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JULIA QUINN AND THE BRIDGERTONS
JULIA QUINN E I BRIDGERTON
THE AUTHOR / L'AUTRICE
Julia Quinn is the penname of American historical romance author Julia Pottinger, the New York Times bestselling author of numerous Regency — set historical romances, most notably her Bridgerton family series.
Julia Quinn (better known in cyberspace as JulieQ) said she chose that name so her Regency romances would be on bookshelves next to those of the successful romance writer Amanda Quick. A Harvard graduate who dropped out of Yale medical school, Julia Quinn started writing her first book one month after finishing college and has been tapping away at her keyboard ever since.
Julia Quinn she has been called "a consummate storyteller," by Publishers Weekly and "smart, funny," by TIME Magazine.
Julie's writing is known for her wit, charm, warmth, and some of the best dialogue in the business. She has been profiled in TIME Magazine (a rarity among romance writers). In 2001 she was a double finalist in the Romance Writers of America (RWA)'s prestigious RITA Awards (for The Duke And I and The Viscount Who Loved Me), and later that year she made her debut on the NEW YORK TIMES bestseller list with An Offer From a Gentleman. In 2002 Romancing Mister Bridgerton was a finalist for the RITA Awards in the category of long historical. Both When He Was Wicked in 2004 and It's in His Kiss in 2005 debuted near the top of the New York Times list.
Julia Quinn currently lives with her family in the Pacific Northwest.
Julia Quinn è lo pseudonimo della scrittrice americana Julia Pottinger, autrice di romanzi bestseller ambientati in epoca Regency, tra cui la sua famosa serie dei Bridgerton. Julia Quinn (meglio conosciuta nel cyberspazio come JulieQ) ha dichiarato di aver scelto questo nome affinché i suoi regency fossero disposti, sugli scaffali delle librerie, accanto a quelli della celeberrima scrittrice Amanda Quick.
Diplomatasi a Harvard, ha accantonato l’idea di studiare giurisprudenza perché tutti disprezzano gli avvocati, e a Julie piace essere amata. Così ha ripiegato su medicina. Ha iniziato a scrivere il suo primo libro un mese dopo aver finito il college, e da allora ha continuato a scrivere come una forsennata; per questa ragione, oltre che per una marcata antipatia per i cadaveri, ha abbandonato anche gli studi di medicina a Yale.
Ben nota per il suo stile arguto, accattivante e appassionato, e per aver creato alcuni tra i migliori dialoghi nel genere romance, Julia è stata definita “abilissima cantastorie” dal “Publisher Weekly”. Nel dedicarle un intero servizio, evento molto raro per le nostre autrici, il “Time Magazine" l’ha presentata come narratrice “brillante e divertente”.
Quasi tutti i suoi romanzi della serie Bridgerton sono stati finalisti per i RITA, i prestigiosi premi assegnati ogni anno dall’associazione americana degli scrittori di romance (RWA), e sono entrati nella lista dei bestseller del “New York Times” già al loro debutto. Attualmente Julia e la sua famiglia vivono nel Nordest degli Stati Uniti.
INTERVIEW / INTERVISTA
1.First of all thank you so much for accepting to be interviewed in the occasion of the Italian release of the last book in the Bridgerton series, ON THE WAY TO THE WEDDING. How do you feel about this specific title of the saga?
I had a great time with this one. I adore Lucy--I thought she was a very real heroine, with very real quirks and flaws. And it was a lot of fun having the hero fall in love with the wrong woman (at first). Very Comedy of Errors!
1. Per prima cosa vorrei ringraziarti per aver accettato di essere intervistata in occasione dell’uscita italiana dell’ultimo libro nella saga dei Bridgerton, IL VERO AMORE ESISTE. Cosa provi per questo libro in particolare?
Mi è piaciuto molto scrivere questa storia. Adoro Lucy, credo che sia un’eroina nel vero senso del termine, con caratteristiche e difetti del tutto reali. Ed è stato molto divertente far sì che l’eroe si innamorasse della donna sbagliata (almeno all’inizio). Proprio una commedia degli errori.
2. I know that you share a very active Bulletin Board with your friend Eloisa James. What’s your relationship with your readers?
I hope that readers find me friendly and approachable. The bulletin board has been wonderful. I do answer all of my email, but I am always hopelessly behind. I’m ashamed to say it, but it can take up to a year for me to reply. The bulletin board is much less formal, and since I hop on almost every day, readers can get their questions answered much faster there.
2. So che condividi un forum molto attivo con la tua amica Eloisa James. Che rapporto hai con i tuoi lettori?
Spero che i miei lettori pensino di me che sono una persona amichevole e disponibile. Il forum si è rivelato un’esperienza fantastica. Rispondo a tutte le mie email ma sono sempre irrimediabilmente in dietro. Mi vergogno a dirlo, ma a volte impiego anche un anno per rispondere. Il forum è molto meno formale e, visto che ci faccio un giretto quasi tutti i giorni, rispondo alle domande molto più velocemente.
3. SPLENDID, one of my favourite books, is one of the few debut novels to gain a straight A by AAR, a real firework debut! After thirteen years, how do you regard your first “born”?
I have to admit, when I look at it now, the writing seems a little unpolished to me. But there is something magical about debut novels. I think you can see an exuberance in the writing that disappears after writers grow more seasoned. I had so much fun writing SPLENDID, and I think it shows. I hope that readers get swept up in the fun as well.
3. SPLENDID, uno dei miei libri preferiti, è stato uno dei pochi romanzi d’esordio a ottenere il massimo voto da “All About Romance”: davvero un inizio con il botto! Dopo tredici anni, come valuti il tuo “primo nato”?
Devo ammettere che ora, quando lo rileggo, lo stile mi sembra un po’ incerto. Ma c’è comunque qualcosa di magico nei romanzi d’esordio. Credo che nello scrivere vi sia un’immediatezza che poi, via via che lo scrittore diventa più maturo, scompare. Mi sono divertita molto scrivendo Splendid, e credo che questo traspaia dalla lettura. Spero che anche i lettori vengano contagiati da questa allegria.
4. What prompted you to start writing romance novels in the first place? And which authors and readings contributed in developing your taste and influenced your works?
I started writing for the same reason as just about every other writer---I like to read! And since historical romance novels were my favorite fun books, it was natural that that’s what I would write. I remember precisely the stack of books that sat on my desk net to my computer as I was writing Splendid. Johanna Lindsey, Judith McNaught, Julie Garwood, Amanda Quick, and Lisa Kleypas--I read their books over and over again.
4. Che cosa ti ha spinto a iniziare a scrivere romance? Quali autori e quali letture hanno contribuito a formare il tuo gusto e hanno influenzato il tuo lavoro?
Ho iniziato a scrivere per la stessa ragione per la quale iniziano tutti gli scrittori: mi piace leggere! E dato che i romance storici erano i miei libri di disimpegno preferiti, è stata una scelta naturale. Mi ricordo perfettamente, mentre scrivevo Splendid, la pila di libri accatastata sulla mia scrivania accanto al computer. Johanna Lindsey, Judith McNaught, Julie Garwood, Amanda Quick e Lisa Kleypas... Quante volte ho letto e riletto i loro romanzi.
5. How did your writing change in the years?
I’ve learned how to make the characters deeper and more three-dimensional. I think that, more than anything, has helped me to grow as a writer.
5. Come è cambiato il tuo modo di scrivere negli anni?
Ho imparato a dare ai miei personaggi maggiore spessore e a renderli a tutto tondo. Credo che questo, più di ogni altra cosa, mi abbia aiutato a crescere come scrittrice.
6. I was really intrigued by the Bridgertons and the relationship between them. How did you come up with this family?
I can’t remember!
6. Sono rimasta molto colpita dai Bridgerton e dai rapporti che intercorrono tra di loro. Come è nata l’idea di questa famiglia?
Non ci crederai, ma... non me lo ricordo!
7. I couldn’t help to notice that the "clan" was less present in the last books. Why did you make this choice?
It wasn’t a conscious choice. I’ve feel strongly that each book needs to be more important than the series as a whole, and so my supporting characters have been dictated by the needs of the plot. Some books call for a whole bunch of Bridgertons; some don’t.
7. Non si può fare a meno di notare che il “clan” è meno presente negli ultimi libri della saga. C’è una ragione per questa scelta?
Non è stata una scelta cosciente. Sono fermamente convinta che ogni libro debba essere più importante dell’intera serie, quindi la scelta dei personaggi secondari è dettata dalle necessità della trama. Alcuni libri richiedono i Bridgerton in massa, altri no.
8. And have you ever thought about writing an “ensemble” story, so that all of them could play a small part?
No. Honestly, I think it would be too contrived.
8. Hai mai preso in considerazione l’idea di scrivere un romanzo corale in modo che ognuno di loro possa avere un piccolo ruolo?
No. Sinceramente, credo che sarebbe troppo forzato.
9. I noticed an unusual evolution of Benedict story from AN OFFER FROM A GENTLEMAN to the next books, especially in IT’S IN HIS KISS, where is mentioned the fact that he lives a quiet life retired in the country, with his family? Why did you choose this bittersweet HEA for the artist of the Bridgerton family?
I didn’t think of it as bittersweet. A quiet life in the country seemed like what he and Sophie would want. Plus, there is no getting around that Sophie was illegitimate, and no matter how hard the Bridgertons would have worked to keep this quiet, she would never have been accepted as a leader in society. So it makes a lot more sense that they would choose to live in the country, where Sophie would never be subjected to insult.
