“In silenzio, senza dire nulla, neppure le frasi d’amore mai scontate tra di loro. Solo pelli che si riconoscevano, corpi silenziosi che si odoravano, si toccavano…..Jimena voleva fermarlo per seguire con le dita sottili le sopracciglia di Luis, ….voleva incidere sulla punta delle dita, non solo sulla retina, l’immagine del suo uomo. Perchè Luis era quello: il suo uomo, il suo amore, la sua vita, il suo compagno”.
E’ l’ultimo incontro tra Luis e Jimena prima che lui si dia alla latitanza: è schedato come intellettuale membro di una brigata della Gioventù Socialista Unificata che ha combattuto per il perdente governo repubblicano. I vittoriosi miliziani dell’inalziamento gli stanno dando la caccia e la stessa Jimena è in pericolo. La ragazza aveva lasciato la relativa sicurezza di Rascafria, il paese montano che porta al passo de los Cotos, per sposare civilmente Luis Masa: lei bellissima figlia di contadini, lui proveniente da una famiglia agiata che la porterà con sé a Madrid sperando nella protezione di sua madre e di suo fratello. Quest’ultimo, costantemente, cercherà di proteggere la cognata, ma nella suocera, Elvira Pèrez de Santos, Jimena troverà una vera nemica, causa poi delle sue disgrazie quando la stessa saprà che aspetta un bambino.
La signora Elvira, di origini modeste e di altrettanto modesta cultura, aveva saltato diversi gradini sociali sposando il Prof.Martìn Luis Masa. Elvira, più che timorata da Dio è una bigotta che non aveva mai perdonato il marito di aver cresciuto laicamente i figli. Nella sua smania di provare il sostegno ai falangisti e far dimenticare la vergogna del figlio ribelle, denuncia e fa incarcerare la nuora.
Poiché tutti gli atti civili compiuti durante il governo dei repubblicani sono stati dichiarati nulli dai falangisti, matrimoni compresi, il figlio che Jimena porta in grembo è illegittimo e la sua posizione è quella di una peccatrice, da rieducare. Jimena viene tradotta in uno dei tanti carceri-lager di Madrid e l’impatto è terribile. Viene subito in contatto con donne torturate, massacrate di botte, stuprate, ridotte a larve dalla malnutrizione e dalle malattie che non vengono curate. Rimbalzano nelle celle – forni d’estate, gelate d’inverno – le urla delle persone interrogate, lo sgomento dei prigionieri condannati a morte dopo processi farsa di 20 minuti, le ansie per una ferocia che d’improvviso poteva abbattersi su chiunque. La vita di Jimena, sempre grazie all’intervento malevolo della suocera, dipendeva da un’aguzzina particolarmente efferata, Maria Topete, che agiva con totale distacco dalle sofferenze che procurava, convinta, religiosamente convinta, di svolgere un’opera di redenzione morale a favore di quelle peccatrici, donne perdute, donne che avevano traviato le loro esistenze e che non potevano essere riammesse nella società senza un profondo cambiamento, una volta che fossero sopravvissute al trattamento. Maria Topete era particolarmente interessata alla donne in stato interessante e ai figli che nascevano in carcere. Sfruttava i timori delle madri di perderli – timori giustificati dalla facoltà che aveva di darli in adozione a sane e pie famiglie di falangisti – per dominarle e mantenerle in uno stato di perenne ansia.
Alcuni dati per capire il contesto in cui la vicenda di Jimena e Maria Topete si è svolta anche perchè la stessa è ispirata a personaggi realmente esistiti.
La Guerra civile spagnola, che si combatté tra il 1936 e il 1939, è stata tra le più crudeli del secolo scorso perché in nessuna nazione la vendetta dei vincitori è stata così spietata e duratura.
Nel corso del conflitto, crimini e stragi si ebbero da entrambi le parti, ma la vittoria dei falangisti e la dittatura di Francisco Franco, dilatarono a favore di questa parte, la possibilità di emanare leggi liberticide, di attuare a discrezione impunibili vendette, di incarcerare, uccidere e far scomparire persone anche in base a delazioni inverificabili. Centinaia di migliaia furono i morti e gli incarcerati dopo la fine della guerra civile grazie ai dispositivi della legge sulla Responsabilità, rimasta in vigore fino al 1969. Anni dopo aver scontato la loro pena, coloro che erano stati incarcerati per ragioni politiche non potevano godere di diritti civili, ottenere posti pubblici, contestare confische di beni e attività. La parola riconciliazione non fu mai pronunciata dal regime, che tenne sempre viva la divisione del paese in Dos Espanas.
