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07/12/2007
da Paige79

UN ALTRO PARADISO ( Conor’s way), di  Laura Lee Guhrke

n151187Prima pubblicazione anno: 1996

Edizione originale:  paperback - Harpercollins

Pubblicato in Italia da:
Arnoldo Mondadori,prima edizione serie  I ROMANZI, maggio 1997; seconda edizione nella serie I ROMANZI ORO, n.53, luglio 2007.

Livello di sensualità: warm (caldo)

Formato: paperback

Ambientazione: Louisiana del Nord,1871

 

Conor Branigan, dopo essere fuggito dalla sua terra natale, l’ Irlanda, approda in America dove sbarca il lunario facendo il pugile. Una sera si rifiuta di lasciarsi battere ad un incontro per sottostare alla legge degli incontri truccati, e per questo viene pestato a sangue e abbandonato in mezzo a una strada.  Quando si risveglia si trova a casa di Olivia,  la donna che l’ha soccorso e che vive con le sue tre figliolette adottive Becky, Miranda e Carrie. Da subito la serenità di quella famigliola che pure attraversa grossi momenti di difficoltà attrae Conor, che è solo al mondo seppur per sua scelta, così come il grande coraggio di Olivia, che rimasta sola dopo che la guerra le ha portato via l’intera famiglia, si sforza di mandare  avanti come può la piantagione di Peachtree.
Oltre alla difficoltà della povertà Olivia  deve anche vedersela con le pressioni sempre più pesanti di unaltroparadisocv-guhrkeVernon,l’uomo più potente della città, che vorrebbe comprare la terra di Olivia per realizzare il suo progetto di costruire una ferrovia che passi attraverso la città, e che da qualche tempo sta intensificando i suoi sforzi arrivando a minacciare l’incolumità della famigliola.
Nonostante il suo proposito di andarsene al più presto soprattutto per terrore dei legami affettivi,dovuto ad un doloroso passato, qualcosa induce Conor a rimanere per aiutare Olivia fino al prossimo raccolto(che le permetterà di pagare le tasse rimanendo in possesso della sua casa), ma in questo periodo di tempo tra lui ed Olivia le cose prenderanno una piega del tutto inaspettata…

 


Il romanzo di quest’autrice mi ha colpito per molti aspetti: primo fra tutti,il fatto che i protagonisti siano persone assolutamente comuni e anzi, sono quelli che qualcuno definirebbe “sconfitti dalla vita”. Eppure la loro presenza nel romanzo non è circondata da un’aura di tristezza ma al contrario sono due personaggi che emanano una grande forza d’animo nonostante tutte i dolori e le difficoltà di cui sono stati vittime.
Il personaggio di Olivia è sereno e solare nonostante tutto, nonostante la guerra gli abbia distrutto la famiglia, nonostante le pressioni e violenze per costringerla a vendere la sua terra; lei tiene duro, anche per le sue bambine (figlie di una sua amica, rimaste orfane), che lei ama e cura come una  vera madre.  Non a caso le scene più belle del romanzo sono proprio quelle che ritraggono questa famigliola nella loro quotidianità, che Olivia rende più allegra e meno banale di quanto possa sembrare. Il personaggio di Conor al contrario è tormentato e oscuro: fuggito dall’Irlanda a causa di un terribile passatounaltroparadisocv-guhrke_2(che viene pian piano svelato nel romanzo attraverso alcuni flash back), fa il pugile per sfogare la propria inquietudine e vive alla giornata senza più sogni o desideri, tanto più se contemplano l’idea di una famiglia, che per lui equivale a responsabilità, ma soprattutto ad affetti che ti legano e che ti fanno male se li perdi: è la paura di tutto ciò che gli fa respingere le attenzioni e l’affetto dapprima delle tre bambine, poi di Olivia,nonostante una forza in sé lo attragga terribilmente verso di loro,perché Conor anche se non vuole ammetterlo fin quasi alla fine del romanzo,soffre terribilmente la propria auto imposta solitudine. Ovviamente ci sarà il lieto fine,ma fino alla fine nulla è scontato,e un altro elemento che mi è molto piaciuto di questo romanzo è non solo il ritmo incalzante con cui la storia viene narrata, ma proprio il fatto che l’autrice riesce ad unire questo ritmo con un grande lavoro di introspezione psicologica dei personaggi, facendo percepire bene al lettore l’evolversi dei loro stati d’animo e sentimenti.
Davvero una lettura piacevole.

Tiziana

Questo post ha 5 commenti

05/12/2007
da naan

Naomi Bellis  : GEORGIAN ROMANCE WITH A TOUCH OF DARKNESS

Naomi Bellis  :  ROMANCE GEORGIANO CON UN TOCCO DI OSCURITA'

Naomi Bellis è una voce nuova e molto apprezzata del romance storico paranormale che molto presto approderà anche in Italia!!

Naomi Bellis is a fresh and original voice among the historical paranormal romance writers.

Come ci ha anticipato lei stessa, i suoi primi due romanzi, Step into Darkness e Draw Down the Darkness verranno in un prossimo futuro pubblicati nella collana I Romanzi Mondadori.
Nell'attesa, abbiamo il grandissimo piacere di farvi conoscere Naomi e il suo mondo affascinante, e di darvi un assaggio, in anteprima, dei suoi romanzi.
Inoltre, Naomi è stata così gentile da mettere a disposizione una copia autografata del suo primo romanzo Step into Darkness che verrà sorteggiata come premio tra tutte le lettrici che interverranno. Quindi non dimenticate di firmare i vostri commenti con un nome o un nick, e di tornare a vedere il nome del vincitore. Buona Fortuna!

Her first two novels, Step into Darkness and Draw Down the Darkness, accordingly what she told us, will be soon translated in Italian and published in Mondadori's Series I Romanzi. While waiting for their release, we are pleased to present you some excerpts of her fascinating books. Naomi will kindly give away as a prize a copy of her first novel, Step into Darkness. The winner will be drawn between the readers who will leave a comment to this article. So please don't forget to sign with a name or a nickname, and to come back to know the winner's name. Good Luck!

Buona lettura!
by Naan

 

From the author - Dall'autrice

It’s very exciting to be asked to introduce my stories to you.  I write paranormal romances set in the late eighteenth century, just before the outbreak of the Napoleonic wars. This was a time of change and conflict, perfect for tales of adventure, intrigue, and romance. 

In my world, there is a group of ancient and noble families called the Circle.  They have inherited magical powers, passed from generation to generation.  These families are dying out, and so many now believe the old stories of sorcerers and enchantments are just fireside tales. The truth is that the bloodlines are still there, although many descendants may not even know they possess these gifts. Some of my characters are like this – they were born with magical powers, but do not know how to use them. 

E' molto eccitante il fatto che mi chiediate di introdurvi le mie storie. Scrivo romance paranormali ambientati nel tardo 1700, appena prima lo scoppio delle guerre Napoleoniche. Questo era un periodo di cambiamenti e di confliti, perfetto per raccontare avventure, intrighi e romance.

Nel mio mondo, c'è un gruppo di nobili famiglie chiamate Il Circolo, i cui componenti hanno ereditato poteri magici, passati di generazione in generazione. Queste famiglie si stanno estinguendo, e molti credono ormai che le vecchie storie di stregonerie e incantesimi siano solo racconti che si narrano davanti al fuoco. La verità è che la linea di sangue esiste ancora, anche se molti discendenti nemmeno sanno di possedere questi doni. Alcuni personaggi sono così - nati con poteri magici, ma non sanno come usarli.

My heroes work—often unwillingly—for the King of England’s mysterious spymaster, Sir Alaric. They all have secret identities, some as thieves and brigands, others as courtiers.  As well as battling the plots of revolutionaries and traitors, Sir Alaric’s men must deal with the Circle and their dark enemies, the Hellfire League. Magic, politics, intrigue, and passion brew into a dark and dangerous challenge. 

Even though I am writing about magic, I am first and foremost writing about people and how they fall in love. My characters are brave and compassionate, but they are also flawed. Gabriel, the hero of Theft of Shadows, is reluctant to face up to who he really is. He is a charming ladies’ man, but has not given his heart to anyone. Helen, the heroine of Draw Down the Darkness, puts her trust in the wrong places. My character’s journeys are not easy, but they grow and earn the love of a mate who can heal them. 

I miei eroi sono al servizio - spesso contro la loro volontà - del misterioso gran maestro delle spie del re di Inghilterra, Sir Alaric. Hanno tutti identità segrete, alcuni sono ladri e briganti, altri uomini di corte. E oltre a combattere contro i complotti di rivoluzionari e traditori, gli uomini di Sir Alaric devono aver a che fare anche con le famiglie del Circolo, e con i loro oscuri nemici, la Lega Infernale. Magia, politica, intrigo, e passione si mescolano in una sfida pericolosa e oscura.

Anche se scrivo di magia, sono prima di tutto interessata alle persone e a come si innamorano. I miei personaggi sono coraggiosi e compassionevoli, ma hanno anche dei difetti. Gabriel, l'eroe di Theft of Shadows, è riluttante ad accettare la sua vera identità. E' un affascinante dongiovanni, ma non ha donato il suo cuore a nessuna. Helen, l'eroina di Draw Down the Darkness, concede la sua fiducia alle persone sbagliate. Le vicende personali dei miei personaggi non sono facili, ma essi crescono e conquistano l'amore di un compagno che può guarirli.

My aim is to write books that touch the reader. I love it when someone tells me that they sat up late because my story was too exciting to put down, or that their husband stole the book and won’t give it back until he’s finished! That’s when I know I did my job as a storyteller. I pulled people into an adventure and made them feel the same danger and yearning as my characters. 

Now that I have told you about my stories, I will tell you a bit about myself. I live in the city of Victoria on the west coast of Canada.  I can see the Pacific Ocean from the end of my street and, in the distance, the mountains of Washington State. I work with numbers during the day and create my books at night, surrounded by my cat, heaps of reference books, and endless cups of coffee.

Il mio obiettivo è scrivere un libro che tocchi il lettore. Mi piace quando qualche lettrice mi dice che è restata sveglia fino a tardi perchè la storia era troppo eccitante per chiudere il libro, o che il marito le ha rubato il libro e non lo restituisce fino a che non l'ha finito! E' così che capisco di aver fatto il mio lavoro di narratrice. Immergo le persone nell'avventura e faccio loro sentire lo stesso pericolo e lo stesso desiderio dei miei personaggi.

Ora che vi ho raccontato delle mie storie, vi racconto un po' di me. Vivo nella città di Victoria sulla costa ovest del Canada. Posso vedere il Pacifico dalla fine della mia strada, e in distanza, le montagne dello stato di Washington. Lavoro con i numeri durante il giorno e creo i miei libri di notte, circondata dal mio gatto, montagne di libri per le ricerche, e infinite tazze di caffè.

Naomi Bellis' website : http://www.naomibellis.com
 

Interview to the author - Intervista all'autrice

1. Secrets, mystery, magic, ghosts and a dark touch are the peculiar ingredients of your novels, and it’s not very easy to find them in historical regencies. A somehow more gentle kind of paranormal, nearer to the reality than vampires and werewolves...
How did you think of this kind of atmosphere for your books?
Where did you get the inspiration? Are there any books or authors you’ve been influenced by?

And how does having or using magic affect your characters?
What are the challenges your characters face?

I didn’t make a deliberate decision not to use werewolves or vampires. I have used them in other tales. I guess they just didn’t fit as well as magicians for this series of stories—they just never elbowed their way on stage and insisted I include them!

My magicians can summon demons and otherworldly forces, and what type of power they can use varies from person to person. I used the magical element very lightly in the first book, but added more and more until it is the dominant theme in Theft of Shadows.

I am interested in the moral choices that magical power presents. How does access to that power change a person? Will they use it for good? If they have far more power than the people around them, how does it affect their capacity to love, or be an ethical lover?

My stories are all about choices. In Step into Darkness, the hero is faced with a series of decisions. The darkness in that book represents the unknown. If he chooses that path, he has no idea where his life will lead and the big question is whether or not he will take the emotional risk to go that way.

Not all my heroes and heroines have magical power. Sometimes they’re facing an enemy with resources far greater than their own and they just have their wits and alliances to save them. What makes them ordinary and human is also what makes them stronger than the otherworldly enemies they face.

I was drawn to this type of story by my love for the really old gothic tales from the nineteenth century, like Matthew Lewis’s book, The Monk. A lot of those classic novels used lush atmosphere and a sense of mystery to create an exotic world where anything at all was possible. They really knew how to draw the reader into the book and keep them turning pages.

Segreti, misteri, magia, fantasmi e un tocco oscuro sono gli ingredienti dei tuoi romanzi, originali e non facili da trovare in romance regency. Un tipo di paranormale più tenue, più vicino alla realtà che non vampiri e licantropi…
Come ti è venuta l’idea di dare ai tuoi libri questo tipo di atmosfera?
Dove hai trovato l’ispirazione? Ci sono libri o autori che ti hanno influenzata?

In quale modo i tuoi personaggi sono influenzati dal possedere o dall’usare poteri magici?
Quali sono le sfide che si ritrovano ad affrontare?

Non è stata una scelta deliberata quella di non usare lupi mannari o vampiri. Li ho usati in altri racconti. Penso che semplicemente non si adattino a questo tipo di storie come invece fanno gli stregoni - non hanno mai sgomitato per farsi strada sulla scena e per insistere che io li includa !

I miei stregoni possono evocare demoni e forze ultraterrene, e il tipo di potere che possono usare varia da persona a persona. Ho usato l'elemento magico molto superficialmente nel primo libro, ma ho aumentato sempre di più fino a che diventa il tema dominante in Theft of Shadows.

Sono interessata alla scelta morale che il potere magico impone. Il fatto di avere accesso a un simile potere, può cambiare una persona? Verrà usato per fare del bene? Possedere più potere delle persone che la circondano può influire sulla capacità di amare, o di amare in modo moralmente corretto?

Le mie storie sono incentrate sulle scelte. In Step into Darkness, l'eroe deve affrontare una serie di decisioni. L'oscurità in quel libro rappresenta l'ignoto. Se sceglie quel sentiero, egli non avrà idea di dove la sua vita lo condurrà e la grande domanda è se avrà o no la volontà di accettare il rischio di imboccare quella via.

Non tutti i miei eroi ed eroine hanno poteri magici. Alcune volte essi affrontano un nemico con risorse ben più grandi delle loro e si ritrovano a dover fare affidamento solo sulla loro intelligenza e sulle loro alleanze per salvarsi. Quello che fa di loro persone ordinarie e umane è allo stesso tempo ciò che li rende più forti dei nemici ultraterreni che affrontano.

Sono stata attirata verso questo tipo di storie grazie al mio amore per i vecchi racconti gotici del diciannovesimo secolo, come il libro di Matthew Lewis: The Monk. In molti di quei romanzi classici veniva usata un'atmosfera barocca e un senso del mistero per creare un mondo esotico dove tutto era possibile. Sapevano bene come attrarre l'attenzione del lettore verso il libro e obbligarlo a continuare a girarne le pagine.

 

2. Your novels are set between France and England in the late eighteenth century, why did you choose this particular time for your stories?

My stories are set during the reign of George III of England, before Napoleon was crowned Emperor and before the English Regency period began. This was a fascinating era, a bit bawdy and full of contradictions. The industrial revolution was changing the economy, the American and French Revolutions were shaking up the political landscape, and a new social structure was emerging. England and France were at war, which gave impetus to an elaborate network of spies. I didn’t have to do much to adapt this slice of history to my books—the opportunities for adventure and conflict were all there.

I tuoi romanzi sono ambientati durante la fine del diciottesimo secolo tra Francia e Inghilterra,  come mai hai scelto questo particolare periodo per le tue storie?

Le mie storie sono ambientate durante il regno di Giorgio III di Inghilterra, prima che Napoleone fosse incoronato Imperatore e prima che il periodo Regency inglese iniziasse. Era un periodo affascinante, un po' grossolano e pieno di contraddizioni. La rivoluzione industriale stava cambiando l'economia, la rivoluzione americana e quella francese avevano sconvolto il panorama politico, e una nuova struttura sociale stava emergendo. Inghilterra e Francia erano in guerra, il che diede vita a un'elaborata rete di spionaggio. Non ho dovuto fare molto per adattare questa parte di storia ai miei libri - le opportunità per avventura e conflitto erano tutte lì.
 


3. Do you choose an historical setting due to plot’s requirements, or is it rather an initial choice you make because some specific historical event strikes you?

I have always loved this time period, so it was a natural fit for me. It was an exciting era, and my books have a lot of action: sword-fighting, prison escapes, leaping out of windows, racing through the countryside to escape the bad guys, and so on.

Quando scegli un’ambientazione invece che un’altra lo fai per specifiche esigenze di trama, o avviene a priori perché magari ti colpisce un dato evento storico?

Ho sempre amato questo periodo storico, quindi la mia scelta è stata automatica. Era un periodo eccitante, e i miei libri contengono molta azione : duelli con la spada, evasioni da prigioni, fughe dalla finestra, corse attraverso la campagna per sfuggire ai cattivi e cosi via.

 

4. How great is the importance of historical settings and details in your novels? What do you think it’s the key factor to write a good book, and what are you looking for as a reader in a novel?

I’ll include historical detail if it’s important to the plot or character, but I try to reign in my enthusiasm. It’s easy to get carried away and start writing a history text, because there’s so much interesting information out there! Writing Draw Down the Darkness was hard because there was a lot of information about the history of the Irish Rebellion I yearned to talk about, but it really didn’t belong in the story so I had to leave it out. Someday I’ll have to write a different story where I can use some of that research.

When I can, I go right to the source and read diaries and letters of people who lived in that era. I want to know who they were, what daily problems they faced. Reading a doctor’s journal will tell you a lot more about how people lived and thought than just about anything else.

In my opinion, a good book of any kind will make me feel close to the characters. I need that emotional connection to pull me in. In my mind, good characters aren’t perfect and don’t obey all the social rules all of the time. They make mistakes and land themselves in trouble. They are contrary and inconsistent. In short, they’re like us. Historical books that recreate the period but miss the human element are missing opportunities to engage the reader.

Quanto è importante l'ambientazione e i dettagli storici nei tuoi romanzi? Secondo te, qual è il fattore chiave per scrivere un buon libro, e cosa cerchi in un romanzo come lettrice?

Includo un dettaglio storico se è importante dal punto di vista della trama o del personaggio, ma cerco di tenere a freno il mio entusiasmo. E' facile farsi trascinare e iniziare a scrivere un testo di storia, perchè ci sono così tante informazioni interessanti! Scrivere Draw Down the Darkness è stato difficile perchè c'erano molte informazioni sul periodo storico e sulla ribellione irlandese di cui volevo parlare, ma non erano davvero una parte integrante della storia così ho dovuto lasciar perdere. Un giorno dovrò scrivere un tipo differente di storia dove posso utilizzare queste ricerche.

Quando posso, vado direttamente alla fonte e leggo diari e lettere di persone che hanno vissuto in quel periodo. Voglio sapere chi erano, quali erano i problemi quotidiani che dovevano affrontare. Leggere il diario di un medico vi può rivelare come le persone vivevano e pensavano più che qualsiasi altra cosa.

Per me, un buon libro è quello che mi fa sentire vicina ai personaggi. Ho bisogno di questo tipo di legame emotivo per sentirmi attratta. Penso che dei buoni personaggi non debbano essere perfetti e non debbano obbedire a tutte le regole sociali del tempo. Al contrario fanno errori e si cacciano nei guai. Sono ostinati e contradditori. In poche parole, sono come noi. I romanzi storici che prestano attenzione al periodo storico e che ignorano l'elemento umano hanno perso l'occasione per coinvolgere il lettore. l

 

5. Is there a common thread connecting your novels? How are they linked to each another?

The connection is the characters, and also the magic. There is more revealed about the Circle and the magic with every book.

My first story is Step into Darkness, about Gentleman Jack and Sarah Leaford. Jack and his friend, the French aristocrat Gabriel d’Aubrigny, work for Sir Alaric as spies. Sarah is a descendant of the Circle but has never learned to use her magic. She has inherited a magic ring from her mother that allows anyone who wears it to see ghosts. The spirit of her mother leads her to Gentleman Jack, the greatest thief in London, to rescue her father from a French prison.

The second book, Draw Down the Darkness, is about Lord Redfern and his fiancée, Helen Barrett. He is also one of Sir Alaric’s men. He does not believe Sir Alaric’s tales about the Circle and the Hellfire League until he discovers his rival in love is also a sorcerer—and one of England’s greatest enemies!

Theft of Shadows unites the characters from both the previous books when Gabriel returns to England and Sir Alaric’s service. Unknown enemies threaten the fabric of England’s magic, and Sir Alaric suspects a mysterious courtier who has won the confidence of the Prince. Gabriel accepts the job, but really wants revenge on the woman who robbed him—a woman with a secret he does not suspect.

Esiste una connessione tra i tuoi romanzi? In che modo sono collegati tra loro?

La connessione è nei personaggi, e anche nell'elemento magico. Con ogni libro rivelo sempre di più sul Circolo e sulla magia.

La mia prima storia è Step into Darkness, e riguarda Gentleman Jack e Sarah Leaford. Jack e il suo amico, l'aristocratico francese Gabriel d'Aubrigny, lavorano per Sir Alaric come spie. Sarah è una discendente del Circolo ma non ha mai imparato ad usare la sua magia. Ha anche ereditato un anello magico da sua madre che permette a chiunque lo indossa di vedere i fantasmi. Lo spirito di sua madre la porta da Gentleman Jack, il più grande ladro di Londra, per convincerlo a salvare suo padre detenuto in una prigione francese.

Il secondo libro, Draw Down the Darkness, ha come protagonisti Lord Redfern e la sua fidanzata, Helen Barrett. Anche lui è uno degli uomini di Sir Alaric. Non crede ai racconti di Sir Alaric sul Circolo e sulla Hellfire League, fino a che non scopre che il suo rivale in amore è anche uno stregone - e uno dei più grandi nemici dell'Inghilterra.

Theft of Shadows unisce i protagonisti di entrambi i libri precedenti quando Gabriel ritorna in Inghilterra e riprende il servizio agli ordini di Sir Alaric. Nemici sconosciuti minacciano la struttura della magia in Inghilterra, e Sir Alaric sospetta di una misteriosa dama di corte che ha conquistato la fiducia del principe. Gabriel accetta la missione, ma quel che vuole veramente è ottenere vendetta sulla donna che lo ha derubato - una donna con un segreto che non lui nemmeno sospetta.

 

6. In some extent your characters remind us of old-style cloak-and-dagger novels; your heroes possess a strong human sensibility, have weakness and braveness, and find themselves facing conspiracies, dangerous enemies and dark powers helped by their ancient legacy of magic.
They are men with a troubled past who wants to right old wrongs or avenge suffered injustices and passionate women who match their men in courage and wit.
Can you tell us how do you create such complex characters?

My characters walk into my imagination fully formed, their personalities and histories intact. They just show up and bother me until I stop and listen to what they have to say. There’s this dual thing when you’re a writer – these individuals are in fact figments of your imagination, but they come to life like real people.

One of the most intense experiences I had with this was Lord Redfern from Draw Down the Darkness. I was shopping groceries at the time and he came into my mind. I saw him standing in a crowd, just as he is at the beginning of the book, dark and miserable and full of passion. I completely forgot what I was doing and dawdled in the vegetable aisle, oblivious to everything around me. I got some strange looks from the other shoppers. I must have looked completely distracted, staring at heads of lettuce like Hamlet with his jester’s skull.

Often I’ll just know a character’s past history, what their family was like, and how they felt about it all. What I don’t always know right away are their deepest secrets and insecurities, and you have to have that to tell a romantic story. I think characters don’t always tell me because they don’t admit some things to themselves. No hero wants to show weakness, even to his author.

Gabriel, the hero of Theft of Shadows, was the worst. He is charming but very evasive. He wants to appear happy and in control, which is of course only partially true. It took a long time to coax a confession out of him – I was about ready to wring his neck about halfway through the book.

I tuoi personaggi ricordano per certi versi quelli dei vecchi romanzi di cappa e spada, eroi con un forte lato umano, eredi di un’antica magia, che mostrano le proprie debolezze al pari del coraggio, che si ritrovano ad affrontare complotti e forze oscure.Uomini con un passato sofferto, la volontà di raddrizzare vecchi torti o ottenere vendetta per ingiustizie subite, e donne appassionate che mostrano altrettanto coraggio e acume.
Puoi raccontarci come nascono tali complessi personaggi ? 

I miei personaggi camminano nella mia immaginazione già completamente formati, con le loro storie e personalità. Essi si limitano a mostrarsi e ad innervosirmi fino a che mi fermo e ascolto quello che hanno da dire. Quando sei uno scrittore c'è questa duplicità - questi individui sono in effetti frutto della tua immaginazione, eppure sembrano vivere come se fossero persone reali.

Una delle esperienze più intense che ho sperimentato è stata con Lord Redfern di Draw Down the Darkness. Stavo facendo degli acquisti dal droghiere in quel momento e il suo personaggio mi balzò in mente. Lo vidi in piedi in mezzo alla folla, così come è all'inizio del libro, cupo e infelice, e pieno di passione. Dimenticai completamente quello che stavo facendo e vagai nel reparto verdure, incurante di quello che mi circondava. Gli altri clienti mi lanciarono alcune occhiate strane. Devo essere sembrata completamente persa, mentre fissavo le teste di lattuga come Amleto con il teschio di Jester.

Spesso conosco già il passato di un personaggio, come era la sua famiglia, e cosa provava nei suoi confronti. Quello che non sempre so fin dall'inizio sono i loro segreti e le loro insicurezze, e ce n'è hai bisogno per poter raccontare una storia romantica. Penso che i personaggi non sempre mi dicono tutto perchè loro stessi non ammettono alcune cose che li riguardano. Nessun eroe vuole mostrare le sue debolezze, nemmeno al suo autore.

Gabriel, l'eroe di Theft of Shadows, è stato il peggiore. E' affascinante ma molto evasivo. Vuole sembrare felice e padrone di sè, il che è naturalmente solo parzialmente vero. Ci è voluto molto tempo per estorcergli la confessione - a metà libro ero pronta a strozzarlo.

 

7. You mentioned Sir Alaric, the Master of the Circle and spymaster we meet in all your novels, as all the main characters are somehow involved in government espionage. He certainly is an intriguing character. Are you going to write also about his story in the future?

Sir Alaric is definitely a favorite of mine, and I let him steal the odd scene. Readers will know he is a very private person. He does have his own hopes and dreams, though. He’s surprised me time and again, especially when I was writing Theft of Shadows. Some of his story comes out in that book. He probably will end up with his own story, eventually. He’s sneaky and will eventually get what he wants.

Ci hai parlato di Sir Alaric, questo gran maestro del Circolo a capo delle spie della corona, che troviamo in tutti i romanzi, perché i personaggi principali sono in qualche modo tutti coinvolti con il mondo dello spionaggio. E’ di sicuro un personaggio che colpisce.
Gli dedicherai in futuro un libro tutto suo?
Hai già in lavorazione qualche altro romanzo collegato a questi?

Sir Alaric è assolutamente uno dei miei favoriti, e ho lasciato spesso che si impadronisse dalla scena. Le lettrici si accorgeranno che è una persona molto riservata, ma ha anche le sue speranze e i suoi sogni. Mi ha sorpreso più di una volta, specialmente nello scrivere Theft of Shadows. Un po' della sua storia appare in quel libro. Probabilmente finirà per averne una tutta sua, alla fine. E' un subdolo prima o poi probabilmente otterrà quello che vuole.

 

8. Are you already working on some other story connected to your first three books?

At the moment, I’m working on a different project, but I definitely have more stories about the Circle. There’s still a lot these characters have to tell me.

Hai già in lavorazione qualche altro romanzo collegato a questi tre?

In questo momento, sto lavorando ad un progetto differente, ma scriverò sicuramente altre storie sul Circolo. C'è ancora molto che questi personaggi devono raccontarmi.

 

9. Today paranormal romances are all the rage among readers: many historical writers are catching up with the tsunami started by Sherrilyn Kenyon and Christine Feehan, applying themselves to this new genre. What is your opinion about this tendency? Do you think historical romance is in danger and risks to become a minor genre?

