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 RECENSIONE: DAMIGELLA,  di Roberta Ciuffi

Anno: 2000


Pubblicato in Italia da: Arnoldo Mondadori, serie I ROMANZI, prima pubblicazione ottobre 2000; seconda pubblicazione nella serie I ROMANZI ORO, n.77, luglio 2009

Formato: paperback

Livello di sensualità: warm (caldo)

Genere: historical

Ambientazione: Roma, 1527. Invasione dei Lanzichenecchi

Voto: 10/10


Agnese, detta Damigella, è la più famosa e ricercata cortigiana di Roma , potente e ricchissima. In realtà  il suo animo è tormentato e infelice, la vita è stato molto dura con lei sin da quando, all’età di 12 anni, la madre la vendette ad un duca  che divenne il suo protettore.
Ora Damigella è una donna colta e ricercatissima, che si diverte a provocare e a stupire; ma dentro di sé da tempo medita di prendere un decisione estrema, e l’occasione le arriva quando i Lanzichenecchi invadono Roma; ma l’imprevisto incontro con Jehan, un soldato francese, le salverà la vita in un modo per lei insperato…


DAMIGELLA è un romanzo che davvero dimostra, a chi fosse convinto del contrario (e qualcuno c’è), che le autrici italiane non sono affatto inferiori a quelle straniere.
E’ il primo romanzo che leggo di Roberta Ciuffi, e l’ho trovato bellissimo: l’autrice racconta con uno stile scorrevole, semplice, asciutto, che non indugia in inutili sentimentalismi quando parla d’amore e non indugia nel melodrammatico quando racconta il dramma.
E di drammi in questo romanzo ce ne sono molti, e non certo di poco conto…
Partiamo dalla protagonista: all’inizio Agnese è una bambina di 12 anni che viene venduta dalla madre cortigiana a un duca per seguire il suo stesso cammino. Proprio così: una delle cose più orribili che possano succedere a una persona, anche considerando che all’epoca di poteva farlo senza problemi.
Nessun riguardo per i sentimenti della ragazzina, per la sua paura quando capisce che cosa l’aspetta: essendo figlia di una cortigiana Agnese già dalla nascita ha il destino segnato. La stessa madre non nutre alcun affetto per lei, la considera solo una potenziale ricchezza per la sua vecchiaia; infatti quando non potrà più fare la cortigiana, sarà la figlia cortigiana a mantenerla.
E difatti così avviene: una decina d’anni dopo il prologo, ritroviamo Agnese. Ora non è  più la ragazzina spaurita che non sa cosa ne sarà di lei, ma è diventata la “Damigella”, al più celebre e potente cortigiana di Roma. E’ bellissima, intelligente, istruita, brillante, sa conquistare uomini e donne col suo carisma; ha tutta Roma ai suoi piedi, perfino i popolani si fermano per strada quando passa la lettiga della Damigella, nella speranza di poter godere di un frammento di quello splendore.
Ma dietro a tutto ciò c’è il vuoto, la disperazione: Damigella ha tanto materialmente, ma per li non conta nulla, è come se non avesse nulla; è divorata da un terribile mostro che si chiama infelicità e da cui per difendersi è riuscita  a negare a sé stessa la capacità di provare affetto per qualcuno: per il paggio Medoro, la cameriera Giulia e Maria della Neve, la figlioletta nata poco tempo prima e subito affidata a una balia.
Un mostro che la divora a tal punto che Damigella, di nascosto da tutto e tutti, sta progettando il suicidio, seppure in un modo stoico, emulando la matrona romana Lucrezia; un suicidio che ha deciso di mettere in atto nel momento più drammatico per Roma, e cioè l’invasione della città da parte dei Lanzichenecchi (il famoso “Sacco di Roma).
Ma i suoi gesti dicono il contrario di quello che lei stessa crede: Maria della Neve viene tenuta lontano perché la madre ha in serbo per lei un destino molto diverso da quello cui lei è stata costretta, Medoro e Giulia vengono congedati con tutti i domestici e mandati presso famiglie che sono al sicuro… solo lei rimane nel palazzo vuoto, aspettando la sua ultima ora.
E invece arriva la salvezza, nella persona di Jehan, un giovane soldato francese al servizio del principe d’Orange, che trovandola sola la salva dai Lanzichenecchi che hanno invaso il palazzo, e non sapendo dove lasciarla la porta con sé nel proprio accampamento.
Dovrebbe essere solo per proteggerla, e invece per colpa di uno scherzo i due si ritrovano sposati. Da qui parte la storia  di un percorso comune di scoperta, dapprima i due si scoprono come persone e in seguito, pian piano, come innamorati.
Sia Jehan che Damigella, nonostante la cortesia, inizialmente hanno infatti dei pregiudizi l’uno rispetto all’altra: lui non è in grado di capire il dramma che lei nasconde dentro di sé, lei non è in grado di capire che qualcuno può interessarsi a lei in modo disinteressato e solo per gentilezza. Agnese è davvero un personaggio intenso e profondo, un personaggio vissuto e sentito che quasi prende vita da solo al di fuori della pagina scritta; un personaggio che certo non si può scordare dopo aver finito il romanzo.
A dire la verità, ho letto altri romance dove appaiono cortigiane, ma Damigella è una delle poche che non mi sono apparse come stereotipo e l’unica che io abbia veramente “sentito” nella sua complessità.
Forse Jeahn è meno complesso di Agnese, in quanto meno drammatico: ma anche qui abbiamo un personaggio di grande forza e umanità, un perfetto cavaliere che salva la fanciulla in pericolo…
Ho trovato molto accurata, senza pedanteria, anche la ricostruzione della parte storica, e soprattutto molto incisivi anche i personaggi secondari, come la madre di Agnese (una creatura che sembra completamente priva di sentimenti o emozioni, e che invece non è del tutto così, senza assoluzione comunque…), il principe d’Orange, i soldati compagni di Jeahn. Le scene "hot" sono molto sensuali e allos tesso tempo discrete e delicate, insomma di quelle che, nonostante siano molto chiare, lasciano anche molto alla fantasia (io le preferisco così, odio quando quelle autrici che vanno avanti per pagine intere a descrivere posizioni da kamasutra e anatomie maschili e femminili!)
Un romanzo carico di emozioni e umanità, mai banale, senza sbrodolature, appassionante e indimenticabile. Dico troppo se dico che è un romance perfetto?

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