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GLI AFFASCINANTI CORSARI DI KATHLEEN MCGREGOR



Ed eccoci ad un nuovo appuntamento con la scrittura italiana che incanta.
Scrittrice di indubbio talento, Kathleen non ha bisogno di ulteriori presentazioni, poiché i suoi romanzi parlano per lei. Con una scrittura caratterizzata da un linguaggio efficace e avvincente, dove l’avventura, l’accuratezza storica straordinaria, i personaggi affascinanti, le ambientazioni esotiche raggiungono tali livelli di splendore, è un altro esempio di come l’Italia sia in grado di produrre romance di alta qualità.

La scrittrice vive in Italia e scrive in italiano. Ha esordito nel 2001 con Corinna, splendido romance ambientato nel XVII secolo, edito da Mondolibri. Questo romanzo, pur essendo un romance, è molto complesso. L’ ambientazione esotica viene sapientemente collocata in una dimensione avventurosa estremamente appassionante, ogni personaggio ha un suo spessore caratteristico, e i due protagonisti Dorian O’Rourke e Corinna McPherson, capaci entrambi di forti passioni, sono autentici figli del loro tempo.
In seguito alla cattura del veliero dove viaggiava, abbordato da una nave spagnola, Corinna splendida fanciulla dai capelli rossi e dal forte temperamento, viene brutalmente picchiata e poi imprigionata a causa del suo rifiuto di sottostare ai voleri dell’odioso Don Alfonso Corraya. Ed è appunto in questa lurida prigione che il corsaro Dorian O’Rourke, in cerca del suo giovanissimo fratello Gavin, anch’egli catturato dallo stesso uomo, la trova e la libera portandola con sé. Ed è così che hanno inzio le avventure di una coppia di autentici corsari, fino a una fine in cui riusciranno ad unire per sempre le loro magiche esistenze.

Sempre per Mondolibri, ha pubblicato un altro capitolo della saga, Cuore Pirata. Il romanzo che ha come fulcro la ricerca della mitica città perduta di Manoa, vede Walter Avery, duca di Averstone nonché secondo e amico intimo di Dorian, alle prese con una giovane e innocente ragazza, Glen, ignara di essere la figlia di un feroce pirata. Avery, ripreso il suo posto in società, è annoiato dalla semplice vita di città, e allo stesso tempo, intrigato dall’innocenza di una ragazza che sembra averlo stregato e lo respinge accanitamente diventando così una sfida irresistibile. Il corsaro accetta dunque l’infelice e pericoloso compito di proteggerla da una banda di tagliagole, garantendole il suo aiuto nella ricerca del tesoro nascosto dal feroce padre, sperando di ricevere molto di più di un favoloso tesoro: un sorriso capace di aprirgli le porte del paradiso.

Per L’Irlandese, terzo romanzo della Saga Corsari, ha scelto Harlequin. Pubblicato a marzo del 2007, è sostanzialmente diverso dai precedenti romanzi, dove la componente avventurosa ricopre una parte essenziale della trama. L’Irlandese infatti ha una cura dei sentimenti straordinaria, e la vicenda dei due protagonisti è il fulcro dove ruota l’intera vicenda. Juan Corraya è un uomo tormentato, che sposa la dolce Alma De Castillo per espiare, per pagare un debito, per tentare di venire a patti con la sua coscienza. Ma Alma aspetta un figlio dal capitano Quintano, e nella sua ingenua e fedele passione renderà la vita di Juan un vero inferno, finché dagli occhi verdi come l’erba irlandese di lei, scomparirà l’odio sostituito dalla forza che solo il vero amore sa infondere.

Ora le sua Fans aspettano il quarto libro che racconterà di Johnny McFee, il selvaggio. Chi sarà la donna giusta per Johnny?
Lo chiediamo alla stessa Kate …che ci ha gentilmente rilasciato questa intervista e noi siamo felici di vedere con i suoi occhi pirati e corsari, uomini arditi e selvaggi accompagnati da affascinanti donne, volitive e audaci.

Sul sito dell'autrice http://www.kathleenmcgregor.com  potrete trovare trame ed estratti dei libri pubblicati, e sul suo blog http://katesbooksworld.splinder.com molte notizie interessanti sull'ambientazione storica e sui personaggi della Saga.

Kathleen McGregor risponderà a tutte le vostre domande, perciò non perdete l'occasione di chiacchierare con lei, e ricordatevi di firmare il vostro commento con un nome o con un nick. Tra tutte coloro che parteciperanno Kathleen metterà in palio una copia con dedica del suo ultimo romanzo, L'Irlandese.

 



INTERVISTA ALL'AUTRICE
by Chiaromattino e Andreina65

Ciao Kathleen, grazie di averci concesso questa intervista.
Non ti nascondo che entrambe, sia io che Andreina, siamo piuttosto emozionate, sappiamo che sei alle prese con la stesura di un nuovo romanzo, diverso dai precedenti e che poi riprenderai a scrivere un nuovo seguito della famosa Saga Corsari.
Ma andiamo per gradi, hai esordito con Corinna pubblicata da Mondolibri, che presenta tutte le caratteristiche dei grandi romanzi di avventura, un’accuratezza storica straordinaria e una storia di passione e amore unica nel suo genere, quanto tempo hai dedicato a questo romanzo?

