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E’ mattina e, come al solito, fa già un caldo soffocante.
Ah cosa darei per trascorrere qualche giorno al mare!
Peccato che invece sono costretta a rimanermene a casa e che oltretutto devo pure stirare, mansione che odio terribilmente!
Mi consolerò leggendo un pochino via.
Non passa molto tempo prima che la mia mente si immerga completamente nella lettura…
“La stagione era tuttavia troppo inoltrata per godere dei divertimenti e degli svaghi che Lyme, essendo un luogo di villeggiatura, poteva loro offrire. Andarono sulla spiaggia a guardare il flusso della marea che una deliziosa brezza di sud-est spingeva verso la riva con la grandiosità che una spiaggia così piatta consentiva…”
Improvvisamente i miei pensieri cominciano a prendere una strana piega. Piega che non ha nulla a che vedere con le camicie che devo stirare! Inevitabilmente finisco col chiedermi come trascorrevano l’estate gli inglesi nell’800. Sono certa, che anche in quell’epoca era necessario prendersi delle vacanze soprattutto, dopo un inverno passato tra le fredde e umide mura di casa.
Un modo per scoprirlo ci sarebbe… non mi resta altro che accantonare ferro e camicie e… tuffarmi nell’estate vittoriana inglese.
Che ne dite mie care amiche, vi tuffate con me?
Dovete sapere che fino al 19 ° secolo gli inglesi non hanno provato il minimo interesse per le zone di mare situate sulla costa. Soltanto verso la metà dello stesso secolo s’incomincia a intravedere un certo cambiamento. Le terme che fino ad allora erano il luogo per eccellenza, dove la gente si recava per bere le acque minerali, vennero sostituite dalle località balneari dove la vita sociale e i piaceri del divertimento diventano l'obiettivo principale.
Nel giro di pochi anni dunque il mare diventa la meta di villeggiatura più ambita da coppie e famiglie. Ma l’affluenza maggiore in queste zone la si avrà soltanto quando il famoso medico Richard Russell, scrisse un libro in cui sosteneva che la balneazione in acqua di mare era molto buona per la salute (ndr: la terapia veniva chiamata “cura delle acque” e prevedeva l’immersione del paziente in acqua salata).
“Oh! Sì… sono proprio convinta che, con pochissime eccezioni, l’aria di mare faccia sempre bene. Il dottor Shirley dice che stare a Lyme per un mese gli ha fatto meglio di tutte quelle medicine che prendeva, e che trovarsi sul mare lo fa sentire sempre di nuovo giovane.”
Da qui l’interesse per il mare si espande a visitatori di ogni estrazione sociale che motivati da questa teoria si spingono a trasferirsi in queste zone per dei mesi interi. Tutta questa affluenza fece sì che la distinzione fra le classi sociali diminuisse notevolmente. Non c’erano differenze tra nobile e operaio, entrambi potevano usufruire della spiaggia e del mare allo stesso identico modo godendone, di conseguenza, gli stessi benefici.
Tuttavia questa “unione” fu di breve durata.
Con la nascita delle ferrovie infatti l’afflusso nelle località balneari del ceto medio fu sempre maggiore e i “nobili signori” si vedono costretti a cercare delle aree distanti, lontano dalla rozza gentaglia, come veniva comunemente chiamata. Questo sarà il motivo principale che porterà, nel tempo, i nobili ad appassionarsi per i viaggi all’estero.
Ma torniamo all’estate vittoriana.
Con i nuovi visitatori, le città sono costrette a rivedere le loro strutture. Le classiche locande lasciano il posto ai grandi alberghi che vengono costruiti direttamente sulla costa mentre le ville degli abitanti del posto vengono ristrutturate e messe, in parte, in affitto per i turisti.
Inoltre, in ogni città di mare, non doveva assolutamente mancare il pontile necessario per la “promenades sul lungomare”, parte essenziale della vita vacanziera. Ogni persona ne prendeva parte per vedere ed essere visto. Chi in carrozza, chi a cavallo o chi semplicemente a piedi ma sempre e rigorosamente agghindato nell’abito migliore e ad allietare la passeggiata con le loro animazioni vi erano musicisti di strada, teatri di varietà (ossia i classici burattini) e acrobati.
Ma se il tempo non era clemente, impedendo quindi la consueta passeggiata, ci si poteva rifugiare nei “Giardini d’inverno”, architetture balneari ad uso sociale. Le enormi strutture erano realizzate in ghisa e ricoperte di vetro per consentire alla gente di vedere l’esterno e dare così l’illusione di un ambiente più esotico. Una sorta di giardino coperto dunque dove si poteva giocare a carte, ascoltare musica, prendere il tè o semplicemente passeggiare tra le piante.
“I salotti furono illuminati per accogliere gli invitati… per giocare a carte, una riunione tra persone che non si erano mai viste prima…”
Nei primi anni era di fondamentale importanza lo “status” dei visitatori che soggiornavano presso queste località. Più elevato era il ceto dei turisti maggiore era il prestigio per il luogo che li ospitava. Re, regine e principi erano infatti gli ospiti più ricercati e il loro nome e la loro sistemazione veniva addirittura pubblicata nei giornali locali al fine di attrarre il maggior numero di visitatori.
