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ROMANCE PARK
Benvenute a Romance Park, il luogo dove ogni scrittrice ha la possibilità di presentare i propri lavori al pubblico!
L'estratto (tre da diverse parti del romanzo) di questa settimana si intitola "L'UOMO CHE PENSAVA CON IL CUORE", e il nick della sua autrice è CARLOTTA LANCETTI. ATTENZIONE, si tratta di nomi di fantasia, che usiamo solo per distinguere i vari estratti tra di loro: il nome dell'autrice non è questo, ed il titolo finale del libro sarà diverso.
Vi ricordiamo le REGOLE DI ROMANCE PARK ( potrete trovare maggiori dettagli qui: http://romancebooks.splinder.com/post/20213710 ) :
-- sia le lettrici che le bloggers potranno votare l'estratto con un punteggio da 1 a 10, e naturalmente commentarlo;
-- se la scrittrice lo desidera (non è obbligatorio), può rispondere ai commenti e alle domande – ma lo farà sempre usando il nick;
-- tra una settimana esatta, chiuderemo il sondaggio, e la scrittrice scoprirà che voto le è stato dato dal pubblico.
-- IMPORTANTE: la scrittrice non rivelerà la propria identità a nessuno, né prima, né durante, né dopo il sondaggio. Le bloggers che hanno collaborato con lei alla preparazione del post (cioè Naan e MarchRose) faranno altrettanto, sia nei confronti delle altre bloggers che delle lettrici, e per correttezza si asterranno dal commentare.
L'UOMO CHE PENSAVA CON IL CUORE
di Carlotta Lancetti
Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore.
Londra 1940.
Ian e Laura. Una storia d’amore iniziata tantissimi anni prima, nel lontano 1905. Un’altra donna Sylvia, donna priva di calore umano e piu’ vecchia di Ian di cinque anni, con un subdolo inganno aveva intrappolato l’ingenuo ragazzo ventiduenne Ian Doyle-Gallagher nel 1911. Ma Ian non ricevendo amore da Sylvia aveva disperatamente cercato amore altrove. Senza mai dimenticare un solo istante Laura. Laura aveva cercato di sposarsi di vivere una vita serena ma …senza mai negarsi a Ian e negarsi a se stessa quell’uomo. Ma non ne poteva più di quella situazione. Di vederlo andar via con gli occhi colmi di sofferenza. Di dividerlo con una donna che non lo rendeva felice. Doveva dare un taglio alle sofferenze.
Il mattino dopo partì col treno. Giunto ad Edimburgo scese nell’albergo prescelto da Thelma Green la sua fedele ed efficiente segretaria.
Quel pomeriggio inoltrato dopo aver lavorato un po’ su una vertenza e il convegno, seduto sul letto, stringendo i denti quasi, mollò la matita accorgendosi che la stava quasi per spezzare. Spinse indietro il capo poggiandolo contro il muro. Laura…Avrebbe voluto dar delle testate contro il muro per farla uscire dai suoi pensieri…ma era impossibile non era solo nei suoi pensieri era in ogni parte di sè. Resistè più che potè poi chiamò Ridgestone la proprietà scozzese di Greg. Erano tre mesi che non la vedeva. Gli parevano tre secoli.
Rispose proprio Laura.
- Laura…-sussurrò Ian con tutta la dolcezza e sensualità di cui era capace. Voleva esser con lei vicino a lei, voleva la sua compagnia, voleva avvertire la sua anima … voleva ogni singola parte dell’essere di quella donna. Non sopportava di starle lontano un secondo di più, voleva darle tutto quell’amore che gli scoppiava dentro. Strinse forte il filo del telefono.
- Ian …-disse fredda lei.
- Sono ad Edimburgo. Tu anche. Mentre Greg e’ a Londra …-disse quasi con un nodo in gola. Non avvertendo quel tono gelido di lei. Non vedeva ostacoli perché non dovessero e potessero vedersi.
- No Ian- doveva esser forte. Dirgli che basta,era finita. Non poteva più…non poteva più!!! Perché la cercava? Doveva finire. Cercò di esser cruda e di farlo desistere.
Ian rimase raggelato stavolta da quell’imprevedibile NO.
