Rispondi al commento
Sotto i Riflettori: Monica Granchi
L'AUTRICE
Monica Granchi è nata a Siena dove ancora oggi vive con la sua gatta Medea, un persiano golden dagli occhi verdi. Specializzata in Musica e Spettacolo, si occupa da sempre di teatro e dirige una piccola etichetta musicale indipendente. Dopo aver insegnato per molti anni, di recente ha deciso di dedicarsi completamente alla letteratura, sua prima grande passione.
Di prossima uscita, Descansos, una raccolta di racconti al femminile scritti da un’angolazione precisa e dichiarata. Il volume presenta ritratti di donne a un bivio della loro esistenza. Storie senza tempo né luogo, toccate da un realismo magico in cui le protagoniste fanno i conti con gli eterni temi dell’amore, della fede e del fato, della sopraffazione e della gelosia. Ma anche figure vicine a un mondo più conosciuto e contemporaneo che mostrano i tratti specifici di donne in cerca di lavoro, donne costrette all’immigrazione, donne che vendono il proprio corpo per riempire il vuoto della loro esistenza. Donne che tutte noi potremmo essere.
Attualmente l’autrice sta lavorando alla stesura di un romanzo fantasy, ricco di sorprese e colpi di scena, che si apre a scenari adatti al grande schermo.
Tra tutte coloro che lasceranno un commento verrà sorteggiata una copia di Il mercante", gentilmente offerta dalla casa editrice, quindi non dimenticate di firmarvi con un nome o con un nick!
IL LIBRO
IL MERCANTE
EDITORE PROTAGON
Pagine: 357
Prezzo: € 15,00
Anno di edizione: 2009
ISBN: 978-88-8024-254-3
Una serie di eventi drammatici e il pesante fardello di una bellezza senza eguali sembrano segnare il destino di Ariel, fiera e coraggiosa ragazza irlandese che non sa rassegnarsi all’idea di consegnare la sua vita nelle mani di un fato avverso senza combattere. Rapita e portata in Marocco, sarà inaspettatamente liberata dall’avvenente figlio del Sultano. Il giovane Niko, ombroso e affascinante guerriero in lotta per l’indipendenza del suo popolo, innamoratosi perdutamente di lei saprà far breccia nella sua corazza di donna ferita e tuttavia orgogliosa, utilizzando inaspettate armi di seduzione che sapranno toccare le corde giuste del cuore indomito di Ariel. Al raggiungimento della felicità dei due protagonisti si frappongono, però, destini e figure. Due uomini innamorati della stessa donna. L’amicizia di un impeccabile precettore vinto dalla propria umanità. La crudeltà efferata di Kabir, vendicativo berbero fratello di latte di Niko. L’ambizione della bellissima Eva, prima moglie del Sultano Omar. Le vite di quanti, nell’oscurità, tramano per il proprio profitto contro lo svolgersi di un destino collettivo più grande. Un’avvincente storia d’amore che, contro ogni previsione, sfocia sullo sfondo delle sfarzose stanze di palazzo di un paese in rivolta alle soglie del Novecento. Spezzato e mai vinto, quell’amore saprà ritrovarsi, dopo vent’anni, più intenso e più vero.
La figura del Mercante, oscuro burattinaio in bilico tra leggenda e realtà, getta la sua ombra inquietante sul passato e il futuro dei protagonisti, accompagnando il lettore da mondi esotici e lontani a quelli più conosciuti di un’America moderna e laboriosa in cerca della propria grandezza. Un enigma che non si svela fino all’ultima pagina.
Il giudizio di Antonio Tabucchi:
Un romanzo “d’avventure” che soddisfa pienamente, con efficacia e divertimento, gli appassionati di questo genere
Il libro è distribuito da PDE, e si può ordinare in tutte le librerie d'Italia. Si può acquistare anche sui siti di libri generici come Ibs o, nello specifico, su sienalibri.it.
Per ordinare il libro, sul portale www.toscanalibri.it , le lettrici possono scrivere direttamente all'indirizzo mail redazione@toscanalibri.it.
Presentandosi a nome di Isn't it romantic?', si potrà avere il volume a prezzo di copertina senza l'aggiunta delle spese di spedizione.
