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IL NUOVO LIBRO DI MARIANGELA CAMOCARDI
Mariangela Camocardi, che è stata già nostra ospite in diverse occasioni, in previsione dell'imminente uscita del suo nuovo romanzo "IL TALISMANO DELLA DEA", per la collana i Grandi Romanzi Storici Special edita HARLEQUIN, ci ha gentilmente concesso un estratto del libro in anteprima, sperando così di fare cosa gradita alle sue lettrici che la seguono sempre con tanto interesse ed affetto, inoltre tra tutte coloro che lasceranno un commento, Mariangela Camocardi metterà in palio una copia con dedica di questo romanzo.
sito ufficiale di Mariangela Camocardi :
http://www.mariangelacamocardi.net/
Per chi volesse vedere i nostri precedenti post dedicati alla scrittrice eccovi i link:
http://romancebooks.splinder.com/post/17054684
http://romancebooks.splinder.com/post/14825057
http://romancebooks.splinder.com/post/20581369
http://romancebooks.splinder.com/post/20084920
http://romancebooks.splinder.com/post/18255145
http://romancebooks.splinder.com/post/17539190
IL TALISMANO DELLA DEA
Milano, 1668 - Lago Maggiore, 1883
Joaquin de Fuentes regala a Cora Lovati, la fanciulla di cui è innamorato, un potente amuleto ricevuto in dono da una donna condannata al rogo per stregoneria. Joaquin sa che Cora non potrà mai essere sua perché è già sposata con un altro, e la felicità gli appare irraggiungibile. Ma quando la passione diventa incontrollabile, i due giovani decidono di salpare insieme per il Nuovo Mondo, perché solo la fuga consentirebbe loro di rendere possibile l'impossibile...
Duecento anni dopo Drake, discendente di Joaquin, si presenta alla porta di Berenice, pronipote di Cora, deciso a farsi restituire il leggendario anello. Tra i due volano scintille fin dal primo momento, tuttavia il destino congiura per farli finire l'uno nelle braccia dell'altro, e in un susseguirsi di colpi di scena, strani eventi coinvolgono Drake e Berenice, ponendoli di fronte a uno sconvolgente mistero e a rivelazioni che sembrano trascendere la realtà
Estratto de Il Talismano Della Dea
Cora fu la prima persona sulla quale posò l'attenzione quando, un paio d'ore più tardi, fece il suo ingresso nel fastoso salone dei ricevimenti di Palazzo Baldassarri. Le dame presenti erano numerose, ovviamente, ma Joaquin vide soltanto quella giovane donna dalla figura minuta, con i fluenti capelli biondo cenere e gli occhi che brillavano come zaffiri tra le folte ciglia. Indossava un elegante abito di damasco e raso color avorio, dalla scollatura quadrata e con le maniche aderenti, tagliato in maniera da sottolineare la pienezza dei seni e la vita sottile; preziosi monili di perfette perle incastonate in oro finemente cesellato le adornavano il collo e i lobi delle orecchie. Per l'occasione erano state accese una miriade di candele, e i preziosi candelieri d'argento illuminavano quasi a giorno gli ambienti della casa aperti agli ospiti.
Quanto a Cora, lo spagnolo colse d'acchito in lei un che di estremamente indifeso che lo fece vibrare in profondità. Ricordò immediatamente dove e quando l'avesse vista in precedenza. Come avrebbe potuto scordarsene, del resto?
Benché si fosse imbattuto un'unica volta nella dama dai delicati lineamenti che in quel momento sembrava tenersi quasi in disparte, il suo viso gli si era impresso nella memoria.
Joaquin non aveva idea del perché, ma l'immagine della giovane donna lo aveva praticamente ossessionato e spesso, dopo il loro casuale scambio di sguardi, il suo pensiero aveva indugiato sulla sconosciuta dalle bionde chiome che lo aveva fissato quasi con sfrontatezza dall'interno della carrozza. Riscuotendosi da quelle considerazioni fuori luogo, il capitano si incamminò verso la dama per porgerle i propri ossequi con un galante inchino e chiederle chi fosse.
Proprio in quel momento il Marchese Baldassarri lo scorse fermo sulla soglia e si mosse sollecito verso di lui. «Capitano de Fuentes, è un onore avervi mio ospite stasera!»
«Bacio le mani a Vostra Signoria» rispose lo spagnolo, chinando il capo con deferenza. «L'onore è soprattutto mio, eccellenza, e considero un privilegio poter sedere alla vostra
tavola.»
Negli scaltri occhi di Andriolo brillò un'espressione compiaciuta.
«Suvvia, bando ai convenevoli, capitano. Mi annoiano!
Ma venite, voglio farvi conoscere mia moglie.» E dopo avergli dato un'amichevole pacca sulla spalla il gentiluomo lo precedette nel salone, avanzando sul tappeto persiano con la noncuranza di chi è avvezzo al lusso.
De Fuentes lo seguì, osservando di sottecchi le brache di velluto nero al ginocchio, le candide calze di seta che fasciavano i robusti polpacci del padrone di casa. Il farsetto dello stesso tessuto e colore snelliva la sagoma corpulenta del marchese, che lo condusse fino al punto in cui Cora aspettava, immobile.
Paralizzata da un'emozione che a stento riusciva a padroneggiare, la giovane fissò il cavaliere cercando di deglutire il nodo che le stringeva la gola. Provò quasi l'impulso di piangere nell'accorgersi che la lingua sembrava diventata di ruvida corteccia e che i muscoli erano così contratti da farle dubitare di poter emettere un semplice, flebile sospiro.
