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Ancora You Feel...

Oggi vi voglio parlare di un bicchiere d'acqua e di una stanza affollata.
Vi state chiedendo cosa c'entra coi libri che vi sto per raccontare? Un attimo di pazienza e ve lo spiego subito.
Quando vi trovate davanti a due bicchieri, uno riempito di acqua semplice e uno con una bella e colorata bibita gassata, cosa scegliete di bere così d'istinto?
Io senza pensarci troppo, lo ammetto, mi fiondo sulla bibita gassata anche se poi rimango con la sete e con un retrogusto amarognolo in bocca che mi spinge a bere un bel bicchierone d'acqua (anche quello rigorosamente con le bollicine).
C'è poi il fatto che oltre ad essere una carogna per mia stessa ammissione, sono anche asociale (dicono i maligni). Non amo la folla, la confusione, manifestazioni e luoghi troppo pieni. Ma vivendo sulla Terra e non su Marte ci capito spessissimo in mezzo per un motivo o per l'altro.
E quando nella marea di persone, di rumori e di odori trovo il mio spazio e  non sento più tutto quello che c'è intorno, significa che qualcosa ha catturato il mio interesse e mi piace.
Questo è quanto mi è capitato leggendo i due racconti della collana You Feel Rizzoli che mi accingo a proporvi...in mezzo a tante bibite accattivanti e colorate ho bevuto un bel bicchiere di acqua fresca e pulita e nella confusione di tanti personaggi e situazioni descritte in un primo momento (in entrambi i libri), la storia è riuscita a saltare fuori e a prendermi con un diverso grado di piacere, qualche piccolo appunto ma alla fine con un voto sicuramente positivo.

Se un giorno ci rincotreremo di Monique Scisci

Quando niente sembra avere più senso, è giunto il momento di affidarsi al cuore Alessandra aveva fatto progetti per il futuro e tutti comprendevano Daniele. Ma a volte l’errore di una notte può avere conseguenze enormi. Meglio partire e lasciarsi tutto alle spalle, fare un viaggio, magari in Scozia, dove, tra le misteriose atmosfere di un epico e glorioso passato, potrà finalmente rimarginare le ferite. A Edimburgo Alessandra conosce Carl, un giovane pianista che per mantenersi suona nei locali la sera. Con lui vorrebbe lasciarsi andare, capisce che potrebbe essere finalmente quello giusto, ma prima deve tornare in Italia e chiudere col passato. Anche Carl si sente attratto da quella dolce italiana, ma sa che lei ha bisogno di tempo. Tempo per capire cosa vuole realmente e chi ama davvero. “Se un giorno ci rincontreremo vorrà dire che il destino è dalla nostra parte” le dice prima di lasciarla andare. E il destino decide sempre nel modo migliore

Nella quarta di copertina viene data l'impressione che la storia ruoti intorno alla protagonista e al nuovo amore che incontra dopo una grande delusione d'amore. In parte, amiche, solo in parte e solo nella parte finale del libro.
La maggioranza della narrazione in realtà si basa sul profondo dolore di Alessandra, tradita dalla persona che amava e della sua grandissima difficoltà ad uscirne fuori, ad aspettare apatica e indifferente che il giorno si trasformi in notte e viceversa, a chiedersi quante lacrime deve ancora versare per guarire dal suo mal d'amore, ad attendere ed ad odiare nello stesso tempo la telefonata di lui che cerca una spiegazione, un chiarimento.
Il dolore, la rabbia, la sconfitta di questa giovane donna sono talmente vivi nel racconto che si respirano e si fanno propri in maniera così naturale che a volte questo spaventa.
Forse perchè è capitato a tutte noi un tradimento e un amore che avevi creduto unico e grande ti abbia invece distrutta.
L'autrice, dopo un primo momento di confusione e di affollamento (troppe amiche che mi hanno dato l'impressione di una trama tipo Sex & the City!!!) mi ha donato un racconto dolce, struggente e nello stesso tempo anche di speranza. Perchè non puoi andare ancora più a fondo se lo hai già toccato.
Si risale, lentamente e con fatica, ma si risale sempre fino a quando ci si accorge che è diventato più facile sorridere, respirare, vivere.
Alessandra per guarire il suo cuore sceglie di andare via dalla sua città, di andare in Scozia, lasciando in standby studio, amicizie e famiglia e anche Daniele, il suo ex che non ha ancora mai veramente chiuso con lei, che ci riprova sempre e che lei per prima non riesce ad abbandonare definitivamente. Edimburgo e la conoscenza di Carl la aiuteranno a tagliare questo legame che può solo farla soffrire. E' un nuovo inizio, molto fragile e onestamente un po' illusorio se lo guardiamo con gli occhi della vita reale. Ma siamo in un romanzo ed è più facile da credere.