1-ESTRATTO - dal romanzo "Il mercante"
Un piccolo stormo di uccelli variopinti si avvicinò alle stanze di Ariel distraendo l’uomo dai suoi pensieri e dai tanti ricordi. Riusciva quasi ad immaginarla… Con il passare dei giorni si era rasserenata, quasi dimenticando quanto era successo. Le piaceva raccogliere i capelli in maniera scomposta, con qualunque cosa le capitasse a tiro: una matita, un bastoncino… persino una forchetta: le convenzioni sembravano non riguardarla. Si accucciava spesso davanti ad una piccola feritoia che dava sui giardini, seduta sulle sue stesse calcagna, con la punta dei piccoli piedi nudi girata verso l’interno, a toccare tra loro gli alluci. Aveva imparato a trovare un contatto con l’esterno pur rimanendo confinata nella sua stanza: tenendo gli avanzi dei suoi pasti in una mano sporgeva il braccio dalla feritoia e gli uccelli, dapprima diffidenti, mangiavano ormai dalle sue mani. Edward era l’unico ad essere riuscito a scalfire quella corazza di diffidenza che la rendeva spesso ostile e invisa agli altri. Da quando si era rimessa lo aveva sommerso di domande: la sua intelligenza era vivida e la sua curiosità la rendeva simile ad una spugna capace di assorbire ogni cosa. Ma ormai l’uomo sapeva bene che non le sarebbero più bastate le sue parole o quelle scambiate con la servitù in un perfetto francese, ormai Ariel era determinata ad uscire dalle sue stanze e a sapere esattamente cosa le riservava il futuro. Edward le aveva detto che sarebbe passato a prenderla nel pomeriggio per fare un giro del Palazzo e le aveva fatto recapitare i vestimenti adeguati per coprire il volto e i meravigliosi capelli troppo ribelli per quel luogo in cui l’indicazione di un temperamento fiero sarebbe stata certo mal interpretata. Quando li vide, Ariel si schernì ma le donne, impaurite da quella azzardata mancanza di sottomissione, le fecero intendere che se l’avessero trovata senza velo circolare per le stanze del palazzo, le guardie l’avrebbero certo frustata e imprigionata. La giovane pensò che non avrebbe mai ceduto al ricatti di un’usanza così barbara che faceva della donna poco più di un oggetto ma poi la curiosità prevalse e si decise a vestirsi in attesa del suo accompagnatore. Riguardo al suo futuro, lo stesso Edward non sapeva cosa pensare. La matassa si era complicata e non era facile ritrovarne il bandolo: Niko aveva sottratto la ragazza ad un potente commerciante di donne e di schiavi che l’avrebbe venduta ad un ricchissimo compratore che l’aveva scelta proprio per la sua bellezza indomita. In un solo colpo si era fatto due nemici che non aspettavano altro che egli uscisse dal territorio protetto del Sultano o che facesse comunque un passo falso. La situazione all’interno della Kasbah non era certo migliore data la presenza inquietante di Kabir. Ma troppi pezzi mancavano all’uomo per ricomporre il puzzle: chi era il Mercante? Quanto c’era di vero nella sua leggenda? Cosa era successo a Niko in tutti questi anni? E cosa intendeva fare adesso? Edward non sapeva che una delle sue domande avrebbe avuto presto una risposta inaspettata.
Raggiunse la stanza di Niko prima di andare da Ariel, intenzionato a farsi raccontare ogni cosa e a trovare anche per lei le risposte che cercava e a cui aveva diritto.
