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Laura Florand e La Magia del Cioccolato
Ero una studentessa a Parigi quando sentii parlare della cioccolateria situata sull'Île Saint-Louis, giù per la lunga via centrale, che aveva una vetrina piena di ottone anticato e coppe d'argento con violette cristallizzate, foglie di menta e petali di rosa e dove le streghe del cioccolato fondente si muovevano attraverso abeti di cioccolato, un po’ pericolose e completamente incantevoli, come le streghe dovrebbero essere. All'interno del negozio, una grande falce di luna di cioccolato pendeva bassa sopra una vetrina piena di rustici, torte fatte in casa e streghe di cioccolato i cui manici di scopa erano costituiti da scorze di arancia candita. Pesanti stampi antichi erano allineati sulla parete dietro la vetrina e sopra di essa era posto un vecchio registratore di cassa del 1920. Nella stanza sul davanti un piccolo tavolino era nascosto contro un vecchio pianoforte verticale. Attraverso un arco si accedeva alla stanza sul retro, occupata da quattro tavoli infilati sotto scaffali pieni di ogni possibile cappello di forma conica: da principessa, di Capodanno, e naturalmente, cappelli da streghe.
Il chocolat chaud che gustai era in effetti il migliore di Parigi, come mi era stato promesso, denso e ricco e invitante, servito abbondantemente in brocche, con bicchierini d'acqua per mandarla giù, e una leggerissima salviettina per tamponare le labbra dopo aver bevuto, che sembrava uno scherzo. Come poteva infatti quel velo di tessuto resistere a un cioccolato così meraviglioso? I menù erano scritti a mano con una grafia angolare che sembrava provenire da un'altra epoca, e sul retro di ciascuno c’erano dei disegni di bambini, spesso con delle streghe, ma non sempre, dato che la loro immaginazione si scatenava in un luogo simile.
Così fece la mia. Visita dopo visita scoprii la piccola cucina, la porta nascosta dietro i cappotti, il cortile con la fontana del vecchio leone, e seppi che dovevo scrivere di quel posto. In un modo o nell’altro, una qualche storia doveva svilupparsi da lì. Era un luogo fatto di storie, ideali per riempire la testa di ogni visitatore.
Per anni giocai con idee di trama con questa ambientazione, finché un giorno scrissi: " Magalie finì di appendere la luna appena prima che una bestia scuotesse la maniglia della porta, così seppe che stava per essere uno di quei giorni". E tutto che il tempo speso per scene e personaggi si fuse insieme, e la storia divenne quella di Magalie e Philippe, delle sue due zie, e di ciò che significa possedere un posto magico e temere di perderlo.
Ho chiamato questo posto La Maison des Sorcières ( La casa delle streghe), ed i personaggi che la popolano così come la storia di La magia del cioccolato sono completamente inventato. Ma sarò sempre grata a Sylvie Langlet, la donna che ne ha creato la versione reale a cui mi sono ispirata a La Charlotte de l'Isle, e che mi ha mostrato quanta magica può contenere la vita reale. Se si esplora l'Île Saint-Louis, è ancora possibile trovare un negozio chiamato La Charlotte de l'Isle lì, ma, ahimè ha cambiato proprietari, e mentre servono ancora il chocolat chaud, tutto il profondo mistero e la fantasia del cioccolato, degli stampi e dei cappelli da strega è stato sostituito da qualcosa di luminoso e allegro. Ha anch’esso il suo fascino, ma è un fascino diverso.
Così mi piace pensare a La magia del cioccolato come un omaggio a quel luogo meraviglioso che c’era una volta a Parigi, e mi auguro di essere riuscita a catturare nelle sue pagine un po’ di quella magia e di averla condivisa con i lettori. In questo libro, forse, il c’era una volta continua a esistere. Se così è, magari ho contribuito a dare ai lettori parte di quello che il negozio originale ha dato a me.
Laura Florand
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