Historical romance will never disappear. Too many people love it, and I hear it’s growing again in sales. I think it’s wonderful that so many authors and readers are willing to try something new, but I don’t believe paranormal romances will ever outnumber the non-paranormal kind.

Oggi, i romanzi paranormali stanno spopolando tra le lettrici e moltissime autrici originariamente storiche cavalcano lo tzunami generato da Sherrilyn Kenyon e Christine Feehan, dedicandosi a questo nuovo genere. Cosa pensi di questo fenomeno? Credi che il classico romance storico sia in pericolo di essere declassato a un genere di minore importanza?

Il romance storico non scomparirà mai. Troppe persone lo amano, e ho sentito che le vendite stanno di nuovo incrementando. Penso che è magnifico che così tante autrici e lettrici siano disposte a provare cose nuove, ma non credo che il romance paranormale potrà mai superare quello non-paranormale.

 

10. Do you think combining an historical setting with paranormal elements is a winning choice?

Absolutely. I adore the sheer adventurous, sensuous romance of it. To my mind, it gives one the opportunity to experience the Byronic hero at his best.

La scelta di unire l’ambientazione storica al paranormale è secondo te una scelta vincente?

Assolutamente sì. Adoro il suo romanticismo profondamente avventuroso e sensuale. Secondo me, dà l'opportunità di sperimentare l'eroe Byroniano al suo massimo livello.

 

11. If yes, why, in your opinion, this kind of novels is so scarce?

It’s not all that surprising that historical paranormals represent only a portion of the historical romance market. Stories that combine paranormal and historical elements are a new phenomenon. I think the subgenre has a growing readership, but the marketplace takes time to discover new books and new authors.

Once sales numbers show that a certain type of book is popular, publishers will make sure it is available. It’s all supply and demand, and the buying public has the ultimate vote.

Se sì, perché secondo te sono così rari i romance di questo tipo?

Non è per nulla sorprendente che gli storici paranormali rappresentino solo una porzione del mercato del romance storico. Storie che combinano l'elemento paranormale e quello storico sono un nuovo fenomeno. Penso che questo subgenere stia crescendo, ma in termini di mercato ci vuole tempo nello scoprire nuovi libri e nuovi autori.

Una volta che i numeri di vendita mostrano che un certo tipo di libro è popolare, gli editori si assicureranno di renderlo disponibile. E' sempre questione di domanda e offerta, e il pubblico degli acquirenti ha l'ultima parola.

 

12. In your website you give some hints about your new series of contemporary romances, devoted to demons and vampires, can you tell us something more about it? For instance, when are they going to be published?

Yes, I’m talking to my publisher about a contemporary paranormal series that will reach store shelves in about a year’s time. It has a lot of humor in it, but it’s spooky and dark and the first book has an absolutely luscious vampire hero I’ve wanted to write about for years. His day (or night) has finally come!

Sul tuo sito citi una nuova serie di romance contemporanei dedicati a demoni e vampiri, puoi dirci qualcosa di più? Quando per esempio verranno pubblicati?

Sì, sto parlando al mio editore a proposito di una serie paranormale contemporanea che raggiungerà gli scaffali di vendita nel giro di un anno circa. C'è molto umorismo in questa serie, ma è molto oscura e sinistra e nel primo libro c'è un eroe vampiro assolutamente sensuale su cui ho desiderato scrivere da anni. Il suo giorno (o notte) è finalmente arrivato!

 

13. Are there any other subjects you would like to write about in your future novels, any other paths you’d like to walk?

I’d love to write a series of historical murder mysteries. I wish there were more hours in the day, so I could write everything I want to write!

Ci sono altri temi che vorresti affrontare nei prossimi romanzi o altri percorsi che vorresti esplorare?

Mi piacerebbe scrivere una serie di gialli a sfondo storico. Vorrei che ci fossero più ore in un giorno, così potrei scrivere tutto quello che vorrei.

 

14. Anything more you would like to tell us?

I love it when readers tell me their husbands have taken their books to read and won’t give them back until they’re finished. People who like an action-adventure plot generally like my books. But, as well as being stories about swashbuckling, magic and history, my stories are primarily romances. They’re about a man and a woman falling in love.

Often I am asked why I write romance. Romance is about human triumph. It’s about having the guts to find joy despite everything life throws at you. I think people read (or write) romance because they’re affirming their belief that happiness is possible, and by the power of positive thinking, they make that possibility true.
For that reason, I want to thank each and every reader of romances. You’re making the world a better place.
Thanks again for inviting me to participate in your blog!

Qualcos'altro che vorresti dirci?

Mi piace quando le lettrici mi dicono che i loro mariti hanno preso i loro libri per leggerli e non li ridanno indietro fino a che non li hanno finiti. Alle persone cui  piacciono i libri  con trame di azione-avventura generalmente piacciono i miei libri. Ma, anche se sono storie che trattano di avventure spericolate, magia e storia, i miei romanzi sono prima di tutto dei romance. Parlano di un uomo e una donna che si innamorano.

Spesso mi chiedono perchè scrivo romance. Il romance parla del trionfo umano. Parla di persone che hanno il coraggio di trovare la gioia nonostante tutto quello che la vita getta loro contro. Penso che le persone leggano (o scrivano) romance perchè facendolo dichiarano di credere che la felicità è possibile, e secondo la logica del pensiero positivo, fanno sì che questa possibilità si avveri.
Per questa ragione, voglio ringraziare tutte le lettrici di romance. Voi rendete il mondo un luogo migliore.
Grazie ancora per avermi invitato a partecipare al vostro blog!

 

 

STEP INTO DARKNESS

Best historical romance of 2006! - Parkersburg News and Sentinel
Winner of the 2007 Desert Rose Golden Quill Award for Best First Book
Nominee for Best Historical, 2007 Holt Medallion Contest

In the midst of the French Revolution, a viscount’s daughter enlists the help of a man who turns out to be a perilous threat to her family…

When her father is taken prisoner by the French, Sarah Leaford is desperate to rescue him from the dungeons of Paris. Her success depends on one man: Gentleman Jack, the greatest thief in all of London. What she doesn’t know is that Jack is already well acquainted with her father …
Years ago, Lord Carleigh framed Jack for murder, leaving him a ruined man destined for the gallows. Now it is Jack’s chance for revenge. But, to achieve this, he must resist falling for the beautiful noblewoman and her mysterious, untamed magic.Drawn together by a dangerous plan, they vow to do anything to resist the insatiable desire that overtakes them. Anything, that is, except surrender their mission… because Sarah and Jack are not simply a maiden and a thief, and more lives than theirs hang in the balance.
So much is at stake that even the dead get involved.

Nel mezzo della Rivoluzione Francese, la figlia di un visconte ingaggia l'aiuto di un uomo che si rivela essere una pericolosa minaccia per la sua famiglia...

Quando suo padre viene imprigionato dai Francesi, Sarah Leaford vuole disperatamente salvarlo dalle prigioni di Parigi. Il suo successo dipende da un uomo: Gentleman Jack, il più grande ladro di tutta Londra. Quello che lei non sa è che Jack conosce già molto bene suo padre...
Anni prima, Lord Carleigh accusò Jack di omicidio, rovinandolo e destinandolo al patibolo. Questa è l'occasione per Jack di ottenere vendetta. Ma, per farlo, deve resistere dall'innamorarsi della bella nobildonna e della sua misteriosa, indomabile magia. Trascinati insieme dal piano pericoloso, essi giurano di fare di tutto per resistere all'insaziabile desidero che li sorprende. Tutto, sì, eccetto rinunciare alla missione... perchè Sarah e Jack non sono semplicemente una ragazza e un ladro, e molte vite oltre la loro sono a rischio.
C'è così tanto in gioco che persino i morti vengono coinvolti.

Reviews - Recensioni

"Bellis debuts with a high-adventure romance that showcases her talent for creating a powerful conflict and a unique plot tinged with magic. Strong characters play out their roles against a tumultuous and dangerous backdrop. This book is for all adventure lovers."
- Kathe Robin, Romantic Times Book reviews

"Il debutto della Bellis è un romance ad alto grado di avventura che racchiude il suo talento nel creare un potente conflitto e un unico complotto tinto di magia. Forti personaggi recitano i loro ruoli contro uno sfondo tumultuoso e pericoloso. Questo libro è per tutti gli amanti dell'avventura." - Kathe Robin, Romantic Times Book reviews

"This is definitely one of the better romance novels that I have read in quite some time. The author has done a wonderful job of telling a tale full of alliances and betrayals, love and hate, loyalty and the need for revenge. This entertaining novel has earned a spot on my "keeper" shelf and will definitely be read again in the future." - Jezebel, Book Fetish

"Questo è sicuramente uno dei migliori romance che abbia letto da un po' di tempo a questa parte. L'autrice ha fatto un lavoro magnifico nel raccontare una storia piena di allenanze e tradimenti, amore e odio, lealtà e bisogno di vendetta. Questo romanzo divertente romanzo si è guadagnato un posto nello scaffale dei miei "keepers" e sicuramente verrà letto ancora in futuro." - Jezebel, Book Fetish

"For a story that will captivate from the first page to the last, grab a copy of STEP INTO DARKNESS and prepare yourself for a thrilling read." - Terrie Figueroa, Romance Reviews Today

"Per una storia che vi catturerà dalla prima pagina all'ultima, procuratevi una copia di Step Into Darkness, e preparatevi ad una lettura emozionante." - Terrie Figueroa, Romance Reviews Today

 

Excerpt from Step Into Darkness
Chapter 1

Summer 1793

Hell and all its devils must be in there! Sarah thought, peering into The Three Bells.
The squalid tavern was no place for the daughter of a viscount. She balked at crossing the threshold, but cross it she must to save her father. The instructions she had were clear.
The entrance stood wide open to the mud of London. As Sarah stared into the gloom, dark shapes resolved into individual beings. Some smoked clay pipes, the long stems reaching almost to their belts. Most of the women wore their hair loose and their skirts hitched up to show bare ankles. All were dressed in drab brown, or gray, or a murky wine shade, as if the customers had been laundered together and the colors had run. Except, Sarah thought, they didn’t smell laundered, even at this distance.

She wore her maid’s oldest clothes as a disguise and still felt overdressed and foolish. Her father would never have permitted her to come here.
Like a scrap of April sky, a bit of blue flashed amidst the throng of tavern-goers. It was gone immediately, a trick of the eye. None of the drinkers looked up, oblivious to the swirl of an azure silk dress in their midst.
Sarah’s feet froze to the muddy street; she was less than eager to follow the blue-gowned figure of the viscountess. She twisted the ring she wore around on her finger, nervous and unhappy. It would have been easier if she was moonstruck, a madwoman plagued by fevers of the brain, but she was not. There was no excuse to ignore her guide’s promptings.  

Once again Sarah saw the swirl of the dress, something in its movement impatient. The crowd drank on, not noticing the graceful figure of the woman who had been dead for many years.
Sarah was following the ghost of Lady Carleigh, her mother.
The country squires and their wives had named the viscountess the French Witch, and there was something to their superstitions. Even after her death, she had come to Sarah in her dreams--loving her daughter, advising her, refusing to let even the grave sever the bond between mother and child. Her visits had been a blessing beyond measure to the young girl.
But now things were suddenly complex. Looking at The Three Bells, Sarah was sure it was not the sort of place a mother ought to bring her daughter, even if it was to seek out the one man who could save Lord Carleigh from the French. 

“Hey, missy, a ha’penny for an old soldier?”
Sarah started back, her foot slipping in the muck. Deep in thought, she had not noticed the beggar sidling closer. By the tang of his breath, she could tell he was also a drunk. Sarah inched back yet further, sliding again and fouling her hem with mud. Irritated and afraid, she tugged her skirt from under her heel, swearing silently. She fervently hoped the shade of her mother was deaf to her daughter’s profane thoughts.
Two men at the entrance of The Three Bells saw the tableau of beggar and maid and hooted with laughter, one pointing with a greasy, half-eaten chicken leg.
The beggar thrust out his hat. “Something for poor Sweeney,” said the beggar, jiggling his hat.
“I’ll give you something if you answer my question.” Sarah’s voice was taut, but steady. That pleased her.
Sweeney blinked and frowned uneasily, dirt etching every crease and line in his skin. “I don’t think, nor see, nor buy, nor sells nothing hereabouts.”
“Don’t refuse to answer before you know what I want.” She paused. “I want to speak with Mr. Jack. I know he’s in the tavern--how do I find him?”
“Gen’leman Jack? Nobody peaches on Jack and his boys.”
She reached for the shabby purse at her belt and withdrew a new-minted shilling. Turning it so it caught the light, Sarah managed a smile. “All I am asking for is a referral, as for any piece of business.”
At the sight of silver, Sweeney clapped the hat over his receding fringe of hair and held out his dirty paw. “He’s in there, in The Three Bells.”

Sarah held the shilling a little higher. “I know that. But how do I ask for Mr. Jack? He’s a wanted man. I doubt he’ll simply put up a hand if I shout out his name.”
“Ah, Miss, for your pretty blue eyes and bonny brown curls there’s not a man who wouldn’t . . .”
“Don’t waste your breath, Sweeney,” Sarah retorted, then swallowed. She sounded like her father dismissing one of her suitors. Why not? It was her most familiar model of unflinching authority, so she may as well use it.
The beggar licked his lips. “The barkeep, Jervett, knows where to find him. I don’t know more than that.”
Sarah dropped the coin into Sweeney’s palm. “Thank you.”
Sweeney curled his fingers around the shilling and tugged his hat brim before vanishing into the shadows. Squaring her shoulders, Sarah turned and, casting a scalding glance at the chicken-eating man in The Three Bells’ doorway, entered the gates of hell.

At the back of the tavern, a counter on trestles separated the crowd of customers from the barrels of strong drink. Sarah stood on her toes, craning her neck. Two men and a woman were serving drinks, and Sarah guessed her quarry was the man in charge. Jervett was fat and florid, stains soaking his shirt beneath fleshy arms. Smiling at a customer, the barkeep exposed black stumps of teeth as he counted out change, then laughed and smote the counter, making the coins jump. Sarah teetered on her toes, open-mouthed with curiosity.
The men before her stood and talked and drank, oblivious to her attempts to see past them. Sarah felt her face flush, then drain. She was tired of telling herself to be strong because she had a job to do. Better to think about finishing her task and going home. And bathing.
What was her mother thinking? This was worse than any place she had ever imagined.

“Pardon me!” she said loudly. No one moved. She made a wedge of her arms and barged through.
“Eh!” some one cried. “You spilled my drink!”
“Sod off,” she snapped, feeling a guilty thrill as she said it.
At the bar, Jervett raised one eyebrow. “Miss?”
Sarah leaned closer. “Sweeney gave me your name.”
“Did he give you any money, ‘cause he owes me a bit,” Jervett replied, bending down to be heard above the din.
Sarah forced herself not to draw back. She was unused to such a press of people, to so much noise, or to such obvious poverty. Looking down at the pattern of rings on the counter‑‑the marks of many, many tankards‑‑she drew out another shilling and laid it on the bar. “I’m looking for Mr. Jack.”
Jervett twitched his lips like he was going to laugh but decided not to. “Are you now?” He slipped the money into the leather purse hanging from his belt.
Sarah gathered herself. “I need his help.”
Jervett looked her over and gave a gusty sigh. “He does get all types of folk.” There was something in his tone that was sympathetic, like he sensed her trouble.
“I’m alone.” It was not quite a lie.
His hand shot across the counter and covered hers, faster than her eye could follow. “Don’t say that out loud in here!” His small, sharp eyes were as ugly as the rest of him. “Wait.”

Jervett lumbered toward the back, pushing aside a woman wearing an unlaced bodice. The woman pulled down the neck of her chemise for a man proffering a penny. Sarah looked away. Sweeney got a good price for just answering a simple question, she thought.
After what felt like a week, Jervett returned, gesturing with a jerk of his head for Sarah to follow. They entered the back through a narrow, curtained doorway that led to a flight of nearly vertical stairs. Once the curtain fell, it was pitch black, but the noise from the tavern was muffled.
“He’s up there, first door on the right,” said Jervett.
“Thank you,” Sarah replied uncertainly, her stomach icy with apprehension.
She felt a movement, and a triangle of light appeared as Jervett held back the curtain. Sarah turned to see the stairs but then the light vanished and, with it, the barkeep. She exhaled with exasperation, the sound loud in her ears. Gathering her muddy skirts in one hand, she groped for the wall. Slowly, Sarah felt her way up the steep staircase.

As she reached the upstairs, she became aware of men’s voices, just to the right as Jervett had promised. A light from one of the rooms fanned out across the wood floor. Sarah straightened her dress and cap, feeling awkward in her maid’s clothes. There was something bracing about good silk brocade and something decidedly lowering about cheap broadcloth.
She started toward the light but then stopped, panting a little with fright. She gripped her hands into fists and forced herself along the corridor. This was all for her father. There was no other way she could think of to help him.
Slowing to a halt, she stared in the open doorway. Although it was daylight outside, heavy, dark curtains made an artificial night within. A wax-encrusted candelabra threw flickering light over a central table, the smell of the cheap candles thick and cloying.
Two men sprawled on the scant furniture, drinking. One had his boots on the table, so only the soles of his feet were visible from where Sarah stood.

“Which of you is Mr. Jack?” she demanded, nerves making her voice sharp.
Their conversation stopped dead. The slighter man, dressed in a dark coat and breeches, rose to his feet. Sarah noticed his fine black hair and pale skin. “Madame,” he said in a liquid French accent, bowing slightly. “May we assist you?”
Sarah opened and shut her mouth. “You’re not Gentleman Jack.”
The young Frenchman smiled slightly. “Oh, no, I am not he. But if you would agree to state your business with that person?” He put the tips of his fingers together, something mocking, something friendly in the gesture.
“I need his help.”
My mother said he was the one.
“Ah yes, a handsome young woman in need of a knight errant, is that it?” the Frenchman extended one hand toward her. “She has come to the correct place, has she not?” He gestured around the room. The dark, dusty, threadbare scene was infinitely depressing.
“Oh, put it away, Gabriel.” The other man swung his long legs to the floor and stood.

Sarah looked up and up, realizing this man‑‑was this Gentleman Jack?‑‑towered more than a full head above her. He was big-boned but still had a lightness, a silence in his movements that was somehow unnerving. But good for a thief, she thought with a thrill of fear.
She saw a flicker of blue, and then the room seemed strangely empty. Her mother was gone. The viscountess had done what she could by leading her to the thief. Now it was up to Sarah to carry on alone, and the thought made her apprehensive in a way she had not felt before. 
“What’s your business?” the tall man said in a voice neither rude nor welcoming.
Sarah stared at him, taking in the skin-tight breeches and fashionable but mud-splattered green topcoat. They were good clothes, tailored to show off his strong and very male form. “Are you‑‑um‑‑him?” She forced a smile, conscious the man was but a step away. She could smell wood smoke on his clothes and feel the heat from his body.

He looked down his long nose for a moment, then nodded.
Behind him, the Frenchman threw up his hands. “And what if she was a spy for the police? Just say, here I am, over here, come get me!”
Gentleman Jack waived a dismissive hand, and the other man fell silent, shaking his head.
Sarah took a deep breath, unsure how to begin. “It is not easy to find you.” How dangerous is he? she wondered with a sinking stomach.
He measured her with his eyes, the look lingering here and there. “I’ve thought of printing calling cards, but few people around here can read.” He showed the tips of strong white teeth in a sardonic grimace. “How did you know where to look?”
Sarah could sense Gabriel’s interest in their conversation, hot as a breath from a furnace. Sarah cleared her throat. This was no time for the truth. “I have helpful friends.”
Jack blinked once, a muscle jumping along his jaw. “Helpful servants, you mean. Your friends wouldn’t know me.”
“What makes you say that?”

She folded her arms, feeling foolish. A moment crept by.
As if he made an abrupt decision, Jack turned to his friend. “Gabriel, leave us a moment.”
With a curious look, the Frenchman nodded gracefully and left, pulling the door shut behind him.
Jack gestured to a chair at the table. “Sit.” His manner was filled with repressed tension, as if he did not really want the interview.
“Whatever you say will not go beyond these walls.”

Sarah obeyed, waiting as he took a seat and moved the candlestick closer. In the improved light, she could finally study him properly. He looked about thirty. The candlelight showed a strong nose and jaw, a face broad at the cheek bones with deep lines bracketing his mouth. The eyes were gray, heavy lidded. His fair hair was thick and long, tied back with a black ribbon. Handsome, though not in a conventional, silk-and-powder way.
It was an unforgettable face.

The lines of his face, still watchful, were subtle in their sarcasm. “Because your skirt is too long and your bodice too tight. Those are not your clothes. You carry yourself like a graduate from Miss Bridstow’s Academy for Young Gentlewomen and your hands, I would wager, have never seen a day’s work.” Quick as thought, he seized her wrist and then slowly took hold of her palm, turning her fingers to the wavering light of the candles.
“There, you see, even a lady’s maid would bear the mark of long hours of washing and sewing.” He bent to complete his examination, his lips brushing her skin without quite leaving a kiss. “Your hands smell of lavender water, and the ring you wear could buy this whole tavern three times over. However,” he said with sly reproach, “if these are your maid’s clothes, you should pay her better. They are a disgrace.”
“It’s an old dress, not one I gave to her. I treat her well!” Sarah retorted, stung.

Straightening, Jack looked at her from under his eyebrows, his expression amused. His own hands were strong and long-fingered. All the better for picking locks, she thought, and extracted her fingers from his grip. The air felt cold where his skin had touched hers a moment before. Unconsciously, she cradled her hand as if it had been scalded.
“So, we have established that I am a novice at disguises,” she said. “I thought I would be more successful in finding you if I looked like part of the scenery.”
He looked at his companion as if sharing a silent joke. Sarah’s cheeks burned.
“Now, Monsieur,” the Frenchman said gently, “be polite.”
Jack leaned against the table, smoothing the front of his embroidered waistcoat. “My livelihood depends on observation, or else I would have perished on the gallows long ago. I expect you duped most of the drunkards down below. They do not expect to see a gentlewoman come through their doors, so they are blind.” He gave a short, dry laugh. “I wouldn’t try it more than once, though, because you really don’t pass.”

He suffered the examination for only a few heartbeats. “Why are you here?” The plain question seemed brutal.
Now that the moment had come, Sarah nearly faltered. When her mother had told her to find Gentleman Jack and ask his help, it had seemed simple. Now it did not. She stared at Gentleman Jack for a moment, then at her fingers laced before her on the table.
“You are the greatest thief in London.”

“I make an effort.” Jack mirrored her position, his hands folded, momentarily still.
“I need you to undertake something for me.”

“A job?”

Sarah stared at the table, reciting the words she had rehearsed over and over to herself. “Yes. I want to hire you. I’ve followed your career in the Chronicle, and I have decided you are the best qualified for my task.”
And I was told by the spirit of my mother that you were the one who could work this miracle
, she added silently.
She pressed her lips together to stop their trembling.
“I am desperate.”

Jack silently shook his head. Without taking his eyes from her face, he reached for a decanter of wine that sat on the table. Pouring claret into two glasses, he set one before her. “What, in your life, is so dire that you need my services?” His voice was flat, but the gray of his eyes grew warmer, as if she had unexpectedly piqued his sense of humor.
Sarah picked up the wine, feeling a tremor of nerves. The red liquid shivered in the glass. She set it down and swallowed to keep her voice steady. “You are a great thief. You must steal my father back from the French.”
Jack’s face went slack with amazement. He stared at Sarah for a long moment before he blinked. Pulling himself up in the hard wooden chair, he drained his glass and refilled it, coughing slightly. He regarded her with poorly conjured sang-froid. “Why do you think I can do this?”
“Because of your expertise. You can evade the most vigilant guards. To arrest you would be as unlikely as catching a shadow in a butterfly net.”
“You should be a poet.” Jack’s eyes searched her face, baldly curious.
“What are the circumstances of your father’s capture?”

Sarah spoke quickly, trying to get the words out before something‑‑some interruption, some new stumbling block‑‑would make him stop listening. “My father has been a widower many years, but still travels to Paris to see my mother’s relatives. He went this time to settle some business affairs and to convince our relations to leave the city before the riots and arrests grew any worse. By the time he set out, the news was not encouraging, but, despite the danger, my father and his servant left for France.”
“When was this?” asked Jack.
“Early last fall.”
“And then?”
“They were delayed at Rouen, visiting an old friend of my father. By the time they reached Paris, the king had been taken prisoner. There were a great many arrests, and my mother’s family, who are from a very old and noble lineage, were growing anxious.”

Sarah swallowed some of the wine. “My father no longer felt safe and decided to leave for England at once. That was the substance of the last letter I had months ago. I tried and tried to get my uncle to make inquiries about my father’s fate, but he said there was nothing to be done.”
Jack appeared lost in thought, tilting his glass to and fro by the stem and looking into the candlelit claret.
His silence dragged on Sarah. “I cannot pay you anywhere near what I ought to for such a risk, but I can pay you well,” she said quietly. “I have this ring. It came down from my mother’s family, and I’m sure it would fetch a good price.”
She slipped the ring off her finger. Jack eyed the large diamond, but did not reach for it. When he met her eyes, his look was grave. “Even if we agreed to a price for the job, I would still have to weigh this carefully,” he said, his voice devoid of its previous sarcasm. “What you’re asking me to do is madness.”
“As I said, I am desperate.”
“A gambler.”

“It is a family weakness,” Sarah said without thinking.
Jack raised an eyebrow.

She felt her cheeks grow hot. “My father used to like gaming, long ago.”
“We all gamble in our youth.” He said in an almost comforting tone. “What about your relations? Do they not have wealth and influence that could help you?”
“If my father dies, my uncle inherits. He has not gone beyond writing a few letters, but that is all. My other family is from France, and are in no position to help. It is only a matter of time before my uncle seizes the estate for himself.”
“And you? Have you no husband?”
Sarah paused. “No. But soon I will be married to whomever my uncle chooses. At the moment he favors one suitor, but I do not think he is the adventurous kind.”
Gentleman Jack’s eyebrows rose. “Then will he be enough for such an adventurous wife, I wonder?”
With restless movements, he got up from the table and peered out from behind the curtain. The gesture, Sarah guessed, was more a habit of caution than interest in the street scene below.
“Who is your father?” he asked.
“Who are you?”

“My name is Sarah Leaford.”
Jack’s spine stiffened, but he did not move from the window. “Your father is a viscount?
Simon, Lord Carleigh?”
“Yes.”

A long silence followed. Jack turned slowly, the set of his shoulders as if someone had struck him. His face was carefully schooled, but his eyes were like ice. Sensing disaster, Sarah’s heart began to hurt.
His voice was chill. “Forgive me if I decline your offer of employment, but I cannot accept.”
“Why?” Sarah blurted out. “Why not?”
His expression was unreadable. “I cannot do what you ask.” He paused, clearly searching for words.
“It would be too dangerous.”

“But surely you are used to such danger!”
Jack put one foot on the edge of the table and leaned on his knee to look down on her. His smile was not pleasant, and Sarah quailed inside. “Do you know why they call me Gentleman Jack? It’s a fact few people actually know.”
Sarah shook her head.

He grimaced. “One of your family will tell you, I’m sure. They know me well enough.” Pushing himself off the table, Jack strode to the door. “Gabriel!” he called.
Sarah rose from the chair, tears starting and then fading before a rush of anger. “I don’t understand.”
“What you ask is too much.”
“After all I have gone through to come here . . .” she broke off, willing herself silent. The sounds in the room seemed distant beyond the blood rushing in her ears. She had never allowed the possibility that he might refuse her.
She had failed both her mother and her father.
The Frenchman entered, buoyant with interest.
“Gabriel, please escort this lady home.” Jack looked at her coldly. “She’s leaving now. And we shall not be here should she choose to return.”
With an elegant tilt of his head, Gabriel turned his eyes from Jack to Sarah and back. “I desire an explanation. I could not follow your conversation properly through the wall.”
“I’ll speak up in the future,” Jack snapped.

