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ROMANCE PARK
Benvenute a Romance Park, il luogo dove ogni scrittrice ha la possibilità di presentare i propri lavori al pubblico!
L'estratto di questa settimana si intitola "UNA PISTOLA PER DUE", e il nick della sua autrice è SARAH CAMERON. ATTENZIONE, si tratta di nomi di fantasia, che usiamo solo per distinguere i vari estratti tra di loro: il nome dell'autrice non è questo, ed il titolo finale del libro sarà diverso.
Vi ricordiamo le REGOLE DI ROMANCE PARK ( potrete trovare maggiori dettagli qui: http://romancebooks.splinder.com/post/20213710 ) :
-- sia le lettrici che le bloggers potranno votare l'estratto con un punteggio da 1 a 10, e naturalmente commentarlo;
-- se la scrittrice lo desidera (non è obbligatorio), può rispondere ai commenti e alle domande – ma lo farà sempre usando il nick;
-- tra una settimana esatta, chiuderemo il sondaggio, e la scrittrice scoprirà che voto le è stato dato dal pubblico.
-- IMPORTANTE: la scrittrice non rivelerà la propria identità a nessuno, né prima, né durante, né dopo il sondaggio. Le bloggers che hanno collaborato con lei alla preparazione del post (cioè Naan e MarchRose) faranno altrettanto, sia nei confronti delle altre bloggers che delle lettrici, e per correttezza si asterranno dal commentare.
UNA PISTOLA PER DUE
di Sarah Cameron
Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore.
Un serial killer sta seminando il terrore a New York. Il compito di catturarlo spetta al detective più in gamba della città: Nat Crawley, famoso nel NYPD come Red Scorpion. Come la rapidissima e mortale puntura di uno scorpione, Nat è disposto ad uccidere, altrettanto velocemente, pur di salvare una vita umana. Freddezza e cinismo, sono le caratteristiche salienti del suo carattere.
Nato da una madre islandese e da un padre, ex marine degli Stati Uniti d’America, ha subìto nella vita le atroci violenze di quest’ultimo, uomo violento e alcolizzato. Il suo corpo e la sua mente ne portano, infatti, le orribili conseguenze.
Nell’estenuante ricerca del killer, lo aiuterà il sergente Cassie Hooker, il cui vero nome è Cassandra.
La sua nuova collega è pasticciona e sbadata, ma non manca certo d’intelligenza, anzi... in molte occasioni, nonostante i problemi che gli procurerà, saprà tenergli testa con coraggio e tenacia, scalfendo giorno dopo giorno quel gelido muro che Red Scorpion ha costruito intorno a sé.
Questo che leggerete è l’inizio del primo capitolo!
23 Agosto 2000, New York, Stati Uniti
Quel giorno, il caldo opprimente rischiava di soffocarlo da un momento all’altro. Vestito di blu scuro e in cima a quel grattacielo di trentacinque piani in Broadway Street, Red Scorpion teneva gli occhi puntati sulla sua preda. I Ray-Ban che indossava lo proteggevano dai pesanti raggi del sole.
I muscoli del suo corpo erano tesi come corde di violino, niente si muoveva intorno a sé. In lontananza si sentiva soltanto il rumore del traffico newyorkese, ma la tensione era talmente alta che non lo udiva nemmeno. Sapeva che in strada, ai piedi del grattacielo, erano giunte due ambulanze, tre macchine del NYPD, tre del distretto di Manhattan e due motociclette della stradale. I passanti erano stati allontanati e il perimetro del grattacielo era stato circondato da transenne d’acciaio per impedire qualsiasi accesso. Tutti erano pronti ad agire, lui per primo.
Su quella terrazza non vi era nessuno oltre a lui. Quando, infatti, doveva portare a termine un compito importante, come quel giorno, lui voleva farlo da solo. E questo, non per prendersi tutti i meriti, ma per mantenere la concentrazione al massimo livello.
Un ginocchio a terra e l’altro sollevato, stava imbracciando, con la sua solita sicurezza, un Barrett M99, un potentissimo fucile di precisione. Sembrava che tenesse in mano una pistola ad acqua, tanta era la destrezza e la facilità con la quale lo maneggiava. Il suo occhio sinistro poggiava nel mirino e, dalla radio cuffia che indossava, non aspettava altro che l’ordine di sparare.
Nat Crawley, famoso in tutto il New York Police Department come Red Scorpion, era considerato da tutti un abile detective e un tiratore eccellente. I criminali dell’intera città lo temevano perché i suoi metodi investigativi non sempre erano leciti.