- No? –
- No….penso che sia meglio che tu e io…-
Ian sentì come del sudore freddo investirlo. Che diavolo le prendeva ora che non voleva vederlo? Che non voleva star con lui? Gli pareva davvero inconcepibile star lontani quella sera…diceva che non aveva mai tempo per lei…ora l’aveva e lei…Certo ora stava per prometterle l’impossibile …perché alla fine della serata…avrebbero fatto all’amore.
- Non farmi questo ti prego…prometto che non accadrà niente …voglio solo la tua compagnia stasera…-
- Sai bene che quando ci vediamo …-e non dava solo la colpa a lui, sempre tremendamente passionale…non si fidava di se stessa. Lo desiderava follemente era furiosa con se stessa per quanto lo voleva. Da tre mesi era li, lontana da lui, dal suo amore disperato, dalle sue braccia rassicuranti …dal suo corpo…No!!! Basta! Sii forte DEVI-TRONCARE!
- Cercherò di resistere…-
- Dubito quindi stai ben attento Ian! – lo ammonì severa.
Ian entrò nel salotto e gettò il cappello sul tavolino. Si sedette sul divano settecentesco chinandosi in avanti incrociando le mani per non mostrarle che tremavano leggermente. Sentiva dentro un senso di forte apprensione.
- ciao Ian- rivederlo buttava all’aria tutte le sue migliori intenzioni. Doveva evitare di guardarlo.
- ciao Laura- e le sorrise. Lei non ricambiò.
Si metteva male. Si alzò, si versò da bere e si risedette. Parlarono del più e del meno ma Laura stava solo posponendo l’inevitabile.
- Ian…questa e’ l’ultima volta…-
- Che mi vuoi vedere?-
- Si –disse decisa. A Ian, quel ‘si’ parve come un verdetto, di condanna. Cercò di non lasciarsi prendere dal panico.
- Fidati non ti toccherò…siamo amici da tanto…ho bisogno della tua preziosa amicizia… -
- NO-DEVE-FINIRE- sillabò e lo gelò con un occhiata. Sapeva bene di cosa lui aveva bisogno. Era abile a dirle quanto avesse bisogno di lei. Ma non ce la faceva più a dividerlo con Sylvia,
Ian la guardò stupito. Era atroce ciò che gli chiedeva. E perché ora? Non capiva perché ORA?
- No ! Perché ora? Avrei capito anni fa ma ora? Perché proprio ora?–
- Ian e’ meglio cosi…- disse sbrigativa. Era irragionevole.
Lui perse la calma e gettò il bicchiere contro il fuoco del camino. Si appoggiò col gomito al ripiano di esso, passandosi una mano fra i capelli e cercando di tornare calmo.
- senti …e’ meglio che te ne vai subito. Sei troppo agitato-e lei soffriva troppo a vederlo in quelle condizioni. Doveva quindi esser cattiva, doveva dirgli che non le piaceva il suo comportamento cosi irrazionale e immaturo. Ian era frastornato del tono crudo di Laura. Non capiva quanto lo stava facendo soffrire?
- lo sono si visto che vuoi lasciarmi- disse con il respiro corto come dopo una corsa.
- devi fartene una ragione- e incrociò le braccia al petto serrando le labbra.
- No, non posso Laura-
- Devi. Ti ho fatto venire solo per dirti che fra noi e’ finita. Te lo dovevo, non era bello per telefono-
- No maledizione, Laura!!-e si voltò verso lei stringendo in tasca e le mani a pugno. Gli parve troppo insopportabile. Non riusciva a muoversi, era paralizzato dall’ansia e lo stomaco era aggrovigliato. Lei pareva talmente sicura e decisa come mai non l’aveva vista.Lei lo guardò come guardasse un bambino capriccioso. Visto che non lo capiva con le buone dovette ricorrere alle minacce.
- Allora vado a chiamare Dylan. E’ diventato alto e robusto…come te. Vuoi ricevere un pugno da tuo figlio?- e senza aspettare risposta si avviò alla porta. Ma Ian fece un ultimo tentativo. L’afferrò al polso e l’attirò a sé quindi le mise una mano dietro la nuca e si chinò su di lei per baciarla famelico e disperato. Se lei ricorreva alle maniere forti, lui rispondeva con le sue maniere, la dolcezza, la sensualità il desiderio. Era l’unico modo per placarla e farle cambiare idea, rivedere la sua decisione drastica. Laura rispose al bacio. Ian temette che se avrebbe parlato lei si sarebbe ribellata. Ma d’improvviso, lei gli morse il labbro respingendolo.