Temo non siate le sole ad essere emozionate!
E’ un piacere ritrovarvi ed essere ospite sul vostro bel blog, e spero di riuscire a rispondere in modo esaustivo a tutte queste numerose domande ;–)

Mi chiedete quanto tempo ho dedicato al mio primo romanzo? A distanza di tutti questi anni non riesco a quantificarlo, ma è stato tanto, sicuramente molto di più che per i romanzi successivi. Ma questo credo sia comune a tutte le opere prime che nascono, come “Corinna”, dal desiderio personale di creare, a prescindere dagli obiettivi finali. Si tratta di intraprendere un viaggio in terra sconosciuta, di imparare come muoversi sui diversi tipi di terreno, di affrontare ostacoli senza avere la minima idea di come fare a superarli. E’ una sfida importante. Inoltre “Corinna” imponeva una ricerca storica non indifferente sulle navi e la navigazione del diciassettesimo secolo, sulla Fratellanza della Costa, la società dei bucanieri, le gesta dei corsari più famosi quali appunto Henry Morgan, che ricopre un ruolo importante nel romanzo.
Non si tratta solo di scrivere una storia, ma di ricreare un mondo intero, e nel farlo di cercare di renderlo il più aderente possibile alla realtà, pur rimanendo nei canoni imposti dal genere.


Come è nata l’idea di scrivere le avventure di una combriccola di affascinanti pirati? Hai già deciso di quanti libri sarà composta?

Sono cresciuta coltivando la passione per l’avventura, e il mondo della pirateria ne ha da sempre rappresentato una considerevole fetta.
Quando ebbi l’idea per “Corinna”, fu semplicemente naturale per me affidare la parte dell’eroe a un corsaro, il resto venne di conseguenza. La società della Fratellanza della Costa, alla quale Dorian O’Rourke appartiene, era una realtà prettamente maschile, con poche eccezioni, e non era raro che si formassero equilibri, rapporti di amicizia e cameratismo.
Mentre nella marina militare, il comandante di una nave è imposto da un ordine superiore, e tutti coloro che fanno parte dell’equipaggio sono obbligati a sottostare ai suoi ordini, su una nave corsara le cose erano diverse. Il capitano aveva sì potere di vita o di morte sui membri del suo equipaggio, e tutti erano tenuti ad obbedire ai suoi ordini, ma va anche detto che era l’equipaggio a scegliere di seguire il capitano, il quale, per mantenere il suo potere, doveva dimostrare continuamente di esserne degno.
Un’amicizia come quella tra Dorian, Walter e John mi è parsa come qualcosa che, in un contesto del genere, poteva davvero instaurarsi. Non avevo previsto che sarebbero stati a loro volta protagonisti di un loro romanzo, ma mi è sembrato giusto intraprendere questa strada una volta concluso “Corinna”, sia perché mi ero talmente affezionata a questi personaggi che non sopportavo l’idea di separarmene, sia perché avevo lasciato delle vicende in sospeso, e mi sembrava dovuto portarle a conclusione.
Fin dal momento in cui si è evoluta, la Saga Corsari è stata concepita come una serie di quattro romanzi, uno per ogni personaggio maschile di rilievo: Dorian O’Rourke, Walter Avery, Gavin O’Dowd e John McFee.


Il quarto libro della saga dei pirati sarà dedicato ad un personaggio controverso e molto affascinante, John McFee, chi sarà la donna capace di far capitolare il selvaggio e crudele Johnny?

La donna che farà capitolare John McFee? In realtà non esiste una donna simile, ed è su questa considerazione che ho costruito la storia di John e Soledad. Non sarà un romanzo facile, perché John non è un personaggio comune… o meglio, è un personaggio molto comune nella realtà storica cui appartiene, ma questo fa di lui l’antitesi dell’eroe romantico.
Nei romanzi precedenti ho dovuto arrivare a un compromesso tra realtà storica e romanzesco, tra quella che era la vita reale dei filibustieri e la visione romantica che invece viene riproposta nei romanzi. Corsari e pirati non erano propriamente il tipo di uomini che una donna considererebbe affascinanti, per la maggior parte erano crudeli e spietati e vivevano come animali, la storia ci riporta moltissimi esempi di barbarie e torture perpetrate da uomini come Francis L’Olonese, Monbars e Henry Morgan. Quello che ho cercato di fare è stato trovare un equilibrio tra barbarie e civiltà, tra violenza e onore. Anche Johnny segue un certo codice d’onore, ma nel suo caso ciò non lo rende meno barbaro e spietato. Non si tratta di crudeltà, così come non è crudeltà per il leopardo cacciare e uccidere, o giocare con le sue prede. E’ semplicemente nella sua natura, e questo se vogliamo è ancora più inquietante.