The Frenchman paused, his dark eyes fixed on Jack. “I would be obliged.” He turned to Sarah, offering his arm as if to lead her onto the ballroom floor. “And I am your servant.”
Confused and angry, Sarah turned a final time to Jack. “You were all my hope.” She searched his face.
The set of his mouth, the studied ease of his posture yielded nothing. “Once again, I apologize,” he replied.
Her frustration freezing to hauteur, Sarah lifted one shoulder in a delicate shrug. “I suppose I cannot blame you for refusing such danger for so little gain.” The acid in her voice stung her own ears.
Jack stood for a long time, looking down at her, his eyes now scornful. “How generous you are,” he said dryly, and turned his back.

Estate 1793.

Ma questo è l'inferno, con tanto di diavoli! Pensò Sarah, spiando dentro la Tre Campane.
La squallida taverna non era posto per la figlia di un visconte. Esitava ad attraversare la soglia, ma doveva farlo per salvare suo padre. Le istruzioni che aveva erano chiare.
L'entrata era spalancata sulla melma di Londra. Scrutando nell'oscurità Sarah si rese conto che le figure nere erano individui. Alcuni fumavano pipe di creta, i cui lunghi cannelli raggiungevano quasi le loro cinture. La maggior parte delle donne portava i capelli sciolti e le gonne sollevate per mostrare le caviglie nude. Tutti indossavano abiti scialbi color marrone, o grigio, o tinta vino, come se gli avventori avessero lavato i loro abiti tutti insieme e i colori si fossero fusi. Tranne che, pensò Sarah, non profumavano di pulito, neppure a quella distanza.

Come travestimento, Sarah aveva indossato gli abiti più vecchi della sua cameriera, e ciò malgrado si sentiva ancora troppo elegante e sciocca. Suo padre non le avrebbe mai permesso di venire qui.
Come un lampo in un cielo di Aprile, un po' di blu apparve in mezzo alla calca degli avventori. Immediatamente scomparve, uno scherzo della vista. Nessuno dei bevitori guardò su, ignari del guizzo di seta azzurra in mezzo a loro. I piedi di Sarah si bloccarono nella strada fangosa; non era affatto ansiosa di seguire la figura vestita d'azzurro della viscontessa. Rigirò l'anello che portava al dito, nervosa e infelice. Sarebbe stato più facile se fosse stata matta, una donna pazza affetta da malattia mentale, ma non lo era. Non c'erano scuse per ignorare l'incitamento della sua guida.

Di nuovo Sarah vide il guizzo del vestito, qualcosa tradiva impazienza nel suo movimento. La folla continuava a bere, senza notare la figura graziosa della donna, morta ormai da molti anni.
Sarah stava seguendo il fantasma di Lady Carleigh, sua madre.
I proprietari terrieri e le loro mogli avevano dato alla viscontessa il soprannome di Strega Francese, e c'era qualcosa di vero nelle loro superstizioni. Anche dopo la sua morte, era venuta da Sarah nei suoi sogni - per darle il suo affetto, i suoi consigli, facendo sì che neppure la tomba tagliasse il legame tra madre e figlia. Le sue visite erano state una benedizione oltre misura per la giovane.
Ma ora le cose si erano d'un tratto complicate. Guardando alla Tre Campane, Sarah era sicura che non fosse il genere di posto in cui una madre avrebbe portato la figlia, anche se lo scopo era cercare l'unico uomo che poteva salvare Lord Carleigh dai Francesi.

"Hey, signorina, avete un penny per un vecchio soldato?"
Sarah indietreggiò, il piede scivolò nel fango. Immersa nei suoi pensieri, non aveva notato il mendicante avvicinarsi. Dal tanfo del suo fiato, era chiaro che era anche ubriaco. Sarah indietreggiò ancora, scivolando di nuovo e macchiando il bordo del vestito nella melma. Irritata e spaventata, tirò la gonna da sotto i piedi, imprecando silenziosamente. Sperò ardentemente che sua madre fosse sorda ai pensieri profani della figlia.
Due uomini all'entrata della Tre Campane assistettero alla scena del mendicante e della ragazza e scoppiarono a ridere, uno di essi facendo cenno verso di loro con una coscia di pollo unta e mezza mangiata.
Il mendicante protese il cappello. "Qualcosa per il povero Sweeny," disse, agitando il cappello.
"Ti darò qualcosa se risponderai alla mia domanda." la voce di Sarah era tesa, ma ferma. Ciò le fece piacere.
Sweeney battè le palpebre e si corrucciò a disagio, ogni ruga e linea della sua pelle piena di sporcizia. "Non penso, non vedo, non compro, non vendo niente qui attorno."
"Non rifiutare di rispondere prima di sentire quello che voglio." fece una pausa "Voglio parlare con Mr. Jack. So che è nella taverna - come lo trovo?"
"Gentleman Jack? Nessuno si immischia con Jack e i suoi ragazzi."
Sarah prese la borsa legata alla cintura e ne tirò fuori uno scellino nuovo di zecca. Girandolo, così che riflettesse la luce, Sarah riuscì a sorridere. "Tutto quello che chiedo è un riferimento, come per ogni affare."
Alla vista dell'argento, Sweeney si calcò il cappello sulla frangia di capelli e protese la sua mano sporca. "E' dentro lì, alla Tre Campane"

Sarah tenne lo scellino un po' più alto. " Questo lo so. Ma come faccio a chiedere di Mr. Jack? E' ricercato. Dubito che possa alzare una mano e gridare il suo nome."
"Ah, Signorina, per i vostri begli occhi azzurri e riccioli castani non c'è uomo che non... "
"Non sprecare il fiato, Sweeney," Sarah replicò, poi deglutì. Sembrava suo padre quando congedava uno dei suoi corteggiatori. Perchè no? Era il modello di inflessibile autorità a lei più famigliare, quindi poteva usarlo benissimo.
Il mendicante si leccò le labbra. "Il barista , Jervett, sa dove trovarlo. Io non so altro."
Sarah lasciò cadere la moneta nel palmo di Sweeney. "Grazie."
Sweeney chiuse le dita attorno allo scellino e si toccò il cappello prima di scomparire nelle ombre.
Raddrizzando le spalle, Sarah si girò e, lanciando uno sguardo di fuoco all'uomo che mangiava il pollo sulla soglia della Tre Campane, varcò i cancelli dell'inferno.

Nel retro della taverna, un banco separava la folla degli avventori dai barili degli alcoolici. Sarah si sollevò sulle punte dei piedi, allungando il collo. Due uomini e una donna stavano servendo le bevande, e Sarah pensò che la sua preda fosse l'uomo in questione. Jervett era grasso e rubicondo, e la sua camicia era macchiata di sudore sotto le braccia grasse. Sorridendo a un cliente, il barista mostrò una fila di denti neri mentre contava il resto, poi rise e colpì il banco facendo tintinnare le monete. Sarah traballò sui piedi, la bocca aperta per la curiosità.
Gli uomini davanti a lei erano in piedi e parlavano e bevevano, ignari dei suoi tentativi di vedere oltre loro. Si sentì arrossire, poi impallidire. Era stanca di dire a se stessa di essere forte perchè aveva un lavoro da fare. Meglio occuparsi di portare a termine il compito e tornare a casa. E lavarsi.
Cosa stava pensando sua madre? Questo era peggio di qualsiasi altro posto avesse mai immaginato.

"Scusatemi!" disse a voce alta. Nessuno si mosse. Si fece largo con le braccia e si insinuò tra loro.
"Eh!" qualcuno gridò. "Mi hai fatto rovesciare il bere!"
"Levati di torno," scattò lei, provando un brivido di colpa mentre lo diceva.
Al bar, Jervett sollevò un sopracciglio. "Miss?"
Sarah si avvicinò. "Sweeney mi ha dato il vostro nome."
"Vi ha dato del denaro, perchè mi deve qualcosa," replicò Jervett, piegandosi per essere sentito al di sopra della confusione. Sarah si sforzò di non indietreggiare. Non era abituata a una tale calca di persone, a tanto baccano e a così evidente povertà. Abbassando lo sguardo sui segni circolari sul banco - gli stampi di tanti, tanti boccali - tirò fuori un altro scellino e lo posò sul piano. "Sto cercando Mr. Jack."
Jervett arricciò le labbra come se avesse voglia di ridere ma decise altrimenti. "Davvero?" fece scivolare la moneta nella borsa di pelle che pendeva dalla sua cintura.
Sarah si raddrizzò. "Ho bisogno del suo aiuto."
Jervett la guardò ed emise un forte sospiro. "Lui se la fa con un sacco di persone." C'era qualcosa nel suo tono che era comprensivo, come se capisse i suoi problemi.
"Sono sola." Non era del tutto una bugia.
La sua mano scattò attraverso il banco e coprì quella di lei, più rapida dello sguardo. "Non ditelo a voce alta qui dentro!" I suoi occhi piccoli e acuti erano brutti come tutto il resto di lui. "Aspettate."

Jervett si mosse pesantemente verso il retro, spingendo da parte una donna che indossava un corpetto slacciato. La donna abbassò il colletto della camicia verso un uomo che offriva un penny. Sarah distolse lo sguardo. Sweeney ha ottenuto un buon pagamento solo per rispondere a una semplice domanda, pensò.
Dopo quello che parve una settimana, Jervett tornò, facendole segno con un cenno del capo di seguirlo. Entrarono nella stanza sul retro attraverso una stretta porta chiusa da una tenda, che portava a una scala quasi verticale. Quando la tenda si richiuse divenne buio pesto, ma il rumore che proveniva dalla taverna ne risultò attutito.
"E' lassù, la prima porta sulla destra." disse Jervett.
"Grazie." Sarah rispose incerta, lo stomaco gelato dall'apprensione.
Avverti un movimento, e un triangolo di luce apparve mentre Jervett tenne aperta la tenda. Sarah si voltò a guardare le scale ma poi la luce svanì, e con essa, il barista. Tirò esasperata un profondo respiro, che le risuonò forte nelle orecchie. Raccogliendo la gonna infangata in una mano, cercò la parete. Lentamente, trovò la strada su per la scala.

Nel momento in cui raggiunse il piano di sopra, divenne consapevole delle voci degli uomini, proprio sulla destra come Jervett aveva promesso. Da sotto la porta di una delle camere la luce filtrava sul pavimento. Sarah raddrizzò l'abito e la cuffia, sentendosi strana negli abiti della sua cameriera. C'era qualcosa di confortante in un buon broccato di seta e qualcosa di decisamente deprimente nei tessuti a buon mercato.
Si avviò verso la luce ma poi si fermò, ansimando un po' per la paura. Strinse le mani a pugno e si sforzò di procedere lungo il corridoio. Lo faceva per suo padre. Non c'era altro modo cui riuscisse a pensare per aiutarlo. Rallentando fino a fermarsi, guardò al di là della porta aperta. Anche se all'esterno c'era luce, là dentro pesanti tende scure creavano una notte artificiale. Un candelabro incrostato di cera emetteva luce su un tavolo centrale, l'odore delle candele a buon mercato era pesante e opprimente.
Due uomini erano stravacati sull'arredamento povero, e bevevano. Uno aveva uno stivale sulla tavola, così che solo la suola del suo piede era visibile da dove Sarah si trovava.

"Chi di voi è Mr. Jack?" chiese, con voce resa acuta dal nervosismo.
La loro conversazione si fermò bruscamente. L'uomo più magro, vestito con giacca e calzoni scuri, si alzò in piedi. Sarah notò i capelli neri e la carnagione pallida. "Madame," disse in un fluido accento francese, facendo un leggero inchino. "Posso esservi d'aiuto?".
Sarah aprì la bocca e la richiuse. "Voi non siete Gentleman Jack."
Il giovane francese sorrise leggermente. "Oh, no, non sono lui. Ma se voleste specificare che genere di affari avete con questa persona?" congiunse le punte delle dita, in modo un po' beffardo, un po' amichevole.
"Ho bisogno del suo aiuto." Mia madre mi ha detto che lui era l'uomo giusto.
"Ah sì, una donna bella e giovane che ha bisogno di un cavaliere errante, giusto?" il francese le porse una mano. "E' venuta nel posto giusto, non è vero?" fece un gesto verso la stanza. La scena, cupa, polverosa e spoglia era infinitamente deprimente.
"Oh, smettila, Gabriel." L'altro uomo abbassò la lunga gamba sul pavimento e si alzò.

Sarah guardò in su e ancora più su, realizzando che quest'uomo - era questo Gentleman Jack? - torreggiava sopra di lei di un'intera testa e più. Era di corporatura robusta ma possedeva ugualmente una leggerezza, un silenzio nei movimenti che dava in qualche modo sui nervi. Però era un’ottima cosa per un ladro, pensò con un brivido di paura.
Vide uno guizzo di blu, e poi la stanza parve stranamente vuota. Sua madre se n'era andata. La viscontessa aveva fatto quello che poteva accompagnandola dal ladro. Ora stava a Sarah continuare da sola, e il pensiero la mise in apprensione in un modo mai provato prima.
"Cosa volete?" disse l'uomo alto con voce né rude né gentile.
Sarah lo fissò, notando i calzoni aderenti e il verde soprabito alla moda ma chiazzato di fango. Erano abiti di buona fattura, tagliati per mostrare la sua figura forte e mascolina. "Siete--hem--lui?" si sforzò di sorridere, consapevole che l'uomo era ad appena un passo da lei. Poteva annusare l'odore di fumo di legno nei suoi abiti e avvertire il calore proveniente dal suo corpo.

Egli la guardò dall'alto del suo naso per un momento, poi annuì.
Dietro di lui, il francese alzò le mani. "E se fosse una spia della polizia? Come dire eccomi, proprio qui, venite a prendermi!"
Gentleman Jack fece un cenno con la mano, l'altro uomo smise di parlare, scuotendo la testa.
Sarah prese un profondo respiro, incerta su come iniziare. "Non è facile trovarvi." Quanto pericoloso era? si chiese con lo stomaco stretto in una morsa.
Lui la misurò con gli occhi, fermadosi con lo sguardo qui e là. "Pensavo di stampare dei biglietti da visita, ma sono pochi qui attorno che sanno leggere." Mostrò una fila di denti bianci e forti in un sorriso sardonico. "Come sapevate dove cercare?"
Sarah poteva sentire l'interesse di Gabriel per la loro conversazione, bollente come il soffio proveniente da una fornace. Si schiari la gola. Questo non era il momento per la verità. "Ho amici utili."
Jack battè le palpebre, un muscolo si contrasse nella mascella. "Servitori utili, vorrete dire. I vostri amici non potrebbero conoscermi."
"Che cosa ve lo fa dire?"

I lineamenti della sua faccia, ancora guardinghi, suggerivano sarcasmo. "Perchè la vostra gonna è troppo lunga e il corpetto troppo stretto. Quegli abiti non sono vostri. Vi comportate come una diplomata all'Accademia per signorine di Miss Bridstow e le vostre mani, ci scommetterei, non hanno mai visto un giorno di lavoro." Veloce come il pensiero, le prese un polso e lentamente s’impadronì del suo palmo, girando le dita alla luce tremolante delle candele.
"Vedete, anche la cameriera di una signora mostrerebbe i segni delle lunghe ore passate a lavare e a cucire." Si piegò per completare il suo esame, le sue labbra sfiorarono la pelle senza lasciare alcun bacio. "Le vostre mani profumano di acqua di lavanda, e l'anello che portate potrebbe comprare questa intera taverna per tre volte il suo valore. Comunque" disse con un leggere rimprovero "se questi sono i vestiti della vostra cameriera, dovreste pagarla di più. Sono un disastro. "
"E' un vecchio vestito, non uno di quelli che le diedi. La tratto bene!" replicò Sarah, punta sul vivo.

Raddrizzandosi, Jack la guardò da sotto le ciglia, l'espressione divertita. Le mani di lui erano forti e avevano lunghe dita. Adatte per forzare le serrature, pensò lei, e liberò le proprie dita dalla sua presa. L'aria sembrò fredda dove la pelle di lui aveva toccato la sua, un momento prima. Inconsciamente, si cullò la mano come se si fosse scottata.
"Bene, abbiamo stabilito che sono una novizia nel travestimento" disse "Pensavo che avrei avuto maggiori possibilità di riuscire a trovarvi se fossi sembrata parte dello scenario."
Egli guardò il suo compagno come a scambiare uno scherzo silenzioso. Le guance di Sarah bruciavano.
"Suvvia, Monsieur," il francese disse gentilmente "siate educato."
Jack si appoggiò al tavolo, lisciando il davanti del suo panciotto ricamato. "La mia vita dipende dallo spirito d’osservazione, o altrimenti sarei morto sulla forca molto tempo fa. Mi aspetto che abbiate ingannato molti dei bevitori giù di sotto. Non si aspettano di vedere una gentildonna varcare le loro porte, quindi sono ciechi." rise brevemente. "Non lo rifarei più di una volta, comunque, perchè davvero non la fareste franca."

Lei ripiegò le braccia, sentendosi stupida. Passò un momento.
Come se avesse preso una brusca decisione, Jack si voltò verso l'amico. "Gabriel, lasciaci un momento."
Con un'occhiata curiosa, il francese annuì elegantemente e se ne andò, richiudendo la porta dietro di sè.
Jack fece un cenno verso una sedia accanto al tavolo. "Sedete." i suoi modi erano pieni di tensione repressa, come se non volesse veramente la conversazione. "Qualsiasi cosa direte non andrà oltre queste pareti."
Sarah obbedì, aspettando che lui si sedesse e avvicinasse una candela. Nell'aumento di luce, poté alla fine studiarlo appropriatamente. Sembrava sulla trentina. La luce della candela mostrava naso e mascella forti, una faccia larga agli zigomi con profonde linee attorno alla bocca. Gli occhi erano grigi, le palpebre pesanti. I capelli chiari erano sottili e lunghi, legati con un nastro nero. Bello, anche se non in modo convenzionale, non da damerino impomatato e incipriato. Era una faccia che non si dimenticava.

Egli sopportò l'esame solo per alcuni momenti. "Perchè siete qui?" la semplice domanda suonò brutale.
Ora che il momento era arrivato, Sarah per poco non esitò. Quando sua madre le aveva detto di trovare Gentleman Jack e chiedere il suo aiuto, era sembrato semplice. Ora non lo sembrava affatto. Fissò Gentleman Jack per un momento, poi le sue dita si intrecciarono sul tavolo. "Voi siete il più grande ladro di Londra."
"Faccio del mio meglio." Jack imitò la sua posizione, le mani intrecciate, momentaneamente immobile.
"Ho bisogno che voi facciate qualcosa per me."
"Un lavoro?"
Sarah fissò il tavolo, recitando le parole che si era preparata nella sua testa. "Sì. Voglio ingaggiarvi. Ho seguito la vostra carriera sul Chronicle, e ho deciso che siete l'uomo più qualificato per l'incarico."
E lo spirito di mia madre mi ha detto che siete uno che fa miracoli, aggiunse silenziosamente.
Strinse le labbra per fermarne il tremito. "Sono disperata."

Jack scosse silenziosamente il capo. Senza distogliere gli occhi dal viso di lei, prese la bottiglia di vino che stava sul tavolo. Dopo averne versato un po' in due bicchieri, ne mise uno di fronte a lei. "Che cosa c'è di così terribile nella vostra vita, da aver bisogno dei miei servigi?" la sua voce era piatta, ma il grigio dei suoi occhi si scaldò, come se lei avesse inaspettatamente risvegliato il suo umorismo.
Sarah prese il vino, sentendo i nervi tremare. Il liquido rosso oscillava nel bicchiere. Lo mise giù e deglutì per mantenere la voce ferma. "Voi siete un grande ladro. Dovete rapire mio padre ai Francesi."
La faccia di Jack mostrò stupore. La fissò per un lungo momento prima di battere le palpebre. Raddrizzandosi sulla dura sedia di legno, vuotò il bicchiere e lo riempì di nuovo, tossendo piano. La guardò con un sang-froid raccolto a fatica.
"Perchè pensate che possa farlo?"
"Perchè siete un esperto. Potete evitare le guardie più vigili. Fermarvi sarebbe impossibile quanto prendere un'ombra con un retino da farfalle."
"Dovreste fare la poetessa." gli occhi di Jack cercarono il suo viso, incuriositi. "In quali circostanze vostro padre è stato catturato?"

Sarah parlò velocemente, cercando di buttare fuori le parole prima che qualcosa - un'interruzione, un nuovo ostacolo - potesse farlo smettere di ascoltare. "Mio padre è vedovo da molti anni, ma viaggia ancora a Parigi per far visita ai parenti di mia madre. L'ultima volta andò per chiudere alcuni affari e convincere i nostri parenti a lasciare la città prima che le rivolte e gli arresti peggiorassero. Quando venne il momento di partire, le notizie non erano incoraggianti, ma a dispetto del pericolo, mio padre e il suo servitore partirono per la Francia."
"Questo quando?" chiese Jack.
"All'inizio dell'autunno."
"E poi?"
"Si attardarono a Rouen, per visitare un vecchio amico di mio padre. Quando arrivarono a Parigi, il re era stato fatto prigioniero. Molti erano stati arrestati, e la famiglia di mia madre, che proveniva da un lignaggio nobile e antico, stava diventando sempre più ansiosa."

Sarah deglutì un sorso di vino. "Mio padre non si sentiva più sicuro e decise di tornare in Inghilterra immediatamente. Questo è quanto in sostanza diceva l'ultima lettera che ho ricevuto mesi fa. Ho provato e riprovato a ottenere da mio zio informazioni su cosa accadrà a mio padre, ma dice che non c'è nulla da fare."
Jack sembrava perso nei suoi pensieri, inclinando il bicchiere da una parte all'altra tenendolo per lo stelo e guardando nel chiaretto illuminato dalla candela.
Il suo silenzio spinse Sarah a continuare. "Non posso pagarvi quello che dovrei per intraprendere un tale rischio, ma posso pagarvi bene." disse piano "Ho questo anello. Proviene dalla famiglia di mia madre, e sono sicura che vale un buon prezzo."
Si sfilò l'anello. Jack osservò il grosso diamante, ma non lo prese. Quando incontrò i suoi occhi, la sua espressione era seria. "Anche se ci accordiamo per un prezzo, devo comunque valutare attentamente il lavoro" disse, la voce priva del sarcasmo precedente. "Quello che mi chiedete è una pazzia."
"Come vi ho detto, sono disperata."
"Una scommettitrice."
"Una debolezza di famiglia," disse Sarah senza pensarci.
Jack sollevò un sopracciglio.

Lei sentì le guance andare in fiamme. "Mio padre era solito giocare, tanto tempo fa."
"Tutti scommettiamo da giovani." disse lui in tono quasi consolante. "E cosa mi dite dei vostri parenti? Non possiedono ricchezza e influenza che possano aiutarvi?"
"Se mio padre muore, mio zio eredita. Non ha fatto nulla di più se non scrivere delle lettere, ed è tutto. L'altra mia famiglia è francese, e non sono in posizione di aiutare. E' solo una questione di tempo prima che mio zio si prenda la proprietà."
"E voi? non avete un marito?"
Sarah fece una pausa. "No. Ma presto dovrò sposare chiunque mio zio scelga. In questo momento favorisce un corteggiatore, ma non penso che si tratti di un tipo avventuroso."
Gentleman Jack sollevò un sopracciglio. "Chissà se sarà sufficiente per una moglie così avventurosa, mi chiedo."
Incapace di stare fermo, egli si alzò da tavola e spiò fuori da dietro le tende. Il gesto, immaginò Sarah, era più per abitudine di prudenza che non per interesse per la strada di sotto.
"Chi è vostro padre?" domandò "Chi siete voi?"
"Il mio nome è Sarah Leaford."
Jack irrigidì la schiena, ma non si mosse dalla finestra. "Vostro padre è un visconte? Simon, Lord Carleigh?"
"Sì."

Un lungo silenzio seguì. Jack si voltò lentamente, tenendo le spalle come se qualcuno l'avesse colpito. La sua faccia era impassibile, ma i suoi occhi erano come ghiaccio. Intuendo il disastro, il cuore di Sarah prese a dolerle. La sua voce suonò fredda. "Perdonatemi se declino la vostra offerta di ingaggio, ma non posso accettare."
"Perchè?" esclamò Sarah. "Perchè no?"
La sua espressione era illeggibile. "Non posso fare quello che mi chiedete." fece una pausa, cercando chiaramente le parole "Sarebbe troppo pericoloso."
"Ma di certo voi siete abituato a questo genere di pericolo!"
Jack posò un piede sul bordo del tavolo e si piegò sul ginocchio per guardarla dall'alto. Il suo sorriso non era piacevole, e Sarah ebbe paura. "Sapete perchè mi chiamano Gentleman Jack? E' un fatto che poche persone conoscono."
Sarah scosse il capo.

Egli fece una smorfia. "Qualcuno della vostra famiglia ve lo dirà, ne sono sicuro. Mi conoscono abbastanza bene." Si spinse via dal tavolo e camminò fino alla porta. "Gabriel!" chiamò.
Sarah si alzò dalla sedia, con le lacrime che iniziavano a scendere ma che se ne andarono per effetto di un impeto di rabbia. "Non capisco."
"Quello che chiedete è troppo."
"Dopo tutto quello che ho fatto per venire qui..." si interruppe, imponendosi il silenzio. I rumori nella stanza sembravano lontani dietro lo scorrere del sangue nelle orecchie. Non aveva mai contemplato la possibilità che egli potesse rifiutare di aiutarla.
Aveva fallito sia nei confronti di sua madre sia in quelli di suo padre.
Il francese entrò, pieno di interesse.
"Gabriel, per favore accompagna questa signora a casa." Jack la guardò freddamente. "Se ne sta andando. E noi non saremo qui qualora decidesse di tornare."
Con un elegante cenno del capo, Gabriel spostò lo sguardo da Jack a Sarah, e di nuovo a Jack. "Desidero una spiegazione. Non sono riuscito a seguire bene la conversazione attraverso la parete."
"Te ne parlerò più avanti." sbottò Jack.

Il francese fece una pausa, i suoi occhi scuri fissi su Jack. "Te ne sarò grato." Si voltò verso Sarah, offrendole il braccio come per accompagnarla nella sala da ballo. "Al vostro servizio."
Confusa e arrabbiata, Sarah si rivolse un'ultima volta a Jack. "Eravate tutta la mia speranza." cercò il volto di lui.
La linea della sua bocca, la studiata indifferenza della sua postura non tradivano nulla. "Di nuovo, mi dispiace." le rispose.
La frustrazione si trasformò in alterigia, e Sarah sollevò una spalla in una delicata scrollata. "Suppongo di non potevi biasimare per non accettare un simile pericolo per così poco guadagno. " La voce aspra colpì le sue stesse orecchie.
Jack rimase fermo per un lungo momento, guardandola, i suoi occhi ora sprezzanti. "Come siete generosa." disse aspro, e le voltò le spalle.
 

 

DRAW DOWN THE DARKNESS

In a battle of intrigue and magic, passion is a powerful weapon

In eighteenth century London, England’s most talented spy risks his honor—and his life—to rescue the one woman who could heal his heart

In order to save his family from ruin, Nicholas Saville, Viscount Redfern, secretly pledges his sword to King George’s spymaster. Espionage suits him well, except that his duties take him far away from England and his betrothed. Heartbroken by her beloved’s long and unexplained absences, Helen Barrett breaks off their engagement. Soon she is courted by a powerful earl, a man well-versed in both magic and treason. He inspires Helen’s utmost distrust until he gives her a stunning sapphire necklace—a gift that traps her under his dark spell. Redfern’s mission is to stop the murderous Hellfire League, but he will risk that and more to save—and win back—the woman he adores…

Nella battaglia tra intrigo e magia, la passione è un'arma potente

Nella Londra del diciottesimo secolo, La spia più talentuosa di Inghilterra rischia il suo onore - e la sua vita - per salvare la donna che può guarire il suo cuore.

Per salvare la sua famiglia dalla rovina, Nicholas Saville, visconte Redfern, si impegna a servire il capo delle spie di Re Giorgio. Lo spionaggio fa per lui eccetto che i suoi doveri lo portano lontano dall'Inghilterra e dalla sua fidanzata. Ferita dalle lunghe, inspiegabili assenze del suo fidanzato, Helen Barrett rompe il loro fidanzamento. Presto si ritrova corteggiata da un potente conte, un uomo molto versato in magia e tradimento. Egli ispira diffidenza in Helen, e le dona una bellissima collana di zaffiri - un dono che la rende prigioniera della sua magia. La missione di Redfern è fermare la Hellfire League, ma rischierà quella e molto di più  per salvare - e conquistare di nuovo - la donna che adora...


