni progetti cui sto pensando, ma sono così nuovi che ho bisogno di dar loro un po' più di tempo prima di parlarne.
 



 Excerpt  /  Estratto

 

SWORN UPON FIRE
Jo Ann Ferguson

ImaJinn Books
1-933417-96-X
www.imajinnbooks.com

Aymara Keeper’s world remains exactly as it was at the moment of the Emperor’s death. If nothing changes, everything on Thoslon will die. But the solution could be within her tavern—a winged child who may be the One to Follow, the Emperor’s heir. She must take him to the Emperor’s cloud palace to claim what she believes could be his birthright.

Trellor Forge believes that the Emperor’s death could herald the return of the Other Time, the years before the Emperor united Thoslon and banished the four warring lords to their mountain castles. It is time for the people to take control of their lives instead being imprisoned in tradition that dictates every part of their lives.

Together, as they journey and struggle to protect the child from greedy warlords, they learn not only their world is endangered. Their hearts are, too, when they learn the greatest danger could be falling in love.



Il mondo di Aymara la Custode è rimasto esattamente come si trovava nel momento in cui l'Imperatore è morto. Se nulla cambierà, ogni cosa a Thoslon morirà. Tuttavia la soluzione può trovarsi tra le mura della sua taverna - un bambino alato che può essere Colui da Seguire, l'erede dell'Imperatore.
Aymara deve portarlo al palazzo dell'Imperatore perchè possa reclamare quello che lei crede si suo diritto di nascita.

Trellor il Fabbro crede che la morte dell'Imperatore possa annunciare il ritorno dell' Altro Tempo, gli anni prima che l'Imperatore unificasse Thoslon e bandisse i quattro Signori della Guerra nei loro castelli sulle montagne. E' tempo per il popolo di prendere il controllo delle loro vite invece di venire sottomessi a tradizioni che comandano ogni aspetto delle loro vite.

Insieme, mentre viaggiano e si sforzano di proteggere il bambino dai Signori della Guerra, apprendono che non è solo il loro mondo ad essere in pericolo. I loro cuori lo sono altrettanto, quando capiscono che il pericolo più grande potrebbe essere innamorarsi.

 

Prologue

“It is ready.”
The old man raised his head and nodded. For fifty generations, while he brought peace to his ravaged world, he had known this hour would come. For fifty generations, while he watched its people blossom to savor the arts and each other, he had known what he must do when this hour dawned. For fifty generations, while he kept in check those who had once been leaders and would sacrifice anything to be again, he had known at this hour he would have regrets. So much left undone. So much done wrong. Something only he knew. Others venerated him, believing him to be all-powerful. And he was.
But he had failed, too.
The child was not here. This hour should not have come without the child arriving to be at his side. The messenger he had sent to bring the child had not returned. The guardian he arranged to watch over the child had neglected to understand the importance of this hour.
He stood.

Nothing, not even his hope that there was still a chance for success, could delay this hour. He looked up at the two moons inching closer and closer in the night sky. His final hour was when the moons appeared to be one, just as he and the child would have been if the child had been here. He would have touched the child’s face with the gentle hands of a teacher, and the child would have known its destiny and its duty.
Now his legacy would be a resurrection of ignorance and unnecessary destruction and death as the people were swept back into what they called the Other Time.
His servant fell into step behind him as he walked across his favorite room in the palace. Gilt on its walls welcomed the sun each morning, and the smooth, shining floors embraced the moons’ light. Everything he could possibly have wished for had been provided. Nothing had ever been denied him...until now. How ironic that his most compelling need would not be gratified.
He went out into the night. His servant did not speak, for no one spoke in his presence without permission. He wished that rule had never been set into place. But rules were what guided the world as they had since all life was created by Indazi and his wife Zadini, the primal gods who brought forth the ground, the sea, and the skies.
The night air was fragrant with blossoms, but the smoke diminished their scent. The moons were touching, but not yet one. He glanced toward the road leading through the mountains to the place where the child should be. Could the messenger have been waylaid and slain upon the sword of a warlord jealous of the emperor’s power? Could the child have been discovered and killed? No one would dare to bring him such horrible tidings at this hour.

A drum beat was faint, but he could understand the meaning in its rhythm. He had taught the first drummers their language, just as he had found the first telists and taught them to communicate with their minds. With them, he had drawn the world together in a peace unlike any it had known...or any it might ever know again.
He sighed as he heard the drums sound the call to war. Somehow, someone beyond these walls had learned the exact hour of his death. Even before he breathed his last, the tearing apart of everything he had built and safeguarded was beginning.
“My child,” he whispered as he walked toward the pyre waiting for him. The flames licked up at the moons, goading them closer. Did the fire hunger to feast upon his ancient bones? Or was it eager for younger flesh? Listening to the drums repeat their lethal message, he knew the fire would consume many.
“My child,” he whispered again. He turned to his servant. Raising his voice, he said, “You are dismissed.”
The servant bowed deeply, then walked away.
The old man looked up at the sky. One moon had almost disappeared behind the other. He must delay no longer. But he did as he looked again toward the mountains and imagined the death about to flow down their sides and out into the valleys until it reached the sea. He wanted to stop it. He could have stopped it. A single word was all he needed, but the word was dissolving from his mind as the moons became one.
He went to the fire as he said, “My child, forgive me.”
And, as one moon vanished behind the other, he gave himself to the flames.


Chapter One

It was a red night. The sky glowed with the blood-red light from the twin moons in eclipse. An eternal eclipse, for the moons were frozen in the sky. The sun didn’t rise. The rains didn’t come. Everything remained as it’d been at the moment the Emperor died.
Aymara Keeper stared up at the sky as she did each time she emerged from the tavern. Nothing changed. She kept hoping, but feared nothing would change ever again. By now, the moons should have completed several revs of Thoslon, growing thin and then fattening again, as they moved closer to each other before slipping apart once more. Their dim white fire when they faced each other across the night sky should be lighting the foam splashed up onto the top of the cliffs by the waves that frolicked at the moons’ command.
Now the waves danced alone, but their motion had become as wild as the great sea dragons living beneath them. Even the most ancient oldster in the village could not recall the waves ever rising so high or crashing so hard against the cliffs. No breeze blew off the water, spraying into the air, since the moons had become still in the sky. Those in the fisher lineage no longer dared to sail upon the maddened sea. Even if they’d been willing to try, it was too late. Their boats had been smashed into kindling on the narrow, barren shore at the cliff’s base. Every day, the waves reached closer to the village. There were those who said the waves would subside before they topped the city’s wall.

She wished she could be so certain. From her earliest memories, she’d felt safe behind the wall surrounding the score of cottages at the top of the cliff. Courtyards and stairs connected groups of stone homes. Each cluster belonged to a lineage. Each cluster grew out from the wall as the members of that lineage were born, and then took vow-mates, and needed space of their own.
Her tavern was separate because the number of Keepers in the village had never been large. That was the way of Keepers.
Aymara leaned back against the chilled stone walls of the tavern. Since the sun had last set, the air had become colder and colder. They should now be in the warm season, but it hadn’t come. They had wood for fires, but for how long? No new trees would sprout when the sunlight was banished and rains never came. The herbs she’d planted were dying on the arid ground. Trees had lost their leaves, and even the always green trees were turning the same ruddy color as the sky.
And no one could guess when the moons might move again.
Or if.
Why had she been born into this accursed time? For a millennium, the seasons had followed each other in perfect order as the sun appeared and set, the moons glowed in their promenade in the sky, and the sea rose and fell in a pattern set forth by the Emperor. Now the Emperor was dead and Thoslon doomed.
A flash caught her eye, and Aymara looked toward the mountains creating an arc from horizon to horizon, each end touching the sea. There were four mountains. On each mountain, a warlord plotted to take advantage of the others now that the Emperor no longer kept them from enslaving the rest of Thoslon. The flash had come from Fire Mountain where Lady Jacey and her firebirds waited for their chance to defeat the other warlords.
“And what will you win? A ruined world?” she asked as she pushed away from the wall. Until there was another emperor, nothing could change.

It was whispered there was an heir–the One to Follow–who would ascend the Emperor’s throne and guide the sky. Nobody knew where that One to Follow might be or when that One would come forward. But, even the youngest child knew the warlords intended to prevent the One to Follow from claiming the title of Emperor, for that would dash their hopes of ruling the world themselves.
But the warlords weren’t the only ones who wanted to assure there’d never be another emperor. That unsettled her even more. Some people who should know better longed for the Other Time, the epoch before the Emperor came to Thoslon, bringing peace. Imposing his will upon them, those people averred. Nothing–not even peace–was worth having to submit to the Emperor.
She’d never thought the time would come when she envied the rest of her family’s deaths. An attack on the village by giant tortoises, sent by Lady Gimar in an effort to wrest the land from Lady Jacey, had left many dead, including her parents and her older siblings. With help of the two surviving members of her lineage, she’d kept the tavern open as was the obligation of her lineage.
“Are you out here, Aymara?” called a beloved voice.
“Here I am, Hakken.” She kneeled as the little boy came toward her. With a smile, she straightened his jacket. Like all males, Hakken’s jacket was made of a single piece of fabric, an accomplishment she’d taken more than a sun-rev to master. Only women wore quilted jackets. His simple trousers were of a heavier material than hers, and he wore low slippers. When he grew older, he’d don the knee-high boots men wore.
If he had the chance to grow older...