9. Ho notato che, nei libri successivi a LA PROPOSTA DI UN GENTILUOMO, la vicenda di Benedict prende una piega insolita; infatti, in TUTTO IN UN BACIO viene menzionato che lui e la sua famiglia conducono una vita tranquilla e lontana dalla mondanità. Come mai hai scelto questo lieto fine, un po’ agrodolce, per l’artista della famiglia Bridgerton?
Non mi è parso agrodolce. Ho pensato che lui e Sophie avrebbero voluto una vita tranquilla, in campagna. Inoltre, non si può nascondere il fatto che Sophie fosse illegittima e, per quanto i Bridgerton potessero provare a far passare questa verità sotto silenzio, comunque non sarebbe mai stata accettata pienamente dalla buona società.
Quindi, è molto più logico che Benedict e Sophie abbiano scelto di vivere in campagna, dove lei non sarebbe mai stata disprezzata.
10. The book that stands out among your usual romantic ad lighthearted romps is WHEN HE WAS WICKED , which is atypical even among other romances dealing with second chances and second weddings. How did you come up with Francesca, a very unlike Bridgerton, whose actions can really baffle the reader?
When I was working on AN OFFER FROM A GENTLEMAN, I realized that my next heroine (Penelope) would be a 27-year-old spinster. And then I realized that my heroine after that (Eloise) would also be a 27-year-old spinster. And then I realized that if I didn’t do something different to set up Francesca’s story, she would be a 27-year-old spinster, too. I figured I needed to do something right then to set up Francesca’s story to be different. So I put in a quick mention that she had married and been widowed--with no idea of what I would do for her story. When it came time to write WHEN HE WAS WICKED, I realized that I didn’t want to write the typical widow story, where the first husband was dreadful. I wanted Francesca to have loved her first husband, deeply. But this meant that the story could not possibly take a lighthearted tone.
10. C’è un libro che si discosta molto dagli altri, solitamente romantici e leggeri, si tratta di AMARE UN LIBERTINO, che costituisce un “caso” anche tra i romanzi che affrontano il tema di seconde nozze e di seconde possibilità nella vita. Come è nato il personaggio di Francesca, questa Bridgerton così atipica le cui azioni possono a volte risultare sconcertanti per il lettore?
Mentre lavoravo a LA PROPOSTA DI UN GENTILUOMO, mi sono resa conto che la prossima eroina (Penelope) sarebbe stata una zitella di ventisette anni. Poi, che anche quella successiva (Eloise) sarebbe stata una zitella di ventisette anni. Allora, mi sono resa conto che, se non avessi introdotto qualcosa di diverso nell’impianto della storia di Francesca, anche lei sarebbe stata una zitella di ventisette anni. A quel punto ho capito che dovevo fare subito qualcosa per rendere diversa la vicenda di Francesca. Così ho inserito un accenno al fatto che si fosse sposata e che era rimasta vedova, senza peraltro avere idea di cosa ne avrei poi fatto. Quando è arrivato il momento di scrivere AMARE UN LIBERTINO, ho sentito che non volevo che fosse la tipica storia di una vedova che era stata sposata con una persona orribile. Volevo che Francesca avesse amato profondamente il suo primo marito. Ma questo implicava che la trama non potesse assumere un tono leggero.
11. Is WHEN HE WAS WICKED an attempt to shift your writing towards a different kind of romance, darker, more tortured and somehow angst-ridden?
No, it was just the book I wanted to write at the time. I think it’s important for writers to stretch from time to time. The last thing I want to do is write the same book over and over again!
11. AMARE UN LIBERTINO rappresenta un tentativo di spostarti verso un tipo di romance diverso, con tinte più fosche e drammatiche e, in un certo qual modo, venato di angoscia?
No, è semplicemente il libro che volevo scrivere in quel momento. Credo che per uno scrittore sia importante variare di tanto in tanto. L’ultima cosa che desidero è ritrovarmi a scrivere continuamente la stessa storia.
12. How did writing your last Bridgerton book felt? Did you find it difficult saying goodbye to this warm and boisterous family?
No, I was ready to say goodbye. It had been a long time with those characters. I needed to try something where I wouldn’t be constrained by any established character histories. Plus, I wanted to introduce new characters to my readers. I love that readers love the Bridgertons so much, but the flip side of that is that sometimes they get pretty angry with me if I don’t deliver the stories they wanted for their favorite characters.
I wouldn’t say that I’ve said goodbye forever, though. We haven’t seen the last of the Bridgertons--I would miss them too much!
12. Come ti sei sentita mentre scrivevi il tuo ultimo libro sui Bridgerton? È stato difficile dire addio a questa famiglia accogliente e chiassosa?
No, ero pronta per gli addii. Ho passato molto tempo con questi personaggi. Avevo bisogno di provare qualcosa di diverso, qualcosa dove non fossi condizionata dalle storie di personaggi preesistenti. Inoltre, volevo presentare dei nuovi personaggi alle mie lettrici. Adoro il fatto che il mio pubblico ami così tanto i Bridgerton, ma anche qui c’è un rovescio della medaglia: a volte le lettrici se la prendono un po’ con me se la storia a cui ho dato vita non corrisponde a quella che loro auspicherebbero per i loro personaggi preferiti. Comunque, non direi proprio che questo sia un addio definitivo. Non ho ancora finito con i Bridgerton, mi mancherebbero troppo!
13. Fortunately, for the readers who like me miss the Bridgertons, there are second epilogues! How did you come up with the idea? Are you going to write the second epilogues for the DUKE AND I, AN OFFER FROM A GENTLEMAN, IT’S IN HISS KISS and ON THE WAY TO THE WEDDING?
Absolutely! The next two will be out in September.
13. Fortunatamente, per quelle lettrici che come me sentono la mancanza dei Bridgerton, ora ci sono i secondi epiloghi. Come ti è venuta questa idea? Pensi di scrivere anche gli epiloghi per Il DUCA ED IO, LA PROPOSTA DI UN GENTILUOMO, TUTTO IN UN BACIO e IL VERO AMORE ESISTE?
Assolutamente sì! I prossimi due usciranno a settembre.
14. Last year you’ve released THE SECRET DIARIES OF MISS MIRANDA CHEVEER, a lovely and funny story you’ve started writing in 1994. Was it difficult to revise a manuscript you’ve stashed away for so long?
I wouldn’t say it was difficult, but it definitely took longer than I’d anticipated. Once I really dug into the manuscript, I realized that I needed to revise it much more extensively than I’d thought. I very much enjoyed doing it, though. Revising uses a totally different part of the brain than original writing, and I enjoyed the change.
14. Lo scorso anno hai pubblicato The Secret Diaries of Miss Miranda Cheever, una storia deliziosa e divertente che hai iniziato a scrivere nel 1994. È stato difficile rimettere mano a un manoscritto accantonato da tanto tempo?
Non direi che sia stato difficile, ma ho impiegato decisamente più tempo di quanto mi aspettassi. Una volta che mi sono immersa nel manoscritto, mi sono resa conto che avevo bisogno di risistemarlo più ampiamente di quanto credessi. Tuttavia, mi sono divertita molto nel farlo. Il rimaneggiamento di un testo richiede l’utilizzo di una porzione del cervello completamente diversa da quella impegnata per scrivere un soggetto originale. Mi sono goduta questo cambiamento.
15.Do you plan to write the story of Olivia and Winston?
I will almost certainly do something for Olivia. Winston I’m still not sure about.
15. Pensi di scrivere la storia di Olivia e Winston?
Quasi certamente farò qualcosa per Olivia. Per quanto riguarda Winston, non sono ancora sicura.
16. In your books we come across some really extraordinarily precocious children, like Lucas, and Susan from HOW TO MARRY A MARQUIS and Hyacinth in THE DUKE AND I. Are they molded on children of your acquaintance, or perhaps on you as a child?
Judith in BRIGHTER THAN THE SUN was modeled on my neighbor, who was four at the time. I remember a review saying that she wasn’t believable, but I’m telling you--some of the stuff she said came straight from my neighbor’s mouth! There are some pretty smart kids out there.
16. Nei tuoi libri incontriamo bambini straordinariamente precoci, come Lucas e Susan da IO TI AVRO', e Hyacinth ne IL DUCA ED IO. Nel tratteggiarli, ti sei ispirata a bambini di tua conoscenza, o magari a te stessa da piccola?
Judith ne La melodia del cuore era ispirata alla mia vicina di casa, che all’epoca aveva quattro anni. Mi ricordo una recensione in cui si affermava che non era credibile, ma ti garantisco che molte delle cose che diceva erano prese direttamente dalla bocca della mia vicina! Ci sono dei bambini piuttosto svegli intorno a noi.
17. Could you tell us something about your next books, THE LOST DUKE OF WYNDHAM and MR CAVENDISH, I PRESUME. What are your future plans after these?
THE LOST DUKE OF WYNDHAM and MR. CAVENDISH, I PRESUME comprise a two-book set, each about a man who may or may not be the true Duke of Wyndham. The books take place concurrently (indeed, they begin on the same night!) and so I wrote them simultaneously. A lot of scenes take place in both books, but from different points of view. It was really fascinating for me, writing them.
