Accesso utente

Nuovi utenti

  • Tata Zia
  • manuela76
  • liliana
  • guarda donatella
  • Vittoria

Twitter

Seguiteci anche su Twitter!

Paper Blog

Wikio

Wikio - Top dei blog - Letteratura

Banner

 

 

Home | Untitled

Rispondi al commento

Untitled

CHERYL HOLT : FROM HISTORICALS TO THRILLERS

CHERYL HOLT : DALLO STORICO AL THRILLER

 

Cheryl Holt has accepted to be interviewed by us for the release of her latest novels, DOUBLE FANTASY and SLEEPING WITH THE DEVIL,  and has authorised us to translate an excerpt of each book. Enjoy ! 

Cheryl Holt ha accettato di venire intervistata da noi in occasione della pubblicazione dei suoi ultimi due romanzi, DOUBLE FANTASY e SLEEPING WITH THE DEVIL, e ci ha permesso di tradurre un estratto dei due romanzi.  Buona lettura!

 

 

INTERVIEW / INTERVISTA

1- You have been working as a lawyer and a judge before starting your career as a writer. How did you get to this decision, and what changes did it bring to your life?

I worked as a lawyer when I was in my 30s, but I was licensed to practice in the US state of Colorado, and after I married, I moved out of Colorado . In order to practice law in another state, I would have had to sit for the licensing exams again, after I had already been out of law school for many years, and it just seemed too difficult. I wasn’t that crazy about practicing law anyway. I was a criminal prosecutor, and it was so stressful and so unpleasant, so I had been working at other professional jobs, when I had my two children.
I became a mother quite late in my life, at age 38 and 40. After the second one was born, I decided to stay at home and take care of them. I needed to replace the income I lost when I quit working, and I’d always wanted to write a book, so that’s how I started writing novels. It took several years to actually sell a novel to New York . The first one I sold was the 7th one I had written.
It was a great career choice for me. It allowed me to stay at home when my kids were young, and I have a very flexible schedule, so that I can drive them to soccer games or piano lessons or other activities. The down side was that books don’t pay very much money, so it took me many, many years before I started earning enough money to call it a real “job.”


1- Hai lavorato come avvocato e giudice prima di iniziare la tua carriera di scrittrice. Come sei arrivata a prendere questa decisione, e che cambiamenti ha portato alla tua vita?

Quand’ero sulla trentina lavoravo come avvocato, ma avevo la licenza per praticare legge nello stato del Colorado, e dopo che mi sono sposata, mi sono trasferita lontano dal Colorado. Per praticare la professione legale in un altro stato, avrei dovuto sostenere di nuovo gli esami per la licenza di stato, ma avevo terminato gli studi di legge da molti anni ormai, e mi sembrava davvero troppo difficile. In ogni caso, non è che impazzissi per la pratica della legge. Ero una penalista, ed era una professione veramente stressante e sgradevole, così avevo già iniziato a fare altri lavori quando ebbi i miei due figli.
Sono diventata madre piuttosto tardi nella mia vita, a 38 e a 40 anni. Dopo che nacque il mio secondo figlio, decisi di restare a casa a prendermi cura dei bambini. Dovevo rimpiazzare il reddito che avevo perso quando avevo smesso di lavorare, e avevo sempre desiderato scrivere un libro, e fu così che cominciai a scrivere romanzi. Mi ci vollero parecchi anni prima di vendere davvero un romanzo a New York. Il primo che ho venduto è stato il settimo che ho scritto.
Per me fu una decisione grandiosa. Mi ha permesso di restare a casa quando i bambini erano piccoli, e ho degli orari molto flessibili, così che li posso portare alle partite di pallone o alle lezioni di piano o alle altre attività che svolgono. Il lato negativo è che scrivere libri non rende per niente bene, così mi ci vollero molti, molti anni prima di riuscire a guadagnare abbastanza denaro da poterlo definire un vero “lavoro”.


2- Why did you decide to write historical romance, among all women’s fiction genres? Was this choice determined by your own reading tastes, or other?

I had never read a romance novel until I was 42 years old, and I was trying to figure out how to write commercial fiction. I was reading all the time, trying to absorb every book that made it onto the US bestseller lists, and when I occasionally stumbled on a romance, I really liked them. I wasn’t too crazy about the contemporary ones, but the historical ones were delightful.
Because I have a background as a trial lawyer, I began my career trying to write suspense novels, but I was very new at writing novels and not very good at it yet, and I couldn’t sell any of them. I decided to try a romance, thinking that maybe I could sell a few, establish my career, then go back to writing “real” books.
As it turns out, I have an incredible knack for writing great love stories. I write some of the most wonderful, poignant love stories ever told. I didn’t have any idea that I had such an odd talent, and I’m still amazed that I turned out to be so good at it. Even after all these years, when I turn on my computer in the morning, I shake my head in amazement.

2- Perchè hai deciso di scrivere romance storici, tra tutti i tipi di narrativa? E’ stata una scelta determinata dai tuoi gusti in fatto di lettura, o da altri fattori?

Non ho mai letto un romanzo rosa fino a quando, all’età di 42 anni, mi misi a tentare di immaginare come scrivere un romanzo di successo. Leggevo sempre, cercavo di assorbire ogni libro che riusciva a diventare un bestseller, e quando mi capitava di imbattermi nei romance, mi piacevano davvero molto. Non facevo follie per i contemporanei, ma gli storici erano deliziosi.
Visto che ho alle spalle un’esperienza come avvocato, ho iniziato la carriera tentando di scrivere romanzi suspense, ma ero davvero alle prime armi come scrittrice e non ero ancora abbastanza in gamba, così non riuscii a venderne nemmeno uno. Decisi di provare a scrivere un romance, pensando che forse avrei potuto venderne qualcuno, consolidare la mia carriera, poi ritornare a scrivere libri “veri”.
Ma saltò fuori che avevo un’abilità incredibile a scrivere grandi storie d’amore. Ho scritto alcune delle più meravigliose ed avvincenti storie d’amore mai raccontate, mi dicono. Non avevo idea di possedere un talento tanto particolare, e ancora mi stupisco nel vedere quanto sono stata brava. Ancora dopo tutti questi anni, quando accendo il computer al mattino, scuoto la testa per lo stupore.


3- You are worldwide known for your hot and steamy passion scenes, and have been defined by Romantic Times as “one of the top 25 erotic writers of all times”. Did you decide to take this path on purpose, or is it rather something peculiar of your own way of writing?

I stumbled into the erotic path purely by accident. I had started out with a smaller US publisher, and after they bought 5 novels from me, they let me go, telling me that I wasn’t going to succeed as a writer. The erotic trend was just starting, and the literary agent I had at the time suggested I try writing erotics because they were going to be very hot and they were going to be the next “big thing” in books. I didn’t even know what an erotic was, and he said, “it’s a historical romance with more sex in it.”
I tried my hand at writing one, and it turns out that not only do I write some of the world’s greatest love stories, I have an incredible knack for writing some of the world’s sexiest love stories, too. I didn’t know! It is such a mystery to me that I am good at this.

3- Sei conosciuta in tutto il mondo per le tue scene d’amore appassionate e “bollenti”, ed il Romantic Times ti ha definito “una delle migliori 25 scrittrici erotiche di tutti i tempi”. Hai deciso di intraprendere questa strada di proposito, oppure si tratta di una caratteristica che è parte integrante del tuo modo di scrivere?

Ho intrapreso la strada del romanzo erotico per puro caso. Avevo iniziato la mia carriera in una piccola casa editrice americana, e dopo avermi comprato 5 romanzi, non mi rinnovarono il contratto, dicendomi che non avrei mai fatto successo come scrittrice. La popolarità del romanzo erotico era appena agli inizi, e l’agente che avevo all’epoca mi suggerì di provare a scrivere romanzi di quel tipo, perché avrebbero fatto furore e sicuramente sarebbero diventati la nuova tendenza. Io non sapevo nemmeno cosa fosse un romanzo erotico, e lui mi disse, “è un romanzo storico con più scene di sesso.”
Mi buttai a scriverne uno, e quello che saltò fuori è che non solo scrivo grandi storie d’amore, ma ho anche una bravura incredibile a scrivere storie d’amore davvero sexy. Non lo sapevo! Il fatto che io ci riesca così bene per me è un vero mistero.


4- What does it mean being an erotic romance writer for your everyday life? How are your family and friends reacting to this?

It is a very weird talent, and while I tell people I’m a novelist, I never offer them a copy of one of my novels. If they don’t read women’s love stories, they’d be very shocked. I’ve had people tease me, scold me, and share their disgust with me, but I ignore them. My stories bring joy and fun to millions of women around the world, so I just focus on the positive side.

4- Cosa significa per te e per la tua vita quotidiana essere una scrittrice di romanzi erotici?quali sono le reazioni della tua famiglia e dei tuoi amici?

E’ davvero un talento bizzarro, e se da una parte dico alla gente che sono una scrittrice di romanzi, dall’altra non offro mai a nessuno una copia dei miei libri. Se non hanno mai letto storie d’amore per donne, ne resterebbero scioccate. Ci sono state persone che mi hanno preso in giro, altre che mi hanno rimproverato, altre ancora che mi hanno detto che quel che scrivo le disgusta, ma io le ignoro. Le mie storie portano gioia e divertimento a milioni di donne in ogni parte del mondo, quindi preferisco concentrarmi sul lato positivo.


5- Have you ever been experiencing prejudices by your fellow writers or by reviewers due to the fact that you’re writing erotic novels? Do you think that, in spite of all has been written and done in last twenty years, romance and especially erotic romance might be considered still today as a trashy literary sub-genre?