- Sei impossibile !- sbottò lei. Ian si toccò il labbro e sentì sulle dita il sangue. Si tamponò con il fazzoletto. Lei lo guardò beffarda. Non doveva permettergli di risolvere sempre le loro liti con il sesso, l’amore. Doveva trattarlo come Sylvia forse così l’avrebbe convinto che era proprio finita.
- Ti stai comportando come Sylvia –disse attonito. Non gli aveva mai fatto del male fisicamente e ora l’aveva respinto brutalmente. No era ancora nella sua stanza al MacDougal Hotel e si era addormentato…stava sognando …era un incubo. Si sfregò il volto. No, non stava sognando.
- Bada Ian, non farmi sentire in colpa perché ti respingo come lei-
- Vieni qua- disse di nuovo dolcissimo. Il che rendeva davvero arduo per lei respingerlo.
- No! –
Ian però l’afferrò fra le braccia e immerse le mani nei capelli di lei. Tentò cosi di nuovo con le buone di calmarla, aprendole il suo cuore sperando che lei non affondasse un coltello.
- sai che sono pazzo di te. Sai che non sono venuto qua solo…per questo…ma anche per parlare con te…stare in tua compagnia…. ti amo lo sai-
- non dire altro-
- come vuoi – e la baciò di nuovo. Lei sentì le mani di Ian ovunque facendola ubriacare. Spogliandosi l’un l’altra raggiunsero il letto della camera degli ospiti. Si amarono quasi rabbiosamente. Lei si detestava perché lo desiderava e lo amava in modo doloroso. Aveva vinto lui. Doveva concedergli e concedersi quell’ultima notte d’amore insieme ma non doveva comunque accadere che vincesse sempre lui. Il suo coraggio l’aveva tradita miseramente. Ian le aveva rinnovato il suo infinito amore.
Più tardi Ian si rivestì. Si stava allacciando le stringhe delle scarpe seduto su una poltrona quando lei si ridestò dal torpore. Lo guardò duramente quindi si alzò e si rivestì anche lei.
Si avvicinò a lui e gli afferrò i capelli sollevandogli il viso. L’aveva distratta per due ore ma ora doveva andarsene e stavolta per sempre. Niente scuse o sentimentalismi.
- avevi promesso vero?- disse duramente. Ian la guardò. Quella sera Laura si comportava proprio come Sylvia. Dura implacabile e gelida, indifferente al suo dolore ai suoi sentimenti. Ian cercò di nuovo d’addolcirla con il suo sguardo tenero e innocente. Laura aveva un cuore caldo e tenero. Non era fatto di marmo come quello di Sylvia.
- si…lo so …-
- perdiana Ian !!! – sbottò furente e lo lasciò andare. Non poteva sempre far leva sui sentimenti, era sleale! Doveva smetterla. Ian si alzò e si infilò la giacca.
- Credi …che non prova rimorso? Che non mi disprezzo già abbastanza? Non era mia intenzione venire qua solo per far l’amore con te…. Ti ho detto ciò di cui avevo bisogno, di cui ho bisogno-
- Basta!!! – e si tappò le orecchie non volendo sentire altro.
- Laura ti prego…- e la guardò stupito di quel rigido comportamento. Si era comportato male certo…ma non era ancora pronto a dirle addio. Mai sarebbe stato pronto a farlo.
Basta! Doveva dirgli quanto la faceva soffrire, voleva fargli capire quanto non sopportava un secondo di più quella situazione. Lo disprezzava.
- No ! Sono arrivata a detestarti ogni volta che te ne vai da lei…che torni da lei. Devi trovare il coraggio di dirmi ora addio una volta per tutte. Ora !- gridò lei infuriata.
- Credi che non abbia provato a starti lontano? Avevo bisogno di te ma ho dovuto soffocare molte volte- disse Ian con calma, con tono basso e si passò nervosamente una mano fra i capelli.
- Devi trovarti un’altra donna che ti dà quello che posso darti io….io non posso più…non posso più!- e ricacciò indietro le lacrime.