After that, I’m not sure what I’m doing. I tend not to think that far ahead. Strange, I know, for someone who wrote an eight-book series, but then again, I didn’t mean to write an eight-book series when I started THE DUKE AND I.
17. Puoi raccontarci qualcosa sui tuoi prossimi libri, THE LOST DUKE OF WYNDHAM e MR. CAVENDISH, I PRESUME. Quali sono tuoi progetti dopo di questi?
THE LOST DUKE OF WYNDHAM e MR. CAVENDISH, I PRESUME formano un set di due libri, ognuno dedicato a un uomo che potrebbe essere il vero duca di Wyndham. Le storie si svolgono in contemporanea (infatti, iniziano la stessa notte), perciò le ho scritte simultaneamente. Parecchie scene si ritrovano in entrambi i racconti, ma vengono descritte da punti di vista diversi. Per me si è trattato di un’esperienza davvero affascinante.
Dopo di questo, non sono ancora sicura di cosa farò. Cerco di non pensare troppo al futuro. Lo so che sembra strano, detto da una che ha scritto una serie di otto libri, ma è pur vero che non intendevo scrivere una serie di otto libri quando ho iniziato Il duca e io.
18. One last question. Could you enlighten us on your photo/avatar for the BB?
LOL! It’s just a goofy photo that I got in the photo shoot for my “official” photo. I should probably change it, but it makes me laugh.
18. Un’ultima domanda: puoi illuminarci sulla tua foto/avatar per il forum?
Che ridere! È solo un foto un po’ buffa che ho preso tra i provini per le mie foto “ufficiali”. Probabilmente dovrei cambiarla, ma è così simpatica!
Julia Quinn went on air! In the first episode of the 4th season of Dr House, one of her Bridgertons’ book, When He Was Wicked, was displayed on the bookshelf in the house of a woman House was investigating. Here what Julia says about the drama and being married to a doctor!
I can’t watch HOUSE with Paul (her husband who is an infectious disease specialist) anymore. I love the show, but he goes crazy. Every time they order a test he starts cursing and saying they should have ordered it four days earlier! I do ask him about medical issues, though. It can be tricky, though; I have to be careful that I keep the medical aspects true to the time period. So in WHWW, the characters still believe that malaria is caused by bad air.
I ask Paul about medical issues. It can be tricky, though; I have to be careful that I keep the medical aspects true to the time period. So in WHWW, the characters still believe that malaria is caused by bad air.
Julia Quinn è finita in Tv! Nel primo episodio della 4a stagione di Dr House, uno dei libri della serie Bridgerton, Amare Un Libertino, faceva bella mostra di sé nella libreria in casa di una donna su cui House stava conducendo delle indagini. Ecco pensa Julia del telefilm e dell’essere sposata con un dottore!
Non posso più guardare il Dr House con Paul ( suo marito nonché specialista in malattie infettive)! Adoro questo telefilm, ma lui quando lo guarda impazzisce. Ogni volta che House ordina degli esami, Paul inizia ad imprecare e ad urlargli che avrebbe dovuto chiederli quattro giorni prima!
Spesso chiedo a Paul consigli medici. Ma può essere un po’ rischioso; devo stare attenta a mantenere gli aspetti medici attinenti al periodo storico. Ed è per questo che in Amare Un Libertino i personaggi credono ancora che la malaria sia causata dall’aria malsana.
Julia Quinn questi giorni si sta godendo le meritate vacanze pasquali. Al suo rientro vedrà il post e risponderà alle vostre domande. Buona Pasqua!!
EXCERPT / ESTRATTO
ON THE WAY TO THE WEDDING
Chapter One
In which Our Hero falls in love.
Unlike most men of his acquaintance, Gregory Bridgerton believed in true love.
He'd have to have been a fool not to.
Consider the following:
His eldest brother Anthony.
His eldest sister Daphne.
His other brothers Benedict and Colin, not to mention his sisters Eloise, Francesca, and (galling but true) Hyacinth, all of whom-- all of whom--were quite happily besotted with their spouses.
For most men, such a state of affairs would produce nothing quite so much as bile, but for Gregory, who had been born with an uncommonly cheerful, if occasionally (according to his younger sister) annoying, spirit, it simply meant that he had no choice but to believe the obvious:
Love existed.
It was not a wispy figment of the imagination, designed to keep the poets from complete starvation. It might not be something that one could see or smell or touch, but it was out there, and it was only a matter of time before he, too, found the woman of his dreams and settled down to be fruitful, multiply, and take on such baffling hobbies as papier mache and the collection of nutmeg graters.
Although, if one wanted to put a fine point on it, which did seem rather precise for such an abstract sort of concept, his dreams didn't exactly include a woman. Well, not one with any specific and identifiable attributes. He didn't know anything about this woman of his, the one who was supposed to transform his life completely, turning him into a happy pillar of boredom and respectability. He didn't know if she would be short or tall, dark or fair. He'd like to think she would be intelligent and in possession of a fine sense of humor, but beyond that, how was he to know? She could be shy or outspoken. She might like to sing. Or maybe not. Maybe she was a horsewoman, with a ruddy complexion born of too much time out of doors.
He didn't know. When it came to this woman, this impossible, wonderful, and currently nonexistent woman, all he really knew was that when he found her...
He'd know.
He didn't know how he'd know; he just knew that he would. Something this momentous, this earth-shattering and life-altering...well, really, it wasn't going to whisper its way into existence. It would come full and forceful, like the proverbial ton of bricks. The only question was when.
And in the meantime, he saw no reason not to enjoy himself while he anticipated her arrival. One didn't need to behave like a monk whilst waiting for one's true love, after all.
Gregory was, by all accounts, a fairly typical man about London, with a comfortable --although by no means extravagant-- allowance, plenty of friends, and a level enough head to know when to quit a gaming table. He was considered a decent enough catch on the Marriage Mart, if not precisely the top selection (fourth sons never did command a great deal of attention), and he was always in demand when the society matrons needed an eligible man to even up the numbers at dinner parties.
Which did make his aforementioned allowance stretch a bit further--always a benefit.
Perhaps he ought to have had a bit more purpose in his life. Some sort of direction, or even just a meaningful task to complete. But that could wait, couldn't it? Soon, he was sure, everything would come clear. He would know just what it was he wished to do, and whom he wished to do it with, and in the meantime, he'd--
Not have a fine time. Not just at this moment, at least.
To explain:
Gregory was presently sitting in a leather chair, a rather accommodating one, not that that really had any bearing on the matter other than the fact that the lack of discomfort was conducive to daydreaming, which in turn was conducive to not listening to his brother, who, it should be noted, was standing approximately four feet away, droning on about something or other, almost certainly involving some variation of the words duty and responsibility .
Gregory wasn't really paying attention. He rarely did.
Well, no, occasionally he did, but--
"Gregory? Gregory!"
He looked up, blinking. Anthony's arms were crossed, never a good sign. Anthony was the Viscount Bridgerton, and had been for over twenty years. And while he was, Gregory would be the first to insist, the very best of brothers, he would have made a rather fine feudal lord.
"Begging your pardon for intruding upon thoughts, such as they are," Anthony said in a dry voice, "but have you, perhaps--just perhaps--heard anything I've said?"
"Diligence," Gregory parroted, nodding with what he deemed sufficient gravity. "Direction."
"Indeed," Anthony replied, and Gregory congratulated himself on what had clearly been an inspired performance. "It was well past time that you finally sought some direction in your life."
"Of course," Gregory murmured, mostly because he'd missed supper, and he was hungry, and he'd heard that his sister-in-law was serving light refreshments in the garden. Besides, it never made sense to argue with Anthony. Never.
"You must make a change. Choose a new course."
"Indeed." Maybe there would be sandwiches. He could eat about forty of those ridiculous little ones with the crusts cut off right then.
"Gregory."
Anthony's voice held that tone. The one which, while impossible to describe, was easy enough to recognize. And Gregory knew it was time to pay attention.
"Right," he said, because truly, it was remarkable how well a single syllable could delay a proper sentence. "I expect I'll join the clergy."
That stopped Anthony cold. Dead, frozen, cold. Gregory paused to savor the moment. Too bad he had to become a bloody vicar to achieve it.
"I beg your pardon," Anthony finally murmured.
"It's not as if I've many choices," Gregory said. And as the words emerged, he realized it was the first time he'd spoken them. It somehow made them more real, more permanent. "It's the military or the clergy," he continued, "and, well, it's got to be said--I'm a beastly bad shot."
Anthony didn't say anything. They all knew it was true.
After a moment of awkward silence, Anthony murmured, "There are swords."
"Yes, but with my luck I'll be posted to the Sudan." Gregory shuddered. "Not to be overly fastidious, but really, the heat. Would you want to go?"
Anthony demurred immediately. "No, of course not."
"And," Gregory added, beginning to enjoy himself, "there is Mother."
There was a pause. Then: "She pertains to the Sudan... how?"
"She wouldn't very well like my going, and then you, you must know, will be the one who must hold her hand every time she worries, or has some ghastly nightmare about--"
"Say no more," Anthony interrupted.
Gregory allowed himself an inner smile. It really wasn't fair to his mother, who, it was only sporting to point out, had never once claimed to portend the future with anything so wispy as a dream. But she would hate his going to the Sudan, and Anthony would have to listen to her worry over it.
And as Gregory didn't particularly wish to depart England's misty shores, the point was moot, anyway.
