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CAROLINE LINDEN'S GUIDE TO SEDUCTION

GUIDA ALLA SEDUZIONE, DI CAROLINE LINDEN




Caroline Linden has accepted to be interviewed by us for the Italian release of her novel AL VOLERE DELLA LADY (What a Woman Needs), and has authorised us to translate an excerpt of her latest release, A RAKE’S GUIDE TO SEDUCTION. Enjoy !

Caroline Linden ha accettato di venire intervistata da noi in occasione della pubblicazione in Italia del suo romanzo AL VOLERE DELLA LADY (What a Woman Needs), e ci ha permesso di tradurre un estratto del suo nuovo romanzo, A RAKE’S GUIDE TO SEDUCTION. Buona lettura!



Caroline Linden will answer to all your questions and will give away an autographed copy of WHAT A GENTLEMAN WANTS to one lucky reader among those who will participate and leave a comment. So don't forget to sign your comment with your name or nick.
Caroline Linden risponderà a tutte le vostre domande e darà in regalo una copia autografata di WHAT A GENTLEMAN WANTS a una fortunata lettrice, che verrà sorteggiata tra tutte coloro che interverranno lasciando un commento. Quindi non dimenticate di firmarvi, con un nome o uno pseudonimo, per farvi riconoscere!



INTERVIEW - INTERVISTA


Dear Caroline, we are delighted you have accepted to be interviewed in the occasion of the release of “What a woman needs” in Italy! We hope that getting in touch with some of your Italian readers will be a pleasant experience for you. Are you often in contact with your non-US readers?

Thank you for inviting me! I’m thrilled to be on shelves in Italy, and hope readers like the book. It actually features a bit of intrigue over an Italian masterpiece. I hope people will let me know if I got those parts right.

I do get email from around the world and it’s always very cool to see where my books have gotten. I’d love to get email from Italy!

Cara Caroline, siamo entusiaste che tu abbia accettato di essere intervistata in occasione della pubblicazione in Italia di AL VOLERE DELLA LADY (What a woman needs) ! Speriamo che fare la conoscenza di alcune delle tue lettrici italiane sarà per te per un’esperienza piacevole. Vieni spesso in contatto con le tue lettrici che vivono al di fuori dagli Stati Uniti?

Grazie a voi per il vostro invito! Sono elettrizzata dal fatto di venire pubblicata in Italia, e spero che alle lettrici il libro piaccia. Nella storia c’è anche un piccolo “giallo” che riguarda un capolavoro dell’arte italiana. Spero che mi farete sapere se quella parte è esatta.

Ricevo emails da tutto il mondo ed è sempre molto carino sapere dove sono arrivati i miei libri. Mi piacerebbe riceverne dall’Italia!

 

Would you like to make a little introduction about yourself, your life and career, and your passion for writing? You have a scientific background, and a degree in physics, right? How did this change in your life, from science to romantic literature, happen? Is there anything, in your opinion, that romance can give you while scientific & technical activity cannot?

My degree is actually in mathematics, but I loved physics as well. I had always been a passionate reader, but I hated to write: all those composition assignments were horrifying to me, and I fled to the land of problem sets, where there was a right answer to the exam questions. I didn’t even think of writing a romance until after I got married and had two small children. The local library was two blocks from our house, so I would walk over with my toddlers and scoop up as many interesting looking books as I could in five minutes, which was usually how long the toddlers could be quiet. Then one day I scooped up Julia Quinn’s The Duke and I, and it was amazing: the best sort of story, with a lovable heroine and a hero who had charm and weaknesses but made me laugh, and I thought, wow! THAT’s the way a book should be. So when I did decide to try writing fiction, that was my model.

And I must add that mathematics gave me my own romance. I met my husband in the Harvard math department, where he was a graduate student while I was an undergrad. He offered to help me with my problem sets, and it was a match made in heaven.

Ti andrebbe di parlarci un po’ di te, della tua vita e della tua carriera, e della tua passione per lo scrivere? Hai una formazione scientifica, ed una laurea in fisica, giusto? Com’è avvenuto questo cambiamento nella tua vita, dalla scienza alla letteratura romantica? A tuo avviso cos’è che il romance può darti e l’attività tecnica e scientifica invece non può?

Per l’esattezza sono laureata in matematica, ma la fisica mi piaceva altrettanto. Sono sempre stata un’appassionata lettrice, ma odiavo scrivere: tutti quei temi da svolgere mi facevano inorridire, e mi rifugiavo nella terra delle equazioni, dove c’era sempre una risposta esatta alle domande d’esame. Non mi è mai nemmeno passato per la mente di scrivere un romance finché non mi sono sposata ed ho avuto due bambini. La biblioteca della città era a due isolati da casa nostra, così ci andavo a piedi con i miei piccolini e prendevo tutti i libri che avevano l’aria interessante e che riuscivo ad agguantare in cinque minuti, che di solito era il tempo massimo in cui i bambini riuscivano a stare tranquilli. Poi, un giorno ho agguantato IL DUCA E IO (The Duke and I ) di Julia Quinn, ed è stata una sorpresa: una bellissima storia, con un’eroina simpatica ed un eroe con fascino e debolezze ma capace di farmi ridere, e pensai, wow! Un libro è COSI’ che dovrebbe essere. Così, quando decisi di provare a scrivere un romanzo, quello fu il mio modello.

E devo aggiungere che è stata la matematica a regalarmi la mia storia d’amore. Ho incontrato mio marito nel dipartimento di matematica di Harvard, dove lui stava facendo un master post-laurea mentre io mi dovevo laureare. Si offrì di aiutarmi con le mie equazioni, e fu subito amore.

 

Why did you decide to write historical romances, among all women’s fiction genres? Was this choice determined by your own reading tastes, or other? How do you live and "feel" your work as a romance writer?

I love history—always have. And writing a story in a different time period is a particular challenge, to not only get the period setting right but also to adjust your characters to fit in that time period and yet still be sympathetic to modern people. It’s what I like to read, historical fiction and non-fiction, so it was pretty natural to gravitate there.

That said, all my heroines are based on some part of me, either taking on some characteristic of mine or being the way I always wished I could be. And I definitely draw on my own marriage and husband for creating a romance (and a hero) that feels right to me.

Perchè hai deciso di scrivere romanzi storici, tra tutti i possibili generi di narrativa femminile? E’ stata una scelta determinata dai tuoi gusti in fatto di lettura, o da altro? Come vivi, come percepisci il tuo lavoro di scrittrice di romance?

Io amo la storia—l’ho sempre amata. E scrivere una storia ambientata in un’epoca diversa è una sfida tutta speciale, non solo per ricostruire correttamente l’epoca, ma anche per far sì che i tuoi personaggi siano adeguati a quel contesto ma che allo stesso tempo i lettori di oggi riescano ad entrare in sintonia con loro. I romanzi ed i saggi storici sono le mie letture preferite, quindi è stato piuttosto naturale restare su quel genere.

Detto questo, tutte le mie eroine in qualche modo hanno in sé una parte di me, o perchè riprendono qualche mia caratteristica, o perché sono quello che io avrei voluto essere. E prendo spunti dal mio matrimonio e da mio marito per creare una storia d’amore (ed un eroe) che possa sentire giusti per me.

 

Can you give us a sneak peak in your typical day as a writer?

Oh dear, now I feel compelled to lie. I would like to say I am a disciplined writer, duly writing twenty pages a day, but sadly I generally only discover discipline when the deadline approaches. My children are still young, so I have to allow for time off during school holidays, but then once school starts I try to buckle down and write consistently, if not steadily. Sometimes the story is there, just waiting to be typed, and sometimes it isn’t.

Puoi darci un’idea della tua tipica giornata da scrittrice?

Oddio, adesso sento l’impulso di mentire. Mi piacerebbe potervi dire che sono una scrittrice disciplinata, che scrive regolarmente venti pagine al giorno, ma ahimè, di solito scopro l’autodisciplina quando si sta avvicinando qualche scadenza. I miei bambini sono ancora piccoli, quindi quando sono a casa in vacanza da scuola devo passare il mio tempo con loro, ma quando la scuola ricomincia cerco di rimboccarmi le maniche e di scrivere in modo costante, anche se non regolare. Qualche volta la storia è lì che mi aspetta, bell’e pronta, e aspetta solo che io la metta giù per iscritto, e qualche volta no.

 

“What a woman needs” has been your first book to be translated in Italy and it’s also your first manuscript to have been published. So, let’s talk a bit about it! Is it also the one you feel more emotionally connected with? If not, which is then, and why?

It’s definitely a very special book to me; I think first books are generally dear to the author, because there’s a freedom and a joy in writing a first book that sometimes fades a little in subsequent books. I had written two other books before it, but neither was really good. Then the idea for What A Woman Needs came to me, and I wrote it in less than three months. It was a major thrill when it sold, and I’m very excited that it’s in Italian now!

I think my second book, though—What A Gentleman Wants—is a more emotional connection to me. The heroine of that story is much more like me, and her daughter, Molly, pretty much IS my daughter. And since that book led to two more (starring the hero’s brother and then sister) I got to write that daughter character growing along with my own child. No doubt this will horrify my daughter some day, but for now it makes me smile when I read those passages and remember what she did to inspire them.

AL VOLERE DELLA LADY (What a woman needs) è il tuo primo romanzo che viene tradotto in Italia, ed è anche il primo manoscritto che hai pubblicato. Quindi, parliamone un po’! E’ anche il romanzo a cui ti senti emotivamente più legata? E se non è lui, qual è, e perchè?

Sicuramente è un libro molto speciale per me; penso che le opere prime siano molto care agli scrittori, perchè nello scrivere il proprio primo libro c’è una libertà ed una gioia che qualche volta sbiadiscono un po’ nei libri successivi. Prima di questo libro ne avevo scritti altri due, ma nessuno dei due era veramente riuscito. Poi mi venne l’idea di “What A Woman Needs”, e l’ho scritto in meno di tre mesi. Ero al settimo cielo quando riuscii a venderlo, e sono molto eccitata all’idea che adesso esca in Italia!

Penso però di avere un legame emotivo più forte con il mio secondo libro, "What A Gentleman Wants". L’eroina della storia mi assomiglia molto di più, sua figlia Molly è praticamente MIA figlia. E visto che quel libro poi mi ha portato a scriverne altri due (che hanno come protagonisti rispettivamente il fratello e la sorella dell’eroe), il personaggio di Molly man mano è cresciuto nei romanzi allo stesso modo in cui intanto cresceva mia figlia. Di sicuro un giorno mia figlia ne sarà inorridita, ma per adesso leggere certi passaggi e ricordarmi cos’ha fatto per ispirarmeli è una cosa che mi fa sorridere.

 

Charlotte, the heroine of “What a woman needs” is definitely a "naughty girl": she had numerous sexual encounters, with strangers too and made "shows" for her impotent husband. Why did you choose her as your heroine? Was it perhaps to follow a general trend? Lately, bad girls seem to be gaining more and more space, especially in those novels where sexual content is particularly strong…

I love Charlotte. One thing that really irritates me in romance novels is that the heroine is often dominated, to some extent, by the hero in many ways: finances, social status, sexual experience. Charlotte came to me in a fit of rebellion against those romance conventions, an older woman who had been around and wasn’t blown away by the attentions of any man. I wanted her to be the equal of any rake, any scoundrel who might cross her path. But I also wanted her to be a decent woman, someone who rebelled as a girl, made a serious mistake and suffered for it, and then spent some time trying to find her true self. To me, the difficulties a character endures reveal more about them than anything else, and Charlotte’s life was not easy, which made her a strong, tough woman. This story is really about Charlotte’s redemption, coming home after years abroad, trying to reconnect with what’s left of her family, trying to put her intemperate youth behind her and finally grow up.