Lo scrittore Arthur Koestler descrive così il terrore nelle carceri spagnole:
“La notte del martedì ne furono fucilati diciassette.
La notte del giovedì ne furono fucilati otto.
La notte del venerdì ne furono fucilati nove.
la notte del sabato ne furono fucilati tredici
Sei giorni tu lavorerai, disse il signore, e il settimo giorni riposerai.
La notte della domenica ne furono fucilati tre.”
La vicenda di Jimena, quando il cumulo delle sofferenze l’aveva indotta a lasciarsi morire, avrà un insperato lieto fine.
Questo libro mi parlerà a lungo, non dimenticherò facilmente l’esempio che viene dal personaggio di Jimena, una donna non preda di ideologie, odi o spirito di vendetta: è l’amore che la guida e la sostiene nell’attraversare quel deserto di anime e coscienze che è stata la guerra civile spagnola. Libro imperdibile, che non ti fa evadere ma elevare. Libro stilisticamente emozionante che coinvolge, insieme, cuore e cervello.
acquisto oggi!!!!!
Ciao, l'ho acquistato!!!!!!!!!!!!!! Inizio questa sera...Ho molte aspettative. Abbiamo gusti simili Milly, quindi credo prorio che ne rimarrò affascinata. PATTY andreu57@alice.it
Anche io conosco poco la
Anche io conosco poco la guerra civile spagnola e questo libro mi offre una bella occasione per rimediare. Se non me lo avessi consigliato tu non avrei mai trovato o cercato questo titolo per cui ti ringrazio Milly, le tue recensioni sono sempre splendide e molto sentite, nonché utili. Poi uscire dalla routine delle letture troppo simili fa sempre bene e ricarica i neuroni!
Grazie, questo i neuroni li
Grazie, questo i neuroni li ricarica di sicuro! La storia di questa sanguinosa e terribile guerra è uno dei rimossi dell'Europa moderna, libri come questo sono importanti, da leggere come da scrivere, io lo consiglio caldamente.
Una donna protagonista.
Bella e sentita la tua recensione. Io adoro questo genere di romanzi. Credo che la sofferenza riesca spesso a tirare fuori il meglio di una persona. Ti fa crescere indubbiamente. Sono felice peròche finisca bene. mi sarebbe dispiaciuto lasciare il personaggio di Jimena infelice nella vita. Come già detto dalle altre lettrici, periodo storico che si conosce e sul quale si scrive poco. Sicuramente un bellissimo suggerimento il tuo, andrò a procurarmi il libro PATTY
Grazie a te Patty, sono
Grazie a te Patty, sono contenta di averti incuriosita e spero che il mio suggerimento non ti deluda. Non è un libro semplice, però dà molte emozioni e mostra che anche le peggiori tragedie possono essere superati e che dal dolore si può trarre nuova forza.
Grazie di questa bella
Grazie di questa bella recensione Milly, non sapevo di questo libro. Anche io come Marin ultimamente rifuggo dalle tragedie, forse perché nel mio lavoro di brutture ne vedo già abbastanza, tuttavia di romanzi con ambientazioni storiche accurate ne leggo sempre volentieri. Soprattutto la guerra civile spagnola è un argomento così poco conosciuto da noi, e questo libro potrebe essere un buono spunto di approfondimento, con un occhio particolare per la situazione della donna.
Grazie a te Bluefly. Capisco
Grazie a te Bluefly. Capisco bene la tua posizione, però se ti andasse di provare questo romanzo credo che non te pentiresti, potrebbe darti molto. Altrimenti puoi sempre tirarmi le orecchie...
Ti ammiro molto Milly per i
Ti ammiro molto Milly per i libri che ci proponi e che leggi. Non sono certo letture facili e invidio la tua capacità di passare da un libro " leggero" quale può essere un romance a uno "difficile" come argomento e trama come questo che ci descrivi. La guerra è sempre mostruosa ma in quelle civili, credo si inneschi qualche elemento in più di quelle bestialità che solo la "bestia umana" sa fare.
Io non ci riesco. Rifuggo da storie così perchè so che sono reali e non riesco a " sentire" la cattiveria e il dolore che provoca neanche sulle pagine di un libro.
Ti ringrazio Marin,non so se
Ti ringrazio Marin,non so se merito ammirazione per questo ma ho sempre letto di tutto, per me è normale. Fossilizzarmi su un genere non mi piace e poi quando leggo troppo romance senza alternarlo con altro sento l'esigenza di uscire da un modno che è sì consolatorio, ma spesso troppo irreale. Ogni tanto è importante sentire la vita vera, filtrata attraverso la letteratura anche se può far male.