The reviewers aren’t so bad now as they were several years ago. When the erotic trend was just beginning, less savvy reviewers didn’t know what an erotic novel was, and I’d occasionally get lambasted for the all the sexual content. But the market changed, and I generally get fantastic reviews.
Yes, I think that the romance genre and erotic in particular are considered a substandard kind of book. The general public thinks they’re trashy and not “literature”, but they’re fun and they have happy endings, so who cares what the snobs say about them? Romance novels bring women joy, and I am making very much money at it—much more than I would make if I wrote stuffy, boring literary novels.

5- Hai mai sperimentato sulla tua pelle pregiudizi da parte delle tue colleghe scrittrici, o dei critici letterari, dovuti al fatto che scrivi romanzi erotici? Pensi che, malgrado tutto quel che è stato detto e scritto nel corso degli ultimi vent’anni, il romanzo rosa e specialmente il romanzo erotico possano venir considerati a tutt’oggi dei sottogeneri letterari, insomma letteratura di serie B?

I critici oggi non sono così cattivi com’erano anni fa. Quando la popolarità del romanzo erotico era appena agli inizi, i critici meno preparati non sapevano nemmeno cosa fosse, e io a volte venivo criticata severamente per il contenuto sessuale dei miei romanzi., ma oggi il mercato è cambiato, ed in genere adesso ricevo recensioni fantastiche.
Sì, penso che il genere romance e quello erotico in particolare vengano considerati un genere letterario di livello inferiore. Il pubblico pensa che siano letteratura-spazzatura, non vera letteratura, però offrono divertimento e finiscono bene, quindi chi se importa di cosa dicono gli snob? I romanzi rosa danno gioia alle donne, e io sto avendo un grandissimo successo grazie a loro – molto più di quello che avrei se scrivessi opere di “alta” letteratura, noiose e pesanti.


6- How great is in your opinion the importance of passion scenes in romance novels, from a general standpoint? Are they an important driver in readers’ choices?

Women expect a certain amount of passion in romances. It’s been so common for several decades. I think the passion is what brings readers back for more, and I have fans who write to me all the time, begging me to keep the sexual tenor high. I had one fan, when she heard I was changing publishers, write to me and say, “You better not stop having sex scenes in your books. If you take out the sex, I’ll go jump off a building and kill myself!”

6- Quant’è grande l’importanza delle scene di passione nei romanzi rosa, da un punto di vista generale? A tuo avviso, per le lettrici costituiscono un criterio di scelta?

Le donne si aspettano un certo grado di passione nei romanzi. E’ una cosa comune, da decenni. Penso che la passione sia quello che porta i lettori a ritornare e a chiedere ”ancora!”, e ho delle fans che mi scrivono spesso, chiedendomi di mantenere alta la gradazione erotica dei miei romanzi. Avevo una fan, che quando ha sentito che stavo per cambiare casa editrice, mi ha scritto dicendomi, “Sarà meglio che tu non smetta di mettere scene di sesso nei tuoi libri. Se le levi, vado in cima a un palazzo e mi butto di sotto!”


7- It has been remarked by some reviewers that your historical novels contain few modern elements. By sure you often seem to prefer to the titled heroes and heroines of usual historical romances “regular” individuals, especially self-sufficient women who work hard to earn their living. For instance, Ann in “More than seduction” holds a spa, Emma in “Complete Abandon” works as a nurse and a midwife. Was it done on purpose? How much there is of yourself, and of your own life experiences, in your heroines?

I have many requirements—both due to my own preferences and my editor’s tastes—about the kind of woman the heroine has to be. I like to have a hero and heroine who are very different from each other. The more grand the hero is, the more humble and normal I like the heroine to be. I also like her to be poor, and alone, and desperate, because it leaves her more vulnerable and likeable. But I like them to be strong women, too, women who can stand up the macho heroes I create. Also, when the heroine is more isolated, the hero has to be more “heroic” and rescue her from her dire straits.
It’s a fun balancing act, trying to figure out how to make them very different, but still have them end up together in the end. I want the story to seem as if they couldn’t possibly end up together, because they’re so different, but of course, true love conquers all.

7- Alcuni critici hanno osservato che i tuoi romanzi storici contengono degli elementi moderni. Quel che è certo è che tu spesso sembri preferire agli eroi ed eroine dell’aristocrazia, che vanno per la maggiore nei romanzi storici, degli individui “normali”, in particolare donne autosufficienti che lavorano duramente per guadagnarsi da vivere. Per esempio, Ann in “More than seduction” manda avanti uno stabilimento termale, Emma in “Complete Abandon” lavora come infermiera e levatrice. Lo fai di proposito? Quanto c’è di te, e della tua esperienza personale, nelle tue eroine?

Ho molte esigenze – dovute sia alle mie preferenze personali che ai gusti del mio editore – su quale genere di donna dev’essere la mia eroina. Amo avere un eroe e un’eroina molto diversi tra di loro. Più l’eroe è altolocato, più mi piace che l’eroina sia di basso ceto e normale. Mi piace anche che lei sia povera, e sola, e disperata, perché questo la rende più vulnerabile e simpatica. Ma voglio anche che siano donne forti, donne che sanno tener testa agli eroi molto virili che ho creato. In aggiunta a questo, quando l’eroina è più isolata, l’eroe deve essere più “eroico” e salvarla dalle difficoltà in cui si trova.
E’ divertente cercare il punto d’equilibrio, tentare di immaginare come renderli molto diversi, ma allo stesso tempo far sì che alla fine si mettano insieme. Voglio che la storia dia l’impressione che non ci sia nessuna possibilità di un lieto fine per loro, perché sono troppo diversi, ma ovviamente il vero amore trionfa sempre!


8- After publishing more than a dozen historical novels which earned you huge success and popularity, you announced that your next release DOUBLE FANTASY, which has just been nominated by Romantic Times Books review magazine as “the best sensual novel of 2007”, is going to be your last historical. Also, your first contemporary erotic thriller SLEEPING WITH THE DEVIL will be published under the pseudonym of Vanessa Marlowe. Why this decision right now, at the height of your career as a historical writer? Does your change of pen name mean that you’re somehow cutting bridges with your past?

DOUBLE FANTASY is actually my 20th published novel and my 15th published erotic. So I’m celebrating the release of my 20th book, which is a huge milestone for me.
I wrote the erotic thriller, SLEEPING WITH THE DEVIL, just to try something different, and it turned out really good and very scary, but after I finished it, I didn’t want to do another one. It was too dark, too negative. So it will be my one and only thriller with a pen name.
I have some big changes coming in my writing career. For many years, I was one of the women's fiction stars at St. Martins Press. As one of their authors, I saw my career soar into the stratosphere, and I'm so proud that I was privileged to be one of their writers. I reached many pinnacles: I have been
renowned as "The Queen" of erotic romance, as "The Queen" of villains, and I was named as one of the "25 Greatest Erotic Writers of All Time."
I began writing erotics for them when the trend toward sexier books was just beginning, and I wrote 15 terrific books at a very fast pace. But after I completed DOUBLE FANTASY, I felt that it was the very best book of its kind that I could possibly write. I didn't think I could ever write a better one, and it just seemed like a good time to move on to other projects.
In 2009, I will be moving to Grand Central Publishing, which was formerly known as Warner Books. I will be the lead author in their Forever line. I will still be writing historical romances, but I won't be writing "erotic" historical romances. For a long time now, I've wanted to be able to write books that were longer, that were more emotional and poignant, which I couldn't do in the erotic genre, and I will finally have the chance. I am returning to the sort of classic romances we used to read years ago, such as FLAME AND THE FLOWER and WHITNEY, MY LOVE. My books will still be very sensual, but I plan to use emotion and drama — rather than sex — to drive the plot. My stories will more closely resemble my early novel, MY ONLY LOVE, which is still my most critically acclaimed book.

8- Dopo aver pubblicato oltre una dozzina di romanzi storici che ti hanno permesso di ottenere un enorme successo e grande popolarità, hai annunciato che il tuo prossimo libro, DOUBLE FANTASY, che è stato appena nominato dalla rivista Romantic Times Books “il romanzo più sensuale del 2007”, sarà il tuo ultimo romanzo storico. In aggiunta a ciò, il tuo primo thriller erotico, SLEEPING WITH THE DEVIL sarà pubblicato sotto lo pseudonimo di Vanessa Marlowe. Perché questa decisione proprio ora, all’apice della tua carriera come scrittrice di romanzi storici? Il fatto di aver cambiato pseudonimo significa che stai cercando in qualche modo di tagliare i ponti col passato?