There have always been strong, independent women in history, and I think modern women—who’ve been out on their own, supported themselves, had children, been married and maybe divorced—can relate more to those women than to a stereotypical 19 year old heroine who’s been sheltered and taken care of her entire life before finding her one true love and living happily every after. Real life isn’t often like that, it’s much more complicated. I’ve written Charlotte, a reformed party girl, but also a single mother struggling to support her child, a lower class woman who turned to thievery to survive, and a spoiled rich girl who married the wrong man. Those stories are just more interesting to me.


Charlotte, l’eroina di AL VOLERE DELLA LADY, è di sicuro quella che si definisce una “cattiva ragazza”: ha avuto numerosi incontri sessuali, anche con estranei, e si è perfino “esibita” per il marito impotente. Perchè hai scelto un’eroina come lei? E’ stato forse per seguire la tendenza generale? Recentemente, le cattive ragazze sembrano conquistare sempre più spazio, specialmente nei romanzi dal contenuto sessuale più esplicito…

Adoro Charlotte. Una cosa che trovo davvero irritante nei romance è il fatto che spesso l’eroina viene più o meno dominata dall’eroe in vari modi: economicamente, come posizione sociale, o esperienza sessuale. Ho creato il personaggio di Charlotte in un moto di ribellione contro queste convenzioni del romance, è una donna matura che ha avuto le sue esperienze e non ha permesso che le attenzioni degli uomini le facessero perdere la testa. Volevo che fosse in grado di affrontare ad armi pari qualunque dongiovanni o mascalzone che potesse incontrare sul suo cammino. Ma volevo anche che fosse una donna per bene, una che quand’era ragazza era stata una ribelle, aveva fatto un grave errore e aveva sofferto per questo, e poi aveva passato del tempo a ritrovare la vera se stessa. Per me, le difficoltà che un personaggio supera rivelano sul suo conto più di qualsiasi altra cosa, e la vita di Charlotte non è stata facile, ma questo ha fatto di lei una donna forte, resistente. Questa storia in realtà è la storia della redenzione di Charlotte, che torna a casa dopo anni trascorsi all’estero, cercando di riprendere i contatti con quello che resta della sua famiglia, di gettarsi alle spalle la propria giovinezza sfrenata e diventare finalmente adulta.

Nella storia ci sono sempre state donne forti ed indipendenti, e penso che le donne moderne—che hanno vissuto per conto loro, si sono mantenute da sè, hanno avuto figli, si sono sposate e magari hanno divorziato—possano rapportarsi a quelle donne di più che a una stereotipata eroina di 19 anni che è stata tenuta nella bambagia e coccolata per tutta la vita prima di trovare il suo unico vero amore con cui vivere per sempre felici e contenti. La vita vera di rado è così, è molto più complicata. Ho raccontato la storia di Charlotte, una ragazza sfrenata che poi cambia vita, ma anche quella di una madre nubile che lotta per mantenere la propria bambina, di una donna di umili origini che arriva a rubare per sopravvivere, e di una ragazza ricca e viziata che sposa l’uomo sbagliato. Queste storie sono molto più interessanti, per me.

 

Stuart Drake is a wonderful hero, he fully accepts Charlotte's past and her bad behaviour through the story, almost reaching a condition of perfection. How difficult it was to make him believable, and presenting him as a knight in a shining armour at the same time?

Thank you! I like to think Stuart and Charlotte aren’t perfect characters, but they are perfect for each other. Stuart recognizes her pretty early for a kindred spirit, and he respects that. At the base, Stuart is just like Charlotte: he is a survivor, and he does what he has to do to get by. To be honest, I looked at my own husband and thought about why I loved him, what his finest qualities were, and applied some of them to Stuart. For instance, Stuart doesn’t always have to be right. He can acknowledge his faults and take a hit for someone else—he keeps quiet about a scandal that involves a friend, even though he suffers for it. Stuart, like all my heroes, accepts his heroine for who she is, treats her as an equal and a partner, and doesn’t behave like he’s her lord and master.


Stuart Drake è un eroe fantastico, accetta il passato di Charlotte ed il suo comportamento discutibile nel corso della storia senza riserve, insomma è quasi un uomo perfetto. E’ stato difficile renderlo credibile, ed allo stesso tempo presentarlo come un cavaliere in armatura scintillante?

Grazie! Mi piace pensare che Stuart e Charlotte non sono perfetti come personaggi, ma sono perfetti l’uno per l’altra. Stuart riconosce in lei quasi subito uno spirito affine, e rispetta questa cosa. Di base, Stuart è proprio come Charlotte: è uno che sa come sopravvivere, e fa quel che deve fare per tirare avanti. Per essere onesti, ho guardato mio marito e ho pensato al perchè lo amo, a quali sono le sue qualità più belle, e ne ho usate alcune per Stuart. Ad esempio, Stuart non vuole avere ragione a tutti i costi. Sa ammettere i propri errori e si addossa alcune colpe altrui—non dice nulla circa lo scandalo che riguarda un amico, anche se ne soffre le conseguenze di persona. Stuart, come tutti i miei eroi, accetta la sua eroina per quella che è, la tratta come una sua pari e come una compagna, e non si comporta come se fosse il suo signore e padrone.

 

The scene where Charlotte is tied to the bed and obliged to listen to Stuart’s scandalous description is extremely erotic, because nothing is more seducing than words, the right words. How did you conceive that scene? And were you satisfied with the result? Could you say you enjoy writing love scenes? How great is in your opinion the importance of passion scenes in romance novels, from a general standpoint?

I have to admit, I wanted it to be a sexy story, but one thing I can’t abide is sex between two strangers. I just can’t write a love scene until the characters have laughed with each other, know each other, and finally feel ‘free’ enough to bare themselves that way. Charlotte almost seduces Stuart in the first chapter, and then he repays the favor when he ties her up. I wrote it to crank up the sexual tension between the two of them, and because of the way the characters were, it didn’t seem out of place (to me, anyway!). I think passion and physical attraction are immensely important to a true love story, but those can all be conveyed in a number of ways—this way seemed appropriate for these characters. I always want my characters to share a mental and emotional connection at least as strong as their sexual connection.


La scena quando Charlotte è legata al letto ed è obbligata ad ascoltare le scandalose parole di Stuart è estremamente erotica, perché non c’è nulla di più seducente delle parole – le parole giuste, ovviamente. Come ti è venuta l’idea per questa scena? Il risultato finale ti ha soddisfatta? Ti piace scrivere scene d’amore? Da un punto di vista generale, quanto sono importanti le scene passionali in un romance, secondo te?

Devo ammetterlo, volevo che fosse una storia sexy, ma se c’è una cosa che non tollero è il sesso tra estranei. Proprio non riesco a scrivere una scena d’amore finché i personaggi non hanno riso insieme, si sono conosciuti e finalmente si sono sentiti “liberi” di mettersi a nudo anche in quel senso. Charlotte nel primo capitolo per poco non seduce Stuart, e lui le rende la cortesia quando la lega. L’ho scritta per fare esplodere la tensione sessuale tra di loro, e considerando il tipo di personaggi che entrambi sono non mi è sembrata fuori posto (non a me, almeno!). Penso che la passione e l’attrazione fisica abbiano un’ importanza immensa in una vera storia d’amore, ma possono avere molte espressioni diverse—e questa sembrava appropriata per dei personaggi del genere. Voglio che i miei personaggi abbiano sempre un legame emotivo e mentale forte almeno tanto quanto il loro legame fisico.

 

Can you tell us something about the three books you have written since “What a woman needs”, that is “What A Gentleman Wants”, “What A Rogue Desires” and “A Rake's Guide to Seduction”? Are they somehow connected to each other, is there any specific order they have to be read according to?

Those three books are a trilogy about a family of twin brothers and a sister, unrelated to What A Woman Needs. Although I tried hard to make them stand alone as individual books, they do fit together, as most family-based stories do, and so they make the most sense when read in order: What A Gentleman Wants, What A Rogue Desires, and then A Rake’s Guide to Seduction. The first is the story of the oldest brother, a stiff and arrogant duke who is used to looking out for his family and cleaning up their disasters when necessary—until his twin brother signs his name in a marriage register and presents him with a “wife,” a sensible vicar’s widow who can more than stand up to the duke. The second book is the story of that brother, who gets his comeuppance when he catches a daring thief who challenges everything about his life. The third book is about their younger sister, who wants to marry for love, and does—except to the wrong man, never realizing her brother’s friend has been in love with her for years.


Ci puoi dire qualcosa dei tre libri che hai scritto dopo AL VOLERE DELLA LADY, cioè “What A Gentleman Wants”, “What A Rogue Desires” e “A Rake's Guide to Seduction”? Sono in qualche modo collegati, c’è un ordine specifico in cui vanno letti?

Questi tre libri sono una trilogia che parla di una famiglia dove ci sono due fratelli gemelli ed una sorella, e non sono collegati con AL VOLERE DELLA LADY. Benché abbia cercato il più possibile di renderli indipendenti e leggibili ognuno per conto suo, si completano a vicenda, come la maggior parte delle storie che parlano di una famiglia, e quindi sarebbe meglio leggerli in quest’ordine: What A Gentleman Wants, What A Rogue Desires, e infine A Rake’s Guide to Seduction. Il primo romanzo è la storia del fratello maggiore, un duca impettito ed arrogante che è abituato a prendersi cura dei propri famigliari e a sistemare i loro disastri quando necessario – finché suo fratello gemello firma un registro matrimoniale con il suo nome e gli fa dono di una “moglie”, la vedova di un vicario, una donna pratica che sa tenere benissimo testa al duca. Il secondo libro è la storia del fratello, che a sua volta ha quel che si merita quando cattura un’audace ladra che getta per aria tutta la sua vita. Il terzo libro riguarda la loro sorella minore, che vuole sposarsi per amore, e ci riesce—solo che sposa l’uomo sbagliato, perché non si è mai accorta che l’amico di suo fratello è innamorato di lei da anni.

 

Your novels are set in Regency England. How difficult is for you to do all the historical research work on this specific setting? How do you do that?

I like research; it’s sort of like work, but you usually just have to settle into the sofa cushions to do it (or, if you’re lucky, travel). Luckily for Regency-era writers, it’s a fascinating period in history and there are dozens of good histories about most aspects of the time. It’s also a recent enough period that plenty of extant documents and books and paintings and even buildings and clothing are available for inspection in some format. There’s really something for everyone in that time: the elegant manners of the high society, with Almack’s and the marriage mart; the Napoleonic wars with tragedy and bravery and spies and intrigue; the explosion of the arts of all kinds; and a political scene that rivals anything modern day scandals could produce.


Le tue storie sono ambientate nell’Inghilterra Regency. E’ stato difficile per te fare tutte le ricerche necessarie per questa specifica ambientazione? Come affronti il lavoro di ricerca?