Corinna, Glen, Alma, tre donne estremamente differenti tra loro e tutte incantevoli, come nasce un'eroina di quel calibro?

In realtà Corinna, Glen, Alma… come tutti i personaggi dei miei libri, esistono già con i loro tratti fisici ed emotivi, si tratta solo di scoprirli e imparare a conoscerli.
Come per le persone, quello che essi sono nel momento in cui i miei romanzi li ritraggono, è il risultato del loro vissuto, di come sono cresciuti, dei valori che sono stati loro insegnati, delle esperienze che hanno fatto, e ogni loro atto o parola sono espressione di ciò che sono.
Conoscere il loro passato è il segreto per renderli più veri, insieme alla capacità di entrare nei loro cuori e nelle loro teste, di sentire e pensare come farebbero loro, con tutto il loro bagaglio di esperienze alle spalle.
Corinna è stata allevata come un maschio, Glen è stata cresciuta oltremodo protetta, Alma ha avuto un’infanzia solitaria e povera di affetto… sono circostanze estremamente diverse che possono modellare, reprimere o enfatizzare il carattere di una persona, proprio come è accaduto a ciascuna di loro.
 

C’è quasi da chiederti se hai la capacità di viaggiare nel tempo, come spiegare diversamente lo straordinario affresco di luoghi, situazioni, costumi che prendono vita nelle tue storie? Come fai a rendere così verosimiglianti le avventure dei tuoi personaggi?

Viaggiare nel tempo non è difficile quando si ha una fervida immaginazione [ride], soprattutto se è un’immaginazione di tipo visivo, come la mia. Ma a prescindere da questo, ovvero dalla capacità di vedere e di vivere in prima persona quello che descrive, per uno scrittore è importante essere anche attore, regista e scenografo. Non solo voce narrante ma personaggio. Non solo capacità di catapultarsi nel centro dell’azione ma di costruirne la scena e dirigerla dall’esterno, per vederla con gli occhi dello spettatore.
Per quanto riguarda l’ambientazione storica, non si contano le ore e i giorni spesi a documentarmi. Riuscire a piazzare i tuoi personaggi in una determinata scena impone che tu l’abbia ben chiara e impressa nella mente, e la cosa essenziale è assimilare tutte le informazioni necessarie.
Il passo successivo, è riuscire ad amalgamare ciò che si è appreso in un unico contesto, e intrecciarlo alla trama e ai personaggi di fantasia.
Un po’ come quando si fa una torta, metti insieme tante cose diverse, uova, farina, burro, ricotta, cioccolata… e il risultato, se sei stata attenta alle dosi, è un’autentica delizia per il palato (salvo poi spalmarla per terra come la sottoscritta… argh)


I tuoi romanzi non possono essere considerati semplici romance, vista la componente avventurosa, hai deciso di continuare su questa linea per il futuro o hai altri progetti?

Mi piace mettermi alla prova, esplorare nuovi generi e nuove possibilità, quindi sì, per il futuro ho altri progetti, pur senza escludere il ritorno al romance d’avventura. In effetti la famiglia O’Rourke si sta ingrandendo, e non nego di aver già a cuore il futuro di Anne O’Rourke e della sorella non ancora nata. Ho idee per un romanzo medievale, un romatic suspense, un romanzo celtico, e a questi aggiungete i paranormali che seguiranno il romanzo attualmente in lavorazione...
In genere cerco di inseguire l’ispirazione e di scrivere quello che in quel momento mi dà maggiori soddisfazioni a livello personale, credo comunque di poter asserire che in nessuno dei miei romanzi futuri mancherà la componente avventurosa.
 

Di cosa tratta il tuo nuovo romanzo? Vuoi darci qualche anticipazione?

E’ la prima delle sfide di cui accennavo ma non è ancora concluso, e per queste ragioni sono molto riluttante a parlarne. Un po’ per scaramanzia, un po’ perché è comunque in costante evoluzione e si rivela una fonte di continue sorprese anche per me. Posso accennarvi che si tratta di un romanzo contemporaneo ambientato in Alaska, con forti elementi di paranormale e di urban fantasy. Un genere e un’ambientazione per me del tutto nuovi e inesplorati, ma indubbiamente stimolanti.


Quali sono le tue piccole manie? Quando scrivi cosa ti piace avere attorno a te?