DOUBLE FANTASY è il mio ventesimo romanzo storico, ed il quindicesimo storico erotico che pubblico. Quindi in questo momento sto festeggiando la pubblicazione del mio ventesimo libro, cosa che per me costituisce una vera pietra miliare.
Ho scritto questo thriller erotico, SLEEPING WITH THE DEVIL, solo per provare qualcosa di diverso, e mi è riuscito davvero bene, fa proprio paura!, ma dopo averlo finito, non mi va di scriverne un altro. Era troppo cupo, troppo negativo. Quindi sarà il mio unico e solo thriller scritto sotto pseudonimo.
Ci sono alcuni grossi cambiamenti in arrivo nella mia carriera di scrittrice. Per molto anni, sono stata una delle autrici di punta della St. Martins Press. Come loro autrice, ho visto la mia carriera decollare, e sono davvero fiera di aver avuto il privilegio di essere una delle loro scrittrici. Ho raggiunto molti traguardi. Hanno detto di me che sono “la Regina” del romanzo erotico, “la Regina” dei farabutti, e sono stata definita una delle “25 autrici erotiche più grandi di tutti i tempi”.
Ho iniziato a scrivere erotici per loro quando il trend verso libri più sexy era solo agli inizi, e ho scritto 15 ottimi libri uno dopo l’altro. Ma dopo aver completato DOUBLE FANTASY, ho sentito che era il miglior libro di quel genere che sarei mai stata capace di creare. Ho pensato che non sarei mai stata in grado di scriverne uno migliore, e mi è sembrato il momento giusto per spostarmi su altri progetti.
Nel 2009, inizierò a scrivere per la casa editrice Grand Central Publishing, nota precedentemente come Warner Books. Sarò la loro autrice di punta per la collana Forever : Scriverò ancora romanzi storici, ma non romanzi storici “erotici”. E’ da parecchio tempo che desidero scrivere romanzi più lunghi, più intensi e coinvolgenti dal punto di vista emotivo, cosa che non potevo fare nel genere erotico, e finalmente ne avrò la possibilità. Voglio ritornare a quel genere di classici del romance che leggevamo anni fa, come FLAME AND THE FLOWER (Il fiore e la fiamma) e WHITNEY, MY LOVE. I miei libri continueranno ad essere molto sensuali, ma ho in mente di usare le emozioni e il dramma – anziché il sesso – come elementi guida della trama. Le mie storie saranno più simili a uno dei miei primi romanzi, MY ONLY LOVE, che è tuttora il mio libro più apprezzato dai critici.


9- What do you think contemporary thrillers as a genre can offer to you as a writer, while historical romances cannot? and to your readers ?

As I mentioned, I did one thriller, but I decided not to do another one. And actually, I have generated enormous interest with it. It’s creepy and scary, and there isn’t another book like it on the market, so it’s fun to let people see another side of me. I don’t know what readers will say. It’s very dark, with a lot of violence toward the heroine, but she kills the male protagonist in the end. When the fan letters start coming in about 6 weeks, I’ll know if people like it or not!

9- Cosa pensi che il genere thriller contemporaneo possa offrire a te, in quanto scrittrice, mentre i romanzi storici non ne sarebbero in grado? E alle tue lettrici?

Come dicevo, ho scritto un solo thriller, ma ho deciso di non scriverne più. E ho davvero destato un enorme interesse con questo libro. Fa paura, è terrificante, e non ci sono altri libri simili sul mercato, quindi mi diverte far sì che la gente veda quest’altro aspetto di me. Non so cosa diranno le lettrici. E’ molto cupo, c’è molta violenza nei confronti dell’eroina, ma alla fine lei uccide il protagonista maschile. Quando da qui a 6 settimane le lettere dei fans inizieranno ad arrivare, saprò se alla gente piace oppure no!


10- Many historical romance writers are recently taking your same decision, i.e. turning to contemporaries – think of Christina Dodd, Connie Brockway, Lisa Kleypas. What’s your opinion about that, and about the reasons behind these changes? Do you think that there’s something true in the rumour that historical romance is a worn-out genre?

The reason is money. Readers don’t understand that writing books is a job for the author. The suspense/thriller market is very large, and women who would never pick up a romance would gladly read a thriller. Writers change course because they need to increase their income.
There are others that change, too, because they want to do something else. I am the perfect example. I wrote fifteen erotics at a very fast pace, and when I finished DOUBLE FANTASY, I didn’t see how I could ever write a better one. I was exhausted and wanting to expand what I could do with my books. So when I was offered to opportunity to go in a new direction, I jumped at the chance.

10- Molte scrittrici di romanzi storici recentemente stanno prendendo decisioni simili alla tua, cioè si stanno spostando verso i contemporanei – pensiamo a Christina Dodd, Connie Brockway, Lisa Kleypas. Che ne pensi, e quali credi che siano le ragioni di questi cambiamenti? Ritieni che ci sia qualcosa di vero nella diceria che il romanzo storico è un genere ormai esaurito?

La ragione sono i soldi. I lettori non capiscono che scrivere libri per un autrice è lavoro. Il mercato del suspense e dei thriller è molto ampio, e donne che non prenderebbero mai in considerazione un romance leggerebbero volentieri un thriller. Gli scrittori cambiano genere perché devono aumentare i loro introiti.
Altri ancora cambiano genere perchè vogliono fare qualcosa di diverso. Io ne sono l’esempio perfetto. Ho scritto quindici romanzi erotici uno dopo l’altro, e quando ho terminato DOUBLE FANTASY, non vedevo come sarebbe stato possibile scrivere qualcosa di meglio. Ero esausta, e volevo ampliare ciò che potevo fare con i miei libri. Quindi, quando mi è stata offerta l’opportunità di prendere una nuova direzione, ho colto l’occasione al volo.


11- Can you tell us something about your upcoming projects?

My first three novels for Grand Central will be released back-to-back in '09. I'm not sure of the months yet, but it will be late summer or autumn of ’09. This marketing schedule will propel my sales and my name recognition, but it means that I will have to have all three books finished by January of ’09. So the entire year of ’08 is going to be very busy for me, as I work very hard to complete 3 fantastic and wonderful novels. The first one is already completed, and it turned out even better than I’d hoped. I’m just beginning to write the plot for the second one, and by April 1st, I will be writing again, with the manuscript scheduled for delivery in September. I work very hard and I work all the time—60-70 hours per week.

11- Puoi dirci qualcosa sui tuoi prossimi progetti?

I miei primi romanzi per Grand Central usciranno uno dopo l’altro nel 2009. Non sono ancora sicura del mese esatto, ma sarà alla fine dell’estate oppure in autunno. Questo programma editoriale aiuterà a spingere le vendite e a far conoscere il mio nome, ma significa che dovrò terminare tutti e tre i libri entro gennaio 2009. Quindi il 2008 sarà un anno molto impegnato per me, perché dovrò darci dentro per finire tre romanzi fantastici, superlativi. Il primo è quasi finito, ed è riuscito meglio di quanto sperassi. Sto iniziando ora ad abbozzare la trama del secondo, ed entro il primo d’aprile, sarò di nuovo occupata a scrivere, in modo da consegnare il manoscritto entro settembre. Lavoro tantissimo, giorno e notte – 60-70 ore alla settimana.


12- Anything else you’d like to tell us…?

I have been very blessed in my writing career. I have an ability to write books that people love. I get letters from women around the world who buy them and cherish them. I entertain people, and I make them so happy. What a great job to have! I feel that I am the luckiest person on earth!

12- C’è altro che ti piacerebbe dirci?

Sono stata molto fortunata nella mia carriera di scrittrice. Sono capace di scrivere libri che la gente ama. Ricevo lettere da donne di ogni parte del mondo che li comprano e che li tengono cari. Faccio divertire la gente, la rendo felice. Che lavoro splendido che ho! Mi sento la persona più fortunata della terra !

EXCERPT / ESTRATTI

DOUBLE FANTASY

*** you can find the english version of this excerpt at this link:
http://cherylholt.com/books/doublefantasyexcerpt.html

 

E’ ARRIVATO IL NUOVO PADRONE…

Rimasta orfana da ragazzina, Anne Carstairs vive ospite di parenti crudeli e maligni. Nella loro proprietà di Gladstone finora Anne ha vissuto una vita isolata, ma ora che arriva il nuovo conte, tutto sta per cambiare. Anne ha sentito molte chiacchiere su di lui, ma è completamente impreparata al fatto che è l’uomo più seducente che lei abbia mai incontrato. Basta che si incontrino una volta, e che lui le sfiori le labbra in un bacio squisito, che le fa desiderare tanto di più…

PADRONE IN PIU’ DI UN MODO…

Da ragazzo, Jamieson Merrick si è vista rifiutata la sua eredità, ed è stato obbligato a lavorare come corsaro in alto mare. Fino a quando, anni dopo, Jamie scopre di essere il legittimo erede di Gladstone. Ora, in quanto nuovo conte, è deciso a reclamare ciò che è suo… inclusa Anne Carstairs. Non appena mette gli occhi su quella ragazza così minuta, ma tanto incantevole, giura che se la porterà a letto e la farà sua. Anne è una pedina nei suoi piani di vendetta. Ma Jamie non avrebbe mai immaginato che la vendetta sarebbe stata così dolce…

"Smart, sexy and seductive, Holt's stories lure readers into wanting more and more of her emotional, riveting love stories. Her latest is scandalous yet romantic, tempting yet tender and very memorable."
— Kathe Robin, Romantic Times BOOKreviews


"Brillanti, sexy and seducenti, i libri di Cheryl Holt stregano le lettrici, che non riescono a smettere di leggere le sue incantevoli, emozionanti storie d’amore. Il suo ultimo romanzo è audace eppure romantico, intrigante ma tenero - davvero memorabile."
— Kathe Robin, Romantic Times BOOKreviews
 