Mi piace fare ricerche; è un vero e proprio lavoro, ma di solito ci si può mettere sul divano in mezzo ai cuscini per farlo (oppure, se si ha fortuna, si viaggia). Fortunatamente per le scrittrici che scrivono storie ambientate all’epoca Regency, si tratta di un periodo storico affascinante e ci sono dozzine di ottime storie su tantissimi aspetti di quei tempi. E’ anche un periodo relativamente recente, per cui restano tantissimi documenti, di vario tipo, e libri e dipinti e anche edifici e vestiti per fare ricerche. C’è davvero qualcosa per tutti, in quell’epoca : i modi eleganti dell’alta società, con Almack’s ed il mercato matrimoniale; le guerre napoleoniche con tragedie, coraggiose missioni, spie ed intrighi; l’espansione dell’arte, in tutti i suoi settori; ed uno scenario politico che fa concorrenza a qualsiasi cosa i nostri odierni scandali possano produrre.

 

Can you tell us something about your upcoming projects? As for the genres, are you going to stick on historical romances, or will you explore other kinds of fiction as well? Have you ever been tempted by the idea of writing a somehow “harder” romance novel, futuristic or similar for instance, where all your scientific background could be used?

My next books are a trilogy about three domestic spies in 1820, when England was in upheaval economically and politically. The spymaster is based on a real person, who hired spies to keep an eye on groups the government considered threatening, and many of the events in my books are based on real events. The first will be out in February 2009 from Avon Books, called A View to a Kiss.

I’ve thought about other genres, including a paranormal, but not really for scientific reasons. If anything, my academic studies made me a little too wedded to the standard rules of science, and I’d have a hard time setting some aside for a fictional world. My friend Eve Kenin had written some brilliant futuristic stories with biomedical subplots, but I just can’t think up anything that good. If I come up with a good idea, I’ll write the book. For now all my decent ideas have been historical.


Ci puoi dire qualcosa sui tuoi prossimi progetti? Hai intenzione di continuare a scrivere romance storici, oppure proverai anche altri generi di fiction? Sei mai stata tentata dall’idea di scrivere un romance un po’ più “hard”, futuristico o simili, ad esempio, dove potresti usare tutta la tua cultura scientifica?

Ho in programma una trilogia su tre spie inglesi ambientata nel 1820, quando l’Inghilterra era in fase di grande subbuglio economico e politico. Il capo delle spie è basato su un personaggio realmente esistito, che assumeva spie per tenere d’occhio i gruppi che il governo considerava pericolosi, e molti degli avvenimenti descritti sono basati su fatti veri. Il primo romanzo uscirà nel febbraio 2009 nella collana Avon Books, e sarà intitolato A View to a Kiss.

Ho pensato a sperimentare altri generi, incluso il paranormale, ma non esattamente per ragioni scientifiche. Casomai, i miei studi universitari mi hanno resa un po’ troppo legata alle leggi scientifiche consuete, e farei molta fatica ad accantonarne qualcuna per creare un mondo immaginario. La mia amica Eve Kenin ha scritto delle brillanti storie futuristiche con trame a sfondo biomedicale, ma io proprio non riesco ad immaginarmi qualcosa di altrettanto valido. Se mi verrà un’idea interessante, scriverò il libro. Per ora, tutte le mie buone idee sono state storiche.

 

Anything else you would like to share with your Italian readers?

Grazie! It’s been a pleasure getting to know you, and I hope everyone will feel welcome to email me through my website:
www.carolinelinden.com .



C’è qualcos’altro che vorresti condividere con le tue lettrici italiane?

Grazie! E’ stato un piacere poter fare la vostra conoscenza, e mi farà piacere se mi contatterete via email tramite il mio sito:
www.carolinelinden.com .




CAROLINE LINDEN’S NOVELS – I ROMANZI DI CAROLINE LINDEN


WHAT A WOMAN NEEDS  (AL VOLERE DELLA LADY)


HOW HARD CAN IT BE TO MARRY AN HEIRESS?

Not terribly, Stuart Drake thinks, if you’re good-looking, charming, and in line for a Viscount title, which, fortunately, he is. To end his penniless existence, he simply has to convince his intended bride’s shrewish, wizened old guardian that he isn’t a fortune hunter…which, unfortunately, he is in the extreme. Still, once he meets the old witch, how difficult could it prove to charm her?

Quite, actually. Especially when the lady in question is temptation made flesh—a gorgeous widow with a reputation for knowing a rake when she sees one, having bedded many herself. She’d rather die than let Stuart win. And with his plans thwarted, Stuart has only one option: to take revenge on his tormentor through seduction. But learning what this woman needs might only leave him hungry for more…



Per evitare la rovina finanziaria e salvare la proprietà di Oakwood Park, Stuart Drake deve accalappiare una ricca ereditiera, a ogni costo. Quello che non immagina, scegliendo di conquistare la giovane e ingenua Susan, è di trovarsi a fare i conti con la sua tutrice, la battagliera e affascinante Charlotte. Quando Susan sparisce, Stuart e Charlotte partono insieme per cercarla. Scoprendo che fra loro sta nascendo qualcosa di decisamente inaspettato. Ed estremamente sensuale.



WHAT A GENTLEMAN WANTS


Marcus Reese, Duke of Essex, has spent most of his life pulling his twin brother out of trouble. An occasional thank you would suffice; instead, his resentful sibling forges his name to a marriage license and presents him with an unwanted wife. She’s a vicar’s widow with a mind of her own who may be the first person in Marcus’s well-ordered life to make him feel…completely out of control.

Hannah can’t help but curse her own idiocy. Dire straits have led her to the altar with a gentleman she hardly knows. Played for a fool, she’s embarrassed, furious, and worse, married to an equally outraged stranger—an exasperating man who unleashes all manner of emotions in Hannah, not to mention unwanted desire. Reluctantly, she agrees to play the wife until he can sort out the mess. But the nearness of the undeniably attractive Duke and the passion in his black eyes unsettles her well-guarded heart—making her want to do so much more than “act” the role of blissful bride…



Marcus Reese, Duca di Essex, ha passato la maggior parte della propria vita a tirare suo fratello gemello fuori dai guai. Un “grazie” di tanto in tanto sarebbe sufficiente; invece, quell’ingrato falisifica il suo nome su una licenza di matrimonio e lo omaggia di  una moglie che lui non ha mai voluto. La donna è la vedova di un vicario, ha delle idee tutte sue, e probabilmente è la prima persona nella vita ben ordinata di Marcus che riesce a farlo sentire…completamente fuori controllo.

Hannah non può che maledire la propria idiozia. La sua disastrosa condizione economica l’ha portata all’altare con un gentiluomo che a stento conosce. Ora che ha capito di essere stata raggirata, è imbarazzata, furiosa, e peggio ancora, sposata ad un estraneo altrettanto offeso—un uomo esasperante, che scatena in Hannah ogni sorta d’emozioni, per non parlare di desideri inquietanti. Con riluttanza, la donna accetta di fare la parte di sua moglie finché lui non riuscirà a sistemare il pasticcio. Ma la vicinanza con quel duca innegabilmente attraente e la passione nei suoi occhi neri mettono in subbuglio il suo cuore guardingo—e le fanno desiderare di fare parecchio di più che “recitare” il ruolo della felice sposina…


WHAT A ROGUE DESIRES


After a wayward youth, David Reece, the youngest scion in a noble family, has been called one of the most scandalous rogues of the ton. What he wants to be called is trustworthy and a true gentleman. To prove he has reformed he’s agreed to watch over his absent brother’s estate and signet ring. All is going swimmingly until highwaymen waylay his coach and steal that precious ring...

Street orphan Vivian Beecham has grown up a pickpocket, and a very pretty one indeed. Now she and her brother have reluctantly graduated to highway robbery. And handsome David Reece has become their victim—until he tracks her down and makes her his prisoner. Locked in a spare bedroom, Vivian vows to hate her captor. Instead she becomes a former rogue’s greatest challenge: the object of a passionate seduction. But David and Vivian are playing a dangerous game in which forbidden love is a wild card…



A seguito di una gioventù scapestrata, David Reece, il figlio più giovane di una nobile famiglia, è stato definito uno dei dongiovanni più famigerati del ton. Ma lui vuole essere definito un uomo degno di fiducia, un vero gentiluomo. Per provare che è tornado sulla retta via ha accettato di badare ai possedimenti di suo fratello, ora assente, e di custodire il suo anello con sigillo. Tutto va alla perfezione, finché dei banditi non mandano fuori strada la sua carrozza e gli rubano il prezioso anello...

Vivian Beecham è un’orfana che è cresciuta in strada ed è diventata una tagliaborse – una molto graziosa, a dir la verità. Ora lei e suo fratello sia pur con riluttanza sono stati “promossi”, e fanno i banditi da strada. E l’affascinante David Reece è la loro vittima—finché lui la rintraccia e la cattura. Rinchiusa in una camera da letto degli ospiti, Vivian giura odio eterno verso il proprio carceriere. Invece, presto lei diventa la sfida più grande di tutte per un ex-dongiovanni: l’obiettivo di un’appassionata seduzione. Ma David e Vivian stanno giocando una partita pericolosa, in cui il jolly è un amore proibito…


A RAKE’S GUIDE TO SEDUCTION


Anthony Hamilton is the most scandalous man in London, a gambler, a fortune hunter, an infamous rake. Celia Reece is sure he's never had one thought of her, except as his friend David's younger sister. Who would ever guess she's the only woman he's ever loved…and can never have…

He must rely on his talents in the bedroom…

Anthony Hamilton cannot help it. The way he looks, the way he lives, his past—it all conspires to make him a man men fear, women desire. His name fills gossip circles in a seemingly endless, lurid drama. But he’s never forgotten the only woman he’s ever truly wanted—yet could never have.

… to make her fall in love.

Celia Reece knew Anthony well before he forged his scandalous reputation. The young man she remembers spoke kindly to her, made her laugh, and his devilish good looks always quickened her pulse. But Celia’s mother had other designs—designs that didn’t include marriage to Anthony. Now, Celia is widowed, and her mother is intent on finding her a new husband. Refusing to let any obstacle stand in his path this time, Anthony sets out to win Celia’s heart by using the same skills that made him London’s most irresistible rake.


"Reading A Rake's Guide to Seduction is like diving into a favorite desert. You know you're going to enjoy every bite… I enjoyed every bit—and bite!—of this book."
—Kay James for Romance Reader at Heart



Anthony Hamilton è l’uomo più scandaloso di Londra, un giocatore d’azzardo, un cacciatore di dote, un libertino senza scrupoli. Celia Reece è certa che lui non le abbia mai rivolto un solo pensiero, se non tutt’al più nella veste di sorella minore del suo amico David. Chi avrebbe mai immaginato che Celia sia l’unica donna che lui abbia mai amato… e che non potrà mai avere?

Dovrà fare affidamento sulla propria abilità in camera da letto…

Anthony Hamilton non può farci niente. Il suo aspetto, il suo stile di vita, il suo passato—tutto congiura per fare di lui un uomo gli altri uomini temono, e che le donne desiderano. Il suo nome ricorre continuamente nei pettegolezzi della buona società, in una specie di dramma a tinte forti che a quel che sembra non ha mai fine. Ma lui non ha mai dimenticato la sola donna che ha desiderato davvero— e che non ha mai potuto avere.

… per far sì che s’innamori di lui.