“It’s cold,” Hakken announced, his shiver making black hair fall forward into his dark eyes. In the moonslight, his face seemed pale, but she knew his cheeks were red with the chill. “Will it ever be warm again?”
“Yes.” She smiled so he wouldn’t guess she was uncertain.
“When there’s a new emperor,” he said with the assurance of his few sun-revs. She guessed about six had passed since his birth.
“Yes, when there’s a new emperor.”
“Trellor says there won’t be another.”
She hid her frown. Trellor Forge the smith should know better than to speak of such things in front of a child. Like everyone else in the village, she had known Trellor since she was Hakken’s age. He usually thought long before giving voice to his thoughts.
Struggling to keep her smile, she said, “I hope there will be one.”
“There must be, or nothing will ever be the same again.”
Aymara dampened her lips. She wanted to ask if he was repeating what he had heard others say in the tavern. He had abilities no other child possessed. She’d heard him speaking with beasts and birds since shortly after she found him abandoned at the tavern’s door. At first, when he told her what the beasts and birds said in return, she’d dismissed it as a childish game. Then she realized his foresight of weather and the sea always proved to be true. It wasn’t just wild creatures. He occasionally could detect another’s thoughts as if that person had spoken to him.
She’d learned to trust his impressions, after sifting out any childish fancy, but had cautioned him not to reveal these abilities to anyone else. She knew how such differences would be perceived in their small village. One was born into a lineage and should possess only the talents belonging to that lineage. The Keepers weren’t wizard-sages.

“Memshi wants you,” Hakken said abruptly, showing he was unaware of her uneasiness.
“Why?”
“She didn’t say.”
Aymara took the little boy’s hand and led him to the door. She ran her fingers along the wind chimes that used to make music with the sea breezes. Could the tinkling song of the hollow, green gourds lure the wind to return?
Telling herself not to be ridiculous, she opened the door. The tavern was two-stories high and made of stone. Unlike other buildings in the village, it had a stone roof rather than wood. She wasn’t sure why. She’d asked when she was younger, but nobody had an answer other than the tavern’s roof had always been stone.
She ducked beneath the low door, taking care not to catch her lineage band on it. The embroidered band identified her ancestors back through a dozen generations. She frowned. Hakken soon would be old enough to wear a lineage ring, as every man in the village did. She soon had to decide what to put on it.
What did one put on the lineage ring of an abandoned child? Nobody had seen who left him. He’d simply been waiting one morning when she opened the front door to welcome her patrons. She’d brought him in, cleaned him up, and given him a home. Even though he bore her late father’s name, he wasn’t of her lineage. But what would a lineage ring matter if the moons remained motionless and the sun never rose and the sea battered the shore to oblivion?
Familiar and comforting scents drew her through the narrow hallway toward the main public room and its two large stone hearths. One warmed the tables where the patrons ate. The other was set behind the counter where she served food. So many fires had been set on the hearths that the thick, raw odor of burnt peat permeated every stone and timber. Cooking herbs were becoming scarce, but the walls retained odors, both sweet and pungent. Beneath her slippers, the stones had been smoothed by many feet. Every inch of the tavern wore its history like a lineage band.
As soon as she entered the main room, she understood why Memshi had sent Hakken to get her. Voices were raised to the rafters on the low ceiling as more than a dozen people surrounded the counter where her two workers were trying to maintain order. The villagers were jostling in an effort to get closer to the counter. The stench of fear overwhelmed every other smell.

Pushing through the crowd, making certain she didn’t release Hakken’s hand as she squeezed past people determined not to be budged, she stepped up to the counter. She patted the blond serving-maid, Gretti, on the arm and gave a bolstering smile to Dester, who was vow-mated to Gretti. The two helped in so many ways, but they were intimidated by the rage boiling over in the villagers. The rage wasn’t aimed at them, but at the immobile sky and their hopeless future.
Or the rage had never been aimed at them before tonight, Aymara corrected herself. As she glanced at the people crowding the counter, she wondered if that had changed. How ironic. The one thing I thought would never alter may have, and yet the sky stays motionless.
Aymara asked beneath the strident voices, “Why is everyone upset? There’s enough food tonight.”
“They want answers,” Gretti said, her fingers lingering against her distended belly where her child waited for its birth. It should be soon.
“Answers? About what?” She winced as a heavy fist struck the wooden counter.
Turning, Aymara faced Borsley Fisher. That was no surprise. He’d been complaining loudly the past few nights, even when nobody but his vow-mate seemed to listen. His enormous fist, idle now that his fishing boat had been annihilated by the powerful waves, was on the counter.
“Where’s my food?” he snarled.
“We’re getting ready to serve it.” She looked past him to the others. A frisson of fear ran icy fingers down her back. Desperation distorted every face, whether male or female, whether a child’s or an oldster’s. Food sources had become depleted since the Emperor’s death and the marketplace had been abandoned. She still had some supplies, so most of the villagers depended on the tavern for their meals.
“No, I mean where’s my food?” he shouted as he rubbed his hand under his nose that had been on the losing side of too many fights.
“I don’t understand.”
“You have food. You always have food.” He glanced behind him, and the others nodded. “How’s that possible?”
Aymara folded one arm on the counter and leaned forward. She slipped her fingers under her jacket to touch the dagger she wore next to a pouch of herbs in the waistband of her trousers. She’d never thought she’d have to use a blade to defend the tavern.
“You know the answer,” she said quietly. “We’ve got grain because of what we bought to make ale for the next sun-rev.”
“But you’ve got more than grain. You’ve got vegetables and meat.”

Her fingers tightened on the haft of the knife when she saw more people entering the tavern. She knew each one, for she had grown up with them. Every face was familiar from Trellor Forge the smith to Bija Riser the baker. For generations, they’d lived peacefully, trading with one another. Then the Emperor had reached his end, and nothing was as it should be.
“There’s only a little left,” she said, “and I’m sharing what I have with you.”
“For a price.”
“Only so we may get wood and candles to light the tavern. You don’t want to eat in the darkness.”
“It’s always dark now. We’ve gotten used to it.” He clamped his hand over hers, pinning it to the counter. “I smell meat cooking. Where did you get meat?”
“You know Memshi hunts for me.” She tried to look past him. Where was the great cat that had sent Hakken to alert her?
“In our fields?”
Aymara yanked her arm from beneath his hand. “By Zadini’s first breath! You know I’ve always forbidden Memshi to hunt in your fields. Why do you think I’d send her now? She hunts in the forest.”
“But there’s no more game in the forest!” a man yelled.
“Memshi is a better hunter than any of us.”
“So you sent her to finish off the last of the wild beasts?” demanded Borsley. “Even though you knew the rest of us depend on what we can find in the forest, too.”

She stared at him. First, he accused her of letting her great cat hunt in the village fields. Now he was blaming her because he was unable to find game. She looked around the room again. Cold clamped over her shoulder blades, making it nearly impossible to draw a breath, for the others were nodding in agreement.
Had the darkness driven everyone mad? What had she heard someone call it? Moons-sickness? She’d laughed upon hearing that, because there was nothing in moonslight to make someone mad. But she often felt as if something crawled beneath her skin, keeping her awake at night and on edge during the day. Did everyone feel that? Were they having a hard time drawing each breath as if the unending night was crushing them?
“Memshi has hunted in the forest for as long as I’ve had her,” Aymara said. “I haven’t asked her to hunt anywhere else.”
“Why should you?” he bellowed. “You have plenty to eat.”
She wanted to laugh and to cry. He was wrong. There wasn’t plenty in the larder and the cellars. The supplies were dwindling with each passing meal, but she was trying to stretch what remained. Not that it mattered because one night soon, there’d be no more food.
“Here,” she heard from behind her.
She took the bowl Dester gave her. In the bowl was stew from the big pot on the cooking hearth.
“Thank you,” she murmured. She set the bowl on the counter. “Here’s your meal, Borsley. If you want ale, there’s an open keg in the corner. Usual price.”
He lifted the bowl and sniffed. “It smells like rot.”
“We don’t cook rotten meat. We could get sick.”
“It smells like rot.”
She shook her head. “That’s impossible!”
“Smell it for yourself.”

Aymara ducked as he tried to shove the bowl into her face. Stew splattered on the wall behind her and sizzled on the cooking hearth. Dester wiped hot gravy off his arm as he pulled Gretti toward the storage room. Hakken looked from them to Aymara, uncertain what to do. She motioned for him to go into the storage room. He’d be safe there, or so she hoped.
“Are you out of your mind, Borsley?” she cried. “We cannot waste food now. We don’t have that much left.”
He grabbed her. “Where’s the rest of the food?”
“In the pot.”
“No, I mean the rest of the food!”
She was not quick enough to avoid his fist. It hit her cheek, and she reeled backward. Her foot slipped on gravy. She fell onto the hearth. Pain thudded through her, then congealed where he’d struck her. The room receded into blackness. She longed to lean her head on her knees as nausea swirled through her.
Hakken rushed to her, crying in terror.
She put her arm around him. She had to make sure no one hurt him or the tavern or her lineage. It was her tavern, a legacy from her family. She could not wallow in her pain. She bounced to her feet. Her eyes refused to focus, but she had to act.
Borsley vaulted over the counter, screaming about food. She stepped out of his way, and he struck the stone wall beside the hearth. He careened back, snorting like a wounded beast. Past him, others ran to get the food in the pot on the cooking hearth. She heard a scream and a crash as someone was knocked down. Nobody stopped to help. They just kept coming, trampling the person who had fallen.
A man shouted for them to stop. Dester? Someone else? She couldn’t tell. She heard a chair break, then a thump as a senseless body dropped onto a table. Pottery shattered, and people shrieked in terror. They weren’t, she realized, afraid of being hurt in the rush, but of being denied a meal.
“Give me my food!” Borsley tried to snatch the little boy from her.
Slashing upward with the knife, she sliced through his sleeve and into flesh. His howl of pain was lost beneath a savage roar.
Memshi!