Ho bisogno di immergermi totalmente nella mia fantasia, di trovare un particolare equilibrio fisico e mentale. Non ho particolari manie, sono anzi molto confusionaria e disordinata, circondata dai libri che uso per documentarmi, da tutti i fascicoli relativi alle ricerche storiche, allo studio dei personaggi e della trama, dalle fotografie dei luoghi in cui devo imparare a immergermi. Tutto ( e si tratta sempre di montagne di carta ) deve essere a portata di mano, pronto da sfogliare e consultare in ogni momento. Grazie a internet, oggi le distanze assumono un valore relativo, ti basta aprire una finestra virtuale per trovarti in mezzo al Gran Canyon, su un’isola dei Caraibi o sul crinale di un vulcano in Alaska. Ogni contatto visivo mi aiuta a sentirmi proiettata nella realtà in cui si svolge la mia storia e si muovono i miei personaggi. Ne è un esempio la webcam dell’Alaska Volcano Observatory puntata sul vulcano Spurr, nell’Alaska Range, luogo in cui è ambientato il romanzo che sto scrivendo.
(http://www.avo.alaska.edu/webcam/spurr.jpg?0.07405174308341405 ).
Un occhio aperto su un mondo dove luce e oscurità solo pochi mesi all'anno si dividono equamente il giorno, dove a giugno il sole tramonta all’una di notte e risorge alle tre del mattino, quasi nello stesso punto.
Sono piccole cose come queste, che mi aiutano a vedere ciò che descrivo.


Mt. Spurr, 01,00 am, 2 Luglio 2008


Ti piace ascoltare musica quando scrivi? Che genere di musica?

Dipende dallo stato d’animo in cui mi trovo e soprattutto dal libro che sto scrivendo. La musica deve essere in sintonia con l’atmosfera e il ritmo di ciò che scrivo, perciò cambia da un romanzo all’altro, pur conservando degli standard di base. Non deve costituire un elemento di disturbo ma aiutarmi a concentrarmi, a calarmi nel mio mondo immaginario. Musica che in realtà non ascolto, ma percepisco in sottofondo, sulle cui note i miei pensieri riescono a viaggiare.
Si tratta per la maggior parte di musica strumentale, o comunque di canzoni dove le voci sono melodiche, concepite come parte integrante della musica stessa. Amo le colonne sonore di James Horner (La Maschera di Zorro, Braveheart, A Beautiful Mind), Hans Zimmer (Il Codice Da Vinci, Il Gladiatore), Michael Kamen (Robin Hood, il Principe dei Ladri), Vangelis (Alexander, Antarctica) e la musica celtica di Loreena McKennitt e Enya.
A volte mi accade di scoprire o di entrare in sintonia con un tipo di musica che esula dai miei standard, come mi è accaduto mentre scrivevo "Cuore Pirata", con Tina Turner, e come mi accade ora con i Red to Violet. In questi casi, si sviluppa una sorta di profondo equilibrio tra i miei ritmi e quelli della musica, al punto da riuscire a scrivere ascoltandola a ripetizione senza quasi rendermene conto.
 

Parliamo di editoria, dalla Mondolibri alla Harlequin, a chi dobbiamo rivolgerci per avere le ristampe dei tuoi romanzi?

Purtroppo si tratta di due case editrici che seguono sistemi editoriali ben definiti, anche se da un certo punto di vista possono apparire illogici. Mondolibri si basa sostanzialmente sulla pubblicazione di novità, per cui quando un titolo esce dal catalogo non viene più ristampato, a prescindere dalle sue potenzialità di vendita.
Harlequin, essendo un editore da edicola, segue più o meno lo stesso principio.
Di conseguenza, a meno che un diverso editore mostri interesse per i miei romanzi, temo sia improbabile che vengano fatte delle ristampe.


Nell’estate del 2006 quando sei venuta in Sardegna, abbiamo avuto l’onore di conoscerti.
E’ stato una pomeriggio molto emozionante, avendo letto e amato i tuoi libri ci sembrava cosa impossibile che tu stessi seduta al tavolo con noi a mangiare i dolcetti sardi e la torta della nonna (fatta da Andreina me medesima !!!)
Sappiamo che sei una persona molto riservata, quindi è stata una sorpresa scoprire che sei una persona semplice dolcissima, simpatica e con una risata contagiosa!!!
Ti piacerebbe tornare in Sardegna ?qual è stato il luogo che hai visitato della nostra isola e che più ti ha emozionato?


Un pomeriggio davvero piacevole, senza contare il mio debole per i dolci ! [ride] e sì, mi piacerebbe molto tornare in Sardegna. Il vostro mare ha avuto e continua ad avere per me un enorme richiamo, ho il suo colore impresso nella memoria e ancora adesso, quando guardo le fotografie, me ne stupisco.
La costa è senz’altro la parte che più mi ha toccata, impervia e rocciosa, con le piccole, stupende spiaggette incuneate tra i costoloni a picco sul mare. Una delle più belle esperienze è stata la giornata passata a navigare lungo la costa, fin oltre Capo Teulada, su una bellissima goletta.
Sono una persona con una profonda affinità con la natura, e al di là del fatto di avere l’anima dell’artista e la passione per la storia dell’uomo, non c’è paragone tra quello che posso provare di fronte a un castello, o a una rovina antica, e quello che invece mi riempie il cuore quando mi trovo di fronte ai capolavori della natura.


