Il talento non è sempre sufficiente per affermarsi nel mondo della moda londinese. Ci vogliono le clienti giuste, e per clienti giuste si intende quelle danarose e possibilmente altolocate. Se anche nobili, meglio. Di questo è assolutamente consapevole l'intraprendente e affascinante Marcelline Noirot, giovane sarta dal sangue blu, ma discendente da un ramo familiare povero e spregiudicato, fatto di truffatori e avventurieri. Lei e le sue due sorelle truffatrici non sono, ben inteso, ma in loro è forte l'istinto di conservazione e di affermazione, perché chi deve lavorare per vivere impara presto il valore dei soldi. E poi Marcelline è brava, disegna gli abiti per signora più belli della capitale, ispirati all'ultima moda parigina a cui non hanno nulla da invidiare. Così, quando si sparge la voce che il duca di Clevedon tornerà presto da Parigi per sposare la fidanzata di una vita, lady Clara, alle tre sorelle viene un'idea: avvicinare il duca per aggiudicarsi la moglie come cliente. Se la sposa più invidiata di Londra avesse scelto loro per vestirsi al matrimonio, tutte le nobildonne avrebbero voluto imitarla e la Maison Noirot avrebbe finalmente superato in popolarità la sartoria concorrente, assicurandosi la tanto sospirata tranquillità economica. E, naturalmente, la meritata fama.
Detto fatto, Marcelline parte per la capitale francese, decisa ad attirare l'attenzione di Clevedon, noto per il suo fascino e per il suo stile di vita piuttosto libero, anche se non libertino. Nel leggere la storia si potrebbe pensare che Marcelline più che di una cliente sia alla ricerca di un po' di guai, ed è proprio così: Clevedon, che conosce la fidanzata sin da quando erano bambini, si illude di amarla ma sicuramente non freme dalla voglia di portarla all'altare. Parigi gli piace, e quando a teatro mette gli occhi su una giovane donna dai capelli scuri che cerca di attirare la sua attenzione... be', la carne è debole. La giovane donna, come avrete capito, è la nostra Marcelline, che se pur non bellissima è elegante nel vestire e nel portamento, ha uno stile tutto suo nel pettinare i capelli e un'arguzia stuzzicante nel parlare che non possono non incuriosire un uomo alla ricerca di svaghi come il duca. La missione di Clevedon diventa quindi portarsela a letto (infondo è solo una sarta), quella di Marcelline riuscire a non farsi portare a letto dal duca, più bello di quanto si aspettasse, e convincerlo ad affidare alla sua sartoria gli abiti della fidanzata, che nel frattempo se ne sta pacifica a Londra ad aspettarlo.
Da una premessa improbabile, Loretta Chase ricama una vicenda deliziosa, fatta di sfumature, dialoghi brillanti e un buon approfondimento psicologico. Soprattutto, ci regala personaggi non scontati, e anche piuttosto concreti nei gesti e nei sentimenti e una trama che non annoia mai. Mi piacciono le storie con donne che hanno qualche ambizione in più, per necessità o vocazione, che non sia semplicemente agghindarsi per la Stagione e trovare marito. E Marcelline lo è. La Chase nel dipingerla fa un lavoro eccellente. Mi piacciono poi le storie in cui si avverte il conflitto sociale, non così facilmente superabile solo con la buona volontà. Nonostante la forte attrazione tra i due, una loro eventuale relazione per Marcelline potrebbe solo finire male (se non fosse un romance), e lei ne è consapevole: nessuna donna affiderebbe i propri vestiti a una sarta che ha fama di sedurre i mariti. Tra il lavoro e la passione, solo i ricchi possono permettersi di scegliere la seconda e Marcelline non è tra questi. Clevedon, dal canto suo, è un esemplare abbastanza tipico del suo tempo e del suo ceto sociale, che in una donna come Marcelline vede inizialmente solo un oggetto di piacere, ma suo malgrado, poco alla volta, si rende conto di non poter fare a meno di lei. Gli scambi verbali tra i due sono diretti e privi di ipocrisie. Clevedon, che cerca di sedurla in tutti i modi, ne viene a sua volta sedotto: i suoi occhi cercano lei quando è in una stanza, i suoi passi finiscono sempre per condurlo dove sa di trovare lei, anche a costo di rovinare il suo fidanzamento. Anche a costo di rovinare la reputazione di Marcelline.