Reviews - Recensioni

"Dark, sumptuous, powerful, emotional adventure romances with a touch of the paranormal are Bellis’ trademark. She sweeps you into a world as romantic and sensual as it is dangerous and mysterious and allows your fantasies free rein. Her strong voice and powerful plot put her on the top of this month’s paranormal historical readers list."
- Kathe Robin, Romantic Times BOOKreviews. TOP PICK, April 2007

"Oscuri, fastosi, potente, emozionanti romance d'avventura con un tocco di paranormale sono il marchio della Bellis. Riesce a trascinarvi in un mondo sia romantico e sensuale che pericoloso e misterioso e permette alle vostre fantasie di scatenarsi. La sua voce forte e la sua trama potente, questo mese la fanno salire in cima alle preferenze delle lettrici di romanzi storici paranormali."- Kathe Robin, Romantic Times Book Reviews. Top Pick, April 2007

"Bellis's second novel (after Step into Darkness) is a Georgian romantic adventure that blends historical and magical elements to make a satisfying potion with a strong bite . . . This lively adventure features vibrant leads and a tight plot, with well-drawn secondary characters and, in Waring, a bad guy readers will love to hate."
- Publishers Weekly

"Il secondo romanzo della Bellis (dopo Step into Darkness) è un'avventura romantica ad ambientazione Georgiana che mescola elementi storici a elementi paranormali e ottiene una pozione forte e soddisfacente... Si tratta di un'avventura vivibile che segue una trama fitta, con personaggi secondari ben definiti e, in Waring, un cattivo che le lettrici ameranno odiare."
- Publishers Weekly

"Bellis' second paranormal-steeped historical is a particularly beguiling blend of subtly nuanced characters, elegant writing, and an intriguing plot expertly laced with danger, desire, and dark magic." - Booklist

"Il secondo romanzo storico paranormale della Bellis è un insieme particolarmente avvincente di personaggi sottilmente sfumati, di scrittura elegante, e una trama intrigante guarnita di pericolo, desiderio, e magia nera."
- Booklist


Excerpt from Draw Down The Darkness
Chapter 1

Prelude - April 1798

The courier, puffing and dripping with rain, brought the papers at five minutes past midnight. For Sir Alaric Fitzwilliam, master of spies, the delivery meant a long night of work got even longer.
The damp leather of the correspondence bag smelled of horse and tobacco. Sitting down at the desk in his study, Sir Alaric pulled out the bag’s contents: one letter wrapped around a second. He unfolded the outer page first. The thick paper was expensive, obviously from Lord Bedford’s own stock.
A single line of writing: It is as you suspected.
The Hellfire League had returned. This was grave news.
As Sir Alaric fingered the edge of the page, rain spattered against the windows with a forlorn sound. Stillness hung over London’s soaking streets.
The second letter lay on the desk before him. The seal was red, stamped with the outline of a moth. Despite his experience, despite his own considerable power, Sir Alaric felt a tremor of fear. The seal confirmed the League was active. They used the moth as their signature.
The League cannot win this war. I am the Master. I will fight them. He picked up the letter. The wax seal, already lifted from the paper by Bedford’s knife, crumbled as he unfolded the page. Scarlet specks of wax sprinkled the desk and the white of his cuffs.
Sir Alaric pulled his candle closer. It did little to dispel the heavy shadows that blurred the cluttered corners of the room. The only comforting touch was the light snoring of Lady, the greyhound sprawled on the carpet before the fire.
She was the one creature who saw all of his secret faces. His role as the Master was but the first. He was also a member of the Circle, a handful of ancient families who carried the gift of magic in their blood. That heritage gave him a frightening perspective on the letter Bedford had intercepted:

Warmest greetings.
The French are agreeable to our price for assistance with the Irish plan. We will draw down the darkness. Send the word to meet in the usual place at the time of the Lion.

Draw down the darkness. It was the blackest of the League’s canon of foul sorceries. The time of the Lion, when the sun was in Leo, was high summer. It was a good, dry time of year for the French to mount a military invasion.
It is beyond what I dreaded. Sir Alaric sat a moment, swallowing down his anxiety. Fear garners nothing. Action gains results.
He flipped the paper over. Who wrote this letter? To whom was it written? There was neither salutation nor signature. Bedford did not indicate whether or not he knew the identity of the author.
There was good reason for caution. The Circle had its hidden malcontents, those that privately pursued unscrupulous aims. They formed the Hellfire League. No one was certain who made up its ranks, and they were dangerous foes.
The Master pondered, listening to the rain on the window. If he was reading the message right, the League had just agreed to help the French attack England. That was treason.
And, the best thing he could do was let the plot unfold. When the Hellfire League gathered, there would be a unique opportunity to capture all of its elusive members. The question was how. The Circle--the ones he knew could be trusted--would not be able to accomplish the task alone. Gifted though they were, most were not warriors. They had none of the skills necessary to smoke out a conclave of villains.
The Master leaned his elbows on the desk, resting his chin in his hands. Not many men, even amongst his spies, would survive a confrontation with the League. Even subtle Lord Bedford was not enough of a fighter. The right agent would have to be both clever and deadly.  

July, 1798 

By the time the hands of the gold-mounted clock in the entrance reached midnight, Redfern would be triumphant or dead. He had work to do, and his quarry would likely object.
Nights like this--fraught with daring and intrigue--came far too often. In the last five years, he had been shipwrecked, pursued by both French and Austrian armies, and frozen in the icy wastelands of Canada. By comparison, an evening at London’s fashionable Apollonian Rooms was soft work. Nevertheless, the cold breath of treachery might whisper through even the dullest social occasion.
One can but hope, or my night is wasted, he thought, full of weary resignation as the footman took his card with a courteous nod. An impeccably-dressed gentleman of fashion, Redfern would easily gain entry. The cut of his coat hid the garrote, the pistol, and both knives. It paid to hire a good tailor. The footman read the card and bowed slightly. The son of an earl and the grandson of the cantankerous Marquess of Bavington, Redfern was welcome everywhere that mattered.

Redfern approached the top of the marble stairs that swept into the rooms. The décor was elegant, with ivory silk draperies and gold sconces. Despite the cool night, the women were dressed in filmy gowns à la Grecque. It was said the finest gowns were so sheer a lady could draw them through her wedding band. Being of manly and mortal flesh, he hoped the style would linger.
At least two hundred members of England’s aristocracy filled the rooms, their numbers fleshed out by wealthy merchants and the usual smattering of hangers-on. They were the cream of London, hot with discussion about the corn markets, the upcoming elections, and that French General Bonaparte. What these men said mattered. Many had the ear of the king, or at least that of the dissolute heir apparent.
That morning, Redfern had received a coded--and rather vague--letter ordering him to this elegant gathering. Sir Alaric required his presence and his expertise. Somewhere in the throng of wine-swilling, pastry-crunching ton lurked a traitor. The Master had questions of an urgent nature for this turncoat.

And which one will it be? Redfern wondered, looking out over the crowd. In an hour, he would meet with the spymaster and, like a relentless hound, he would be set upon the traitor’s scent. Weariness settled over his heart. He was good at his work, but he did not relish it. He was a spy of necessity, his half of a bargain to save his family from ruin.
“Nicholas Saville, Viscount Redfern.”
So announced, he descended the stairs, recognizing a duke here, a marchioness over there. Making his way to an ornately carved archway, he allowed the undertow of the crowd to pull him along. Before he met the Master, he would have a look around, learn who of interest was here and, just as significantly, who was absent. To the right was a salon dotted with gaming tables, and he turned in that direction. Where there was money, there was power. Where there was power, there were villains.

Someone passed by, brushing close. With a fighter’s instincts, Redfern drew back, his eyes widening, muscles tight, but the man merely walked on.
Lord Bedford, he thought. He had met him before, but long ago, probably in some gaming hell both would like to forget. Curiosity piqued, Redfern followed the man for a few steps, watching him disappear into a room set with card tables.
Redfern stopped in the doorway, his hand on the frame. Bedford paused to talk to someone, a red-haired man Redfern did not know. There was nothing remarkable in their expressions, so he marked the incident for later consideration. There were other claims on his attention.
Somewhere, there was a traitor. One by one, he searched the tables, looking for something, someone out of place. A gesture or a posture would give away his quarry. He would know it as surely as a musician could pick out a sour note. That certain sensitivity, that nose for a lie, was his gift.

“I don’t recall seeing your name on the guest list.”
Redfern felt himself go still at the sound of her voice. Very slowly, he took his hand from the doorframe and turned. His body felt sluggish, as if his mind were moving faster than the physical world around him.
“Hello, Helen,” he said, feeling every nerve in his skin grow white hot. This was a meeting he both craved and dreaded.
Helen Barrett was as tall as he, but slight, elf-like. When Redfern first met her, he had been attending Oxford with her brother and she had been a pretty school girl ten years their junior. Now a woman in her early twenties, Helen was stunning. She wore one of the Grecian-style gowns, the sheer drapery caught at the waist with a belt of twisted gold. The soft fabric seemed to melt into her flesh, leaving little to his imagination.

“I heard rumors that you were alive. I heard rumors that you were dead. I did not know which to believe.” She tilted her head slightly to one side, looking him up and down.
“Helen,” he said again, pulling breath back into his lungs. Here, now, was the worst possible time to meet her. He was surrounded by danger, enmeshed in espionage.
“I’m glad you remember my name,” she replied, her voice thick with sudden emotion. She stopped, clearing her throat. “And, apparently, you recall my face. I thought perhaps one or both had slipped your mind. It has been three years since I last saw you. That is a long time.”
Redfern took a few steps away from the doorway, toward an alcove sheltered by a potted orange tree. Helen followed, her movements slow and automatic.
“I was detained abroad,” he said. “You know that. I had business interests to look after.”
“And this business took three years?” Her eyes, the soft gray of old silver, were wide and bright. Redfern reached for her arm, but she pulled back, her expression growing distant, as if her soul were in retreat.

“Please, Helen,” he said softly. There had been no safe way to put in a letter that he was a spy, only that he must make journey after journey, always with the hope he would return soon to England. “I need to explain so much, but not here. This is a terrible night for such a discussion.”
 “Nicholas, what do you want of me? Do you want me to wait yet again?” She pressed her lips together. “No. I am done waiting.”
He had made a mistake. Something in her tone made him push all other matters from his mind. The fate of nations could wait a quarter hour. His voice dropped yet lower, careful of eavesdroppers. “I want you as my wife.”
“So you said. When, precisely, is this supposed union to take place? I would have liked some hint of it--perhaps in a Christmas letter--perhaps Christmas of last year, or the year before that. I’ve lost track of how long I have been . . .” she hesitated, as if searching her thoughts, “. . . pining. Pining. Such a strange word, as if I were a tree.” She closed her eyes. “I’m sorry. I’m so . . . I do not mean to sound shrewish. I . . .”

“Oh, my love,” he said, forcing down a smile. Even in her distress, there was something of her imaginative spirit. “I wrote as often as I could.”
“So you did, with great wit and elegance. You were most decidedly in your element. Your enjoyment in a turn of phrase, a descriptive passage, was abundantly clear. I began to think you had more use for me as a correspondent than as a lover.” Helen looked away, the clear, strong lines of her face as still as a portrait carved in ivory. “Your punctuation was impeccable.”
Redfern reached out again, picking up her hand. He could feel her quick, faint pulse. “My last letter received no answer. Your reply was lost.”
A flush crept over her cheeks. “There was no answer.”
He had thought to raise her fingers to his lips. Instead, he let her hand slide from his grasp. “Why not?”
She turned those dark silver eyes on him. “There would always be another delay, another reason to stay abroad. It was clear you were never coming back.”

Redfern flushed. “Not so clear as that. You see--I am here.”
“How long have you been in London?”
“A week only.”
“A week, and not one of your celebrated letters. Not a visit. Not a card.” She smiled and lifted her shoulder in a delicate, ironic shrug. “What am I to think? Your devotion has curdled like last Sunday’s milk.”
“I have duties awaiting me here.” His excuse limped even in his own ears.
“Am I not a duty? Believe me, I was waiting.”
Redfern frowned, frustrated by her words and manner. And yet, it was true, circumstances had been unfair to her. He would atone, however she liked. All he wanted was to feast on her--first with his eyes, and then with every other faculty.
“Tell me, Nicholas,” she asked softly, “when do I receive the same attention as a duty?”
He took a step closer. “You have always received my consideration. I love you.”
She put the flat of her hands on his chest to stop him. “I grow old and wither under the cold blast of your consideration.”
“There were dragons to slay, my dear.”

Her angry eyes were the color of hot smoke. Redfern watched the flush of temper rise up her throat to her cheeks. His own chest ached with wanting her, and wanting to shake her. If she would only wait until we are alone! he thought. I will explain it all. But which secrets would be safe to tell? Perhaps none.
“If not a dragon,” she said in a low, tight voice, “there was a hydra; if not a hydra, a hippogriff. You wrote time and again to say you would come once you had done this or that. Yet you always found one more reason to linger. You shamed me with your absence. You broke me with waiting.”
There was something she did not say, some subtle message that shot a bolt of panic through his gut. Reaching out again, he caught her by the shoulders. She stiffened, but still he brushed his lips against hers, the merest suggestion of a kiss. True, it was uninvited and, yes, utterly inappropriate in such a setting. He did not care. He was losing her.

He could feel the catch of her breath against his lips as she stifled her first response. For the briefest moment, he felt the soft, scented brush of her cheek, the velvet of her lips, hot and tender. Her mouth was sweet, as if she had been eating strawberries. He began to ache in places almost forgotten. There were other women in the broad world, but only one Helen. He cared only for her.
Falling close behind the first kiss, his second probed deeper, his tongue finding the edge of her teeth. Finally, she responded, her own kiss drawing him in. Like a call to his deepest instincts, her sigh filled him with fire.
“I love you,” he said. “I’m here now, and I love you.”
He felt her hands stiffen against him. Pushing him back, Helen looked into his face, her eyes round with shock and desire. The air between them felt thick, magnetic, and fraught with misfortune.
“Do you not feel my love?” he asked softly. “Is there shame in my caress?”

Helen blinked, and tears blurred her lashes. Redfern reached forward to brush them away, but she turned her face away, shrugging him off.
“I am back; here, you see me, you feel me,” he protested, his voice rising.
“Hush!” She touched his mouth with her fingers, the touch of her nails against his skin provocative. “It is too late. You have left too often. There is nothing you can say that will make me believe you will stay.”
“Helen, you are unjust!”
“Unjust? I thought you were oceans away, yet here you are in your best finery, just in time for the meal.”

“There are reasons . . .”

“I release you.” Her voice was barely audible.
“Helen?”
“Nicholas, farewell.” Her hand fell away, leaving him without the touch of her flesh.
“Helen!”

She took a step backward, the tendrils of her golden hair swinging against her neck. “I’m going to marry someone else. Someone who hates to travel.” The tears on her face reflected the candles like some strange, quicksilver mask. She turned, and was gone.
He was stunned, an utter numbness flowing over him. A long moment passed before he could close his mouth and swallow thickly. A sudden, deep lassitude overtook him. He knew the night could only grow worse, and Helen had just stolen his nerve.


Preludio, Aprile 1798

Ansimando e gocciolando di pioggia, il corriere consegnò i documenti cinque minuti dopo mezzanotte. Per Sir Alaric Fitzwilliam, Gran Maestro delle spie, la consegna significava che una lunga notte di lavoro sarebbe diventata ancora più lunga.
La borsa di pelle in cui era tenuta la corrispondenza odorava di cavallo e di tabacco. Sedendosi alla scrivania nel suo studio, Sir Alaric tirò fuori dalla borsa il contenuto: una lettera avvolta da una seconda. Aprì la pagina esterna per prima. La carta spessa era costosa, ovviamente veniva dalla scorta personale di Lord Bedford.
Una singola riga scritta: E' come sospettavate.
La Lega Infernale era tornata. Questa era una grave notizia.
Mentre Sir Alaric toccava i bordi della pagina, la pioggia scrosciava contro le finestre con un suono disperato.
Nelle strade bagnate di Londra regnava la calma.
La seconda lettera era sulla scrivania davanti a lui. Il sigillo era rosso, timbrato con la forma di una falena. Nonostante la sua esperienza, nonostante il suo considerevole potere, Sir Alaric ebbe un tremito di paura. Il sigillo comfermava che la Lega era attiva. Essi usavano la falena come firma.
La Lega non può vincere questa guerra. Io sono il Gran Maestro. Li combatterò. Prese la lettera. Il sigillo di ceralacca, già staccato dalla carta dal coltello di Bedford, andò in frantumi quando spiegò la pagina. Pezzi di ceralacca rossa si sparsero sulla scrivania e sui suoi polsini bianchi.
Sir Alaric avvicinò la candela. Non era sufficiente a disperdere le cupe ombre che oscuravano gli angoli in disordine della stanza. L'unico tocco confortevole era il lieve russare di Lady, la femmina di greyhound sdraiata sul tappeto davanti al fuoco.
Era l'unica creatura che vedeva tutti i suoi volti segreti. Il suo ruolo come Gran Maestro delle spie non era che uno di essi. Era anche membro del Circolo, un gruppo di antiche famiglie che possedevano il dono della magia nel loro sangue. Quell'eredità gli diede una spaventosa premonizione riguardante la lettera che Bedford aveva intercettato:

I migliori saluti.
I Francesi sono d'accordo sul prezzo per l'assistenza nel piano Irlandese. Noi faremo calare l'oscurità. Avvisate che l'incontro sarà al solito posto al tempo del Leone.

Fare discendere l'oscurità. Era la più oscura tra tutte le malvage stregonerie della Lega. Il tempo del Leone, ovvero, quando il sole entrava nella costellazione del Leone, era piena estate. Era un periodo dell'anno secco, buono per i Francesi per progettare un'invasione militare.
E' peggiore di quanto temessi. Sir Alaric sedette un momento, deglutendo a vuoto per l'ansia. La paura non porta a nulla. E’ l'azione che porta ai risultati.
Capovolse il foglio. Chi aveva scritto quella lettera? A chi era indirizzata? Non c'era né un saluto né una firma. Bedford non indicava se conoscesse o meno l'identità dell'autore.
C'erano buone ragioni per procedere con prudenza. Il Circolo aveva i suoi malcontenti nascosti, coloro che privatamente perseguivano obiettivi senza scrupoli. Erano quelli che formavano la Lega Infernale. Nessuno era certo di chi appartenesse ai suoi ranghi, ed erano pericolosi avversari.
Il Gran Maestro riflettè, ascoltando la pioggia sulla finestra. Se stava leggendo il messaggio in modo corretto, la Lega si era appena accordata per aiutare i Francesi ad attaccare l'Inghilterra. Era tradimento.
E, la cosa migliore che potesse fare era lasciare che il complotto si compisse. Quando la Lega Infernale si sarebbe radunata, ci sarebbe stata un'opportunità unica di catturare tutti i suoi elusivi membri. La domanda era quando. Il Circolo -- coloro che sapeva essere affidabili -- non avrebbero potuto portare a compimento la missione da soli. Nonostante le loro abilità, molti di essi non erano guerrieri. Non avevano nessuna delle abilità necessarie a sgominare una banda di canaglie.
Appoggiò i gomiti sulla scrivania, il mento posato sulle mani. Non molti uomini, anche tra le sue spie, avrebbero potuto sopravvivere ad un confronto con la Lega. Anche il furtivo Lord Bedford non era un combattente abbastanza bravo. Il giusto agente avrebbe dovuto essere sia bravo che spietato.

Luglio, 1798

Nel tempo in cui i bracci dell'orologio a muro dell'entrata avessero raggiunto mezzanotte, Redfern sarebbe stato vincitore o morto. Aveva del lavoro da fare, e la sua fonte avrebbe avuto da obiettare.
Notti come questa -- dense di audacia e di intrighi -- erano fin troppo frequenti. Negli ultimi cinque anni, aveva fatto naufragio, era stato inseguito dagli eserciti sia Francesi che Austriaci, e congelato nelle lande ghiacciate del Canada. In confronto, una serata a Londra, alle famose Apollonian Rooms tanto di moda era un lavoretto. Tuttavia, il freddo sentore del tradimento poteva bisbigliare attraverso il più banale degli eventi mondani.
Si può soltanto sperare, o la mia notte andrebbe sprecata, pensò con stanca rassegnazione mentre il valletto prendeva il suo biglietto da visita con un cenno cortese. Essendo un gentiluomo impeccabilmente abbigliato con abiti alla moda, Redfern avrebbe facilmente guadagnato l'accesso. Il taglio del suo cappotto nascondeva la garrotta, la pistola e entrambi i coltelli. Tornava utile, l’aver assunto un bravo sarto. Il valletto lesse il biglietto e fece un leggero inchino. In quanto figlio di un conte e nipote dell’ irascibile marchese di Bavington, Redfern era benaccetto ovunque importasse.

Redfern raggiunse la sommità delle scale di marmo che portavano nelle stanze. Le decorazioni erano eleganti, con tendaggi in seta color avorio e candelieri dorati. Nonostante la notte fredda, le donne indossavano abiti sottilissimi à la Grecque. Si diceva che i migliori abiti fossero così impalpabili che una signora avrebbe potuto farli passare attraverso la propria fede nuziale. Essendo fatto di carne maschile e mortale, egli sperava che la moda restasse in voga.
Almeno duecento membri dell'aristocrazia Inglese riempivano le stanze, il numero era accresciuto dalla presenza di ricchi mercanti e dei soliti infiltrati. Erano la crème di Londra, presi nella discussione sul mercato del grano, sulle imminenti elezioni, e sul Generale Francese Bonaparte. Quello che dicevano questi uomini aveva importanza. Molti erano ascoltati dal re, o almeno dal suo dissoluto erede.
Quel mattino, Redfern aveva ricevuto una lettera codificata e piuttosto vaga, che gli ordinava di presenziare a questo elegante intrattenimento. Sir Alaric chiedeva la sua presenza e la sua esperienza. Da qualche parte, in mezzo al ton che beveva vino e mangiava pasticcini, si nascondeva un traditore. Il Gran Maestro aveva delle domande di natura urgente da fare a questo voltafaccia.

E quale sarà? si chiese Redfern, osservando la folla. Entro un'ora, avrebbe dovuto incontrare il Gran Maestro e, come un segugio instancabile, avrebbe dovuto mettersi sulle tracce del traditore. Il cuore gli si riempì di stanchezza. Era bravo nel suo lavoro, ma non ci prendeva gusto. Era una spia per necessità, la sua parte di accordo per salvare la propria famiglia dalla rovina.
"Nicholas Saville, Visconte Redfern."
Così annunciato, discese le scale, riconoscendo un duca qui, una marchesa laggiù. Aprendosi la strada verso un arco ornato di sculture, permise al movimento della folla di attirarlo con sè. Prima di incontrare il Gran Maestro, avrebbe dovuto guardarsi attorno, scoprire chi di interessante fosse presente, e altrettanto significativamente, chi fosse assente. A destra c'era un salone adibito con tavoli da gioco, camminò in quella direzione. Dove c'era denaro, c'era potere. Dove c'era potere, c'erano i mascalzoni.

Qualcuno gli passò accanto, sfiorandolo. Con l'istinto del lottatore, Redfern si fermò spalancando gli occhi, i muscoli tesi, ma l'uomo passò semplicemente oltre.
Lord Bedford, pensò. Lo aveva già incontrato prima, ma molto tempo fa, probabilmente in qualche sala da gioco che entrambi avrebbero preferito dimenticare. Incuriosito, Redfern seguì l'uomo per pochi passi, guardandolo scomparire in una stanza preparata con tavoli da carte.
Redfern si fermò sulla soglia, la mano posata sullo stipite. Bedford fece una pausa parlando con qualcuno, un uomo dai capelli rossi che Redfern non conosceva. Non c'era nulla di interessante nelle loro espressioni, così prese nota dell'incidente per ripensarci successivamente. C'era altro che richiedeva la sua attenzione.
Da qualche parte, c'era un traditore. Uno a uno, cercò tra i tavoli, cercando qualcosa, qualcuno che fosse fuori posto. Un gesto, un atteggiamento avrebbe tradito la sua preda. L'avrebbe sicuramente capito come un musicista avrebbe riconosciuto una nota stonata. Quella sorta di sensibilità, quel naso per le menzogne, era il suo dono.

"Non ricordo di aver visto il tuo nome sulla lista degli ospiti."
Redfern si immobilizzò al suono della sua voce. Molto lentamente, tolse la mano dallo stipite e si girò.
Sentiva il proprio corpo stranamente rallentato, come se la sua mente stesse muovendosi più velocemente del mondo fisico che lo circondava.
"Ciao, Helen." disse, sentendo ogni nervo della pelle divenire bollente. Questo era un incontro che aveva sia agognato che temuto.
Helen Barrett era alta come lui, ma snella come una fata. Redfern l'aveva incontrata quando frequentava Oxford con suo fratello e lei era una graziosa ragazzina che andava a scuola, di dieci anni più giovane. Ora che era una donna di vent'anni, Helen era stupefacente. Indossava uno di quegli abiti in stile Greco, con un impalpabile drappeggio fermato alla vita da una cintura d'oro intrecciata. Il soffice tessuto sembrava confondersi con la sua pelle, lasciando ben poco all'immaginazione.

"Ho sentito voci che dicevano che eri vivo. Voci che dicevano che eri morto. Non sapevo a quali credere." lei piegò il capo leggermente da una parte, guardandolo dall'alto in basso.
"Helen," disse di nuovo, forzando il respiro dai polmoni. Qui, ora, era il peggior momento possibile per incontrarla. Era circondato dal pericolo, immerso nello spionaggio.
"Sono contenta che ricordi il mio nome." replicò lei, la voce gonfia di immediata emozione. Si fermò, schiarendosi la gola. "E, apparentemente, ricordi la mia faccia. Pensavo che, forse, l’uno o l'altra ti fossero scivolati via dalla mente. Sono passati tre anni dall'ultima volta che ti ho visto. E' molto tempo."
Redfern fece qualche passo allontanandosi dalla porta, verso un'alcova protetta da un albero d'aranci in vaso. Helen lo seguì, con movimenti lenti e automatici.
"Sono stato trattenuto all'estero." le disse. "Lo sai. Avevo degli affari di cui occuparmi."
"E questi affari ti hanno occupato per tre anni?" i suoi occhi, di un grigio pallido come l'argento antico, erano grandi e lucenti. Redfern provò a toccarla, ma lei si ritrasse, l'espressione che diveniva distante, come se fosse la sua anima a ritrarsi.

"Ti prego, Helen," le disse piano. Non c'era stato nessun modo sicuro per scriverle che era una spia, ma solo che aveva dovuto intraprendere un viaggio dopo l’altro, sempre con la speranza di tornare presto in Inghilterra. "Ho bisogno di spiegarti molte cose, ma non qui. Questa è una notte terribile per una discussione simile."
"Nicholas, cosa vuoi da me? Vuoi che ti aspetti ancora?" chiuse le labbra "No. Sono stanca di aspettare."
Aveva fatto un errore. Qualcosa nel tono di lei spazzò via tutte le altre questioni dalla sua mente. Il destino della nazione poteva aspettare un quarto d'ora. La sua voce calò di tono, attento a chi potesse sentirli. "Voglio che tu diventi mia moglie."
"Me l’avevi già detto tempo fa. Quando pensi che questa ipotetica unione dovrebbe aver luogo, precisamente? Mi sarebbe piaciuto un qualche accenno alla cosa -- magari nella lettera di Natale -- forse Natale dello scorso anno, o dell'anno prima. Ho perso il conto di quanto tempo è passato..." esitò, come se cercasse di raccogliere le idee, "...appassire. Appassire
. Che strana parola, come se fossi una pianta." chiuse gli occhi. "Mi dispiace. Sono così... non voglio sembrare petulante. Io..."