2-ESTRATTO - dal romanzo "Il mercante"
Sotto l’ombroso padiglione del giardino piccolo, scrigno segreto di preziosi mosaici incastonati tra piante esotiche e variopinti fiori aulenti, pensieri contrastanti turbavano la naturale quiete di Edward. Il ritorno di Niko aveva messo in allarme Kabir che non avrebbe certo tardato a scoprire le sue carte. La posta in gioco era molto alta e Edward sapeva bene che, nei lunghi anni di assenza di Niko, Kabir si era conquistato un posto speciale accanto al sultano. Niente sembrava essere andato secondo i disegni stabiliti: il cielo, si sa, asseconda mal volentieri i piani dei mortali. Ma forse si sbagliava: forse il disegno delle stelle coincideva proprio con quello che Edward aveva sempre indovinato nei neri occhi del piccolo figlio del deserto che un giorno ormai lontano aveva unito il suo destino a quello di Niko. Orfano di madre ed erede del regno, il giovane figlio di Omar era stato affidato alle cure di Amina, madre di Kabir. La ragazza apparteneva ad una potente stirpe nomade e, secondo una antica e venerabile tradizione del deserto, le donne beduine potevano offrirsi come balie dei figli di nobili o ricchi cittadini creando un debito di riconoscenza che stringeva i due bambini in un eterno legame di fratellanza. Fratelli di latte li chiamava la tradizione, come il latte della donna che li aveva nutriti entrambi, ma si trattava a tutti gli effetti di un indissolubile patto di sangue. La vicenda dei due bambini aveva colpito molto Edward fin da quando era giunto in Marocco, poco prima della nascita di Niko, per ricoprire il ruolo di precettore del futuro erede del regno. I primi anni trascorsi presso la corte del Sultano avevano scosso ogni sua certezza e solo la grande curiosità e l’inappagabile sete di conoscenza che da sempre lo accompagnavano l’avevano spinto a restare. Il sultano lo aveva accolto con ogni premura, assicurandosi che ogni sua necessità trovasse un’adeguata risposta così che nessun ostacolo potesse frapporsi al naturale svolgimento delle funzioni cui era stato chiamato. La vita ordinata del Palazzo reale gli aveva trasmesso in principio un senso di serenità ma ben presto si era accorto dell’esistenza di limiti che non gli era assolutamente consentito varcare oltre i quali regnava il dominio della forza e della brutalità. Lo stesso Omar sembrava soggiacere all’ambivalenza di questo doppio ordine di cose: ospite impeccabile, amabile conversatore, uomo colto ed illuminato tra le pareti delle sue stanze eppure guerriero spietato e ferreo sovrano dal volto troppo spesso disumano. L’anno in cui Edward aveva abbandonato la sua amata Inghilterra per vivere l’avventura di una seconda vita nelle esotiche terre d’Africa, il regno del Sultano Omar era completamente avvolto nel caos. La lunga assenza del sultano aveva prodotto un clima di instabilità che a stento i Consiglieri di Omar erano riusciti a contenere. Dalle preziose e quiete stanze in cui trascorreva i suoi giorni, era difficile per il giovane inglese carpire più di un’eco della rivolta che stava divampando appena fuori di lì ma la sua acuta sensibilità bastava a fargli intuire la ferocia dei toni della repressione adottati in nome del ripristino della pace. Gliepisodi che accompagnarono il suo arrivo tolsero subito ad Edward ogni romantica illusione su quelle terre sconosciute dove la vita degli uomini valeva quanto una manciata di sabbia in pieno deserto. Con ogni probabilità sarebbe fuggito lontano se l’incontro con Maria non gli avesse reso quel primo impatto più sopportabile. Stranieri in una terra densa di contraddizioni e di inaspettata violenza, fu facile ai due giovani suggellare un legame di fraterna amicizia. Maria, ultima moglie di Omar, ormai al quinto mese di gravidanza, confidava ad Edward le preoccupazioni sul futuro del bambino, quasi dimentica della condizione che, come donna, avrebbe ormai dovuto accettare avendo deciso di seguire il suo uomo in un paese mussulmano. Ma il suo era stato un atto d’amore e l’amore non conosce ragioni; così, ogni volta che le sue parole ricreavano la magia di quel primo, inatteso incontro col potente Sultano, due splendidi occhi neri, socchiusi come quelli di un felino, le illuminavano il volto e la voce si faceva morbida, pronta per le parole più dolci che orecchio mortale avesse mai udito. Edward non si stancava mai di ascoltare il suo racconto e si inebriava di quel sentimento raro fino a stordirsi.