Greg era arrivato da alcuni minuti e stava ascoltando la conversazione da dietro una porta socchiusa, la porta della sua camera comunicava con quella degli ospiti.
Ian la guardò sbalordito e decise di sfoderare il suo orgoglio. Lei non lo voleva più era chiaro ma non si doveva credere insostituibile. Stava cosi male che volle ferirla.
- certo…come ho avuto le altre prima…non avrò problemi a trovarne ancora…-
Come osava quella canaglia di parlarle delle altre in quel momento delicato! Si avvicinò a Ian e gli mollò uno schiaffo con forza. Greg stupito gli parve di sentire anche lui male. Sua moglie stavolta faceva sul serio, era davvero esasperata.
Ian guardò il viso della sua amante contorcersi dalla furia e gli stava scagliando tutta la sua rabbia in quello schiaffo.
- allora vattene che aspetti! Non ti sopporto più ecco qual è la verità ! Questa e’ stata l’ultima volta che ti accontento…ma basta capito basta!!! Basta!!!!Vattene Ian!– gli gridò infuriata dandogli uno spintone. Doveva fargli male cacciandolo. Anche fisicamente. Gli diede un secondo spintone energico.
- Laura!!! -
- Ora vai dalle altre femmine che spasimano per te-
Ian l’afferrò alla vita attirandola a sé si chinò e la baciò senza tenerezza.
- le altre…non capisci che nessuna e’ speciale come te per me?- le sussurrò con dolcezza, l’ultimo disperato tentativo di rabbonirla…ma lei lo respinse bruscamente dandogli un altro spintone e guardandolo beffarda.
- Tsè non essere sentimentale ! Per voi uomini siamo solo femmine con cui sfogare gli istinti e tu non sei da meno Ian…e mi sono davvero stancata di …accontentare le tue voglie…- ogni parola di lei gli si conficcava dentro come un chiodo in quel modo atroce e sentiva il cuore spaccarsi in due. Ma doveva esser forte. Non doveva mostrarle oltre il suo dolore.
- Bene…bene e’…un addio allora? –ribadì freddo.
- si …
Ian scosse il capo totalmente incredulo così si calcò il cappello in testa.
- Come…vuoi…- aprì la porta e se ne andò sentendo un macigno depositarsi nel cuore.
Si sedette su una sedia sfinita da quell’incontro drammatico…da quel gesto cosi drastico. Sentiva il cuore sanguinare. Quello sguardo di Ian, cosi sofferto, cosi disperato nel perderla, nel dirle addio. Cominciò a piangere in silenzio.
Nel frattempo Ian era seduto in auto sfinito e incredulo non riusciva a muoversi da li. Andarsene. Il disprezzo delle parole di Laura…gli rimbombava dentro gelandogli il sangue.
L’istinto era di tornare dentro …di supplicarla di cambiare idea…che non poteva finire cosi…che non poteva finire ora …perché proprio ora? Gli sembrava di stare sul ciglio di un burrone…stava cosi male che si sentiva quasi male fisicamente. Non riusciva ad accettarlo, respinse le lacrime di rabbia e dolore per quella fine. Era la fine dei loro incontri ma non avrebbe certo mai smesso di amarla. La fine dell’amore per lei sarebbe avvenuta quando sarebbe finita la sua vita…non prima.
Era stato con altre era vero, aveva provato ad andare avanti con la sua vita come lei con la sua.
Ma nell’altre lui cercava il rapporto che avevano loro due. Si affezionava molto a loro ma non poteva amarle perché amava solo lei, soltanto lei. Scese dall’auto e guardò la facciata antica. Lottò come contro un demone per non tornare dentro e dirle che non poteva finire cosi la loro storia. Vide Dylan dietro le tende. Risalì cosi in auto. Non voleva mostrarsi a pezzi né a Laura né tanto meno al proprio figlio. L’orgoglio accidenti! Si rimproverò duramente quindi mise in moto e se ne andò.
Ian e Laura per caso, dopo quella "rottura" si ritrovano in una stazione ferroviaria. Tutte le decisioni di Laura crollano come castelli di carte. Illusa a pensare che poteva fare a meno di lui un giorno di piu’.