"Oh, amore mio," diss'egli, con un sorriso forzato. Anche nell'angoscia, c'era qualcosa del suo spirito fantasioso. "Ho scritto più spesso che potevo."
"E’ quello che hai fatto, con grande acume ed eleganza. Eri decisamente nel tuo elemento. Quanto tu ti diverta nei giri di frase, nei passaggi descrittivi, era abbondantemente chiaro. Stavo cominciando a pensare che tu potessi essermi più utile come amico di penna che non come amante." Helen distolse lo sguardo, i chiari, forti lineamenti del suo viso immobili come un ritratto intagliato nell'avorio. "La punteggiatura era impeccabile."
Redfern si protese di nuovo, prendendole la mano. Poteva sentire il suo battito lieve e rapido. "La mia ultima lettera non ha ricevuto risposta. La tua lettera è andata persa."
Le sue guance arrossirono. "Non c'era risposta."
Invece di portarsi le sue dita alle labbra, come desiderava, egli lasciò che la sua mano scivolasse via dalla sua stretta. "Perchè no?"
Gli rivolse i suoi occhi grigio scuro. "Ci sarebbe stato sempre un altro ritardo, un'altra ragione per restare all'estero. Era chiaro che non saresti tornato mai più."

Redfern arrossì. "Non è così chiaro. Guardami -- sono qui."
"Da quanto tempo sei a Londra?"
"Solo una settimana."
"Una settimana, e nessuna delle tue famose lettere. Non una visita. Non un biglietto." sorrise e sollevò una spalla delicatamente con una scrollata ironica. "Cosa devo pensare? La tua devozione si è inacidita come il latte di domenica scorsa."
"Avevo doveri che mi attendevano, qui." La sua scusa zoppicava alle sue stesse orecchie.
"E io non sono un dovere? Credimi, io ti stavo aspettando."
Redfern si accigliò, frustrato dalle sue parole e dai suoi modi. E tuttavia, era vero, le circostanze non erano state giuste con lei. Avrebbe fatto ammenda, in qualsiasi modo avesse voluto. Tutto quello che voleva era saziarsi di lei -- prima con gli occhi, poi con ogni altro senso.
"Dimmi, Nicholas," gli chiese piano, "quand'è che ricevo la stessa attenzione di un dovere?"
Egli fece un passo avanti. "Hai sempre avuto la mia considerazione. Ti amo."
Lei lo fermò, posandogli sul torace una mano. "Invecchio e appassisco sotto il vento gelido della tua considerazione."
"C'erano dei draghi da uccidere, tesoro."

Gli occhi di lei erano rabbiosi, del colore del fumo bollente. Redfern vide il rossore della collera salirle dalla gola alle guance. Il suo petto doleva per quanto la voleva, e per il desiderio di scuoterla. Se solo volesse aspettare il momento in cui fossero stati soli! pensò. Le spiegherei tutto. Ma quali segreti sarebbe stato saggio rivelarle? Forse nessuno.
"Se non un drago," disse lei con voce bassa e secca. "c'era un'idra; se non un'idra, un ippogrifo. Mi hai scritto e riscritto per dirmi che saresti tornato appena avessi fatto questo o quello. Tuttavia trovavi sempre un'altra ragione per indugiare. Mi hai umiliata con la tua assenza. Mi hai distrutta, a furia di farmi aspettare."
C'era qualcosa che non diceva, un sottile messaggio che gli inviò una fitta di panico nelle viscere. Protendendosi ancora, la prese per le spalle. Lei si irrigidì, ma lui le sfiorò le labbra con le proprie, solo l'accenno del bacio. Vero, non era richiesto e, sì, completamente inappropriato in un simile contesto. Non gli importava. La stava perdendo.

Poteva sentirla trattenere il fiato contro le sue labbra come se contenesse la sua prima risposta. Per un brevissimo momento, sentì la guancia soffice e profumata sfiorarlo, le labbra vellutate, calde e tenere. La sua bocca era dolce, come se avesse mangiato delle fragole. Iniziò a provare dolore in parti di lui che credeva dimenticate. C'erano altre donne nel mondo, ma solo una Helen. Amava solo lei. Subito dopo il primo bacio, approfondì ancora di più il secondo, incontrando con la lingua il contorno dei denti. Finalmente, lei gli rispose, attirandolo nella sua bocca con il proprio bacio. Come il richiamo ai suoi istinti più profondi, il sospiro di lei lo riempì di fuoco.
"Ti amo," le disse. "Sono qui adesso, e ti amo."
Sentì le sue mani irrigidirsi contro di lui. Spingendolo via, Helen alzò lo sguardo sulla sua faccia, gli occhi pieni di shock e desiderio. L'aria tra loro si fece pesante, magnetica, e carica di presagi nefasti.
"Non senti il mio amore?" le chiese piano. "C'è vergogna nella mia carezza?"

Helen batté le palpebre, le ciglia bagnate dalle lacrime. Redfern alzò una mano per asciugarle, ma lei girò il viso, spingendolo via.
"Sono tornato; eccomi qui, puoi vedermi, puoi toccarmi," protestò, alzando la voce.
"Zitto!" gli toccò la bocca con le dita, ed il tocco delle unghie di lei contro la sua pelle era già di per sé una provocazione. "E' troppo tardi. Mi hai abbandonata troppe volte. Non c'è nulla che puoi dirmi per farmi credere che resterai."
"Helen, sei ingiusta!"
"Ingiusta? Pensavo che fossi al di là dell'oceano, eppure eccoti nel tuo abito migliore, giusto in tempo per la cena."
"Ci sono delle ragioni..."
"Ti lascio." la voce di lei era appena udibile.
"Helen?"
"Addio, Nicholas." la sua mano cadde, privandolo del contatto con la sua pelle.
"Helen!"

Lei fece un passo indietro, le ciocche della sua bionda capigliatura le ricadevano sul collo. "Sposerò qualcun altro. Qualcuno che detesti viaggiare." Le lacrime sul suo viso riflettevano la luce delle candele nella parodia di una strana maschera di argento vivo. Si voltò, e un attimo dopo se n'era andata.
Redfern era allibito, invaso da un profondo torpore. Passò un lungo momento prima che riuscisse a chiudere la bocca e a deglutire faticosamente. Un improvvisa stanchezza lo sopraffece. Sapeva che la notte avrebbe potuto solo peggiorare le cose, e Helen l’aveva appena derubato di tutto il suo sangue freddo.

 

THEFT OF SHADOWS
upcoming release: December 8th, 2007
in uscita il giorno 8 Dicembre, 2007

England 1799: A lady thief robs a spy–and from that moment on, the price of love is highway robbery...

Former spy Gabriel d’Aubrigny, the Chevalier de Lesgardes, returns to England with a purse of gold and plans to start a new life. His luck vanishes like mist on the heath when a highwayman takes even his horse. Penniless, Gabriel must turn to the enigmatic spymaster, Sir Alaric Fitzwilliam, for work. His mission: to pose as a courtier and unmask a man suspected of using dark magic against the Throne...
 After stealing from a handsome traveler, Anne Tremaine uses her new fortune to pose as a wealthy widow. While hunting London society for an old enemy, she meets Gabriel once more. Every encounter with the Frenchman is a dangerous game, for his touch ignites desire--but one slip might send her from his embrace to the gallows. Then again, she would wager her stolen jewels that Gabriel is not as he appears...

Inghilterra 1799: Una ladra deruba una spia - e da quel momento in avanti, il prezzo dell'amore è il brigantaggio...

Una volta spia, Gabriel d'Aubrigny, Cavaliere di Lesgardes, torna in Inghilterra con una borsa d'oro e progetti per iniziare una nuova vita. La sua fortuna svanisce come nebbia sulla brughiera quando un brigante gli ruba la borsa. Senza un soldo, Gabriel deve rivolgersi all'enigmatico Capo delle spie, Sir Alaric Fitzwilliam, per un lavoro. La sua missione: fingersi un uomo di corte e smascherare un uomo sospettato di usare i suoi poteri magici contro il trono...
Dopo aver derubato un attraente viaggiatore, Anne Tremaine usa la sua nuova fortuna per fingersi una facoltosa vedova. Mettendosi sulle tracce di un vecchio nemico nella società londinese, incontra di nuovo  Gabriel. Ogni incontro con il francese è un gioco pericoloso, perchè il suo tocco accende il desiderio -- ma un solo passo falso potrebbe portarla dalle sue braccia al patibolo. Inoltre, può scommettere i suoi gioielli rubati che Gabriel non è quello che appare...

 

Excerpt from Theft of Shadows
 

May 1799

Trouble already, and Gabriel had only just reached dry land. He brushed his traveling cloak away from the hilt of his sword. What had begun as a sunny afternoon walk from the Southampton dock to his inn had evidently become something else.
Four drunk and reeking sailors glowered at him, blocking the street in a loose semi-circle. He recognized the men from the boat that had brought him to England. On board, they had been mere faces among the crew. Now they looked like a selection of the Deadly Sins out for a stroll.
Gabriel looked around with a grimace. The twisty, cobbled maze of streets was suddenly deserted, the dockside folk evaporating at the hint of a brawl. He was on his own.

“We meet again, Frenchie,” said the leader.
Gabriel shrugged. “A logical outcome, since you’ve been following me.”
The man had been hovering nearby when Gabriel gave directions for his trunk to be sent from the dock to the coaching inn. He had been somewhere in sight ever since, moving closer bit by bit. Why?
Robbery would be the simple answer. Slowly, Gabriel’s hand closed on the sword-hilt. There was no way to look casual about reaching for his weapon, but he still wasn’t eager to strike the first blow. Chopping British tars into spoon-sized gobbets was hardly how he wanted to renew his acquaintance with England.
“Aren’t you going to teach us some manners, Frenchie? Strike a blow for the garlic-eaters?” The man and his friends took a step forward. Gabriel took a step back, turning down a street that was a bit wider. Sword work took space, and he was careful to leave himself enough room.
“I am not your enemy. I do not fight with the French army. I am not at war with you,” he replied, trying to sound reasonable.
“Doesn’t he talk pretty?” said another of the sailors. “Almost as good as an Englishman.”

They were closing in, herding him backward. A lethal calm cleared Gabriel’s head. Even the miasma from a rocky voyage was gone. Imagine—the threat of violence was apparently an effective cure for sea-sickness. One learned something new every day.
“Of course you’re at war with us, Frenchie,” said the leader, spitting at Gabriel’s feet. “Should have thrown you overboard last night.”
“Perhaps you shall regret that oversight.”
The leader took another step, and Gabriel drew his blade with the harsh swish of steel on leather. The bright flash of sun on the metal was blinding.
Gabriel glanced around. He could probably kill all four of these men, but he didn’t want to. There had to be an escape route he could use to simply disappear.
Wrong. Behind him was a dead end. Trapped.

He sighed. Some things never changed. His luck was one of them. Gabriel raised the sword en garde.
The lead man pulled a nasty-looking knife from his belt, and Gabriel swore. A sword had more reach, but a throwing knife presented another set of problems.
With the rattle of an iron latch, a door to one of the houses opened. His stomach lurched as he waited for some hapless child to bolt into the midst of the scene. Rather, an auburn-haired man in rumpled shirtsleeves lounged against the weathered doorpost. Given the narrowness of the street, Gabriel could have grabbed the dainty cup and saucer the young man balanced in his fingers.
“Are you in need of assistance?” the interloper asked in the politest of tones.
“Perhaps.” Gabriel fought to keep the sarcasm from his voice.
“You do seem a trifle outnumbered.”
The leader of the sailors looked from Gabriel to the man in the doorway and back. “Mind your own business, guv’nor.”
In reply, the man simply raised his eyebrows. Two of the louts shuffled their feet, as if wondering whether it was time to bolt.
Gabriel shrugged, unsure whether the man was an ally or an idiot. “Eh bien, I can skewer at least two before one lands a decent blow.”
The other took a sip from the cup. “Hardly a good way to begin the afternoon.”
“Alas, what is a poor wayfarer to do?”
“Allow me.” The man turned away from the door and Gabriel heard the chink of china being set down. When he reappeared, the man was holding a brace of pistols. He aimed both at the sailors. “Bugger off, you lot.”

The leading sailor drew back, his face drooping with dismay. Taking a chance, Gabriel sheathed the sword, signaling the end of the stand-off.
“Get inside,” said the auburn-haired man. Now his manner was crisp, used to authority. “I’ll see these merry fellows on their way.”
Something rang false in the man’s voice. Cautiously, Gabriel stepped past his intercessor and across the threshold of the tall, whitewashed house. The other stood in the doorway for a long moment before he lowered the pistols and closed and latched the door.
“There,” he said. “Now that’s taken care of, may I offer you refreshment?”
Gabriel looked around the modest room, suspicion blossoming. There was a small table, two chairs, and not much else. Through an interior doorway, he could see the edge of an unmade bed. It had the air of a place rented by the week. “Bien sûr, I will have some of your tea as long as it is garnished with a grain of salt.”
“Pardon me?”

Gabriel folded his arms, a low simmer of anger heating his gut. “I return to England for the first time in many years, but I have sufficient history in this country that there may be those who remember my name. Naturally, I am wary.”
“And?”
“Four seasoned seamen confront me within minutes of coming ashore. It is very strange that brawlers like that do not attack a single man but instead herd him into a blind alley.  Further, here you are, standing in your doorway like a cuckoo in its clock, ready to rescue me from these buffoons.”
The man sat in one of the chairs and struck a weary pose, his head propped in his hand. “Which means what, pray tell?”
“If you wished to speak with me, a note sent to the coaching inn would have sufficed. I am a polite and reasonable man. I do not need a charade to lure me into conversation.”
A cat-like smile curved the man’s mouth. “It was too much?”
“Decidedly.”
“Yes, well, that was my fault. Theatrics are my passion. Don’t you think the leader of that little troupe is rather good? I’ve been thinking of using him as Bottom in next season’s A Midsummer Night’s Dream.”

Gabriel sank into the other chair. “I think the English are mad.”
“Quite. Thomas Hanson, Viscount Farnwell, at your service.” The man put out his hand. “I don’t use the title most of the time because, really, I’m an actor.”
“Gabriel d’Aubrigny, Chevalier de Lesgardes. I don’t use the title most of the time because people keep trying to kill me.”
“So I’ve heard.” Hanson rose and took down another cup from a shelf above the fireplace. “If you would prefer something stronger than tea, it can be arranged.”
“Tea is fine.” Gabriel felt a wave of impatience with the peculiar conversation. “If your ruffian friends were in on this ruse, you must have recruited them instantly. We have not been on shore long.”
Hanson poured from the pot on the table. “Arrangements were already in place. Sir Alaric sent your escort to find you months ago. They had orders to bring you to my door.”
Gabriel stiffened. Hanson had dropped the name of the king’s secret spymaster as casually as one would that of a tailor.

Hanson set the cup in front of Gabriel. “I am one of the Master’s men. You can speak freely.”
Gabriel felt his pulse quicken. Sir Alaric Fitzwilliam, the Master, was rather like fire: handy to have as an ally, but never to be entirely trusted. “I knew nothing of this. He knew when and where I would leave the Continent? That I would return to England at all?”
For the first time, Hanson looked uncomfortable. “He has unusual abilities.”
Gabriel said nothing. The Master’s interest in the occult was not a conversational thread he cared to follow.
Hanson went on. “Sir Alaric has been watching you. You worked for him and know a great deal about his associates, where information is gathered and who does it.”
“I have never shared this knowledge. Why does it matter now?”
“There’s the war with France, you see. The point is, some of the aristocracy has returned to Paris and begun to make bargains with the new regime. They are trying to recoup what they lost in the Revolution.”
And you think I will do the same. Gabriel took a deep breath, controlling his temper. “So that is why the Master sent those fools to shepherd me here? To prevent me from making a trip to Paris to sell his secrets? What would have happened if I changed my mind half-way here and started for France instead?”

Hanson colored, the red flush clashing with his auburn hair. “To jump to the end of my narrative, the Master is happy you have returned to English shores.”
“The better to watch my every step.” Taking nothing for granted, Gabriel smelled the tea and touched his tongue to the liquid before taking a swallow. The brew was strong and growing cold, but not obviously poisonous.
A moment passed. Acutely, Gabriel felt every inch the stranger. Politics, language, and dress all marked him as foreign. He did not even look like his host. Hanson had fiery coloring and broad bones, Gabriel the dark, fine features of his countrymen.
Hanson folded his arms. “If I were you, I would have stayed abroad. You realize the English government will always follow your movements with interest.”
“I do not plan to be interesting.”
“Yet you come and go from our shores. Who is to say what information you take with you?”
“I left here only to reconcile with my father.”
“That was six years ago.”
“He is a difficult man. It took some time.”
Hanson hesitated, obviously not sure what to say next.

Gabriel waved a dismissive hand. “My father plans to live out his days in Austria. He is still loyal to the kingdom that fell with the Bastille. I have friends in England, and I will make a quiet life for myself. Neither my family nor I am a threat to anyone.”
Hanson’s green eyes studied Gabriel. “Sir Alaric said you would say as much. Surely you want to know why he arranged that I speak with you.”
Gabriel set down his cup, managing to make the sound derisive. “Indeed. If Sir Alaric is unsure of one’s loyalties, his usual response is execution. I wonder why he spared me.”
“He has a bargain for you.”
The mild words were a blow. Gabriel closed his eyes. “Merde.”
One welcomed Sir Alaric’s bargains when standing on the gallows, but regretted the price as soon as the noose was out of sight. Gabriel’s last contract with the spymaster had endured eight years, and then it had taken a royal pardon to set him free. There was no way he would deal with that devil once more.

Hanson gave his feline smile. “This piece of work is simple. A fine horse and a purse of gold for a month’s labor. Observation only. Next to no risk. No obligation past month’s end.”
On the surface, it was tempting. Gabriel had nothing but his sword and the money in his belt purse.
Still, he knew better than to trust the offer.
Apprehension drove him to his feet. He paced from one end of the cramped room to the other, feeling the weight of Hanson’s cool gaze. “After Sir Alaric has taken such care to bring me here, am I even permitted to refuse?”    “Apparently.”
He felt a jolt of surprise. “Then I say no!”
“I promise it is an interesting task.”
“Non. I am done with espionage. If this assignment holds such fascination, you take it on.”
Hanson shrugged. “I don’t have your experience. It would need one with your special touch.”

Gabriel gave a smile that was more a baring of teeth. “My touch? Do you mean forgery or picking locks? I have so many useful talents that I would like to forget. I am an honest man now.”
Folding his hands behind his head, Hanson leaned back in the chair. “Since you aren’t interested, it doesn’t matter what Sir Alaric needs you to do.”
Pressing his lips together, Gabriel silenced a retort. He was being baited. “Very well.”
Hanson studied the ceiling. “The horse is yours, though. A gift. She’s a splendid mare bred from Lord Redfern’s stables. She comes with a saddle, holsters and pistols, the lot.”
Gabriel stared, frowning. “A gift?
Why?”
“In the Master’s own words, you were the cleverest of the lot of us. In his own way, he appreciated that.”

Surely, this was a trick. Gabriel briefly recalled stories of the Trojan horse, and wondered what could actually be stuffed inside a live mare. Probably not much he wanted to know about.
Without moving, Hanson turned his eyes to Gabriel. “It would be ungracious to refuse.”
“Then I accept the horse, if not the bargain,” Gabriel said. The simple truth was that he needed a mount. At the same time, a voice in his head whispered that he would regret taking the mare. With Sir Alaric, there was always a price. “But there is one thing I do not understand.”
Hanson sat up, folding his arms across his chest. “What?”
“If Sir Alaric went to such lengths to put this proposition before me, why let me go so easily?”
Hanson shook his head, spreading his hands in a gesture of confusion.
“That is something we would both like to know.”

Maggio 1799

Già c’erano guai, e Gabriel aveva appena messo piede sulla terra ferma. Spinse da parte il mantello da viaggio, lontano dall'elsa della spada. Quella che era iniziata come una camminata in un pomeriggio soleggiato dalle banchine di Southampton alla sua locanda era sicuramente diventata qualcos'altro. Quattro marinai ubriachi e maleodoranti lo guardavano in cagnesco, bloccando la strada in semicerchio. Riconobbe gli stessi uomini della barca che l'aveva portato in Inghilterra. A bordo, erano solo delle facce tra l'equipaggio. Ora sembravano la personificazione dei Peccati Capitali in giro per una passeggiata.
Gabriel si guardò attorno con una smorfia. Il contorto, sassoso dedalo delle strade si era fatto improvvisamente deserto, la gente del porto era svanita nel nulla al primo accenno di una rissa. Era solo.

"Ci incontriamo ancora, Francese," disse il capo.
Gabriel scrollò le spalle. "Un risultato logico, visto che mi state seguendo."
L'uomo era nelle vicinanze quando Gabriel aveva dato indicazioni per il trasporto del suo baule dal porto alla locanda. Da allora era stato nelle vicinanze, muovendosi a poco a poco sempre più vicino. Perchè?
La risposta più ovvia era: rapina. Lentamente, la mano di Gabriel si chiuse sull'elsa della spada. Non c'era modo di far sembrare casuale il movimento verso l'arma, ma non era comunque ansioso di scoccare il primo colpo. Fare a pezzi piccoli piccoli dei marinai britannici non era proprio il modo in cui desiderava rinnovare la conoscenza dell'Inghilterra.
"Non hai intenzione di insegnarci le buone maniere, Francese? Tanto per segnare un punto a favore dei mangia-aglio?" L'uomo e il suo amico fecero un passo avanti. Gabriel fece un passo indietro, spostandosi verso una strada un po' più larga. Lavorare di spada richiedeva spazio, ed egli fece attenzione ad assicurarsene.
"Non sono vostro nemico. Non combatto nelle armate Francesi. Non sono in guerra con voi," replicò, cercando di suonare ragionevole.
"Senti come parla bene." disse un altro marinaio. "Quasi quanto un gentiluomo Inglese."

Si avvicinarono, spingendolo a ritrarsi. Una calma letale schiarì la mente di Gabriel. Anche il puzzo di un viaggio turbolento se n'era andato. Immagina -- la minaccia di violenza costituiva apparentemente una cura efficace per il mal di mare. Si imparava qualcosa di nuovo ogni giorno.
"Ma certo che sei in guerra con noi, Francese," disse il capo, sputando ai piedi di Gabriel. "Avrei dovuto buttarti fuoribordo la notte scorsa."
"Forse rimpiangerai di non averlo fatto."
Il capo fece un altro passo, e Gabriel estrasse la spada con un aspro sibilo del metallo sulla pelle. Il riflesso della luce del sole sul metallo era accecante.
Gabriel si guardò attorno. Probabilmente era in grado di uccidere tutti e quattro questi uomini, ma non voleva. Ci doveva essere una via di uscita che gli permettesse di fuggire e basta.
Sbagliato. Dietro di lui c'era un vicolo cieco. Era in trappola.

Sospirò. Certe cose non cambiavano mai. E la sua fortuna era una di queste. Gabriel sollevò la spada, in guardia.
Il capo tirò fuori un coltello apparentemente minaccioso dalla cintura, e Gabriel imprecò. Una spada aveva maggiore portata, ma un coltello lanciato rappresentava un'altra serie di problemi.
Con il rumore di un paletto di ferro, la porta di una delle case si aprì. Il suo stomaco si contrasse al pensiero di vedere qualche bambino ignaro uscire di corsa nel bel mezzo della scena. Invece, un uomo dai capelli rossi in maniche di camicia si appoggiò allo stipite della porta. La strada era talmente stretta, che Gabriel avrebbe potuto afferrare la tazzina e il piattino che il giovane teneva tra le dita.
"Avete bisogno di aiuto?" chiese l'intruso nel più educato dei toni.
"Forse." Gabriel si sforzò di contenere il sarcasmo nella voce.
"Sembrate in condizioni di leggera inferiorità numerica."
Il capo dei marinai passò lo sguardo da Gabriel all'uomo sulla porta e di nuovo a Gabriel. "Fatevi gli affari vostri, signore."
In risposta, l'uomo sollevò semplicemente le sopracciglia. Due degli zoticoni trascinarono i piedi, come se si chiedessero se fosse il momento di scappare. Gabriel si strinse nelle spalle, indeciso se considerare l'uomo un alleato o un idiota. "Eh bien, posso infilzarne almeno due prima che uno di loro riesca ad assestare un colpo decente."
L'altro bevve un sorso dalla tazza. "Di certo non il modo migliore per iniziare il pomeriggio."
"Ahimè, che deve fare un misero viaggiatore?"
"Permettetemi." l'uomo si allontanò dalla soglia e Gabriel udì il tintinnio della porcellana che veniva posata. Quando riapparve, l'uomo stava impugnando una coppia di pistole. Le puntò entrambe ai marinai. "Andate a farvi fottere, voialtri."

Il capo dei marinai si ritirò, la faccia afflosciata per lo sgomento. Afferrando l'occasione, Gabriel rinfoderò la spada, mettendo fine alla situazione di stallo.
"Venite dentro," disse l'uomo dai capelli rossi. Ora i suoi modi erano freddi, autoritari. "Penserò io a mandare questi bei tipi per la loro strada."
Qualcosa suonò falso nella sua voce. Cautamente, Gabriel indietreggiò fino a superare il suo socorritore e la soglia della casa imbiancanta a calce. L'altro rimase sulla porta per un lungo momento prima di abbassare le pistole e chiuderla, tirando il paletto.
"Ecco fatto," disse. "Ora che ce ne siamo sbarazzati, vi posso offrire qualcosa da bere?"
Gabriel diede un'occhiata alla stanza modesta, mentre il sospetto si faceva strada nella sua mente. C'era un piccolo tavolo, due sedie, non molto altro. Attraverso una porta interna, poteva vedere il profilo di un letto disfatto. Aveva l'aria di un posto affittato per una settimana. "Bien sûr, prenderò un po' del vostro tè, basta che sia guarnito con un grano di sale."
"Come?"

Gabriel incrociò le braccia, sentendo il bollore della collera scaldargli le viscere. "Torno ora in Inghilterra per la prima volta dopo molti anni, ma ho un passato in questo paese sufficiente perchè qualcuno possa ricordare il mio nome. Naturalmente, sono prudente."
"E?"
"Quattro marinai veterani mi affrontano pochi minuti dopo che sono sceso a terra. E' molto strano che simili attaccabrighe non attacchino un uomo solo, ma preferiscano invece spingerlo in un vicolo cieco. In più, ecco che comparite voi, fermo sulla vostra porta come un cucù nel suo orologio, pronto a salvarmi da questi buffoni."
L'uomo si sedette su una delle sedie e adottò una posa stanca, la testa appoggiata su una mano. "E questo cosa significherebbe, prego?"
"Se volevate parlare con me, bastava mandare un biglietto alla locanda. Sono un uomo educato e ragionevole. Non ho bisogno di una messinscena per attirarmi in una conversazione."
La bocca dell'uomo si curvò in un sorriso da gatto. "Era così evidente?"
"Decisamente."
"Sì, beh, è colpa mia. Ho una passione per la teatralità. Non pensate che il capo di quella piccola compagnia sia piuttosto bravo? Pensavo di usarlo come Bottom in 'Sogno di una notte di mezza estate', la prossima stagione.”

Gabriel si lasciò cadere sull'altra sedia. "Penso che voi Inglesi siate tutti matti."
"Abbastanza. Thomas Hanson, Visconte Farnwell, al vostro servizio." L'uomo porse la mano. "Per la maggior parte del tempo non uso il mio titolo perchè sono veramente un attore."
"Gabriel d'Aubrigny, Cavaliere di Lesgardes. Per la maggior parte del tempo non uso il mio titolo perchè la gente cerca sempre di uccidermi."
"Così ho sentito dire." Hanson si alzò e prese due tazze da uno scaffale sopra il camino. "Se preferite qualcosa di più forte del tè, posso procurarvelo."
"Il tè va bene." Gabriel si sentì assalire dall'impazienza riguardo quella bizzarra coversazione. "Se quei furfanti amici vostri hanno a che fare con questo stratagemma, dovete averli reclutati poco fa. Non siamo a terra da molto."
Hanson versò dal boccale sul tavolo. "Erano già stati presi degli accordi. Sir Alaric ha mandato la vostra scorta per trovarvi mesi fa. Avevano ordini di portarvi a casa mia."
Gabriel si irrigidì. Hanson aveva lasciato cadere il nome del Gran Maestro segreto delle spie del re con la stessa casualità con cui avrebbe fatto con il nome di un sarto.