Tutta colpa del mare (e anche un poco del mojito) di Chiara Parenti

Lettura consigliata agli astemi – perché cambino idea! La vita di Maia Marini procede a vele spiegate verso la felicità: un fidanzato appartenente a una prestigiosa famiglia, un lavoro presso una delle più rinomate agenzie di comunicazione di Milano, tre amiche splendide con cui trascorrere il weekend per festeggiare l’addio al nubilato di Diana, la futura cognata! Peccato che la meta prescelta sia la Versilia, dove Maia ha passato le vacanze fino all’estate dei 16 anni. Ritornare nei luoghi in cui ha lasciato il cuore e rivedere Marco, il primo amore, la manda in tilt. Così decide che qualche mojito non potrà farle male… e anzi l’aiuterà. Il mattino dopo, però, Maia non ricorda niente. Non ha idea di cosa abbia combinato durante quel folle venerdì notte. In compenso, però, lo sanno i suoi 768 amici di Facebook. Cercando di ricucire una situazione compromettente e compromessa in ogni settore della sua vita, Maia si troverà a porsi una domanda fondamentale: e se invece che la fine di tutto, fosse solo un nuovo inizio? Perché se è vero che l'alcol fa fare pazzie, è altrettanto vero che a volte aiuta a fare la cosa giusta!
Questo racconto per me è stato un ossimoro...passatemi il termine e il concetto, perchè la lettura è stata gradevole anche se la protagonista è da calcioni nel sedere dall'inizio alla fine.
Maia, così si chiama la ragazza in questione, crede di avere una vita perfetta: un fidanzato bellissimo e benestante, un lavoro da PR favoloso e alla moda, un diamantone da trentamila euro al dito e una caterva di amiche festaiole e allegre sempre pronte al divertimento.
Ma basta grattare un pochino sotto la superficie di cotanto splendore e si scopre che il fidanzato è un cretino di prima categoria, che le fa mangiare riso in tutte le salse perchè mantenga la linea e tiene più al pepitone che a lei, ha un lavoro solo grazie alla raccomandazione della futura suocera, il suo capo la tratta come la sua schiava personale e ha delle amiche col fisico da velina e lo spessore della stessa nel cervello.
Alla festa di addio al nubilato della futura cognata Diana (sorella del fidanzato che le fa mangiare il riso), Maia e le sue amiche si ritrovano in Versilia, luogo delle sue vacanze estive di gioventù e soprattutto luogo dove Maia ha conosciuto il suo primo grande amore Marco.
E chi si ritrova nel letto la mattina dopo i bagordi della festa e di una sbronza colossale la nostra eroina? Quanti bicchieri di mojito si è scolata per non ricordarsi nulla di cosa ha detto o ha fatto in quella notte di baldoria?
La storia che ci presenta Chiara Parenti è una storia estiva, abbagliante, frizzante e leggera come un'effimera sera d'estate.
La folla dei protagonisti, e soprattutto il loro modo di fare e di comportarsi, può far sorridere all'inizio, ma alla lunga in alcune circostanze risulta un poco pesante. Così come alcuni termini che sarebbero stati più adatti se inseriti in un contesto di ragazzi giovani e non di adulti. Perchè non stiamo parlando di ventenni ma di donne che hanno già superato la boa dei trent'anni e che dunque, teoricamente, dovrebbero apparire più mature e decise, secondo me.
Apro una parentesi sui nomi: Maia, Gaia, Selene, Lapo, Tancredi de Bernardinis... siamo in un romanzo è vero, così come è pur vero che i nomi tradizionali sembravano essere spariti qualche anno fa, ma a mio parere qualche nome più consueto non ci sarebbe stato male, per spezzare, anzi.  
Ma alla fin fine il romanzo è davvero gradevole, scritto con ironia, un pizzico di romanticismo e quella nostalgia del primo amore che non si scorda mai.
Oddio... io del mio ho un ricordo pessimo. Che sia perchè non ho mai bevuto un mojito???

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