Quando compriamo un libro pensiamo di fare un piccolo investimento per di soddisfare alcuni bisogni che vanno dallo svago, all’evasione, dalla curiosità all’apprendimento. Il libro “Ti amo, ti odio, mi manchi”, sembra mancare i suddetti obiettivi perchè concede poca capacità di “manovra” ai personaggi e all’ambientazione. Sia i protagonisti principali che quelli di contorno si muovono in una normalità nella quale è sì facile riconoscersi, ma non la si apprezza per la semplice ragione che è proprio da essa che si vuole evadere.
La protagonista Maggie esordisce nella storia senza aloni o misteri. E’ una gradevole trentenne fidanzata con un architetto, beniamino di genitori e amici che lei si appresta però a lasciare dopo diversi anni di fidanzamento pur sapendo di rinunciare ad un buon partito e alla sicurezza economica che questo comporta. Noia, prevedibilità e assenza di stimoli nel rapporto sono gli elementi che inducono Maggie a troncare la relazione.
La vita di Maggie non offre soddisfazioni nemmeno sul versante professionale: infatti, l’agenzia immobiliare nella quale lavora entra in crisi per il crollo del settore edilizio e dell’economia in generale e deve quindi licenziare i collaboratori. Da un giorno all’altro Maggie si trova senza lavoro, senza casa (dopo l’abbandono di Robert utilizzava, a basso costo, una proprietà dell’agenzia) e con nessuna prospettiva di soluzione a breve. Il numero di candidati che si presenta per qualsiasi tipo di mansione è così sproposito da scoraggiare ogni tentativo di concorrere da parte di Maggie
Tra la prospettiva di ritornare dai genitori (ai quali non ha mai comunicato la rottura del fidanzamento con Robert) e l’offerta di un’amica che le propone di occupare un cottage in campagna mentre lei si troverà in India per dlle meditazioni che la portinoi alla riscoperta di sé stessa, decide di accettare l’invito. Non con gratitudine né con sollievo però, ma solo obtorto collo, non avendo altre soluzioni sotto mano né mezzi per poter scegliere. Maggie detesta la campagna, ha tutti i tic della persona urbanizzata (il rumore del traffico cittadino non l’infastidisce, il canto degli uccelli campagnoli sì) e trova insostenibile i lavori della fattoria che per contratto è obbligata a svolgere come contropartita per occupare il cottage.
La parte migliore del libro è sicuramente quella in cui Maggie si lascia conquistare dai lati positivi di un vita semplice, dal rapporto con le persone del villaggio, alcune delle quali si trasformano in amici, nella scoperta del fascinoso Edward, padrone della fattoria e del cottage, vedovo con due figlie. Non fanno troppo danno nemmeno le bugie con le quali inizialmente la giovane cerca di coprire le vere ragioni per cui è venuta ad insediarsi nel cottage.
Maggie trova in Edward l’amore e nella sua nuova vita la capacità di riscoprire la passione per la pittura che aveva accantonato.
Alla fine, se il libro è carente in spezie, non ha tuttavia un contenuto stantìo: ci ricorda che ognuno da noi, da una situazione di crisi sia economica che esistenziale, non solo può riemergere, ma trovare la vera ispirazione della propria vita. Il titolo non c’azzecca, ma l’autrice te lo fa dimenticare. Si può mettere tra i libri nella valigia delle vacanze.
Ogni tanto mi piace leggere
Ogni tanto mi piace leggere un libro scacciapensieri per riposare la mente, con onestà ammetto che in vacanza leggo robaccia conclamata, ma pensavo che questo libro fosse una commedia di un certo spessore, basandosi sul titolo, tipo una di quelle storie d'amore col tira a e molla. Invece parla di tutt'altro praticamente e alla fine mi sembra che nemmeno voi lo consigliate se non come riempitivo, o mi sbaglio? Francy dubbiosa
Non se se posso toglierti
Non se se posso toglierti tutti i dubbi cara Francy, ti confermo che il titolo non c'entra niente con la trama effettiva e non è un libro che mi sento di consigliare. Si fa leggere ma sei hai in mente un altro titolo che ti attira di più rivolgiti a quello.