Celia Reece conosceva Anthony ben prima che la sua reputazione diventasse così scandalosa.. Il giovane dei suoi ricordi le parlava con gentilezza, la faceva ridere, e la sua bellezza quasi diabolica le faceva sempre battere più forte il cuore. Ma la madre di Celia aveva altri piani—piani che non includevano il matrimonio con Anthony. Ora, Celia è rimasta vedova, e sua madre è indaffarata a trovarle un nuovo marito. Ma Anthony stavolta è deciso ad opporsi a qualunque ostacolo che si frapponga tra di loro, e a conquistare il cuore di Celia usando quelle stesse abilità che hanno fatto di lui il dongiovanni più irresistibile di tutta Londra..

"Leggere A RAKE’S GUIDE TO SEDUCTION è come gettarsi sul proprio dessert preferito. Sai che te lo godrai istante dopo istante … e io mi sono goduta questo libro, un morso dopo l’altro - pagina dopo pagina!"
—Kay James, Romance Reader at Heart



EXCERPT – ESTRATTO

from "A Rake's Guide to Seduction"
Chapter One


Anthony Hamilton was born scandalous, and his reputation did not improve as he grew.
He was the only son of the earl of Lynley, but it was almost a proven fact that he was not Lynley's own child. Lady Lynley, a much younger woman than her husband, had not borne a child in the first ten years of her marriage, and then, out of the blue, gave birth to a strapping, handsome lad who didn't look a thing like Lord Lynley, nor any of the Hamiltons for that matter. Lynley had not repudiated his wife or the child, but the fact that Lady Lynley and her son spent most of their time away from Lynley Court seemed proof of…something.

Mr. Hamilton had been a thoroughly wild boy as well. He was asked to leave no fewer than three schools—mostly for fighting, but once for cheating a professor at cards. He had finished his education at Oxford in record time, then set himself up in London to begin a life that could only be called, in hushed tones, depraved and immoral. That was when he had stopped using his courtesy title as well; he no longer allowed people to call him Viscount Langford, as befitted the Lynley heir, but insisted on being plain Mr. Hamilton. That, combined with his regular appearances at high stakes gaming tables and the steady stream of wealthy widows and matrons he kept company with, painted him blacker than black, utterly irredeemable, and absolutely, deliciously, fascinating to the ton.
There was the time he wagered everything he owned, including the clothing he was wearing at the time, at the hazard table, and somehow walked away with a small fortune. There was his infamous, but vague, wager with Lady Nicols—no one quite seemed to know the precise details—which ended with Lady Nicols handing him her priceless rubies in the midst of a ball at Carleton House. There was the time Sir Henry Milton accused him of siring the child Lady Milton carried at the time; Mr. Hamilton simply smiled, murmured a few words in Sir Henry's ear, and within an hour the two men were sharing a bottle of wine, for all the world as if they were bosom friends. He was reputed to be on the verge of being taken to the Fleet one night, and as rich as Croesus the next. He was a complete contradiction, and he only inflamed the gossips' interest by being utterly discreet. For such a wicked man, he was remarkably guarded.
Celia Reece heard all the stories about him. Despite her mother's admonitions, Celia had developed a fondness for gossip in her first Season in London, and all the best bits seemed to involve him in one way or another. While Anthony Hamilton might not be—quite—the most scandalous person in London, he was the most scandalous person she knew, and as such she found his exploits hugely entertaining.
He had been friends with her brother David for as long as Celia could remember, and had often come to Ainsley Park, the Reece family estate, for school holidays. As he had grown more and more disreputable, he had stopped visiting—Celia suspected her mother banned him from coming—but she still remembered him fondly, almost as an extra brother. He had tied her fishing lines and helped launch her kites, and it gave her no end of amusement that he was now so wicked, young ladies were afraid to walk past him alone.
Naturally, his reputation meant that she was never to speak to him again. Celia's mother, Rosalind, had drummed it into her daughter's head that proper young ladies did not associate with wicked gentlemen. Celia had restrained herself from pointing out that her own brother was every bit as wild as Mr. Hamilton, but she had obeyed her mother for the most part. She was having a grand time in her first Season, and didn't want to do anything to spoil it, particularly not anything that would get her sent back to Ainsley Park in disgrace for associating with wicked gentlemen.
Fortunately, there were so many other gentlemen to choose from. As the daughter and now sister of the duke of Exeter, Celia was a very eligible young lady. The earl of Cumberland sent her lilies every week. Sir Henry Avenall sent her roses. The duke of Ware had asked her to dance more than once, Viscount Graves had taken her driving in the Park, and Lord Andrew Bertram wrote sonnets to her. It was nothing less than exhilarating, being courted by so many gentlemen.
Tonight, for instance, Lord Euston was being very attentive. The handsome young earl was a prime catch, with an estate in Derbyshire and a respectable fortune. He was also a wonderful dancer, and Celia loved to dance. When he approached her for the third time, she smiled at him.
"Lady Celia, I should like to have this dance." He bowed very smartly. He had handsome manners, too.
Celia blushed. He must know she couldn't possibly dance with him again. "Indeed, sir, I think I must refuse."
He didn't look surprised or disappointed. "I think you must as well. Would you consent to take a turn on the terrace with me instead?"
A turn on the terrace—alone with a gentleman! She darted a glance at her mother, several feet away. Rosalind was watching, and gave a tiny nod of permission, with an approving look at Lord Euston. Her stomach jumped. She had never taken a private stroll with a gentleman. She excused herself from her friends, all of whom watched enviously, and put her hand on Lord Euston's arm.
"I am honored you would walk with me," he said as they skirted the edge of the ballroom.
"It is my pleasure, sir." She smiled at him, but he merely nodded and didn't speak again. They stepped through the open doors, into the wonderfully fresh and cool night air. Instead of remaining near the doors, though, Lord Euston kept walking, leading her toward the far end of the terrace, where it was darker and less crowded. Far less crowded; almost deserted, really. Celia's heart skipped a beat. What did he intend? None of her other admirers had kissed her. Lord Euston wasn't quite her favorite among them, but it would be immensely flattering if he tried to kiss her. And shouldn't she have some practice at kissing?
Celia's curiosity flared to life, and she stole a glance at her companion. He was a little handsomer in the moonlight, she thought, trying to imagine what his lips would feel like. Would it be pleasant, or awkward? Should she be modest and retiring, or more forward? Should she even allow him the liberty at all? Should—?
"There is something I must say to you." Celia wet her lips, preparing herself, still trying to decide if she would allow it. But he made no move toward her. "Lady Celia," he began, laying one hand on his heart, "I must tell you how passionately I adore you."
She hadn't quite expected that. "Oh. Er…Oh, indeed?"
"Since the moment I first saw you, I have thought of nothing but you," he went on with growing fervor. "My will is overruled by fate. To deliberate would demean my love, which blossomed at first sight." He took her hand, looking at her expectantly.
"I—I am flattered, sir," she said after a pregnant pause.
"And do you adore me?" he prompted. Celia's eyes widened in confusion.
"I—Well, that is—I…" She cleared her throat. "What?"
"Do you adore me?" he repeated with unnerving intensity.
No. Of course she didn't. He was handsome and a wonderful dancer, and she probably would have let him steal a chaste kiss on the cheek, but adore him? No. She wished she hadn't let him lead her all the way out here. What on earth was she to do now? "Lord Euston, I don't think this is a proper thing to discuss."
He resisted her gentle attempts to pull free of his grasp. "If it is maidenly reserve that prevents you saying it, I understand. If it is fear of your family's disapproval, I understand. You have but to say one word, and I will wait a thousand years for you."
"Oh, please don't." She pulled a little harder, and he squeezed her hand a little tighter.
"Or you might say another word, and we could go to His Grace tonight. We could be married before the end of the Season, my dearest Lady Celia." "Ah, but—but my brother's away from town," she said, edging backward. Euston followed, pulling her toward him, now gripping her one hand in his two.
"I shall call on him the moment he returns."
"I wish you wouldn't," Celia whispered.
"Your modesty enthralls me." He crowded nearer, his eyes feverish.
"Oh dear…"
"Sweet Celia, make me immortal with a kiss!" Celia grimaced, and turned her face aside from his. She was never going to dance with Lord Euston again. What a wretched first kiss this would be.
"Good evening," said an affable new voice just then.
Lord Euston released her at once, recoiling a step as he spun around toward the intruder. Celia put her freed hands behind her, suddenly horrified at what she had done. Goodness—she was alone, in the dark, with an unmarried gentleman—if they were discovered here, she could be ruined.
"Lovely evening, isn't it?" said Anthony Hamilton as he strolled up, a glass of champagne in each hand.
"Yes," said Euston stiffly. Celia closed her eyes, relief flooding her as she recognized her savior. Surely he, of all people, would understand and not cause trouble for her.
"Lady Celia. A pleasure to see you again." He gave her a secretive smile, as if he knew very well what he had interrupted and found it highly amusing.
"Mr. Hamilton," she murmured, bobbing a curtsey. For a moment everyone stood in awkward silence.
"We should return to the ball." Lord Euston extended his hand to her, pointedly not looking at the other man.
"No!" Celia exclaimed without thinking. Euston froze, startled. She flushed. "I shall return in a moment, sir," she said more politely, grasping for any excuse not to go with him. "The air is so fresh and cool."
"Yes," said Euston grimly. He didn't look nearly so handsome anymore. "Yes. I see. Good evening, Lady Celia."
Celia murmured a reply, willing him to leave. "Good evening, Euston," added Mr. Hamilton.
Lord Euston jerked, darting a suspicious glance at Mr. Hamilton. "Good evening, sir." He hesitated, gave Celia a deeply disappointed look, then walked away.
Celia swung around, bracing her hands on the balustrade that encircled the terrace. Good heavens. That had not turned out at all the way she had expected. Why had her mother approved of him?
"That," said Mr. Hamilton, leaning against the balustrade beside her, "may be the worst marriage proposal I have ever heard."
She closed her eyes, and took a deep breath. It didn't work. The giggles bubbled up inside her, and finally burst free. She pressed one hand to her mouth. "I suppose you heard everything he said?"
"I suppose," he agreed. "Including the part he stole from Marlowe."
"No! Really?" Celia gasped. He just smiled, and she groaned. "You mustn't repeat it to anyone."
"Of course not," he said in mild affront. "I should be ashamed to say such things aloud. It would quite ruin my reputation." Celia laughed again, and he smiled. "Would you care for some champagne?"
"Thank you." She took the glass he offered, and sipped gratefully.
He set the other glass on the balustrade and leaned on his elbows, surveying the dark gardens in front of them. "So you weren't trying to bring Euston up to scratch?"
"Don't be ridiculous." She snorted, then remembered she wasn't supposed to do that. "I would never have walked out with him if I'd thought he meant to propose."
"Why did you, then?" He glanced at her, his expression open and relaxed, inviting confidence. Celia sighed, sipping more champagne.
"He's a wonderful dancer," she said.
"And a dreadful bore," he said in the same regretful tone. Celia looked at him in shock, then burst out laughing.
"That's dreadful of you to say, but—but—well, perhaps he is."
"Perhaps," he murmured.
"And now he is probably telling my mother." She sighed. Walking out with Lord Euston, with her mother's permission, was one thing; lingering in the darkness with a man—let alone a notorious rake her mother strenuously disapproved of—was another. "I really should return."
"Did you want him to kiss you, then?"
She stopped in the act of turning to go. He was still facing the gardens, away from her, but after a moment had passed and she said nothing, he glanced at her. "Did you?" he asked again, his voice a shade deeper.
Celia drew closer. He turned, now leaning on one elbow, his full attention fixed on her. She didn't know another gentleman who could appear so approachable. She had forgotten how easy he was to talk to. "You mustn't laugh at me, Anthony," she warned, unconsciously using his Christian name as she had done for years. "I—I've never been kissed before, and it seemed like the perfect night for it, and…well, until he started demanding to know if I adored him, it was quite romantic. It was," she protested as his mouth curved. "We can't all be disreputable, with all sorts of scandalous adventures."
His smile stiffened. "Nor should you be."
"But you should?" She grinned, glad to be teasing him instead of the other way around. "Every gossip in London adores you, you know."
He sighed, shaking his head. "I'm neither so daring nor so foolish as they like to think. Perhaps you, as a pillar of propriety, can tell me how to escape their pernicious notice."
“Why, that is easy,” she said with a wave of one hand. “Find a girl, fall desperately in love with her, and settle down to have six children and raise dogs. No one will say a word about you then.”
Anthony chuckled. “Ah, there's the rub. What you suggest is more easily said than done, miss."
"Have you ever tried?"
He shrugged. "No."
"Then how can you say it's so difficult?" she exclaimed. "There are dozens of young ladies looking for a husband, you must simply ask one—"
He gave a soft tsk. "I couldn't possibly."
"You could."
"I couldn't."
Celia's eyes lit. "That sounds almost like a challenge."
He glanced at her from the corner of his eye, then grinned. "It's not. Don't try your matchmaking on me. I'm a hopeless case."
"Of course you're not," she said stoutly. "Why, any lady in London—"
"Would not suit me, nor I her."
"Miss Weatherby," said Celia.
"Too thin."
"Lady Jane Cranston."
"Too tall."
"Miss Alcomb."
"Too…" He paused, his gaze sharpening on her as he thought, and Celia opened her mouth, ready to exclaim in delight that he could find no fault with Lucinda Alcomb, who was a very nice girl. "Too merry," he said at last.
“Who would please you, then?” she burst out, laughing at his pleasant obstinacy.
He shifted, his eyes skipping across the garden again. “No one, perhaps.”
“You aren't even trying to be fair. I know so many nice young ladies—”
Anthony gave a sharp huff. “This is quite a dull topic of conversation. We've had very fine weather this spring, don't you think?”
“Anyone who took the trouble to know you would accept you,” Celia insisted, ignoring his efforts to turn the subject.
“You’ve gone and ruled out every woman in England." He leaned over the railing, squinting into the darkness.
“Except myself,” Celia declared, and then she stopped. Good heavens, what had she just said?
Anthony seemed shocked as well. His head whipped around, and he stared at her with raised eyebrows. “I beg your pardon?”
Heat rushed to her face. “I—I meant that I know you, and know you're not half so bad as you pretend to be.”
His gaze was riveted on her, so dark and intense Celia scarcely recognized him for a moment. Goodness, it was just Anthony, but for a moment, he was looking at her almost like…
"Not half so bad," he murmured speculatively. "A rare compliment, if I do say so myself."
She burst out laughing again, relieved that he was merely teasing her. That expression on his face—rather like a wolf's before he sprang—unsettled her; it had made her think, for one mad moment, that he might, in fact, spring on her. And even worse, Celia realized that a small, naughty part of her was somewhat curious. No, rampantly curious. She might have let Lord Euston kiss her, but only for the satisfaction of being able to say she had been kissed. She had never expected to be swept away with passion by Lord Euston, who was, as Anthony had said, a dreadful bore. But a kiss from one of the most talked-about rakes in London…now, that would be something else altogether.
"You know what I meant," she said, shaking off that curiosity as shocking and obviously forbidden. "I know you've quite a soft heart, although you hide it very well. As proof, I must point out that you've stood out here with me for some time now, trying to make me feel better after receiving the most appalling marriage proposal of all time. David would have laughed until he couldn't stand upright, and then retold the tale to everyone he met."
"Ah, but I am not your brother," he replied, smiling easily although his gaze lingered on her face.
She was glad he couldn't see her blush. "No, indeed! But because you are not"—she took the last sip of champagne from her glass before setting it on the balustrade—"I must return to the ballroom. I suppose you'll continue to skulk in the shadows out here, and be appropriately wicked?"
"You know me too well."
Celia laughed once more. "Good night, Anthony. And thank you." She flashed him a parting smile, and hurried away. Perhaps if she could make her mother see the humor, and idiocy, in Lord Euston's proposal, Mama wouldn't ask too many questions about where she'd been ever since.