CAPITOLO UNO

Proprietà Gladstone, campagna inglese, 1813…

Anne Carstairs camminò giù per il sentiero che si snodava tra i boschi. La luce calda del sole di giugno danzava tra gli alberi, proiettandole sfumature verdi sulle spalle. L’aria era colma degli irresistibili odori di una verdeggiante giornata estiva.
In distanza, poteva vedere Gladstone Manor. La villa era annidata sul pendio delle colline ed era circondata da acri di giardini ben curati. I cavalli vagavano al pascolo. Era un paesaggio bucolico, ma lei lo notò appena.
In ogni momento avrebbe potuto arrivare Jamieson Merrick, che era appena stato nominato conte di Gladstone, accompagnato dal fratello gemello Jackson Merrick. C’erano due cavalli impastoiati nel viottolo di fronte, quindi a quel che pareva qualcuno del suo seguito era già arrivato. Presto, la sua bella carrozza con tiro a quattro avrebbe seguito i valletti che avevano il compito di annunciare il suo arrivo, e lo stemma della famiglia Merrick sarebbe stato sfacciatamente visibile a tutti.
Da bambini, i gemelli erano stati allontanati da Gladstone, ed obbligati a farsi strada da soli in un mondo crudele. Erano stati definiti pirati, ladri, contrabbandieri – ed erano le descrizioni più educate. Molte voci sostenevano che avevano commesso centinaia di omicidi, che sarebbero stati capaci di uccidere per un nonnulla. Jamieson Merrick, in particolare, aveva la reputazione di essere un violento. Mangiava bambini per cena, ne beveva il sangue al posto del vino.
Stava arrivando a Gladstone, a domandare giustizia, risarcimento e confessioni di colpa. Cosa avrebbe potuto fare un individuo tanto brutale pur di perseguire il proprio obiettivo di vendetta?
Visto che il suo destino era nelle mani di lui, Anne era terrorizzata nel sapere quale sarebbe stata la risposta. Un criminale tanto furibondo e malvagio era in grado di commettere ogni perfidia,.
Si avvicinò al torrente e avanzò sull’antico ponte di pietra. Era scivoloso per il muschio, e lei avanzò in punta di piedi, con cautela, dirigendosi verso l’altra estremità, quando un movimento ai margini del suo campo visivo catturò il suo sguardo.
Anne si fermò a guardare.
Era un uomo, con i pugni sui fianchi, le gambe larghe, e stava avidamente guardando ogni dettaglio della scena che lo circondava. Sembrava compiaciuto di sé, nel proprio elemento, come se stesse esattamente dove doveva essere.
Dal suo aspetto trasandato, doveva essere uno dei famigerati marinai di Jamieson Merrick, arrivati da Londra per aiutarlo a reclamare legalmente la proprietà del cugino di Anne, Percy.
Percy era il conte di Gladstone da diciotto dei suoi trent’anni, avendo assunto il titolo a dodici. Ma ora, con la scoperta di un malconcio certificato di nascita e di una licenza di matrimonio macchiata e tanto rovinata da cadere a pezzi, Jamieson Merrick era conte, Percy Merrick non lo era più.
Anne era affascinata dal modo in cui un evento tanto semplice poteva cambiare le vite di così tante persone. Il futuro si stava abbattendo su di lei con la violenza di un brutto incidente in carrozza, e ora che aveva intravisto il primo membro dell’equipaggio di Merrick era più agitata che mai.
Che ne sarebbe stato di lei?
Quando Percy aveva inizialmente affrontato il problema dell’attribuzione della contea, la storia era sembrata troppo fantastica per esser credibile. A quando pareva, il padre di Percy aveva messo incinta e sposato segretamente una cameriera che era morta dando alla luce i gemelli. In seguito, aveva sposato la debuttante appropriata, aveva generato Percy e la sua sorella gemella, Ophelia, e tutti quanti si erano comportati con Percy come se fosse stato il legittimo erede, come se la nascita di Jamieson e Jackson Merrick non fosse mai avvenuta.
Ma dopo tre decenni di silenzio qualcuno si era fatto avanti e aveva detto la verità, e l’intera proprietà era precipitata nel caos.
Anne aveva fattto finta di niente, cullandosi come Percy nella falsa speranza che tutto sarebbe andato a finir bene. Era rimasta ad aspettare senza fare nulla, non aveva fatto piani d’azione, ma Jamieson Merrick si era dimostrato un avversario astuto. Aveva vinto ogni schermaglia legale, ed era ansioso di reclamare quant’era suo.
Anne e la sua unica sorella, Sarah, erano una coppia di ospiti permanenti e indesiderate, due sorelle destinate allo zitellaggio senza particolari abilità e senza soldi. Non avevano nulla per raccomandarsi a Jamieson Merrick – nemmeno la parentela. Eppure Gladstone era il loro punto di riferimento, l’unica casa che ricordavano. Dove sarebbero andate a vivere, quando lui avesse deciso della loro sorte?
E se le avesse gettate in strada? Non riusciva ad immaginarsi mentre raccattava la sua roba in un fagotto e se lo metteva in spalla, come una comune vagabonda. L’idea era troppo bizzarra per poterla accettare, e l’uomo baldanzoso davanti a lei era la perfetta incarnazione di tutto quello che era andato storto nel corso degli ultimi mesi. Non riuscì a smettere di fissarlo.
Era alto, almeno un metro e ottanta, ed era snello come una frusta, il fisico temprato dal lavoro pesante, senz’altro impostogli dal suo padrone brutale. Aveva le spalle ampie, la vita stretta, e le gambe lunghe in modo impossibile. Sembrava forte e duro, pronto a lottare, pronto a vincere.
Aveva capelli neri corvini, tagliati male e disordinati, lunghi abbastanza da essere legati a coda con un laccio di cuoio. Portava quella che doveva essere stata una giacca rossa da soldato, ma la maggior parte dei bottoni dorati non c‘erano più, le maniche erano sfrangiate, l’orlo strappato, e impietosamente lei si chiese se l’aveva rubata al cadavere di una delle sue vittime.
Portava stivali scalcagnati e pantaloni sbiaditi. Sembrava un contadino impoverito che aveva avuto un colpo di sfortuna, eppure trasudava un potere e una determinazione innegabili.
Quando lui percepì la sua attenzione, si girò verso di lei, e Anne si sentì disturbata nel rendersi conto che era l’uomo più bello che avesse mai visto. Aveva un viso perfetto, un naso aristocratico e una bocca generosa, ma i suoi occhi! Oh, i suoi occhi! Erano di un color zaffiro stupefacente, cupo e misterioso come si diceva fossero le acque del Mediterraneo.
Lui la squadrò dalla sommità del capo fino alla punta dei piedi, valutandola in modo sfacciato e accurato, come se fosse stata una schiava o una mucca di razza. Indugiò sulle sue labbra, sui seni, sul ventre, ed ogni sguardo rovente era come una carezza che la mise in imbarazzo, e le fece desiderare di coprirsi anche se era vestita da capo a piedi.
Anne era la parente povera che chiunque avrebbe detestato avere, priva di dote e di prospettive, così non aveva passato molto tempo in compagnia maschile. Di conseguenza, non era troppo famigliare con le tecniche di seduzione, eppure sapeva riconoscere la lussuria quando se la trovava davanti. Quel tipo era un farabutto della peggior specie, uno che avrebbe potuto farle qualunque tipo di cosa riprovevole. E ci si sarebbe divertito un sacco, anche!
L’uomo sembrò leggerle il pensiero, sembrò accorgersi del momento preciso in cui lei decise che doveva avere paura di lui, e sembrò divertirsi all’idea. Sorrise, con un sorriso da mascalzone, ipnotico, che prometteva comportamenti licenziosi di ogni tipo, poi si diresse verso di lei, attraversando a lunghi passi il prato in direzione del ponte su cui Anne si trovava.
Era una strana impressione, ma Anne si sentì come se lui fosse il suo Destino, come se il fato l’avesse spinto sul suo cammino quando lei non ce lo voleva. L’uomo era Disastro e Distruzione, che si stavano abbattendo su di lei come una nuvola carica di tempesta a cui non avrebbe potuto sfuggire.
Con uno strillo d’allarme, si girò per andarsene in tutta fretta, ma le pietre erano molto scivolose. Anne barcollò, poi cadde al di là del parapetto, nel fiume gelato. L’acqua non era granché profonda, e la corrente non era forte, ma il peso dei suoi indumenti la trascinò giù prima che riuscisse a riguadagnare l’equilibrio..
Per un rapido istante pensò a quant’era ridicola la sua situazione – sarebbe morta in vista del maniero proprio nel suo ultimo giorno a Gladstone? - quando lui la raggiunse e la tirò a riva come se fosse stato un pescatore, e lei una trota.
“Ecco, vi ho preso,” mormorò lui, con una voce ricca da baritono che le fece il solletico dentro.
Lui si mise a sedere e se l’attirò in grembo, in una posizione spaventosamente intima. Il torace di Anne aderiva al suo, il petto e il ventre di entrambi a stretto contatto, ed un fianco era insinuato tra le cosce di lui. Sentiva uno dei seni premere contro il corpo dell’uomo, e la posizione ebbe un effetto stupefacente sul capezzolo. Si era indurito, le faceva male, e ad Anne venne lo stranissimo desiderio di sfregarsi contro l’uomo come un gatto, pigramente.
“Avrei potuto affogare,” disse, stupita dal disastro a cui era sfuggita, e rabbrividì, cosa che fece sì che lui l’abbracciasse forte.
“Siete troppo graziosa,” ribatté lui. “non ve l’avrei permesso.”
Era stupita che lui avesse usato la parola “graziosa”. Nella sua intera vita, Anne non pensava che qualcuno le avesse mai detto che era graziosa, finora. Con i suoi capelli color mogano e gli occhi verdi, la corporatura minuta e la statura bassa, lei era troppo diversa dalle sue bionde e statuarie cugine, e sentire l’opinione dell’uomo la riempì d’eccitazione.
“E se fossi stata una vecchia megera,” chiese lei, “avreste lasciato che la corrente mi trascinasse via?”
“Forse.”
Lui sorrise, con quel suo sorriso diabolico, e lei fu scioccata di sentire come le batteva forte il cuore. Voleva sprofondare in quel sorriso, immergervisi per sempre, e la cosa era allo stesso tempo imbarazzante e terrificante.
Era davvero un mascalzone, e lei doveva stare attenta, andarsene il più in fretta possibile. Anne si spostò, cercando disperatamente di rialzarsi, ma il tentativo li portò solo ad un contatto più ravvicinato.
“Aiutatemi ad alzarmi, brutto screanzato,” lo rimproverò lei.
“Tra un attimo, piccola. Preferisco che restiate lì dove siete adesso.”
“Be’, io no, e apprezzerei se teneste le mani a casa vostra.”
L’uomo le stava accarezzando le braccia con le sue dita lunghe ed agili. Anne era intirizzita fino alle ossa, e le carezze eccitanti di lui la riscaldavano, ma non si sarebbe arresa a quella meravigliosa sensazione. Se non fosse stato tanto improprio, se ne sarebbe stata lì tutto il pomeriggio, lasciandosi coccolare e accarezzare. Gli appoggiò le mani sul petto e lo spinse via, allontanandolo da sé, comportandosi da ragazza per bene.
“Aiutatemi ad alzarmi!”
“Se insistete,” sospirò lui.
Lui la sollevò come se non pesasse più di una piuma, rialzandosi a sua volta, così che entrambi furono in piedi. L’uomo gettò un’occhiata a distanza tra gli alberi, e qualunque cosa avesse visto gli fece aggrottare la fronte.
“Maledizione,” borbottò. ”Abbassatevi.”
“Cosa?”
Lui la trascinò giù nell’erba, di nuovo, e lei cercò di fare resistenza.
“No, io… “
Come un pazzo, lui l’afferrò e la buttò a terra. Atterrarono con un tonfo doloroso, con lei sotto e lui sopra, il corpo di lui che faceva da scudo a quello di lei.
Uno scoppio fragoroso – che sembrava un colpo di pistola – risuonò ed echeggiò giù per le colline. Gli uccelli schiamazzarono e volarono via a stormo, poi tutto fu silenzio.
Anne era sconvolta, ammutolita dallo spavento, e cercava disperatamente di immaginare cosa stava succedendo. Lui si tirò leggermente su, scrutando con attenzione gli alberi. In apparenza, chiunque era stato lì era fuggito. Quando si rese conto che non c’era più niente da vedere, si rilassò contro di lei, ma il suo ampio torace non le sembrò pesante. Era una sensazione piacevole, eccitante.
“Tutto bene?” lui chiese.
“Sì, sto bene.”
“Ottimo.”
Lui tirò un sospiro di sollievo e appoggiò la fronte contro quella di lei. Era un gesto tenero e pieno d’affetto, ma poi si allontanò di nuovo, e la fissò stranamente, come se non sapesse che fare di lei.
Si chinò su di lei, e dopo un attimo d’esitazione, sfiorò le labbra di lei con le proprie. Fu un gesto quasi casuale, come se l’uomo stesse fingendo che quell’avance frettolosa fosse un incidente. Poi si tirò indietro, con apparente noncuranza, così Anne cercò di ignorare la libertà che si era preso, anche se fingere di restare indifferenti era davvero difficile.
Probabilmente era stato il bacio più veloce della storia, ma era il suo primo bacio, e Anne si crogiolò nella sensazione. Per un uomo così rozzo e trasandato, aveva una bocca incredibilmente morbida, un respiro tanto dolce che le faceva girare la testa, e lei pensò che in futuro avrebbe passato parecchie notti sveglia, a meditare su quel bizzarro incontro.
“Vi riporto a casa.” L’uomo si alzò e la tirò su.
“Cosa... cosa è successo?” balbettò lei. “Cos’era quel rumore?”
“Qualcuno ci ha sparato.”
“A noi!”
“Sì.”
Sentirlo affermare quell’assurdità – in un modo tanto freddo e calmo, per giunta! – la fece andare in bestia.
Aveva passato con lui al massimo due minuti, e per poco non era affogata, poi un misterioso assalitore aveva cercato di assassinarla. Sarebbe sopravvissuta, se fosse rimasta in sua compagnia per un’ora intera?
“Non mi ha sparato nessuno!” dichiarò. “ Io sono la persona più tranquilla del mondo. Se hanno sparato a qualcuno, questo siete voi”
“Sono certo che avete ragione.”
Lei studiò la foresta, e le sembrò molto più fitta e minacciosa di prima.”Non dovreste andarlo a cercare, o roba del genere?”
“Non serve. Se n’è andato.”
“Come potete esserne tanto sicuro?”
“Ho una mente contorta, così capisco cosa pensano le persone contorte. Ha fatto fuoco, ha mancato il colpo, è fuggito via.”
“E se vi sbagliate?”
“Non mi sbaglio.”
La infastidì che fosse così tranquillo, non poteva sopportare tanta arroganza. Quasi sperava che il loro assalitore colpisse ancora – solo per provare che lui aveva torto.
“Perché qualcuno dovrebbe volervi sparare?”
“Forse perché non gli sto simpatico. Voi che pensate?”
“Non siete preoccupato nemmeno un po’?”
“No. Non è facile uccidermi.”
“Ci avrei scommesso.”
Anne era molto più minuta di lui, così che l’uomo torreggiava su di lei, e ora che gli stava più vicino, era facile vedere quel che non aveva notato in precedenza. Intorno ai suoi occhi c’erano linee sottili, e segni intorno alla bocca; aveva la pelle abbronzata dalla vita all’aria aperta. Non poteva avere più di trent’anni, ma sembrava molto più vecchio. Evidentemente, aveva avuto una vita difficile, e il suo viso parlava di anni di fatiche e sofferenze. La breve sensazione di intimità che avevano condiviso era svanita, ed ora aveva di nuovo paura di lui. Aveva un’aria dura e disperata, spaventosa nella sua intensità. Anne non voleva restare lì, non le andava di provare quelle sensazioni inquietanti che lui le accendeva dentro.
“Farei meglio ad andare,” gli disse.
“Come vi chiamate?”
Stava per dirglielo, poi ci ripensò. “Non sono affari vostri.”
“Ditemelo lo stesso.”
“Miss Carstairs.”
“Siete Anne oppure Sarah?”
Lei si accigliò, chiedendosi come fosse venuto a sapere di lei e di sua sorella.
Anne aveva venticinque anni, Sarah ventisei. Dopo che i loro genitori erano morti a distanza di brevissimo tempo l’uno dall’altro, si erano ritrovate sole, due orfanelle in cerca di qualcuno che le ospitasse. Zia Edith, la madre di Percy, le aveva portate a Gladstone. Per oltre vent’anni, i Merrick avevano brontolato per il fatto che lei e Sarah erano un peso, ciò nonostante avevano continuato a mantenerle.
Lei e Sarah conducevano un’esistenza noiosa e tranquilla, fatta di monotonia e di routine. Non c’era un singolo particolare della loro vita che fosse degno di nota, che potesse catturare l’interesse di uno straniero. Chi l’aveva informato della loro esistenza? Perché era stato informato?
“Scommetto che siete Anne,” buttò là lui, quando Anne non rispose.
Lei non confermò e non negò la sua deduzione.
“Grazie per avermi salvato dall’acqua. Addio.”
Lei era ansiosa di allontanarsi, e stava per girarsi ed andarsene, quando lui chiese, “E voi, non volete sapere il mio nome?”
Nient’altro le avrebbe fatto più piacere. “No.”
Lui rise, ma la sua voce suonò rauca – come se non fosse abituato a ridere spesso.
Si sfilò la giacca malconcia e gliela porse.
“Se state andando alla villa, vi servirà.”
“No.”
“Fidatevi. Mettetevelo.”
L’ultima cosa che avrebbe fatto era infilarsi in casa avvolta in una giacca da uomo. Non sarebbe mai riuscita a dare una spiegazione accettabile. Lui però continuava a guardarla con attenzione, con il suo sguardo rovente fisso sui suoi seni.
Anne diede una sbirciatina in basso, per vedere cosa aveva catturato la sua attenzione, e fu scioccata dallo stato dei suoi indumenti bagnati. L’abito umido le si era incollato addosso, e delineava i contorni del suo corpo così chiaramente che era come se non avesse niente addosso. Il corpetto aderiva ad ogni curva, e specialmente ai capezzoli.
“Aah!” strillò lei, e incrociò le braccia sul petto. “Chiudete gli occhi, brutto disgraziato!”
“No. Mi sto godendo troppo lo spettacolo.”
L’uomo si protese in avanti, le posò un dito sul mento, e lei se ne restò immobile, pietrificata, mentre glielo faceva scorrere lungo il colletto dell’abito. Per un folle istante, sembrò che gliel’avesse insinuato sotto la stoffa, che la stesse toccando, pelle a pelle.
Con le guance in fiamme per l’imbarazzo, Anne si ritrasse di scatto, e lui le drappeggiò la giacca intorno alle spalle, lasciando che sventolasse come una bandiera, incitandola a prenderla. Senza altre discussioni, lei l’afferrò e infilò le braccia nelle maniche, e si sentì sopraffatta da come il profumo di lui aleggiasse sull’indumento. Era un odore tanto seducente che a stento Anne riuscì a trattenersi dal fregare il naso nella stoffa.
Disgustata di se stessa, Anne si avviò, ma poteva sentire che l’uomo la stava guardando. Appena arrivò ad una curva del sentiero che l’avrebbe fatta sparire dalla sua vista, lui gridò, “Miss Carstairs?”
Non girarti! Non girarti! E si voltò.
“Che cosa c’è?”
“Spero che vi farete rivedere ancora. Molto presto!”
Anche se era una zitella che aveva condotto fino a quel momento una vita protetta, Anne riconobbe l’insinuazione audace di quel commento. Col viso in fiamme per la mortificazione, corse fino a casa, mentre la risata rauca di lui le echeggiava nelle orecchie.