Aveva anche capito che anche se smetteva di vederlo e quello poteva esser semplice era davvero difficile se non impossibile smettere di amarlo. Ian aveva bisogno di lei come lei di lui. Quel che poteva darle era comunque indispensabile…anche se il tempo da poter passare insieme scivolava via in fretta come sabbia fra le dita, stare insieme era come respirare. Lei lo condusse in un angolo della stazione, una parte in disuso lontano da tutto e tutti. Lo guardò prendere a calci delle vecchie traverse dei binari. In quel violento sfogo c’era tutto il dolore di Ian. Era come spaventato e cercava di farsi forza per riuscire ad affrontarla.
Era furioso. Come poteva trattarlo così? Tormentarlo così? Non gli aveva già detto abbastanza? Quindi si sedette sul muretto dove terminava il binario morto. Fece scrocchiare più volte le mani, incapace di parlare. Lei si accovacciò davanti a lui e gli coprì le mani con le sue. Doveva aprirgli il proprio cuore, dirgli quanto era stato difficile anche per lei, doveva mettere da parte il proprio orgoglio che l’aveva certo aiutata a star meglio e chiedergli cosi di perdonarla, dirgli quanto l’amava ancora e sempre l’avrebbe amato.
- Ian…ti prego…ti supplico di perdonarmi…io mi sento morire dentro senza di te. Ho provato ma ho fallito. Ho provato a detestarti…ma …ho capito che comunque non mi eri indifferente, che ti detestavo quanto ti amavo…quanto ti amo. Come trent’anni fa e come sarà fra trent’anni non mi sarà mai più possibile smettere di amarti perché sei parte di me…stupida illusa sono stata!- concluso con un filo di voce, il respiro affrettato per l’ansia, la paura che lui non riuscisse a perdonarla, si rialzò e si allontanò da lui. Ian ascoltò cercando di intravedere nelle parole della donna il pentimento e la verità. Trovò facilmente tutte e due ma doveva farle capire che l’aveva fatto quasi impazzire. Si lei chiedeva perdono, aveva compreso che era stata una follia, sembrava davvero sincera. Ma il proprio orgoglio gli impediva di perdonarla cosi rapidamente doveva dirle quanto era stata crudele con entrambi, che doveva esserne assolutamente certa di sopportare di nuovo quella situazione. Doveva esser un po’ duro brusco…gli aveva fatto male anche se capiva la sua esasperazione. Ma i suoi meccanismi di difesa scattarono. Il cuore gli serrava la gola talmente batteva forte. Si alzò, si avvicinò a lei e l’afferrò per le braccia scuotendola - Maledizione, Laura, perché dovrei crederti? Perché dovrei perdonarti!? Dovrei ora credere che non mi lascerai mai più? Credere che non sono il tuo giocattolo? Non basta che ci sia Sylvia ad usarmi ….ti ci metti pure tu? Come faccio a crederti che non mi staccherai il cuore a morsi la prossima volta che sarai stufa di me e della situazione? – e la guardò a fondo fino al cuore…sentendo i propri occhi inumidirsi. Si ammetteva che esser l’amante non era una posizione felice e poteva esser umiliante a lungo andare ma avrebbe dovuto dirgli basta anni prima ora era troppo tardi…infuriato con se stesso sentì gli occhi pieni di lacrime ma aveva un tale nodo in gola, paura…ancora paura….Anche lei lo guardò intensamente, sentendo il cuore scoppiare nel vedere gli occhi di Ian luccicare. Lui la lasciò andare voltandosi per non mostrarle le lacrime di rabbia e dolore. Di paura. Si rendeva conto che lei lasciandolo cosi bruscamente, si era finalmente ‘vendicata’ di ciò che era avvenuto anni prima per la sua ingenuità che aveva rovinato i loro progetti. Ma lui soffriva profondamente allora come ora. Laura lo guardò contorcendosi le mani contro lo stomaco aggrovigliato. Attese come se attendesse il verdetto di una giuria. Perderlo significava non riuscire più a vivere. Solo vegetare. Il suo cuore sarebbe morto lasciando così un guscio vuoto. Dylan era la sua forza per andare avanti senza Ian …anche se il giovane assomigliava molto al padre nei gesti che era come aver vicino Ian ma stava diventando grande presto avrebbe ‘perso’ anche lui, ora..…ora attendeva la decisione di Ian, era terrorizzata che lui non la perdonasse Ian la guardò girò appena la testa. Non voleva perderlo...nemmeno lei voleva! Ma si voltò e l’afferrò di nuovo scuotendola dolcemente- MAI PIU’!!! Non farmi mai più una cosa del genere hai capito? Hai capito?!!!– disse lasciando che il dolore tingesse le sue parole disperate. Il nodo in gola minacciava di soffocarlo quasi.