Anthony listened to her rapid footsteps die away, counting every one. Seventeen steps, and then she was gone. He folded his arms on the balustrade once again, taking a deep breath. The faint scent of lemons lingered in the air. He wondered why she smelled of lemons and not rosewater or something other ladies wore.
"You gave away my champagne, I see," said a voice behind him.
Anthony smiled and held out the untouched glass sitting next to his elbow. "No. I gave away mine."
Fanny, Lady Drummond, took it with a coy look. "Indeed." She turned, looking back at the house. "A bit young for your taste."
"An old friend," he said evenly. "The younger sister of a friend. Euston was giving her a spot of trouble."
"Better and better," exclaimed Fanny. "You are a knight in shining armor."
Anthony shrugged. "Hardly."
"Now, darling, I wouldn't blame you." She ran her fingers down his arm. "She's the catch of the season. Rumor holds her marriage portion is two hundred thousand pounds."
"How do the gossips ferret out such information?"
"Persistent spying, I believe. Fouché's agents would have been put to shame by the matrons of London." Fanny rested the tip of her fan next to her mouth, studying him. "For a moment, I thought you had spotted your chance."
Anthony tightened his lips and said nothing. The less said on this topic, the better. The scent of lemons was gone, banished by Fanny's heavier perfume. "Have you?" pressed Fanny as the silence lengthened. She moved closer, her face lighting up with interest. "Good Lord. The greatest lover in London, pining for a girl?"
He turned to her. "She's just a girl," he said. "I've known her since she was practically a babe, and yes, I am fond of her. Fanny, you would understand if you'd heard what Euston was saying to her. I spoke as much to close his mouth as anything else."
"And yet, there was something else," she replied archly. He sighed in exasperation. She laughed, laying her hand on his. "Admit it, you've thought of it. She would solve all your problems, wouldn't she? Money, connection, respectability…"
He pulled his hand free. "Yes, all I would have to do is persuade the duke of Exeter to give his consent, overcome the dowager duchess's extreme dislike of me, and then ask the lady herself to choose me above all her respectable, eligible suitors. I don't take odds that long, Fanny."
She smirked. "She was a girl a moment ago. Now she's a lady." Anthony looked at her in undisguised irritation. Fanny moved closer, so close her breath warmed his ear. "I wouldn't fault you for trying, darling," she murmured. "It needn't alter our relationship in any way…in fact, why don't you call on me tonight…later…and we can continue that relationship."
"You'll want to hear the news from Cornwall, I expect."
Fanny pouted at his deliberate change of subject, but she let it go. "I don't believe I would have let you seduce me if I'd known you simply wanted me to invest in some mining venture." He cocked a brow at her. "All right," she gave in with a knowing smile. "I would have still let you seduce me, but I would have asked for better terms."
"I like to think we shall always be on the best of terms with each other." He brought her hand to his mouth and pressed his lips to the inside of her wrist. Fanny's expression softened even more.
"I suppose we shall. Interest terms…and other terms."
Anthony smiled, ruthlessly forcing his moment of gallantry from his mind, along with everything else related to Celia Reece. Fanny might make light of it, but he needed every farthing she would invest, and Anthony knew how to work to protect that.
He related the report from the mine manager, knowing Fanny, unlike many woman, truly wanted to know how her money was faring. She had a sharp mind for business, and they shared a profitable relationship. Their other relationship was almost as valuable to him—Fanny lived in the present, and didn't dwell on the past, especially not his past. That mattered a great deal to Anthony.
But when Fanny had gone back to the ball, Anthony found his mind wandering. Although Fanny was nearly fifteen years older than he, she was still a very handsome woman, with a tart wit and a marvelous sense of humor. She had a sophistication no young lady just making her debut could claim, and Anthony genuinely liked her. He liked the way her money made his financial schemes successful. He liked her acceptance of their intermittent affair with no recriminations or demands. But she didn't smell of lemons.
He pushed away from the balustrade, restless and tired at the same time. His plans for the evening had included some time in the card room, where he hoped to win a few months' rent, but he suspected he couldn't concentrate on his cards now. Damn lemons.
With a deep sigh, Anthony turned back toward the house. He repeated in his mind what he had told Fanny: Celia was just a girl; he spoke to her out of mere kindness. He tried not to hear the echo of Celia's words, that she was the only woman in England who thought him…how had she put it…'not half so bad as he pretended.'
He slipped into the overheated ballroom, lingering near the door. Without meaning to, he saw her. She was dancing with another young buck like Euston. Her pink gown swirled around her as her partner turned her, her golden curls gleaming in the candlelight. Anthony's gaze lingered on her back, where her partner's hand was spread in a wide, proprietary grip. The young man was delighted to be dancing with her—and why shouldn't he be? She beamed up at him, smiling at whatever he'd said to her, and Anthony realized, with a small shock of alarm, that she was breathtaking. No longer a child or a young girl, but a beautiful young woman who would walk out with a gentleman in hopes of a kiss and end up fending off a marriage proposal.
He turned away from the dancers, continuing on his way without another glance back. He wound his way through the crowd, out through the hall, pausing only to collect his things, then down the steps into the night. He kept going, past the lines of waiting carriages, strolling along at an unhurried pace through the streets of London. The early spring air was fresh and crisp; it was a lovely night to walk, but Anthony didn't walk to enjoy the weather.
At last he reached his lodging, a rented flat in a house just clinging to the edge of respectability. Up the stairs he climbed to his plain, simply furnished rooms. Since sinking most of his funds into the tin mines, he had had to cut his expenses to the bone. There was little of luxury or comfort in his rooms, certainly nothing to tempt a duke's daughter. His lip curled derisively at his own thoughts as he shrugged off his jacket and unwound his cravat. There was little of anything in his life to tempt any lady.
And yet…
Except me, rang Celia's words in his mind. No lady in London would accept him…except me, whispered her voice. He unbuttoned his waistcoat and tossed it on a nearby chair. Everyone saw him as a wastrel and a hedonist…except me, whispered her voice. Anthony pulled open his collar and yanked the shirt over his head. His skin felt hot and prickly. "She's your friend's younger sister," he told himself out loud. "Practically your own sister." But it did no good.
He could still close his eyes and see Celia as a red-cheeked little girl, handing him the last scone from tea wrapped in a handkerchief. He could still hear her angry tears when her brother had insisted she stay behind while they went fishing. And he could still see the glimpse of ankle as she danced, the curve of bosom as she curtsied to her partner, and the gleam of moonlight on her blonde curls.
Anthony had liked Celia Reece very much as a girl, but he had never allowed himself to think of her as a woman. Ladies like Celia were not for him. And so long as she remained fixed in his mind as just a girl, everything had been fine. Tonight, though, he found with alarm that he could think of her as nothing but a woman—a young woman, to be certain, but a woman all the same. She had wanted to be kissed tonight, and Anthony knew just how easily he could have been the man to do it. Except me, echoed her voice again, and he remembered how her face changed when he looked at her then. She hadn't meant it that way when she said it, but he had seen the flush of awareness on her cheeks and the spark of interest in her eyes. And that awareness, to say nothing of the interest, just might have sealed his fate, forever ending any brotherly feelings he had for her.
He splashed cold water from the ewer on his face, letting it run down his neck and chest. Even if Celia would accept him, her family would never allow it. Surely not…except that the duke of Exeter had made a rather odd marriage himself last year, to a penniless widow from a country village. And Celia's other brother had married even lower. Lady David, Anthony knew, had been a common pickpocket at one time.
If the Reeces could overlook the lack of fortune, family, standing, and even respectability, perhaps…just perhaps…they could accept him as well.
Anthony Hamilton, widely regarded as the most scandalous rogue in London, lay down on his narrow bed alone, and contemplated having six children and raising dogs.