Tutto era accaduto in un bellissimo giorno di primavera: un vento giocherellone di tramontana soffiava da nord divertendosi ad increspare le onde tutto intorno a quel pugno di case bianche che costituivano l’isola di Santorini. Quel giorno Maria e gli altri pescatori non erano potuti scendere sul fondo in cerca di spugne da vendere al mercato. Mentre camminava lentamente sul bagnasciuga, lasciando che le onde più forti le lambissero il corpo fin quasi alle ginocchia, teneva la testa china, ad osservare le conchiglie portate dal mare, ma lasciava che i pensieri volassero in alto, fin sopra le nuvole. Da sempre, passeggiando sulla spiaggia, sognava che il mare le portasse in dono il suo sposo; ma quel giorno la realtà superò di gran lunga i suoi romantici desideri di giovane donna. Un rumore sembrò richiamare la sua attenzione; si girò verso l’orizzonte senza scorgere niente. Chinò di nuovo la testa ma il rumore si fece suono distinto e il suono lamento… poi non ci furono più dubbi: un uomo, a largo, si dibatteva tra le onde, esausto; sicuramente un naufrago. Si gettò in acqua senza pensare e, raggiuntolo in un lampo, lo tirò a riva con tutta la forza che poté. In ginocchio accanto a quel corpo esanime si guardò intorno in cerca d’aiuto. La spiaggia era deserta. Senza perdere tempo gli soffiò aria nei polmoni e appena il suo corpo dette segno di ripresa, scuotendosi impercettibilmente, Maria lo girò su un fianco per fargli uscire l’acqua dalla bocca. L’uomo si riprese. Tossì con violenza poi respirò profondamente scuotendo la testa; infine posò lo sguardo carico di gratitudine verso il suo salvatore ma i suoi occhi non erano preparati a quel viso radioso e alla sensualità dirompente di quel corpo ancora ansimante. Nella foga del soccorso la donna aveva lacerato una delle spalline del vestito nero che adesso poggiava proprio sopra l’attaccatura del seno sinistro dove gocce di acqua marina scendevano attraverso i lunghi capelli corvini, ora bagnati, per perdersi nella profondità di quell’insenatura appena percepibile. Sopra le ginocchia, la gonna era annodata, probabilmente per permetterle di cercare telline o cavallucci marini sulla riva; ma le gambe tornite ed abbronzate da quella vita semplice e forte si
mostravano per intero sotto il vestito che le si era ormai appiccicato addosso come una seconda pelle. Omar la fissò a lungo senza trovare parole adatte. Poi il suo sguardo non poté più fare a meno di accarezzarla. Fu così che i suoi occhi, carichi di una voluttà del tutto nuova, sfiorarono dapprima quel seno che sembrava offrirglisi per poi scendere lungo i fianchi che si aprivano larghi e rotondi dopo l’incurvatura della vita. Si fermò, impedendo al suo sguardo di far razzia di quanto restava dell’abbondanza di quel corpo. Uno scrupolo mai provato prima di allora gli impedì di fare di Maria ciò che aveva sempre fatto di ogni donna: farla sua a dispetto di tutto quanto lei pensava, voleva o desiderava. Questa volta era diverso, questa volta era importante che anche lei lo volesse. Per la prima volta Omar provava il bisogno struggente di essere desiderato da quella donna il cui corpo sembrava fatto per l’amore; se lui stesso non l’avesse reputato impossibile, avrebbe detto che desiderava essere amato da lei. I suoi occhi cercarono quelli di lei e quando finalmente l’incontrarono, Omar si rese conto che nonostante la fatica fosse ormai svanita, la donna ansimava ancora, preda di quel desiderio che li aveva vinti entrambi. Le carezzò il volto dolcemente ma con decisione, gettandole i lunghi capelli sulle spalle a scoprire il collo, lungo e invitante. Quando con le labbra cominciò ad asciugarlo dalle piccole gocce di mare ancora rimaste, la donna ebbe un fremito e senza più riuscire a resistere gli offrì le labbra. I baci furono subito roventi, come fossero stati attesi troppo a lungo. Maria era davvero fatta