The large cat leaped onto the wooden counter. It quivered beneath Memshi’s weight, for the cat’s head reached to Aymara’s shoulder when they stood side-by-side. Four yellow eyes fastened on Borsley, and the black stripes on her blue-gray fur bristled. Claws as long and wide as Aymara’s fingers dug into the wood. Memshi drew back her lips to reveal honed teeth. She surveyed the room slowly, and the people cowered. All four eyes converged again on Borsley, and the cat’s tongue swept along its teeth.
“No!” Borsley screamed, clutching his bleeding arm. “Call her off! Call her off!”
Aymara motioned to Memshi to stay where she was. The big cat turned her head again to affix each person with her fierce stare. The people backed away, now as eager to scatter as they had been to claim the food.
There were no other cats of Memshi’s size in the village. It was said such felines once lived in great numbers along the slopes of Wind Mountain, but Memshi was the only one of her kind Aymara had ever seen.
The smith Trellor Forge and his two assistants, who were no taller than Hakken, were the sole ones who didn’t cringe in terror. The smith jerked a man to his feet, sending him lurching toward a back corner. Beneath where the man had been were the remnants of a chair. Then Trellor walked toward the counter. He bent to assist an old woman up and sat her at a table. He pressed a cloth to her bloody forehead.
Aymara nodded her thanks to Trellor, then looked at Borsley. The man was trembling as the cat’s upper pair of eyes remained riveted on him while the lower set watched to make sure no one came closer.

“Go back around the counter.” Aymara pointed with the bloodied blade. “Wait there until everyone else gets their share of food.” As he started to obey, she added in same snarling tone he’d used, “If you touch Hakken or me or anyone else in the tavern again, tonight will be your last meal here.”
Borsley’s face became gray, and the room silent. Her threat meant starvation. Shuffling around the counter, he sat at the longest table. His vow-mate glared at Aymara, then bent and tore a piece of fabric from her jacket to wrap around his arm.
Aymara whispered, “Thank you, Memshi.”
The cat made a sound deep in her throat and bounded back to the floor with a surprisingly light thump. The people waiting for food gave her a wide berth as, with tail swishing in anger, she left the tavern’s main room.
“Are you all right, Aymara?” asked Hakken, his voice frantic. “That man hit you. He shouldn’t have hit you.”
“It’s all right, and I’m all right.” She tousled his hair, hoping he didn’t see how her fingers shook.
“You aren’t all right. You’re hurt, Aymara.”
She should have known better than to try to lie to the boy. He always knew when she was being false. Trying to smile, and then wincing as the motion ached across her skull, she said, “I will be all right. Now I need to serve the meal.”
Dester crept out of the storeroom when she called, but Gretti didn’t reappear. Sending Hakken to sit with Gretti on the excuse that the pregnant woman might need something, Aymara silently took the bowls Dester filled. Her fingers quivered as she handed them to her hungry neighbors, but no one seemed to notice. They were too eager to get their share of tonight’s food. The whispered panic faded into relief, then contentment as the people began to eat. Even Borsley and his vow-mate thanked her when she held out bowls to them.

“You’re generous to offer him another serving.” Trellor the smith took two bowls and handed them to the short men who worked with him. Unlike their thick beards which were singed by sparks off the forge, he was clean-shaven.
Taking their share to the warming hearth, the two short men walked one behind the other as they always did. Metal studs decorated their belts and on bands covering each wrist. The lineage rings they wore on the smallest fingers of their right hands were wider than Trellor’s.
“In spite of what some people believe, I don’t intend to let anyone starve as long as there’s food.” She smiled sadly. “Even though I don’t think starving together is any better a future than starving one at a time.”
He picked up another bowl in his broad hands which were rough from work at his smithy. They were stained as black as his hair, but his roughly sculptured face was clean. Like his assistants, beneath his jacket, he wore a leather jerkin and trousers. His dark green eyes flashed with remnants of fury, reminding her of Memshi’s.
“That’s a grim thought,” he said as he turned to join the others.
“It’s the truth.”
He faced her again. “I’m not ready to lie down and die yet.”
“Neither was Borsley.”
“Unlike him, I know better than to waste my stew by throwing it in your face.” He frowned. “You should put something cold on that cheek. It’s going to bruise.”
She arched a brow, then wished she hadn’t when the motion tugged at her cheek. “Maybe I’ll bruise, but he’s going to scar.”
Trellor chuckled and went to join his assistants.

When Dester handed her a bowl for Hakken, who skipped out of the storage room, she set the little boy on the edge of the hearth to eat.
“It becomes worse every night, Dester.” She folded her arms, wishing her hands would stop shaking. She glanced at the open front door edged on either side by two narrow windows. “I’m surprised we even know when night is any longer.”
“It’ll be better when the new emperor sets the sky in motion again.” He’d worked in the tavern almost as long as Aymara had, and he always looked–even now–on the bright side. She wished she had his simple faith.
“But where will the new emperor come from?” demanded his vow-mate as she came to stand near the hearth. “The sky?”
“You know what the wizard-sages say, Gretti. The new emperor will come on wings to watch over us.”
“But how can anyone come through the sky when it’s frozen?”
Dester shrugged. “The Emperor wouldn’t leave us without someone to take his place.”
“You’re listening to wishful thinking. If there’d been someone to become the new emperor, don’t you think the title would have been claimed by now?”
“Maybe he can’t.”
“Or chooses not to.”
“Can one choose not to become the emperor?” Dester’s brow furrowed.
Aymara, aware of Hakken eavesdropping, intruded to say, “Here come more villagers. We’ll need some more stew. Dester, will you get another handful of blue tubers?”
“There aren’t any more,” he said, his smile wavering. Even his optimism was being tested now.
“Then get some red ones.”
“Let me help,” Hakken offered.
She bent and kissed the child’s pudgy cheek. “Thank you, Hakken.” She lowered her voice. “Be careful when you walk up and down the stairs.”
“I always am.” He skipped away to follow Dester down into the cellars.

Straightening, Aymara released the sigh battering her lips. She’d learned how difficult it was for a child with wings to walk down a stairwell. He couldn’t fly back up, because his stunted wings weren’t strong enough.
She’d tried to ignore his wings since she’d discovered them that first morning in the tavern. The great being that had served as the Emperor was said to have had wings. She’d heard them described as majestic and awe-inspiring, wings even more powerful than those of Lady Jacey’s firebirds. Hakken’s wings were nothing like that, for his were as lacy and fragile as an insect’s, but no one else in the village had wings.
If there was someone chosen to become the new emperor, don’t you think that person would have claimed the title by now?
Maybe he can’t.
Dester and Gretti’s words echoed in her head. Hakken had wings and abilities no other child had. Could he be the one expected to claim the title? When she’d found him outside the tavern, he could have been on his way to the Emperor’s Celestial Palace at Nadux beyond Fire Mountain. The high pass between Lord Zahe’s Wind Mountain and Lady Jacey’s Fire Mountain was visible from the village. The little boy had been disoriented and not known his name, so she’d often wondered if he’d seen something so horrible that it’d stolen his memory. She knew about appalling things–from when everyone in her family had died from their wounds within hours of each other.
“We need more ground meal for the stew,” Gretti said.
Aymara shook off the thoughts she’d tried without much luck to push to the back of her mind since the moons had halted. “I’ll get it. How much?”
“This much.” She took a tankard from the mantel. “If there’s still that much left.”
“I think there is.”
Gretti smiled. “That’s the best tidings I’ve heard in days.”
With the tankard, Aymara went to the larder. She paused in the doorway to look back. The villagers were talking calmly beneath the smoke-stained rafters. They were so scared. She was, too, and she was glad she could give them some comfort. She wished she could offer herself some of the same.
She looked toward the door, hopeful. Maybe, just maybe, the moons were moving, and the endless night was about to be expelled by the dawn.
Beyond the door, the moons were immobile.
It was another red night.
 


Prologo

"Tutto è pronto."
L'anziano uomo sollevò la testa e annuì. Per cinquanta generazioni, mentre egli portava la pace nel suo mondo devastato, aveva saputo che sarebbe arrivato questo momento. Per cinquanta generazioni, mentre guardava il suo popolo fiorire nell'assaporare le arti e nell'apprezzarsi l'un l'altro, aveva saputo cosa avrebbe dovuto fare quando quest'ora sarebbe giunta. Per cinquanta generazioni, mentre teneva sotto controllo coloro che una volta erano stati i capi e che avrebbero sacrificato ogni cosa per tornare ad esserlo, aveva saputo che in quest'ora egli avrebbe avuto dei rimpianti. C'era ancora così tanto da fare. Erano stati commessi così tanti errori. Era qualcosa che solo lui sapeva. Gli altri lo veneravano, lo credevano onnipotente. E lo era.
Ma aveva anche fallito.
Il bambino non c'era. Questo momento non avrebbe dovuto giungere senza l'arrivo del bambino accanto a lui. Il messaggero che aveva mandato a prendere il bambino non era ritornato. Il guardiano che aveva messo a guardia del bambino non aveva capito l'importanza di quest'ora.
Si alzò in piedi.

