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FILM TRATTI DAI ROMANZI D’AMORE
MY FAIR LADY (id,1964)
Regia di Gorge Cukor, con Audrey Hepburn (Eliza Dolittle), Rex Harrison ( Prof. Higgins), Pickering (Wilfrid Hide White).
Nell’Inghilterra del primi del ‘900, il famoso glottologo Henry Higgins scommette con l’amico Pickering che riuscirà a trasformare una comune popolana in una dama di alta classe, tale da non sfigurare in mezzo alle persone dell’alta società. La prescelta è la fioraia Eliza Dolittle, che viene sottoposta a un tour de force incredibile comprendente modo di parlare, vestirsi, mangiare,leggere, scrivere, comportarsi… insomma veramente estenuante per chiunque. E difatti per alcuni mesi sia Eliza che il professore sono perennemente in sull’orlo della crisi più profonda a ogni minimo fallimento, ma alla fine il miracolo si compie: dopo sei mesi Eliza è una giovane donna sofisticata che non ha più nulla in comune con l’umile fioraia di prima, tant’è vero che riscuote pure successo nell’alta società! Cosa potrebbe volere di più? Per esempio il fatto di non dover più andarsene alla fine dell’esperimento, e rimanere col suo professore…
Tratto dall’opera PIGMALIONE (1912) di George Bernard Shaw, da cui già nel 1956 era stato tratto un applauditissimo musical,il film è ormai uno dei classici di questo genere, talmente famoso che nel 1998 venero addirittura messe in vendita due Barbie con le fattezze della protagonista, in una speciale collezione di Barbie dedicate a personaggi famosi del cinema.
Che dire di questo film? Una sola cosa: da vedere, consigliato anche a chi non è un gran fan di musical, prima di tutto per il significato della storia, che rimanda al mito greco di Pigmalione ma in salsa meno tragica e con lieto fine per nulla scontato però: infatti il percorso intrapreso da Eliza e dal professor Higgins,partito come una semplice scommessa, apporterà profondi cambiamenti non solo alla pupilla(come in origine doveva essere) ma anche al severo professore, che nella sua vita non ha mai lasciato che un sentimento di qualsiasi tipo sconvolgesse la sua vita tranquilla e ordinata, e quando lancia la scommessa si illude che tutto rimarrà come prima: illuso! Innanzitutto Eliza è una popolana sì, ma con un cuore e un’anima molto più grandi di quelli che il professore pensa,e soprattutto con un caratterino davvero forte:accetta di buon grado l’offerta del professore per sfuggire a una vita di miseria non solo materiale, ma i loro battibecchi durante le lezioni, dovuti alla scarsa pazienza di Eliza soprattutto con la lingua corretta (chi non ricorda il famoso LA RANA IN SPAGNA GRACIDA IN CAMPAGNA?) sono il sale di questo film;naturalmente Audrey Hepburn dà un’altra delle sue magistrali prove cinematografiche, quasi sdoppiandosi nella Eliza caciarona e popolana prima, per poi tornare alla sua famosa eleganza e stile quando interpreta Eliza convertita in perfetta lady.Viceversa Rex Harrison è stata la scelta più giusta per il severo e represso Higgins, anche se a me personalmente ha lasciato indifferente.
Oltre ai due attori occorre naturalmente menzionare le musiche e canzoni indimenticabili, elementi essenziali per un musical. Nel 1965 il film vinse ben otto premi Oscar:miglior film,regista,attore protagonista, fotografia, scenografia, costumi, colonna sonora e sonoro, oltre a tre Golden globe (musical,attore e regista) e un David di Donatello per il miglior film straniero.
SHE DEVIL-LEI, IL DIAVOLO (She devil,1989)
Regia di Susan Seidelman, con Roseanne Barr ( Ruth Patchett),Meryl Streep (Mary Fisher),Ed Begley jr(Bob Patchett),Linda Hunt (Hooper),Sylvia Miles (Mrs Fisher).
La casalinga Ruth è veramente una..casalinga disperata:sovrappeso e bruttina, deve occuparsi dei due figli adolescenti e della casa mentre il marito Bob, manager in carriera, si accorge a malapena della sue esistenza. L’unico suo svago è quello di leggere i romanzi d’amore della scrittrice rosa più celebre d’America, Mary Fisher, il suo idolo. Ma un giorno scopre il tradimento del marito proprio con la Fisher, e allora... apriti cielo!Tutta la rabbia e la frustrazione represse in anni di matrimonio insoddisfacente saltano fuori, e Ruth decide di servire questa volta al marito( che nel frattempo ha chiesto il divorzio ed è andato a vivere al Fisher) un piatto molto freddo: la vendetta, e sarà la più sottile e perfida vendetta mai vista.
