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L'AMORE OLTRE IL ROMANCE: ADSO E LA FANCIULLA
Titolo: Il nome della rosa
Autore: Umberto Eco
Edizione : 1ª ed. originale 1980
Genere: Romanzo giallo, storico
Ambientazione: monastero medievale, 1327
Trama: Un anziano frate trascrive un'avventura vissuta da novizio insieme al suo maestro, molti decenni prima, in un monastero benedettino dell'Italia settentrionale. Nel corso di sette giornate, scandite dalle ore della vita monacale, morti inspiegabili insanguinano l'Abbazia, apparentemente seguendo le profezie dell'Apocalisse.
L'adolescente Adso sarà testimone e cronista delle indagini dell'arguto Frate Guglielmo e di uno scontro mirabile e terribile tra fede e ragione, fanatismo e misticismo, odio implacabile ed amore assoluto per la verità.
L'adolescente Adso sarà testimone e cronista delle indagini dell'arguto Frate Guglielmo e di uno scontro mirabile e terribile tra fede e ragione, fanatismo e misticismo, odio implacabile ed amore assoluto per la verità.
Note: Nel 1986 il regista Jean-Jacques Annaud ne ha tratto l'omonimo film con Sean Connery, Christian Slater, F. Murray Abraham, Ron Pelman e Valentina Vargas.
"Chi era, chi era mai costei che si levava come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere vessillifere?"
Scandito dai versi del Cantico dei Cantici si consuma, naturale ed inaspettato, un atto d'amore, erotismo e poesia tra il giovane Adso ed una bellissima fanciulla senza nome.
Lei, costretta dalla miseria a vendersi alla lussuria dei monaci in cambio di poche frattaglie di cibo.
Lui, il rampollo cadetto di una nobile famiglia destinato alla vita monastica.
Adso conosce il latino e l'aspro volgare delle terre tedesche, intende appena poche parole del dialetto parlato con timore dalla fanciulla.
Nelle cucine di un'Abbazia ormai maledetta, lei lo seduce senz'altri artifizi che non siano la gratuita concessione di sé e la spontanea condivisione di un piacere speciale e così raro, in un mondo senza speranza, fatto soltanto di stenti e sopraffazioni.
Saranno solo poche ore, ma Adso ne serberà un ricordo indelebile.
Il suo animo conoscerà le pene d'amore e lui penserà sempre alla fanciulla, sperando di scorgerla trai volti dei popolani che si susseguono nei pressi dell'Abbazia, sentendosi in pace nel desiderare la sua pace, sentendosi felice nel desiderarla felice. Ma è un amore senza futuro ed anche le poche speranze che palpitano nel cuore in tumulto di Adso saranno sradicate dalla durezza della realtà e dalla crudeltà degli uomini.
Eppure la fanciulla sventurata non lo abbandonerà mai e suo sarà il volto che riemergerà con immutato nitore nelle memorie della sua vecchiaia, ricordo di una notte indimenticabile, di sentimenti mai più provati, incarnazione stessa dell'eterno femminino.
Nel chiudere il capitolo in cui la sua amata è perduta per sempre, in un mondo ormai sprofondato nel caos dove non esiste più alcuna certezza, dove soltanto nei nomi è racchiusa l'unica conoscenza delle cose, l'ormai anziano Adso ci confida che "Dell'unico amore terreno della mia vita, non sapevo, e non seppi mai, il nome".
Scandito dai versi del Cantico dei Cantici si consuma, naturale ed inaspettato, un atto d'amore, erotismo e poesia tra il giovane Adso ed una bellissima fanciulla senza nome.
Lei, costretta dalla miseria a vendersi alla lussuria dei monaci in cambio di poche frattaglie di cibo.
Lui, il rampollo cadetto di una nobile famiglia destinato alla vita monastica.
Adso conosce il latino e l'aspro volgare delle terre tedesche, intende appena poche parole del dialetto parlato con timore dalla fanciulla.
Nelle cucine di un'Abbazia ormai maledetta, lei lo seduce senz'altri artifizi che non siano la gratuita concessione di sé e la spontanea condivisione di un piacere speciale e così raro, in un mondo senza speranza, fatto soltanto di stenti e sopraffazioni.
Saranno solo poche ore, ma Adso ne serberà un ricordo indelebile.
Il suo animo conoscerà le pene d'amore e lui penserà sempre alla fanciulla, sperando di scorgerla trai volti dei popolani che si susseguono nei pressi dell'Abbazia, sentendosi in pace nel desiderare la sua pace, sentendosi felice nel desiderarla felice. Ma è un amore senza futuro ed anche le poche speranze che palpitano nel cuore in tumulto di Adso saranno sradicate dalla durezza della realtà e dalla crudeltà degli uomini.
Eppure la fanciulla sventurata non lo abbandonerà mai e suo sarà il volto che riemergerà con immutato nitore nelle memorie della sua vecchiaia, ricordo di una notte indimenticabile, di sentimenti mai più provati, incarnazione stessa dell'eterno femminino.
Nel chiudere il capitolo in cui la sua amata è perduta per sempre, in un mondo ormai sprofondato nel caos dove non esiste più alcuna certezza, dove soltanto nei nomi è racchiusa l'unica conoscenza delle cose, l'ormai anziano Adso ci confida che "Dell'unico amore terreno della mia vita, non sapevo, e non seppi mai, il nome".
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