Quella mattina lo avevano chiamato per svolgere un importante compito: porre fine alla follia di un pazzo che stava tenendo in ostaggio una donna, sua moglie. Lei aveva deciso di lasciarlo e lui, impazzito, la teneva contro di sé puntandole un coltello alla gola. Entrambi si trovavano nel grattacielo di fronte, a circa duecento metri di distanza e sette piani più in basso.
-Cosa stiamo aspettando ancora?- chiese Red Scorpion con voce bassa parlando al piccolo microfono che aveva davanti alle labbra.
-Sai bene che bisogna aspettare gli ordini di Dawson- gli ricordò il suo capo, nonché amico, con voce imperiosa. Egli, dalla strada, coordinava ogni mossa.
-Me ne sbatto le palle- disse Red Scorpion puntando il mirino sulla fronte del bersaglio. Il pallino rosso del puntatore era proprio al centro di questa -Quel pazzo ha ancora pochi secondi di vita-
-Non fare cazzate, Nat! Rischi di uccidere anche la donna- si oppose il suo capo in tono deciso -Ci sono degli agenti fuori la porta. Appena Dawson ci darà l’ordine entreranno e... -
Ma Red Scorpion non lo stava sentendo più, la sua concentrazione era altissima. Un rivolo di sudore gli scivolò lentamente lungo la tempia, raggiunse il collo e poi si perse all’interno della sua Polo. Era il momento di agire e, come sempre, contro il parere di tutti, avrebbe preso la sua personale iniziativa.
Rafforzò la presa sul Barrett e divaricò un poco le gambe per prepararsi al potente rinculo dell’arma.
Il criminale, intanto, avendo intuito la presenza di alcuni poliziotti fuori la porta, si spostò dalla sua posizione iniziale e andò davanti alla finestra, trascinando con sé l’ostaggio. Non immaginava minimamente quello che lo aspettava. Solo un vetro lo separava dalla morte.
Un gelido sorriso si affacciò sul volto di Red Scorpion, mostrando dei denti bianchi e perfetti.
-Ottimo. Sei stato bravissimo- sussurrò in tono ironico, quasi a parlare con la sua vittima -Buon viaggio per l’inferno-
Premette, quindi, il grilletto e il colpo partì, oltrepassò la finestra frantumandola in mille pezzi e centrò l’uomo alla fronte. Red Scorpion rimase a gustarsi la scena dal mirino: notò, soddisfatto, l’effetto sorpresa negli occhi del criminale mentre la pallottola, calibro cinquanta, lo penetrava nella testa maciullandola completamente.
Gli agenti che erano fuori, sfondarono la porta ed entrarono. Alcuni andarono vicino al cadavere, altri soccorsero la donna che, sconvolta, si era accasciata al suolo. Addosso aveva il sangue e i pezzi di carne di suo marito, ma almeno era salva.
Questa volta il sorriso che si affacciò sulle sue labbra fu diverso. Era il sorriso di un uomo che, per l’ennesima volta, era riuscito a salvare una vita umana e non c’era niente di più appagante.
Posò il fucile sul pavimento del terrazzo e si alzò in piedi.
-Nat, maledizione, ti avevo detto di aspettare!- gli gridò Conners alla radio cuffia.
Red Scorpion si affacciò dal terrazzo e, trentacinque piani sotto di lui, vide un gran movimento. Le due ambulanze avevano acceso il loro lampeggiante, una di loro anche la sirena. Alcuni dei suoi colleghi si apprestavano a salire nel grattacielo per fare i primi rilievi. Diversi agenti, con l’aiuto della polizia stradale, cercavano di convogliare il traffico, ormai impazzito, verso la W 34th Street. Infine, i suoi occhi si posarono sull’auto del capo del dipartimento, Dawson.
Sospirò e, con calma, senza neanche rispondere a Conners, ripose il suo Barrett nella custodia, tolse la radio cuffia e si avviò all’uscita. Il suo compito era finito, almeno per oggi.
Rimaneva la parte più fastidiosa dei suoi interventi: discutere con i suoi superiori per le scelte azzardate che aveva fatto senza prima aspettare gli ordini.
Quando, infatti, uscì dal grattacielo e si avviò verso le pattuglie del NYPD, Conners gli andò incontro, furibondo come non mai. I capelli biondi, leggermente lunghi sulla nuca, grazie ai caldi raggi del sole, emanavano intensi riflessi dorati, mentre i grandi occhi castani sembravano volerlo incenerire da un momento all’altro.