Durante la nostra chiacchierata ti abbiamo carpito alcune informazione circa il quarto libro della saga pirati, quello dedicato a John McFee, sappiamo che sarà un personaggio indimenticabile per le tue lettrici, ma ti confessiamo che dopo L’Irlandese, uno dei libri più belli che abbiamo mai letto, ci riesce difficile immaginare un personaggio più carismatico di Gavin, il protagonista de L’Irlandese, in cosa si differenzia sostanzialmente il nuovo romanzo?

Grazie per le belle parole! Sono davvero felice che Gavin sia riuscito a conquistarvi, e spero che anche John, a modo suo, saprà farvi vivere qualche forte emozione.
Nel nuovo romanzo ci sarà sicuramente una componente più elevata di avventura e di pericolo, un’ambientazione primitiva e selvaggia in cui un personaggio come John McFee possa esprimere il meglio, e il peggio, di sé.
Non faccio mai confronti tra i miei personaggi. Li amo tutti in egual modo, e tutti per ragioni diverse. Dorian era un’anima impenetrabile, Walter un’anima annoiata, Gavin un’anima smarrita… John semplicemente non ha un’anima. Dovrò trovargliene una?


Ameremo John McFee, il meticcio dagli occhi d'acciaio quanto abbiamo amato Gavin?

Questo me lo direte voi :–)


Nella Saga Corsari figura un personaggio secondario molto presente ne L’Irlandese, il giovane aiutante di Gavin, Pablo, una figura all’inizio sporadica ma che assume un suo ruolo sempre più di rilievo, pensi in futuro di dedicare un libro anche a lui?

Pablo è un personaggio molto speciale per me. A differenza di tutti gli altri, che ho incontrato già adulti, già caratterialmente formati e con un loro bagaglio personale già definito, lui mi è apparso bambino, ed è cresciuto sotto i miei occhi.
Possiede la disarmante ingenuità del ragazzino che è, ma nello stesso tempo il coraggio, la determinazione e la lealtà di un adulto, un personaggio che la vita non ha ancora corrotto, e per questo pieno di intriganti promesse.
Non è improbabile che decida in futuro di dedicargli un romanzo tutto suo, e proprio per aggiungere un po’ di sale all’attesa, l’ho affidato a Omar De Chaville alla fine de "L’Irlandese". ;–)


Come mai spendi tanto tempo a farci conoscere e diremo anche amare i personaggi cattivi come Luiz Gonzales ne L'Irlandese?

Mi piace scavare nella natura umana, mettere a nudo anche quelle parti che non ci si aspetta, e partendo dalla considerazione che, salvo probabilmente rare eccezioni, nessuno è mai totalmente malvagio e nessuno è mai totalmente buono, mi piace esplorare le infinite nuances, e casi della vita, che portano un personaggio ad essere cattivo invece che buono, e viceversa. Questa sorta di equilibrio che ne viene, è di per sé una caratteristica molto umana e contribuisce a renderli più credibili, più veri e più comprensibili, evitando di farne delle caricature.
Se "L’Irlandese" fosse stato scritto al contrario, nessuno potrebbe negare il ruolo di vittima a Luiz Gonzales, e quello di persecutore a Juan Corraya. Buono e cattivo sono concetti relativi e cambiano a seconda di come scegliamo di schierarci. Come nella vita, ci sono torti che si subiscono e torti che si infliggono, le circostanze sono quelle che danno maggior peso agli uni piuttosto che agli altri.
Ma questo non esclude che in una figura negativa possa esservi qualcosa di positivo, e viceversa. Mi piace inoltre pensare che la vita possa riservare sempre una seconda occasione, insieme all’opportunità di redimersi.


Se dovessi dare una definizione a ciascuno dei tuoi romanzi della Saga Corsari, in base alle trame e ai protagonisti principali, quali sarebbero?

“Corinna” sarebbe senza dubbio la rappresentazione della Passione. Dorian e Corinna sono due personaggi estremamente passionali, nell’affrontare la vita, le battaglie, nell’amare e nell’odiare. Sono istintivi, combattivi, testardi, spietati, e disposti a dare la vita per ciò in cui credono.
In “Cuore Pirata” l’elemento determinante è la Fiducia. A dispetto del suo passato di corsaro e del suo aspetto inquietante, Glen ha incondizionata, incrollabile fiducia in Walter, anche quando tutto sembra perduto. E questo per me è molto dolce e commovente.
“L’Irlandese” rappresenta infine la Fedeltà. Per Alma la fedeltà è un concetto inscindibile dall’amore, e Juan dovrà accettare di condividere il suo cuore con chi l’ha preceduto, prima di riuscire a conquistarla.
Passione, Fiducia, Fedeltà, sono per me elementi indissolubili in amore, e mi piace l’idea di averli, in un certo qual modo, rappresentati nei miei romanzi.


Passando più al privato, ci incuriosisce sapere se tuo marito legge i tuoi libri, e se sì cosa ne pensa del tuo estro narrativo?

