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FRANCESCO GRIMANDI
L'AUTORE
Francesco Grimandi è nato a Modena e lavora a Bologna. Ha fatto studi tecnici, è un patito di storia, arti marziali e nuove tecnologie. Ma è la scrittura la sua chiave di vita, un’onda emotiva per affrontare spazi sterminati. Nel tempo libero pratica karate e tai chi per rilassarsi, ma da sempre ama la lettura e possiede scaffali stracolmi di libri da cui non si separa mai.
Scrive quando le situazioni lo consentono. Ha composto alcuni racconti presenti su Internet, oltre a opere più impegnative: il romanzo “Medievalia”, della collana Wordtheque - Logos Group, la raccolta “Demoni” disponibile su Ilmiolibro.it e Feltrinelli, il giallo storico "Anime e Sangue" ambientato a Bologna nel 1325 e disponibile sempre su Ilmiolibro.it. Inoltre "Tamales", un breve racconto, è stato scelto per far parte dell'antologia horror di Writers Magazine Italia intitolata "365 Racconti horror per un anno" curata da Franco Forte . Attualmente, nel poco tempo libero, Francesco sta lavorando un nuovo romanzo con pretese di action-thriller.
IL LIBRO
AFFRESCO VENEZIANO
Come nasce il romanzo
Francesco ama Venezia. Perché è essenzialmente una città magica, una fonte inesauribile di ispirazione. Tutti la conoscono negli aspetti più tipici: Piazza San Marco, Palazzo Ducale, la Basilica di San Marco, se non i canali, i ponti o le gondole. Ma accanto a questi esistono altri posti, non impossibili da trovare, dotati di altrettanto fascino e potere evocativo.
La caratteristica che ho voluto fare emergere è proprio un’immagine genuina di Venezia. Così come l’ho sperimentata di persona, ma anche come l’ho scoperta sui libri, costruendo passo dopo passo la trama. Nel romanzo sono rappresentate molte di queste zone particolari. Tuttavia non ho tralasciato i luoghi classici, per i quali occorreva necessariamente passare. O perché importanti di per sé, o perché funzionali al dipanarsi degli eventi.
Venezia ha poi un’altra caratteristica che la rende unica: è una città galleggiante. Accantonati gli altri rumori, quando cala il silenzio l’unica cosa che si avverte è il suono dell’acqua che si infrange sui gradini delle case e dei palazzi. È una sensazione indescrivibile. Ad un tratto, coi colori e le luci giuste, è come sentirsi sbalzati indietro nel tempo.
In buona sostanza, il romanzo prende in esame due dei principali sentimenti che muovono la nostra vita: l’amore e la paura, visti sotto profili diversi. Conviverci, capirli e metabolizzarli sarà il compito non semplice dei protagonisti, ma pure di chi ruota loro intorno.
Tengo a precisare che dietro lo spunto che ha dato vita ad Affresco Veneziano si cela un fatto vero, accaduto però in circostanze assai diverse. Qui, il destino porta a incontrarsi due persone tra loro lontanissime e segnate da esperienze travagliate: Angela Moro, cortigiana d’alto bordo, e Matteo Braida, operaio specializzato nella costruzione di imbarcazioni. Quando scoprono, al di là delle differenze, di nutrire una forte attrazione reciproca, tra loro scocca la scintilla della passione. C’é anche una terza figura ed è Antonio Loredan. Un nobile ricchissimo, ex amante di Angela, incapace di sentimenti verso chiunque, a parte se stesso. Costui incarna la parte oscura. Per quanto ritenga di essere animato da alti ideali, non si fa scrupolo di usare qualsiasi mezzo pur di conseguire i suoi obiettivi. Infine ma non ultima Bettina, la fiamma precedente di Matteo, che ritenendosi tradita farà di tutto per metterlo nei guai.
Editore: Arduino Sacco Editore
Data di pubblicazione: 2009
Pagine: 322
ISBN: 9788863541892
Venezia, estate 1589. Angela Moro è giovane, affascinante e intelligente, ed è in grado di ottenere tutto ciò che vuole. Si offre a chi può permetterselo, ma il ruolo di cortigiana è soltanto un mezzo per decidere del suo destino. In lei batte un cuore libero e generoso. Tuttavia la consapevolezza della solitudine la tormenta. Matteo Braida è un uomo semplice, energico, che lavora in un piccolo cantiere e non nutre particolari ambizioni. Forse è per questo che si sente a un passo dall'abisso. Un incontro casuale ha il potere di accendere in loro la passione, trascinandoli però nella trama di un vasto e oscuro complotto... Una vicenda torbida e densa di colpi di scena. Ma anche il racconto di un amore, contrastato e coinvolgente. Uno spaccato di facile lettura, ricco di notizie e fonti storiche, che vi condurrà in un mondo ineguagliabile per libertà e bellezza.
