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Il Linguaggio Segreto dei Fiori / The Language Of Flowers
Trama: Victoria ha paura del contatto fisico. Ha paura delle parole, le sue e quelle degli altri. Soprattutto, ha paura di amare e lasciarsi amare. C'è solo un posto in cui tutte le sue paure sfumano nel silenzio e nella pace: è il suo giardino segreto nel parco pubblico di Portero Hill, a San Francisco. I fiori, che ha piantato lei stessa in questo angolo sconosciuto della città, sono la sua casa. Il suo rifugio. La sua voce. È attraverso il loro linguaggio che Victoria comunica le sue emozioni più profonde. La lavanda per la diffidenza, il cardo per la misantropia, la rosa bianca per la solitudine. Perché Victoria non ha avuto una vita facile. Abbandonata in culla, ha passato l'infanzia saltando da una famiglia adottiva a un'altra. Fino all'incontro, drammatico e sconvolgente, con Elizabeth, l'unica vera madre che abbia mai avuto, la donna che le ha insegnato il linguaggio segreto dei fiori. E adesso, è proprio grazie a questo magico dono che Victoria ha preso in mano la sua vita: ha diciotto anni ormai, e lavora come fioraia. I suoi fiori sono tra i più richiesti della città, regalano la felicità e curano l'anima. Ma Victoria non ha ancora trovato il fiore in grado di rimarginare la sua ferita. Perché il suo cuore si porta dietro una colpa segreta. L'unico capace di estirparla è Grant, un ragazzo misterioso che sembra sapere tutto di lei. Solo lui può levare quel peso dal cuore di Victoria, come spine strappate a uno stelo. Solo lui può prendersi cura delle sue radici invisibili.
Inizio con il premettere che è uno di quei casi in cui mi è stato abbastanza difficile immedesimarmi e parteggiare per la protagonista (pur essendo piacevole la lettura), perché i presupposti c’erano tutti : la voglia di riscatto da una vita incominciata non proprio nei modi migliori (Victoria passa da una famiglia adottiva all’altra fino a giungere in un istituto in cui rimarrà fino alla maggiore età), il desiderio di essere benedetta da un po’ di felicità, il bisogno di liberarsi dagli assistenti sociali e dalle loro univoche decisioni, però la realtà è che il libro inizia di fatto con una protagonista che ha smesso di vivere (non tenta il suicidio ma la vita che conduce me lo ha fatto pensare!). Il fatto è che si può morire in un’infinità di modi e uno di questi è il morire lentamente dentro, a seguito di un rifiuto dopo l’altro da parte di ogni persona a cui inizi ad affezionarti e che poi ti mette da parte, che ti adotta nutrendo delle aspettative e poi queste o vengono ricambiate, ridimensionate e appianate, oppure accade l’inevitabile: nuovo giostra di assistenti sociali e adozioni. E’ un fatto che Victoria nel romanzo si limiti a sopravvivere, ed è questo aspetto che più mi ha fatto volerle dare una “scrollata”, lei è circondata da persone che le si affezionano nel corso della storia, le tendono la mano, l’aiutano, Victoria intreccia relazioni molto importanti, che piano piano diventano fondamentali per la sua “ricostruzione” emotiva, ma che lei si limita a “subire”, le vive più come una “mancanza” fisica quando non ci sono piuttosto che come una mancanza emotiva. Victoria vive nel passato, lei non ha uno scopo, non ha un motivo per vivere. Solo con Grant ha un legame più profondo, ma il motivo principale (almeno inizialmente) è il fatto che le ricorda il periodo più felice della su esistenza, avvenuto un bel po’ di tempo prima. Verrebbe da pensare che con la vita che ha vissuto, l’impatto emotivo è evidente, si difende, non si fida più delle persone! Sarei d’accordo con questo pensiero se l’autrice non avesse intrecciato questa storia, ambientata nella San Francisco del presente (con una Victoria distaccata e così introversa da essere priva di linguaggio, infatti comunica quasi esclusivamente con i fiori), con quella con cui la nostra Vic ricorda il passato, ed in particolare rivive il periodo trascorso con l’unica persona che ha amato e con cui si è sentita amata per quello che era: Elisabeth, a cui deve anche la conoscenza del “dizionario floreale”. La conoscenza della Victoria del passato cambia tutto. Mi ha un po’ destabilizzato a dire il vero, perché Vic può amare ed essere riamata, può essere felice e spensierata, lo ha già fatto. A tre quarti del libro mi sono chiesta: ma Vic vuole tornare a vivere? Questa è la risposta che si cerca da quel momento in poi nel libro ed è proprio la risposta che si trova in parte nel titolo romanzo: Victoria riparte da ciò che meglio conosce e ama, da ciò che sempre è e che mai cambierà, i fiori. Proprio qui inizia il piccolo ed inesorabile cambiamento, nonostante la paura assordante che continua ad attanagliare Victoria, il suo continuo rimuginare sui suoi errori, sul passato, la mancanza di coraggio (o la volontà) di buttarsi e provare sentimenti per qualcuno, al di la di tutto, incondizionatamente; Vic comprende finalmente che l’unica persona che possa salvarla è proprio se stessa, ma il cammino non sarà per questo meno arduo, infatti, pur incominciando una nuova vita, non può perdonarsi per il passato (ha fatto degli errori da cu non riesce ad assolversi) e crede di non meritare per questo un futuro roseo e felice, colori che però vede negli altri e riesce a vedere nei fiori.
