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RECENSIONE: PROMESSA D’AMORE (Passion’s promise), di Danielle Steel

 

 

 

Anno: 1977

Edizione originale:

Pubblicato in Italia da: Sperling & Kupfer, prima edizione 1990, seconda edizione 1994

Formato: paperback

Livello di sensualità: hot (bollente)

Genere: contemporaneo

Ambientazione: Stati Uniti, anni’70

Voto: 4/10

 

Kezia St. Martin, ereditiera, è una delle più note protagoniste del jet set internazionale e della cronaca mondana; tutto ciò le permette, ovviamente sotto falso nome, di lavorare segretamente come giornalista, tenendo rubriche di gossip per alcuni noti giornali.

La sua vita cambia totalmente quando accetta di intervistare Luke, un ex detenuto che ora lotta per i diritti civili dei carcerati. La passione che scoppia tra loro cambierà radicalmente la vita di Kezia, mentre anche il suo mondo subisce forti scosse…

Questo romanzo di Danielle Steel risente probabilmente del clima dell’epoca in cui è stato scritto, cioè gli impegnati anni ’70, impegnati per quanto riguarda la politica e per i diritti civili. Naturalmente però non aspettatevi  qualcosa alla COME ERAVAMO…anzi, direi che siamo proprio anni luce lontano da questo tipo di storia d’amore. A pensarci bene, il sottotitolo di questo romanzo potrebbero essere le parole di una canzone di Gianni Morandi, che dice “i soldi non fanno la felicità… ma lo dice solo chi li ha già!”. In fondo stiamo pur sempre parlando di Danielle Steel, no?

E quindi, ecco che la protagonista, Kezia, è la solita ereditiera talmente provata dalle sofferenze che la sua esistenza implica (eh già: come sopravivvere a cene e pranzi nei ristoranti più lussuosi, vestiti-scarpe-gioielli firmatissimi, viaggi e feste…certo deve essere una vita terribile!) da condurre non una doppia, ma addirittura tripla vita: 1- ricca e frivola ereditiera; 2- misteriosa giornalista di gossip (una specie di Lady Whistledown degli anni’70, per intenderci); 3- studentessa d’arte anticonformista (quando sta con il suo amante pittore a Soho). Ovviamente assolutamente nessuno, a parte il suo editore (che comunque è al corrente solo di due vite), sa di tutto ciò…e lo credo:altrimenti l’avrebbero ricoverata in qualche (costosissima e supervipposa) clinica per disturbi mentali.

Ma,volendo essere sincera, anche Kezia a ben vedere ha le sue belle sofferenze, come ogni comune mortale:la madre si è suicidata quando lei era piccola, e il suicidio è stato tenuto nascosto a tutti per paura dello scandalo; anche il padre è morto, lasciandola sì ricchissima, ma completamente sola: la migliore amica Tiffany è una donna fragile e sensibile, vittima di un marito meschino. Kezia cerca di aiutarla ma la poveretta prima cade nelle spire dell’alcolismo e successivamente si suicida (unica vicenda di un certo spessore all’interno del romanzo).

In tutto ‘sto marasma piomba all’improvviso Luke, un ex detenuto che ha fatto dei diritti dei carcerati la sua personale crociata; un uomo che ha alle spalle una figlia morta mentre era in carcere e una moglie che non reggendo il peso di tante disgrazie si è suicidata. Ebbene, a quanto pare sembra che costui non sia rimasto minimamente segnato da queste disgrazie: in certe pagine ho avuto l’impressione  di trovarmi davanti un ventenne immaturo e zuzzurellone, invece di un adulto segnato da tutte queste esperienze… anzi il modo in cui parla della moglie morta l’unica volta che la nomina è il solito, irritante modo che ha quest’autrice di farci capire che questo amore è unico, cioè sminuire l’unione precedente.

Ovviamente essendo diversissimi scoppia una passione che più passione non si può, che travolge tutto, che non guarda in faccia nessuno ecc, ecc, ecc, e durante la quale la protagonista farà cose impensabili (non solo per una del suo ambiente, ma proprio per una persona normale), amerà come non mai, soffrirà come non mai ecc. ecc.ecc… mentre il lettore viene preso da una botta di sonno come non mai. Aggiungiamoci pure un prete come terzo incomodo e un colpo di scena finale che anche Fracchia avrebbe intuito da quasi subito… e il polpettone pseudo impegnato  è servito. Buona lettura (sconsigliatissima!).

Tiziana

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