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Dalla pietra all'hardware
Dalla pietra all'hardware
Gugù, bambino dell’età della pietra
Un dì nell’età della pietra
in quel tempo lontano che fu,
in una caverna viveva
un bambino di nome Gugù.
Studiava sui libri di pietra
la carta non c’era, si sa,
quel libro, ragazzi, pesava,
forse più di un quintale, chissà.
ecc.......
Chi di voi si ricorda questa canzoncina di un vecchio Zecchino d'Oro che narra di un immaginario piccolo cavernicolo che va scuola col tutto i suo bel materiale scolastico fatto di ... pietra?
Quante volte entrando da un libraio o capitandoci nelle mani un libro ci siamo domandati come dove e quando quel libro è nato ed è stato stampato?
Quanta fatica è occorsa alla lavorazione di quel mucchietto di carta legata in costa e appoggiata adesso su uno scaffale magari in mezzo a offerte speciali di alimentari o di cartoleria?
Ritornando indietro nel tempo e ripercorrendo la strada di questo oggetto così caro ad alcuni e ostico per altri, dobbiamo parlare in maniera molto breve, lo giuro, anche della scrittura e la primissima forma di scrittura o di comunicazione visiva fu l'incisione sulla roccia con disegni di animali o di vita vissuta fin dai primi albori della storia dell'uomo su questo pianeta.
La prima vera scrittura viene collocata dagli storici intorno al 3200 a.C nella Bassa Mesopotamia presso i Sumeri e nacque per motivi pratici legati alla possibilità di annotare e ricordare contabilità e commerci. Erano disegni (pittogrammi) , un po' come i nostri rebus, che servivano a rappresentare una cosa o un significato... se poi si doveva fare un discorso o raccontare un fatto era una cosa lunghissima. Dai pittogrammi poi si è passato lentamente ai cuneiformi, piccoli segni incisi con un bastoncino con la punta a forma di cuneo fino ad arrivare intorno al 1200 a.C ai Fenici che con una lista di 22 segni inventano il primo alfabeto conosciuto e composto solo di consonanti: ad ogni suono pronunciato quindi corrisponde un segno scritto e giocando con tutte le combinazioni possibili si ottengono le parole. Mancano le vocali però, ma ci pensano i Greci e poi i Romani a perfezionare e a adattare alle proprie esigenze questo meraviglioso modo di comunicare.
Tutte queste belle consonanti e vocali però devono essere scritte su qualcosa e i materiali fin dall'inizio sono i più vari: pietra, argilla, corteccia d'albero, lamine di metallo, papiro. Il papiro si otteneva tessendo insieme gli steli della pianta del papiro, li si batteva con una specie di martello e poi incollati insieme a formare un rotolo che veniva chiamato scrollo... piccola parentesi: ci ho provato anch'io con gli steli dei papiri che ho in vaso, ma non vi dico il risultato.
Gradualmente i rotoli di papiro furono sostituiti dalla pergamena, pelle di animali come la pecora, il montone, la capra e l'agnello, che venivano macerate nella calce, raschiate e fatte seccare.Poi versola fine del Medioevo inizia a comparire la carta.
La sua invenzione è attribuita ai cinesi (e te pareva) ma la carta più ricercata e preziosa è della nostra bella Italia. A Fabriano, nelle Marche, sorse la più fiorente cartiera d'Europa e ai maestri cartai fabrianesi è da attribuirsi anche la prima macchina impiegata nella fabbricazione della carta.
Una volta il libro non si stampava ma si scriveva: si scriveva con tanto di penna e inchiostro su quei fogli di pergamena grossi e giallicci che abbiamo visto tante volte nelle vecchie biblioteche e che, legati fortemente tra due copertine di cuoio, formavano quei codici che oggi sono tanto preziosi.
Chi scriveva i codici erano di solito i monaci dei conventi, i quali nelle loro lunghe giornate in solitudine e nella loro pazienza trovavano una occupazione utile in questo lavoro di copiatura. Non sempre l'amanuense ( è così che veniva chiamato lo scrittore a mano dei codici) copiava dall'originale di un autore o da un altro esemplare copiato da un "collega". Spesso infatti scriveva sotto dettatura: cinque, dieci, venti monaci scrivevano con pazienza mentre un altro monaco scandiva ad alta voce le parole del testo. In questo modo, nello stesso spazio di tempo, si avevano parecchi esemplari della stessa opera. Un bel vantaggio per la cultura, indubbiamente. Di negativo c'era la scarsità degli esemplari di un'opera che era magari un capolavoro e il loro costo così proibitivo che li rendeva accessibili solo ai ricconi, i quali poi, a quanto sembra, erano proprio quelli che non li leggevano perchè non sapevano leggere.
Quante volte lo abbiamo letto nei nostri romanzi vero?! E per i puristi e quelli che storcono il naso ad accostare romance e nozioni, basta che torniamo con la mente a qualche anno fa quando per scrivere o leggere ci si rivolgeva al prete o alla maestra del paese.
Una situazione del genere non poteva logicamente protrarsi a lungo: l'uomo aveva trovato rimedi magnifici a incovenienti molto meno gravi di questo e non tardò, infatti, ad escogitare macchine e processi che con meno dispendio di fatica e di denaro dessero all'umanità assetata di sapere il benedetto pane dell'intelligenza. Da quel giorno in cui uscì dal torchio il primo manufatto fragrante di inchiostro di stampa, i libri invasero la terra per quanto è grande e tonda e perfezionando i mezzi e i sistemi, arrivarono passo passo alla meraviglia che vediamo oggi.