«Cora, posso presentarvi il Capitano Joaquin de Fuentes?»
Andriolo la fissò con la cupidigia che si riserva a una proprietà di particolare valore. «È un prode uomo d'arme e con lui la nostra sicurezza è riposta in ottime mani.»
«Troppo buono, Vostra Grazia» si schermì lo spagnolo, il cervello in subbuglio e il cuore che batteva colpi disordinati.
Scoprire che lei era la esposa del marchese gli aveva acceso dentro una bruciante delusione. Digrignò i denti e si sforzò di recuperare la padronanza di sé, augurandosi che il proprio disappunto non trapelasse. Con l'impressione che in lui qualcosa si fosse schiantato, fece un rispettoso inchino alla donna. «Encantado, señora» mormorò con voce roca.
«Benvenuto nella nostra dimora, Capitano de Fuentes.» La voce di Cora suonò ferma anche se lei si sentiva tutta un tremito. Era di nuovo preda di quel vertiginoso rimescolio del sangue che già una volta aveva sperimentato, allorché i suoi occhi avevano incrociato quelli di un cavaliere sconosciuto.
«Gracias. Servire voi e il marchese sarà per me un onore e un dovere.»
«Cora e io ci affidiamo a occhi chiusi a uno spadaccino imbattibile quale voi siete, de Fuentes» esclamò con giovialità Baldassarri, ed essendo un po' a corto di respiro cercò di allargare il rigido colletto di pizzo inamidato che risaltava sulla giacca scura e un po' troppo attillata.
«Troppo buono, Vostra Signoria» si schermì lo spagnolo.
«Niente affatto! Avete militato nei ranghi dell'esercito del Re di Spagna per anni, e questa è una presentazione che attesta la vostra competenza in materia.»
«Spero di essere all'altezza dell'incarico» rispose Joaquin.
«Non ho alcun dubbio in proposito» decretò il marchese.
Un servitore in livrea entrò in quel momento per annunciare che la cena era servita e gli invitati si diressero conversando verso la sala adiacente, dove campeggiava la tavola imbandita, e si accomodarono ai propri posti. Tra i velluti ingioiellati, i broccati, i larghi colletti di merletto e le vaporose gorgiere, la tovaglia di pregiato tessuto di Fiandra con ricami e intarsi di pizzo appariva quasi misera. Ristabilivano l'equilibrio i piatti d'argento cesellato, i bicchieri di cristallo veneziano, le coloratissime alzate di frutta alternate a doppieri con le candele accese che diffondevano una luminosità intensa sui presenti. Alcuni musici, nella sovrastante galleria degli arazzi, iniziarono a suonare in sottofondo dolci madrigali.
Un corteo di valletti servì le pietanze e Cora, lo stomaco stretto da una tensione che le aveva ormai fatto passare l'appetito, distolse a fatica lo sguardo da Joaquin de Fuentes, che invece non smetteva di fissarla. Imporsi di mantenere un sorriso distaccato mentre si girava verso la Baronessa Contardi che disquisiva sul traffico cittadino le costò un immane sforzo di volontà che la lasciò stremata.
«Ultimamente i mezzi di trasporto sono aumentati in modo abnorme» stava dicendo la gentildonna ad Andriolo, impegnato a ingozzarsi di bue arrosto e cappone bollito. «In un censimento di qualche anno fa, svolto se non erro nel 1665, si sono contate 115 carrozze a sei cavalli, 437 a quattro cavalli e addirittura 1034 a due cavalli, il tutto distribuito tra i circa centomila abitanti che risiedono nella nostra città.»
Il marchese bofonchiò qualcosa a bocca piena e Cora si estraniò. Dal momento stesso in cui l'aitante Capitano de Fuentes era comparso nel salone, sentiva incombere un nonsoché di fatale su di sé, ma era incapace di stabilire da che cosa avessero origine quelle sue inquietanti sensazioni.
La spaventava che Andriolo avesse voluto alle sue dipendenze il capitano spagnolo, e nel contempo averlo lì la rendeva terribilmente euforica. Aveva la testa così confusa, e i pensieri le si accavallavano così disordinatamente nel cervello da impedirle di comportarsi con la calma di cui avrebbe avuto tanto bisogno. Aveva ospiti, e non poteva venir meno ai propri obblighi di padrona di casa, se non voleva che Andriolo la punisse duramente! Ma il cavaliere dai capelli bruni aveva la prerogativa di sconvolgerla, tanto che una ridda di emozioni impazzava nel suo cuore e la pelle le formicolava sotto gli sguardi intensi di lui.
Si augurò, considerati i brividi che le serpeggiavano lungo il corpo ogni volta che udiva quella voce virile dalla tipica cadenza spagnola, che la compostezza esteriore offerta ai propri ospiti risultasse ingannevolmente perfetta, perché i suoi sensi erano così sottosopra che ne era sopraffatta. Non osava sollevare lo sguardo, ma sentiva incollati sul proprio corpo gli occhi del capitano. Cora percepiva che tra loro stava fluendo una fortissima attrazione, e che anche lui ne era consapevole. Anzi, a giudicare dall'espressione di Joaquin e da ciò che provava lei stessa, nessuno dei due sembrava in grado di controllarla. Soffocando un sospiro, pensò che qualsiasi cosa fosse nata tra lei e quell'uomo che tanto la turbava, qualunque cosa avesse avuto in serbo per loro l'avvenire, avrebbe dovuto affrontare e accettare la propria sorte come aveva sempre fatto. Si chiese anche dove avrebbe trovato la forza di respingerlo.
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