da "A Rake's Guide to Seduction"
Capitolo primo

Anthony Hamilton già alla nascita aveva fatto scandalo, e crescendo la sua reputazione non era migliorata.
Era l’unico figlio del conte di Lynley, ma era un fatto quasi certo che non era davvero figlio di Lynley. Lady Lynley, che era molto più giovane di suo marito, non aveva avuto figli nei primi dieci anni di matrimonio, e poi, tutt’a un tratto, aveva partorito un bambino bello e robusto, che non assomigliava affatto a Lord Lynley, e nemmeno agli altri Hamilton, se era per quello. Lynley non aveva ripudiato la moglie, né aveva rinnegato il figlio, ma il fatto che Lady Lynley e il suo bambino passassero la maggior parte del tempo lontani da Lynley Court sembrava la dimostrazione di… di qualcosa.
Come se non bastasse, il signorino Hamilton era stato un ragazzo del tutto incontrollabile. Si era fatto espellere da non meno di tre scuole—più che altro per aver fatto a botte, ma una volta per aver barato mentre giocava a carte con un professore. Aveva completato la sua educazione a Oxford a tempo di record, poi si era stabilito a Londra per iniziare una vita che, a quanto si sussurrava, poteva essere definita soltanto come depravata e immorale. Quello fu il periodo in cui smise anche di usare il suo titolo nobiliare; non permetteva più alla gente di chiamarlo Visconte Langford, come si conveniva all’erede Lynley, ma insisteva a presentarsi semplicemente come Mr. Hamilton. Tutto ciò, combinato alle sue regolari apparizioni ai tavoli da gioco dove si scommetteva forte ed al fatto che si faceva vedere in giro continuamente con ricche vedove e matrone, contribuiva a farne un ritratto nero che più nero non si può, al di là di qualsiasi possibilità di redenzione, e a renderlo assolutamente, squisitamente affascinante agli occhi del ton.
Ci fu un periodo in cui si mise a scommettere in giochi d’azzardo tutto quello che aveva, inclusi i vestiti che indossava al momento, e riusciva in qualche modo a cavarsela sempre, ricavandone una piccola fortuna. Ci fu la sua clamorosa ma misteriosa scommessa con Lady Nicols—nessuno ne conosceva i dettagli precisi, a quanto sembrava—che si concluse con Lady Nicols che gli consegnava i propri inestimabili rubini nel bel mezzo di un ballo a Carleton House. Ci fu l’episodio in cui Sir Henry Milton lo accusò di essere il padre del bambino che Lady Milton aspettava; Mr. Hamilton si limitò a sorridere, sussurrò poche parole nell’orecchio di Sir Henry, e nel giro di un’ora i due uomini si stavano spartendo una bottiglia di vino, dando agli occhi di tutti l’impressione di essere amici per la pelle. Una notte si diceva che era sul punto di essere deportato per debiti, e la notte dopo che era ricco come Creso. Era una contraddizione ambulante, e con la sua riservatezza non faceva che infiammare ancora di più l’interesse dei pettegoli. Per essere un uomo tanto depravato, era decisamente cauto.
Celia Reece aveva sentito tutte le storie su di lui. Malgrado gli ammonimenti di sua madre, durante la sua prima Stagione a Londra Celia aveva sviluppato una vera passione per i pettegolezzi, e tutti quelli più succulenti sembravano riguardare lui, in un modo o nell’altro. Anthony Hamilton poteva anche non essere — forse —la persona più scandalosa di Londra, ma di sicuro era la più scandalosa che lei conosceva, e di conseguenza trovava i suoi exploits divertentissimi.
Anthony era amico di suo fratello David da quando Celia riusciva a ricordare, ed era venuto spesso a Ainsley Park, la proprietà della famiglia Reece, per le vacanze scolastiche. Quando, crescendo, la sua reputazione era via via peggiorata, aveva interrotto le sue visite—Celia sospettava che sua madre gli avesse proibito di venire a trovarli—ma lei se lo ricordava ancora con affetto, quasi come un altro fratello. Le aveva annodato le lenze e l’aveva aiutata a lanciare in aria gli aquiloni, e la divertiva immensamente l’idea che ora fosse tanto scapestrato, e che le signorine avessero paura di passargli accanto da sole.
Naturalmente, la reputazione di Anthony aveva come conseguenza che lei non aveva il permesso di parlargli. La madre di Celia, Rosalind, aveva martellato in testa alla figlia l’idea che le signorine per bene dovevano stare alla larga dai gentiluomini che non lo erano. Celia si era trattenuta dal farle notare che suo fratello era scapestrato tanto quanto Mr. Hamilton, ma alla fine aveva più o meno obbedito alla madre. Si stava divertendo molto in quella sua prima Stagione, e non voleva che niente gliela rovinasse, soprattutto qualcosa che l’avrebbe fatta rispedire a Ainsley Park in disgrazia, come ad esempio farsi trovare in compagnia di scapestrati
Fortunatamente, c’erano tanti altri gentiluomini tra cui scegliere. In quanto figlia, e ora sorella del duca di Exeter, Celia era una giovane lady molto appetibile. Il conte di Cumberland le mandava gigli ogni settimana. Sir Henry Avenall le mandava rose. Il duca di Ware le aveva chiesto più di una volta di ballare, il visconte Graves le aveva fatto fare un giro del parco in carrozza, e Lord Andrew Bertram aveva scritto dei sonetti per lei. Essere corteggiata da così tanti gentiluomini era una cosa davvero eccitante.
Stanotte, ad esempio, Lord Euston le stava dedicando molte attenzioni. L’attraente e giovane conte era un partito eccellente, possedeva una proprietà nel Derbyshire ed una fortuna di tutto rispetto. Era anche un ballerino meraviglioso, e Celia amava ballare. Mentre le si avvicinava per la terza volta, lei gli sorrise.
"Lady Celia, vorrei che mi concedeste questo ballo." Le fece un elegantissimo inchino. Aveva anche delle belle maniere.
Celia arrossì. Lord Euston di certo sapeva che non avrebbe più potuto ballare con lui. "Purtroppo, sir, credo che dovrò rifiutare."
Lui non sembrò né sorpreso, né deluso. "Lo credo anch’io. Acconsentireste, invece, a fare un giro con me sulla terrazza?"
Un giro sulla terrazza—sola con un gentiluomo! Gettò un’occhiata a sua madre, parecchi metri più in là. Rosalind la stava osservando, e con un piccolo cenno del capo le diede il suo permesso, guardando Lord Euston con aria d’approvazione. Celia si sentiva lo stomaco in subbuglio. Non aveva mai passeggiato sola con un uomo. Si scusò con le sue amiche, che la guardavano tutte con invidia, e mise la mano sul braccio di Lord Euston.
"Sono onorato che abbiate accettato di passeggiare con me," disse lui mentre costeggiavano un lato del salone da ballo.
"E’ un piacere per me, sir." Celia gli sorrise, ma lui si limitò ad annuire e non disse altro. Attraversarono la porta spalancata, uscendo nell’aria meravigliosamente fresca della sera. Invece di restare accanto alla porta, però, Lord Euston continuò a camminare, conducendola all’estremità più lontana della terrazza, che era più buia e meno affollata. Molto meno affollata; quasi deserta, in effetti. Il cuore Celia perse un battito. Che intenzioni aveva? Nessuno dei suoi altri ammiratori l’aveva mai baciata. Lord Euston non era esattamente il suo preferito tra loro, ma se avesse provato a baciarla se ne sarebbe sentita immensamente lusingata. E, in fondo, lei non doveva imparare a baciare, prima o poi?
La curiosità di Celia si destò, e gettò uno sguardo furtivo al suo accompagnatore. Alla luce della luna sembrava un pochino più attraente, pensò, cercando di immaginare come sarebbe stato sentire le sue labbra sulle proprie. Sarebbe stata un’esperienza piacevole, oppure imbarazzante? Doveva comportarsi con modestia e ritrarsi, oppure essere più diretta? Era davvero il caso di permettergli di prendersi una tale libertà? Doveva—?
"C’è qualcosa che vi devo dire." Celia si inumidì le labbra, preparandosi, cercando ancora di decidere se doveva permetterglielo. Ma Euston non accennava ad avvicinarsi. "Lady Celia," iniziò lui, mettendosi una mano sul cuore, "devo dirvi quanto appassionatamente io vi adori."
Questa non se l’era aspettata. "Oh. Er…Oh, davvero?"
"Dal primo momento in cui vi ho visto, non ho pensato ad altri che a voi," continuò lui con fervore crescente. "La mia volontà cede di fronte al fato. Rifletterci sopra umilierebbe il mio amore, che è sbocciato al primo sguardo." Le prese la mano, guardandola con aria d’aspettativa.
"Sono—sono lusingata, sir," disse la ragazza, dopo una pausa carica di tensione.
"E voi, mi adorate?" le chiese il visconte. Celia spalancò gli occhi, confusa.
"Io—be’— cioè, io…" Si schiarì la gola. "Cosa?"
"Mi adorate?" ripeté il giovane, con intensità snervante.
No. Certo che no. Era bello ed era un ballerino meraviglioso, e probabilmente gli avrebbe permesso di rubarle un casto bacio sulla guancia, ma adorarlo? No. Desiderò di non avergli permesso di averla portata lì fuori. Cosa diamine doveva fare, adesso? "Lord Euston, non penso che sia appropriato discutere di queste cose."
Lui resistette ai suoi gentili tentativi per liberarsi dalla sua presa. "Se è un pudore virginale che vi impedisce di dirlo, lo capisco. Se è la paura della disapprovazione della vostra famiglia, lo capisco. Non avete che da dire una sola parola, e io vi aspetterò per mille anni."
"Oh, per favore, non fatelo." Celia tirò un po’ più forte, e lui le strinse la mano un po’ di più.
"Oppure potreste dire un’altra parola, e potremmo andare da Sua Grazia stanotte. Potremmo essere sposati prima della fine della Stagione, mia carissima Lady Celia." "Ah, ma—ma mio fratello è fuori città," disse lei, indietreggiando. Euston la seguì, attirandola verso di sè, e le strinse forte una mano tra le sue.
"Gli farò visita non appena tornerà."
"Preferirei che non lo faceste," sussurrò Celia.
"La vostra modestia mi affascina." L’uomo le si avvicinò ancora di più, con occhi febbrili.
"Oh, santo cielo…"
"Dolce Celia, rendetemi immortale con un bacio!" Celia fece una smorfia, e girò il viso di lato per allontanarlo da quello di lui. Non avrebbe mai più ballato con Lord Euston. Che primo bacio miserevole sarebbe stato.