Niente, nemmeno la speranza che ci fosse ancora un'occasione di successo, poteva rimandare questo momento. Alzò lo sguardo alle due lune che andavano avvicinandosi sempre di più nel cielo della notte. L'ora finale sarebbe arrivata quando le due lune sarebbero sembrate una cosa sola, così come lui e il bambino avrebbero dovuto essere, se il bambino fosse stato lì. Avrebbe toccato il viso del bambino con le mani gentili di un insegnante, e il bambino avrebbe appreso il suo destino e il suo dovere.
Ora la sua eredità sarebbe stata una resurrezione dell'ignoranza, una futile distruzione e morte mentre il popolo sarebbe stato risucchiato in quello che chiamavano l'Altro Tempo.
Il suo servitore seguì i suoi passi mentre camminava attraverso la sua stanza preferita nel palazzo. Le pareti dorate accoglievano il sole ogni mattino, e il pavimento liscio e scintillante abbracciava la luce della luna. Tutto ciò che aveva potuto desiderare gli era stato fornito. Nulla gli era stato negato... fino ad ora. Che ironia che il suo bisogno più pressante non fosse stato appagato.
Uscì nella notte. Il suo servitore non parlò, poiché nessuno parlava in sua presenza senza permesso. Desiderò che quella regola non fosse mai stata fissata. Ma le regole erano ciò che guidava il mondo così come avevano fatto da quando la vita era stata creata da Indazi e da sua moglie Zadini, gli dei che avevano generato la terra, il mare e i cieli.
L'aria della notte era odorosa di fiori, ma il fumo copriva il loro profumo. Le lune si stavano sfiorando, ma non erano ancora diventate una cosa sola. Lanciò un'occhiata verso la strada che portava attraverso le montagne nel luogo dove il bambino avrebbe dovuto trovarsi. Era possibile che il messaggero fosse stato vittima di un agguato e trucidato dalla spada di un signore geloso dei poteri dell'imperatore? Era possibile che il bambino fosse stato scoperto e ucciso? Nessuno avrebbe osato portargli tali orribili notizie a quest'ora.

Il rullio dei tamburi era fioco, ma poteva capirne il significato dal ritmo. Era stato lui ad insegnare ai primi suonatori di tamburo il loro linguaggio, così come aveva trovato i primi telepatici e aveva insegnato loro a comunicare con la mente. Insieme a loro, aveva riunito il mondo in una pace come non ne avevano mai conosciuta... o come non ne avrebbero mai più conosciuta.
Sospirò sentendo i tamburi suonare la chiamata in battaglia. In qualche modo, qualcuno al di là di quelle mura aveva appreso l'ora esatta della sua morte. Prima ancora del suo ultimo respiro, la distruzione di tutto ciò che aveva costruito e protetto stava iniziando.
"Bambino mio," bisbigliò camminando verso la pira che lo attendeva. Le fiamme lambivano le lune, attirandole più vicine. Il fuoco bramava forse di banchettare con le sue vecchie ossa? O era forse desideroso di carni più giovani? Mentre ascoltava i tamburi ripetere il loro messaggio di morte, seppe che il fuoco ne avrebbe distrutte molte.
"Bambino mio," sussurrò di nuovo. Si volse verso il servo. Alzando la voce disse, "Sei congedato."
Il servitore fece un profondo inchino, e si allontanò.
Il vecchio guardò al cielo. Una luna era quasi scomparsa dietro l'altra. Non doveva indugiare oltre. Ma lo fece, mentre volgeva di nuovo lo sguardo verso le montagne e immaginava la morte accingersi a scendere lungo i crinali e le valli fino a raggiungere il mare. Voleva fermarla. Avrebbe potuto fermarla. Una sola parola era tutto ciò di cui aveva bisogno, ma la parola si dissolse nella sua mente nel momento in cui le lune divennero una.
Andò verso il fuoco dicendo, "Bambino mio, perdonami."
E, mentre una luna svaniva dietro l'altra, si consegnò alle fiamme.


Capitolo Uno

Era una notte rossa. Il cielo era infiammato dalla luce rossa delle lune gemelle durante l'eclisse. Un'eclisse eterna, perchè le lune si erano immobilizzate nel cielo. Il sole non sorgeva. La pioggia non cadeva. Tutto era rimasto come si trovava nel momento in cui l'Imperatore era morto.
Aymara la Custode alzò lo sguardo al cielo così come faceva ogni volta che usciva dalla taverna. Niente cambiava. Continuava a sperare, ma temeva che nulla sarebbe mai più cambiato. Ad ora, le lune avrebbero dovuto aver completato diversi cicli attorno a Thoslon, divenendo piccole e poi ingrandendosi di nuovo, avvicinandosi l'una all'altra prima di allontanarsi nuovamente. Quando erano una di fronte all'altra nel cielo notturno, il loro debole fuoco bianco avrebbe dovuto illuminare la schiuma schizzata sulla scogliera dalle onde che si rincorrevano al comando delle lune.
Ora le onde danzavano da sole, ma il loro movimento era diventato selvaggio come quello del grande drago del mare che viveva sotto di esse. Nemmeno l'anziano più vecchio del villaggio poteva ricordare le onde alzarsi così in alto o infrangersi così forte contro le rocce. Non c'era brezza che soffiasse via l'acqua, spruzzandola nell'aria, da quando le lune si erano fermate nel cielo. Coloro che appartenevano alla categoria dei pescatori non osavano più salpare in quel mare impazzito. Anche se avessero voluto provare, era troppo tardi. Le loro navi erano state ridotte in pezzi contro le strette, desolate spiagge alla base della scogliera. Ogni giorno, le onde si riversavano sempre più vicine al villaggio. C'era chi diceva che le onde si sarebbero calmate prima di raggiungere le mura della città.

Aymara avrebbe voluto esserne altrettanto certa. Da quanto ricordava, si era sentita sicura dietro le mura che circondavano il gruppo di casette sopra la scogliera. Giardini e scale collegavano gruppi di case di pietra. Ogni gruppo apparteneva a un clan. Ogni gruppo si espandeva dalle mura man mano che i membri nascevano, si univano con i loro compagni di vita, e necessitavano di spazio loro.
La sua taverna era separata perchè il numero dei Custodi del villaggio non era mai stato grande. Era così che funzionava il sistema dei Custodi.
Aymara si appoggiò alla fredda parete di pietra della taverna. Da quando il sole era tramontato l'ultima volta, l'aria diventava sempre più fredda. Avrebbero dovuto trovarsi in quel momento nella stagione calda, ma non era arrivata. Avevano legna per i fuochi, ma per quanto sarebbe bastata? Nessun nuovo albero sarebbe nato senza la luce del sole e senza pioggia. Le erbe che aveva piantato stavano morendo nel terreno arido. Gli alberi avevano perso le foglie, e anche i sempreverdi stavano diventando rossastri come il cielo.
E nessuno sapeva quando le lune avrebbero ripreso a muoversi.
O se.
Perchè le era accaduto di nascere in questo tempo maledetto? Per un millennio, le stagioni si erano avvicendate in perfetto ordine mentre il sole si alzava e tramontava, le lune brillavano nel cielo durante il loro percorso, e le maree si alzavano e calavano secondo un disegno prefissato dall'Imperatore. Ora l'Imperatore era morto e Thoslon era condannato.
Un bagliore attirò la sua attenzione, e Aymara guardò verso le montagne che formavano un arco da orizzonte a orizzonte, toccando il mare ad entrambe le estremità. C'erano quattro montagne. Su ognuna di esse, c’era un Signore della Guerra che tramava per prendere il sopravvento sugli altri ora che non c'era più l'Imperatore a impedir loro di ridurre in schiavitù il resto di Thoslon. Il lampo proveniva dalla Montagna del Fuoco, dove Lady Jacey e i suoi uccelli di fuoco aspettavano l'occasione di sconfiggere gli altri Signori.
"E cosa conquisterete? Un mondo in rovina?" chiese Aymara scostandosi dalla parete. Fino a quando non ci fosse stato un altro Imperatore, niente avrebbe potuto cambiare.

Si bisbigliava che vi fosse un erede - Colui da Seguire - che sarebbe asceso al trono di Imperatore e che avrebbe guidato il cielo. Nessuno sapeva dove potesse essere Colui da Seguire, o quando il prescelto si sarebbe fatto avanti. Ma anche i bambini sapevano che i Signori della Guerra avevano intenzione di impedire a Colui da Seguire di reclamare il titolo di Imperatore, poiché ciò avrebbe infranto le loro speranze di governare il mondo.
I Signori della Guerra non erano però i soli a voler assicurarsi che non vi fosse un altro imperatore. Ciò la sconvolgeva ancora di più. Alcune persone che avrebbero dovuto mostrare intelligenza desideravano il ritorno dell' Altro Tempo, l'epoca che aveva preceduto l'arrivo dell'Imperatore a Thoslon e la pace che aveva portato. Imponendo la propria volontà su di loro, come asserivano quelle persone. Niente - neppure la pace - valeva così tanto da accettare di sottomettersi all'Imperatore.
Non aveva mai creduto che sarebbe venuto il tempo in cui avrebbe invidiato le morti del resto della sua famiglia. Un attacco di gigantesche testuggini al villaggio, inviate da Lady Gimar nel tentativo di strappare la terra a Lady Jacey, aveva provocato molti morti, inclusi i suoi genitori e gli altri suoi parenti più vecchi. Con l'aiuto dei due membri sopravvissuti della sua famiglia, aveva continuato a tenere la taverna aperta, così come era stato sempre loro compito.
"Sei qui fuori, Aymara?" la chiamò una voce amata.
"Sono qui, Hakken." si inginocchiò mentre il bambino le andava incontro. Con un sorriso, gli sistemò la giacca. Come per tutti i maschi, la giacca di Hakken era fatta di un singolo pezzo di tessuto, per imparare a realizzarlo c'era voluto ben più di un ciclo solare. Solo le donne indossavano giacche cucite. I suoi calzoni semplici erano fatti di una stoffa più pesante di quelli di lei, e indossava delle basse pantofole. Quando sarebbe cresciuto, avrebbe indossato gli stivali al ginocchio come tutti gli uomini.
Se avesse avuto l'occasione di crescere...