Hanson posò la tazza di fronte a Gabriel. "Sono uno degli uomini del Maestro. Potete parlare liberamente."
Le pulsazioni di Gabriel accelerarono. Sir Alaric Fitzwilliam, il Gran Maestro, era quasi come il fuoco: utile come alleato, a patto che non gli si concedesse completa fiducia. "Non sapevo nulla di tutto questo. Era a conoscenza di quando e dove avrei lasciato il continente? Che sarei tornato in Inghilterra?"
Per la prima volta, Hanson parve a disagio. "Ha strane abilità."
Gabriel non disse nulla. Gli interessi del Gran Maestro per l'occulto non era un argomento che gli premeva affrontare.
Hanson continuò. "Sir Alaric vi stava osservando. Voi lavoravate per lui e conoscete un bel po' di cose sui suoi alleati, dove le informazioni vengono raccolte e chi lo fa."
"Non ho mai rivelato questa conoscenza. Perchè ora è importante?"
"C'è una guerra con la Francia, vedete. Il punto è, una parte dell'aristocrazia è tornata a Parigi e ha iniziato a stringere accordi con il nuovo regime. Stanno cercando di riguadagnare quello che hanno perso nella Rivoluzione."
E voi pensate che io faccia lo stesso. Gabriel inspirò a fondo, tenendo sotto controllo la rabbia. "Così è questa la ragione per cui il Maestro ha mandato quei pazzi a condurmi qui? Per impedirmi di fare un viaggio a Parigi per vendere i suoi segreti? Cosa sarebbe successo se avessi cambiato idea a mezza strada e mi fossi invece diretto in Francia?"

Hanson avvampò, ed il rossore del viso cozzava con il color castano rossiccio dei suoi capelli. "Per arrivare alla fine dal mio racconto, il Maestro è felice che siate tornato su suolo Inglese."
"Maggior ragione perché io stia attento ad ogni mio passo." senza prendere nulla per scontato, Gabriel annusò il tè e tastò il liquido con la lingua prima di prendere un sorso. L'infuso era forte e si stava raffreddando, ma non era avvelenato.
Passò un momento. Acutamente, Gabriel si sentiva uno straniero da capo a piedi. Politica, linguaggio, e abito, tutto lo identificava come uno straniero. Non assomigliava neppure al suo ospite. Hanson aveva un colorito chiaro e ossatura pesante, Gabriel i lineamenti scuri e sottili dei suoi compatrioti.
Hanson incrociò le braccia. "Se fossi in voi, me ne sarei rimasto all'estero. Vi renderete conto che il governo Inglese seguirà sempre ogni vostra mossa con grande interesse."
"Non ho intenzione di generare interesse."
"Tuttavia andate e venite su nostro suolo. Chi può dire quale informazione potete portare con voi?"
"Me ne sono andato solo per riconciliarmi con mio padre."
"Fu sei anni fa."
"E' un uomo difficile. Mi ci è voluto del tempo."
Hanson esitò, ovviamente indeciso su cosa dire.

Gabriel fece un gesto noncurante con la mano. "Mio padre ha intenzione di vivere i suoi ultimi giorni in Austria. E' ancora fedele al reame caduto con la Bastiglia. Ho amici in Inghilterra, e mi costruirò una vita tranquilla. Né io né la mia famiglia siamo di minaccia a nessuno."
Gli occhi verdi di Hanson studiarono Gabriel. "Sir Alaric disse che avreste detto esattamente questo. Di certo volete sapere perchè ha fatto in modo che parlassi con voi."
Gabriel posò la tazza, facendo in modo di suonare beffardo. "Ma davvero. Se Sir Alaric ha dei dubbi sulla lealtà di qualcuno, la sua risposta tipica è la condanna alla pena capitale. Mi chiedo perchè mi abbia risparmiato."
"Ha un accordo da proporvi."
Quelle parole quiete furono una stoccata. Gabriel chiuse gli occhi. "Merde."
Gli accordi di Sir Alaric erano i benvenuti se uno si trovava sul patibolo, ma appena il cappio veniva tolto di mezzo si rimpiangeva il prezzo richiesto.
L'ultimo contratto di Gabriel con il Gran Maestro delle spie era durato otto anni, e c'era voluto il perdono reale per liberarlo. Non aveva alcuna intenzione di avere di nuovo a che fare con quel demonio.

Hanson mostrò il suo sorriso felino. "Questo ingaggio è semplice. Un bel cavallo e una borsa d'oro per un mese di lavoro. Solo osservazione. Praticamente nessun rischio. Nessun obbligo alla fine del mese."
Visto da fuori, era allettante. Gabriel non aveva nulla a parte la sua spada e il denaro nella borsa che portava alla cintura. Ma sapeva che non era saggio fidarsi di quell'offerta.
L'apprensione lo spinse in piedi. Camminò da una parte all'altra della piccola stanza, sentendo il peso dello sguardo freddo di Hanson.
"Dopo che Sir Alaric si è dato così da fare per portarmi qui, mi è permesso rifiutare?"
"Apparentemente."
Egli sobbalzò per la sorpresa. "Allora dico no!"
"Vi assicuro che è un ingaggio interessante."
"Non. Ho chiuso con lo spionaggio. Se questo incarico è così affascinante, prendetelo voi."
Hanson si strinse nelle spalle. "Non ho la vostra esperienza. Ci vuole uno che abbia un tocco speciale."

Il sorriso di Gabriel parve più un ghigno per scoprire i denti. "Il mio tocco? Intendete falsificazioni e forzare serrature? Ho qualche utile talento che mi piacerebbe dimenticare. Sono un uomo onesto ora."
Incrociando le mani dietro la testa, Hanson si appoggiò allo schienale della sedia. "Dal momento che non siete interessato, non importa che cosa Sir Alaric abbia bisogno che facciate."
Stringendo le labbra, Gabriel zittì la replica. Stava per essere preso in trappola. "Molto bene."
Hanson studiò il soffitto. "Il cavallo è vostro, comunque. Un dono. E' una splendida giumenta allevata nelle stalle di Lord Redfern. Vi viene data con una sella, fondine e pistole, tutto insieme."
Gabriel lo fissò, accigliandosi. "Un dono? Perchè?"
"Per dirla con le parole del Maestro, voi eravate il migliore di tutti noi. A modo suo, lo apprezzava."

Era sicuramente un trucco. Gabriel rammentò brevemente la storia del cavallo di Troia, e si chiese cosa avrebbe potuto esserci nascosto dentro una giumenta viva. Probabilmente niente che volesse sapere.
Senza muoversi, Hanson rivolse gli occhi a Gabriel. "Sarebbe scortese rifiutare."
"Allora accetto il cavallo, ma non l'accordo." disse. La semplice verità era che aveva bisogno di un cavallo. Nello stesso tempo, una voce nella testa gli bisbigliava che si sarebbe pentito di aver preso la giumenta. Con Sir Alaric, c'era sempre un prezzo da pagare. "C'è però una cosa che non capisco."
Hanson si raddrizzò, incrociando le braccia sul petto. "Cosa?"
"Se Sir Alaric è arrivato a tanto per farmi questa proposta, perchè lasciarmi andare così facilmente?"
Hanson scosse il capo, allargando le mani in un gesto che denotava confusione. "E' qualcosa che piacerebbe sapere ad entrambi."
 

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04/12/2007
da Andreina

 

POESIA DEL MESE - POEM OF THE MONTH

 

Sull'amore (Il Profeta)

Allora Almitra disse "Parlaci dell'Amore."
E egli alzò il capo e scrutò il popolo
e su di esso calò una grande quiete E con voce ferma disse:
Quando l'amore vi chiama, seguitelo.
Anche se le sue vi sono dure e scoscese.
E quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui.
Anche se la sua lama, nascosta tra le piume, vi può ferire.
E quando vi parla, abbiate fede in lui,
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il soffio del vento del nord devasta il giardino.
Poiché l'amore come vi incorona così vi crocifigge. E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole,
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
Come covoni di grano vi raccoglie in sé.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi setaccia per liberarvi dai gusci.
Vi macina per farvi neve.
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio.
Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
Ma se per paura cerchereste nell’amore unicamente la pace e il piacere,
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore,
Nel mondo senza stagioni, dove riderete, ma non tutto il vostro riso, e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.
L'amore non dà nulla fuorché se stesso, e non attinge che da se stesso.
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l’amore basta all'amore.
Quando amate non dovreste dire: "Ho Dio nel cuore", ma piuttosto, "Io sono nel cuore di Dio".
E non crediate di guidare l'amore, perché se vi ritiene degni, è lui che vi guida.
L'amore non vuole che compiersi.
Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi:
Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia alla notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore,
E sanguinare condiscendenti e gioiosi.
Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d'amore;
Riposare nell’ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore;
Grati, rincasare la sera;
E addormentarsi con una preghiera in cuore per l’amato e una canto di lode sulle labbra.

Kalhil Gibran

The Prophet On Love


Then said Almitra, Speak to us of Love.
And he raised his head and looked upon the people,
and there fell a stillness upon them. And with a great voice he said:
When love beckons to you, follow him,
Though his ways are hard and steep.
And when his wings enfold you yield to him,
Though the sword hidden among his pinions may wound you.
And when he speaks to you believe in him,
Though his voice may shatter your dreams as the north wind lays waste the garden.
For even as love crowns you so shall he crucify you.
Even as he is for your growth so is he for your pruning.
Even as he ascends to your height and caresses your tenderest branches that quiver in the sun,
So shall he descend to your roots and shake them in their clinging to the earth
Like sheaves of corn he gathers you unto himself.
He threshes you to make you naked.
He sifts you to free you from your husks.
He grinds you to whiteness.
He kneads you until you are pliant;
And then he assigns you to his sacred fire, that you may become sacred bread for God’s sacred feast.
All these things shall love do unto you that you may know the secrets of your heart, and in that knowledge become a fragment of Life’s heart,
But if in your fear you would seek only love’s peace and love’s pleasure,
Then it is better for you that you cover your naked-ness and pass out of love’s threshing-floor,
Into the seasonless world where you shall laugh, but non all of your laughter, and weep, but not all of your tears.
Love gives naught but itself and takes naught but from itself.
Love possesses not nor would it be possessed;
For love is sufficient unto love.
When you love you should not say, “God is in my heart”, but rather, “I am in the heart of God”.
And think not you can direct the course of love, for love, if it finds you worthy, directs your course.
Love has no other desire but to fulfil itself.
But if you love and must needs have desires, let these be your desires:
To melt and be like a running brook that sings its melody to the night.
To know the pain of too much tenderness.
To be wounded by your own understanding of love; and to bleed willingly and joyfully.
To wake at dawn with a winged heart and give thanks for another day of loving;
To rest at the noon hour and meditate love’s ecstasy;
To return home at eventide with gratitude;
And then to sleep with a prayer for the beloved in your heart and a song of praise upon your lips.


Kalhil Gibran

 

Cenni biografici dello scrittore

Kahlil Gibran nasce a Bisherri, una cittadina nel Libano settentrionale, il 6 gennaio 1883, luogo circondato dai famosi "Cedri del Libano". Si chiamava Gibran Khalil Gibran e quando emigrò negli Stati Uniti a undici anni il nome gli fu abbreviato da un'insegnante inglese. Nei suoi scritti in inglese la sua firma sarà sempre Kahlil Gibran.
Nel 1984 emigra a Boston con la madre e i fratelli Mariana,  Sultana e il fratellastro Boutros mentre il padre semialcolizzato con cui non ha un buon rapporto rimane in libano.
La sua religiosità e i valori umani  della sua tradizione culturale  li vengono trasmessi dalla madre Kamele Rahmè.
A 14 anni torna in libano e completati gli studi, nel 1897, viaggia attraverso il Libano e la Siria.
A Boston, nel 1904, conosce Mary Haskell, di dieci anni più grande di lui  e preside di una scuola femminile.
Sarà l'incontro più importante della sua vita. Mary sarà sua collaboratrice, amica, musa, e più tardi curatrice delle sue opere.
Tornato negli Stati Uniti nel 1912 va a vivere a New York dove apre uno studio, da lui definito nei suoi scritti "l'eremo"  dove si dedica contemporaneamente alla letteratura e alle arti figurative.
La salute di Gibran è piuttosto minata negli ultimi anni di vita che trascorre tra New York e Boston, dove vive e lavora sua sorella Mariana. Muore a New York, di cirrosi epatica e con un polmone colpito da tubercolosi, il 10 Aprile 1931, aveva 48 anni e stava lavorando a "The Wanderer" raccolta di parabole e parole. Gibran è sepolto in un antico monastero del suo paese d'origine, secondo la sua volontà. Per l'occasione il giornale "The New York Sun" annunciò: "A Prophet is Dead." "Un profeta è morto". Gibran lascia i diritti d'autore in eredità agli abitanti di Bisherri per opere di pubblico beneficio.

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03/12/2007
da MarchRose
ESCE L'ULTIMO LIBRO DI Julia Latham, ONE KNIGHT ONLY, EDIZIONI AVON
 
Julia Latham 'S LATEST BOOK, ONE KNIGHT ONLY, BY AVON
 
A dangerous journey, two people in disguise - and a love that won't be denied.
 
Daring and adventurous, Anne Kendall would give anything to join the secret band of warrior knights known as the League of the Blade, and she eagerly agrees to a perilous masquerade. But then Sir Philip Clifford, a reckless, brutally handsome knight, joins their party, bringing back memories of stolen kisses, passionate longings, and one night when she would have done anything to be his.
 
Anne would prefer to concentrate on the dangerous mission at hand.....but the glorious, savage passion that begins to develop between her and this unruly warrior may prove him to be the knight of her dreams...and her fantasies.
 
 
Un viaggio pericoloso, due persone sotto mentite spoglie – e una passione irrefrenabile.
 
Audace e piena di coraggio, Anne Kendall darebbe qualsiasi cosa per entrare a far parte della banda segreta di cavalieri nota come la “Lega della Lama”, e accetta con entusiasmo di sottoporsi a un pericoloso travestimento. Ma al loro gruppo si unisce Sir Philip Clifford, un cavaliere dai modi aspri e dall’aspetto tanto duro quanto affascinante, riportandole alla memoria il ricordo di baci rubati, desideri appassionati, e di una notte in cui lei avrebbe fatto di tutto per essere sua.
 
Anne preferirebbe concentrarsi sulla pericolosa missione che ha intrapreso… ma la passione sconvolgente e selvaggia che inizia a nascere tra lei e quell’indomabile guerriero potrebbe dimostrarle che è proprio lui il cavaliere dei suo sogni… e delle sue fantasie segrete.
 
 
Nota di MarchRose:
 
Julia Latham is the alter ego of Gayle Callen, famous author of many medieval and Regency set historicals. As JL she wrote so far two medievals, this “One knight only”, set in 15th century England, and “Thrill of the night”.
 
Julia Latham è l’alter ego di Gayle Callen, la famosa e pluripremiata autrice di molti romanzi storici di ambientazione medievale e regency. Sotto lo pseudonimo di JL ha scritto finora due medievali, questo “One knight only”, ambientato nell’Inghiterra del 1400, e “Thrill of the night”.
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03/12/2007
da MarchRose
ESCE L'ULTIMO LIBRO DI Anna Campbell, UNTOUCHED, EDIZIONI AVON
 
Anna Campbell'S LATEST BOOK, UNTOUCHED, BY AVON
 
 
 
"I am many things," Lord Sheene said. "Kind is not one of them."
 
Beautiful Grace Paget has no reason not to believe these words. After all, she was kidnapped, spirited away to a remote country manor, and told she is to grant this man his every desire.or lose her life. But Grace is no common trollop. So she risks everything to save her virtue by planning a daring escape, even though she finds herself tempted by this dangerously handsome man. There is something in his eyes that makes her believe he is not as cruel as he would have her believe.
 
Sheene knew nothing of the plan to bring him this woman. Locked up as a prisoner, called "mad" by all of society, he will do anything to reclaim his life, and Grace's sensuous beauty has distracted him from his goals. And although he finds her irresistible, he is horrified to hold her against her will. Now, together, they must both revolt against the strange set of circumstances that have forced them together - for only then will Grace truly surrender to him. Forever.
 
“Io sono molte cose,” disse Lord Sheene.”Ma gentile non è tra queste.”
 
La bellissima Grace Paget non ha motivo per non credere a queste parole. Dopotutto, è stata rapita, trascinata in una remota villa di campagna, e le è stato detto che dovrà soddisfare ogni desiderio di quest’uomo, o ne andrà della sua vita. Ma Grace non è certo una prostituta. Quindi, rischia il tutto per tutto per salvare la propria virtù e prepara un audace piano di fuga, benchè si scopra suo malgrado tentata da quell’uomo tanto bello quanto pericoloso. C’è qualcosa negli occhi di lui che le fa credere che non è crudele quanto vorrebbe farle credere.
 
Sheene non era al corrente che stessero progettando di portargli la donna. Incatenato come un criminale, chiamato “pazzo” dalla società, è pronto a tutto pur di riprendere le redini della propria vita, e la bellezza sensuale di Grace l’ha distratto dal proprio obiettivo. E benchè la trovi irresistibile, è inorridito all’idea che venga trattenuta lì contro la propria volontà. Ora, insieme dovranno entrambi ribellarsi al bizzarro insieme di circostanze che li forza a stare insieme – perché soltanto allora Grace gli cederà davvero. Per sempre.
 
 
Nota di MarchRose:
 
Anne Campbell is a talented Australian writer, who has received many praises by readers for the intense sensuality and the original plots of her Regency set-historical romances. Untouched is her second book to be published by Avon.

Anne Campbell è un’interessante autrice australiana, che ha ottenuto un ottimo successo di pubblico per l’intensa sensualità e l’originalità dei suoi romanzi, che in genere sono ambientati nell’Inghilterra regency. Untouched è il suo secondo libro pubblicato da Avon.
 
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02/12/2007
da MarchRose
ESCE L'ULTIMO LIBRO DI Kathryn Smith, TAKEN BY THE NIGHT, EDIZIONI AVON
 
Kathryn Smith'S LATEST BOOK, TAKEN BY THE NIGHT, BY AVON
 
Look out London. Saint's back in town.
 
"They may call me Saint, but there is nothing saintly about me."
 
Saint came to London looking for a little rest, blood, and maybe some feminine company. He never wanted to avenge the murders of two prostitutes, and he certainly never asked for the censure he sees in Ivy Dearing's eyes. Though, the desire he sees there awakens a hunger inside him unlike any he has ever known. He is not the only man taken in by Ivy's considerable charms, but he plans to be the only man in her bed. And when the madman he's hunting turns his attention toward Ivy, Saint will risk everything – even his immortality – to save the woman he loves.
 
 
Attenta, Londra. Saint è tornato in città.
 
“Possono anche chiamarmi Saint, ma di santo in me non c’è nulla.”
 
Saint è venuto a Londra alla ricerca di riposo, sangue fresco, e magari un po’ di compagnia femminile. Non aveva nessuna intenzione di vendicare l’assassinio di due prostitute, e di sicuro non ha mai chiesto il silenzioso rimprovero che legge negli occhi di Ivy Dearing. Ma il desiderio che legge in quegli occhi accende dentro di lui una bramosia divera da tutte quelle che ha conosciuto finora. Saint non è l’unico uomo ad essere attirato dal fascino unico di Ivy, ma ha ogni intenzione di essere l’unico uomo nel suo letto. E quando il folle a cui lui sta dando la caccia punta l’attenzione su Ivy, Saint sarà pronto a rischiare tutto – anche la propria immortalità – pur di salvare la donna che ama.
 
Nota di MarchRose:
It’s the third installment of the Brotherhood of Blood saga ( first two were "Be mine tonight "and "Night of the Huntress") , devoted to six soldiers who in the 1300s, went into a Templar building searching for treasure, but found something instead who changed them forever making them vampires – and unlike any other of their kind. The suicide of one of their own and events that followed drove them apart, but six centuries later, an ancient evil conspires to reuinite them once more…. It’s the first historical - paranormal saga ( set in Victorian England ) for Kathryn Smith, acclamed author of many “standard” historical romances, and it’s already getting a huge public consensus especially thanks to the dark sensuality of the characters – ah, those sexy vampires are really to die for…
 
Si tratta del terzo libro della saga “Brotherhood of Blood” ( la Fratellanza del Sangue: i primi due romanzi sono "Be mine tonight "and "Night of the Huntress" ) dedicata a tre soldati che nel 1300 entrano in un edificio dei Templari alla ricerca di un tesoro, ma vi trovano invece qualcosa che cambierà le loro vite per sempre trasformandoli in vampiri – vampiri diversi da tutti gli altri della specie. Il suicidio di uno di loro e gli eventi che ne conseguono li separano, ma, sei secoli dopo, si trovano di nuovo insieme per combattere un male antico quanto il tempo… Si tratta della prima saga storica-paranormale della Smith, già acclamata autrice di romanzi storici “tradizionali”, e sta ottenendo un grande successo di pubblico per la sensualità dark dei suoi personaggi – ah, questi vampiri, davvero sexy da morire…
 
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01/12/2007
da naan

COPERTINA DEL MESE  -   MONTHLY COVER CONTEST

SONDAGGIO DI GENNAIO 2008 -  CONTEST FOR JANUARY 2008

Il tema di questo mese freddo freddo sarà decisamente caldo caldo : SOTTO LE LENZUOLA.

Scegliete la copertina che più vi piace tra quelle proposte in questo post, e votate al sondaggio!


The year's coldest month's contest will be hot indeed : BETWEEN THE SHEETS

Choose your favorite cover among the ones published in this post, and take this poll!



COVER # 1
SEDUCTION
by Nicole Jordan

(artist Gregg Gulbronson)



COVER # 2
UNTAMED
by Elizabeth Lowell

(artist Victor Gadino)



COVER #  3
THE VISCOUNT IN HER BEDROOM
by Gayle Callen

(artist unknown)



COVER # 4
A LITTLE BIT WICKED
by Victoria Alexander

(artist Max Ginsburg)



Potete mantenere il sondaggio anonimo semplicemente cliccando
su SKIP nella seconda finestra.
You can mantain your vote anonymous just clicking on SKIP




Create polls and vote for free. dPolls.com
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01/12/2007
da naan

LA MIGLIORE COPERTINA DEL MESE  -  COVER CONTEST

ECCO LA COPERTINA  VINCITRICE DI QUESTO MESE!
HERE IS THIS MONTH WINNING COVER!

DANGEROUS by Anita Mills
diventerà la copertina dell'intestazione del blog per tutto il mese di Dicembre!
will be the header image for the month of December!

risultati totali / results


DARKER DREAM by Amanda Ashley  42 voti

COMANCHE ROSE by Anita Mills 26 voti

DANGEROUS by Anita Mills 73 voti

THE ANGEL AND THE OUTLAW by Madeline Baker  34 voti

 



Create polls and vote for free. dPolls.com
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30/11/2007
da naan

PROSSIME USCITE HARLEQUIN DI DICEMBRE

I GRANDI ROMANZI STORICI


NOTTI DEL BENGALA di Lidia Conetti

Un libro che sicuramente incuriosisce, con un’ambientazione insolita, scritto da un’affermata saggista e traduttrice.

Calcutta, XVIII secolo

Come ogni mattina, June Draper, la più ammirata rappresentante della colonia inglese di Calcutta nonché erede di un'immensa fortuna, esce di casa per la consueta passeggiata a cavallo. Ma quel giorno una carrozza nera ferma lungo la strada attira la sua curiosità. Ha appena il tempo di intuire il potenziale pericolo, quando dalla giungla emergono alcuni uomini che, minacciandola con un'arma, la costringono a salire sulla vettura. A differenza di ogni altra fanciulla del suo rango in una simile situazione, la signorina Draper non si perde d'animo e giura in cuor suo di vendicarsi di chiunque le abbia arrecato un tale disagio. Ma chi è il responsabile?
L'arrogante gentiluomo inglese appena giunto in città, o il misterioso e affascinante ufficiale indiano dagli insoliti e magnetici occhi azzurri, che ha l'abitudine di comparire nei momenti più inaspettati?


A NOBLE CAPTIVE (NELL'ANTRO DELLA SIBILLA) di Michelle Styles

Cibele, la Magna Mater, è spesso identificata con la dea Rea, figlia di Urano e Gea, e moglie di Crono. Da lei discendono tutti gli dei e, grazie alla sua astuzia,  Zeus riuscì a spodestare il padre.

Mar Egeo, 75 a.C.

Catturato da una nave pirata mentre veleggia sulla sua trireme lungo le coste del Mediterraneo, il tribuno romano Marco Livio Tullio viene condotto su un'isola a nord di Creta e tenuto prigioniero nel tempio di Cibele, in attesa che giunga da Roma il riscatto. Il compito di vigilare su di lui e sui pochi superstiti del naufragio è affidato alla futura sacerdotessa della dea. La giovane, allevata fin da bambina per assumere quel ruolo, sente però di non avere rivo di Tullio, così diverso dal conquistatore brutale e prepotente che immaginava, riaccende in lei il desiderio di condurre la vita di una donna normale, con un marito e dei figli. Ma innamorarsi di un romano, l'odiato nemico, significherebbe tradire il suo popolo...


THE WARRIOR - (IL GUERRIERO) di Judith E. French

Terzo ed ultimo libro della saga Alessandro il Grande ( lo scorso mese è stato pubblicato il secondo volume della saga The Barbarian - Il Barbaro) dell’apprezzata autrice Judith E. French. Tra i molti pregi del libro, la sua l’insolita ambientazione e la precisione storica.

Egitto - Irlanda, 296 a.C.

Contro il volere della madre Rossane, il giovane e ambizioso Alessandro, figlio del Conquistatore macedone, si reca alla corte del potente faraone Tolomeo con l'intenzione di chiedere la mano di sua figlia e unificare così il regno di Battriana con quello d'Egitto, realizzando il grandioso sogno del padre. Benché accolto con tutti gli onori nel fastoso palazzo reale di Alessandria, ben presto il principe si rende conto di essere il bersaglio di ripetuti agguati, di cui non conosce il mandante. Solo e in terra straniera, non può fidarsi di nessuno tranne che della giovane Kiara, una coraggiosa e determinata schiava irlandese che sogna di ritornare un giorno nella sua lontana isola. In cambio del suo aiuto Alessandro le promette la libertà, ma durante il lungo e avventuroso viaggio la bella giovane dagli occhi verdi finisce per far breccia nel suo cuore, e lui si scopre molto restio a concedergliela.


THE DUKE'S GAMBLE  (LA SCOMMESSA DEL DUCA) di Miranda Jarrett

Terzo libro della divertente saga delle sorelle Penny!

Londra, 1805

Eliot Fitzharding, Duca di Guilford, è un ricco aristocratico la cui sfrenata passione per le donne e il gioco d'azzardo è ben nota nei salotti londinesi. Annoiato dai soliti passatempi mondani, il giovane gentiluomo decide  a sedurre l'integerrima Amariah Penny, la nuova proprietaria della casa da gioco di cui è assiduo frequentatore. Amariah tuttavia non è disposta a mettere a repentaglio la propria reputazione per nulla al mondo, e tanto meno per diventare l'amante di un noto libertino. Da lei e dal suo atteggiamento decoroso dipendono infatti la rispettabilità del club e i proventi necessari a finanziare la sua segreta attività di beneficenza. E l'affascinante gentiluomo in cerca di emozioni, trova finalmente pane per i suoi denti!

note di Mandala82

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30/11/2007
da elisarolle

SALUTI

Saluto tutti quelli che ho conosciuto tramite il blog Isn't it Romantic, è stato un piacere, ma per motivi personali ho deciso di interrompere la mia collaborazione con il blog.

Se mi volete contattare potete usare il mio profilo di Slinder.

Spero che le altre blogger lasceranno questo mio messaggio a tutte voi.

Elisa

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29/11/2007
da MarchRose
LOVE SONGS – CANZONI D’AMORE
 
 
What’s better than music to talk about love? Only romance novels, perhaps ;-)
Tender and romantic, or funny and witty, sad, passionate, aggressive or sensual.. there are thousands of shades in songs, for thousands of different feelings; videoclips help expressing them so well that often you cannot think of one without the other.
And here we are with the monthly videoclip of one of our favourite love songs. Enjoy !
  