"Buona sera," disse affabilmente un’altra voce proprio in quel momento.
Lord Euston la lasciò immediatamente, arretrando di un passo mentre si girava verso l’intruso. Celia mise le mani finalmente libere dietro la schiena, d’un tratto inorridita da quanto aveva fatto. Santo cielo—era sola, nell’oscurità, con uno scapolo—se li avessero scoperti, sarebbe stata la sua rovina.
"Serata deliziosa, non è vero?" disse Anthony Hamilton dirigendosi verso di loro, con una coppa di champagne per mano.
"Sì," disse Euston, rigido. Celia chiuse gli occhi, sollevata nel riconoscere il suo salvatore. Di sicuro lui, tra tutti, avrebbe capito e non le avrebbe causato problemi.
"Lady Celia. Che piacere rivedervi." Le rivolse un sorriso di sottecchi, come se avesse capito benissimo cos’aveva interrotto e trovasse la cosa molto divertente.
"Mr. Hamilton," mormorò la ragazza, con un leggero inchino. Per un attimo tutti rimasero in silenzio, a disagio.
"Dovremmo tornare al ballo." Lord Euston le tese la mano, palesemente evitando di guardare l’altro uomo.
"No!" Celia esclamò, d’impulso. Euston si immobilizzò, stupefatto. Lei arrossì. "Tornerò dentro tra un attimo, sir," disse con maggior gentilezza, aggrappandosi ad un pretesto qualsiasi pur di non andare via con lui. "L’aria è così fresca e gradevole."
"Sì," disse Euston tetro. Non sembrava più così bello. "Sì. capisco. Buona serata, Lady Celia."
Celia mormorò qualcosa in risposta, desiderando solo che se ne andasse. " Buona serata, Euston," aggiunse Mr. Hamilton.
Lord Euston trasalì e gettò uno sguardo sospettoso a Mr. Hamilton. "Buona serata, sir." Esitò, diede a Celia un’occhiata carica di delusione, poi si allontanò.
Celia si girò e appoggiò le mani sulla balaustra che circondava la terrazza. Santo cielo. La faccenda non era assolutamente andata come aveva immaginato. Perchè sua madre aveva approvato lord Euston?
"Questa," disse Mr. Hamilton, appoggiandosi alla balaustra accanto a lei, "credo sia la peggior proposta di matrimonio che ho mai sentito."
Lei chiuse gli occhi, e tirò un profondo respiro. Non funzionò. Sentiva un desiderio irrefrenabile di mettersi a ridacchiare, e alla fine scoppiò in una risata. Si premette una mando sulla bocca. "Suppongo che abbiate sentito tutto quel che ha detto?"
"Suppongo di sì," confermò lui. "Inclusa la parte che ha rubato a Marlowe."
"No! Davvero?" Celia esclamò costernata. Lui si limitò a sorridere, e lei gemette. "Non dovete ripetere questa storia a nessuno."
"Certo che no," disse lui un po’ piccato. "mi vergognerei a dire cose del genere ad alta voce. Mi rovinerebbero la reputazione ." Celia rise di nuovo, e lui sorrise. "Vi andrebbe dello champagne?"
"Grazie." Prese la coppa che lui le offriva, e ne bevve un sorso, grata.
Lui posò l’altra coppa sulla balaustra e vi si appoggiò sui gomiti, scrutando i giardini bui di fronte a loro. "Allora non stavate cercando di fare in modo che Euston vi chiedesse di sposarlo?"
"Non siate ridicolo." Lei sbuffò, poi si ricordò che era una cosa da non fare. "Non sarei mai uscita fuori con lui se avessi pensato che voleva farmi la sua proposta."
"E perchè l’avete fatto, allora?" Lui la guardò, con espressione aperta e rilassata, che invitava alle confidenze. Celia sospirò, e bevve un altro sorso di champagne.
"E’ un ballerino meraviglioso," disse.
"Ed è noioso da morire," disse lui nello stesso tono carico di rimpianto. Celia lo guardò sorpresa, poi scoppiò a ridere.
"Che cosa spaventosa avete detto di lui, però—be’, però, forse lo è."
"Forse," mormorò lui.
"Ed ora probabilmente sta dicendo tutto a mia madre." Lei sospirò. Uscire con Lord Euston, con il permesso di sua madre, era una cosa; attardasi nel buio con un uomo—figuriamoci con un famigerato libertino, che sua madre disapprovava energicamente—era un’altra. "Dovrei davvero rientrare."
"Volevate che vi baciasse, allora?"
Celia si stava girando per andar via, ma si fermò a metà del movimento. Anthony era ancora rivolto verso i giardini, non verso di lei, ma i secondi passavano senza che lei dicesse nulla, e così la guardò. "E’ questo che volevate?" chiese di nuovo, con voce un po’ più profonda.
Celia gli si avvicinò. Lui si girò, appoggiandosi su un solo gomito adesso, con l’attenzione pienamente concentrata su di lei. Celia non conosceva nessun altro gentiluomo che riuscisse ad avere un’aria tanto alla mano. Aveva dimenticato quant’era facile parlare con lui. "Non dovete ridere di me, Anthony," lo ammonì, usando inconsciamente il suo nome di battesimo così come aveva fatto per anni. "Io—io non sono mai stata baciata finora, e questa mi sembrava la notte perfetta, e…be’, finché non ha cominciato a chiedermi se lo adoravo, era tutto molto romantico. Davvero," protestò vedendo la bocca di lui incurvarsi in un sorriso. "Non tutti possono avere una pessima reputazione, e avventure scandalose di ogni genere."
Il sorriso di lui raggelò. "Nemmeno voi dovreste averle."
"Ma voi sì?" Lei sorrise, felice di essere lei a prenderlo in giro anziché il contrario, "Tutti i pettegoli di Londra vi adorano, sapete."
Lui sospirò, scuotendo il capo. "Non sono né così audace né così sciocco come a loro piace pensare. Forse voi, che siete un pubblico esempio di decoro, potete dirmi come fare a sfuggire alla loro perniciosa attenzione."
“Be’, è facile,” disse lei agitando una mano. “Trovate una ragazza, innamoratevi follemente di lei, mettete su famiglia, fate sei figli e iniziate ad allevare cani. A quel punto nessuno dirà più nemmeno una parola su di voi.”
Anthony ridacchiò. “Ah, ecco il trucco. Quello che suggerite è più facile da dirsi che a farsi, signorina."
"Ci avete mai provato?"
Lui si strinse nelle spalle. "No."
"Allora come potete a dire che è tanto difficile?"esclamò lei. "Ci sono dozzine di ragazze della buona società che cercano marito, dovete semplicemente chiedere a una di loro—"
Lui si schiarì piano la voce. "Proprio non posso."
"Sì che potete."
"No che non posso."
Lo sguardo di Celia si illuminò. "Questa suona quasi come una sfida."
Lui la guardò con la coda dell’occhio, poi sorrise. "No, non lo è. Non provate a fare la combinamatrimoni per me. Sono un caso disperato."
"Assolutamente no," disse lei testarda "Che diamine, qualunque dama di Londra—"
"Nessuna di loro sarebbe adatta a me, né io a lei."
"Miss Weatherby," disse Celia.
"Troppo magra."
"Lady Jane Cranston."
"Troppo alta."
"Miss Alcomb."
"Troppo…" fece una pausa, fissandola con intensità mentre rifletteva, e Celia aprì la bocca, pronta ad esclamare esultante che non sarebbe riuscito a trovare niente che non andasse in Lucinda Alcomb, che era una ragazza molto carina e simpatica. "Troppo allegra," disse lui alla fine.
“Chi vi piacerebbe, allora?” sbottò lei, ridendo per la sua buffa ostinazione.
Lui si spostò, rimettendosi a fissare il giardino. “Nessuno, forse.”
“Non state nemmeno provandoci sul serio. Conosco così tante ragazze simpatiche…”
Anthony sbuffò. “Questo è un argomento di conversazione noioso. Il tempo è stato molto bello questa primavera, non credete?”
“Chiunque di loro si prendesse la briga di conoscervi, non riuscirebbe a dirvi di no,” insistette Celia, ignorando gli sforzi di lui per cambiare argomento.
“Avete appena scartato tutte le donne d’Inghilterra.” Anthony si sporse oltre la balaustra, scrutando nell’oscurità.
“Tranne me,” dichiarò Celia, e poi si fermò. Santo cielo, cos’è che aveva appena detto?
Anthony sembrava altrettanto scioccato. Girò la testa di scatto, e la fissò sollevando le sopracciglia. “Pardon?”
Celia sentiva il viso in fiamme. “Io—io volevo dire che vi conosco, e so che non siete depravato nemmeno la metà di quanto fingete di essere.”
Lo sguardo di Anthony era concentrato su di lei, così scuro ed intenso che Celia per un attimo quasi non lo riconobbe. Diamine, era solo Anthony, ma per un attimo l’aveva guardata quasi come se..
“Depravato nemmeno la metà,” mormorò lui pensoso. “Un complimento eccezionale, davvero.”
Lei scoppiò di nuovo a ridere, sollevata che lui la stesse solo prendendo in giro. Quell’espressione sul suo viso – come quella di un lupo prima del balzo – l’aveva scossa! Le aveva fatto credere, per un unico, folle istante, che lui potesse davvero balzare addosso a lei. E, ancora peggio, Celia si rese conto che una piccola, birichina parte di lei ne era un pochino incuriosita. Anzi, no, era terribilmente incuriosita. Avrebbe lasciato che lord Euston la baciasse, ma solo per la soddisfazione di poter dire che era stata baciata. Non si sarebbe mai aspettata di essere travolta dalla passione per lord Euston, che, come aveva detto Anthony, era una noia mortale. Ma un bacio da uno dei libertini più chiacchierati di Londra… ecco, sarebbe stato qualcosa di completamente diverso.
”Sapete cosa intendevo,” disse, respingendo quella curiosità scioccante ed ovviamente proibita. “E, a titolo di dimostrazione, devo farvi notare che è un po’ che ve ne state qui con me, cercando di tirarmi su il morale dopo che ho ricevuto la proposta di matrimonio più orribile di tutti i tempi. David avrebbe riso fino a non riuscire più a stare in piedi, poi avrebbe raccontato la storia a chiunque avesse incontrato.”
“Ah, ma io non sono vostro fratello, “ replicò lui, sorridendo tranquillo benché il suo sguardo indugiasse sul viso di lei.
Celia fu lieta che non potesse vedere il suo rossore. “ No, certo! Ma visto che non lo siete – bevve un ultimo sorso dal bicchiere, prima di poggiarlo sulla balaustra – devo tornare nel salone. Suppongo che continuerete ad aggirarvi nelle tenebre qui fuori, e ad essere scapestrato come si conviene?”
“Mi conoscete fin troppo bene.”
Celia rise ancora. “Buona notte, Anthony. E grazie.” Gli rivolse uno smagliante sorriso di saluto, e corse via. Forse, se fosse riuscita a fare in modo che mamma vedesse quant’era buffa ed idiota la proposta di lord Euston, non le avrebbe fatto troppe domande su dov’era stata dopo.