"Right," Anthony said. "Right. I am glad, then, that we have finally been able to have this conversation."
Gregory eyed the clock.
Anthony cleared his throat, and when he spoke, there was an edge of impatience to his voice. "And that you are finally thinking toward your future."
Gregory felt something tighten at the back of his jaw. "I am but eight-and-twenty," he reminded him. "Surely too young for such repeated use of the word finally ."
Anthony just arched a brow. "Shall I contact the archbishop? See about finding you a parish?"
Gregory's chest twisted into an unexpected coughing spasm. "Er, no," he said, when he was able. "Not yet, at least."
One corner of Anthony's mouth moved. But not by much, and not, by any stretch of the definition, into a smile. "You could marry," he said softly.
"I could," Gregory agreed. "And I shall. In fact, I plan to."
"Really?"
"When I find the right woman." And then, at Anthony's dubious expression, Gregory added, "Surely you, of all people, would recommend a match of love over convenience."
Anthony was rather famously besotted with his wife, who was in turn rather inexplicably besotted with him. Anthony was also rather famously devoted to his seven younger siblings, so Gregory should not have felt such an unexpected wellspring of emotion when he softly said, "I wish you every happiness that I myself enjoy."
Gregory was saved from having to make a reply by the very loud rumbling of his stomach. He gave his brother a sheepish expression. "Sorry. I missed supper."
"I know. We expected you earlier."
Gregory avoided wincing. Just.
"Kate was somewhat put out."
That was the worst. When Anthony was disappointed that was one thing. But when he claimed that his wife had been somehow pained...
Well, that was when Gregory knew he was in trouble. "Got a late start from London," he mumbled. It was the truth, but still, no excuse for bad behavior. He had been expected at the house party in time for supper, and he had not come through. He almost said, "I shall make it up to her," but at the last moment bit his tongue. Somehow that would make it worse, he knew, almost as if he was making light of his tardiness, assuming that he could smooth over any transgression with a smile and a glib comment. Which he often could, but for some reason this time--
He didn't want to.
So instead he just said, "I'm sorry." And he meant it, too.
"She's in the garden," Anthony said gruffly. "I think she means to have dancing--on the patio, if you can believe it."
Gregory could. It sounded exactly like his sister-in-law. She wasn't the sort to let any serendipitous moment pass her by, and with the weather so uncommonly fine, why not organize an impromptu dance al fresco?
"See that you dance with whomever she wishes," Anthony said. "Kate won't like any of the young ladies to feel left out."
"Of course not," Gregory murmured.
"I will join you in a quarter of an hour," Anthony said, moving back to his desk, where several piles of paper awaited him. "I have a few items here yet to complete."
Gregory stood. "I shall pass that along to Kate." And then, the interview quite clearly at an end, he left the room and headed out to the garden.
It had been some time since he'd been to Aubrey Hall, the ancestral home of the Bridgertons. The family gathered here in Kent for Christmas, of course, but in truth, it wasn't home for Gregory, and never really had been. After his father had died, his mother had done the unconventional and uprooted her family, electing to spend most of the year in London. She had never said so, but Gregory had always suspected that the graceful old house held too many memories.
As a result, Gregory had always felt more at home in town than in the country. Bridgerton House, in London, was the home of his childhood, not Aubrey Hall. Still, he enjoyed his visits, and he was always game for bucolic pursuits, such as riding and swimming (when the lake was warm enough to permit it), and strangely enough, he liked the change of pace. He liked the way the air felt quiet and clean after months in the city.
And he liked the way he could leave it all behind when it grew too quiet and clean.
The night's festivities were being held on the south lawn, or so he'd been told by the butler when he'd arrived earlier that evening. It seemed a good spot for an outdoor fête--level ground, a view to the lake, and accompanied by a large patio with plenty of seating for the less energetic.
As he approached the long salon that opened to the outside, he could hear the low murmur of voices buzzing in through the French doors. He wasn't certain how many people his sister-in-law had invited for her house party--probably something between twenty and thirty. Small enough to be intimate, but still large enough so that one could escape for some peace and quiet without leaving a gaping hole in the gathering.
As Gregory passed through the salon, he took a deep breath, trying in part to determine what sort of food Kate had decided to serve. There wouldn't be much, of course; she would have already overstuffed her guests at supper.
Sweets, Gregory decided, smelling a hint of cinnamon as he reached the light gray stone of the patio. He let out a disappointed breath. He was starving, and a huge slab of meat sounded like heaven right then.
But he was late, and it was nobody's fault but his own, and Anthony would have his head if he did not join the party immediately, so cakes and biscuits it would have to be.
A warm breeze sifted across his skin as he stepped outside. It had been remarkably hot for May; everyone was talking about it. It was the sort of weather that seemed lift the mood--so surprisingly pleasant that one couldn't help but smile. And indeed, the guests milling about seemed to be in happy spirits; the low buzz of conversation was peppered with frequent rumbles and trills of laughter.
Gregory looked around, both for the refreshments and for someone he knew, most preferably his sister-in-law Kate, who propriety dictated he greet first. But as his eyes swept across the scene, instead he saw...
Her.
Her.
And he knew it. He knew that she was the one. He stood frozen, transfixed. The air didn't rush from his body; rather, it seemed to slowly escape until there was nothing left, and he just stood there, hollow, and aching for more.
He couldn't see her face, not even her profile. There was just her back, just the breathtakingly perfect curve of her neck, one lock of blonde hair swirling against her shoulder.
And all he could think was-- I am wrecked.
For all other women, he was wrecked. This intensity, this fire, this overwhelming sense of rightness--he had never felt anything like it.
Maybe it was silly. Maybe it was mad. It was probably both those things. But he'd been waiting. For this moment, for so long, he'd been waiting. And it suddenly became clear--why he hadn't joined the military, or the clergy, or taken his brother up on one of his frequent offers to manage a smaller Bridgerton estate.
He'd been waiting. That's all it was. Hell, he hadn't even realized how much he'd been doing nothing but waiting for this moment.
And here it was.
There she was.
And he knew.
He knew.
He moved slowly across the lawn, food and Kate forgotten. He managed to murmur his greetings to the one or two people he passed on his way, still keeping his pace. He had to reach her. He had to see her face, breathe her scent, know the sound of her voice.
And then he was there, standing mere feet away. He was breathless, awed, somehow fulfilled merely to stand in her presence.
She was speaking with another young lady, with enough animation to mark them as good friends. He stood there for a moment, just watching them until they slowly turned and realized he was there.
He smiled. Softly, just a little bit. And he said...
"How do you do?"
Lucinda Abernathy, better known to, well, everyone who knew her, as Lucy, stifled a groan as she turned to the gentleman who had crept up on her, presumably to make calf eyes at Hermione, as did, well, everyone who met Hermione.
It was an occupational hazard of being friends with Hermione Watson. She collected broken hearts the way the old vicar down by the Abbey collected butterflies.
The only difference, being, of course, that Hermione didn't jab her collection with nasty little pins. In all fairness, Hermione didn't wish to win the hearts of gentleman, and she certainly never set out to break any of them. It just... happened. Lucy was used to it by now. Hermione was Hermione, with pale blond hair the color of butter, a heart-shaped face, and huge, wide-set eyes of the most startling shade of green.
Lucy, on the other hand, was... Well, she wasn't Hermione, that much was clear. She was simply herself, and most of the time, that was enough.
Lucy was, in almost every visible way, just a little bit less than Hermione. A little less blond. A little less slender. A little less tall. Her eyes were a little less vivid in color--bluish-gray, actually, quite attractive when compared with anyone other than Hermione, but that did her little good, as she never went anywhere without Hermione.
She had come to this stunning conclusion one day whilst not paying attention to her lessons on English Composition and Literature at Miss Moss's School for Exceptional Young Ladies, where she and Hermione had been students for three years.
Lucy was a little bit less. Or perhaps, if one wanted to put a nicer sheen on it, she was simply not quite.
She was, she supposed, reasonably attractive, in that healthy, traditional, English rose sort of manner, but men were rarely (oh, very well, never) struck dumb in her presence.
Hermione, however... well, it was a good thing she was such a nice person. She would have been impossible to be friends with, otherwise.
Well, that and the fact that she simply could not dance. Waltz, quadrille, minuet--it really didn't matter. If it involved music and movement, Hermione couldn't do it.
And it was lovely.
Lucy didn't think herself a particularly shallow person, and she would have insisted, had anyone asked, that she would freely throw herself in front of a carriage for her dearest friend, but there was a sort of satisfying fairness in the fact that the most beautiful girl in England had two left feet, at least one of them club.
Metaphorically speaking.
And now here was another one. Man, of course, not foot. Handsome, too. Tall, although not overly so, with warm brown hair and a rather pleasing smile. And a twinkle in his eyes as well, the color of which she couldn't quite determine in the dim night air.
Not to mention that she couldn't actually see his eyes as he wasn't looking at her. He was looking at Hermione, as men always did.
Lucy smiled politely, even though she couldn't imagine that he'd notice, and waited for him to bow and introduce himself.
And then he did the most astonishing thing. After disclosing his name --she should have known he was a Bridgerton from the looks of him-- he leaned down and kissed her hand first.
Lucy's breath caught.
Then, of course, she realized what he was doing.
Oh, he was good . He was really good. Nothing, nothing would endear a man to Hermione faster than a compliment to Lucy.