SLEEPING WITH THE DEVIL
by VANESSA MARLOW

*** you can find the english version of this excerpt at this link:
 http://vanessamarlow.com/sneak-preview.html

 

LA STORIA DI UN'OSSESSIONE SESSUALE

Meg White conduce una vita tranquilla e ordinaria. E’ fidanzata e sta per sposarsi, ha un lavoro stabile come chef, ed un comodo appartamento a Portland. Niente l’ha preparata ad un uomo come Jordan Blair, il ricco, magnetico straniero che la seduce e l’introduce ad una nuova vita di lusso… e di peccato. Ossessionata da Jordan e intrigata dalle sue oscure e perverse arti erotiche, Meg gli permette di trasformarla in una bellezza sofisticata, senza legami col proprio passato. Ma presto si ritrova intrappolata in una rete di lussuria e di sessualità perversa, e non capisce più se l’uomo che ha consumato la sua via sia buono o malvagio, se le sue notti sono piene di piacere o di dolore – finché non si ritroverà a lottare per sopravvivere…

   No one would notice is she disappeared. So he chose her. At first she thought it was love. Forbidden passion. Bondage and dark pleasure. A fast paced, frightening and disturbing novel of sexual obsession and betrayal from best selling author Cheryl Holt writing as Vanessa Marlow.