- No…non accadrà mai più, Ian, perché il solo pensiero di perderti mi fa morire di dolore. –e lasciò che le lacrime le scivolassero sulle guance. Le lacrime che lui non versava, le versava lei, non riusciva più a trattenerle, per quanto lui la scuotesse con forza non le avrebbe mai fatto male.
Ian la guardò, non resisteva se una donna piangeva. La voleva di nuovo fra le braccia, voleva ammonirla aspramente e allo stesso tempo stringerla forte a sé.
- Dai vieni qua…- le disse poi dolcissimo, l’afferrò alla vita con un braccio e l’attirò a sé dandole un affettuoso scappellotto sul dietro. Già Ian sapeva esser tanto dolce anche quando la rimproverava e quel gesto non era cattivo ma anzi era come una carezza! Era un suo modo tenero di farle capire che era stata una sofferenza indicibile averla avuta lontana. Le prese il viso fra le mani guardandola.
- Smettila di piangere dai tesoro…- e le diede il suo ampio fazzoletto.
- Mi odi vero? Una parte di te mi odia. Hai tutte le ragioni-
- Odiarti?Come posso odiarti quando ti amo così profondamente? Io non odio, detesto provare quel sentimento distruttivo. Non odio Sylvia figurati se odio te?-
Lei lo guardò sbalordita. Era convinta che odiasse almeno Sylvia! – io pensavo che la detestassi…insomma lei e’ perfida con te e Christine…-
- No, non la odio, provo pena per lei- le disse sfiorandole la fronte con un bacio. Laura sentì l’amore per lui rinnovarsi diventare ancora più immenso. Il suo uomo era davvero incapace di odiare anche il suo peggior nemico.
1941: Uno dei momenti roventi dopo esser tornati insieme. Purtroppo non sanno che e’ presente loro figlio concepito a St. Moritz nel 1921 dove si ritrovano tutti. Il marito di Laura voleva un maschio ma essendo sterile, in Ian così perfetto aveva trovato il mezzo per aver il suo erede. Il ragazzino nel 1933 scopre così chi e’ il suo vero padre. Ma sebbene lo ammiri…e’ troppo legato a Greg che gli ha dato tutto. Non vuole affezionarsi a nessuno e gli viene più facile disprezzare Ian per non sentirne la mancanza visto che deve star con Greg per gratitudine e per la legge. Il ragazzo e’ assai introverso dal carattere difficile. Ian e’ un carismatico e stupendo cinquantaduenne. Anche Laura bionda e voluttuosa e’ ancora molto bella.
Laura credendosi sola, fece entrare Ian dalla porta della cucina. Dylan doveva esser al college. Greg sarebbe tornato l’indomani. Ogni momento che Ian poteva lei cercava di vederlo. Quelle ore insieme erano meravigliose. Ian a volte mangiava rapidamente un sandwich e faceva folle corse per esser li con lei. Parlavano a lungo a volte non facevano nemmeno l’amore ma stavano sdraiati sul divano a parlare dagli argomenti più disparati e a …riversare i loro sentimenti e pensieri più profondi. Il loro rapporto si era ancor più rinsaldato. Quel giorno si sedettero in cucina a bere del surrogato di caffè e chiacchierarono a lungo poi Laura prese le tazzine e le portò al lavabo per lavarle. Ian le andò alle spalle e l’abbracciò da dietro, iniziò a baciarla sul collo. Lei sospirò estasiata. Il rapporto fra di loro era pressoché perfetto. La loro intesa non era mai stata così profonda sotto ogni aspetto.
- che stupida di una donna …più ti minaccia e più mi spinge verso di te, più mi tormenta con i suoi macabri scherzi e più mi spinge ad amarti, a starti vicino a proteggerti…sei la mia ancora lo sai? – lei si girò fra le braccia di lui e lo baciò con trasporto. Continuando ad arretrare, baciandosi urtarono contro il tavolo. Lei si sedette sopra e afferrò la cravatta di Ian attirandolo più vicino a lei, fra le gambe. Il sesso fra loro era diventato più rovente, sfrenato molto più fantasioso. Anche Ian aveva trovato sorprendente la spregiudicatezza della sua amante e la loro passione era diventata ancor più intensa travolgente e ardente come quel momento.