Anthony restò ad ascoltare il suono dei passi veloci di Celia svanire in lontananza, contandoli ad uno ad uno. Diciassette passi, e se n’era andata. Si appoggiò di nuovo alla balaustra con le braccia, tirando un profondo respiro. Un debole profumo di limoni aleggiava nell’aria. Si chiese perché Celia profumasse di limoni, e non di acqua di rose o di qualcun’altra delle cose che usavano le signore.
“Le avete dato il mio champagne, a quanto vedo,” disse una voce dietro di lui.
Anthony sorrise e le tese il bicchiere intatto che stava accanto al suo gomito. “No, le ho dato il mo.”
Lady Fanny Drummond lo prese con un’occhiata sospettosa. “Ma davvero.” Si girò, guardando in direzione della casa. “Un po’ giovane, per i vostri gusti.”
“Una vecchia amica,” disse lui pacato. “La sorella minore di un amico. Euston le stava dando qualche problema.”
“Ancora meglio,” esclamò Fanny. “Un cavaliere in scintillante armatura.”
Anthony si strinse nelle spalle. “Non direi proprio.”
“Caro, non vi biasimerei affatto.” Fece scorrere le dita lungo il suo braccio. “E’ il miglior partito della stagione. Le voci dicono che ha una dote di duecentomila sterline.”
“Come fanno i pettegoli a procurarsi informazioni simili?”
“Spionaggio continuato, credo. A confronto con le matrone di Londra, gli agenti di Fouchè non valgono nulla.” Fanny si posò la punta del ventaglio accanto alla bocca, studiandolo. “Per un attimo, ho pensato che la steste puntando.”
Anthony strinse le labbra e non disse nulla. Meno diceva sull’argomento, meglio era. L’odore di limoni era svanito, coperto dal profumo più pesante di Fanny. “E’ così?” incalzò Fanny, visto che il silenzio si protraeva. Gli si avvicinò con il viso illuminato per l’interesse. “Buon Dio. Il più grande amante di Londra, che spasima per una ragazzina?”
Lui si girò a guardarla. “E’ solo una ragazzina,” disse. “La conosco praticamente da quand’era una bambina. E, sì, le sono affezionato. Fanny, capireste se aveste sentito quello che le stava dicendo Euston. Ho parlato più che altro per tappargli la bocca.”
“Eppure, c’era qualcos’altro, “ replicò lei maliziosamente. Anthony sospirò esasperato. Lei rise, posandogli una mano sulla sua. “Ammettetelo, ci avete pensato. Risolverebbe tutti i vostri problemi, no?” Denaro, conoscenze importanti, rispettabilità...”
Lui liberò la mano. “Sì, tutto ciò che dovrei fare è persuadere il duca di Exeter a darmi il suo consenso, fare in modo che la duchessa vedova superi la sua violenta antipatia nei miei confronti, e poi chiedere alla signora di accordare la propria preferenza a me anziché a uno qualsiasi degli ottimi partiti che la stanno corteggiando. Non prendo rischi così azzardati, Fanny.”
Lei fece una smorfia. “Un momento fa era una ragazzina. Adesso, è una signora.”
Anthony la guardò senza nascondere la propria irritazione. Fanny gli si avvicinò, così tanto che il suo respiro caldo gli sfiorò l’orecchio. “Non ti condannerei se ci avessi provato, caro,” mormorò. “Una cosa del genere non deve per forza modificare la nostra relazione, in alcun modo… anzi, perché non vieni a trovarmi stanotte… dopo… e potremo continuare.”
“Vorrai prima sapere le novità dalla Cornovaglia, immagino.”
Fanny fece il broncio a questo deliberato cambio d’argomento, ma lasciò perdere. “Non penso che ti avrei permesso di sedurmi, se avessi saputo che l’unica cosa che volevi da me era che investissi in una società mineraria.”
Lui la guardò, alzando un sopracciglio. “ Va bene,” concesse lei con un sorriso carico di significati. “Ti avrei permesso lo stesso di sedurmi, ma ti avrei chiesto un accordo più vantaggioso.”
“Mi piace pensare che resteremo sempre in ottimi rapporti.” Anthony si portò la mano di lei alla bocca, e le premette le labbra all’intermo del polso. L’espressione di Fanny si ammorbidì ancora di più.
“Suppongo di sì. In affari… e nel resto.”
Anthony sorrise, allontanando con decisione dalla propria mente quel suo momento di cavalleria verso Celia Reece, insieme a tutto ciò che riguardava la ragazza. Fanny poteva prendere la cosa alla leggera, ma a lui serviva ogni spicciolo che la donna poteva investire, e Anthony sapeva come lavorare per proteggere i propri interessi.
Le fece un resoconto del rapporto del responsabile della miniera, sapendo che Fanny, a differenza di molte donne, voleva davvero sapere se il suo denaro stava rendendo bene. Aveva acume per gli affari, e la loro relazione in questo senso era vantaggiosa per entrambi. L’altra loro relazione aveva per Anthony quasi altrettanto valore – Fanny viveva nel presente, e non amava riandare al passato, soprattutto non al passato di Anthony. Questo per lui era molto importante.
Ma quando Fanny se ne fu tornata al ballo, Anthony si ritrovò a vagabondare col pensiero. Benché Fanny fosse più vecchia di lui di quasi quindici anni, era ancora una donna bellissima, dall’intelligenza pronta e con un magnifico senso dello humour. Era sofisticata in un modo che nessuna giovane debuttante avrebbe mai potuto aspirare ad essere, e ad Anthony piaceva davvero. Gli piaceva il modo con cui il denaro di lei faceva sì che i suoi progetti finanziari avessero successo. Gli piaceva il modo in cui accettava la loro relazione intermittente senza recriminazioni né richieste. Ma non profumava di limoni.
Si tolse dalla balaustra, irrequieto e stanco allo stesso tempo. I suoi progetti iniziali per la serata comprendevano passare un po’ di tempo nella sala da gioco, dove sperava di vincere alle carte l’equivalente di qualche mese d’affitto, ma sospettava che adesso non sarebbe riuscito a concentrarsi sulle carte. Dannati limoni.
Con un profondo sospiro, Anthony tornò verso la casa. Si ripeté mentalmente quello che aveva detto a Fanny: Celia era solo una ragazzina; le aveva parlato per pura cortesia. Cercò di non sentire l’eco delle parole di Celia, che lei era la sola donna d’Inghilterra che lo riteneva… com’è che l’aveva messa?...” depravato nemmeno la metà di quanto fingeva di essere.” Anthony scivolò nel salone da ballo surriscaldato, indugiando accanto alla porta. Senza averne l’intenzione, scorse Celia. Stava ballando con un altro giovane elegantone come Euston. L’abito rosa le svolazzava intorno mentre il suo partner la faceva volteggiare, ed i suoi riccioli biondi brillavano alla luce delle candele. Lo sguardo di Anthony si soffermò sulla schiena della ragazza, dove la mano del suo partner era allargata in un gesto che assomigliava una presa di possesso. Il giovanotto era al settimo cielo per la gioia di stare ballando con lei. E perché non avrebbe dovuto? Celia sollevò il viso a guardare il proprio compagno, sorridendo a quanto le aveva detto, e Anthony si accorse, leggermente scioccato ed allarmato, che era bella da togliere il fiato. Non era più né una bambina, né una ragazzina, ma una giovane donna stupenda, che poteva uscire in terrazza con un uomo sperando di riceverne un bacio, e finire col rifiutare una proposta di matrimonio.
Si allontanò dalle coppie di ballerini, e proseguì senza guardarsi indietro. Si fece strada tra la folla, attraversò la hall fermandosi per prendere le proprie cose, poi scese i gradini nel buio. Perseguì oltre le fila delle carrozze in attesa, camminando senza fretta per le strade di Londra. L’aria di inizio primavera era fresca e pungente: era una bella serata per fare una passeggiata, ma Anthony non andava a piedi per godersi il tempo.
Raggiunse finalmente la propria casa, un appartamento in affitto situato all’interno di un palazzo che a stento si poteva definire rispettabile. Salite le scale, arrivò alle proprie stanze che erano modeste ed arredate in modo spartano. Avendo utilizzato la maggior parte dei propri fondi nelle miniere, Anthony aveva dovuto tagliare le spese fino all’osso. A casa sua c’erano ben pochi lussi e comodità, e di sicuro non c’era niente che potesse indurre in tentazione la figlia di un duca. Arricciò il labbro in aria di derisione a quel pensiero, mentre si sfilava la giacca e snodava la cravatta. C’era ben poco nella sua vita che potesse indurre in tentazione una lady.
Eppure…
Tranne me, le parole di Celia risuonavano nella sua mente. Non c’era una sola lady in tutta Londra che gli avrebbe detto di sì… tranne me, sussurrò la voce di lei. Tutti lo vedevano come un mascalzone ed un edonista…tranne me, sussurrò la voce di lei. Anthony aprì il colletto della camicia con uno strattone, e se la sfilò dalla testa. Si sentiva la pelle pizzicare e bruciare, caldissima. “E’ la sorella minore di un tuo amico,” disse a se stesso ad alta voce. “Tua sorella, praticamente.” Ma non servì.
Poteva ancora chiudere gli occhi e rivedere Celia come una ragazzina dalle guance rosse, che gli porgeva l’ultimo dolcetto del tè avvolto in un fazzoletto. Poteva ancora sentirla piangere di rabbia quella volta che suo fratello aveva insistito che restasse a casa mentre loro due andavano a pescare. E poteva ancora rivedere nella mente la sua caviglia, che era rimasta scoperta per un istante mentre ballava, la curva del suo seno mentre s’inchinava al proprio partner, ed il brillio della luce della luna sui suoi riccioli biondi.
Cela Reece come ragazzina piaceva moltissimo ad Anthony, ma non si era mai permesso di pensare a lei come a una donna. La signore come celia non erano cosa per lui. E finché l’immagine di lei nella sua mente era rimasta quella di una ragazzina, tutto era andato bene. Stanotte, però, scoprì allarmato che non riusciva a pensare a lei se non come a una donna – una giovane donna, certo, ma comunque una donna. Stanotte celia aveva desiderato un bacio, ed Anthony sapeva quanto sarebbe stato facile essere l’uomo che gliel’avrebbe dato. Tranne me, echeggiò ancora la voce di lei, ed Anthony si ricordò com’era cambiata l’espressione del viso di Celia quando lui l’aveva guardata. Quando aveva detto quella frase non aveva parlato sul serio, ma Anthony aveva visto il rossore della consapevolezza sulle sue guance, e la scintilla d’interesse nel suo sguardo. E quella consapevolezza, per non parlare dell’interesse, poteva aver segnato il destino di Anthony, ponendo per sempre fine a qualsiasi sentimento fraterno aveva avuto per lei.
Si gettò sul viso un po’ dell’acqua fredda della brocca, lasciando che gli scorresse giù lungo il collo ed il petto. Anche se Celia avesse avuto intenzione di accettare la sua corte, la famiglia di lei non gliel’avrebbe mai permesso. No, certamente… se non fosse stato per il fatto che anche il duca di Exeter aveva fatto un matrimonio piuttosto strano l’anno prima, con una vedova squattrinata proveniente da un villaggio di campagna. E l’altro fratello di Celia aveva fatto un matrimonio ancora più discutibile. Lady Davis, da quel che sapeva Anthony, un tempo era stata una comune borseggiatrice. Se i Reece avessero potuto passar sopra al fatto che gli mancavano denaro, famiglia, posizione sociale e perfino rispettabilità, forse… forse avrebbero potuto accettare anche lui.
Anthony Hamilton, universalmente noto come il mascalzone più scandaloso di Londra, si coricò da solo nel suo lettuccio, e meditò sull’idea di avere sei figli ed allevare cani.

 

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