"Fa freddo," annunciò Hakken, i cui tremiti gli facevano cadere i capelli neri sugli occhi scuri. Nel chiarore delle lune, la sua faccia sembrava pallida, ma Aymara sapeva che le sue guance erano rosse per il freddo. "Non verrà mai più il caldo?"
"Sì che verrà." gli sorrise, così da non tradire la sua incertezza.
"Quando ci sarà un nuovo imperatore," disse il bambino con la sicurezza dei suoi pochi cicli solari. Immaginava che ne fossero passati circa sei dalla sua nascita.
"Sì, quando ci sarà un nuovo imperatore."
"Trellor dice che non ce ne sarà un altro."
Lei nascose il cipiglio. Trellor il Fabbro sapeva bene che non si parlava di certe cose di fronte a un bambino. Come tutti gli altri al villaggio, Aymara conosceva Trellor da quando aveva l'età di Hakken. Di solito pensava a lungo prima di dar voce ai propri pensieri.
Sforzandosi di mantenere il sorriso, gli disse, "Io spero che ce ne sarà uno."
"Deve esserci, o niente sarà più lo stesso."
Aymara si inumidì le labbra. Aveva voglia di chiedergli se stava ripetendo quello che aveva sentito dire agli altri nella taverna. Hakken aveva capacità che nessun altro bambino possedeva. Lo aveva udito parlare con gli animali e gli uccelli fin da quando lo aveva trovato abbandonato sulla porta della taverna. All'inizio, quando le raccontava quello che gli animali e gli uccelli gli rispondevano, pensava si trattasse di un gioco. Poi si era resa conto che le sue predizioni sul tempo e sul mare si avveravano sempre. Non erano solo le creature selvatiche. Hakken poteva in certe occasioni cogliere i pensieri di un’altra persona come se questa gli avesse parlato.
Aymara aveva imparato a credere alle impressioni del bambino, una volta epurate dalle sue fantasie infantili, ma gli aveva raccomandato di non rivelare a nessun altro di avere queste capacità. Sapeva come sarebbero state recepite queste differenze nel loro piccolo villaggio. Colui che nasceva in un clan doveva possedere unicamente i talenti di quella clan. I Custodi non erano conoscitori della magia.

"Memshi ti vuole," disse bruscamente Hakken, mostrando di non essersi accorto del suo disagio.
"Perchè?"
"Non l'ha detto."
Aymara prese il bambino per mano e lo accompagnò alla porta. Sfiorò con le dita lo scacciaspiriti che di solito risuonava dolcemente alla brezza marina. Il suono tintinnante delle piccole zucche verdi svuotate avrebbe saputo convincere il vento a tornare?
Mentre diceva a se stessa di non essere ridicola, aprì la porta. La taverna era alta due piani e fatta di pietra. A differenza di altre costruzioni nel villaggio, aveva un tetto di pietra invece che di legno. Non era sicura del perché. Ne aveva chiesto la ragione quando era più giovane, ma nessuno le aveva saputo darle una risposta, che non fosse che il tetto della taverna era sempre stato di pietra. Si chinò sotto la bassa porta, facendo attenzione a non urtare l'insegna del suo clan che vi era stata appesa. L’emblema ricamato identificava i suoi avi per una dozzina di generazioni. Si corrucciò. Hakken sarebbe stato presto abbastanza grande da indossare l’anello del clan, come ogni uomo al villaggio. Presto avrebbe dovuto decidere cosa incidervi sopra.
Cosa si metteva sull’anello del clan nel caso di un trovatello? Nessuno aveva visto chi lo aveva abbandonato. Lei lo aveva semplicemente trovato lì una mattina, ad aspettarla, quando aveva aperto la porta per accogliere i suoi clienti. Lo aveva portato dentro, l’aveva lavato, e gli aveva dato una casa. Anche se aveva lo stesso nome di suo padre, non apparteneva alla sua famiglia. Ma che importanza aveva un anello se le lune rimanevano ferme e il sole non sorgeva e il mare percuoteva la costa senza sosta?
Profumi familiari e confortanti l'attirarono attraverso lo stretto corridoio verso la principale stanza pubblica e i suoi due grandi camini. Uno riscaldava i tavoli dove i clienti mangiavano. L'altro era posizionato dietro il banco dove lei serviva il cibo. Erano stati accesi così tanti fuochi nei camini che il forte odore di torba bruciata impregnava ogni pietra e ogni legno. Le erbe da cuocere scarseggiavano, ma le pareti trattenevano gli odori, sia quelli dolci che quelli pungenti. Il pavimento di pietra sotto le sue pantofole era stato levigato dal calpestio di molti piedi.
Ogni centimetro della taverna racchiudeva la sua storia come un'insegna di clan.
Non appena entrò nella sala principale, capì perchè Memshi aveva mandato Hakken a chiamarla. Le voci si levavano fino alle travi del basso soffitto mentre più di una dozzina di persone circondavano il banco dove i suoi due lavoranti stavano tentando di mantenere l'ordine. Gli avventori si stavano spintonando nello sforzo di avvicinarsi al banco. L'odore della paura copriva ogni altro odore.

Facendosi largo a spintoni tra la folla, facendo attenzione a non lasciare la mano di Hakken mentre si infilava tra persone decise a non spostarsi, raggiunse il banco.
Diede un colpetto sul braccio della cameriera bionda Gretti, e fece un sorriso forzato a Dester, che era il compagno di Gretti. I due aiutavano in così tanti modi, ma erano intimiditi dalla rabbia che ribolliva tra gli abitanti del villaggio. La rabbia non era rivolta a loro, ma al cielo immobile e al loro futuro senza speranza.
O almeno la rabbia non era mai stata diretta verso di loro prima di quella sera, Aymara si corresse. Guardando le persone che affollavano il banco, si chiese se ciò fosse cambiato. Che ironia. La sola cosa che pensavo non sarebbe mai cambiata può esserlo, mentre il cielo rimane fermo.
"Perchè sono tutti scontenti? Non c'era abbastanza cibo stasera? " chiese Aymara sotto le voci stridule.
"Vogliono risposte," disse Gretti, le dita distese contro il suo ventre dilatato, dove il suo bambino attendeva di nascere. Sarebbe stato presto.
"Risposte? Su cosa?" sobbalzò quando un pesante pugno colpì il bancone di legno.
Voltandosi, Aymara si trovò di fronte Borsley il Pescatore. Non ne fu sorpresa. Aveva passato le ultime notti a lamentarsi a voce alta, anche quando nessuno tranne la sua compagna sembrava ascoltarlo. Il suo enorme pugno, inattivo ora che la sua barca da pesca era stata distrutta dalla potenza delle onde, era fermo sul bancone.
"Dov'è il mio cibo?" ringhiò.
"Stiamo per servirlo." Aymara guardò agli altri dietro di lui. Un brivido di paura le scese gelido lungo la schiena. Ogni faccia era stravolta dalla disperazione, quelle di donne e uomini, di bambini e vecchi. Dalla morte dell'Imperatore le risorse di cibo erano andate via via esaurendosi e la piazza del mercato era deserta. Lei aveva ancora delle provviste, così molti degli abitanti del villaggio dipendevano dalla taverna per i loro pasti.
"No, voglio dire, dov'è il mio cibo?" egli gridò strofinandosi la mano sotto quel naso che aveva avuto la peggio in troppe risse.
"Non capisco."
"Voi avete il cibo. Voi avete sempre del cibo." si lanciò un'occhiata alle spalle, e gli altri annuirono. "Come è possibile?"
Aymara piegò un braccio sul banco e si chinò in avanti. Fece scivolare le dita sotto la giacca toccando il pugnale che portava accanto alla borsa delle erbe appeso alla cinta dei calzoni. Non aveva mai pensato di dover usare una spada per difendere la taverna.
"Tu conosci la risposta," disse calma. "Se abbiamo ancora grano è perchè ne avevamo acquistato per fare la birra, per il prossimo ciclo solare."
"Ma voi avete più del grano. Avete verdura e carne."

Le sue dita strinsero il manico del coltello quando vide altre persone entrare nella taverna. Conosceva ciascuna di esse, perchè era cresciuta con loro. Ogni faccia era famigliare da Trellor Forge il fabbro a Bija Riser il panettiere. Per generazioni, avevano vissuto in pace, commerciando gli uni con gli altri. Poi l'Imperatore aveva raggiunto la sua fine, e niente era come doveva essere.
"Ne è rimasto ancora poco," disse, "e sto dividendo quello che ho con voi."
"Ma lo fate pagare."
"Solo perchè così possiamo comprare legno e candele per illuminare la taverna. Alla gente non va di mangiare al buio."
"E' sempre buio ora. Ci siamo abituati." calò la mano sulla sua, bloccandola contro il banco. "Sento odore di carne che cuoce. Dove prendete la carne?"
"Tu sai che Memshi caccia per me." Aymara tentò di guardare dietro di lui. Dov'era il grande gatto che aveva mandato Hakken ad avvisarla?
"Nei nostri campi?"
Aymara liberò il braccio da sotto la sua mano. "Per il respiro di Zadini! Sai che ho sempre proibito a Memshi di cacciare nei vostri campi. Perchè ora pensi che sia diverso? Va a caccia nella foresta."
"Ma non c'è più selvaggina nella foresta!" gridò un uomo.
"Memshi è un cacciatore migliore di tutti noi."
"Così la mandi ad uccidere quel che rimane delle bestie selvatiche?" chiese Borsley. "Anche se sai che anche noi pure viviamo con quello che troviamo nella foresta."

