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LIBRI ... A PESO
Che in Italia si legga poco, è un fatto tristemente noto.
E’ difficile dire se la cosa è dovuta alle (cattive) abitudini nazionali, oppure piuttosto ai prezzi medi dei libri, che sono così elevati che fanno sì che il libro sia spesso considerato quasi un oggetto di lusso. Per chi legge, spesso le fiere, i mercatini dei libri usati, i centri Remainders e così via restano una delle poche fonti d’approvvigionamento di libri a prezzi ragionevoli.
Il genere dei romanzi rosa, anche da questo punto di vista, è uno dei più bistrattati.
La sua distribuzione è in gran parte riservata alle edicole, forse perché viene visto dalle case editrici come un genere effimero, di lettura di puro consumo, “usa - e - getta” insomma. Esattamente come per i quotidiani, le case editrici misurano quindi i successi di una collana, o di una serie di uscite, solo in base ai “resi”, cioè a quante copie sono rimaste invendute.
Queste copie, ahimè, sono destinate una grama fine… Dopo il rientro in magazzino, resteranno per qualche mese a disposizione dei pochi collezionisti disposti a pagare cifre salatissime ( di solito, il doppio del prezzo di copertina! ) pur di recuperare qualche sporadico numero mancante, dopo di che finiranno la loro vita in spazzatura, esattamente come i giornali vecchi. Non esiste un circuito Remainders che li possa recuperare, non ci sono cataloghi; per rintracciare un libro specifico uscito uno o due anni fa, il lettore al massimo può sperare di trovare prima o poi qualche inserzione su uno dei vari siti di compravendita di libri usati gestiti, oppure su ebay.
Perciò, quando ho letto sabato scorso questo trafiletto sul Corriere, ho avuto una reazione di esasperazione… Possibile che sia così difficile organizzare anche per le edizioni da edicola una “vendita a peso”, o comunque d’occasione, così come viene fatto per gli altri libri? Non sarebbe meglio per le case editrici e per i distributori, che realizzerebbero così comunque un guadagno, piuttosto che spendere per smaltire queste copie invendute come carta straccia? Non sarebbe un bel vantaggio per i lettori, che magari ne approfitterebbero per provare qualche autrice nuova?
Cari editori, care società di distribuzione, provate a pensarci. Chissà, se ci fossero più iniziative di questo genere in Italia si leggerebbe forse un po’ di più.
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