Too bad for him that Hermione's heart was otherwise engaged.
Oh well. It would be amusing to watch it all play out, at least.
"I am Miss Hermione Watson," Hermione was saying, and Lucy realized that Mr. Bridgerton's tactics were doubly clever. By kissing Hermione's hand second, he could linger over it, and her, really, and then she would be the one required to make the introductions.
Lucy was almost impressed. If nothing else, it marked him as slightly more intelligent than the average gentleman.
"And this is my dearest friend," Hermione continued, "Lady Lucinda Abernathy."
She said it the way she always said it, with love and devotion, and perhaps just the barest touch of desperation, as if to say, " For heaven's sake, spare Lucy a glance, too ."
But of course they never did. Except when they wanted advice concerning Hermione, her heart, and the winning thereof. When that happened, Lucy was always in high demand.
Mr. Bridgerton --Mr. Gregory Bridgerton, Lucy mentally corrected, for there were, as far as she knew, three Mr. Bridgertons in total, not counting the viscount, of course-- turned and surprised her with a winning smile. "How do you do, Lady Lucinda," he murmured.
"Very well, thank you," and then she could have kicked herself for she actually stammered before the V in very , but for heaven's sake, they never looked at her after gazing upon Hermione, never.
Could he possibly be interested in her ?
No, impossible. They never were.
And really, did it matter? Of course it would be rather charming if a man fell madly and passionately in love with her for a change. Really, she wouldn't mind the attention. But the truth was, Lucy was practically engaged to Lord Haselby and had been for years and years and years, so there was no use in having a besotted admirer of her own. It wasn't as if it could lead to anything useful.
And that besides, it certainly wasn't Hermione's fault that she'd been born with the face of an angel.
So Hermione was the siren, and Lucy was the trusty friend, and all was right with the world. Or if not right, then at least quite predictable.
"May we count you among our hosts?" Lucy finally asked, since no one had said anything once they'd all finished with the requisite "Pleased to meet yous."
"I'm afraid not," Mr. Bridgerton replied. "Much as I would like to take credit for the festivities, I reside in London."
"You are very fortunate to have Aubrey Hall in your family," Hermione said politely, "even if it is your brother's."
And that was when Lucy knew. Mr. Bridgerton fancied Hermione. Forget that he'd kissed her hand first, or that he'd actually looked at her when she said something, which most men never bothered to do. One had only to see the way he regarded Hermione when she spoke to know that he, too, had joined the throngs.
His eyes had that slightly glazed look. His lips were parted. And there was an intensity there, as if he'd like to gather Hermione up and stride down the hill with her, crowds and propriety be damned.
As opposed to the way he looked at her, which could be quite easily catalogued as polite disinterest. Or perhaps it was-- why are you blocking my way, thus preventing me from sweeping Hermione up in my arms and striding down the hill with her, crowds and propriety be damned?
It wasn't disappointing, exactly. Just... not... un-disappointing.
There ought to be a word for that. Really, there ought.
"Lucy? Lucy?"
Lucy realized with a touch of embarrassment that she had not been paying attention to the conversation. Hermione was regarding her curiously, her head tilted in that manner of hers that men always seemed to find so fetching. Lucy had tried it once. It had made her dizzy.
"Yes?" she murmured, since some sort of verbal expression seemed to be in order.
"Mr. Bridgerton has asked me to dance," Hermione said, "but I have told him that I cannot ."
Hermione was forever feigning twisted ankles and headcolds to keep herself off the dance floor. Which was also all good and fine, except that she fobbed all of her admirers off on Lucy. Which was all good and fine at first , but it had got so common that Lucy suspected that the gentlemen now thought they were being shoved in her direction out of pity, which couldn't have been further from the case.
Lucy was, if she did say so herself, a rather fine dancer. And an excellent conversationalist as well.
"It would be my pleasure to lead Lady Lucinda in a dance," Mr. Bridgerton said, because really, what else could he say?
And so Lucy smiled, not entirely heartfelt, but a smile nonetheless, and allowed him to lead her to the patio.
IL VERO AMORE ESISTE
Capitolo Uno
Quando il Nostro Eroe si innamora...
A differenza della maggior parte degli uomini di sua conoscenza, Gregory Bridgerton credeva nel grande amore.
Sarebbe stato pazzo a non farlo, considerando che suo fratello maggiore Anthony, sua sorella Daphne, i suoi altri due fratelli Benedict e Colin, per non parlare delle sorelle Eloise, Francesca e (incredibile, ma vero) Hyacinth erano tutti felicemente innamorati pazzi dei rispettivi coniugi.
Quasi tutti gli uomini ne sarebbero stati pressoché stizziti, ma per Gregory, che era un tipo decisamente affabile, questo non significava altro che dover credere all’evidenza: il grande amore esisteva.
Forse non era qualcosa che si potesse toccare o vedere, ma era solo questione di tempo e anche lui avrebbe trovato la donna dei suoi sogni e si sarebbe accasato, avrebbe procreato e iniziato a collezionare oggetti stravaganti, magari piccole grattugie per noci moscate.
I suoi sogni, tuttavia, non includevano esattamente una donna specifica. Be’, non una con attributi identificabili. Non sapeva nulla su quella che avrebbe per sempre trasformato la sua vita, facendolo diventare un felice pilastro di tedio e rispettabilità. Non sapeva se sarebbe stata alta o bassa. L’avrebbe desiderata intelligente e con un certo senso dell’umorismo ma, a parte quello, avrebbe potuto essere timida o estroversa, una a cui piaceva cantare o no, magari anche un’amazzone dal volto arrossato dal sole.
Non lo sapeva. Quando si trattava di quella donna sconosciuta, magnifica e al momento inesistente, tutto ciò che lui sapeva era che quando l’avesse trovata... l’avrebbe capito subito.
Non sapeva come avrebbe fatto, l’avrebbe saputo e basta. Un evento così sconvolgente non poteva certo presentarsi in punta di piedi. Doveva cadergli addosso come la proverbiale tonnellata di mattoni. L’unico problema era il quando.
Nel frattempo, in attesa dell’arrivo di questa fantomatica donna, si stava godendo la vita.
Gregory era un londinese piuttosto tipico, con una buona rendita personale, parecchi amici e una testa che gli consentiva di capire quando era il momento di allontanarsi dal tavolo da gioco. Era considerato un buon partito nel Mercato Matrimoniale, anche se non il massimo, essendo un quartogenito, ma era sempre invitato con piacere alle cene organizzate dalle matrone dell’alta società.
Forse doveva cercare un scopo nella vita, ma poteva aspettare. Ben presto, ne era certo, tutto si sarebbe chiarito. Avrebbe saputo che cosa desiderava fare e con chi; nel frattempo, si sarebbe...
Non si sarebbe divertito. Non in quel “preciso” istante, quanto meno.
Gregory era infatti, al momento, seduto su una poltrona e quella comodità lo portava a sognare a occhi aperti, il che, a sua volta, lo portava a non ascoltare suo fratello che, in piedi davanti a lui, continuava a blaterare su qualcosa che sicuramente aveva a che fare con alcune varianti delle parole “dovere” e “responsabilità”.
Gregory non gli stava prestando alcuna attenzione. Lo faceva di rado.
— Gregory? Gregory?
Sollevò lo sguardo. Anthony aveva le braccia conserte, cosa che non era mai un buon segno: era da più di vent’anni il visconte Bridgerton e, anche se Gregory era il primo ad ammettere che fosse un fratello eccezionale, sarebbe anche stato un ottimo signore feudale.
— Ti chiedo scusa per essermi intromesso nei tuoi pensieri — disse Anthony in tono seccato. — Hai per caso, soltanto per caso, sentito qualcosa di quello che stavo dicendo?
— Diligenza — ripeté Gregory a pappagallo. — Orientamento.
— Esattamente — replicò Anthony e Gregory si congratulò con se stesso per quella che era chiaramente stata una notevole prestazione. — Mi pare che sia giunto da parecchio il momento che tu cerchi un orientamento nella vita.
— Certamente — mormorò Gregory, principalmente perché non aveva cenato, aveva fame e aveva sentito dire che sua cognata stava offrendo un piccolo rinfresco nei giardini. Inoltre non aveva mai senso discutere con Anthony.
— Devi effettuare un cambiamento. Scegliere una nuova rotta.
— Vero. — Forse ci sarebbero stati dei tramezzini; sarebbe riuscito a mangiarne una quarantina.
— Gregory.
La voce di Anthony aveva assunto il classico tono impossibile da descrivere, ma facilissimo da riconoscere e Gregory capì che era il momento di stare attento. — Giusto — commentò (era impressionante come una sola parola potesse procrastinare una frase di senso compiuto). — Penso che mi darò al sacerdozio.
Anthony restò di sale e Gregory assaporò quel momento. Peccato dover diventare un sacerdote per poterselo gustare.
— Prego? — mormorò alla fine Anthony.
— Non ho molte scelte — spiegò Gregory. — O la carriera militare o quella ecclesiastica. Sappiamo tutti che sono un pessimo tiratore.
Anthony non commentò. In effetti tutti sapevano che era vero. Dopo un momento di silenzio imbarazzato, Anthony suggerì: — Oltre alle pistole ci sono le spade.
— Già, ma con la fortuna che mi ritrovo verrei spedito in Sudan — Gregory rabbrividì. — Immaginate il caldo. Voi ci vorreste andare?