  PROLOGO

“Mi dica di nuovo cos’è successo.”
Gettai un’occhiata allo sceriffo. Ad un primo sguardo, con lo stomaco che sporgeva sopra la cintura, i capelli che si diradavano e le guance cascanti, aveva il tipico aspetto del poliziotto da città di provincia. Avrei potuto facilmente prenderlo per un idiota o un buffone, ma avevo imparato la lezione, ed ero troppo furba per farmi fregare da un’apparenza ingannevole. Rifiutai di farmi catturare dal rapporto falsamente amichevole che stava cercando di stabilire con me.
Lui valutò il pendio del precipizio, studiò il terreno, l’angolo, lo strapiombo che finiva dritto nell’oceano centinaia di metri più in basso. Alla sua concentrazione curiosa non sfuggì un singolo fuscello di quel ripido ed isolato tratto di terreno, e benché in apparenza fosse calmo e rilassato, la sua mente correva a migliaia di chilometri all’ora, assorbendo ogni particolare, immaginando ogni possibilità.
La distesa di acqua grigia si allargava fino all’orizzonte, dove si confondeva con le nuvole grigie, così che era difficile distinguere dove finiva il mare e dove iniziava il cielo. Le onde s’infrangevano sulla spiaggia, scuotendo la terra con la loro potenza. Il vento mi faceva sbattere i vestiti, il suo suono mi ruggiva nelle orecchie, e gli enormi alberi secolari scricchiolavano per lo sforzo. I gabbiani stridevano, ed i loro strilli lamentosi avevano un tono malinconico adatto a quel luogo desolato e pericoloso.
Mentre la mia ansia si dissipava, e l’ondata d’adrenalina iniziava a dissiparsi, mi sentii male di stomaco, e mi chiesi se – prima che avessimo finito – gli avrei vomitato sui lucidi stivali neri. Avevo sempre odiato le altezze, e soffrivo di attacchi di vertigini che mi stordivano al punto che mi domandai se sarei caduta a terra come uno straccio, senza sapere da che parte stavano il su e il giù.
Provai il desiderio disperato di afferrarlo per il bavero del cappotto, di supplicarlo di permettermi di tornare al parcheggio, ma non osai. Non potevo fare nulla che avrebbe potuto destare sospetti. Se lui aveva scelto di starsene fuori sulla scarpata, dovevo stare lì con lui.
“Gliel’ho detto,” dissi. “Un attimo prima, stava in piedi lì, e un attimo dopo…”
Stringendomi nelle spalle, non terminai la frase, Dopo aver spiegato e rispiegato , era meglio non fornire nuovi dettagli. Nel corso degli ultimi mesi ero diventata abile a fingere. Non avrei fornito troppe informazioni, perché così sarebbe stato difficile far stare in piedi la mia storia. Era meglio attenersi ai fatti di base, e lasciare a lui il compito di riempire gli spazi vuoti.
“E’un bel salto,” fece osservare in tono causale.
“Questo è certo.” Gli uomini della squadra di soccorso sulla spiaggia rocciosa erano così lontani che avrebbero potuto essere presi per formiche. “Lui è… è… morto?”
“Oh, sì.” Mi scrutò, scavando in profondità con il suo sguardo astuto. “Nessuno potrebbe sopravvivere a un simile trauma.”
Gemetti sgomenta, e rabbrividii, riempiendo il gesto con quel che speravo essere la giusta quantità di shock e di orrore.
“Che cosa spaventosa.” Mi coprii la bocca, senza dover fingere che stavo male. La mia nausea era molto reale.
“Ricominciamo da capo.” Mi fissò, le braccia incrociate su petto. Il suo scetticismo era evidente, impossibile da nascondere.
In un altro momento della mia vita, avrei potuto essere onesta con lui. Avrei potuto confessare e chiedere pietà, ma la donna che un tempo avrebbe detto la verità non esisteva più
Emisi un sospiro angosciato.
“E’ stato un incidente,” mentii. “ Un incidente terribile, davvero terribile.”