 
Cosa c’è di meglio della musica per parlar d’amore? Be’, forse solo un romanzo rosa ;-)
Canzoni tenere e romantiche, oppure buffe e divertenti, tristi o appassionate, aggressive o sensuali… ci sono mille sfumature musicali, per mille sentimenti diversi; ed i video aiutano ad esprimerle, completandole così bene che spesso canzone e video sono tanto collegati tra loro da non riuscire più a pensare all’una senza l’altro.
Ed ecco, anche questo mese, il videoclip di una delle nostre canzoni d’amore preferite. Buon ascolto!
 
Il videoclip di questo mese è / this month’s videoclip is:
 
I’m on fire – Bruce Springsteen
From the album: “Born in the U.S.A.“ (1984)
Director: John Sayles
 
 
 
 
“I’m on fire” was the fourth of a record-tying seven Top 10 hit singles to be released from “Born in the U.S.A”, the seventh studio album by Bruce Springsteen. It was by far the best-selling album of Springsteen's career with over 15 million copies sold in the U.S. alone. and one of the best-selling albums of all time.
 
The music video for the song was shot in March 1985 in Los Angeles, and won the MTV Video Music Award for Best Male Video. It portrays a romantic but slightly sad storyline: Springsteen plays a working class automobile mechanic tempted by an attractive and elegant woman who brings her vintage, extra-expensive Ford Thunderbird in for servicing, giving him “all” her keys, not just the ones for the car… What shall our Bruce do? Accept this not-so-subtle innuendo by this charming woman who is firing him up, or else?
 
Well, I don’t know about you, but I wouldn’t mind having a mechanic like ringing my bell even in the middle of the night ! ;-)
 
 
“I’m on fire” fu il quarto dei sette singoli entrati nelle Top-Ten che vennero pubblicati dall’album “Born in the U.S.A”, il settimo album di Bruce Springsteen. Si trattò dell’album sicuramente di maggior successo della carriera di Springsteen, oltre che di uno degli album più venduti di tutti i tempi, con oltre 15 milioni di copie vendute soltanto negli Stati Uniti.
 
Il videoclip della canzone fu girato nel marzo 1985 a Los Angeles, e vinse il premio MTV Video Music Award per il Miglior Video Maschile. La storia che racconta è romantica, ma anche un po’ triste: Springsteen impersona un povero meccanico che lavora in un garage, e a cui una donna molto affascinante ed elegante porta la propria macchina, una costosissima Ford Thunderbird d’epoca, perché lui la ripari. A sorpresa, però, la donna gli lascia “tutte” le sue chiavi, non solo quelle della macchina… Che farà il nostro Bruce? Accetterà l’invito nemmeno troppo velato dell’affascinante sconosciuta che gli sta facendo ribolliere il sangue nelle vene, oppure no?
 
Be’, non so voi, ma a me non darebbe affatto fastidio se un meccanico così venisse a suonare il campanello di casa mia, nemmeno nel cuore della notte! ;-)
 
  
 
“I’m on fire“
 
 
Hey little girl is your daddy home
Did he go away and leave you all alone
I got a bad desire
I'm on fire
 
Tell me now baby is he good to you
Can he do to you the things that I do
I can take you higher
I'm on fire
 
Sometimes it's like someone took a knife baby
edgy and dull and cut a six-inch valley
through the middle of my soul
 
At night I wake up with the sheets soaking wet
and a freight train running through the
middle of my head
Only you can cool my desire
I'm on fire
  
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28/11/2007
da elisarolle
 ROMANCE HISTORY:  Elinor Childe

Elinor Childe è lo pseudonimo di Anna Luisa Zazo, un'autrice che, con il suo vero nome, scrive prevalentemente testi di saggistica, con un interesse particolare per il teatro elisabettiano e la letteratura femminile. Si è occupata di Shakespeare, Virginia Woolf, Jane Austen, George Eliot, le sorelle Bronte, Oscar Wilde... Forse la frequentazione con la Austen e con i romanzi di Georgette Heyer l'ha indotta, con un nome fittizio, a ritornare entusiasticamente alla narrativa, suo primo amore, se è vero, come afferma, che ha iniziato il primo romanzo a otto anni. Con lo pseudonimo ha al suo attivo otto romanzi, tutti ambientati in Inghilterra alla fine del Settecento o nei primi anni dell'Ottocento, e un romanzo di genere fantastico. Insieme a un altro autore - entrambi nascosti dalla maschera del falso nome - ha curato tre antologie di narrativa femminile. Vive e lavora a Milano dove, nel tempo libero, coltiva la passione per la pittura.

Nel 1986 ha curato l'edizione di una antologia di racconti dell'orrore di scrittrici al femminile. In una raccolta articolata in tré parti, "Orrore antico", "Gotico e nero", "Altri orrori", venti autrici di narrativa nera o fantastica assicurano al lettore «brividi sottili, arcani, inquietanti». Dalla Francia alla Germania all'Inghilterra all'Italia, dal Rinascimento ai nostri giorni, l'antologia offre quanto di meglio la grande narrativa femminile ha saputo dare nel campo dell'orrore, del raccapriccio, della paura «quando a dilatarla, a sublimarla, a tingerla di mistero... entra in gioco l'immaginazione». Da Margherita di Navarra a Karen Blixen a Patricia Highsmith, i nomi più noti della letteratura al .femminile (e accanto a loro alcuni nomi più insoliti, non per questo meno accattivanti) sfilano con i loro diversi orrori. Diversi, ma tutti incontestabilmente orrori. «Qui» scrive Elinor Childe nell'introduzione «l'orrore è autentico; è paura, brivido, raccapriccio, spavento; è sottile, molteplice, pragmatico, ragionevole e concreto. Il lettore... verrà condotto nei meandri, nei sotterranei, nelle celle, nelle segrete più affascinanti che siano, le più misteriose e inattese - quelle della natura umana, e femminile.»

Nel 2006 pubblica con il nome di Anna Luisa Zazo "Io, la notte. Incontri e situazioni". Armando Torno, introducendo il libro, edito da Bompiani, scrive che di essa abbiamo bisogno «per conoscere, per spingere la fantasia e per saziare la carne, che riceve ordini dal buio per violare le consuetudini, per annullare la luce che acceca l'occhio e sovente la ragione, per trasgredire, per vegliare e per pregare, per incontrare i fantasmi che sono la vera realtà del mondo e i vampiri che ormai hanno imparato a succhiarci sempre, per essere streghe o uccelli notturni, per farsi santi. Sì, proprio così: senza la Notte non ci sarebbero nemmeno i santi. La utilizzano per farsi tentare e per vincere il demonio, per parlare con Dio. Nel verbo esplorare qualche linguista vede il lavoro del pianto, di quel "ploro" che sempre accompagnò le scoperte degli uomini. Chi volesse declinarlo di Notte prenda con sé queste pagine della Zazo e scoprirà che anche le lacrime di noi tutti, nascano esse da una gioia o da un dolore, devono passare in questa dimensione per legarsi al nostro cuore. In un tempo che non conosciamo forse ritorneranno all'occhio che le ha generate per raccontare la vita che hanno percorso. Chissà cosa ricorderanno, di certo però potranno confessare che i giorni furono troppo uguali ma ogni Notte, solcata da sogni o da amori, da incubi o da dolori, è stata sempre diversa».

Da sempre l'umanità si è interrogata sulla natura della Notte, sui suoi influssi, sulla sua segreta verità. Gli antichi miti ne hanno narrato l'origine e le vicende con fantasia inesauribile; poeti, narratori, musicisti, pittori ne hanno fatto argomento delle loro opere più suggestive. Il silenzio della Notte è apparente perché fervido di vita, e le sue tenebre possono suscitare illuminazioni improvvise, aprire inaspettati spazi all'immaginazione, ai desideri. Ma la Notte , elusiva e misteriosa, sembra sfuggire a ogni definizione.

Usando un suggestivo artificio che vuole rendere omaggio alla magia notturna, qui è la Notte stessa a parlare, a guidare alla scoperta di sé con un'amorosa, documentatissima e libera immaginazione. (Attilio Mazza)

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27/11/2007
da Lener
RECENSIONE:  UN POSTO PER L'AMORE  (The Trysting Place) di  Mary Balogh

Anno di pubblicazione: 1986

Ambientazione: Inghilterra regency

Livello di Sensualità: warm

Edizione italiana: I Romanzi Mondadori

Trama:
Felicity Wren si era dovuta sposare con un uomo noioso che non aveva mai amato. Ora che è vedova, è determinata a dare una svolta alla sua vita sentimentale e a trovare finalmente qualcuno che le faccia assaporare la vita... qualcuno come l'affascinante Lord Waite, magari. Ma per raggiungere il suo scopo finisce per chiedere aiuto a Tom Russell, suo vecchio amico d'infanza, senza immaginare che forse è proprio lui l'uomo che ha sempre sognato incontrare...

Confesso mi sia difficile formulare un giudizio definitivo su questo romanzo, in quanto un romance come "Un posto per l'amore" personalmente non l'avevo mai letto.
Ma procediamo con ordine.
Va premesso sia un'opera di Mary Balogh e, per quanto le scelte narrarive di questa autrice possano piacere o non piacere, è indubbio che possieda un grande talento espressivo: il suo stile non è mai sciatto ed i suoi personaggi (dai protagonisti ai comprimari) sono sempre attentamente caratterizzati (in questo caso, poi, considerando sia un regency di almeno vent'anni, ma che si legge come se fosse stato scritto ieri, direi sia un'ulteriore prova della notevole professionalità dell'autrice in questione). 
"Un posto per l'amore" è uno dei pochi romanzi (quanto meno editi in Italia e letti dalla sottoscritta) che presenta come protagonista maschile un "eroe beta", ovvero il compagno d'infazia, il ragazzo della porta accanto, l'amico sensibile, dolce, generoso e sempre presente che non è mai l'oggetto delle fantasie bollenti di nessuna donna. Thomas Russell di "Un posto per l'amore" è esattamente tutto questo, un eroe molto diverso da quelli cui, personalmente, sono abituata (maschi alpha, fuorilegge, bad boys o, nel più rassicurante dei casi, i tenebrosi intellettuali di Amanda Quick). Mi ha fatta innamorare? Sicuramente sì. Voglio dire: come si fa a non amare un uomo come Thomas Russell? D'aspetto distinto, ma niente d'eccezionale (il tipo che, per intendersi, non ti volteresti a guardare per strada), è talmente gentile d'animo, onesto e devoto nei suoi sentimenti da conquistarti inevitabilmente. Rassegnato al fatto Felicity non lo consideri un possibile compagno, le resta accanto come amico sincero e confidente, mettendo al primo posto la felicità di lei (o quella che lei crede sia la felicità che vuole).  Soprattuto Tom mantiene sempre una dignità straordinaria e qui, nuovamente, bisogna riconoscere il merito dell'autrice, perché sarebbe stato molto facile con simili premesse renderlo un tappetino e scivolare nel pietismo.
Veniamo, adesso, a lady Felicity Wren, la protagonista del libro, nonché personaggio che mi è rimasto a più riprese indigesto e, sicuramente, principale (e forse unica) ragione per cui questo romanzo non è riuscito ad entusiasmarmi.
Su pressione della famiglia (numerosa e ridotta sul lastrico) Felicity ha dovuto sposare un anziano riccone che l'ha lasciata vedova sei anni più tardi, dopo averle fatto conoscere il bel mondo di tutta Europa. Dopo i due anni canonici di lutto, Felicity è decisa a prendere le redini della sua vita e dominare da protagonista l'alta società londinese: vuole divertimenti scintillanti, vuole essere ammirata e vuole, soprattutto, un uomo giovane, bellissimo, aristocratico e ricco al proprio fianco.
Con il pretesto di fare da chaperon alle sue sorelle debuttanti (due gemelle che sono dei personaggi splendidamente riusciti), Felicity si butta anima e corpo nella stagione mondana (e la Balogh rende una descrizione della season londinese molto interessante ed accuratissima). Messi gli occhi sull'affascinante e spregiudicato lord Edmund Waite, scapolo trai più ambiti e chiacchierati del Regno, galvanizzata dall'idea di conquistarsi una simile preda, Felicity è decisissima a portarlo all'altare. In tutto questo il caro Tom le è accanto come amico di famiglia ed accompagnatore ufficiale.
Il romanzo si sviluppa su questo stranissimo triangolo dove Thomas ama in silenzio Felicity, quest'ultima vuole lord Waite come marito, il quale vuole lei soltanto come amante. Singolare a ben vedere è anche il fatto che la maggioranza delle scene più tipicamente romantiche e sensuali del romanzo abbiano come soggetti non i protagonisti, ma proprio Felicity e lord Waite.
La bravura della Balogh, ovviamente, è data dalla sua straordinaria sensibilità nel descrivere la psicologia del personaggi e la coerenza con cui fa maturare Felicity. Per quanto come eroina non mi abbia fatta impazzire, mi sono comunque trovata a comprenderne i pensieri, le motivazioni ed i comportamenti e nei suoi "difetti" (un po' di presunzione, arroganza e superficialità, caratteristiche che personalmente non mi piace trovare in una protagonista femminile) l'ho sempre trovata molto realistica ed umana.
Inoltre a questo romanzo riconosco il grande merito di sfuggire a due immancabili cliché del genere: il primo marito vecchio e bavoso e l'antagonista libertino senza scrupoli.
Lord Wren, primo marito di Felicity, è infatti una figura che ho trovato molto umana e ben caratterizzata: non è affatto il classico vecchio depravato che biecamente costringe la bellissima e povera nobildonna a sposarlo. E' un uomo sì anziano, ma molto serio, colto, raffinato e saggiamente protettivo nei confronti della sua giovane sposa: chi guadagna dalle nozze è indubbiamente la famiglia di Felicity.
Riguardo a lord Edmund Waite... devo premettere che "Il celebre libertino" (il cui protagonista è proprio il tenebroso nobiluomo dagli occhi di ghiaccio) è stato uno dei primissimi romance che lessi. Essendo, quindi, già a conoscenza del passato di lord Waite e sapendo che tipo di donna gli farà perdere la testa (una donna lontana anni luce da Felicity Wren), mi sono goduta la sua presenza in "Un posto per l'amore" come una piacevole sorpresa, consapevole di avere a che fare con un personaggio sì negativo (in questo romanzo), ma con la sua personalità e non certamente un mostro.
In conclusione "Un posto per l'amore" è un titolo che consiglio a chi desidera leggere un romance un po' fuori dagli schemi più diffusi: niente passioni travolgenti e nessuna bruciante attrazione, ma un amore che è complicità, tepore, confidenza e rispetto. Ma non per questo meno intenso e speciale.

Curiosità:

"Un posto per l'amore", "Fidanzati per finta" e "Il celebre libertino" formano un trittico di romanzi tutti editi in Italia. La lettura è comunque tra loro perfettamente indipendente.

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25/11/2007
da elisarolle

Colleen Gleason: VAMPIRE HUNTERS WITH CORSET

Colleen Gleason: CACCIATRICI DI VAMPIRI IN CORSETTO

I've always been a fan of historical romances, including Jane Austen's wonderful Pride and Prejudice, but at the same time I found myself intrigued by contemporary characters like Buffy the Vampire Slayer and Sydney Bristow of Alias.

Buffy and Sydney had it hard enough balancing their double lives in 20th-century America, but what would it have been like for them if they'd lived a century earlier - during a time when a woman was always chaperoned, could never go out alone at night, and whose main goal in life was to get married?

That was how I got the idea for The Gardella Vampire Chronicles. It's a series about Victoria Gardella Grantworth, who, just before she is about to debut into 19th-century London Society, learns that she comes from a long line of vampire hunters.

Not only does she have to find a place to hide her stake, but she's got to figure out how to get out at night to stalk vampires in between pouring tea and filling her dance card - not to mention handle the inquisitive Marquess of Rockley, who's asking too many questions, stave off the mysterious Sebastian Vioget and determine whether he's friend or foe - and work with the arrogant Max Pesaro, who thinks women have no business being vampire hunters.

Colleen Gleason

Sono sempre stata una fan dei romanzi d'amore storici, inclusi lo stupendo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, ma allo stesso tempo mi sono ritrovata intrigata dai personaggi contemporanei come Buffy La Cacciatrice di Vampiri e la Sydney Bristow di Alias.

Buffy e Sydney hanno il loro d'affare a bilanciare le loro doppie vite nell'America del ventesimo secolo, ma come sarebbe stato per loro se fossero vissute un secolo prima - in un periodo in cui una donna era sempre accompagnata, non poteva mai uscire da sola la notte, e il cui scopo principale nella vita era sposarsi?

Così è come mi è venuta l'idea per la serie The Gardella Vampire Chronicles. E' una serie su Victoria Gardella Grantworth, che, proprio prima del suo debutto nella società londinese del diciannovesimo secolo, apprende che discende da una lunga linea di cacciatori di vampiri.

Non solo deve trovare un posto per nascondere il suo pugnale, ma deve anche capire come uscire di notte per cacciare i vampiri tra versare il te e riempire il suo carnet di ballo - senza menzionare il fatto di trattare con l'inquisitiva Marchesa di Rockley, che sta facendo troppo domande, allontanare il misterioso Sebastian Vioget e capire se lui è un amico o un nemico - e lavorare con l'arrogante Max Pesaro, che pensa che le donne non hanno niente a che fare con i cacciatori di vampiri.

Colleen Gleason

About Collen Gleason: Born in Detroit, Colleen Gleason spent most of her adult life in Michigan. She attended the University of Michigan in Ann Arbor, receiving her BA in English, and later went on to obtain her MBA from the University of Michigan in Flint.

After more than fifteen years of sales, marketing, and management experience in the health care industry, Colleen began her own health insurance agency, which she owned and operated for several years. However, her passion has always been writing fiction, and in late 2005, she sold her first two books to New American Library, a division of The Penguin Group.

Her debut novel, The Rest Falls Away, the first in the Gardella Vampire Chronicles, was released to acclaim in early 2007. Publishers Weekly cited Colleen in a cover story about promising new romance novelists, and joined other media in giving The Rest Falls Away glowing reviews.

Colleen currently lives near Ann Arbor and writes full-time.

Nata a Detroit, Colleen Gleason ha passato la maggior parte della sua vita da adulta nel Michigan. Ha frequentato l'Università del Michigan ad Ann Arbor, ottenendo la sua laurea in Letteratura Inglese, e più tardi ha proseguito per ottenere il suo dottorato dall'Università del Michigan di Flint.

Dopo più di quindici anni di esperienza nel campo delle vendite, del marketing e della gestione d'impresa nel settore industriale della Salute, Colleen ha fondato la sua propria agenzie assicurativa, che ha posseduto e gestito per diversi anni. Tuttavia, la sua passione è sempre stato lo scrivere, e alla fine del 2005, ha venduto i suoi primi due libri alla New American Library, una divisione della Penguin Group.

Il suo romanzo d'esordio, The Rest Falls Away (Cacciatori di Vampiri), il primo nella serie Gardella Vampire Chronicles, è stato pubblicato con successo all'inizio del 2007. Il Publishers Weekly ha citato Colleen in un suo articolo sulle nuove promesse del romance, e si è unito ad altri mezzi di comunicazione nel dare entusiastiche recensioni a The Rest Falls Away (Cacciatori di Vampiri)

Colleen attualmente vive vicino ad Ann Arbor e scrive a tempo pieno.

The Gardella Legacy:

Venators: Ever since the first Gardella was called to fight vampires in First-Century Rome, members of the Gardella family have been chosen to take up the duty of ridding the world of the evil undead.

Those selected for this responsibility are warned through a series of five horrible dreams within a short time–dreams that demonstrate and portend their future of hunting vampires and battling evil. Many who are called don't know the meaning of the dreams until after the fifth one, when they are educated about the world of vampires and Venators by a mentor that is sent to them.

Once the dreams have occurred, and if the dreamer agrees to accept the Legacy, the chosen person must pass a test: to hunt and kill a vampire. One who is called to this duty bears the innate sense and skill to carry out this duty, although he or she may decide not to accept the calling.

If the chosen Gardella is successful in slaying a vampire, then he (or she) is given the vis bulla and becomes a full-fledged Venator, or vampire hunter.

The vis bulla is a holy strength amulet, a tiny silver cross forged from a small vein beneath the mountain of Golgatha and steeped in holy water. It provides protection, strength, speed, and fast-healing capability for the Venator.

There are no more than two hundred Venators world wide at any given time; they fall in far-flung branches of the Gardella family throughout all corners of the earth–often unaware of the family legacy until the five dreams, and the subsequent visit by the mentor.

These randomly-appearing members of the Gardella family tree are known as born Venators, for they were born to their duty and chosen for the Legacy.

Sin da quando il primo Gardella fu chiamato a combattere i vampiri nel primo secolo a Roma, i componenti della famiglia Gardella sono stati scelti per assumere il compito di liberare il mondo dei malvagi non morti.

Quelli scelti per questo compito sono messi in guardia attraverso una serie di cinque orribili sogni fatti in un breve spazio di tempo - sogni che dimostrano e proiettano il loro futuro di cacciatori di vampiri e combattenti del male. Molti di quelli che sono chiamati non sanno il significato dei sogni fin dopo il quinto, quando vengono istruiti sul mondo dei vampiri e dei Venators da un mentore che viene mandato a loro.

Una volta che i sogni sono stati fatti, e se il sognatore acconsente ad accettare la sua Eredità, la persona scelta deve superare una prova: cacciare ed uccidere un vampiro. Uno che è chiamato a questo compito possiede l'innato senso e la capacità di portare avanti questo compito, sebbene lui o lei possano decidere di non accettare la chiamata.

Se il prescelto Gardella ha successo nel cacciare un vampiro, poi a lui (o lei) viene consegnato la vis bulla e diventa un Venator completo, o cacciatore di vampiri.

La vis bulla è un amuleto che da una forza divina, una piccola croce d'argento forgiata da una piccola vena al di sotto della montagna del Golgota e forgiata nell'acqua santa. Fornisce protezione, forza, velocità e capacità di guarigione immediata per il Venator.

Ci sono non più di duecento Venators in tutto il mondo ed in tutte le epoche; sono presenti in molti rami lontani della famiglia Gardella in tutti gli angoli della terra - spesso inconsapevoli dell'eredità di famiglia fino ai cinque sogni, e alla seguente visita del mentore.

Questi componenti sparsi dell'albero genealogico della famiglia Gardella sono conosciuti come Venators nati, dato che sono nati per il loro compito e scelti per l'Eredità.

Vampires: The first vampire was Judas Iscariot, who was seduced by Lucifer to join him after he sold Jesus Christ. Believing that he would never be forgiven, Judas hanged himself, and Lucifer used him to create a new race of creatures: half-man and half-demon, who would survive by drinking the blood of mortal man.

Lilith the Dark is the daughter of Judas, and has been alive for more than a millenium. She is the most powerful vampire on the earth today, and rules over the members of her race.

All vampires have red eyes and fangs, and will burn if subjected to direct sunlight. A stake to the heart will destroy any vampire, as will a beheading. Because of the ties between Judas and Jesus Christ, vampires are afraid of silver (due to the thirty pieces Judas received in payment for selling Jesus) and other holy objects.

Guardian vampires are those in Lilith's elite guard, and their eyes glow ruby pink instead of bloodred. These vampires are have a particularly strong capability to enthrall their victims, and their fangs release a special poison at will.

Imperials are the most fearsome of all vampires. They usually have long hair and they nearly always carry swords. They can fly and glide through the air and have the ability to pull the life-force from a human without touching or biting them.

Il primo vampiro fu Giuda Escariota, che fu sedotto da Lucifero per unirsi a lui dopo che vendette Gesù Cristo. Credendo che non sarebbe mai stato perdonato, Giuda si impiccò, e Lucifero lo usò per creare una nuova razza di creature: mezzi uomini e mezzi demoni, che sarebbero sopravvissuti bevendo il sangue degli uomini mortali.

Lilith l'Oscura è la figlia di Giuda, ed è stata in vita per più di un millennio. E' la più potente dei vampiri sulla terra in questo momento, e comanda sugli altri componenti della sua razza.

Tutti i vampiri hanno occhi rossi e canini, e bruceranno se esposti alla luce diretta del sole. Un paletto infilzato nel cuore distruggerà qualsiasi vampiro, così come essere decapitato. A causa dei legami tra Giuda e Gesù Cristo, i vampiri sono spaventati dell'argento (a causa dei trenta denari che Giuda ha ricevuto in pagamento per aver venduto Gesù) e altri oggetti santi.

I vampiri guardiani sono quelli nella guardia scelta di Lilith, e i loro occhi brillano di rosa rubino invece che di rosso sangue. Questi vampiri hanno una capacità particolarmente forte di affascinare le loro vittime, e i loro canini rilasciano un veleno speciale a loro discrezione.

Gli Imperiali sono i più temuti di tutto i vampiri. Di solito hanno capelli lunghi e quasi sempre portano delle spade. Possono volare e scivolare nell'aria e hanno la capacità di ricavare la loro forza vitale da un umano senza toccarlo o morderlo.

The Books:

1) The Rest Falls Away. Release Date: January 2, 2007. The first in the Gardella Vampire Chronicles...

Beneath the glitter of dazzling 19th-century London Society lurks a bloodthirsty evil...

Vampires have always lived among them, quietly attacking unsuspecting debutantes and dandified lords as well as hackney drivers and Bond Street milliners. If not for the vampire slayers of the Gardella family, these immortal creatures would have long taken over the world.

In every generation, a Gardella is called to accept the family legacy, and this time, Victoria Gardella Grantworth is chosen, on the eve of her debut, to carry the stake.

But as she moves between the crush of ballrooms and dangerous, moonlit streets, Victoria's heart is torn between London's most eligible bachelor, the Marquess of Rockley, and her enigmatic ally, Sebastian Vioget.

And when she comes face to face with the most powerful vampire in history, Victoria must ultimately make the choice between duty and love.

Il primo nella serie Gardella Vampire Chronicles...

Al di sotto dello scintillio dell'abbagliante Società londinese del diciannovesimo secolo giace una malvagità assetata di sangue...

I vampiri sono sempre vissuti tra di noi, pacatamente attaccando debuttanti insospettabili e lord azzimati così come vetturini a nolo e modiste di Bond Street. Se non fosse per i cacciatori di vampiri della famiglia Gardella, queste creature immortali avrebbe da lungo preso il possesso del mondo.

In ogni generazione, un Gardella è chiamato ad accettare l'eredità di famiglia, e questa volta, Victoria Gardella Grantworth è stata scelta, alla vigilia del suo debutto, per portare il paletto.

Ma mentre si muove tra la ressa delle sale da ballo e strade pericolose e illuminate dalla luna, il cuore di Victoria è diviso tra lo scapolo più ricercato di Londra, il Marchese di Rockley, e il suo enigmatico alleato, Sebastian Vioget.

E quando si trova faccia a faccia con il più potente vampiro nella storia, Victoria deve infine fare la scelta tra il dovere e l'amore.

2) Rises the Night. Release Date: June 2, 2007. The second installment of the Gardella Vampire Chronicles is on shelves now!

The glorious nineteenth-century city of Rome gives rise to a new threat from the Immortal Undead...

Victoria Gardella has been a vampire slayer for just over a year, balancing her life as a peer of Society with the dangerous role that takes her out on moonlit streets, stake in hand.

As Victoria races across Europe to stop what could be the most deadly army the Gardellas have ever faced, she is accompanied by the unlikely Sebastian Vioget, a man as tempting as he is untrustworthy. But when Victoria discovers that she has been betrayed by one of her most trusted allies, the truth will challenge all her powers as a Venator – and as a woman.

Il secondo capitolo nella serie Gardella Vampire Chronicles è in libreria adesso!

La gloriosa città di Roma del diciannovesimo secolo viene sottoposta ad una nuova minaccia dal Non Morto Immortale...

Victoria Gardella è una cacciatrice di vampiri da appena un anno, cercando di bilanciare la sua vita come una pari delle Società con il pericoloso ruolo che la porta fuori nelle strade illuminate dalla luna, paletto in mano.

Mentre Victoria corre attraverso l'Europa per fermare quello che potrebbe essere il più mortale esercito che i Gardella hanno mai affrontato, lei è accompagnata dall'improbabile Sebastian Vioget, un uomo così tentatore quanto non è degno di fiducia. Ma quando Victoria scopre che è stata tradita da uno dei suoi più fidati alleati, la verità sfiderà tutti i suoi poteri come Venator - e come donna.