— No, chiaramente — ammise subito Anthony.
— E poi c’è la questione della mamma — aggiunse Gregory, che stava cominciando a divertirsi.
— Cosa avrebbe a che fare lei col Sudan?
— Non vorrebbe che ci andassi e voi sareste quello costretto a tenerle la mano tutte le volte in cui si preoccupasse o facesse qualche brutto sogno riguardo...
— Non aggiungere altro — lo interruppe Anthony.
Gregory sorrise fra sé. Non era molto onesto nei confronti di sua madre che non si era mai lamentata di sogni premonitori. Avrebbe però sicuramente odiato l’idea che lui andasse in Sudan e Anthony avrebbe davvero ascoltato ogni sua preoccupazione in proposito.
Inoltre Gregory non aveva alcuna intenzione di lasciare le nebbiose coste inglesi, quindi non era molto significativo parlarne e basta.
— Giusto — commentò Anthony. — Giusto. Allora sono contento che siamo stati finalmente in grado di fare questa conversazione.
Gregory lanciò un’occhiata all’orologio.
Anthony si schiarì la gola, parlando con una sfumatura di impazienza. — E che tu stia finalmente pensando al tuo futuro.
Gregory sentì che le mascelle gli si stavano irrigidendo. — Ho soltanto ventisei anni — gli rammentò. — Decisamente troppo giovane per un uso così ripetuto del termine finalmente.
Anthony inarcò un sopracciglio. — Devo contattare l’arcivescovo perché cominci a cercarti una parrocchia?
Gregory venne improvvisamente colto da un attacco di tosse. — No. Quanto meno non ancora.
Un angolo della bocca di Anthony si mosse, ma tanto poco che non lo si sarebbe assolutamente potuto definire un sorriso. — Allora potresti sposarti — gli suggerì a voce bassa.
— Potrei — confermò Gregory. — E lo farò. Ne ho tutta l’intenzione.
— Davvero?
— Quando avrò trovato la donna giusta. — Poi, davanti all’espressione dubbiosa di Anthony, aggiunse: — Sono sicuro che voi in particolare mi raccomandereste un matrimonio d’amore invece che uno di convenienza.
Era nota l’infatuazione di Anthony per sua moglie che, a sua volta, era abbastanza inesplicabilmente infatuata di lui. Era altresì nota la sua dedizione ai sette fratelli minori, quindi Gregory non si sarebbe dovuto sentire sorpreso quando Anthony gli disse con un filo di voce: — Ti auguro tutta la felicità di cui godo io.
Gregory venne salvato dal dover commentare da un forte brontolio dello stomaco. Guardò il fratello con espressione umile. — Mi spiace, ma ho saltato la cena.
— Lo so. Ti aspettavamo prima. Kate ci è rimasta male.
Quella era la cosa peggiore. Se Anthony era dispiaciuto era una cosa, ma se diceva che lo era sua moglie... Gregory sapeva di essere nei guai. — Sono partito tardi da Londra — bofonchiò. Era vero, ma non costituiva un’attenuante. Lo aspettavano alla festa in tempo per la cena. Fu sul punto di dire: “Vedrò di farmi perdonare da lei” ma all’ultimo momento si trattenne. Avrebbe peggiorato ulteriormente le cose prendendo alla leggera il proprio ritardo e presumendo di potersela cavare con un sorrisetto e un commento divertente. Di solito la cosa gli riusciva, ma questa volta... Non voleva farlo.
Si limitò quindi a dire con estrema sincerità: — Mi dispiace.
— Lei è in giardino — replicò Anthony in tono burbero. — Penso intenda organizzare un ballo sotto il porticato, incredibile!
Gregory invece ci credeva, eccome. Era una cosa tipica di sua cognata. Non si sarebbe mai lasciata sfuggire un’opportunità del genere; dato il tempo particolarmente favorevole, perché non organizzare un ballo improvvisato all’aria aperta?
— Dille che ballerai con chiunque lei vorrà — gli suggerì Anthony. — A Kate non piace che ci siano ragazze che facciano da tappezzeria.
— Certo che no — mormorò Gregory.
— Vi raggiungerò fra un quarto d’ora — concluse Anthony tornando alla scrivania. — Ho ancora da sistemare alcune cose.
Gregory si alzò. — Lo comunicherò a Kate. — Poi, essendo chiaramente finito il colloquio, lasciò la stanza e si diresse in giardino.
Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che era stato a Aubrey Hall, la dimora avita dei Bridgerton. La famiglia si riuniva lì nel Kent a Natale ma, a dire il vero, Gregory non la sentiva come una vera casa. Dopo la morte di suo padre, sua madre aveva fatto l’insolita scelta di trasferirsi con la famiglia a Londra; non lo aveva mai detto, ma Gregory sospettava che nell’antico palazzo ci fossero per lei troppi ricordi.
Di conseguenza, Gregory si era sempre sentito più a casa in città che non in campagna. Era Bridgerton House a Londra la casa della sua infanzia e non Aubrey Hall, anche se gli piaceva recarvisi in visita. Amava le attività bucoliche come cavalcare e nuotare e, strano ma vero, gli piaceva il cambio del ritmo di vita e come l’aria sembrava più serena e pulita dopo mesi in città. Gli piaceva anche l’idea di potersene andare quando la stessa aria diventava troppo serena e pulita.
Mentre si avvicinava al salone che dava all’esterno, sentì il basso mormorio di voci attraverso i finestroni. Non sapeva quante persone avesse invitato alla festa sua cognata, probabilmente fra le venti e le trenta. Non troppe da non poter essere considerato un evento per pochi intimi, ma non troppo poche perché non si riuscisse a defilarsi senza essere notati.
Mentre Gregory attraversava il salone, trasse un profondo respiro, cercando di stabilire che genere di rinfresco avesse deciso di servire Kate. Non ci sarebbe stato molto, ovviamente, in quanto gli ospiti dovevano già essere stati rimpinzati a sufficienza a cena.
Dolci, decise Gregory, cogliendo un aroma di cannella. Restò alquanto deluso. Stava morendo di fame e una bella bistecca sarebbe stata paradisiaca.
Era arrivato in ritardo ed era soltanto colpa sua: Anthony avrebbe preteso la sua testa se non si fosse presentato immediatamente alla festa e quindi si sarebbe dovuto accontentare di torte e biscotti.
Una brezza tiepida gli sfiorò la pelle quando uscì. Faceva stranamente caldo per essere maggio e ne avevano parlato tutti. Era il genere di clima che sollevava il morale e che rendeva tutti più allegri.
Gregory si guardò attorno per cercare sia il rinfresco sia qualcuno che conoscesse, preferibilmente sua cognata Kate che, secondo l’etichetta, era la prima che dovesse salutare. Mentre però il suo sguardo passava sull’intera scena vide invece... lei. Lei!
Seppe immediatamente che era lei quella giusta. Restò immobile, paralizzato.
Non poteva vedere il suo volto, nemmeno il suo profilo. Ne scorgeva soltanto la schiena, la curva perfetta ed elegante del collo, una ciocca di capelli biondi che le scendeva in un boccolo sulle spalle.
Tutto quello che riuscì a pensare fu: “Sono fatto”.
Non avrebbe più provato nulla per nessun’altra donna. Quell’intensità, quel fuoco, quella quasi insopportabile sensazione di completezza... non aveva mai provato nulla del genere.
Forse era sciocco o forse una follia, ma lui aveva aspettato quel momento per tanto tempo. Gli apparve subito chiaro perché non avesse scelto l’esercito o il clero o non avesse accettato la proposta del fratello di gestire una piccola proprietà dei Bridgerton.
Che diavolo, non si era nemmeno reso conto di quanto non avesse mai fatto nulla, se non aspettare quel momento.
Ed eccolo che era arrivato. Era arrivata lei. E lui lo aveva capito.
Attraversò lentamente il prato, del tutto dimentico di Kate e del cibo. Riuscì a mormorare qualche saluto di circostanza senza però fermarsi con nessuno. Doveva raggiungerla. Doveva vedere il suo volto, annusare il suo profumo, sentire il suono della sua voce.
Si fermò a pochi passi di distanza. Era senza fiato, intimorito, e si sentiva quasi completo alla sola idea di stare in sua presenza.
Lei stava parlando animatamente con un’altra giovane donna, che doveva essere una sua buona amica. Lui restò fermo un istante a fissarle finché loro non si voltarono lentamente, rendendosi conto della sua presenza.
Lui sorrise. Un semplice accenno. E disse...
— Come state?
Lucinda Abernathy, meglio nota come Lucy, represse un gemito quando si voltò verso il gentiluomo che le era arrivato alle spalle, probabilmente per fare gli occhi dolci a Hermione come facevano tutti quelli che la vedevano.
Era una professione rischiosa essere amica di Hermione Watson. La giovane collezionava cuori infranti come il vecchio vicario faceva con le farfalle.
L’unica differenza era che Hermione non li infilzava con gli spilli. A essere onesti, Hermione non voleva nemmeno conquistare i cuori degli uomini e non si era di certo mai impegnata per infrangerne uno. Succedeva e basta. Lucy ormai ci era abituata. Hermione era... Hermione coi suoi capelli biondi colore del burro, il suo volto a forma di cuore e gli occhi enormi di un verde sfavillante.