A rendere più avvincente la storia, un po' di concorrenza sleale per la Maison Noirot e la questione "fidanzata di Clevedon", il tutto sviluppato con intelligenza dalla Chase. L'unico appunto che mi sento di fare al romanzo è la descrizione della figlia di Marcelline, di appena sei anni, che negli atteggiamenti e nel comportamento mi è sembrata poco verosimile e piuttosto artificiosa. Descrivere i bambini è difficile, e il loro utilizzo per creare commozione nel lettore e nei personaggi è un'arma a doppio taglio. Se non riesce, infastidisce. Così almeno è stato per me, ma forse io ho un cuore di pietra.
L'autrice, nel condurci al finale del libro, non fa mosse affrettate, si prende il suo tempo e lascia consumare i pregiudizi e i timori dei personaggi, per rendere accettabile ciò che all'epoca non lo sarebbe mai stato. Il prossimo romanzo avrà come protagonista la sorella bionda di Marcelline, Sophy, abile sarta con capacità giornalistiche, che da quello che ho potuto leggere promette di essere un'altra donna forte e di intelligenza vivace. Brava Chase, leggerò sicuramente anche quello.
Primo libro della serie The Dressmakers, a cui fanno seguito:
2.Scandal Wears Satin
3.Vixen in Velvet - previsto per il giugno 2014
Bravissima Bluefly,
Bravissima Bluefly, recensione perfetta! Sono d'accordo su tutto, anche sulla bambina odiosa, la volevo eliminare! Era un pezzo che non leggevo un romanzo della Chase così bello, per cui sono molto contenta. Sulla condizione della donna potrei parlare per ora, quindi mi limito e vi do il mo appoggio. Ciao. FrancescaT
Grazie Fancesca! E' vero,
Grazie Fancesca!
E' vero, secondo me la Chase qui è al meglio. Non fosse stato per bambina, che mi ha ispirato pensieri infanticidi, avrei dato un voto ancora più alto. Peccato, ma confido nell'assenza di bimbi nel prossimo libro
Molto bella la tua recensione
Molto bella la tua recensione Bluefly. Non sono una patita della Chase, ma è una scrittrice di gran classe che sa creare spesso personaggi inusuali. In un panorama dove ci sono tante eroine melense e sottomesse, le sue protagoniste sono una boccata d'aria fresca! Sinceramente mi sto scocciando, ho beccato una sfilza di ochette insipide che mi annoiano a morte, ma che a quanto apre vanno per la maggiore. Donne sottomesse che vivono solo in funzione del maschio di turno, ma che p@@@@e ! Ma siamo tutte così? Non mi pare proprio...
Infatti cara Lilith, non
Infatti cara Lilith, non siamo tutte così, è che ci dipingono così
La cosa sorprendente è che le donne insipide vengono create nei romanzi da scrittrici donna, per donne. Il fatto che queste scrittrici scrivano è segno che qualche idea in testa ce l'hanno, spesso sono scrittrici dotate e in carriera. E dunque ci si domanda perché. Vende di più? Se vende di più significa che le donne sono così o vogliono essere così, ma io non ci credo. Oppure è più politically correct, secondo un'immagine standard della donna nella società come dovrebbe essere? Una sorta di messaggio subliminale per rincretinirci? A questo punto non mi sento di scartate nulla, nemmeno le teorie più estreme.
Ho letto anch'io il libro ma
Ho letto anch'io il libro ma non mi ha preso molto. Ma con la Chase è sempre stato così per me: alcuni suoi romanzi sono acqua gassata mentre altri acqua di rubinetto caldina e sciapetta.
La bimbetta non infastidisce... è odiosa.
