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RECENSIONE IL MIO NOME E’ PASSION (Passion) di Lisa Valdez
Prima edizione: 2005 by Berkley
Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi Passione no.36, maggio 2010
Ambientazione: Inghilterra 1851 (epoca vittoriana)
Livello di sensualità: burning (estremo)
Voto/rating: 6+/10
Collegamenti ad altri libri: è il primo volume di quello che in origine doveva essere un quartetto, ma è a tutt’oggi solo un duetto così composto: 1. IL MIO NOME È PASSION (Passion ) – protagonisti Passion Elizabeth Dare e Mark Randolph Hawkmore, conte di Langley,
2. Patience – protagonisti Patience Emmalina Dare (sorella di Passion) e Matthew Morgan Hawkmore (fratello di Mark)
La giovane, bellissima e pura vedova Passion, figlia di un parroco di campagna, si trova per un paio di mesi dalla zia zitella a Londra e con lei sta visitando il Crystal Palace quando, a causa di un incidente, si trova tra le braccia di uno sconosciuto. Che le palpa il seno. Passion non protesta e si allontana, ma lui la segue. Dopo qualche sguardo e uno scambio di frasi poco urbane ed alquanto sconvenienti, in mezzo alla folla della mostra, lui le prende la mano per poggiasela sulla patta, che rischia di scoppiare a causa della sua enorme erezione. L’ingenua-in fondo mica poi tanto-Passion capisce al volo (la figlia del curato cresciuta nel timore di Dio …) e invece di ribellarsi, rimanere scandalizzata o perlomeno un poco scioccata da una situazione tanto inusuale e degradante per una donna perbene, in men che non si dica inizia a fare sesso selvaggio con lo sconosciuto dietro un grande paravento. Non importa che siano in mezzo a tanta gente in una sala pubblica, i due ci danno dentro a più non posso e la cosa li eccita a tal punto da ripetere l’impresa per altri due giorni di fila, sempre dietro al paravento, sempre con tanta gente intorno. Hanno il tempo di spogliarsi ed indulgere in tante pratiche: lui può trattarla come una sgualdrina da strada e mostrarle l’incredibile possanza del suo membro (venticinque centimetri signore mie!) di cui va tanto fiero, e lei, che ovviamente va immediatamente in adorazione di un tal fallo, si butta letteralmente in ginocchio e dà prova di essere una fellatrice di razza. Entrambi perdono la ragione: lui ha trovato una che gli fa e si fa fare di tutto, gratis, in luoghi pubblici; lei capisce che era da tutta la vita che aspettava un uomo con tali dimensioni, in grado di soddisfare la sua “fame” e la “sua sete”. Il passo dal sesso all’amore è brevissimo (?) e Passion dopo nemmeno una settimana capisce di amarlo follemente, proprio quando scopre anche che lui è Mark Randolph Hawkmore, conte di Langley fidanzato, benché a causa di un ricatto, con l’amata cugina di secondo grado. Scoppieranno drammi e tragedie prima che i due possano felicemente ricongiungersi, in tutti i sensi.
Erano anni e anni che sentivo parlare di questo libro quindi mi sono accinta a leggerlo con grande curiosità. Già le prime pagine mi hanno lasciata perplessa a causa di una infelice scelta della traduttrice, che fa parlare i protagonisti tra loro dandosi del tu anziché del voi e che usa “ciao” come saluto tra due perfetti estranei. Perplessità che è aumentata ulteriormente per il gergo che Mark usa con Passion, nemmeno fosse una battona da strada e non una signora, e che lei ricambia immediatamente senza imbarazzi o tentennamenti. Però, giunta a pagina quarantaquattro, all’ennesima menzione della vagina affamata e della quantità industriale di seme prodotta dal nostro toro da monta Mark, ho capito tutto: questo era un romanzo comico, così ho potuto continuare la lettura facendomi crasse risate. Chi mi aveva a suo tempo segnalato questo libro era la stessa persona che mi aveva consigliato Menàge di Emma Holly, uno dei miei DIK, purtroppo devo dire che qui siamo proprio su un altro pianeta. Lisa Valdez ha tentato un’operazione rischiosa, che se ben condotta avrebbe avuto risultati notevoli (come nel caso di Oltre l’innocenza della Holly), purtroppo l’eccessiva ambizione, la mancanza di adeguati mezzi espressivi e forse anche una non totale limpidezza da parte della scrittrice hanno invece prodotto risultati modesti. Trasportare di sana pianta linguaggio e situazioni crude dei contemporanei erotici in un romance storico non era facile, ancor più se dopo una prima parte semi porno, nella seconda si gioca la carta del melodramma, quasi più difficile da padroneggiare. Non solo le due parti non si integrano, ma cozzano violentemente tra loro e sembra di avere di fronte un romanzo schizofrenico: prima sesso esagerato senza scopo e linguaggio fin troppo diretto, poi lacrime a fiume, overdose di sentimentalismo e liguaggio fiorito. La prima metà e un florilegio di misure elefantesche, dialoghi da sporcaccioni, penetrazioni da martello pneumatico e orgasmi a pioggia dalla durata pressoché infinita, il che andrebbe anche bene se poi non si passasse repentinamente e incongruamente alla melassa iperomantica. I due protagonisti sembrano due macchiette anziché persone reali, come anche gli altri personaggi: lei la quasi vergine che si rivela ninfomane ed esperta del kamasutra in un battito di ciglia, lui che dovrebbe essere un maschio alpha e si dimostra un bamboccione viziato e debole. A tutti e due l’autrice appiccica una finta e leggerissima patina di sofferenza per giustificare le performances erotiche e la successiva parte drammatica, sfortunatamente risultano piuttosto inconsistenti, come i nostri eroi. In particolare lui è una delle peggiori figure maschili incontrate ultimamente, oltre ad essere debole, rabbioso e con un complesso di Edipo grande come una casa, è l’uomo che dice le cose più sbagliate nei momenti più sbagliati: mentre penetra Passion forsennatamente le dice che vuole diventare come i suoi polmoni e il suo fegato! Meno male che non sono descritti rapporti anali altrimenti che le avrebbe urlato: sì, sì, ancora, dai che sono arrivato al colon e raggiungo l’intestino tenue? Il libro non mi ha convinta, però tutto sommato è stata una lettura divertente e mi piace quando pubblicano libri controversi, tuttavia quello che mi secca è la sensazione nettissima che la Valdez abbia effettuato una furba operazione commerciale al preciso scopo di creare scalpore, tanto le lettrici di romance si comprano con poco: basta inserire qualche frase sull’amore eterno dopo una scorpacciata di sesso e il gioco è fatto. Non mi pare molto rispettoso del pubblico, così se accetto tranquillamente che si chiamino i genitali coi loro nomi non scientifici, però non mi piace che si usi il Vangelo per nobilitare una sveltina e si sovrapponga la parola sacra alla descrizione di un glande arrossato. Per ritemprare lo spirito ho ripreso in mano l’attacco di All’alba dei sogni della Kleypas, un semplice bacio che fa venire le ginocchia molli. Aridateme Lisa!
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