-Nat, accidenti a te!- esclamò rabbioso piantandosi davanti a lui.
Forse era l’unico a non essere intimidito dalla sua altezza e corporatura, probabilmente perché la differenza tra entrambi non era poi molta: Conners era alto una decina di centimetri in meno.
Red Scorpion, invece, era un metro e novanta di muscoli d’acciaio, cicatrici e forza straordinaria.
-Ti avevo detto di aspettare gli ordini di Dawson e invece, come il solito, hai fatto di testa tua- lo rimproverò Conners asciugandosi, con un fazzoletto, alcune gocce di sudore sulla fronte -Cristo santo, amico, neanche i tuoi ragazzi della scientifica riusciranno a ricomporre la sua faccia-
-Tanto ormai non gli serve più- fu l’ironica risposta di Red Scorpion.
I due uomini erano amici da molti anni e Steven Conners conosceva tutto di Nat. Era abituato al suo carattere duro e spigoloso e, nonostante questo, lo accettava perché sapeva che non aveva avuto una vita facile.
-Detective Crawley!- la voce baritonale del capo del dipartimento li richiamò entrambi.
Conners alzò gli occhi al cielo.
-Ci siamo- annunciò in tono grave -Ora lo sentirai sbraitare fino a Philadelphia-
Red Scorpion notò con una certa soddisfazione che il loro superiore era a dir poco furente, se avesse potuto, lo avrebbe strangolato.
-Signore- lo salutò freddamente, mentre passava la custodia del Barrett e la radio cuffia a un agente.
-Perché hai sparato? Dovevi aspettare il mio ordine- gridò Dawson, rosso in viso dalla rabbia.
Un raggio di sole colpì i Ray-Ban di Red Scorpion facendoli luccicare.
-Signore- iniziò in tono annoiato -Con tutto il rispetto, se avessimo aspettato il suo ordine, avremmo avuto due morti: la donna e quel pazzo di suo marito-
-Ascoltami bene- disse Dawson puntandogli un dito contro, ma senza avvicinarsi troppo -Anche se sei il detective più in gamba di tutta la città, sono stanco di essere disobbedito-
-Ma io non ho disobbedito- ribatté Red Scorpion con tranquillità.
-Cosa?- domandò Dawson confuso.
-La missione era salvare la donna, giusto?-
-Sì... ma... -
-Allora la missione è compiuta- lo interruppe Red Scorpion sorridendo beato -Buona giornata-
Quindi si voltò e si allontanò tra la folla dei curiosi, lasciando il capo del dipartimento a domandarsi come diavolo facesse, tutte le volte, a farlo sentire un’idiota.
-Un giorno ti farai buttare fuori dal NYPD, ne sono certo- sentenziò Conners dietro di lui, mentre con l’amico, s’incamminava verso l’auto di servizio: una Ford Crown Victoria blu.
La macchina non aveva i colori del dipartimento né la sua sigla sullo sportello, aveva però la radio interna per permettere il collegamento con la centrale. Il lampeggiante, invece, sistemato sotto i piedi, in caso d’intervento poteva essere fissato sul tettino tramite una potente calamita.
-Non mi manderà mai via- lo rassicurò Red Scorpion, mentre apriva lo sportello -Sa bene che sono il migliore-
Conners lo guardò torvo, poi scoppiò a ridere.
-Sei un maledetto bastardo- commentò alla fine, dandogli una pacca sulla spalla.
Red Scorpion sorrise.
-Andiamo a berci qualcosa?- domandò in tono amichevole.
-Non ancora, prima devo... -
La frase di Conners fu interrotta da un impressionante frastuono metallico alle loro spalle.
Entrambi si voltarono, curiosi di sapere cosa fosse successo: una motocicletta della pattuglia stradale era a terra. Accanto, una donna dal volto in fiamme, cercava invano di rimetterla in piedi, scusandosi oltremisura per il disastro appena combinato. Il poliziotto, al quale apparteneva la moto, cercava gentilmente di rassicurarla. Lei, imperterrita, continuava a parlare come un fucile mitragliatore.
-Cristo santo- imprecò Conners alzando gli occhi al cielo.
Red Scorpion rimase a bocca aperta nel vedere una tale scena.
-Ma chi è quella pazza?- domandò, provando un’infinita pena per quel poliziotto.