Anche a me la Chase piace a
Anche a me la Chase piace a momenti alterni, ma la apprezzo comunque sempre per le eroine non comuni che riesce a creare. Noto, da lettrice recente ma ormai non più tanto del romance e da convinta femminista, che vi è davvero troppa abbondanza di donne insulse, che non hanno idee politiche, sociali, interessi che non siano quelli di trovare marito e metter su famiglia. Non è che io voglia per forza emancipare la condizione femminile del romance storico, ma ogni tanto anche il romance potrebbe ricordarsi di un po' di storia e proporre donne di maggiori profondità. Questo forse renderebbe più ostico il romanzo alla media, ma aiuterebbe questo genere letteraio ad uscire dal ghetto. Parere mio, probabilmente impopolare
La donna nei romance e anche
La donna nei romance e anche in altri generi tende sempre ad essere raccontata come un'ameba che pende dagli occhi e dagli attributi maschili. Purtroppo succede anche nei romanzi attuali e anche con le nuove generazioni di scrittrici o nei YA siamo messe malino.
Se appena appena alza la testa e assume atteggiamenti, idee, ideali che secondo la logica maschile e maschilista ( ma che hanno moltissime donne) viene considerata male... non uso termini sconci ma li abbiamo capiti, no?
Credo che voler farsi una famiglia, avere dei figli e un compagno sia sacrosanto se uno lo desidera, ma si può essere femministe anche se si è casalinghe. Perchè, secondo me, esserlo non è urlare, manifestare o gestirsi le pudenda, ma imparare e insegnare il rispetto , la diversità, le aspirazioni e gli interessi degli altri.
Iniziando dalla famiglia si spera... si spera ... che le generazioni future capiscano e che quando sarà il momento di fare la loro continuino.
Invece io noto un marciare indietro preoccupante e noi donne non contribuiamo per nulla a cambiare le cose.
Non voglio entrare in argomenti di politica o in altri campi... ma quando vedo e sento certe signore alla tv o sui giornali, mi spiego tante cose.
Ben vengano allora tutti quei libri romance e non dove la donna è personalità, carattere, volontà e femmina e non solo la costola di adamo.
Certo, infatti naturalmente
Certo, infatti naturalmente non mi riferivo al fare o meno la casalinga (un tempo non erano molto i lavori che potevano svolgere le donne), ma all'avere idee e interessi che esulino unicamente dal trovare marito. Se così fosse stata la realtà, ora staremmo ancora chiuse in casa a fare la calzetta, e invece, con grande disappunto di alcuni, andiamo anche a votare. Non che serva a granché... ahahahah.
Ho letto l'ultimo romanzo della Quinn, "Quella volta a Londra". Gradevole senza dubbio, la Quinn sa scrivere e creare situazioni deliziose, ma la protagonista è un'oca da paura. E dunque anche il romanzo mi risulta sostanzialmente insipido, portandomi a domandare, nella mia immensa presunzione: perché dovrebbe interessarmi la storia di una donna tanto inutile?
Naturalmente non tutti i romance sono così, per fortuna.
Lo so Bluefly che non
Lo so Bluefly che non intendevi la casalinga, forse ho risposto in maniera poco chiara e me ne scuso.
Quello che intendevo io era che si possono avere gli attributi anche fra le mura domestiche e forse anche di più. Ma non si possono certo dimenticare le lotte e le battaglie di tutte quelle donne che scendendo in piazza hanno fatto in modo che anche le altre si svegliassero e dicessero basta al stupidorium maschile.
Il romanzo della Quinn ? Anche lei è una scrittrice che paragono all'acqua gassata e di rubinetto. Non ho letto Quella volta a Londra, e mi sa che non lo farò se è sciapetto.
Adoro il sale!
Hai letto Lothaire??? Lì si che c'è una donna e fa' vedere i sorci verdi al vampiro più bastardo e tremendo del Lore. E' furba e astuta, decisa e testarda quasi quanto lui e lo decapita pure...
Figurati, non hai di che
Figurati, non hai di che scusarti. Era giusto che io specificassi in senso generale
Non avevo mai letto la Quinn, proverò col prossimo, magari ha personaggi più interessanti!
Invece Lothaire lo aspetto in cartaceo, ma so già che la Cole, almeno nei personaggi, non mi deluderà. Una delle scrittrici di paranormal più attente sotto questo punto di vista: donne femminili ma non insipide, anzi. Splendida scrittrice, spero tradurranno anche il segito di Poison Princess, che aspetto con ansia.