CAPITOLO UNO

Incontrai Jordan Blair in una piovosa giornata di gennaio.
A quell’epoca, pensai che il fatto che le nostre strade si fossero incrociate in quel preciso istante cosmico e che tutti i fatti successivi si fossero incastrati in quel preciso modo non fosse che uno scherzo del fato. Il nostro legame così immediato e potente sembrava così naturale e spontaneo che doveva essere stato predestinato.
Naturalmente, ora mi accorgo che le cose dovevano essere state un po’ più complicate. Sono quasi certa che mi avesse visto prima da qualche parte, e spesso mi sono chiesta se non fosse stato lui a seguirmi e a sviluppare un’ossessione nei miei confronti, ma non ho mai trovato nessuna prova che dimostri come sono andate realmente le cose.
Era la persona più organizzata e meticolosa che avessi mai conosciuto. Con lui non c’era mai niente di casuale o di improvvisato, così era difficile decifrare le sue motivazioni. Molto probabilmente, aveva progettato mesi prima come organizzare il suo scontro casuale con me, ma l’idea che fosse un calcolatore era troppo sinistra, così mi costrinsi a credere che fosse stato tutto soltanto un caso.
Ero in vacanza sulle coste dell’Oregon con il mio ragazzo, Steve. Stavamo festeggiando il primo anniversario di quando avevamo fatto sesso per la prima volta – un fatto che io a stento ricordavo, ma che lui ricordava con affetto.
Vivevamo insieme in uno squallido ma comodo appartamento di Portland. Steve lavorava come venditore nella ditta di forniture per ristoranti del padre, mentre io ero impiegata nell’aristocratico ristorante “Da Mozart”, dove ero uno chef specializzato in desserts.
Avevo ventitre anni, ed avevo vissuto in quella città abbastanza a lungo perchè i miei conoscenti avessero deciso che ormai ero una vera oregoniana. Con la mia passione per il caffè costoso e per il cibo esotico, i capelli castani con i colpi di sole biondi, i miei gioielli pesanti e chiassosi e il guardaroba nero alla moda, ero troppo tipicamente oregoniana per essere una straniera.
Prendevo il treno ed andavo in bicicletta anziché guidare la macchina – benché questa fosse una scelta economica e non ambientalista. Non portavo oggetti di cuoio e raramente mangiavo carne. Sfilavo nelle marce di protesta a Pioneer Square e facevo regolarmente la spesa dei negozi di verdure biologiche. Conoscevo tutti i locali dove si ballava e quelli dove si esibivano i gruppi musicali più alla moda. E anche quando pioveva ininterrottamente, non prendevo né impermeabile né ombrello.
Il mio stipendio faceva schifo, così ero sempre al verde, ma amavo il mio lavoro, la mia vita, e Steve. O, almeno, così pensavo.
Avevamo affittato un piccolo cottage in un hotel non lontano dal mare, e poco dopo il nostro arrivo, era scoppiata un’enorme bufera invernale. La pioggia veniva giù a torrenti, le raffiche di vento scuotevano ogni cosa con tanta violenza che parte del tetto del cottage venne via durante la notte.
Benché vivessimo a due ore di distanza dalla spiaggia, non l’avevo mai visitata prima di quel giorno inquietante, così non ero preparata a quanto poteva essere spaventoso il tempo. A Portland, piovigginava con gentilezza. Sulla costa, era un diluvio inarrestabile e tempestoso.
Steve e io eravamo rimasti intrappolati in camera per quasi ventiquattro ore, e iniziavamo a dar fuori da matto.
Passammo la mattina a letto, bevendo caffè e facendo sesso, ma c’era un limite al numero di volte che potevamo far sesso, così eravamo ansiosi di fare qualcos’altro. L’hotel metteva a disposizione impermeabili e stivali, così dopo pranzo ce li infilammo e ci avventurammo giù per la gradinata che portava alla spiaggia. Lo scenario era fantastico, quello che potevamo vederne almeno, con scogliere altissime e la risacca chi vi si infrangeva contro.
Resistemmo dieci minuti, poi quando fummo inzuppati fino alle ossa, ci tornammo alla nostra stanza. Leggemmo libri, giocammo a dama, e guardammo la televisione finché l’elettricità iniziò a traballare. All’inizio, fu romantico starsene seduti accanto al fuoco, ma per sera l’entusiasmo se n’era andato, e Steve camminava su e giù come una tigre in gabbia.
La reception ci diede indicazioni per un ristorante e un bar appena al di là del bosco, per cui ci infagottammo negli impermeabili e ci avventurammo fuori, sperando di riuscire a cenare, e di affogare la nostra noia nei cocktails. Fortunatamente, il ristorante era aperto ma serviva un menù limitato a causa della scarsità di clienti. Eravamo i soli abbastanza coraggiosi o disperati da fermarci lì quella sera, ed avevamo il locale tutto per noi.
Dopo aver mangiato, andammo nel salone-bar, che era molto piccolo, con un paio di panche e quatttro tavolini. Mentre stavamo chiacchierando, entrò un’altra coppia, ed io non potei fare a meno di notarli – perché erano i soli altri clienti, ma anche perché il loro aspetto sembrava gridare “soldi”. Erano così attraenti, e vestiti con tanta classe, che mi chiesi se potessero essere dei divi del cinema.
Eravamo molto vicini al resort esclusivo di Cannon Beach, dove si diceva che vi fossero le ville in cui un mucchio di pezzi grossi di Hollywood passava le vacanze, quindi era sicuramente possibile che fossero gente famosa, e io desideravo che lo fossero. La cosa avrebbe aggiunto un’aura di mistero e di eccitazione ad una giornata davvero tetra.
La donna era vestita all’ultimissima moda, come una top model, con lunghi capelli biondi e ondulati che probabilmente non erano del suo colore naturale. Era sottile come un giunco, ma aveva dei seni tondi e voluminosi, troppo grossi per quant’era snella, quindi probabilmente nemmeno quelli erano naturali.
Portava un vestito rosso aderente, scarpe rosse dai tacchi alti e si era messa un rossetto dello stesso colore, e l’abito mostrava chiaramente che non aveva un grammo di grasso. Provai una certa soddisfazione immaginandola a sfinirsi in palestra, schiava dello step, che io non avrei fatto mai.
Naturalmente Steve – essendo un tipico maschio – l’adocchiò subito. Si sporse in avanti e sussurrò, “Hai visto quella?”
“Sì.”
“ Se ti comprassi un vestito come quello, lo metteresti?”
“Se mi comprassi un vestito così, poi dovrei ucciderti.”
Lui ridacchiò, e riprendemmo a bere cercando di ignorarli, il che era una cosa difficile. Erano troppo spettacolari per essere nello stesso locale in cui eravamo noi, e continuai a gettar loro rapide occhiate, curiosa di sapere cosa li aveva spinti ad sfidare la tempesta e a seguirci lì dentro.
La donna sembrava della nostra età, circa venticinque anni, ma l’uomo era più vecchio – forse tra i trentacinque e i quaranta – e non riuscivo a distogliere gli occhi da lui. Era alto e snello, con capelli neri, zigomi alti ed una bocca piena. Era enigmatico, e irradiava un carisma ed una maturità che mi affascinavano.
Era ricco, ovviamente: aveva al polso uno di quegli orologi che dicono che ora è in dodici nazioni e costano migliaia di dollari. I suoi abiti erano tagliati in modo da cadergli perfettamente, così che il magnifico torace sotto la stoffa non poteva passare inosservato. Indossava jeans e una giacca di pelle, mocassini e una camicia, come Steve, ma se Steve era tutt’al più carino e perfino un po’ sciatto, questo tipo aveva un aspetto aitante e sexy.
Erano seduti alla tavola più lontana dalla nostra, e la donna si appoggiò sui gomiti, offrendo all’uomo – e a Steve – una bella vista della sua favolosa scollatura. Sorseggiava il vino, facendo saettare fuori di tanto in tanto la lingua per leccarsi il labbro inferiore.
Di tanto in tanto ridacchiava, ed era un suono sensuale, con una voce che si addiceva alla sua splendida anatomia. L’uomo non rideva mai di rimando, ma inarcava un sopracciglio, o mormorava tranquillamente una qualche risposta, e mi sentii intrigata da lui e da cosa poteva pensare.
Desiderava che lei chiudesse la bocca? Era infastidito? O era semplicemente quel tipo di persona che non mostrava molta emozione?
Studiai il linguaggio dei loro corpi, cercando di capire se erano sposati, ma non c’era nessuna fede in vista, quindi pesai che non lo erano. C‘era sicuramente qualcosa di sessuale tra di loro, in ogni caso.
Erano amanti? Stavano per diventarlo?
Visto che non riuscivo a nascondere il mio intenso interesse, mi alzai ed andai in bagno. Ci stetti per un po’, valutando la mia immagine nello specchio, paragonandomi alla bellezza al bar ed facendo un elenco mentale di tutti i punti in cui ero in svantaggio. Tanto per cominciare, ero parecchi centimetri più bassa, anche se il completo nero e i tacchi spessi dei mei stivali neri mi facevano sembrare più alta di quanto fossi in realtà.
Ero snella, ma non in modo esagerato. Ero una cuoca, e assaggiavo quel che cucinavo, quindi avevo un sedere e delle cosce degne di questo nome, e tette di dimensioni appropriate per il mio torace.
Con i miei grandi occhi castani e la pelle chiara, avevo un’aria molto giovane, da trovatella, come se avessi dovuto starmene seduta in un angolo con una tazza in mano a chiedere la carità.
Mi accinsi a tornare la bar quando, con mia sorpresa, mi scontrai con l’uomo. Stava dirigendosi alla reception - non mi sarei mai illusa nel pensare che mi stesse cercando di proposito – e restammo lì fermi, soli, nel corridoio.
Da vicino, era ancora più bello. Era abbronzato, come se passasse molto tempo all’aperto, ed era snello come una frusta, con quel tipo di stomaco dagli addominali scolpiti che hanno i modelli. Aveva occhi azzurro ghiaccio, che mi stavano squadrando così attentamente che mi sentii a disagio sotto il suo esame. Avevo immaginato che avesse tra i trentacinque e i quaranta anni, e decisi che quaranta era più giusto. Sul suo viso c’era qualche ruga, ma gli davano un’aria matura che era molto seducente. Non riuscivo a smettere di fissarlo, e nemmeno a spostarmi come avrei dovuto, e lui pure sembrava distratto, soddisfatto di starsene lì ad analizzarmi. Il suo sguardo intento vagò sfacciatamente sui miei seni, con un’attenzione così intensa che fu come se si fosse proteso in avanti e mi avesse accarezzato i capezzoli. Li sentii pulsare e inturgidirsi contro il cotone della mia T-shirt, e fui felice di essermi tenuta addosso la giacca.
Mi feci da parte, e borbottai, “Mi scusi.”
“Di nulla,” rispose lui gentilmente, e ci muovemmo uno intorno all’alto come in un balletto, facendo manovra in quello spazio ristretto, cosa che ci portò ancora più vicini. La sua coscia sfiorò la mia, il mio braccio premeva contro il suo. Ci fermammo entrambi, bloccati sul posto, mentre un’energia palpabile fluiva tra di noi.
Lui si concentrò, come per prepararsi a sondare tutti i miei segreti, e con una voce da baritono profonda e calda chiese, “Ci siamo già incontrati?”
Era una frase d’approccio tanto scontata che risi. Visto che era attraente e ricco, me l’ero imaginato supersofisticato, ma apparentemente gli avevo attribuito delle caratteristiche che non possedeva.
“Sono sicura di no.”
“Lei ha un’aria così famigliare. Potrei aver visto una sua foto da qualche parte?”
Per poco non sbottai a dire come una stupida, C’era una mia foto nel giornale “The Oregonian”!
