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RECENSIONE: ETERNITY ( Infinite days ), di Rebecca Maizel
Anno: 2010
Pubblicato in Italia da: Sperling & Kupfer
Formato: hardcover
Genere: paranormale, young adults
Ambientazione: Stati Uniti, 2010
Livello di sensualità: warm (caldo)
Voto: 7/10
Collegamento con altri romanzi: è il primo romanzo della trilogia VAMPIRE QUEEN, composta da:
- INFINITE DAYS (in italiano ETERNITY);
- STOLEN NIGHTS (la cui uscita americana è prevista per marzo 2011 e quella italiana verso la fine dello stesso anno);
- Un terzo titolo non ancora definito.
Lenah Beaudonte ha sedici anni dal 1418, da quando cioè venne trasformata in un vampiro da Rhode, che è diventato il suo compagno di vita. E il cui amore è talmente forte da spingerlo, sei secoli dopo, a sacrificare la propria esistenza compiendo il rituale che ha permesso a Lenah di esaudire il suo desiderio più grande: tornare a essere umana.
Grazie al sacrificio di Rhode ora Lenah è tornata una normale sedicenne umana: frequenta la scuola, trova degli amici, studia, lavora nella biblioteca… e soprattutto, contro ogni sua aspettativa, si innamora di nuovo del bel Justin.
La sua vita sembra così scorrere nel migliore dei modi, fin quando il suo passato di sangue, dolore e morte all’improvviso ritorna, minacciandola…
Come molte di voi sanno, sono una di quelle lettrici cui il genere vampiresco che tanto va di moda in questi anni non ha mai detto nulla (esclusi i vampiri di Teresa Medeiros), anzi…
Eppure la trama di questo romanzo d’esordio di Rebecca Maizel ha catturato la mia attenzione al punto di decidere di dare una seconda chance anche a questo genere, leggendo questo romanzo.
Il responso? Anche se non posso certo dire di essermi convertita al vampirismo (letterariamente parlando) e non sono nemmeno sicura che leggerò gli altri due romanzi della serie, non mi è affatto dispiaciuto; l’ho trovato molto ben scritto, in modo intenso e con una protagonista Lenah, che è stata per secoli una vampira, la più feroce della sua specie; ma la sua ferocia era dovuta al dolore per la condizione di vampira. Come viene spiegato a un certo punto del romanzo, più il legame e la nostalgia della vita umana sono forti più il vampiro è feroce e crudele; e per Lenah, nel corso dei secoli, il desiderio di provare qualcosa che non fosse solo sangue e odio cieco è divenuto così forte da spingerla quasi alla follia, ovvero a progettare di lasciarsi incenerire dalla luce del sole, in modo da porre fine a quello che per lei è un vero e proprio martirio.
Per questo Rhode, il suo compagno, il vampiro che l’aveva trasformata perché se n’era innamorato, decide di compiere il magio rituale con cui un vampiro può tornare umano; e per farlo, non esita a sacrificare la sua stessa esistenza (condizione essenziale perché il rituale si compia e che un vampiro deve desiderare il bene dell’altro a costo della sua stessa vita); non solo, ma prima che il rituale si compia organizza anche la nuova vita di Lenah, in modo che i membri della Confraternita che lei stessa aveva creato non riescano a trovarla.
E quindi Lenah, per la prima volta dopo secoli, si ritrova sedicenne in un mondo completamente diverso da quello che conosceva; prova esperienze nuove, come vestirsi senza corsetto, ascoltare musica da uno stereo, usare un cellulare… soprattutto ritrova, e riprova emozioni semplici ma per lei perdute, come sentire lo stomaco brontolare per la fame, o sentire la pioggia che scorre sul viso, o percepire la sensazione della pelle sotto le dita quando si tocca un’altra persona; cose scontate per un umano, ma per chi per secoli ha vissuto come un non morto, favolose.
Soprattutto, riprova anche sentimenti di vario tipo: l’amore per Justin, l’amicizia per Tony, la gelosia iniziale con alcune ragazze della scuola di cui poi diventa amica; impara nuovamente a fidarsi di qualcuno. E’ proprio nella finezza psicologica e letteraria con cui vengono descritte tutte le sensazioni che prova la protagonista, tutti i passaggi delle emozioni da lei provate, tutta la sua rinascita insomma, che ho trovato la parte migliore del romanzo, e che mi fa pensare al di là del fatto che il tema vampiresco possa interessare o meno, che Rebecca Maizel sia un’autrice che vale la pena di seguire; visto il suo talento (non è tanto scontato come sembra, per uno scrittore, il saper scrivere certe cose facendole percepire al lettore la punto tale da emozionarlo, come capitato a me) non mi è difficile prevedere per lei almeno spero una carriera in salita.
Altre abilità della scrittrice, il saper intessere una storia circoscritta tutto sommato a poche ambientazioni e pochi elementi in modo coinvolgente e avvincente, e l’aver saputo creare personaggi affascinati e credibili sia per la loro fisicità (riassunta spesso in pochi tratti: gli occhi azzurri di Rhode, i capelli neri e la pelle bianchissima di Lenah, la mascella forte di Vickam… altro che le pagine e pagine di elementi anatomici a livello iperbolico che usano descrivere certe autrici!) sia per la loro parte psicologica ed emozionale: ad esempio, quando Lenah parla del suo passato da cattiva, non si può non percepire dietro la sua spietatezza un’altrettanto grande sofferenza; lo stesso per l’amore di Rhode nei suoi confronti o per la sete di vendetta dei vampiri della setta.
Insomma, anche se il genere vampiresco non credo proprio faccia per me, credo che quando uscirà il prossimo capitolo della serie non lo disdegnerò; a maggior ragione se alle amanti di questo genere capiterà di leggere questo romanzo, sono sicura che faranno altrettanto!
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