Conners si voltò verso l’amico e, inarcando un sopracciglio, sorrise divertito.
-E’ la tua nuova collega- rispose infine.
Red Scorpion si girò verso di lui, gli occhi erano più gelidi di un iceberg dell’Artide.
-Stai scherzando, vero?-
-No, assolutamente- fu l’indifferente risposta di Conners -Viene dal dodicesimo distretto. Un paio di anni fa fece domanda per venire da noi e oggi, dopo la nomina a sergente, è stata accontentata. Stamattina si è presentata in ufficio con il foglio del trasferimento, abbiamo fatto le varie pratiche e poi l’ho presentata agli altri-
Red Scorpion sbuffò.
-Ti avevo chiesto un uomo capace, sveglio e intelligente- gli ricordò in tono pungente -E, invece, guarda cosa ho davanti! Una femminuccia imbranata e pasticciona, capace di buttare a terra una moto della stradale. Sai bene che non mi piace lavorare con le donne, eppure negli ultimi tre mesi me ne hai mandate sei-
-Che tu hai provveduto sapientemente a far scappare- gli ricordò Conners in tono vivace.
-Lei deve essere il famoso detective Crawley, vero?- chiese una piacevole voce femminile alle sue spalle.
I due uomini si voltarono e Red Scorpion, dopo aver capito che lei aveva sentito i suoi commenti, la squadrò dalla testa ai piedi.
Se gli arrivava alla spalla, era un miracolo. Aveva lunghi capelli neri raccolti in una coda sulla nuca, occhi grigi, carnagione olivastra, nessun segno di make-up, era semplicemente e graziosamente acqua e sapone. La sua era di sicuro una taglia diciotto ma Red Scorpion poté ammirare soddisfatto la tonicità di quei pochi chili in più. Non gli erano mai piaciute le donne troppo magre, quando voleva abbracciarne una, desiderava sentire la carne sotto le sue mani e non un mucchietto di fragili ossa. I jeans scuri mostravano le sue forme sode mentre la camicetta, di colore rosa e di una taglia più grande, copriva quello che lui avrebbe voluto vedere più di ogni altra cosa: il suo fondoschiena. Il suo giudizio finale fu una sufficienza piena.
-Sì, sono io- rispose, infine, in tono severo avvicinandosi alla donna.
Rimase sorpreso quando lei lo fissò senza allontanarsi. Poche persone lo avevano fatto. Ogni volta che si metteva davanti a qualcuno, uomo o donna che fosse, questo indietreggiava, spaventato dalla sua altezza e muscolatura. Ma forse, più di tutto, inorridito dall’orribile cicatrice che, dalla tempia al mento, percorreva il suo viso passando a un centimetro dall’occhio. Il lato sinistro del suo volto portava un ricordo che suo padre gli aveva lasciato ventisei anni prima.
-Piacere di conoscerla, sono il sergente Hooker- si presentò lei porgendogli la mano.
Red Scorpion rimase sorpreso: non sembrava spaventata, né disgustata. Era la prima volta che gli capitava una situazione simile. Infine, accettò la sua mano stringendola forte.
-Il piacere non è mio- replicò duramente.
-Lo immaginavo- fu la secca risposta di lei -Dopo le parole che ha detto, non poteva essere altrimenti-
Non sapeva come avrebbe fatto, in futuro, a lavorare con un uomo simile, ma doveva riuscirci. Il suo collega aveva decisamente un carattere ostile. Una voglia pazzesca di assestargli un pugno in faccia, si era affacciata nella sua mente più di una volta nell’arco di quei pochi minuti. Non osava immaginare cosa sarebbe successo dopo un turno intero di lavoro. Doveva ammettere, però, che era un uomo affascinante e quella lunga cicatrice sul volto lo rendeva ancora più attraente. Chissà come se l’era procurata? Si domandò tra sé. Non poteva definirsi “bellissimo” ma quei capelli castani tagliati a spazzola e leggermente sollevati sulla fronte, quelle labbra sottili, quell’altezza e quella prestanza fisica facevano di lui un uomo notevole. Era curiosa di vedere i suoi occhi, ancora coperti dai Ray-Ban.
-Sergente Hooker- iniziò Red Scorpion in tono annoiato -Ti è mai capitato di lavorare con colleghi che sbavano per te?-
-No- rispose semplicemente lei.
Red Scorpion la guardò un istante negli occhi, leggendovi la verità. Rimase sorpreso da quella risposta.