Lei lo fissò. Prima, l'accusava di lasciare il grande gatto cacciare nei campi del villaggio. Ora la rimproverava perchè lui non era capace di trovare selvaggina. Aymara guardò di nuovo nella stanza. Sentiva il gelo invaderle la schiena, rendendole quasi impossibile respirare, perchè gli altri stavano annuendo d'accordo con lui.
Che il buio li avesse fatti tutti impazzire? Come aveva sentito chiamarlo da qualcuno? Pazzia delle lune? Aveva riso sentendolo, perchè non c'era nulla nel chiarore delle lune che potesse far perdere la ragione. Ma spesso si sentiva come se qualcosa si insinuasse sotto la pelle, tenendola sveglia la notte e nervosa durante il giorno. Avevano anche gli altri le sue stesse sensazioni? Avevano difficoltà a prendere ogni respiro come se la notte senza fine stesse per schiacciarli?
"Memshi ha sempre cacciato nella foresta fin da quando ce l'ho," disse Aymara. "Non le ho chiesto di cacciare in nessun altro luogo."
"Perchè dovresti?" gridò. "Hai un sacco di roba da mangiare."
Aymara voleva ridere e piangere. L’uomo si sbagliava. Non c'era rimasto granché nella cantina e nella dispensa. Le provviste stavano riducendosi ad ogni pasto, ma stava tentando di far bastare quello che rimaneva. Non che avesse importanza dal momento che presto, non ci sarebbe più stato cibo.
"Qui," udì dietro di sé.
Prese la scodella che Dester le porgeva. Nella scodella c'era un po’ dello stufato cotto nella grossa pentola nel camino.
"Grazie," mormorò. Mise la scodella sul banco. "Ecco il tuo pasto, Borsley. Se vuoi della birra, c'è un fusto aperto nell'angolo. Al solito prezzo."
Egli alzò la scodella e annusò. "Puzza di marcio."
"Noi non cuciniamo carne marcia. Potremmo stare male."
"Puzza di marcio."
Aymara scosse il capo. "E' impossibile!"
"Annusa tu stessa."

Aymara lo scansò mentre tentava di spingerle la scodella in faccia. Lo stufato schizzò nella parete dietro di lei e sfrigolò sul camino. Dester si tolse il grano bollente dal braccio mentre tirava Gretti verso il magazzino. Hakken fece passare lo sguardo da loro ad Aymara, incerto su cosa fare. Lei gli fece cenno di andare nel magazzino.
Là sarebbe stato in salvo, o almeno così sperava.
"Sei fuori di testa, Borsley?" gridò. "Non possiamo sprecare cibo in questo momento. Non ce ne resta molto."
Lui la afferrò. "Dov'è il resto del cibo?"
"Nella pentola."
"No, intendo il resto del cibo!"
Aymara non fu veloce abbastanza da evitare il suo pugno. La colpì sulla guancia, facendola barcollare indietro. Scivolò col piede sul sugo. Cadde contro il camino. Una fitta di dolore la attraversò, poi si congelò nel punto dove l'aveva colpita. La stanza si fece buia. Desiderò abbassare la testa sulle ginocchia mentre la nausea l'invadeva.
Hakken corse da lei, gridando di paura.
Lo circondò con un braccio. Doveva assicurarsi che nessuno facesse del male a lui, o alla taverna, o alla sua famiglia. Era la sua taverna, l'eredità della sua famiglia. Non poteva impantanarsi nel dolore. Balzò in piedi. I suoi occhi rifiutavano di mettere a fuoco, ma doveva agire.
Borsley saltò oltre il banco, gridando qualcosa sul cibo. Lei si spostò dalla sua traiettoria, ed egli colpì la parete di pietra accanto al camino. Indietreggiò, soffiando come una bestia ferita. Dietro di lui, gli altri corsero a prendere il cibo dalla pentola sul fuoco. Aymara udì un grido e uno schianto mentre qualcuno veniva buttato in terra. Nessuno si fermò ad aiutare. Continuarono a farsi avanti, pestando colui che era caduto.
Un uomo gridò loro di fermarsi. Dester? Qualcun altro? Non poteva dirlo. Udì una sedia rompersi, poi un colpo mentre un corpo privo di sensi cadeva su un tavolo.
Si ruppero i piatti, la gente gridò terrorizzata. Non temevano, si rese conto, di venire feriti nel caos, ma che gli venisse negato il pasto.
"Dammi il mio cibo!" Borsley tentò di strapparle il bambino.
Vibrando il coltello in alto, Aymara tagliò attraverso la manica e affondò nella carne. Il grido di dolore di Borsley si perse sotto un ruggito selvaggio.
Memshi!

Il grande gatto saltò sul bancone di legno. Esso tremò sotto il peso di Memshi, poichè la testa del gatto raggiungeva la spalla di Aymara quando erano in piedi l'una accanto all'altra. Quattro occhi gialli si fissarono su Borsley, e le strisce nere sul suo manto grigio-azzurro si arruffarono. Artigli spessi e lunghi come le dita di Aymara si piantarono nel legno. Memshi arricciò le labbra rivelando zanne affilate. Osservò lentamente la stanza, e la gente rannicchiata a terra. Tutti e quattro gli occhi tornarono a convergere su Borsley, e il gatto si passò la lingua sui denti.
"No!" strillò Borsley, premendo sul braccio sanguinante. "Richiamala! Richiamala!"
Aymara fece cenno a Memshi di restare dov'era. Il grande gatto voltò di nuovo la testa fissando il suo sguardo fiero su ciascuno dei presenti. La gente indietreggiò, ora impazienti di scappare tanto quanto prima lo erano stati di prendersi il cibo.
Non c'era un altro gatto al villaggio della stazza di Memshi. Si diceva che simili felini una volta vivessero numerosi lungo i fianchi delle Montagne del Vento, ma Memshi era la sola della sua razza che Aymara avesse mai visto.
Trellor il Fabbro e i suoi due assistenti, che non erano più alti di Hakken, erano i soli che non tremavano di terrore. Il fabbro tirò un uomo in piedi, mandandolo a barcollare verso un angolo. Sotto dov’era stato steso l’uomo c’erano i resti di una sedia. Quindi Trellor avanzò verso il bancone. Si chinò ad aiutare una donna anziana ad alzarsi e a farla sedere ad uno dei tavoli. Le premette uno straccio sulla fronte insanguinata.
Aymara fece un cenno di ringraziamento a Trellor, poi guardò Borsley. L'uomo tremava mentre il gatto teneva fissi su di lui gli occhi superiori, e con quelli inferiori controllava che nessuno si avvicinasse.

"Torna davanti al bancone." Aymara puntò il coltello sporco di sangue. "Aspetta là fino a che tutti gli altri hanno avuto la loro porzione di cibo." Quando egli fece per obbedire, aggiunse con lo stesso tono ringhiante che aveva usato lui, "Se tocchi ancora Hakken o me o chiunque altro in questa taverna, quello di questa notte sarà il tuo ultimo pasto qui."
La faccia di Borsley divenne grigia, e la stanza si fece silenziosa. La sua minaccia significava soffrire la fame. Trascinandosi attorno al banco, egli andò a sedersi alla tavola più lunga. La sua compagna lanciò un'occhiata ad Aymara, poi si piegò per strappare un pezzo di tessuto dalla propria giacca e glielo avvolse attorno al braccio.
"Grazie, Memshi." bisbigliò Aymara.
Il gatto produsse un profondo suono di gola e balzò a terra con un tonfo sorprendentemente leggero. La gente che aspettava il cibo le diede ampio spazio mentre lasciava la stanza agitando la coda con rabbia.
"Stai bene, Aymara?" chiese Hakken con voce terrorizzata. "Quell'uomo ti ha colpita. Non avrebbe dovuto colpirti."
"Va tutto bene, sto bene." gli scompigliò i capelli, sperando che vedesse come le tremavano le dita.
"Non stai bene. Sei ferita, Aymara."
Sapeva che non avrebbe dovuto mentire al bambino. Lui sapeva sempre quando non diceva la verità. Cercando di sorridere, e poi sussultando poichè il movimento le provava dolore alla testa, disse, "Starò bene tra poco. Ora bisogna servire il pasto."
Dester si affacciò fuori del magazzino quando lo chiamò, ma Gretti non riapparve. Dopo aver mandato Hakken a sedersi con Gretti con la scusa che la donna incinta potesse avere bisogno di qualcosa, Aymara prese silenziosamente le scodelle che Dester aveva riempito. Le sue dita tremavano nel porgerle ai suoi affamati vicini, ma nessuno sembrò accorgersene. Erano troppo desiderosi di avere il loro cibo. I sussurri di panico divennero dapprima di sollievo, poi di soddisfazione quando la gente iniziò a mangiare. Anche Borsley e la sua compagna la ringraziarono quando porse loro le scodelle.

"Sei generosa a servirgli una seconda volta da mangiare." Trellor il fabbro prese due scodelle e le passò ai due piccoli uomini che lavoravano con lui. A differenza delle loro folte barbe bruciacchiate dalle scintille della forgia, lui era sbarbato.
Nello spostarsi con le loro porzioni al caldo del camino, i due piccoli uomini camminarono uno dietro all'altro come facevano sempre. Borchie metalliche decoravano le loro cinture e le fasce e coprivano i loro polsi. Gli anelli del clan che indossavano al mignolo della mano destra erano più larghi di quello di Trellor.
"Nonostante quello che alcune persone credono, fino a che ci sarà del cibo non intendo lasciare che nessuno soffra la fame." sorrise tristemente. "Anche se non penso che soffrire la fame tutti insieme sia meglio che farlo uno alla volta."
Trellor prese un'altra scodella nelle sue grandi mani irruvidite dal lavoro alla forgia. Erano macchiate di nero come i suoi capelli, ma la sua faccia dai lineamenti rudemente scolpiti era pulita. Come i suoi assistenti, indossava sotto la giacca farsetto e pantaloni di pelle. I suoi occhi verdi lampeggiavano con ciò che rimaneva della sua furia, ricordandole quelli di Memshi.
"Che pensiero tetro," disse voltandosi per raggiungere gli altri.
"E' la verità"
Si volse nuovo verso di lei. "Non sono ancora pronto a sdraiarmi a terra e morire."
"Neppure Borsley."
"A differenza di lui, io non spreco il grano gettandotelo in faccia." si aggrondò. "Dovresti mettere qualcosa di freddo su quella guancia. Si sta formando un livido."
Aymara sollevò un sopracciglio, poi desiderò non averlo fatto poiché il movimento le tirò la guancia. "Forse a me si formerà un livido, ma a lui resterà una cicatrice."
Trellor ridacchiò e andò a raggiungere i suoi assistenti.