Sì, mio marito legge i miei romanzi, e gli piace soprattutto sentirli dalla mia voce durante la stesura. A lui infatti ricorro sempre quando ho bisogno di un giudizio, soprattutto sulla credibilità di scene complesse, come per esempio quelle d’azione. Pensa che abbia molto talento e sta aspettando fiducioso il mio successo, per potersi ritirare in campagna e dedicarsi al golf :–)


Nei tuoi personaggi maschili c’è qualcosa di suo? Tranquilla ….non ti chiediamo cosa!!!!!!

Mio marito è un uomo logico, preciso, ordinato e con una grande forza di volontà, ma allo stesso tempo molto romantico, e io… sono la sua gioia e la sua miseria [ride]
Credo che in questo ritratto si possano trovare punti in comune con i miei personaggi, forse non a livello fisico o caratteriale, ma sicuramente nel rapporto con la loro dolce metà :–)
 

E infine cara Kate ti chiediamo di rispettare una promessa, ossia venire a trovarci e passare una serata tra noi ragazze (ribattezzateci le ragazze della merenda con libro)!!! a mangiare dolci, bere tè e parlare di libri e………carpirti più informazioni possibili sui tuoi progetti futuri !

Sarà una vera gioia per me incontrarvi di nuovo! E… oh be’, d’accordo, una parolina o due sui prossimi libri posso anche farmela strappare ;–)


ESTRATTO INEDITO da L'IRLANDESE

(Durante il viaggio come scorta al galeone del Governatore di Cartagena)


La traversata fu breve e tranquilla, disturbata solo da qualche isolato rovescio di pioggia; ciò diede a Juan molto tempo per riflettere sul drastico cambiamento avvenuto nella sua vita e per decifrare le ingarbugliate sensazioni che lo rendevano tanto insofferente verso ciò che fino ad ora era stata l'unica attività in grado di assorbire le sue energie e di placare i suoi demoni.
Erano passate solo due settimane dalla sua partenza da Portobello, un tempo irrisorio se paragonato ai mesi di navigazione cui era abituato da anni, ma non c'era minuto in cui non ne sentisse il peso fastidioso e il disagio crescente. Il pensiero fisso su quel che si era lasciato dietro lo rendeva terribilmente inquieto, pervaso di preoccupazione e di latente desiderio.
Senza azzardarsi a rimpiangere di non aver potuto scaricare il proprio nervosismo in qualcosa di diverso dal misurare incessantemente il ponte come un leone in gabbia, attendeva con rabbiosa impazienza di vedere profilarsi all'orizzonte la loro meta.
Quel mattino era in piedi dall'alba, e il silenzio che lo circondava sul ponte testimoniava efficacemente il suo malumore. Per l'ennesima volta interruppe il continuo andirivieni, fermandosi a scrutare accigliato la linea fumosa e indefinita che divideva il mare dal cielo.
Pochi istanti dopo la vedetta gridò terra in vista.
Hernandez abbassò il cannocchiale con un impercettibile sospiro di gratitudine.
- Hispaniola dritta di prua, ammiraglio. - lo informò.
- Era ora. - masticò Juan aspro.
- Prima di sera saremo al canale di Mona, señor. -
Significava ritorno. Juan represse a stento la smania che si portava dentro e che minacciava di ottenebrargli la ragione. Strinse le mani dietro la schiena e annuì con sguardo inespressivo.
Se avesse dato retta ai suoi impulsi, avrebbe abbandonato il Matador direttamente all'isola di Mona, e dovette riconoscere, non erano mai stati così intensi e ardui da controllare come in quel momento.
Era accaduto qualcosa di inaspettato, ne era consapevole. Qualcosa che lo aveva intimamente spiazzato e irretito a un tempo. Due straordinari occhi verdi avevano fatto breccia là dove era certo nulla avrebbe mai potuto arrivare e lo avevano lasciato anelante, avido di emozioni che molto tempo addietro si era rassegnato a reprimere e a non provare mai più.
Dopo anni di sterili battaglie e di autoimposta solitudine, Juan desiderava solo di perdersi nelle profondità inesplorate di quegli occhi, domandandosi se in essi avrebbe infine ritrovato se stesso.
- Pensate di scortarlo fino a San Juan? -
Juan strinse i denti, riscuotendosi brevemente dai propri pensieri.
Si aggrondò, riflettendo. Hispaniola era terra di caccia per i bucanieri, e lo stretto canale poteva nascondere notevoli insidie per chi lo attraversava diretto verso l'oceano. Per quanto avesse accettato quel compito di malavoglia, il suo senso dell'onore gli impediva di lasciare il Matador sguarnito di scorta in quel tratto di mare notoriamente affollato e pericoloso.
- Non abbiamo scelta. - si apprestò alla chiesuola e fece scorrere un dito sulla carta nautica, seguendo una linea immaginaria - Una volta arrivati a San Juan, seguiremo una rotta esterna alle isole sottovento e rientreremo nel mare interno da Martinica. -
Hernandez si grattò il mento - Non sarà uno scherzo veleggiare con gli alisei al traverso. -
Juan trattenne un sorriso. Era più che disposto ad affrontare venti e correnti ostili, a sfidare Poseidone stesso nel suo elemento, pur di mettere fine a quella traversata. Accettare quel compito era stato un errore fin dall'inizio, era ben deciso a renderlo quanto meno più breve possibile.
- Neanche passare indenni il canale. - commentò con leggerezza - Comunicate a Romero di ridurre la distanza, e di tenere pronti gli armamenti. -
Hernandez lo fissò con intenzione. - Vi aspettate un attacco? -
Si raddrizzò, spaziando con lo sguardo sulla superficie cangiante del mare.
- Meglio non farsi trovare impreparati. Per quando saremo all'entrata del canale, voglio tutti gli uomini sul ponte, equipaggiati di armi e munizioni, e i pezzi pronti a fare fuoco. -