Tratto dal romanzo di Fay Weldon THE LIFE AND LOVE OF A SHE DEVIL (inedito in Italia), questo divertente film ripropone e ribalta nei due personaggi principali i due grandi stereotipi del romanzo rosa:il primo sulle tipiche lettrici di questi romanzi, ovvero le casalinghe prive di mordente e ingorantelle, e il secondo secondo cui le scrittrici di questi romanzi sarebbero signore dolci e gentili che mai farebbero del male al prossimo.Tutto ciò viene abilmente ribaltato dalle due protagoniste di questo divertente film:se all’inzio la nostra Roseanne Barr è davvero la tipica casalinga disperata, nel corso del film tirerà fuori tutta la sua grinta e il suo ingegno, dimostrando di essere come intelligenza,acume e spirito di iniziativa ben al disopra della media di donne di qualsiasi ceto, mentre la rivale Meryl Streep non sa nemmeno cosa siano i sentimenti, è isterica e vive in un suo mondo ideale tutto rosa, ma solo al di fuori…e in fondo la vendetta che si abbatte su di lei le fa molto bene, vedere il finale per crederci.
I due pezzi forti del film sono ovviamente le due antagoniste, Meryl Streep nel suo primo ruolo da commedia,vestita tutta di rosa e fronzoli vari,che passa da sdolcinata a isterica con la solita bravura riservata solitamente a ruoli drammatici, e Roseanne Barr altrettanto brava nel passare da casalinga scipita e disperata a donna combattiva…anche troppo!
Su una cosa mostrano di essere d’accordo le nostre due: nel fare polpette del protagonista maschile, che in mezzo a tali primedonne risulta così scipito e insulso da chiedersi: ma cosa ci trovano tutte?
HO VOGLIA DI TE (id,2007)
Regia di Luis Prieto, con Riccardo Scamarcio( Step), Laura Chiatti (Gin), Filippo Nigro (Marcantonio), Katy Saunders (Babi), Caterina Vertova (madre di Step).
Dopo due anni trascorsi in America studiando cinema Step torna a Roma e va a vivere col fratello,trova lavoro come macchinista in un programma televisivo e pensa spesso con nostalgia al suo primo amore Babi, che non vede più da tempo. Nel frattempo conosce Gin,giovane aspirante valletta televisiva,vivace e simpatica,di cui poco alla volta si innamora ricambiato.La loro storia scorre serena fino a quando alcuni fantasmi del passato non si intromettono tra loro, soprattutto quello di Babi, che nonostante sia a un passo dal matrimonio non riesce a dimenticare Step….
Tratto dall’omonimo romanzo(2006) di Federico Moccia.è il seguito dell’amatissimo TRE METRI SOPRA IL CIELO, e per questo nessuno all’uscita del romanzo prima e del film poi avrebbe scommesso su un suo eventuale successo. Che invece c’è stato e non a torto, anche se alcuni critici l’hanno definito un esempio di non cinema,secondo me invece è un film che racconta molto bene l’emozione dei vent’anni e dell’amore a quell’età.Riccardo Scamarcio, ormai lanciato nell’olimpo dei giovani attori italiani più famosi proprio grazie a questo personaggio, interpreta di nuovo Step,questa volta un giovane più maturo e responsabile ( anche se l’espressione corrucciata è sempre quella del primo film…), anche se i conflitti irrisolti sembrano un po’ troppi; e stavolta nel confronto Babi-Gin vince sicuramente quest’ultima, più simpatica, solare, originale, affascinante, il personaggio ideale per una storia d’amore più matura come quella che si presume il protagonista desideri,visto che (sempre si presume)sia maturato. Ed è proprio per questo che non ho apprezzato molto il “ritorno di fiamma” tra Babi e Step, che sapeva molto di falso, di sciocco, di ossessione…comunque non è l’unica differenza tra libro e film, almeno stando a quanto mi ha detto chi ha letto il primo e visto il secondo(io ho fatto solo la seconda cosa). Spero che l’attrice Laura Chiatti abbia una lunga carriera,perché mi è piaciuta davvero molto.
Anche qui come nel primo film il tema portante della colonna sonora è un successo di Tiziano Ferro,TI SCATTERO’ UNA FOTO.
D’AMORE
Regia di Betty Kaplan,con Antonio Banderas (Francisco), Jennifer Connelly( Irene), Stefania Sandrelli( Beatriz), Patricio Contreas (Mario).