per amare. Ogni volta che Omar le mordeva le labbra fino ad arrivare alla punta della lingua, sembrava che tutti i suoi sensi si risvegliassero e confluissero lì per compiacere il suo uomo; e quando lui le baciava la spalla nuda o le insinuava la mano forte tra le pieghe del vestito a toccare le cosce fin quasi all’attaccatura dell’inguine, allora Maria cercava i suoi baci con più foga, sperando di placare così il desiderio che quella mano tanto sicura si spingesse oltre. Omar sembrò intuire i suoi pensieri e, dopo averla fissata negli occhi ancora per qualche secondo, strappò con forza ciò che era rimasto dei loro vestiti e in un attimo le fu addosso con tutta la forza del suo corpo e di quel sentimento così giovane e nuovo. Le gambe della donna si aprirono al suo sesso senza vergogna né imbarazzo. In cuor suo Maria sapeva che quello splendido straniero venuto dal mare sarebbe stato suo per sempre. Quando Omar raggiunse l’apice del piacere, un’onda si infranse sul corpo di Maria, steso sulla sabbia bagnata, e quando l’onda si ritrasse in cerca del mare, portando con sé Omar, anche il suo piacere scivolò via finalmente appagato. Restarono così, distesi sul letto delle onde finché il sole non tramontò. I giorni che seguirono furono giorni d’amore. Con il sole Maria insegnava ad Omar tutte le tecniche della pesca a mani nude: un giorno gli insegnò anche a distinguere le ostriche che contenevano perle… Maria le adorava; ne teneva una manciata sparse nel letto dove dormiva nuda poiché – così le avevano detto – le perle hanno bisogno del calore umano per diventare più belle. Le davano la stessa spensierata allegria che un pugno di biglie colorate avrebbero dato a un bambino. Omar non la finiva mai di guardarla: il sole le donava una forza ammaliante cui non sapeva resistere. Di notte, però, era lui ad insegnarle i mille segreti degli amanti che lei accettava con il candore con cui si riceve un dono prezioso. Niente, nelle lunghe settimane che seguirono, riuscì a turbare quell’equilibrio perfetto: Maria non faceva domande e Omar gliene era riconoscente; finché un giorno quello stesso mare che aveva portato loro l’amore portò a riva una piccola scialuppa di guerrieri. Anche stavolta Omar non parlò; non cercò di spiegare a se, agli altri e tanto meno a lei quanto era successo ma chiuse piuttosto il suo bel sogno in un angolo in fondo al cuore e si apprestò a partire. Prima di andare si tolse dal collo un prezioso medaglione bizantino e lo passò sulla testa di Maria; poi, senza guardarla negli occhi disse solo:
“Sono Omar Hassan Sultano del Marocco Il mio posto è tra la mia gente. Loro hanno bisogno di me. Devo andare.” Poi, quasi scusandosi per quanto stava per dire, aggiunse “Se verrai con me, sarai mia moglie. Ma se deciderai di restare io capirò”
Maria sapeva leggergli nell’animo come nessuno aveva saputo fare prima e intuendo la complessità di quel momento che pure non comprendeva fino in fondo, sorrise tentando di alleggerire il cuore di quell’uomo che sentiva suo
“Se dormirai con me sarai il più bel Sultano di tutto l’Islam, proprio come le mie perle” disse ridendo di cuore; poi, quasi distrattamente, aggiunse “… inoltre porto in grembo tuo figlio.” “ Vengo con te” concluse infine irremovibile.
Omar le cercò le mani e le strinse forte nelle sue; il suo cuore non aveva mai provato tanta gioia
“Dopo la mia gente, tu e nostro figlio sarete il mio primo pensiero. Non posso prometterti altro” Il suo volto era inquietante come il carattere che Maria aveva imparato ad amare: luci ed ombre vi regnavano in ugual misura.
“Ci basterà” disse infine lei con il cuore gonfio di speranza.
Commenti recenti
7 anni 2 settimane fa
7 anni 2 settimane fa
7 anni 2 settimane fa
7 anni 2 settimane fa
7 anni 2 settimane fa
7 anni 3 settimane fa
7 anni 3 settimane fa
7 anni 3 settimane fa
7 anni 3 settimane fa
7 anni 3 settimane fa