ESTRATTO dal romanzo: "Affresco veneziano"
Prologo - Venezia, estate 1589
“É giunto il messo di Spagna, missier” sussurrò il servitore all’orecchio del padrone di casa, impegnato a intrattenere gli invitati del ricevimento, allestito in una magnifica residenza di tre piani su un isolotto della laguna. Il nobile Antonio Loredan, vestito in gran pompa con panni rosso vivo intessuti d’argento, si voltò con apparente noncuranza e, sottovoce, chiese: “Dove si trova adesso?”
“La sua gondola è appena approdata alla banchina” precisò il domestico. “Tra poco, salirà i gradini.”
Il patrizio palesò ai propri ospiti la necessità di congedarsi, poi si diresse a una finestra affacciata sulla darsena. Al centro della passerella che accompagnava alla villa, tra le barche che oscillavano placide legate ai pali del pontile, scorse l’incedere marziale del nuovo venuto, paludato in una giubba nera ornata d’oro, dalle maniche tagliate secondo il gusto veneziano che lasciavano intravedere la candida camicia di seta finemente lavorata.
Era prossimo ai giardini, circoscritti da un gioco di siepi e bassi muretti chiari, e senza alcun aiutante al seguito, proprio come gli era stato richiesto.
A un cenno, il servitore gli fu subito accanto: “Va, Tomà, e bloccalo. Guidalo al laghetto dei cigni e digli che lo raggiungerò presto. Mi raccomando, comportati in modo da non attirare l’attenzione.”
“Come desiderate” si impegnò il domestico, congedandosi con una riverenza. Antonio Loredan l’osservò allontanarsi con distacco. Sapeva di potersi fidare di Tomà. L’unica pecca era l’aspetto un po’ trasandato per una persona al servizio di una casata insigne come la sua. Tuttavia, per portare a termine certi delicati incarichi, alle volte la sua figura era risultata oltremodo utile.
Conosceva tutto di lui, compresi gli stralci più torbidi del suo passato; diversamente non lo avrebbe mai tenuto con sé. A dispetto dell’eloquio poco brillante, possedeva la scaltrezza e la lealtà cieca di un animale. Era brutale, ma la sua devozione era ineccepibile.
Con estrema tranquillità, beandosi dell’apprezzamento ai limiti della venerazione che scaturiva dal proprio potere, scese la scalinata che dal soppalco portava al salone delle feste, dal pavimento a rombi bianchi e verdi, dove uno stuolo di giocolieri, comici, odalische fasciate di veli trasparenti e personaggi agghindati nei modi più stravaganti si occupava di ricevere e divertire gli invitati.
Sebbene una bauta bianca gli coprisse il viso, gli aristocratici che lo incrociavano si profondevano in gesti di saluto appena identificavano l’avanzare imperioso del suo passo. Lui li ricambiava distratto, così come non si curava troppo di rispondere agli ammiccanti sguardi delle bellissime nobildonne che dispensavano con estrema grazia i loro sorrisi.
L’unica cosa che gli interessava era la riuscita della festa.
Salendo dal pianoterra, chi entrava nella sala rimaneva colpito dall’effetto della teoria di ogive arabesche della grande vetrata sul terrazzo. Dopodiché, si trovava a passare sotto i numerosi e lussuosissimi lampadari di cristallo che scendevano imponenti dal soffitto affrescato e mandavano ai giganteschi dipinti una cangiante varietà di colori e di riflessi, laddove il chiarore obliquo della luce li colpiva.
Proiettati in quel luogo di meraviglie, i più si guardavano in giro attoniti, come per rendersi conto se stavano sognando.
Eppure, l’incanto era destinato a durare poco. Ben presto l’interesse maschile veniva catturata dai volteggi esotici delle ballerine moresche mentre le signore, seppur più garbate, spiavano di sottecchi i fisici guizzanti e scolpiti dei contorsionisti, desiderando segretamente di spogliarli.
Immersi in quegli svaghi, i suoi ospiti ridevano felici, fornendogli la misura di quanto il ricevimento stava avendo successo.
Raccolti in gruppetti disordinati, li sentiva disquisire degli argomenti più disparati, secondo una rosa di scelte che andava dai piccanti pettegolezzi alle polemiche di potere, mentre dalle alte vetrate, schiuse sulla laguna, penetrava una tenue frescura che mitigava il bollore estivo recato dal vento di scirocco.
Su un palco, una compagnia di archi e strumenti a fiato, dalle parrucche bianchissime e le livree sgargianti, allietava con le proprie melodie i presenti. Nel frattempo, in ossequio alle istruzioni che aveva impartito, una legione di camerieri dalla carnagione di bronzo passava silenziosa tra i tavoli, collocati ai bordi del salone e rivestiti di pregiatissimi drappi, reggendo ampi vassoi di peltro sui quali spiccavano antipasti e vini dei territori d’Oltremare.