3) The Bleeding Dusk. Release Date: February 2008. The third installment of the Gardella Vampire Chronicles is coming in February!

The undead of Rome are racing to unravel an ancient mystery – and only one woman can stop them...

As Rome prepares for its Carnivale, the new leader of the city's vampire hunters – Lady Victoria Gardella Grantworth de Lacy – must prove herself as never before. For, to gain access to the secrets of a legendary alchemist, Rome's vampires have allied themselves with creatures as evil and bloodthirsty as they are.

Reluctantly, Victoria must turn to the enigmatic Sebastian Vioget for help, just as Maximilian Pesaro arrives to assist his fellow slayers – no matter what the sacrifice. Desire puts her at the mercy of Sebastian, while loyalty binds her to Max, but can she trust either man? Especially when a seductive vampire begins luring her into the shadows...

Il terzo capitolo nella serie Gardella Vampire Chronicles uscirà in Febbraio!

I non morti di Roma sono in fibrillazione per sbrogliare un antico mistero - e solo una donna può fermarli...

Mentre Roma si prepara per il suo Carnevale, il nuovo capo dei cacciatori di vampiri della città - Lady Victoria Gardella Grantworth de Lacy - deve dimostrarsi capace come mai prima. Dato che, per ottenere l'accesso ai segreti di un leggendario alchimista, i vampiri di Roma si sono alleati con creature malvagie e assetate di sangue come lo sono loro.

Di malavoglia, Victoria deve chiedere aiuto all'enigmatico Sebastian Vioget, propria quando Maximilian Pesaro arriva per aiutare i suoi compagni cacciatori - non importa quale sia il sacrificio. Il desiderio la mette alla merce di Sebastian, mentre la lealtà la lega a Max, ma può fidarsi anche dell'uomo? Specialmente quando un seducente vampiro incomincia a darle la caccia tra le ombre...

4) When Twilight Burns. Release Date: August 2008

Research & the Paranormal Historical by Colleen Gleason

I’ve been asked many times about whether I research before writing my historical novels, or as I go. The short answer is: I research as I go.

But that's partly because I've been writing, reading, and watching historical fiction for a long time. So, I already have at least a sense of the era.

I know the basics about what the people wear, how they travel about, what conveniences they have and don't have, etc., so when I sit down to write a book set in the past, I have enough information just to be dangerous.

But the fun part comes as I'm writing, because that's when things start to happen. Usually, I have the bare bones of a plot, but not the details. And the details, in my opinion, are what make a book. And the details are what I research when I'm in the process of writing.

When I have to make decisions--about what someone is wearing in particular, about where a certain house or building is located, about what they might eat at a ball or fete, about a political event that's happening--that's when I do the research for that particular thing. I stop writing and start searching.

I think this works partly because it keeps the whole process from being so intimidating. I don't have to know everything before I start! You can't eat the elephant all in one bite, as one of my bosses used to say--and that's a great mantra for historical research.

For example, in Unmasqued: An Erotic Novel of the Phantom of the Opera (my August release under the name Colette Gale), I didn't have the best sense of 1887 Paris. I had enough to start off (I'd read the book, seen the movie), but I didn't have the details.

So when I had Christine and Raoul take a drive through Paris, I had to find out what it might have looked like, and what they might have seen. I was able to answer this question by using three tactics:

1. Googled "Paris 1887" and got lots of stuff
2. Looked at paintings of Paris that were done in the late 19th century
3. Read fiction set during that time period

Paintings particular were helpful to me, because I'm a visual person, and seeing a picture of Paris with the Eiffel Tower just being built gave me an image to work from.

And reading fiction written (and set) during the time in question is really valuable. I can hear how people speak, what words they use, and often get little details that I wouldn't have found otherwise.

So it was fun for me to learn, through this research, that in 1887, the Eiffel Tower was just being built and the Parisians hated it. They thought it was a monstrosity.

And so I found a way to include that little tidbit in the book.

And that brings me to another serendipity about research, and why I do it as I go: it's the gems I find. The little nuggets of detail or information I'm not looking for, but I find accidentally. If I did all the research up front, I may not find these pretty little things.

Here's another example: I'm currently writing the third Gardella Vampire Chronicles book, which opens in Rome. I had to decide where a particular church that is important to the Venators (the vampire hunters) is located.

I guess I didn't really have to exactly identify where the church was, but I wanted to. It gives me a better sense of place, too. So I spent about three hours, literally, poring over a book about Rome and then validating my decision to locate the church of Santo Quirinus in what is called the Borgo.

When I started researching the Borgo, I found a lot of interesting information about that area; details that I included in the setting: that the umbrella makers were relegated to this quarter because the wet silk they used smelled so bad, that rosary makers lived in the Borgo, and I even found a painting of the area.

Another question that I’m asked a lot in regards to research, since I write paranormal historicals, is whether the world-building in a non-contemporary time period is more difficult than in a modern one.

I don't think that paranormal world-building in a historical setting is any more difficult than it is in contemporary settings. In fact, in some ways it might be easier.

It's a lot of fun to take a historical fact and twist it to fit my worldbuilding. A perfect example occurs in Rises the Night. I introduce John Polidori, who is the author of The Vampyre (the first book that really portrayed vampires as aristocratic, mysterious creatures that lived amid Society).

My research taught me that John Polidori died in 1820, which is the year in which my book is set. How convenient is that? I also learned that there was some mystery surrounding his death. Hmmm.

Some said he died from poison. Others said he died in an accident.

I decided that he died from a totally di!erent reason--related to the world I've built--and made that an event in my book.

So, to sum up, let me just say that for me, as far as research goes, once I have the basic idea of the time period, the research is just for little details. But the little details (hopefully) are what give the book its flavor and color and authenticity, and paint the picture.

I don't use everything I learn. I don't describe my characters' dress every time they come on the scene, or every single carriage or room. I give enough to paint a wide swath, with a few well-placed details, and that usually works to give a good flavor of setting without bogging the book down.

Mi è stato chiesto molte volte quali ricerche faccio prima di scrivere i miei romanzi storici, o se invento.

E' dovuto principalmente al fatto che ho scritto, letto e guardato storici da molto tempo. Così, ho già una idea dell'epoca.

Conosco i fatti di base su come le persone vestivano, come si spostavano, quali facilitazioni avevano e non avevano, ecc., così quando mi siedo per scrivere un libro ambientato nel passato, ho abbastanza informazioni per essere pericoloso.

Ma la parte divertente arriva mentre sto scrivendo, perchè è allora che le cose incominciano ad accadere. Di solito, ho lo scheletro di una trama, ma non i dettagli. E i dettagli, secondo me, sono quello che fanno un libro. E i dettagli sono quello che cerco quando sono nel processo di scrivere.

Quando devo prendere delle decisioni - su cosa qualcuno sta indossando, su dove una certa casa o edificio sono situati, su cosa potrebbero mangiare ad un ballo o ad una festa, su un evento politico che sta accadendo - è allora che faccio le ricerche per una particolare cosa. Smetto di scrivere e incomincio la ricerca.

Penso che questo funzioni in parte perchè previene l'intero processo dall'essere così intimidatorio. Non devo sapere ogni cosa prima di cominciare! Non puoi mangiare l'elefante tutto in un morso, come era solito dire uno dei miei capi - e questo è un grande mantra per le ricerche storiche.

Per esempio, in Unmasqued: An Erotic Novel of the Phantom of the Opera (la mia uscita di Agosto con il nome di Colette Gale), non avevo una buona idea della Parigi del 1887. Avevo abbastanza per cominciare (avevo letto il libro, visto il film), ma non avevo i dettagli.

Così quando dovevo far fare un giro per Parigi a Christine e Raoul, dovevo scoprire come poteva apparire, e cosa potevano aver visto. Ero capace di rispondere a questa domanda usando tre tattiche:

1. Fare ricerche on line su "Paris 1887" ed ottenere un sacco di roba
2. Guardare i dipinti di Parigi che erano stati fatti nel tardo diciannovesimo secolo
3. Leggere letteratura ambientata in quello stesso periodo

I dipinti sono particolarmente utili per me, perchè sono una persona che immagina visivamente le cose, e vedere una fotografia di Parigi con la Torre Eiffel appena costruita mi dava un immagine su cui lavorare.

E leggere letteratura scritta (e ambientata) nel periodo in questione è davvero utile. Posso ascoltare come le persone parlano, che parole usano, e spesso ottenere piccoli dettagli che non avrei trovato altrimenti.

Così è stato divertente per me imparare, attraverso questa ricerca, che nel 1887, la Torre Eiffel era appena stata costruita e che i parigini la odiavano. Pensavano che fosse una mostruosità.

E così ho scoperto un modo per includere questo piccolo spunto nel libro.

E questo mi porta un'altra scoperta insperata della ricerca, e perchè la faccio mentre già sto scrivendo: sono le gemme che scopro. Le piccole pepite di dettagli o informazioni che non sto cercando, ma scopro per caso. Se facessi tutte le ricerche all'inizio, potrei non trovare queste piccole cose graziose.

Ecco un altro esempio: stavo scrivendo il terzo libro della serie Gardella Vampire Chronicles, che incomincia a Roma. Dovevo decidere dove si trovava una particolare chiesa che è importante per i Venators (i cacciatori di vampiri).

Credo che non dovessi realmente identificare dove fosse la chiesa, ma volevo farlo. Mi dava anche un miglior senso dello spazio. Così ho passato circa tre ore, letteralmente, a studiare un libro su Roma e poi a convalidare la mia decisione di localizzare la chiesa di San Quirino in quello che è chiamato il Borgo.

Quando ho cominciato la mia ricerca sul Borgo, ho scoperto un sacco di informazioni interessanti sulla zona; dettagli che ho incluso nell'ambientazione: che gli artigiani che facevano ombrelli erano relegati in questo quartiere perchè la seta bagnata che usavano puzzava così tanto, che gli artigiani che facevano rosari vivevano nel Borgo, e ho anche trovato un dipinto della zona.

Un'altra domanda che mi viene fatta spesso riguardo alle ricerche, è se dato che scrivo storici paranormali, il ricreare un mondo che non è contemporaneo è più difficile rispetto al moderno.

Non penso che il mondo paranormale in un ambientazione storica sia più difficile che in un ambientazione contemporanea. Infatti, in qualche modo potrebbe essere più facile.

E' molto divertente prendere un fatto storico e alterarlo per adattarlo al mio mondo. Un esempio perfetto è avvenuto in Rises the Night. Ho introdotto John Polidori, che è l'autore di The Vampyre (il primo libro che descrive realmente i vampiri come creature aristocratiche e misteriose che vivevano in mezzo alla Società).

Le mie ricerche hanno evidenziato che John Polidori morì nel 1820, che è l'anno in cui è ambientato il mio libro. Quanto era conveniente? Ho anche imparato che c'era un po' di mistero intorno alla sua morte. Hmmm.

Alcuni hanno detto che è morto per avvelenamento. Altri hanno detto che è morto in un incidente.

Io ho decido che è morto per una ragione del tutto diversa - collegata al mondo che avevo creato - e fatto di questo un evento del mio libro.

Così, per riassumere, lasciatemi dire che per me, per quanto le ricerche vanno avanti, quando ho l'idea base del periodo, la ricerca è fatta solo per piccoli dettagli. Ma i piccoli dettagli (si spera) sono quello che danno al libro il suo sapore e colore e autenticità, e illustra la figura.

Non uso tutto quello che vengo a sapere. Non descrivo i vestiti dei miei personaggi ogni volta che arrivano in scena, o ogni singola carrozza o stanza. Do' abbastanza per dipingere un ampio panorama, con un poco di dettagli ben posizionati, e di solito questo funziona per dare un giusto sapore di ambientazione senza appesantire il libro.

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25/11/2007
da elisarolle

PILLOLA - PILL REVIEW

ALL THROUGH THE NIGHT by  Suzanne Brockmann

Publisher: Ballantine Books

Year: 2007

Italian translation/ Edizone italiana: no

Genre: contemporary / contemporaneo

Sensuality rating: warm / caldo

Blurb: Brockmann's 12th Troubleshooter thriller (after Force of Nature) opens with gay FBI agent Jules Cassidy's marriage proposal to gorgeous A-List movie star Robin Chadwick (recently out of the closet and out of rehab). The two men's Boston wedding shower is crashed by Globe reporter Will Schroeder, and the tape of Will's revealing interview with Robin ends up on the Net. Jules's angry friends from high-tech private security firm Troubleshooter Inc. move to shut him down. With the wedding set for December 15, Jules is sent to Kandahar (ruining Thanksgiving), and an insane celebrity stalker believes Jules, Robin and their mutual ex, Adam, are robots who need to be eliminated. A winning, innovative runup to Christmas from bestselling Brockmann.

Il dodicesimo libro thriller di Suzanne Brockmann nella serie Troubleshooter (dopo Force of Nature) si apre con la proposta di matrimonio dell'agente dell'FBI gay Jules Cassidy al meraviglioso attore Robin Chadwick (che ha recentemente dichiarato la sua omosessualità ed è appena uscito da un programma di riabilitazione). Il matrimonio bostoniano dei due uomini è rovinato dal reporter del Globe Will Schroeder, e la cassetta di Will che mostra Robin finisce nella rete. Gli infuriati amici di Jules dall'azienda di sicurezza informatica Troubleshooter Inc. si mettono in moto per fermarlo. Con il matrimonio fissato per il 15 di Dicembre, Jules viene mandato a Kandahar (rovinando il Giorno del Ringraziamento), e un fan malato crede che Jules, Robin e il loro comune ex, Adam, siano robot che devono essere eliminati. Un vincente e innovativo romanzo di Natale dalla campione di vendita Suzanne Brockmann.

Review: Suzanne Brockmann is pissed off. She is really hungry cause she has a gay son and she wants that her son can have a normal life and marry the man he loves. And from what I understand, in USA some party wing has put in stand by a law that recognize same sex marriage in Massachussetts. So when her publisher has asked her to write a Christmas novel (usually a tale of good feeling and we all love each other genre) she has written All Through the Night, where her gay characters, Jules and Robin, will marry during Christmas time in Boston.

Jules is a recurring character in Suzanne Brockmann novels, but he has met his life partner only in Hot Target and they have started a relationship in Forces of Nature, the last novel in the Troubleshooters series. Jules is an FBI agent, Robin a drunk movie actor in the closet and now an outed rehab fiction actor. They live in Boston, where Robin works, and they try to organize their marriage, among the renovation of their Victorian house, an ex of both (Adam) who doesn't accept a no like answer, a reporter who is too good in his work and manages to gain a lot of private info, and even a Jules' mission gone bad.

Like all the Christmas novel (I have in mind, for example, Dark Celebration by Christine Feehan) it's more a way for the author to collect all her favourite characters and makes a gift to her fan. So the plot is not essential and it's more a collection of glimpses in the life of various couples of the past. But what I find really strange is that, usually Suzanne Brockmann is a bit sexy author, and in this book there is no sex at all!!! When you arrive to an hot moment between Jules and Robin, the chapter finish or worse, it starts when all is just happened. What?!? I want my sex scenes, you can't give me two panting hot males without tell me why they pants!!! Ok, ok, it's a Christmas novel, I know, and it's the first time a mainstream romance author has the courage to write a M/M novel, so, I can only say: Thank you Suzanne Brockmann, and I will buy also Forces of Nature and Hot Target, and I will buy also your next M/M novel (Adam and Tony's story I think), but please, next time, could you give me a bit of flesh more?

Of Jules and Robin, what can I say? Jules is the more action-less words type. Quiet, strong and honest man. Maybe a bit jelaous, but when he is so gentle and caring with Robin, does it matter if he is a bit possessive? No! Robin is deeply in love. Point. He has eyes only for Jules, and maybe he is a bit distracted by this, but to be true, also the world around doesn't help: it seems that all happen to put him in trouble. But luckily he has an entire team of Troubleshooters to help him.

As I say, in general, Christmas novels don't have a strong plot, so, after all, I think this one is pretty good being one in the genre. And well, I read it in one day, so it's also a pageturner.

Suzanne Brockmann è indispettita. E' davvero adirata perchè ha un figlio omosessuale e vuole che suo figlio possa avere una vita normale e sposare l'uomo che ama. E da quello che ho capito, negli USA qualche partito ha messo un fermo ad una legge che riconosce il matrimonio omosessuale in Massachussetts. Così quando il suo editore le ha chiesto di scrivere un romanzo di Natale (di solito un racconto di buoni sentimenti e di amiamoci tutti gli uni con gli altri) lei ha scritto All Through the Night, dove i suoi personaggi gay, Jules e Robin, si sposeranno durante il periodo natalizio a Boston.

Jules è un personaggio ricorrente nei romanzi di Suzanne Brockmann, ma ha incontrato il suo compagno di vita solo in Hot Target e hanno cominciato una relazione in Forces of Nature, l'ultimo romanzo nella serie Troubleshooters. Jules è un agente dell'FBI, Robin un attore di cinema alcolizzato che non ha dichiarato la sua omosessualità, ed ora un attore di fiction televisiva riabilitato che ha dichiarato la sua omosessualità. Vivono a Boston, dove Robin lavora, e cercano di organizzare il loro matrimonio, in mezzo al restauro della loro casa vittoriana, un ex di entrambi (Adam) che non accetta un no come risposta, un giornalista che è troppo bravo nel suo lavoro e riesce ad ottenere un sacco di informazioni private, ed anche una missione di Jules andata male.

Come tutti i romanzi di Natale (ho in mente, per esempio, Dark Celebration di Christine Feehan) è più un modo per l'autore di raccogliere tutti i suoi personaggi preferiti e fare un regale alle sue fan. Così la trama non è essenziale ed è più un insieme di sguardi nella vita di diverse coppie del passato. Ma quello che trovo davvero strano è che, di solito Suzanne Brockmann è considerata un'autrice un po' sexy, e in questo libro non c'è per niente sesso!!! Quando arrivi ad un momento "caldo" tra Jules e Robin, il capitolo finisce o peggio, incomincia quando tutto è appena accaduto. Cosa?!? Io voglio le mie scene di sesso, non mi puoi dare due sexy uomini che ansimano senza raccontarmi perchè ansimano!!! Va bene, va bene, è un romanzo di Natale, lo so, ed è la prima volta che un'autrice di romance "importante" ha il coraggio di scrivere un romanzo M/M, così, posso solo dire: comprerò anche Forces of Nature e Hot Target, e comprerò anche il tuo prossimo romanzo M/M (penso sarà la storia di Adam e Tony), ma per favore, la prossima volta, puoi darmi un po' più di carne?

Di Jules e Robin, cosa posso dire? Jules è un tipo più azione-meno parole. Tranquillo, forte e onesto. Forseun poco geloso, ma quando è così gentile ed attento con Robin, importa se è un poco possessivo? No! Robin è profondamente innamorato. Punto. Ha occhi solo per Jules, e forse è un poco distratto da questo, ma a dire il vero, anche il mondo intorno non aiuta: sembra che tutto accada per metterlo nei guai. Ma fortunatamente ha una intera squadra di Troubleshooters (Ammazza Guai) che lo aiuta.

Come ho detto, di solito, i romanzi di Natale non hanno una trama forte, così, dopotutto, penso che questo sia un buon prodotto nel genere. E beh, l'ho letto in un giorno, così è anche un libro che si fa leggere velocemente.

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25/11/2007
da elisarolle

ESCE L'ULTIMO LIBRO DI  Eloisa James, AN AFFAIR BEFORE CHRISTMAS, EDIZIONI AVON

 Eloisa James' LATEST BOOK, AN AFFAIR BEFORE CHRISTMAS, BY AVON

Magic under the mistletoe...

One spectacular Christmas, Lady Perdita Selby, known to her friends and family as Poppy, met the man she thought she would love forever. The devilishly attractive Duke of Fletcher was the perfect match for the innocent, breathtakingly beautiful young Englishwoman, and theirs was the most romantic wedding she had ever seen. Four years later, Poppy and the duke have become the toast of the ton... but behind closed doors the spark of their love affair has burned out.

Unwilling to lose the woman he still lusts after, the duke is determined to win back his beguiling bride's delectable affections . . . and surpass the heady days of first love with a truly sinful seduction.

Magia sotto il vischio...

Uno splendido Natale, Lady Perdita Selby, conosciuta dagli amici e dalla famiglia come Poppy, incontra l'uomo che pensava che avrebbe amato per sempre. Il diabolicamente attraente Duca di Fletcher era il compagno perfetto per la giovane inglese innocente e bella da togliere il fiato, e il loro era il matrimonio più romantico che lei avesse mai visto. Quattro anni più tardi, Poppy e il duca sono diventati i beniamini della buona società... ma dietro le porte chiuse la scintilla del loro amore si è spenta.

Non volendo perdere la donna che ancora desidera, il duca è determinato a riconquistare l'affetto e le attenzioni della sua seducente moglie... e a superare la folle passione dei giorni del loro primo amore con una seduzione veramente peccaminosa.

Series

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25/11/2007
da elisarolle

ESCE L'ULTIMO LIBRO DI  Anne Cain, PAWPRINTS, EDIZIONI LOOSE ID

 Anne Cain'S LATEST BOOK, PAWPRINTS, BY LOOSE ID

Veterinary student Adrian Ferrer can't find the right man for a lasting relationship, let alone to share his life with. Between classes, his part-time job at an animal hospital and volunteering at a no-kill shelter, he's not making time to try either. Just as he's ready to leave love for the birds, Adrian comes across a new guest at the shelter who turns out to be much more than the cute, black & white cat he first appears to be. The cat shifts form, becoming a gorgeous, naked man named Lal, and the sexual attraction between the two men is pure animal magnetism.

Before Adrian knows it, he's falling for Lal faster than he can catch his breath. Never mind that his apartment doesn't allow pets, Lal is one cat he's not letting go of. But Adrian's new love is on the run from a former life that's about to catch up with them both.

Lo studente di veterinaria Adrian Ferrer non riesce a trovare l'uomo giusto per una relazione duratura, lasciamo stare condividere la sua vita. Tra la frequentazione delle classi, il suo lavoro part time alla clinica per animali e fare volontariato in un rifugio per animali, non ha tempo neanche per provarci. Proprio quando è pronto per lasciare l'amore agli uccelli, Adrian incappa in un nuovo ospite al rifugio che viene fuori essere molto più che un gatto carino e bianco e nero come all'inizio sembra essere. Il gatto muta forma, diventando un uomo nudo e meraviglioso di nome Lal, e l'attrazione sessuale tra i due uomini è puro magnetismo animale.

Prima che Adrian lo sappia, si sta innamorando di Lal più velocemente di quanto riesca a respirare. Non importa che nel suo appartamento non siano permessi animali, Lal è un gatto che lui non lascerà andar via. Ma il nuovo amore di Adrian è in fuga da una vita precedente che sta per raggiungere entrambi.

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25/11/2007
da elisarolle

ESCE L'ULTIMO LIBRO DI  Jet Mykles, DISSENT, EDIZIONI LOOSE ID

 Jet Mykles' LATEST BOOK, DISSENT, BY LOOSE ID

Her brother Geriman killed her husband, so now the two of them are on the run. Out of options, they take their chances on a trip through the Dark Forest, but they’re captured by the “dark denizens” that they’d been warned about. These beautifully cruel elves take them into the darkness and use them for selfish, sexual pleasure.

No human has been born who can withstand the full force of raedjour sexual pleasures for long. Jarak and his men are dispatched to rescue Marisol and her brother, but they come too late. They save them from death, but now there is a quandary.

What to do with the traumatized humans? Life among the raedjour is in upheaval and traditions of the last four thousand cycles of seasons may not apply. And Jarak’s and Marisol’s attraction only complicates matter.

Have you ever wondered what it would be like to be pleasured nearly to death?

Suo fratello Geriman ha ucciso suo marito, così ora loro due sono in fuga. Senza possibilità, prendono al volo l'occasione di un viaggio nella Dark Forest, ma vengono catturati dai "dark denizens" da cui erano stati messi in guardia. Questi elfi belli e crudeli li portano nell'oscurità e li usano per un piacere egoista e sessuale.

Nessun umano è nato che possa contrastare la piena forza del piacere sessuale raedjour a lungo. Jarak e i suoi uomini sono mandati per salvare Marisol e suo fratello, ma arrivano troppo tardi. Li salvano dalla morte, ma ora c'è una difficoltà.

Cosa fare con gli umani traumatizzati? La vita tra i raedjour è in agitazione e le tradizioni degli ultimi quattro mila cicli di stagioni potrebbe non essere applicate. E l'attrazione di Jarak e Marisol complica solo le cose.

Vi siete mai domandati come sarebbe essere portati al piacere fin quasi alla morte?

Series: Dark Elves

  

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25/11/2007
da elisarolle

ESCE L'ULTIMO LIBRO DI  Bobby Michaels, FOR THE LOVE OF THE CORPS, EDIZIONI LOOSE ID

 Bobby Michaels' LATEST BOOK, FOR THE LOVE OF THE CORPS, BY LOOSE ID

Mike learned a lot from the Corps, not least of all that he was gay. He fell in love with his boot camp best buddy Scott, and Scott loved him right back. But then Scott went and got himself killed in Afghanistan, and Mike wanted to die along with him.

Instead, he got wounded and had to drag his ass back to his unit so he could try again.

Then he made platoon sergeant and had his hands full keeping his unit together. It was enough, something to do, and then he met platoon lieutenant Paul and fell in love again. And this time they got out.

But with the war on in Iraq, it’s an open question how long they stay that way.

Mike ha imparato un sacco nell'esercito, non ultimo che è gay. Si è innamorato del suo compagno di campo Scott, e Scott lo ha amato di rimando. Ma poi Scott è andato e si è fatto uccidere in Afghanistan, e Mike voleva morire insieme a lui.

Invece, è rimasto ferito e ha dovuto trascinare il suo culo indietro alla sua unità così da poterci provare ancora.

Poi è diventato sergente di plotone e ha il suo daffare nel tenere la sua unità insieme. Sarebbe abbastanza, qualcosa da fare, e poi incontra il tenente di plotone Paul e si innamora di nuovo. E questa volta vanno fuori insieme.

Ma con la guerra in Iraq, è un domanda aperta quanto a lungo rimarranno tali.

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25/11/2007
da elisarolle

ESCE L'ULTIMO LIBRO DI  Allie MacKay, HIGHLANDER IN HER DREAMS, EDIZIONI NAL TRADE

 Allie MacKay'S LATEST BOOK, HIGHLANDER IN HER DREAMS, BY NAL TRADE

As a paranormal investigator Kira Bedwell knew that her gift as a far-seer had its advantages. But while touring the ruins of a Scottish castle, she never expected to gaze upon the noble figure of medieval clan chieftain Aidan MacDonald...

And she certainly never thought the irresistible Scot would visit her in her dreams from then on.

Years later, while investigating time portals in Scotland, she sees Aidan in person once more. When she unknowingly steps through a magical gateway, Kira finds herself face-to face with the handsome highlander—back in the fourteenth century!

Aidan is surprised—and delighted—to finally hold the woman he has envisioned for so long. But even as their romance transcends from dreams to reality, they find themselves under attack by Aidan's enemies. And it will take all of their courage and will for their love to survive beyond time itself...

Come una investigatrice paranormale Kira Bedwell sa che il suo dono di veggente ha i suoi vantaggi. Ma mentre visita le rovine di un castello scozzese, non si sarebbe mai aspettata di posare lo sguardo sulla nobile figura del capoclan medievale Aidan MacDonald...

E certamente non avrebbe mai pensato che l'irresistibile Scozzese l'avrebbe visitata nei suoi sogni, da quel momento in poi.

Anni dopo, mentre indaga sui portali temporali in Scozia, lei vede Aidan in persona ancora una volta. Quando lei inconsapevolmente attraversa una magica porta, Kira si ritrova faccia a faccia con l'affascinante highlander - indietro nel quattordicesimo secolo!

Aidan è sorpreso - e deliziato - di poter finalmente teneretra le braccia la donna che ha visto in sogno così a lungo. Ma anche mentre la loro storia d'amore evolve dai sogni alla realtà, loro si ritrovano sotto l'attacco dei nemici di Aidan. E ci vorrà tutto il loro coraggio e volontà perchè il loro amore sopravviva oltre il tempo stesso...

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