A parte ciò, anche nelle tenebre più profonde è possibile intravvedere spiragli di luce per cui a questi momenti abbastanza “cupi” e introspettivi fanno da contraltare momenti molto dolci e teneri (alcuni di cui purtroppo non posso parlarvi per non spoilerare sono toccatissimi e vale la pena leggerli) : lo scambio dei fiori al posto delle lettere con Grant (è uno dei momenti più piacevoli del romanzo), l’amore inconsapevole e inaccettabile per lui, nonché tutta la parte che concerne i nomi dei fiori ed i loro innumerevoli significati (di cui ero totalmente all’oscuro e che mi vedranno preparatissima per i romanzi in “costume”); fiori che l’autrice utilizza intelligentemente come mezzo per raccontare la storia in modo da inserirli costantemente nella fitta trama del romanzo. E poi vi innamorerete di lui, Grant, uomo dal passato tanto difficile quanto quello di Vic, - pur costituendone l’antitesi - lui che ha accettato il suo passato in quanto tale e vuole ricominciare, innamorasi, trovare un motivo per vivere, è determinato a stare con Vic, ma senza che lei accetti in base a costrizione o sfinimento, è paziente, dolce, comprensivo, gentile, amorevole, premuroso, inoltre sa quando intervenire e dare una smossa alla nostra Vic e quando rimanere in disparte e lasciarle il “respiro” di cui ha bisogno! E’ stato un personaggio che mi è rimasto veramente nel cuore, lui rappresenta tutto ciò di cui Vic ha timore ma di cui ha bisogno: l’amore incondizionato, paziente e assoluto. Non siete contente? Bene perché oltre a scoprire ciò che i fiori celano dietro il loro aspetto il lettore dovrà scoprire un ulteriore segreto che la nostra Victoria nasconde nel suo passato (ma che ha sempre ben presente) e che coinvolge e coinvolgerà sia Elisabeth (altro personaggio che ho davvero molto apprezzato per la forza con cui ama Vic e con affronta la sua solitudine!!) che - il mio adorato - Grant.
Per quanto riguarda l’autrice, personalmente l’ho trovata molto brava, pur avendo molti personaggi e situazioni – anche temporali – da gestire lo ha fatto bene, il romanzo è fluido e facile da seguire. Tuttavia ho riscontrato – a livello di narrazione della storia - che mentre nella prima parte il romanzo risulta molto scorrevole e ben scritto, almeno a mio modestissimo parere, la seconda, è un po’ più lenta e ripetitiva. Difetto del tutto rimediato a livello di descrizioni introspettive e sentimentali, la scrittrice riesce a parlare di molte tipologie di amore in un unico romanzo e le amalgama bene: l’amore orfano, derelitto, disperato, quello violento, quello eccessivo, quello sofferto, quello riconquistato, quello incondizionato, quello materno, quello legato all’amicizia e soprattutto quello per se stessi. Ha inoltre descritto con profondità e coinvolgimento i sentimenti e i problemi dei bambini in adozione. Posso dunque dire che nel complesso sebbene abbia indugiato a volte eccessivamente sulle incertezze di Vic la scrittrice ha creato uno dei più difficili e complessi e interessanti personaggi che abbia letto negli ultimi tempi.
L’avevo detto che era un libro difficile! Consigliato? Si, è una lettura sincera, profonda, che è costituita da una moltitudine di storie e sfumature che non possono lasciare indifferenti e rimangono nel cuore chiusa l’ultima pagina!!
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