Quando Dester le porse la scodella per Hakken, che scappò fuori del magazzino, Aymara mise il bambino sul bordo del camino a mangiare.
"Diventa peggio ogni notte, Dester." incrociò le braccia, desiderando che le sue mani smettessero di tremare. Diede un'occhiata alla porta d'entrata aperta, fiancheggiata da due strette finestre. "Mi stupisco che riusciamo a renderci conto di quando sia notte e quando no. "
"Andrà meglio quando il nuovo imperatore rimetterà il cielo in movimento." Dester lavorava alla taverna quasi da tanto tempo quanto Aymara, e aveva sempre guardato - anche ora - al lato positivo delle cose. Avrebbe voluto avere la sua stessa semplice fede.
"Ma da dove verrà il nuovo imperatore?" chiese la sua compagna avvicinandosi al camino. "Dal cielo?"
"Sai cosa dicono i sapienti-maghi, Gretti. Il nuovo imperatore verrà volando a vegliare su di noi."
"Ma com’è possibile che qualcuno arrivi dal cielo, se il cielo è fermo?"
Dester si strinse nelle spalle. "L'Imperatore non ci avrebbe lasciati senza qualcuno che prendesse il suo posto."
"Tu credi a quello che desideri. Se ci fosse qualcuno destinato a diventare nuovo imperatore, non pensi che a quest'ora avrebbe già reclamato il titolo?"
"Forse non può."
"O sceglie di non farlo."
"Può qualcuno scegliere di non diventare imperatore?" Dester si accigliò.
Aymara, consapevole che Hakken stava ascoltando, li interruppe dicendo, "Ecco nuovi clienti. Abbiamo bisogno di più stufato. Dester, andresti a prendere un'altra manciata di tuberi blu?"
"Non ce ne sono più. " le disse perdendo il sorriso. Anche il suo ottimismo ora veniva messo alla prova.
"Allora prendine un po' di quelli rossi."
"Posso aiutarti," si offrì Hakken.
Aymara si chinò e baciò la guancia paffuta del bambino. "Grazie, Hakken." abbassò la voce. "Fai attenzione quando vai su e giù dalle scale."
"Lo faccio sempre." scappò via seguendo Dester giù nella cantina.

Raddrizzandosi, Aymara emise il sospiro che le tremava sulle labbra. Aveva imparato quando difficile fosse per un bambino alato scendere una rampa di scale. Non poteva volare di nuovo su, perchè le sue piccole ali non erano forti abbastanza.
Aveva provato a ignorare le sue ali da quando l'aveva scoperto quel primo mattino nella taverna. Si diceva che il grande essere che aveva servito come Imperatore aveva le ali. Le aveva sentite descrivere come tanto maestose da incutere reverenza, ali ancor più potenti di quelle degli uccelli di fuoco di Lady Jacey. Le ali di Hakken non erano così, erano sottili e seriche come quelle di un insetto, ma nessun altro al villaggio aveva le ali.
Se ci fosse qualcuno destinato ad essere il nuovo imperatore, non credi che quella persona avrebbe ormai reclamato il suo titolo?
Forse non può.

Le parole di Dester e Gretti echeggiavano nella sua testa. Hakken possedeva le ali e abilità che nessun altro bambino aveva. Poteva essere lui colui che avrebbe dovuto reclamare il titolo? Quando l'aveva trovato fuori della taverna, poteva essere stato in viaggio verso il Palazzo Celeste dell'Imperatore a Nadux oltre le Montagne del Fuoco. L'alto passo tra le Montagne del Vento di Lord Zahe e le Montagne del Fuoco di Lady Jacey era visibile dal villaggio. Il bambino era disorientato e non sapeva il proprio nome, e si era spesso chiesta se avesse assistito a qualcosa di così orribile da cancellargli la memoria. Ne sapeva qualcosa di fatti terrificanti - da quando tutti i membri della sua famiglia erano morti per le ferite a poche ore l'uno dall'altro.
"Abbiamo bisogno di più farina per lo stufato." disse Gretti.
Aymara si riscosse dai pensieri che aveva tentato di mettere da parte senza troppo successo da quando le lune si erano fermate. "La prendo io. Quanta?"
"Così." prese un boccale dalla mensola del camino. "Se ne è rimasta abbastanza."
"Penso di sì."
Gretti sorrise. "E' la notizia migliore che sento da giorni."
Con il boccale, Aymara andò nella dispensa. Si fermò sulla soglia per guardarsi alle spalle. Gli abitanti del villaggio stavano parlando pacatamente sotto le travi macchiate di fumo. Com’erano spaventati. Lo era anche lei, ed era contenta di poter dar loro un po' di conforto. Avrebbe voluto offrirne altrettanto anche a se stessa.
Guardò verso la porta, con speranza. Forse, solo forse, le lune si stavano muovendo, e la notte senza fine stava per essere allontanata dall'alba.
Oltre la porta, le lune erano immobili.
Sarebbe stata un'altra notte rossa.

 

 

This post's content is copyrighted by Jo Ann Ferguson and publishers ImaJinn Books and Arnoldo Mondadori Editore, has been translated and published with their expressed authorization.
Il contenuto di questo post è protetto da copyright ed è stato tradotto e pubblicato con l'espressa autorizzazione di Jo Ann Ferguson e degli editori ImaJin Books e Arnoldo Mondadori Editore.

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Commenti

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to author of comment # 12

can you sign your comment with a name or a nickname, so you can partecipate to the contest for winning the 4 books ?

all'autore del commento # 12

puoi firmare il tuo commento con un nome o un nick, così puoi partecipare all'estrazione dei quattro libri?

***************

RICORDIAMO A TUTTE che basta lasciare un commento per partecipare al sorteggio.

Alla traduzione ci pensiemo noi.

traduzione commento #

traduzione commento # 12

Bellissima intervista ed estratto. Sono colpita da tutti i tuoi libri.

Great interview and excerpt.

Great interview and excerpt. I'm impressed by all your books.

DA JOCELYN KELLEY answer to

DA JOCELYN KELLEY

answer to comment # 7 (Vitty)

My Lord Viking is set during the Regency period. I love Vikings, too, and I wanted to do a time travel with one. So I thought what time is the one which a Viking would least fit in -- and I came up with the Regency period. My Viking is trying to fulfill a vow that kept him from dying nearly 1000 years before, and the heroine is the one person who can help him...assuming she can teach him the manners of a Regency gentleman.

I selected a leprechaun because my father's grandparents on his father's side are Irish. That's where the name "Kelley" came from for my pen name. Also the book takes place around St. Patrick's Day and focuses on family issues -- both the hero's slightly crazy leprechaun father and the heroine's charming grandfather.

Thanks for asking!

Jo/Jocelyn

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DA JOCELYN KELLEY

risposta al commento # 7 (Vitty)

My Lord Viking è ambientato durante il periodo Regency. Anch'io amo i Vichinghi, e volevo scrivere un time travel con uno di essi come protagonista. Così ho pensato in quale periodo di tempo un vichingo potesse almeno adattarsi -- e ho finito per scegliere il periodo Regency. Il mio vichingo sta cercando di adempiere a un giuramento che gli ha impedito di morire quasi 1000 anni prima, e l'eroina è la persona che può aiutarlo... ammesso che riesca a insegnargli come si comporta un gentiluomo del periodo Regency.

Ho scelto un leprecauno perchè i nonni di mio padre da parte di suo padre sono irlandesi. E' da qui che viene il nome che ho scelto come pseudonimo, "Kelley". Inoltre la storia del libro si svolge durante le festività del giorno di San Patrizio e è incentrato su questioni di famiglia -- riguardanti sia il padre dell'eroe, un leprecauno leggermente pazzo, sia l'affascinante nonno dell'eroina

Grazie per le domande.

Jo/Jocelyn

traduzione commento # 9 Jo,

traduzione commento # 9

Jo,

Grazie per aver mandato il link a RomVets. E' bello trovarti qui! Bellissima intervista.

-Karin

http://myivorytower.blogspot.com

Jo, Thanks for sending the

Jo,

Thanks for sending the link to RomVets. Fun to find you here! Great interview.

-Karin

http://myivorytower.blogspot.com

translation comment # 7 This

translation comment # 7

This interview is really interesting.

I mostly love time travel romance and viking settings :-P

Can you tell something more about your novel My Lord Viking?

I would like to ask you another question about your book Luck of the Irish, why did you choose leprechauns and not some other kind of fairy?

Thank you in advance for your answers, hope to be able soon to read your ghosts novels.

Vitty

Davvero interessante questa

Davvero interessante questa intervista!

A me piacciono in particolar modo i romanzi time travel e le ambientazioni vichinghe :-P

Puoi dirci qualcosa di più del romanzo My Lord Viking?

Poi vorrei chiedere anche un'altra domanda a proposito del libro Luck of the Irish, perchè ha scelto proprio i leprecauni e non qualche altro folletto?