Negli anni del regime di Pinochet Irene Beltran è una giovane giornalista di buona famiglia,fidanzata con un capitano dell’esercito,che insieme col collega fotografo Francisco viene mandata a svolgere un servizio giornalistico su una giovane contadina che si dice sia affetta da strane visioni.I due hanno molti dubbi sulla veridicità di queste visioni, e non badano più di tanto alla cosa, pensando che la giovane sia in realtà malata di convulsioni.Ma poco tempo dopo la ragazza scompare e i due insospettiti cominciano una personale indagine che li porterà a scoprire alcuni atroci segreti e a prendere coscienza non solo dell’amore che li lega ma anche dell’orrore della dittatura, e a decidere di combatterla pur rischiando tutto quello che hanno.
Tratto dal romanzo omonimo di Isabel Allende, non è certo un film facile da trasferire sullo schermo:come chi li ha letti sa bene, i romanzi della Allende sono un microcosmo non solo di personaggi, ma soprattutto di sensazioni, sentimenti, colori, odori e presenze sopranaturali molto difficili da rendere su pellicola.Infatti all’epoca i critici rimasero delusi dal risultato, io invece penso che sia un film molto bello e fedele alla sostanza del romanzo.
Certo la coppia di protagonisti Antonio Banderas (che l’anno prima aveva interpretato un altro film tratto da un romanzo della Allende, LA CASA DEGLI SPIRITI) e Jennifer Connely (attrice non solo bella ma di grande talento, e purtroppo poco vista)è talmente carismatica e interessante che nella trasposizione cinematografica toglie un poco di spazio ad altri personaggi di non poco spessore, ma pazienza, è un film veramente godibile e meritevole di essere visto.Certo la nostra Stefania Sandrelli non brilla nel ruolo dell’isterica Beatriz, personaggio ridotto ad una macchietta, ma non si può avere tutto….
LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO (Message in a bottle,1999)
Regia di Luis Mandoki, con Robin Wright Penn ( Teresa Osborne), Kevin Costner(Garrett Blake), Paul Newman (Dodge Blake), Jesse James (Jason).
Mentre fa jogging sulla spiaggia la giornalista Teresa, divorziata e con un figlio a carico, trova una bottiglia portata a riva dalle onde contente un messaggio d’amore per una certa Catherine. Affascinata da questo antico modo di comunicare e dallo struggente messaggio, scrive sul suo giornale un’articolo così bello che suscita l’interesse della gente, divenendo un caso.Il direttore le impone di trovare l’autore del messaggio e lei non se lo fa dire due volte, si mette alla ricerca, e alla fine lo trova:è Garret, un costruttore di barche vedovo che vive con l’anziano padre,e che dopo la morte dell’amatissima moglie ( la Catherine del messaggio) cerca di comunicare con lei affidando alle onde i suoi messaggi d’amore. Tra i due nasce un sentimento che potrebbe anche evolvere (ed è quello che spera anche Dodge, il padre di Garret) se non fosse che lui è ancora estremamente attaccato alla figura della moglie scomparsa;tutto ciò nonostante la simpatia e la dolcezza di Teresa lo intrighino molto.Riuscirà questo amore novello a superare l’enorme ostacolo di un fantasma?
Tratto dall’omonimo romanzo (1998)di Nicholas Sparks, premetto che non ho letto il libro perché dopo la visione di questo film non ne ho avuto il coraggio!Un film mieloso e zuccheroso all’inverosimile il che per qualcuno vuol dire sentimentale ma non per me… qui infatti i sentimenti rimangono in superficie, sulla faccia degli attori che si danno un gran daffare in smorfie e smorfiette per esprimere un minimo di serietà, senza peraltro essere molto convinti loro stessi. Stendiamo quindi un velo pietoso sull’interpretazione di Kevin Costner, giuggiolone dolente nell’imitazione di serie Z di Topo Gigio quando canta “Strapazzami di coccole”,e su quella della sgallettata Robin Wright Penn, a tratti persino fastidiosa nel suo voler a tutti i costi carpire il segreto del nostro giuggiolone, tant’è vero che a volte uno si chiede perché egli sia tanto attratto da una tale rompiscatole, che normalmente sarebbe stata rispedita a casa sua a calci nel didietro…l’unico che non perde la sua dignità è il grande Paul Newman,che forte della sua esperienza regala al film l’unico personaggio degno di nota.
Tema portante della colonna sonora è il brano MESSAGE IN A BOTTLE cantato in inglese da Laura Pausini.
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