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Home | Sulle Tracce di un Lord - Quarta parte

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Sulle Tracce di un Lord - Quarta parte

La notte era ancora giovane.
Anche se la maggior parte dei londinesi riposava tranquillamente, recuperando le forze per la nuova giornata di lavoro che sarebbe iniziata di lì a poco, le strade della grande città non erano certo deserte; il mondo dei nobili e dei ricchi, durante la Stagione, finiva col vivere più durante le ore notturne che alla luce del sole. Questo implicava, naturalmente, il coinvolgimento di un’altra parte della popolazione, quella cioè che gravitava intorno al ton o per lavoro o per profitto: servitori, biscazzieri, attori, prostitute e tutti coloro la cui attività era connessa con lo svago e il divertimento. Poi ovviamente c’erano, inevitabili, ladri, borseggiatori e tagliagole
Il traffico, di conseguenza, era piuttosto intenso: lunghe file di carrozze sostavano davanti ai palazzi dove si svolgevano le feste più ricercate o attendevano pazienti che dame ingioiellate e nobili in braghe di seta uscissero dai teatri per terminare altrove la nottata o per rientrare a casa.
Lord X camminava a passo svelto, percorrendo le vie principali del West End ed evitando i vicoli semi bui nei quali sarebbe stato troppo facile essere assaliti d qualche malintenzionato. Non che avesse paura; era in perfetta forma fisica grazie alle esercitazioni di pugilato e di scherma e il suo bastone animato, all’occorrenza si sarebbe trasformato in una temibile lama.

Però aveva fretta e nessun desiderio di perder tempo sistemando a dovere l’incauto che l’avesse assalito.Estrasse l’orologio dal taschino e guardò l’ora; doveva sbrigarsi, gli spettacoli teatrali stavano per finire e di lì a poco una folla piuttosto numerosa si sarebbe riversata dai foyers illuminati per le strade.

Gentlemen annoiati o divertiti dallo spettacolo, avrebbero potuto decidere di continuare la serata, perseguendo “in privato” il proprio piacere; nulla di più facile che scegliere una delle tante fille de joie disponibili, che proprio per questo si trovavano numerose intorno ai teatri e alle sale da concerto.

The Royal Covent Garden Theatre si profilò davanti a lui in tutta la sua classica bellezza.
La luce calda dei grandi lampadari usciva dalle finestre e si proiettava oltre le colonne del maestoso ingresso.
Lord X rimase un istante a contemplarlo, orgoglioso come tutti i suoi concittadini, di poter vantare un simile tempio dello spettacolo, uno dei tre grandi Teatri Reali di Londra.

Il teatro, costruito una prima volta nel 1732, era stato per molti anni il più capiente della capitale. In esso vi erano rappresentati balletti, pantomime, opere liriche e dal 1737, anno del Licensing Act, opere drammatiche.
Distrutto da un incendio nel 1808, era stato immediatamente ricostruito; già l’anno seguente, nonostante fosse leggermente più piccolo, era considerato per le tecnologie sceniche di cui era dotato e per le comodità offerte agli spettatori, il migliore dei teatri europei. Sul suo palcoscenico si sarebbero avvicendati, negli anni futuri, i più grandi attori di drammi shakespeariani, fra i quali il famoso Edmund Kean che vi recitò ininterrottamente fino al 1832. Un secondo tragico incendio lo avrebbe ridotto in cenere nel 1856; da allora il nuovo Covent Garden, di dimensioni ridotte, diventerà esclusivamente Opera House, particolarmente dedicato ai melodrammi italiani.