Grazie in anticipo per le risposte, spero di poter leggere presto in italiano anche la serie sui fantasmi.

Vitty

DA JOCELYN KELLEY risposta

DA JOCELYN KELLEY

risposta al commento # 1 (mangaka91)

Grazie per il benvenuto. Sono emozionata per questa opportunità di "chiacchierare" con le lettrici italiane.

risposta al commento # 2 (andreina65)

Sì, i libri della serie Dame di St. Jude Abbey sono ambientati nel medioevo. La regina Eleonora d'Aquitania è una delle donne più sorprendenti della storia, e mi sono divertita molto a mettere le mie dame al suo servizio. Anche a me piace molto l'ambientazione medievale. I tempi erano duri, ma la gente era impegnata a ricostruire quello che era stato perso dopo la caduta dell'Impero Romano. E bisogna dire che un eroe in cotta e armatura ha qualcosa di decisamente sexy.

Mondadori ha pubblicato diversi altri libri miei, scritti con il mio vero nome, Jo Ann Ferguson. Un romance regency: L'Angelo al mio fianco e degli storici: Commedia d'Amore, Un amore rischioso, Una seconda occasione, Chiaro di Luna, e Dopo la Tempesta.

Il primissimo romance che scrissi era uno storico ambientato in Pennsylvania agli inizi del XIX secolo. Non verrà mai pubblicato perchè è un libro che ho scritto per imparare a scrivere. Ho imparato molto sulla narrativa mentre lo scrivevo. E ho imparato a sufficienza da sapere che non voglio che lo legga nessuno. Ne ho recuperato un paio di scene e le ho incorporate in altri libri... dopo una nuova stesura.

risposta al commento # 3 (MarchRose)

Mi piacciono le storie di fantasmi perchè in passato ho abitato in una casa infestata dagli spiriti. E' stata la primissima casa che io e mio marito abbiamo comprato. Si sentiva rumore di passi al piano terra quando noi eravamo di sopra, e una notte, qualcosa rotolò da un'estremità della soffitta verso quell'altra... ma questa era una cosa impossibile perchè le tavole del pavimento non erano inclinate in quella direzione. I fantasmi, che ho sempre pensato essere i proprietari precedenti che vissero fino a novant'anni e morirono a poche settimane di distanza l'uno dall'altro, rimasero per un mese o giù di lì dopo che nacque il nostro primo figlio. Decidemmo che avevano voluto rimanere per vedere la generazione successiva. Tutti questi avvenimenti mi hanno aperto la mente sulla possibilità che i fantasmi esistino. Nei libri mi piacciono tutti i tipi di temi fantasiosi -- probabilmente perchè sono cresciuta con le favole, con l'Iliade e l'Odissea, e ogni tipo di mitologia. La maggior parte dei miei libri con elementi fantastici sono stati pubblicati da ImaJinn Books -- incluse le storie ambientate in altri mondi (come Sworn Upon Fire e The Dream Chronicles), sulla reincarnazione (Call Back Yesterday), time travel (My lord Viking), leprecauni (Luck of the Irish), e il mio racconto di Natale su un angelo con buone intenzioni che commette un grosso errore (The Wrong Christmas Carol). Puoi trovarli sul sito www.imajinnbooks.com. Tuttavia alcuni degli elementi paranormali sono finiti in libri che ho scritto per altri editori. E' sempre divertente esplorare l'impossibile (o almeno il quasi possibile).

I miei libri vengono pubblicati come ebooks dal 1999. I miei primi ebooks erano riedizioni dei miei primissimi libri che erano stati pubblicati in forma cartacea in precedenza e che erano ormai fuori stampa. Le lettrici mi chiedevano di averne delle copie, e questo mi è sembrata una buona soluzione. Molti dei miei libri ora sono pubblicati sia in ebooks che in forma cartacea -- i libri della serie Nethercott Tales sono disponibili in entrambi i formati, e recentemente la ImaJinn ha iniziato a pubblicare sia ebook che libri stampati. Secondo me gli ebooks vanno bene per alcune lettrici e per altre no, così come gli audio libri. Dal momento che i lettori di ebook sono diventi più facili da usare, l'interesse per gli ebooks continua a crescere. Io leggo i libri delle amiche in formato ebook, ma devo dire che preferisco la stampa. Le vecchie abitudini sono dure a morire, penso, ma mi piace davvero sentire il libro sotto le mani e annusarlo... e passo già abbastanza tempo a leggere il formato elettronico quando lavoro e faccio ricerche. :-)

Grazie per le belle domande.

Jo/Jocelyn

FROM JOCELYN KELLEY answer

FROM JOCELYN KELLEY

answer to comment # 1 (mangaka91)

Thanks for welcoming me here. I'm excited to have the chance to "chat" with readers in Italy.

answer to comment # 2 (andreina65)

Yes, the Ladies of St. Jude's Abbey books are set in medieval times. Queen Eleanor of Aquitaine is one of the most amazing women in history, and I had a great deal of fun having my "ladies" serve her. I love the medieval setting, too. Times were hard, but people were rebuilding what had been lost after the fall of the Roman empire. And there is something very sexy about a hero in chain mail

I've had several other books published by Mondadori, but under my real name of Jo Ann Ferguson. A Regency romance: L'angelo al mio fianco and historicals: Commedia d'amore, Un amore rischioso, Una seconda occasione, Chiaro di Luna, and Dopo la Tempesta.

My very first romance that I wrote was a historical set in Pennsylvania in the early 19th century. It will never been published because it was a learning book. I learned a lot about the art of fiction while I was writing that. And I've learned enough since to know I don't want anyone reading it. I have taken a couple of scenes from it and incorporated them into other books...after a lot of rewriting.

answer to comment # 3 (MarchRose)

I love ghost stories because I used to live in a haunted house. It was the very first house my husband and I ever bought. There would be footsteps downstairs when we were upstairs, and one night, something rolled from one end of the attic to the other...but it would have been impossible because the floorboards didn't go in that direction. The ghosts, which I have always believed were the previous owners who lived until their 90's and died within two weeks of each other, stayed until a month or so after our first child was born. We decided they stayed to see the next generation. So all of that made me open to the possibilities of ghosts. I like all sorts of fantastical possibilities in books -- probably because I was raised on fairy tales and the Iliad and the Odyssey and all sorts of mythology. Most of my more fantastic books have been published by ImaJinn Books -- including stories on other worlds (like Sworn Upon Fire and The Dream Chronicles), reincarnation (Call Back Yesterday), time travel (My Lord Viking), leprechauns (Luck of the Irish), and my Christmas story about a well-meaning angel who makes a big mistake (The Wrong Christmas Caorl). You can look at them on www.imajinnbooks.com But a few of the paranormal elements have slipped over into my books for other publishers. It's always fun to explore the impossible (or maybe almost possible).

I've been published in ebooks since 1999. My first ebooks were reprints of my very first books that were published and gone out of print. I had gotten requests from readers for copies, and this was a good solution. Many of my books now are published as ebooks as well as in print -- the Nethercott Tales books are available in both formats, and recently ImaJinn started publishing ebooks as well as print. In my opinion, I think ebooks work well for some readers and not so well for others, just as audio books do. As the ebook readers have become easier to use, the interest in ebooks has continued to grow. I read friends' books in e-format, but I have to say I still prefer print. Old habits die hard, I think, but I really like the feel of a book and the smell of it...and I spend enough time reading electronically with work and research. :-)

Thanks for the good questions.

Jo/Jocelyn

translation comment #

translation comment # 1

Hello!

fantastic blog!

You make me want to read again... thanks for the imput

mangaka91

translation comment # 2

are you talking about medieval?

You're grabbing all my attention, because dear Jocelyn, medieval is my favourite setting in a historical romance.

I've read all you say in the interview and I'm impressed by the researches you make when writing your books, most of all by the hawking course you attended for One Knight Stands.

I hope to be able to read all your books in future, thank you for this interesting and fascinating excerpt. I would like to ask a question about the first book you wrote but that never published.

Was it a regency romance o something else? Do you think you'll ever publish it in the future?

Thank you

andreina65

Buongiorno, avrei due

Buongiorno,

avrei due domande per Jo Ann:

- da dove le viene l'attrazione per le storie di fantasmi, un tema che ha affrontato più volte?

- cosa pensa degli ebooks? sono davvero i libri del prossimo futuro oppure è l'unica possibile soluzione per pubblicare i generi letterari "di nicchia" ?

Grazie anticipare per le risposte,

MarchRose

*******

Hello,

I'd like to ask Jo Ann two questions:

- where does your attractions for ghost stories - a theme which you have been dealing with several times in your novels - come form ?

- what do you think about ebooks? are they really the books of the next future or are they just the only possible solution for publishing niche genres?

thanks in advance for your replies,

MarchRose

Medievali? avete nominato la

Medievali? avete nominato la parolina magica medievali???

benissimo, avete tutta la mia attenzione , perchè cara Jocelyn è il genere storico che preferico in un romance.

ho letto con molta attenzione tutto ciò che dice e sono rimasta piacevolmente colpita dalle ricerche che fa per scrivere i suoi libri, soprattutto mi ha lasciato sorpresa il fatto che abbia seguito un corso di falconeria per dare il meglio nel suo libro, One Knight Stands e per questo tanto di cappello a lei!

in futuro spero di avere la possiblità di leggere i suoi libri grazie anche a un estratto che ho trovato semplicemente interessante e misterioso,ma nel mentre vorrei chiederle: il primo libro che ha scritto e che mai ha pubblicato era un romance regency o cos'altro?

pensa in futuro di poterlo pubblicare?

grazie

ciao! fantastico il tuo

ciao!

fantastico il tuo blog!

credo di poter ricominciare a leggere...grazie x gli spunti...

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