Brindisi e chiacchiere, scambi di battute e apprezzamenti, risuonavano incessanti sotto le volte della sala mentre i più coraggiosi, che non si accontentavano di presenziare, si assoggettavano spensierati al protocollo delle danze di gruppo che legava gentildonne e accompagnatori in un vorticoso gioco di intese.
Ovunque era un volo di scollature provocanti esibite con disinvoltura, sorrisi accattivanti e abbigliamenti spettacolari, ostentati con ineguagliabile padronanza e destrezza.
Ma erano le maschere, sui volti di tutti, ad accrescere la dose di fascino e mistero.
Forse per questo, pensò, Venezia rappresentava in assoluto il luogo migliore dove sperimentare fino in fondo la suggestione irragionevole e frenetica dell’amore.
Da parte sua, invece, quell’ostentazione di prodigalità era figlia di un calcolo prettamente opportunistico. Per catturare il favore delle personalità più influenti e importanti, era essenziale compiere sacrifici del genere se col tempo si voleva essere ripagati.
Non badando più alla festa Antonio Loredan si levò la bauta, avviandosi lungo il susseguirsi di vani e corridoi che dall’ambiente principale collegava ogni punto della dimora.
Si inoltrò verso i giardini, compiendo però un giro più largo, e quando fu sicuro di non essere seguito imboccò un passaggio occultato, in comunicazione con un androne che dava direttamente sul parco. Staccandosi dalla villa, si instradò lungo un vialetto alberato.
A mano a mano che si allontanava, il rumore dei festeggiamenti giungeva più smorzato, finché l’unico suono percepibile rimase lo scricchiolio della ghiaia sotto i suoi stivali.
Alla fine del vialetto la visuale si allargava in un vasto spazio erboso, abbellito da alberi da frutto e cespugli fioriti, e là intravide le sagome di due individui. Quando fu più vicino, riconobbe l’uomo con la casacca nera girato di schiena e Tomà che l’affiancava e reggeva da un lato una coppia di calici e dall’altro una bottiglia di liquore.
Come acquistare il libro?
Il libro è acquistabile sul sito dell'editore http://www.arduinosacco.it/product.php?id_product=23 (costi di spedizione già inclusi) e sui principali siti web quali ibs.it, webster.it, amazon.it. Oppure è ordinabile presso le librerie e i punti vendita specializzati.
Sito Web dell’autore: http://francescogrimandi.weebly.com
Contatto Facebook dell'autore: http://www.facebook.com/francesco.grimandi
Un sentito ringraziamento per
Un sentito ringraziamento per gli splendidi commenti!
Francesco Grimandi
anche io sono attratta -mio
anche io sono attratta -mio malgrado- dalle storie ambientate a Venezia, una città che personalmente mi trasmette moltissima tristezza ma che risuona indubbiamente di un fascino unico al mondo, e poi sono davvero curiosa di leggere dell'amore raccontato da un uomo, per di più un autore con interessi cosi' molteplici e diversi fra di loro.
Sono anche curiosa di scoprire anche il racconto che andrà a far parte dell'antologia horror curata da Franco Forte.
In bocca al lupo.
La trama promette molto bene,
La trama promette molto bene, anche se io personalmente non amo molto Venezia e le ambientazioni veneziane.
In particolare trovo interessante una storia di questo tipoo scritta da uan prospettiva maschile, invece che da quella femminile come solitamente ci ha abituato il nostro genere preferito.
Conosco Venezia molto bene e
Conosco Venezia molto bene e amo la magia dei suoi aspetti più famosi e soprattutto di quelli meno noti. Perciò sono molto attirata da un libro, come quello di Francesco Grimandi, che promette veramente benissimo...
Un caro saluto
Antonella
Davvero inusuale l'idea di un
Davvero inusuale l'idea di un romanzo sentimentale storico scritto da un uomo.
Bella la trama e anche il periodo storico.
Complimenti e in bocca al lupo!
Dimenticavo... i disegni
Dimenticavo... i disegni del booktrailer sono bellissimi!
Il romanzo di Francesco
Il romanzo di Francesco promette davvero bene ed io l'ho già inserito nei prossimi acquisti.
M'incuriosisce l'idea di leggere una storia storica sentimentale scritta da un uomo... vi saprò dire dunque appena lo leggerò.
Mi piacciono da morire i
Mi piacciono da morire i romanzi d'amore ambientati a Venezia...e la storia mi sembra davvero intrigante con un protagonista maschile che sembra uscire dai soliti schemi!
vale
Complimenti! Fa sempre
Complimenti!
Fa sempre piacere scoprire un uomo che scrive un romanzo d'amore storico, e Venezia poi...è una città da sogno!