Si riscosse subito, cercando nelle zone meno luminose le figure di donne che più o meno discretamente offrivano “compagnia” ai gentiluomini soli.
Aveva iniziato a cadere una pioggerellina leggera; alcuni vetturini e delle venditrici di arance si addossarono lungo i muri, cercando riparo sotto i cornicioni. Della ragazza vestita di scuro, però, non vi era traccia. Equivocando sul suo interesse, alcune giovani donne più ardite di altre, gli lanciarono i loro richiami: qualcuna aprì leggermente il mantello mostrando vesti succinte e scollature ampie dalle quali il seno fuoriusciva quasi del tutto, in qualche caso reso più evidente dai capezzoli tinti di carminio.
Ma no, lui non era interessato alle loro offerte, cercava solo…
Come avrebbe potuto descriverla?
Una ragazza giovane? Lo erano quasi tutte.
Vestita di scuro? Non era certo l’unica.
Un viso delizioso incorniciato da capelli biondi?
Un’eleganza e una raffinatezza che solo la nascita potevano conferire? Certo, questo sarebbe stato un indizio più sicuro, ma come spiegarlo quando per lui stesso si trattava solo di una sensazione?
Tornando indietro verso Bow Street, guardò nelle vie laterali. Niente. Si augurò che la ragazza si fosse semplicemente spostata, dirigendosi magari verso il vicino Theatre Royal in Drury Lane. Ecco, questa poteva essere una destinazione probabile, un’ipotesi da non trascurare.
In due minuti raggiunse Catherine Street e il teatro.

Il primo teatro costruito in Drury Lane, nel lontano 1663, era considerato di diritto il più antico della città. Ricostruito nel 1674 su disegno del grande architetto Sir Christopher Wren, era frequentato dal popolo e dalla nobiltà che, in assenza di posti numerati spesso mandava la propria servitù a occupare fin dall’alba le poltrone migliori. Nel 1747 la direzione del teatro fu affidata al notissimo David Garrick, attore divenuto celebre nella storia della drammaturgia per aver introdotto uno stile di recitazione naturale, privo cioè delle impostazioni ritenute fino allora d’obbligo. Nel 1794 il teatro fu nuovamente ampliato fino a raggiungere la cifra record di 3.600 posti, una costruzione gigantesca criticata dagli abituées che lamentavano la mancanza di contatto fra attori e pubblico. A questo si cercava di supplire con la spettacolarità delle scenografie: famoso l’allestimento nel quale un torrente d’acqua vera scendeva fra i sassi formando un lago sul quale galleggiava una barca.
Nel 1809 un grande incendio distrusse il teatro ricostruito nella forma attuale nel 1812.
La storia del teatro è ricca di particolarità: il 15 maggio 1800 vi si svolse un tentativo di regicidio ai danni di Giorgio III, che sedeva nel palco reale; due colpi di pistola furono sparati contro il re, che tuttavia rimase al suo posto, ordinando di far proseguire lo spettacolo. Il colpevole, tale James Hadfield fu immediatamente arrestato.
Infine, il Drury Lane è considerato uno dei teatri più infestati di fantasmi del mondo. Ovviamente si tratta di spiriti benevoli per gli attori, i quali essendo notoriamente superstiziosi, si guarderebbero bene in caso contrario dal recitarvi. Il fantasma più famoso è "L'Uomo in grigio", un nobile morto pugnalato il cui scheletro venne rinvenuto murato in un passaggio nel 1848; si presenta con gli abiti del suo tempo: capelli incipriati sotto un cappello a tricorno, mantello, stivali da cavaliere e una spada
.

Lord X comprese, dal movimento delle carrozze che si appressavano davanti all’ingresso, che lo spettacolo in programma era ormai giunto al termine; fra poco una folla elegante avrebbe invaso la via e le sue ricerche si sarebbero rivelate inutili. Sentendosi inquieto, si domandò perché mai dovesse preoccuparsi per il destino di una perfetta sconosciuta; non vi era una sola, plausibile ragione e il suo comportamento era davvero inspiegabile. Tuttavia, non riusciva a fare a meno di preoccuparsi. Sentiva dentro di sé che avrebbe dovuto cercare quella giovane, quasi lei gli avesse lanciato un incantesimo che lo costringeva a seguirla per le vie di Londra.
Appoggiata a una delle colonne che formavano il porticato, una vecchia fioraia si riparava dalla pioggia: il cesto ai suoi piedi conteneva ancora tanti mazzolini di fiori invenduti. Alzò gli occhi stanchi sul bel giovane che sembrava cercare ansiosamente qualcuno e che si stava avvicinando. Sperando in una moneta, protese un minuscolo bouquet:
“Fiori per una bella dama, signore?”
“No.” Lui rifiutò garbatamente con un gesto della mano. Poi aggiunse:
“Avete per caso notato una giovane non molto alta, sottile, con un mantello scuro? Bionda, credo e molto carina”.
Lei lo guardò maliziosa. Si trattava di questo, dunque.
“No, signore. C’è Miriam la Rossa laggiù, se avete voglia di compagnia ma le altre sono già occupate, se capite quello che intendo. E comunque nessuna ragazza nuova, stasera”.
Lui sospirò. E ora?
La vecchia scrutò quel volto; era un uomo giovane e bello, dall’aria seria e affidabile. Non il solito libertino vizioso e più di una delle sue amiche sarebbe stata felice di averlo come cliente. Chissà chi sarebbe stata così fortunata? Rifletté un attimo.
“Avete provato al Covent Garden?”
Al cenno affermativo di lui, continuò: “E al Little Theatre?”
Lui s’illuminò: a quello non aveva pensato. Fece un sorriso alla vecchia fioraia e lasciò cadere nella mano grinzosa una manciata di monete. L’attimo dopo aveva già attraversato la via e fermato una carrozza a nolo, sulla quale salì rapidamente.
La povera donna guardò stupita il denaro che le luccicava sulla palma; aveva praticamente comprato tutto il suo cesto senza neppure prendere un fiore.
Ah, l’amore! Se solo fosse stata più giovane…