- decisa eh?- sussurrò Ian cercando di nuovo la bocca di lei. Lei gli sfilò rapida la cravatta e gli aprì la camicia, gliela sfilò dai pantaloni per accarezzagli la schiena. Ian a sua volta le sfilò la camicetta dalla gonna. Le afferrò la vita con le mani, Laura inarcò cosi il corpo scosso da violenti brividi di piacere mentre Ian lambiva la sua pelle con le labbra. La faceva sentire ancora bella e giovane. Come se il tempo non fosse mai passato fra loro. – aspetta …non qua…- disse Ian così la sollevò sulle braccia e la portò nel salotto. Laura era il suo amore. La fece sdraiare dolcemente sul divano. Si sfilò la giacca e la gettò da parte a terra. Ian non aveva mai violato il letto che lei divideva con Greg e nemmeno l’altro letto della stanza degli ospiti. Era già difficile farlo in casa sua…il divano era un posto sicuramente meno intimo. Ripresero a baciarsi, Laura si fece di nuovo audace e gli aprì i pantaloni. Finalmente lo sentì in sé. Ian fu stimolato dall’audacia di Laura. Iniziarono a muoversi, con ritmo sostenuto ma non frettoloso e frenetico.
Dylan uscì dal bagno dopo un lungo relax nella vasca fino a che l’acqua era diventata fredda. Si vestì e scese in cucina per farsi uno spuntino. Era da colazione che non mangiava qualcosa ed erano quasi le due del pomeriggio. L’ala del college era crollata grazie al cielo senza danni alle persone. Ma chi poteva andare a casa a dormire era pregato di farlo.. Era preso da quei pensieri quando sull’ultimo scalino udì dei rumori, si avvicinò allo stipite, provò a guardare e si ritrasse, si mise una mano sulla bocca per reprimere un’esclamazione fra la sorpresa e il disgusto. Ian Gallagher era di nuovo nella vita di sua madre. Astutamente era riuscito a convincerla a tornare con lui. Suo padre era davvero un maestro in quello, avrebbe convinto persino Hitler a cambiare idea d’invadere il loro paese. Spiò di nuovo l’incontro, non voleva vedere e allo stesso tempo era come calamitato a guardare. Non aveva mai visto due persone fare l’amore. I suoi compagni ne avevano parlato delle loro prime esperienze, ma lui troppo preso dagli studi, aveva soffocato quel bisogno e ancora non era stato con una donna. Gli sarebbe piaciuto, la sua mancanza d’esperienza lo isolava dagli altri ragazzi. Di sicuro non sarebbe stato un donnaiolo come Ian! Guardò di nuovo. Loro erano avvinti in un abbraccio sensuale. Gli parve che suo padre si muovesse a ritmo vertiginoso mostrando così tutta la sua prepotente virilità. Sua madre si aggrappava alle spalle del suo uomo, andando incontro alle spinte che divennero sempre più incalzanti, tanto che caddero giù dal divano, sul soffice tappeto. Ian sentì la sua donna seguirlo facilmente, poteva osare di più, accelerò i movimenti. Laura al culmine dell’eccitazione, voleva sentirlo più vicino, avvolgendo i fianchi di Ian con le proprie gambe, aggrappandosi così di più a lui. Il culmine dell’estasi la trapassò con dolce violenza, fremette a lungo, esternò piccole grida, riuscendo solo a ripetere il nome di lui. Ian accelerò ancora un poco e le donò tutto se stesso come sempre, tremando a lungo, emettendo un piccolo ruggito virile e poi scivolare su di lei. in seguito appena riprese un poco fiato, si rimisero seduti poggiando la schiena contro il divano. Si guardarono e scoppiarono a ridere come due ragazzini. Ian si chiuse i pantaloni rialzandosi in piedi. Quindi tese la mano e la aiutò a rialzarsi, senza sforzo. Accipicchia era stato piuttosto travolgente, si erano amati come due giovani amanti.
RATING FINALE : 4,36 /10
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