E’ difficile recensire un libro che  scorre facile come l’acqua: ti dimentichi della sua composizione  (due parti di idrogeno e una parte di ossigeno) perché il pensiero si sofferma sulle altre sue caratteristiche e precisamente che si tratta di un elemento inodore, insapore, incolore.
E’ quel che ti viene in mente leggendo il libro “Sognando Park Avenue”. La storia è così esile e gracile, i personaggi poco approfonditi. Un mio collega di lavoro soleva dire, di un altro compagno d’ufficio, che quest’ultimo non faceva nulla, ma quel nulla lo sapeva fare molto bene.
 

Faccio mia l’opinione e la applico al libro intendendo, con ciò,  fare una sorta di complimento al racconto: è vero infatti che non lascia  il segno, ma in sostanza non annoia e non è poco.  Le vicende dei forzati della moda  descritti nel libro pongono sempre in primo piano, in tutte le possibili combinazioni, i marchi internazionali dell’abbigliamento (pàrdon, volevo dire i prodotti dei maestri creativi del settore) con il corollario del  mondo pseudo dorato di V.I.P  e dei party glamour.  Niente da dire sulla ricerca del successo in una città frenetica come New York perchè è noto che dietro i fiumi di alcool, gli iper-eventi e gli eccessi, c’è un’industria seria, solida, che muove investimenti e crea posti di lavoro. Del resto non potrei proprio criticare questo aspetto visto che è l’unica connotazione di spessore del libro e ciò si spiega con il fatto che l’autrice deve conoscerlo molto bene dal momento che negli USA è un’affermata fashion designer.
 

Monty Davenport, il personaggio principale, viene da una buona famiglia del sud. Presa la laurea e terminata un relazione sentimentale con Ryerson Bigelow perché lui ha bisogno di scoprire se stesso lontano da lei, Monty decide di trasferirsi a New York dove ha, come punto di riferimento, Emily, una compagna di studi che lavora come pubblicitaria per una importante firma della moda. L’amica la presenta a Ruth,  una specie di Crudelia de Mon, emulatrice, nello sfruttare il personale, dell’assatanata protagonista  del film “il Diavolo veste Prada” e riesce a farle ottenere  il lavoro di assistente tuttofare.
Tra richieste impossibili e ultimative, orari prolungati e mortificazioni a iosa, Monty, nell’espletamento del suo incarico,  inciampa casualmente in  due personaggi che tanta importanza avranno nel suo futuro: il primo è Tripp du Port  sua prima e indimenticata cotta dei 15 anni  e il secondo è il famoso stilista Kevin Park.
Lotta dura, coltello tra i denti, spalle dritte, salute di ferro: è quel che serve per muoversi in un ambiente infido e altamente competitivo come quello della moda e del rutilante mondo che lo circonda. Monty vuol entrare nel giro giusto, ma nello stesso tempo non è disposta ad assimilare il peggio dell’ambiente né a stravolgere la sua personalità.
E’ una giusta visione perché la sua diversità viene notata dal famoso fotografo Richard Fitzsimmons che la immortala in diverse foto, riprese poi dai giornali gossippari statunitensi. E l’inizio di un percorso che accelera la sua emancipazione professionale  ma anche personale e porterà la  ragazza a destreggiarsi tra illusioni e convinzioni, scelte meditate e nuove impreviste speranze.
 

Siete dei pendolari? Avete un appuntamento all’ASL? Siete in fila in una sede di Equitalia?  In caso affermativo il libro fa al Vostro caso: poco impegno e scrittura sciolta;  si legge in un’ora o poco più.