Lucy, invece era... Be’, non era Hermione. Era semplicemente se stessa e, nella maggior parte dei casi, le bastava.
Lucy era semplicemente un po’ meno di Hermione. Un po’ meno bionda, un po’ meno sottile, un po’ meno alta. I suoi occhi avevano un colore un po’ meno vivido... in effetti erano grigio-azzurri. A dire il vero, era molto attraente se confrontata con chiunque non fosse la splendida amica. Non serviva a molto, però, visto che non andava da nessuna parte senza di lei.
Era giunta a quella sbalorditiva conclusione un giorno mentre si era distratta durante una delle lezioni alla Scuola della signorina Moss per Signorine di Buona Famiglia, dove lei e Hermione avevano studiato per tre anni.
Lucy era un po’ meno o forse, per dirla in modo un po’ più carino, “non proprio come”.
Aveva un fascino tipicamente inglese, ma gli uomini restavano raramente (be’, mai) storditi in sua presenza.
Hermione invece... era una fortuna che fosse così gentile. In caso contrario sarebbe stato impossibile esserle amica.
C’era anche il fatto che non sapeva danzare. Hermione non sapeva fare assolutamente nulla che riguardasse musica e movimento.
Era consolante. Lucy non si riteneva una ragazza invidiosa, e si sarebbe volentieri buttata nel fuoco per la sua più cara amica, ma le sembrava che ci fosse una specie di soddisfacente equità nel fatto che la più bella ragazza d’Inghilterra avesse due piedi sinistri, almeno uno dei quali storto.
Metaforicamente parlando.
Adesso eccone lì un altro. Uomo, ovviamente, non piede. Bello, anche. Alto, ma non troppo, con bei capelli castani, un sorriso accattivante e uno scintillio negli occhi di cui lei non riusciva a distinguere bene il colore nella luce soffusa del crepuscolo.
Non sarebbe comunque riuscita a vederli, visto che lui non stava guardando lei. Stava fissando Hermione, come facevano tutti gli uomini.
Lucy sorrise cortesemente, anche se forse lui non lo notò nemmeno, e aspettò che si inchinasse e si presentasse.
A quel punto il giovane fece una cosa davvero sbalorditiva. Dopo avere detto il proprio nome (lei si sarebbe dovuta accorgere che era un Bridgerton dall’aspetto) si chinò e baciò prima la sua mano.
Lucy restò senza fiato e poi si rese conto di ciò che l’uomo stava facendo. Oh, era davvero bravo. Nulla gli avrebbe fatto guadagnare prima i favori di Hermione di un complimento a Lucy.
Peccato per lui che Hermione fosse già impegnata. Be’, poteva comunque essere divertente godersi la scena.
— Io sono Hermione Watson — stava dicendo Hermione e Lucy si rese conto che la tattica del signor Bridgerton era stata doppiamente astuta. Baciando per seconda la mano di Hermione aveva potuto tenergliela più a lungo. Lucy era quasi impressionata. Se non altro era più intelligente della media degli altri uomini.
— Questa è la mia più cara amica — continuò Hermione. — Lady Lucinda Abernathy.
Lo disse come sempre con amore, devozione e un tocco di disperazione quasi a sottintendere: “Per l’amore del cielo, guardate un po’ anche lei!”.
Ovviamente non lo facevano mai. Eccetto quando avevano bisogno di consigli riguardanti Hermione, il suo cuore e la conquista di quest’ultimo. A quel punto Lucy diventava estremamente richiesta.
Il signor Gregory Bridgerton (c’erano tre signori Bridgerton a parte il visconte) si voltò e la sorprese con un sorriso accattivante e uno sguardo dolce, mormorandole: — Come state, lady Lucinda?
— Molto bene — rispose lei, infuriata per essere incespicata sulla “m” di molto ma, che diamine, non la guardava mai nessuno dopo avere posato gli occhi su Hermione.
Poteva essere interessato a lei? Impossibile. Non lo era mai nessuno.
Aveva importanza? Sarebbe certo stato gradevole che un uomo si innamorasse pazzamente di lei, tanto per cambiare, ma Lucy era praticamente promessa a lord Haselby da anni e quindi non serviva a nulla avere un ammiratore. Tanto, che ci poteva fare?
Inoltre non era certo colpa di Hermione se era nata col volto di un angelo. Hermione era la sirena e Lucy l’amica fidata e il mondo andava bene così, quanto meno era tutto prevedibile.
— Siete uno dei padroni di casa? — domandò alla fine Lucy, visto che nessuno aveva più detto nulla dopo le presentazioni di rito.
— No, purtroppo — rispose Gregory. — Per quanto vorrei prendermi il merito della festa. Io risiedo a Londra.
— Siete fortunato che Aubrey Hall appartenga alla vostra famiglia — disse cortesemente Hermione. — Anche se è di vostro fratello.
A quel punto Lucy ne fu certa. Il signor Bridgerton si era infatuato di Hermione. Non importava che avesse baciato prima la sua mano o che la guardasse quando lei diceva qualcosa, cose che la maggior parte degli uomini non si dava la pena di fare. Le bastò vedere il modo in cui guardava Hermione mentre le parlava per capire che si era unito al codazzo.
La fissava con intensità, come se volesse prenderla in braccio e fuggire verso le colline con lei, al diavolo i presenti e l’etichetta.
Guardava invece lei, Lucy, in modo cortesemente disinteressato. O forse come a dire: “Perché mi bloccate il passo, impedendomi di prendere Hermione in braccio e fuggire con lei verso le colline, al diavolo i presenti e l’etichetta?”.
Non era seccante, ma non le era nemmeno indifferente.
— Lucy? ...Lucy?
Lucy si rese conto con un certo imbarazzo di essersi distratta. Hermione la guardava incuriosita con la testa piegata in quel tipico modo che faceva impazzire tutti gli uomini che la vedevano. Lucy una volta ci aveva provato e le era venuto il torcicollo.
— Sì? — mormorò, sembrandole necessaria una risposta.
— Il signor Bridgerton mi ha chiesto di danzare, ma ho dovuto dirgli che non posso — disse Hermione.
Hermione fingeva sempre di avere una caviglia dolorante o il raffreddore pur di non calcare una pista da ballo e depistava gli ammiratori su Lucy. Inizialmente ne era stata contenta, ma ormai Lucy sospettava che gli uomini pensassero che Hermione lo facesse per pietà nei suoi confronti e non c’era niente di più falso.
Lucy era un’ottima ballerina e anche una brillante conversatrice.
— Sarà un piacere danzare con lady Lucinda — disse il signor Bridgerton. Che alternativa aveva, dopotutto?
Lucy quindi sorrise, non proprio di cuore, e gli concesse di accompagnarla sotto il porticato.
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Ragazze, la Quinn è tornata!
Ragazze, la Quinn è tornata! al più presto le mando la traduzione dei commenti in modo che lei possa rispondere!
Adora la saga Bridgerton e il
Adora la saga Bridgerton e il modo di scrivere fresco e frizzante, oltre che profondo, della sig.ra Quinn. Oltre a farle tutti i miei complimenti, vorrei chiederle se c'è un personaggio o una coppia della saga, che lei ha amato di più creare e perchè!
Grazie.
Claudia
@ Mandala82 grrazie x avermi
@ Mandala82
grrazie x avermi risposto sei tanto cara e non mi hai nemmeno rimnproverata del fatto che, x errore, avevo indirizzato il post a March Rose.... (la forza dell'abitudine) scusami,
di nuovo brava x l'intevista e per il lavoro dei post
Buona Pasqua
Marianna
@ Marianna La melodia del
@ Marianna
La melodia del cuore l'ho letto molto tempo fa, molto carino!
Sì, la scen dell'ape è veramente comica...secondo me la palma per la scena Bridgerton più divertente se la contendono questa e il torneo di Pall Mall ne Il Duca e io!
Ti immagini un protagonista scorbutico e cinico come House? Oddio...non ci riesco!!!! Troppo bastardo!! Credo che dovremo accontentarci dell'ombroso Sir Philip!
Per quanto riguarda i secondi epiloghi, la Quinn ha annunciato che una volta pubblicati tutti e otto ( forse usciranno anche gli epiloghi di altri libri) li raccoglierà tutti in un unico volume cartaceo. A quel punto, forse la Mondadori sarà tentatata di fare 31 e ce li regalerà, magari in quelle uscite speciali per S. Valentino etc!!
Garzie ancora per i complimenti!
Baci
Mandala82
Complimenti per
Complimenti per l'intervista!
Io non ho letto molto di Julia Quinn, ma ho tutta la saga Bridgerton che mi aspetta :-)
A dire il vero li ho letti
A dire il vero li ho letti tutti e quattro...A breve arrivo con quello di Romancing Mr Bridgerton e When he Was Wicked.
Qualcuna ha letto The Secret Diaries Of Miss Miranda Cheever? Come vi è sembrato? Ditemi ditemi
@ Paige79 i secondi epiloghi
@ Paige79
i secondi epiloghi sono dei supplementi ai romanzi della saga Bridgerton, lunghi circa una trentina di pagine ciascuno, che parlano di fatti successi qualche tempo dopo la fine del romanzo vero e proprio. Non aggiungono niente di sostanziale alla storia principale, non modificano il finale del romanzo così come è stato pubblicato (anche negli USA, come leggi nell'intervista, la Quinn li sta pubbblicando solo adesso, cioè anni dopo l'uscita dei vari libri, e per giunta solo come ebooks).