Lord X cercò di riordinare i pensieri. Aveva preso la vettura per fare più presto, anche se il Theatre Royal Haymarket, detto “Il Piccolo Teatro”, non era per niente lontano. Era la sua ultima possibilità per quella sera e non intendeva davvero lasciarsela sfuggire.

Il terzo teatro reale di Londra, era stato inaugurato nel 1821 nella sua nuova versione in marmo edificata da John Nash. La vecchia costruzione, infatti, risalente al 1720, era in legno e si trovava leggermente spostata più a sud. Molto amato dal pubblico inglese nonostante le sue proporzioni ridotte (888 posti) o forse proprio per questo, aveva ospitato nei suoi primi anni di vita diversi dibattiti politici, soprattutto contro il ministro Whig, Robert Walpole. Proprio a causa di ciò nel 1737 il Governo aveva emanato il Theatrical Licensing Act, istituendo la censura preventiva sugli spettacoli.

 

Percorso lo Strand affollato di vetture che facevano la spola fra un palazzo nobiliare e l’altro, il veicolo di Lord X si fermò davanti alla piccola ma elegante costruzione in stile neoclassico. Le luci provenienti dal Teatro stavano già spegnendosi e lui si domandò tristemente se non fosse arrivato troppo tardi.

 

 Poi, una scena attirò la sua attenzione: una carrozza piccola e malmessa attendeva, con lo sportello aperto, che due persone, entrambe nascoste da lunghi mantelli, salissero a bordo.
Una delle due figure però non sembrava per nulla disposta, e cercava anzi di divincolarsi con una certa energia.

Lord X non si fermò a pensare.
“Cosa diamine sta succedendo, qui?” Disse piombando loro addosso come un uccello da preda.
Cercò di dividere i due corpi che stavano lottando, sicuro di dover combattere contro un uomo che stava certamente per sopraffare una ragazza indifesa.
Solo che lei non era una ragazza indifesa qualunque.
Era la lucciola d’oro che aveva cercato disperatamente per tutta la notte.
E lui non era un bruto.
Se per questo, non era neppure un lui.
Rimase senza fiato mentre teneva separate le due donne e soprattutto cercava di capirci qualcosa. La ragazza bionda tremava e sembrava accasciarsi su se stessa; la sorresse con un braccio mentre il suo sguardo si soffermava sul magnifico esemplare femminile che aveva davanti.
La donna, alta, con una massa di capelli rossi sfuggiti alla protezione del mantello, lo fissava con due occhi verdi socchiusi in un’espressione glaciale.
“Chi siete? E come osate intromettervi in ciò che non vi riguarda?” Sibilò con forza mentre cercava di liberarsi dalla stretta dell’uomo.
Lui lasciò immediatamente la presa, come se il corpo della donna scottasse. Guardò la giovane che tremante gli si stringeva contro, poi alzando lo sguardo su quella femmina incredibile chiese:
“Che cosa pensavate di fare a questa creatura?”
“Questa creatura, signore, non vi riguarda. E se volete proprio saperlo, stavo cercando di salvarla da quelli come voi”.
Lord X la guardò come se fosse impazzita. Quello che la donna diceva non aveva alcun senso.
Assolutamente nessuno.
A meno che…

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