-Per farla breve, il motivo per il quale non voglio lavorare con voi donne è semplice: siete petulanti- sentenziò deciso, mentre si appoggiava allo sportello della macchina -Ho avuto sei colleghe in passato e si sono rivelate tutte, nessuna esclusa, delle oche, capaci unicamente di mostrare le loro grazie e di allargare le cosce-
Solo se si trattava di sesso, sorvolavano sul ribrezzo che provavano per le sue cicatrici. Red Scorpion avrebbe voluto aggiungere questo suo pensiero ma preferì tacere.
Conners, che fino a quel momento era rimasto in silenzio per gustarsi la scena, intervenne.
-Nat, non trascendere come il tuo solito-
-Stia tranquillo, capo- lo rassicurò Hooker con decisione -Il linguaggio del detective Crawley non mi offende, né m’impressiona-
-Meglio così- replicò Conners sorridendo divertito, poi guardò l’orologio preoccupato -Accidenti, devo andare. Ci vediamo in centrale più tardi-
Nat lo salutò con un grugnito, Hooker con un bel sorriso.
-Quanto a lei, detective- riprese quest’ultima togliendogli gli occhiali da sole sotto lo sguardo stupefatto di Red Scorpion -Noi donne, grazie a Dio, non siamo tutte uguali. Sarò anche imbranata e pasticciona ma con me può stare tranquillo, sembra che io sia trasparente per gli uomini, pertanto non correrà alcun pericolo di essere sedotto. La sua virtù sarà al sicuro-
Santo cielo che occhi magnifici! Pensò lei, mentre li ammirava estasiata. Erano di un azzurro intenso favoloso e avevano un taglio leggermente all’ingiù. Sapeva che aveva osato troppo nel prendere i suoi occhiali da sole ma la curiosità aveva avuto la meglio sul buon senso. E grazie a questo, aveva potuto persino sentire il suo profumo. Dalla fragranza classica ed elegante, capì che si trattava certamente di Valentino. Le sue note di agrumi, vaniglia, sandalo e spezie le riempivano le narici in maniera piacevole.
-Bene, ne sono felice- ribatté Red Scorpion riprendendosi i Ray-Ban per poi indossarli nuovamente. Fissò la sua nuova collega ancora stupito, nessuno aveva mai avuto il coraggio di fare un gesto come quello che aveva appena fatto lei. Poi riprese a parlare serio -Allora, devi rispettare poche e semplici regole se vuoi lavorare con me... -
-Me l’hanno imposto, non sono io che ho scelto- lo interruppe Hooker in tono indifferente.
Red Scorpion la guardò torvo e strinse le labbra.
-La prima regola è quella di non interrompermi mai- iniziò freddamente, poi continuò -Seconda regola: dammi del tu e smettila di chiamarmi detective Crawley, mi chiamo Nat. Terza regola: niente sesso tra noi, nessun coinvolgimento sentimentale, chiaro?-
-Poco fa ti ho detto che puoi stare tranquillo, non sono una di quelle oche di cui parlavi prima- precisò ancora una volta Hooker -E tu puoi chiamarmi Cassie-
-Cassie?- ripeté sorpreso Nat.
-Sì, è il diminutivo di Cassandra, mia madre ha una grande passione per l’epica- spiegò lei sorridendo.
-Capisco- mormorò Nat guardandola attraverso gli occhiali da sole -Ora andiamo in centrale, ti mostrerò il nostro piccolo ufficio-
Poi, quando lui fece per aprire lo sportello della parte del conducente, lei lo fermò.
-Aspetta- esclamò raggiungendolo -Devo guidare io. Tu sei il mio superiore e... -
-Stronzate- la interruppe Nat salendo lo stesso in macchina -Altra cosa che devi sapere di me, è che me ne sbatto delle regole, tranne di quelle che detto io. E ora sali, sergente-
-Cassie- lo corresse lei sedendosi dall’altra parte -Posso farti una domanda?-
-Se è breve e intelligente, sì- rispose Nat mentre inseriva la prima e partiva.
Lei si voltò a guardarlo.
-Sei sempre così irrimediabilmente insopportabile?-
-Oh, con te sono un cioccolatino- la informò Nat ironico.
-Credimi, non si direbbe- commentò Cassie nello stesso tono.
Lui non rispose, ma dentro di sé ammirò l’impertinenza della sua nuova collega.
RATING FINALE : 7,7 /10
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