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QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE, 2009
Regia di Riccardo Donna, con Emanuele Bosi (Andrea), Mary Petruolo (Giulia), Giulia Amato (Cinzia), Mariella Valentini (mamma di Giulia), Matteo Urzia (Nico).
Roma, 1972. Giulia, studentessa modello all’ultimo anno di liceo e proveniente da famiglia borghese,e Andrea, studente di architettura cresciuto in periferia, si incontrano e si innamorano. Un primo amore fatto di incontri gioiosi, piccole bugie ai genitori per vedersi, battibecchi tra innamorati e confidenze con gli amici; come tutti i primi amori, insomma.
Poi però i due si devono separare: Andrea parte per il servizio di leva…
QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE di Claudio Baglioni è una delle canzoni italiane più famose in assoluto: chi non la conosce?
Nel 2009, a 37 anni dalla sua uscita, il regista Riccardo Donna, con la partecipazione dello stesso Baglioni come autore della sceneggiatura, assieme a Ivan Cotroneo, e curatore - ovviamente - della colonna sonora - dirige questo piccolo film dal sapore nostalgico, apparentemente indirizzato a un pubblico di giovanissimi… ma certamente non sarebbero pochi gli adulti a cui strapperebbe qualche lacrimuccia, se non altro di nostalgia.
E’ un film semplice, sincero, pulito, di quelli che oggi purtroppo sono destinati ad avere poco spazio e poco successo, schiacciati da film più fracassoni e acchiappasoldi; un film che come impianto narrativo si ispira al genere dei “musicarelli”: molto popolare negli anni ’60, consisteva nel prendere una canzone famosa e costruirvi attorno una storiellla, solitamente d’amore, e farli intepretare dal cantante interprete della canzone-guida.
Un genere abbastanza sbeffeggiato dalla critica da parte del pubblico, ma che a mio avviso non solo fotografa la realtà di un’epoca per alcuni aspetti molto meglio di tanti film d’autore, ma soprattutto regala emozioni vere, gioiose (o nostalgiche per chi avesse vissuto quegli anni), prive della violenza e della volgarità che purtroppo inquinano gran parte dei prodotti di oggi.
Così è appunto, QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE, che ricorda molto i film con Gianni Morandi in particolare (c'è pure il ragazzo che parte militare), che segue come linea narrativa il concept album omonimo del 1972. La parte sociale e storica del periodo in cui è ambientato il film è messa solo come sfondo obbligatorio, vista l’epoca, in quanto scopo del film non è illustrare le dinamiche della protesta sutdentesca che infiammava l’Italia di quegli anni ma semplicemente narrare la nascita, crescita e fine di un amore giovanile attraverso le canzoni. Trattandosi di Baglioni ritroviamo poi i luoghi cari al cantautore e celebrati in molte canzoni, come la mitica PORTA PORTESE.
E’ vero che dopo questo film i due giovani protagonisti Mary Petruolo ed Emanuele Bosi (lei graziosa anche se forse un po’ troppo magra, lui un fac-simile di Riccardo Scamarcio ma in versione faccia pulita) sono praticamente scomparsi dal cinema (in effetti, non pare avessero molti talenti al loro arco), ma in questo film funzionano abbastanza bene da far interessare lo spettatore alle loro vicende amorose per quello che basta a vedere il film fino alla fine e goderselo; tratteggiano due personaggi giovani, carini, ingenui e simpatici come spesso lo sono i giovani a quell’età.
Certo, nulla di particolarmente passionale, tormentato o incisivo, né nella storia né negli altri personaggi di contorno; e forse chi ha vissuto quel periodo troverà qualche strafalcione e inverosimiglianza di troppo rispetto alla realtà di quegli anni… ma tutto questo non impedisce certo di godersi la visione di un film piacevole e rilassante.
Qualcuno l’ha definito - in maniera dispregiativa - un COME ERAVAMO all’amatriciana, ma trovo che chi fa certi confronti tra due film inconfrontabili perché totalmente diversi fra loro sia un po’preso dalla mania di voler demolire un prodotto a tutti i costi. La storia è ovviamente semplice e carina, sicuramente preferibile alla violenza e alle scene di sesso di cui si abusa in troppi film al giorno d’oggi; ed essendo un film principalmente indirizzato ai giovani e giovanissimi penso sia più un pregio che altro.
Purtroppo - e qui stanno le due note dolenti del film - nemmeno Baglioni è riuscito a resistere alla moda giovanile inaugurata da Moccia con 3MSC, ovvero il linguaggio da cellulare; che qui diventa - ma solo per una scena - QPGA (che è anche il titolo dell’album omonimo uscito contemporaneamente al film). E le canzoni sono state riarrangiate dallo stesso Baglioni in versione moderna, io personalmente avrei preferito risentire quelle originali dell’album del ’72, che sinceramente sono davvero migliori!
Ma nessuno è perfetto…
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