Recentemente ero apparsa per beneficenza in un calendario, "Il meglio di Portland", dove dodici donne chef posavano in atteggiamenti provocanti, sullo sfondo di torte nuziali e cucine a gas, e sembrava che stessimo cucinando senza vestiti addosso. “The Oregonian” aveva dedicato un articolo ed una foto al calendario, con il mio nome, Meg White, nella didascalia.
Ero orgogliosa, ma imbarazzata dai miei quindici minuti di popolarità. Di sfuggita, sperai che lui avesse notato l’articolo, che mi avesse riconosciuto, il che ovviamente era assurdo.
Come se avesse potuto ricordarsi di me dal giornale! E se dovevo essere ricordata da uno come lui, non volevo che fosse perché avevo posato nuda, nonostante le mie idee in proposito, in un calendario fatto per beneficenza.
“No,” dissi, “non può avervi visto da nessuna parte.”
Era il momento di andarsene, e ordinai a me stessa di muovermi, ma prima che potessi farlo, lui fece un passo in avanti, così che finii schiacciata contro il muro. Ero sopraffatta dalla sua altezza, dal profumo allettante della sua giacca di pelle. C’era un alone intorno a lui che era totalmente maschile, di quella mascolinità intensa e pericolosa che gli uomini anelano sempre avere, e che non sono mai capaci di controllare. Era indefinibile, ed attirava il mio lato femminile, facendomi desiderare di essere una damigella in difficoltà così che lui potesse venire a salvarmi.
Lui si chinò in avanti e fece scivolare le dita sotto la mia giacca, posandomele sulla vita, e io me ne rimasi lì ferma e lo lasciai fare. Non mi spostai. Non feci niente, niente del tutto. Mi sentivo i capezzoli in fiamme, e se avesse posato la mano un po’ più in alto e li avesse accarezzati, gli avrei lasciato fare pure quello.
Perchè me ne stavo lì ad indugiare in un corridoio di pubblico passaggio, permettendogli di palparmi? Non ne avevo idea.
“Come ti chiami?” chiese.
“Meg,”
“Meg, mmm..” Ponderò la cosa, poi annuì come se fosse proprio il nome che avrebbe scelto lui per me, come se lo considerasse assolutamente giusto. “Quanti anni hai?”
“Ventitre.”
“Sei molto graziosa.”
Il complimento spezzò quella strana attrazione magnetica, o qualunque cosa fosse, che ci teneva insieme. Ero stata definita in molti modi nella mia vita: Interessante, esotica, diversa, ma mai “graziosa”. Nemmeno da Steve, ed alle mie orecchie quell’aggettivo suonò forzato, un altro tentativo di approccio e niente più.
“Grazie.” Ridacchiai, mi girai e mi allontanai.
Non mi girai a guardare se mi stava seguendo, ma ero sicura di sì. Potevo sentire il suo sguardo infuocato su di me come un marchio, come se avesse la vista a raggi X. La sensazione era bizzarra, ma anche eccitante, e mi ci crogiolai, e la mia vanità fu compiaciuta all’idea che lui si sentisse abbastanza intrigato da me da continuare a fissarmi.
Al bar, non mi sorpresi nello scoprire che, mentre io ero occupata a flirtare – o qualunque cosa avessimo fatto – con uno sconosciuto, Steve aveva attaccato conversazione con la dea bionda. Era un venditore, quindi aveva un talento per le chiacchiere, il che era la ragione per cui era tanto bravo nel suo lavoro. A lui a gente piaceva davvero, aveva amici a tonnellate, e in una situazione in cui sarei stata troppo timida per parlare, lui sarebbe già venuto a sapere gli indirizzi di tutti, i loro numeri di telefono, dov’erano andati a scuola, e la loro carriera lavorativa. Ero sollevata dal fatto che non era andato al loro tavolo, che fossero ancora seduti dove li avevo lasciati. Parlavano tra loro come se fossero stati vecchi amici, e discutevano di quadri francesi – con tutti gli argomenti che c’erano di cui parlare… – di cui Steve non sapeva niente, ma lui era un artista della chiacchiera, così riusciva a reggere la sua parte di conversazione.
Li ignorai e sorseggiai il mio drink, pensando al mio incontro nella hall e a come mi aveva scosso. Alla fine, l’uomo dai capelli scuri tornò e scivolò a fianco della bionda. Anche lui sorseggiò il suo drink. Ci fissammo a vicenda, mentre Steve e la donna continuavano a chiacchierare, ma erano totalmente assorbiti l’uno dall’altra, e non si accorsero che l’uomo e io stavamo conducendo la nostra piccola sceneggiata.
Cercai di fare del mio meglio per evitare il contatto di sguardi con lui. Studiai il soffitto, il mio riflesso nella finestra, il barista che lavava i bicchieri. Tutte le volte che guardavo dritto davanti a me, l’uomo era lì ad osservarmi con uno sguardo di apprezzamento tanto esplicito che volevo saltar su e urlare, Che c’è? Che stai guardando?
Ma non lo feci. Non mi andava di far sì che Steve si accorgesse che il tipo mi stava guardando, o che io stavo guardando lui.
Sussurrò qualcosa alla sua compagna, e qualunque fosse l’osservazione, le portò un sorriso astuto sulle labbra color rubino. Lei disse, “ Mi chiamo Kimberly , tra parentesi.”
“Mi chiamo Steve,” rispose Steve. “E lei è Meg.”
“Ciao, Meg,” cinguettò Kimberly .
Sorrisi appena e mormorai un saluto. Durante le presentazioni, mi sentii come se l’uomo mi stesse giudicando, o stesse aspettando che facessi un errore, ma cosa mai potevo fare o dire di sbagliato?
“Stiamo nella casa sulla spiaggia di Jordan,” disse Kimberly , fornendoci l’informazione che l’uomo si chiamava Jordan e che aveva una casa sulla piaggia. “Vi andrebbe di unirvi a noi? Pensavo che potremmo metterci tutti quanti a mollo nell’idromassaggio. Non sarebbe divertente?”
Sapendo che era esattamente il tipo di invito che Steve avrebbe accettato volentieri, rifiutai immediatamente. “Oh, ma non possiamo disturbarvi.”
“Sciocchezze, Meg,” Kimberly rispose. “Il tempo è talmente orribile. Che altro c’è da fare? Dovete venire con noi.”
Era piegata in avanti, ed il corpetto del vestito le era scivolato un po’ giù, così che Steve aveva una visuale priva di ostacoli dei suoi seni. Dovevo ammettere che erano spettacolari, e che ne potevamo vedere la maggior parte, quindi non era un’impresa difficile valutarli. La posizione della donna non era casuale, stava intenzionalmente provocando Steve, anche se non riuscivo ad immaginare perché. Steve era abbastanza simpatico, ma voglio dire, e che diamine!
Lei stava con Adone. Perchè tormentare il povero Steve con qualcosa che non avrebbe potuto mai avere?
Eppure, lui si fece prendere all’amo come un pesce a una lenza.
“Sì, verremo,” acconsentì lui, ignorando il mio rifiuto. “Sembra fantastico.”
Jordan e Kimberly si alzarono, e anche noi ci alzammo, ma mi sentivo molto nervosa e non riuscivo a capire perchè. Altre volte eravamo andati a casa d’altri, a feste con gente che a stento conoscevamo, quindi perché stavo esitando?
Erano così diversi da noi, e le differenze erano importanti in un modo che non riuscivo a identificare.
“Ho parcheggiato qui davanti, “ disse Jordan. “Voi potete seguirci.”
“Siamo venuti a piedi dall’hotel, “ esistetti io. “Dovremmo tornare indietro.”
“Non c’è problema.” Jordan apparentemente aveva deciso di alzare la posta. “Potete venire con noi, e io vi riporterò indietro quando abbiamo finito.”
Steve era ansioso ed eccitato, come un bambino conun giocattolo nuovo. “Fico! Facciamolo.”
Jordan e Kimberly uscirono nella bufera, sotto la pioggia violenta, e noi li seguimmo. Rallentai il passo, così che Steve avrebbe dovuto discutere la situazione con me prima che salissimo in macchina con Jordan.
“Non voglio andare con loro,” sibilai una volta che furono abbastanza lontano da non poterci sentire.
“Perché no?”
“Non lo so. Non mi va e basta!”
“Non fare la rompiscatole. Sarà divertente.”
“Non sappiamo niente di loro.”
“E allora?”
“Jordan potrebbe essere un serial killer. Forse ci sta dietro perchè vuole che diventiamo le sue prossime vittime.”
“Ma davvero!” rise Steve. “Perché sei così preoccupata? Prendi le cose con più spirito.”
Eravamo usciti fuori, rannicchiati sotto il portico davanti all’ingresso del ristorante. Jordan era dall’altra parte del parcheggio, e aiutava Kimberly ad entrare in un costoso SUV. Nell’ombra potevo vedere i suoi occhi scintillare, mentre mi fissavano. Benché non avesse ancora pronunciato una parola, percepii quanto voleva che io andassi con lui. Ero certa che avrebbe fatto in modo di impedirmi di andarmene. Perché? Perché la mia presenza o la mia assenza erano così importanti per lui?
Afferrai il braccio di Steve e lo tirai per fermarlo.
“Mi sembra tutto così strano. Perchè dovrebbero invitarci?”
“Perché c’è una bufera, e qui c’è solo da annoiarsi a morte, e hanno una voglia matta di compagnia.”
Anche se non li avevo mai incontrati di persona, non potevo scuotermi di dosso l’impressione che fossero stati loro a scegliere noi, o magari che ci avessero cercato. “Ma perché dovrebbero volere noi?”
“Siamo i soli esseri umani disponibili nel raggio di venti miglia.” Indicò tutt’intorno il parcheggio deserto. La macchina di Jordan era l’unica. “Non mi fare stare lì all’hotel a ciondolare, Meg. Per favore. Se devo starmene seduto tutta notte, senza elettricità e senza niente da fare, diventerò matto.”
“Potremmo giocare a carte, “ feci notare in tono petulante. “Non sarebbe così male.”
“Ho giocato con te a carte per tre ore oggi.” Feci il broncio, e lui aggiunse in fretta, “Non che non fosse divertente, ma Meg, loro hanno l’idromassaggio.”
Pronunciò la parola “idromassaggio” come se fosse il Santo Graal, e seppi che ero fregata. Era un lusso che gli piaceva da morire, ed aveva di rado la possibilità di concederselo.
“Okay,” brontolai alla fine, “ ma promettimi che ce ne potremo andare in qualunque momento ti dico che mi va di farlo, e che non ci sarà da discutere.”
Ora che aveva ottenuto quello che voleva, era la generosità fatta persona. “Certo.”
“E voglio che lui ci riporti alla nostra macchina. Non voglio restare senza macchina.”
“Va bene. Tutto quello che vuoi.” Attraversò il parcheggio, e io gli trotterellai dietro.
“Ehi, Jordan,” gridò,” potresti riportarci all’hotel così prendiamo la macchina? Così non ci dovrai accompagnare tu al ritorno.”
Jordan annuì e sorrise – non a Steve, ma a me. Era fatta. Avrebbe vinto qualunque battaglia in cui ci fossimo scontrati. Stavo per andare con lui. E non potevo sfuggire né a lui, né al disastro che sentivo avvicinarsi, inevitabile come lo scontro tra due treni.

 This post's content is copyrighted by Cheryl Holt and has been translated and published with the author's expressed authorization. You can find the excerpts' english version in Cheryl Holt / Vanessa Marlowe Website. 
Il contenuto di questo post è protetto da copyright ed appartiene a Cheryl Holt. E' stato tradotto e pubblicato con l'espressa autorizzazione dell'autrice. Potete trovare la versione inglese dei due estratti nei siti di Cheryl Holt / Vanessa Marlowe.

Rispondi

CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Inserisci i caratteri che vedi qui sopra

Calendario

Amazon

 

 

Giveaway

Partecipate al giveaway di Mariangela Camocardi, avete tempo per lasciare un commento fino al 9 novembre, quindi registratevi al sito se ancora non lo avete fatto e buona fortuna!

 

Eventi

        

Un'iniziativa di Kijiji

Commenti recenti

Fanfiction

Dream heroes

Alcuni eroi da sogno...