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RECENSIONE: TRE METRI SOPRA IL CIELO, di Federico Moccia


Anno: 1992

Pubblicato in Italia da: nel 1992 dalla casa editrici “Il Ventaglio”; nel 2004 viene ripubblicato da Feltrinelli in due versioni (l’originale del ’92 e la versione attuale).

Formato: paperback

Livello di sensualità: warm (caldo)

Genere: young adults

Ambientazione: Roma, 2004

Voto: 6/10

Collegamento con altri romanzi: il romanzo ha un seguito, HO VOGLIA DI TE.

Nella Roma dei giorni nostri si incontrano e s’innamorano Babi, classica adolescente di buona famiglia tutta casa, scuola e amiche, e Step, adolescente teppistello patito di corse in moto e con grossi problemi in famiglia. Nonostante la diversità (o forse proprio per questo), i due si innamorano e vivono una breve ma intensa storia d’amore che aiuterà entrambi a crescere e maturare.

Ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio, di qualsiasi tipo si tratti: affettivi, lavorativi, musicali… e anche librari. Anche la sottoscritta ne ha uno, di cui a dire la verità non si vergogna nemmeno un po’.
Scommetto che molte lettrici appena vedranno il titolo della nuova recensione, reagiranno nei seguenti modi:

1- Spegneranno il Pc inorridite;
2- Penseranno: “Povera Paige79, deve esserle successo qualcosa, tipo un vaso cadutole in testa mentre passava sotto una finestra, o un grave trauma, è stata investita per la terza volta, insomma qualcosa che l’ha fatta impazzire all’improvviso!”;
3- Facendo uno sforzo (piccolo o grande a seconda dei casi) proseguiranno nella lettura.
Ringrazio quindi chiunque sceglierà la terza opzione!

Questo romanzo venne scritto nel 1992 dall’allora giovanissimo e sconosciuto Federico Moccia, che però fatica a trovare una casa editrice disposta a pubblicarlo e quindi lo pubblica a sue spese con una piccola casa editrice , “Il Ventaglio”, in pochissime copie.
Ma quelle pochissime copie non solo vengono vendute tutte, ma cominciano a diffondersi nei licei di Roma tramite fotocopie, diventando pian piano un fenomeno tra gli adolescenti della capitale; tanto che nel 2004 un regista ne realizza un film, che ha un enorme successo (protagonisti Riccardo Scamarcio e Katy Saunders). Ragion per cui la casa editrice Feltrinelli decide finalmente di pubblicare il romanzo originale, che a distanza di tanti anni riscuote di nuovo un grandissimo successo diventando un cult tra i ragazzi degli anni 2000 come lo era diventato per quelli degli anni ’90. Il resto è noto…

Siccome nel 2004 la sottoscritta aveva una sorella adolescente che rimase contaminata dalla “3MSC mania”, mi sono tolta la curiosità di leggere il libro più amato dagli adolescenti italiani degli ultimi anni: premetto che avevo già visto sia il film tratto dal romanzo, sia il seguito (HO VOGLIA DI TE), quindi non mi accostavo a scatola chiusa alla lettura del libro… Devo dire che chi critica a priori il romanzo secondo me sbaglia: prima di tutto bisognerebbe considerare che non è certo un libro con pretese letterarie, ma solo una storia di adolescenti come tanti, raccontata da chi all’epoca era poco più grande di loro.
Di certo, Moccia non scrive affatto bene; non sopporto quel continuo interrompere una frase per cominciarne subito un’altra, uso della punteggiatura zero; questo particolare mi ha molto disturbato durante la lettura.
Inoltre c’è da dire che i personaggi sono spesso tagliati con l’accetta: il teppista, la ragazza di buona famiglia, il padre represso, la madre repressa e rompiscatole, la prof stronza, la sorellina immatura (io direi proprio scema!); e - dulcis in fundo - è vero che i giovanissimi si chiamano spesso con diminutivi o nomignoli, ma possibile che in questo romanzo non ce ne sia uno con un nome normale (a parte  Daniela, la sorella di Babi, veniamo a sapere del solo Step solo perchè il fratello lo chiama col suo vero nome Stefano)?!

Ma - scusate se confesso questa mia debolezza - leggendolo ho capito perché i ragazzi si sono così appassionati, al di là degli evidenti difetti del libro: è una storia semplice e gradevole ma scritta col cuore, che parla ai ragazzi di loro, del loro mondo e dei loro sentimenti. Una storia in cui per loro è facile rispecchiarsi, anche perché viene evidenziato in modo particolare l’importanza dell’amicizia a quell’età, del migliore amico o migliore amica a cui raccontare tutto (in questo caso, le parti affidate ai personaggi di Pollo e Pallina) e la cui amicizia sembra sempre eterna, così come sembra eterno l’amore. L’autore dimostra di conoscere molto bene gli adolescenti e il loro mondo (anche se chiaramente non si può definirlo rappresentate dell’intero genere), e certamente sa creare empatia con i lettori più giovani.
Probabilmente, se fosse stato scritto ai miei tempi, sarei rientrata nel novero di fan del romanzo,anche se non dello scrittore.

Babi e Step sono simpatici, dolci, fanno tenerezza anche quando sbagliano (a me personalmente hanno fatto venire una gran voglia di abbracciarli!), anche quando i loro difetti rischiano di annoiare o allontanare il lettore da loro; la loro storia ha un certo sapore nostalgico che ricorda il primo amore (o forse sono io che ho avuto questa impressione) e la profondità e bellezza con cui è stato vissuto, anche se a tratti appare improbabile per via di alcuni elementi che secondo me cozzano fra di loro: per esempio, inizialmente Step non è certo gentile con Babi, e nemmeno amichevole… come fa a esserne attratta? Sarà semplicemente il fascino del “ribelle senza causa”? O avrà visto sotto qualcosa di cui nemmeno l’autore si è accorto? Bah… del resto, il personaggio un pochino discutibile lo è: non studia, non lavora, vive alle spalle del fratello commercialista che considera uno sfigato (e che lo mantiene, e che mantiene  si presume  la costosa moto che è la seconda grande passione di Step dopo Babi), ricatta la professoressa di Babi rapendole il cane per assicurarsi che l’amata venga ammessa alla maturità… difettucci dei quali non si rende conto nemmeno quando gli vengono detti in faccia da Babi e contribuiranno non poco alla fine della storia. Del resto, che teppista sarebbe altrimenti?
Se non altro però almeno verso la fine un cambio di atteggiamento si nota, almeno nei confronti del fratello (ma la cosa è più visibile nel film). Inoltre, penso si possa dire che Step sentimentalmente sia quello più coinvolto dalla storia, quello che dona di più il cuore; Babi mi ha dato l'impressione di essere più leggerina e superficiale in molti punti, anche se di poco.

Non sarà un capolavoro della letteratura italiana, di certo però non è completamente da buttare;  il romanzo è carino da leggere e nonostante le perplessità iniziali, il cambiamento psicologico dei due personaggi principali è tangibile e la storia è raccontata in modo coinvolgente.
Ammettiamolo: chi ha 18 anni non ha sognato almeno una volta una storia così? Senza voler fare polemica, credo che a volte accostarsi a libri di questo tipo ricordando come eravamo aiuterebbe a formulare critiche e giudizi più obiettivi... soprattutto se come penso sia successo molto spesso  in questo caso  si critica senza aver letto il libro. Probabilmente vi stupireste se vi dicessi che, almeno riguardo a quest'ultimo punto, il Moccia ha subìto lo stesso trattamento riservato al nostro genere preferito... ma questo è un'altro discorso.

Tiziana

 

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