Jorge Hernandez navigava con Juan Corraya da quando, nel 1669, aveva assunto il comando della Marilente, dopo che lo Spagnolo Rosso, così lo chiamavano allora per il colore acceso dei suoi capelli, che non si curava di celare sotto alcuna parrucca, era giunto a Portobello con il grado di ammiraglio e la carica di governatore.
Da allora aveva affrontato al suo fianco ogni traversata, come scorta dei navigli dell'argento, e ogni scontro e battaglia contro le navi pirata. Era stato un onore per lui condividere le sue innumerevoli vittorie contro i pirati, consumate con tanta indifferenza da far credere non contassero nulla. Si era lasciato conquistare dall'inconsueta capacità di giudizio e di controllo che li aveva guidati ogni volta sulla giusta rotta e portati ad avere ragione di ogni sorta di nemico, e nonostante tutto il tempo passato al suo fianco, ancora gli capitava di stupirsi della sua straordinaria abilità di prevedere le mosse nemiche e di affrontarle preparato.
Mentre scuoteva impercettibilmente la testa alla vista dei due ketch corsari, accanto a lui Corraya imprecò in sordina contro la sfortuna.
- Comunicate al comandante del Matador di restare nella nostra scia e di non esporsi. -
- Se ci aiutassero invece che rimanere in disparte… - protestò Hernandez.
Juan lo fulminò con un'occhiata tagliente. - Se una bordata scalfisce appena quella nave, capitano, vi faccio fare talmente tanti giri di chiglia che arriverò a stancarmi prima di voi. -
Si aggrondò tornando ad esaminare le imbarcazioni nemiche attraverso il cannocchiale. - Sono bassi sull'acqua.-
- Se hanno le stive cariche forse non si arrischieranno a muoverci battaglia.-
L'istante successivo le bocche dei cannoni nemici esplosero quasi d'un sol colpo, facendo ribollire di bordate il mare di fronte a loro.
C'era qualcosa che non andava, pensò Juan. Nella sua esperienza sui pirati aveva imparato a non sottovalutare gli avversari, anche quando, come ora, si apprestavano equipaggiati di velieri tutt'altro che minacciosi e ostentavano ben poche risorse.
I corsari erano forse la razza di combattenti più agguerrita e dotata dai tempi dei vichinghi, Juan sapeva molto bene che se avesse fatto l'errore di accorciare le distanze se li sarebbe ritrovati sul ponte in pochissimi battiti di ciglia, e lui non aveva alcuna voglia di ingaggiare battaglia con quella feccia, non in quel momento. Non quando il suo unico desiderio era tornare indietro il più presto possibile.
Per un attimo si chiese se Alma avrebbe trovato auspicabile che non ritornasse. Se fosse rimasto riverso sul ponte lei sarebbe stata libera, protetta dal suo nome e dal suo stato di vedova.
Contrasse la mascella e scacciò a forza quei pensieri molesti. Ordinò al timoniere di dare ai ketch il traverso e ai cannonieri che ci dessero dentro. In pochi minuti, alti pennacchi di fumo iniziarono a sollevarsi dai piccoli velieri che tuttavia perseverarono nella loro avanzata verso quel nemico molto più imponente, ma anche molto meno agevole nelle manovre.
Una palla troppo ben diretta colpì il galeone a poppa, sollevando una nuvola di polvere e di detriti. Juan si abbassò di scatto tirandosi dietro Hernandez per la giacca e buttandolo a terra accanto a sé.
- Per tutti i demoni, Ortiz! - gridò aspramente al capo cannoniere - Volete decidervi ad affondare quei miserabili tagliagole o devo farlo da solo? -
Il ponte tremò sotto il rinculo dei cannoni pochi istanti prima che un'altra bordata schiantasse la murata a mezzanave investendo uomini e pezzi e scaraventandoli attraverso il ponte.
Juan balzò in piedi; di fianco a lui Hernandez si mise sulle gambe barcollando. - Eravamo distanti… - gracchiò con la testa che gli rintronava e le orecchie che fischiavano.
- Svelato perché sono così bassi sull'acqua. - masticò Juan, dannandosi per non averlo capito prima.
- Hanno imbarcato cannoni a lunga gittata! – esclamò Hernandez. – Come diavolo possono sopportarlo quei ponti… -
Ma Juan non lo ascoltava, impegnato a lanciare ordini e a coordinare la controffensiva.
Quando Hernandez imprecò sonoramente dietro le sue spalle, si limitò a lanciargli un'occhiata, e si sentì assalire dalla furia nel vedere la prua del Matador rompere la posizione per oltrepassarlo e ingaggiare battaglia.