Qui ho postato gli spoiler dei due secondi epiloghi di "Tutto in un bacio" ( It's in his kiss ) e di "Il visconte che mi amava" (The viscount who loved me):
http://romancebooks.splinder.com/post/15199091#comment
@ Mandala
che ne diresti di postare, quando poi, lo spoiler del secondo epilogo che hai letto, cioè se ho capito bene quello di "Amare un libertino" (When he was wicked)?
Sono contenta di non essere
Sono contenta di non essere arrivata in ritardo... ^_^
Ho letto tutta la saga (tranne l'ultimo per ovvie ragioni) alcuni mi sono piaciuti altri un pò meno. Comunque complimenti per la fervida fantasia.
Vorrei fare tre domande se possibile:
1) Se ti proponessero di far diventare la tua saga una telenovela a patto che venga eliminato uno dei membri della famiglia Bridgerton accetteresti lo stesso?
2) Ti hanno mai proposto di realizzare una fiction/telenovela/film ispirata alla tua saga? ( Solo se la risposta è Negativa: Perchè no secondo te?)
3) Ci sono altre fans che vorrebbero la tua saga trasformata in fiction/film/telenovela?
^_^ Grazie per la disponibilità e per la simpatia. Bellissima intervista.
Ciao ^__^ belissimo il post
Ciao ^__^
belissimo il post senza tralasciare il simpatico Avatar che è molto indicativo della personalità della scrittrice ORIGINALE ^______^
adoro la Quinn, volevo dirle che essendo un apicultrice sono rimasta molto colpita dal suo romanzo Il visconte che mi amava, nel quale il padre dei famosi Bridgeston viene punto da un ape e muore. Vi sono molti modi di affrontare una tragedia e non avevo mai letto nulla di simile, veramente tanti complimenti. Volevo chiederle come mai ha pensato ad un incidente così particolare?
Grazie mille ed ancora tanti complimenti.
A presto
Cris
Aspettavo da tempo questa
Aspettavo da tempo questa intervista, e mi è piaciuta molto....Julia Quinn è davvero simpatica, proprio come le eroine dei suoi romanzi, e anche dal suo viso traspare questa caratteristica.
ho letto anche io i romanzi della serie Bridgerton, quasi tutti,e mi hanno appassionato molto,non solo per i personaggi e la storia ma anche per lo stile frizzante che Julia usa nello scrivere, non annoia mai! e questo lo dice una che non ama le serie troppo lunghe,ma che sui Bridgerton ha dovuto ricredersi!
Volevo chiedere chiarimenti a proposito dell'argomento"secondi epiloghi?":cosa sono esattamente?e dove si possono procurare?
Tiziana
@MarchRose Ciao si ha un
@MarchRose
Ciao
si ha un sorriso fantastico ed è molto carina , è una delle mie preferite dei libri tradotti in italiano mi manca solo la melodia del cuor.
Un protagonista alla "doctor House" sarebbe un idea, no?!!
Sarebbe carino anche un prequel con Violet ed Edmund (peccato, però,sapere che morirà presto sigh!) ma comunque è un grande e "prolifico" amore -8 figli!!
Una delle scene più comiche che abbia mai letto e che mi ha fatto sbellicare dalle risate, è quella, in "il visconte che mi amava"della puntura dell'ape alla protagonista, con relativa scena, tipo commedia degli equivoci, quando lui la morde sulla puntura e, naturalmente, viene sorpreso dalla madre e dalla più pettegola della comitiva in una posa molto molto compromettente! ;-)
per i sequel possiamo contare su di te x le traduzioni?
Un grazie anche a te per l'intervista Baci baci
Marianna
La cosa che mi impressiona di
La cosa che mi impressiona di più è come un'autrice ancora così giovane abbia raccolto già così tanti successi.
Mi chiedo quanto questo abbia influenzato la sua vita personale...
Una cosa che mi chiedo da tempo: perchè Julia dedica tutti i suoi romanzi al marito Tom? e lui, che pensa della sua attività di scrittrice ? Julia si consulta con lui per le sue storie (malaria a parte)?
@ Alida Ciao, sicuramente non
@ Alida
Ciao,
sicuramente non saranno tantissimi, ma non sono neanch così pochi, sarà che ultimamente tra Brockway, Jordan, Ashworth, Hunter e Kleypas mi sono fatta una scorpacciata di anni 20-30! Sicuramente è un epoca più difficile da ritrarre, come tutte le epoche di transizione, con percorsi meno battuti, e forse un'identità meno definita, e quindi più più complessa da catturare. Che ne dici?
Grazie per i complimenti,
Grazie per i complimenti, ragazze! Fare questa intervista è stato fantastico! La Quinn è stata molto carina, disponibile e simpatica! Tanto più se si pensa a quanto sia impegnata e richiesta ( nei giorni in cui stavamo preparando la nostra, lei era impegnata in un intervista con la Beverley per il blog Word Wenches - annichilisco all'accostamento-).
@ Susa
grazie a te per aver apprezzato il lavoro!
Per quanto riguarda eventuali seguiti per la saga Bridgerton la questione è alquanto fumosa. La Quinn è stata piuttosto sibillina a riguardo. L'unica cosa sicura sono i secondi epiloghi, ne pubblicherà due l'anno. Per il resto...solo congetture. La Quinn è sommersa da richieste! Se non ci credete, fatevi un giretto sulla sua BB, è un delirio! Tra le ipotesi più gettonate c'è quella di un prequel con la storia di Viola e Edmund, ma la Quinn sembra poco propensa. Vedremo!!
Susa, tieni conto che Francesca vive in Scozia, lontanissimo dal resto della sua famiglia, inoltre ha un carattere particolarissimo. Dovresti leggere il secondo epilogo di WHWW, in cui Francesca affronta a modo suo la mancanza di figli...Mi è caduta la mandibola.
@ Marianna e Cristiana
bello il sorriso della Quinn, vero? le sue foto sono troppo carine! E è così ironica e simpatica che non può non piacere! Se date un'occhiata alla bio sul suo sito vi farete delle belle risate!
Cris, anch'io mi sono appena riletta tutta la saga, è stato un piacere! Meglio di Bonolis in paradiso!
@ Andreina
mmhh credo che sarà difficile leggere ambientazioni così particolari per la Quinn,infatti, ha più volte detto di voler rimanere nel regency! Ma c'è sempre tempo per i ripensamenti!
Cara Julia sei veramente
Cara Julia sei veramente simpatica!
Non ho ancora letto la saga Bridgerton, perchè alcuni mi mancavano, ne ho sentito parlare molto bene, anzi benissimo!!!
Quindi appena ho un paio di giorni di calma attacco ! giuro che li leggerò tutti insieme sono molto ispirata e non vedo l'ora di sprofondare nel mio caro divano e fare la conoscenza dei Bridgerton, e guai a chi mi disturba!
Anche io e mio marito guardiamo Dottor House, sono felice di sapere che piace anche a te, e in effetti quando ho visto la puntata, avevo riconosciuto il genere di libri che leggo, e avevo scorto sulla libreria un tuo libro, ma pensavo fosse la mia deformazione maniacale di lettrice!!!
Vorrei sapere se sei mai stata in Italia?
Se la risposta è si dove?
Appure dove ti piacerebbe andare?
Hai mai pensato di scrivere un libro dove la magia come il druidismo è una componente della storia?
scusa le domande!!! sono troppe???
è stato veramente un piacere grazie
Si può fare qualcosa per
Si può fare qualcosa per completare la traduzione delle serie di Splendid e delle Lyndon Sisters? Julia Quinn ne sa qualcosa? Pensando ai ... nipotini Bridgerton, che arriveranno in età da romance negli anni 30, mi vien fatto di pensare che sono anni piuttosto poco percorsi in genere dal romance più classico che ci sia. Pure c'é l'inizio del regno di Vittoria, esordi letterari (Dickens tra tutti), il cartismo... ci sarebbero plot interessanti. Alida Novelli
Adesso capisco perchè i
Adesso capisco perchè i romanzi di Julia Quinn sono sempre brillanti e soprattutto divertenti : in ogni foto il suo sorriso fa da protagonista !
Forse per questo l' immagine del suo avatar è strana AH!AH!AH!
Grazie per la splendida intervista .
Bacioni
Cristiana
p.s.
mi sa che dovrò rileggermi di nuovo tutta la saga dei bridgerton, prima di affrontare l' ultimo in uscita.
Bella intervista, e lei si è
Bella intervista, e lei si è dimostrata simpatica ed affascinante come lo sono i suoi libri!
Bravissima continua a darci ancora tante emozioni e sorrisi con i tuoi libri!
Marianna
Bellissima questa intervista,
Bellissima questa intervista, Julia Quinn è una delle mie autrici preferite!
Ho tutta la saga Bridgerton e aspetto con trepidazione Il vero amore esiste, inoltre sono nella mia pila di libri da leggere Io ti avrò, La spia della corona e Cieli di Cornovaglia.
Sono felice di sapere che la saga Bridgerton non è finita, quando una saga è scritta bene e non cade nel ripetitivo è sempre un dispiacere abbandonarla.
Io ho adorato Amare un libertino, ma le chiedo: come mai Francesca non compare quasi mai negli altri suoi libri?
Grazie alle ragazze del blog per averci dato questa fantastica opportunità!
Susa