Quali sono queste località?
Margate, Bournemouth, Southport, Scarborough, Llandudno, Ramsgate, Weymouth, Torquay, Dover, Ryde, Yarmouth sono solo alcune di queste città.
In verità le più conosciute sono soltanto due: Brighton posta sulla costa meridionale e Blackpool situata nel Lancashire, ossia sulla costa settentrionale.
Brighton è stata la prima grande città di mare ed è famosa per aver avuto l’onore di ospitare Principe Reggente. Brighton poteva già contare 40.000 abitanti al tempo ma la crescita su grande scala iniziò con l’arrivo della ferrovia che, potenziando i piccoli insediamenti esistenti, rese l'accesso alla città più veloce e meno costoso. Ad aumentare il suo prestigio fu anche l’arrivo del dottor Richard Russell, citato precedentemente, il quale aprì un laboratorio medico nel centro cittadino.
Blackpool invece rimase fino al 1781 una piccola cittadina. Fu soltanto quando Thomas Clifton e Sir Henry Hoghton costruirono una grande strada privata che Blackpool divenne accessibile trasformandosi nella città che offriva il maggior numero di intrattenimenti.
Tuttavia raggiunse la sua massima apoteosi il 14 Maggio del 1894, con la costruzione del Blackpool Tower, una sorta di “resort” moderno dove all’interno vi erano numerose sale da musica, teatri lirici, acquari, ricostruzioni delle lagune veneziane con tanto di gondole e gondolieri, zoo-giardini e mostre.
Come vivevano le giornate al mare?
L’intera giornata era solitamente dedicata alla spiaggia.
Per poter fare il bagno si doveva usufruire delle cosiddette “cabine a ruote” (bathing machine) la cui funzione era quella di fornire una certa riservatezza alle signore durante il bagno. Questi singolari mezzi di trasporto non erano altro che cabine di legno fissate su un carro, trainate da un cavallo o da un asino, che servivano per condurre i bagnanti fino alle prime onde. Una volta concluso il bagno i bagnanti potevano infatti rivestirsi comodamente all’interno di esse e tornare alla spiaggia completamente vestiti.
Per quanto riguarda il cofano della cabina, prima di raggiungere la forma definitiva, ci sono state diverse variazioni. Inizialmente era composta da una tenda di tela che si estendeva oltre la parte posteriore del carrello in modo da poter nascondere completamente i bagnanti. In seguito venne sostituita da una cappa in pelle, più resistente e utile per proteggere la pelle delicata dai raggi del sole.
“La strada principale che par quasi correre fino al mare, la passeggiata fino al Cobb, che si dipana lungo la bella baia raccolta e che durante la stagione è animata da cabine e villeggianti.”
Una campana indicava l’arrivo dell’alta marea in quanto era considerato il momento propizio per immergersi in acqua. Le prime persone a poter fare il bagno erano le donne e i bambini. Il costume vittoriano era molto più pratico di quello precedente. Il pesante abito scuro in flanella venne infatti sostituito da un abito senza maniche e da un paio di pantaloni in cotone. Il tutto completato con delle scarpette aperte e un delicato cappello di paglia. Sicuramente non era un abbigliamento comodo ma dobbiamo ricordare due cose importanti. Primo che lo scopo del bagnante non era prendere il sole, secondo che l’etichetta del tempo era molto rigorosa. Vi basti pensare che il nuoto era addirittura considerato rischioso e il bagno in mare si pensava potesse incoraggiare gli uomini e le donne a comportarsi indecentemente.
Ed è proprio per questo motivo che erano obbligati a fare il bagno rigorosamente separati. Soltanto quando la campana suonava nuovamente gli uomini potevano dirigersi verso il mare.
Ma nonostante ciò, i “giovanotti” più ribelli, si premunivano di telescopi per poter spiare le donne mentre scendevano in mare dalle loro macchine di balneazione. Un passatempo sicuramente esilarante finché non venivano sorpresi e multati profumatamente!
“La sua baia dolce e appartata, circondata da scogliere scure che i frammenti di rocce emergenti dalle sabbie rendono il migliore recesso per osservare il flusso della marea e per sedere in eterna contemplazione. Questi luoghi devono essere visitati, e poi visitati ancora perché il fascino possa esserne apprezzato.”
Di certo la vita vacanziera attuale è molto cambiata.
Abbiamo una bandiera bianca al posto della campana, una cabina con tanto di chiave, indossiamo costumi molto più comodi e possiamo fare il bagno liberamente, senza discriminazione sessuale.
Eppure una cosa non è cambiata… la passeggiata sul lungomare.
Forse non ci sono più principi e regine ma anche noi sfoderiamo l’abito migliore…
Ora è proprio il caso che torni alle mie camicie !
Estratti tratti dal romanzo “Persuasione” di Jane Austen.
Informazioni tratte dai libri:
- The Oxford Companion a British history di John Cannon
- The Victorian
e dai siti:
http://www.picturesofengland.com/
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