Con un ringhio balzò sulla battagliola di poppa, afferrando il secondo ufficiale per la marsina e spingendolo verso il parapetto.
- Segnala a Romero di non uscire allo scoperto. -
Il giovane ubbidì freneticamente. - Non risponde, señor. - riferì ansioso.
- Ordina a quell'idiota di mantenere la posizione! - abbaiò.
- Non risponde… - squittì l'altro.
Juan imprecò ferocemente, si sporse sul ponte. - Accosta a babordo timoniere! Riprendi la rotta, chiudi il Matador e sperona quei bastardi! -
Gli uomini ai pezzi sollevarono le facce annerite dal fumo. Hernandez si mise a correre a proravia. - Uomini ai cannoni di prua! Aprite il fuoco! -
L'albero di prua esplose ricadendo sul ponte, in mezzo a un inferno di legno, tele e cordame infuocati.
Una gragnola di bordate si abbatté sulla Marilente per un tempo che parve infinito, fino a quando l'alta e imponente prua danneggiata torreggiò sul piccolo veliero, e lo investì. Grida si levarono dalla linea di galleggiamento, coperte dagli schianti del legno che si frantumava sotto il peso del galeone e dall'immediato crepitio dei moschetti spagnoli.
Il secondo ketch cambiò rotta repentinamente sospendendo l'attacco per portarsi fuori portata. Juan balzò sul ponte, tra uomini che correvano per spegnere i focolai e soccorrere i feriti.
- Accosta ancora timoniere! - ringhiò - mostra i cannoni di dritta. -
Quando la Marilente sfiorò la nuova posizione di fuoco, il ketch aveva già guadagnato la rotta e si stava defilando.
- Uomini ai pezzi! Fermate quei cani! - ordinò Juan.
Le bocche da guerra esplosero una dopo l'altra bordate lunghe e precise.
Nel momento in cui fu chiaro che il nemico non sarebbe scampato ad un rapido affondamento, Juan si raddrizzò, si guardò intorno e si sentì assalire da una furia gelida.
Quando, poco tempo dopo, una lancia si staccò dal galeone da guerra e si accinse ad attraversare la fascia di mare che li separava, Romero non poté far nulla se non aspettare l'inevitabile, celando l'inquietudine dietro una facciata di ostentata arroganza.
Non si mosse incontro a Corraya. Lo attese sul cassero, insieme al capitano in seconda Mendoza, che fissava con non meno cipiglio l'approssimarsi del giovane ammiraglio.
Era sporco, indossava la marsina strappata, macchiata di fuliggine e di sangue, aveva i capelli spettinati impastati di polvere sciolti sulle spalle, e l'aspetto inquietante di un uomo pronto ad uccidere.
Gli uomini si scostarono per lasciarlo passare mentre percorreva il ponte, le spalle rigide e lo sguardo ferale di un predatore che punta la sua preda. Si sfilò la giacca e la gettò a terra, superò a balzi la scaletta, senza mai spezzare il contatto visivo con il suo obiettivo, e quando gli fu di fronte lo colpì di sorpresa alla mascella con un potente gancio che lo mandò disteso sull'assito.
Raggelati gli uomini sgranarono gli occhi.
- La prossima volta che decidete di fare di testa vostra, vi lascerò in pasto agli squali. -
- Stavamo soltanto aiutandovi. - sibilò con astio Mendoza.
- Aiutandomi? Avete occhi per vedere la mia nave? - replicò aspro - Grazie alla vostra stupida manovra ho dovuto abbandonare una posizione di vantaggio e mettermi in condizione di non poter rispondere al fuoco. -
- Se ci aveste lasciato passare invece che chiuderci come avete fatto… -
Romero si rialzò in piedi, rosso per l'umiliazione, ma con abbastanza buon senso da placare il suo secondo con un cenno della mano.
- Non è stata una manovra azzeccata. - ammise di malavoglia.
- Sono lieto che ve ne rendiate conto. - scoccò a entrambi un'occhiata raggelante, prima di voltare loro ostentatamente le spalle.
Sul ponte, una donna vestita sontuosamente lo stava fissando con un misto di sdegno e di avversione, insieme a due dame di compagnia visibilmente scandalizzate.
- Quest'oggi, señora, il vostro collo mi è costato dieci giorni di cantiere. - le abbaiò contro Juan, invaso dall'ira.
Basita, Veronica Santos rimase a guardarlo raccogliere da terra la giacca e andar via, incapace di credere a tanta scabra irriverenza.
Nessuno si preoccupò di placare le sue grida oltraggiate.


L'estratto pubblicato in questo post è di proprietà di Kathleen McGregor ed è protetto da copyright

 

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