E' per questo che bisognerebbe considerare un libro stampato sempre con rispetto, sia esso un capolavoro famoso sia esso un romanzo che compriamo nelle edicole, se non altro per il grande lavoro e la grande fatica che è stata fatta nel passato per poter avere tra le mani qualcosa che ci permette di sapere e di imparare o solo anche di divertirsi.
Mi fermo ...non voglio annoiarvi continuando con questa ricerca scolastica e con un colpo di bacchetta magica vi faccio entrare nel posto più meraviglioso che ci sia per me: una biblioteca.
Come vi avevo già detto in un mio vecchio post, i libri in casa mia giravano ed erano essenziali come il pane. La biblioteca comunale del quartiere in cui abitavo da ragazzina era la mia meta fissa dopo la messa della domenica e dove facevo incetta di romanzi d'amore, di avventura, gialli.... tutto cibo per la mente.
Avevo pure il nonno materno che contribuiva involontariamente a rifornirmi di letture...involontariamente perchè per lui una donna che osava avvicinarsi alla cultura era un sacrilegio, un'abberazione. E faceva il maestro!
Quanti libri sono riuscita a leggere nel breve periodo in cui ha abitato con noi ... vi garantisco che non è una bugia il fatto, che ho scritto nella mia piccola presentazione, che una volta gli "prelevai" per errore e per la paura di essere scoperta dalla camera un volume dedicato alla religione : dalla Bibbia all' Apocalisse...se andassi in qualche trasmissione televisiva saprei rispondere di Ezechiele senza confonderlo col lupo dei fumetti . E sempre da lui ho letto i primi Delly, Du Veuzit, Liala e qualche libro "indecente" come L'amante di Lady Chatterley di Lawrence o Madame Bovary di Flaubert. Sono riuscita a trovargli anche il Kamasutra e Le mille e una notte , ma non mi interessava molto allora...ad essere sincera nemmeno adesso ma visto che ultimamente nei romanzi cosiddetti erotici è peggio che essere acrobati in un circo equestre non sarebbe male che alcune aspiranti scrittrici se lo leggessero con attenzione.
L'emozione che che regala un libro è unica. Le sensazioni che riesce a trasmettere sono innumerevoli e ti ritrovi a vivere avventure e situazioni che ti fanno volare con la fantasia e con la mente, che ti fanno ridere o piangere, riflettere e pensare. Sono una librodipendente, ne ho sempre un paio in giro per casa perchè riesco a leggerne anche più di uno nello stesso momento. Il più bel regalo che possono farmi è un libro e per evitare titoli non troppo graditi ho la lavagnetta...ricordate?
Quando la scorsa primavera quindi mi è stato regalato un eReader ho pensato che i miei pargoli avessero toppato. Un libro elettronico! A me? Ma quando mai!
Io adoro sentire l'odore della carta e dell'inchiostro, mi piace sentire la ruvidezza delle pagine, fare una piccola piega nel punto che mi piacerà sempre rileggere, infilare tra le pagine un fiore che mi aveva portato il mio bambino o quello che tolsi dal cuscino sopra la tomba della mia mamma, ritrovare quei vecchi segnalibro o cartoline scolorite di tempi passati...
Con un ebook invece che ci faccio mi chiedevo...
L'ho lasciato in standbye per qualche mese, lo confesso. Poi mi sono imposta di provare e devo ammettere che non è poi così male come pensavo.
Ci sono pro e ci sono contro come in tutte le cose, ma sto imparando pian piano che non è poi un oggetto così diabolico e incomprensibile...ormai sono arrivata ad avere una ottantina di titoli. Guadagno spazio e non sento più mugugni quando butto all'aria la libreria per sistemare a modo mio le cose oppure a cercare un titolo che ho voglia di riprendere in mano. Spazio guadagnato e peso piccolo piccolo anche quando vado in giro e siccome con me ho sempre un libro, con l'eReader posso averne più di uno a disposizione. Sarà capitato anche a voi come a me di essersi portata qualcosa da leggere nelle attese di un ambulatorio o di una stazione ... trovarlo una fetecchia e purtroppo dover continuare la lettura perchè non ne hai altri a disposizione. Ecco, con un lettore digitale si può scegliere e cambiare con un semplice gesto oppure leggere qualcosa di hard senza sentirti addosso gli occhi e i giudizi dei bigottoni di turno. Un'altra nota positiva è che non devi per forza uscire per comprare... basta un pc o direttamente dal dispositivo e te lo puoi far arrivare anche in piena notte. Non è da sottovalutare nemmeno l'aspetto ecologico: meno carta e meno alberi tagliati e più ossigeno per il nostro pianeta.
Adesso quando devo comperare un libro valuto sempre se acquistarlo in cartaceo o in digitale e sono arrivata ad un compromesso: metà e metà. Prendo in cartaceo i romanzi che amo vedere e toccare e in digitale gli altri che penso mi emozionino di meno, tanto faccio prestissimo ad acquistarlo e a riporlo nella mia libreria. Anche l'aspetto economico non è da sottovalutare visto il periodo. Se pensate che "Il diario di Isabel" costa 17 euro e lo stesso in ebook 1,99 centesimi...capite che la scelta diventa quasi obbligatoria. Con la stessa cifra di uno rilegato me ne compro almeno due o tre in formato elettronico.
Credo fermamente che però il nuovo non sostituirà mai il tradizionale perchè malgrado tutto nulla potrà mai sostituire il profumo della carta e della stampa che riempie i nostri sogni, le nostre esperienze, la nostra vita. Che fine farebbero poi le librerie e le biblioteche? No dai...facciamo metà e metà, l'innovazione e la tradizione a braccetto senza che nessuna prevalga sull'altra. Anche perchè se dovesse mancare l'elettricità ... un bel romanzo si riesce a leggerlo anche alla luce di una candela.
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