Il canovaccio del libro si richiama a un filone classico del genere poliziesco. Narra cioè le vicissitudini del testimone di un delitto costretto a una vita raminga per sfuggire a coloro che sono stati colti mentre commettevano un crimine. La differenza, nel caso, è data dal fatto che il testimone della storia, Rowdy  Yates con sua sorella Pepper, si trovano in una situazione  pericolante, precaria e senza radici, già da molti anni prima degli ultimi eventi. Morti i loro genitori, tutt’altro che commendevoli, e finiti in casa di nonni altrettanto inaffidabili, i due fratelli decidono di sottrarsi ai servizi sociali e al turn over di famiglie affidatarie vivendo qua e là di lavoretti e  espedienti e cambiando spesso residenza e identità.
Il fattaccio che ha ulteriormente complicato il destino dei due fratelli, l’uccisione di un alto dirigente della polizia cittadina, è avvenuto in un locale notturno di  proprietà di Morton, un ras della malavita dalle molte coperture, dove i due lavoravano senza aver palesato a nessuno la loro parentela. Nel cercare di dare una mano alla polizia senza scoprirsi, essi commettono un’imprudenza che costerà la vita a un giornalista.
Questo fa capire ai fratelli Yates che la partita è più grave tra quelle finora giocate e li costringerà ad aumentare le misure di sicurezza e la distanza dai luoghi sotto il controllo del loro ex boss Morton. Il mimetizzarsi ha dei costi, come, ad esempio, il fatto di non poter stabilire dei rapporti duraturi e il dover usare mille precauzioni per mantenere, sia pure a distanza, i contatti tra loro due. Ognuno dei fratelli Yates sacrificherebbe la vita per salvaguardare quella dell’altro/a, ma da qualunque parte la si veda, la loro è una vita infernale.
 

Pepper, la protagonista, è presentata come una ragazza scialba, non propriamente brutta, ma goffa e senza alcuna connotazione fisica degna di nota. Fa l’amministratrice del condominio dove abita (un caseggiato, per essere in tema, altrettanto anonimo e poco curato). A scombinare il tran-tran giornaliero di Pepper interviene un vicino di casa, Logan Stark, un affascinante trentenne che ama mettere in mostra il fisico asciutto e muscoloso, che fa in modo di trovarsi spesso sul pianerottolo per lanciarle sorrisi molto accattivanti. Perché un uomo così affascinante dovrebbe cercare un approccio con la timida e insignificante Pepper? Oltre a lei se lo chiede anche Rowdy che raccomanda alla sorella la massima cautela mentre lui cercherà di scoprire qualcosa sul suo conto.
Il fatto è che Pepper non aspetterà tanto e dopo un corteggiamento serrato da parte di Logan, gli si concederà con la stessa bramosia che egli  le manifesta. Grande è la sorpresa di Logan quando Pepper detta le condizioni per far sesso e tra queste la principale è che lei vuol fare l’amore senza spogliarsi (slip escluso, ovviamente) e senza essere toccata.
 

Nonostante i giusti ingredienti siano tutti presenti, l’intrigo, che si dipanerà per tutta la storia, non  ha nerbo e consistenza. Manca alla Foster la capacità di trarre conclusioni serrate dalle sue intuizioni, disperde i momenti che dovrebbero essere di suspense in un brodetto che non dispiace, ma non soddisfa, tratteggia il personaggio di Pepper in maniera troppo diseguale tra la prima e la seconda parte del libro con il risultato di privare la protagonista di una cornice di simpatia nella prima versione, e di renderla irritante nella seconda.
L’autrice dà il meglio di sé nelle scene di corteggiamento e sesso. Lì riesce convincente e si fa apprezzare grazie all’approfondimento del personaggio di Logan, il più centrato e riuscito che svolge la funzione di collante del racconto e in un certo senso, giustifica l’acquisto del libro.