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Slightly Dangerous - Capitolo 2
SLIGHTLY DANGEROUS
Tutti i soggetti descritti nelle storia sono maggiorenni e comunque fittizi. I personaggi e le situazioni presenti nella fanfiction si ispirano a quelli creati da Mary Balogh, che detiene tutti i diritti sull'opera; questa storia è stata scritta senza alcun fine di lucro e nel rispetto dei rispettivi proprietari e copyright.
Potete leggere il prologo qui:
PROLOGO
Ed il primo capitolo qui:
CAPITOLO 1
2
Wulfric, osservò divertito la donna di fronte a lui che asseriva di essere Elizabeth Pearse. Se Tremaine non l’avesse annunciata, avrebbe stentato a riconoscerla. La signorina Pearse era un pezzo di ghiaccio dai capelli color topo, sempre vestito di accollatissimi vestiti grigi. Lui, al contrario, stava guardando una graziosa femmina dai capelli castani chiaro ramato, che si intravvedevano sotto un cappellino di seta porpora, con un abito da pomeriggio di mussola in una tonalità chiarissima di quello che presumeva, grazie al tempo passato con le sorelle Freya e Morgan, essere il color lavanda rosato, stampato a piccoli fiori lilla. L’insieme era nel complesso bello, ed esaltava l’azzurro fiordaliso di occhi che, onestamente, aveva in precedenza giudicati la sua unica dote, ma pericolosamente vicino a sconfinare nel cattivo gusto, senza contare che erano le undici del mattino. La signorina Pearse non vestiva abiti dalle tinte accese. La signorina Pearse non commetteva errori marchiani come indossare abiti da pomeriggio prima dell’una, scollati per giunta. Ma soprattutto la signorina Pearse non si sarebbe mai arrischiata a sollecitare con insistenza un incontro con lui, quasi che le fosse dovuto o, peggio ancora, dovesse rammentargli la propria esistenza.
Wulfric non aveva nulla contro di lei, eccetto che vederla, con accanto il vuoto anziché Rose, al fianco della quale sempre sedeva, gli procurava una fastidiosa fitta allo sterno. Quando si recava in Monmouth Square, Rose lo accoglieva sempre nella sala della musica con la signorina Pearse. Era quest’ultima che sovente li intratteneva alla spinetta, dato che Rose, nonostante le lezioni, si era rivelata senza alcun orecchio musicale. La dama di compagnia era spesso con loro anche al tavolo della cena dove interveniva oculatamente nella conversazione e si ritirava molto discretamente dopo il dessert; una presenza costante ed abituale, tanto da immaginarla difficilmente in un contesto diverso. Era l’ombra di Rose. Era la luna del suo sole.
Quindi che ci faceva ora nel suo studio ammantata della vivacità che apparteneva a Rose? Rose se ne era andata e con lei la luce, rimaneva l’oscurità, sua e della signorina Pearse.
Inarcò un sopracciglio. ─ Interessante, voi volete indicarmi come utilizzarvi. E come dovrei farlo signorina Pearse? Sono davvero curioso di ascoltare la vostra proposta.
Lei sorrise del sorriso di chi non era abituato a farlo e che la rendeva attraente. ─ Milord, io credo che una volta che avrò terminato sarete ben più che curioso.
Wulfric non era affatto curioso, tuttavia era talmente annoiato che avrebbe prestato ascolto anche ad una scimmia ammaestrata se avesse promesso di divertirlo.
─ Procedete dunque. ─ Controllò con aria distratta l’orologio da taschino. ─ Vi concedo cinque minuti signorina, oltre sfortunatamente non mi è possibile.
La donna non reagì in alcun modo alla sua evidente scortesia e si limitò a stringere maggiormente le mani intrecciate. Poi fece un respiro talmente profondo da spingere in alto quei seni che già occhieggiavano dalla scollatura. Seni candidi, seni pieni, seni che chiedevano di essere accarezzati …
Santo Cielo era veramente ridotto male se cominciava a fantasticare sui seni di un membro della servitù! Sette mesi di castità erano troppi anche per chi, come lui, non aveva mai praticato il libertinaggio. Doveva trovarsi al più presto una nuova amante.
─ Vostra Grazia, penso abbiate avuto la compiacenza di verificare la mia onestà, la mia fedeltà e anche una parte delle mie … capacità durante gli anni in cui ho lavorato per voi. Ritengo altresì che la mia persona non vi sia del tutto sgradita, se non erro.
Wulfric era perplesso, non capiva dove lei volesse andare a parare ma presentiva che stava per rendersi ridicola, glielo dicevano la sua postura rigida e l’aria fin troppo battagliera. Avrebbe dovuto fermarla. Invece si sporse in avanti sul tavolo e le fece scorrere lentamente addosso lo sguardo dalla testa ai piedi. ─ No, la vostra persona non mi è sgradita.
Lei sembrò rabbrividire leggermente sotto il suo esame, ma non indietreggiò, né col corpo né con l’espressione. ─ Bene. Se ciò è vero milord allora io forse potrei esservi ancora utile. Conoscendo un poco vossignoria, i vostri gusti, le vostre abitudini e le vostre esigenze io oso dichiarare che un uomo come voi ha bisogno di un caldo rifugio, di un rifugio sicuro, di un rifugio disinteressato. Ebbene, quel rifugio potrei essere io.
Wulfric rimase di sasso.
Per un attimo il silenzio fu assordante.
Sì, avrebbe dovuto fermarla, ma non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva appena udito e lei neppure, considerato che era rimasta con la bocca spalancata come una maschera greca.
Non sapeva nemmeno se dovesse sentirsi lusingato od insultato. Gettò un’ altra occhiata al seno della signorina Pearse. Decise che poteva sentirsi lusingato. Che fosse dannato, in mille anni non si sarebbe aspettato un invito simile da una donna che viveva per far rispettare le regole dell’etichetta con una severità che rasentava la ferocia.
Gli si era offerta come … come una governante, ecco. Come una governante scostumata forse, ma fondamentalmente negli stessi termini. Se non fosse stato certo di non ferire i suoi sentimenti e venir meno così ai suoi obblighi di gentiluomo, sarebbe scoppiato a ridere.
Ovviamente non aveva alcuna preparazione al ruolo. E se dieci anni prima era stato contento dell’ingenuità di Rose, adesso non intendeva ricominciare l’istruzione di una vergine. Aveva trentacinque anni e voleva una donna, non eccessivamente esperta, ma esperta. Né tantomeno si approfittava delle domestiche come tanti nobili.
Si appoggiò allo schienale di pelle della sedia e iniziò a giocherellare con una penna.
─ Signorina Pearse, per il rispetto che vi siete meritata in questi cinque anni al mio servizio e per l’affetto che entrambi portavamo a qualcuno che ora è scomparso, fingerò che questa conversazione non sia mai avvenuta. Il signor Tremaine vi comunicherà quanto prima la vostra nuova destinazione e vi aumenterò lo stipendio. Buona giornata.
L’aveva congedata, eppure lei non si era mossa. Lo fissava immobile e furiosa. Sembrava una torcia che ardesse di una fiamma viola. Wulfric non tollerava l’insubordinazione, però quella piccola donna che attraverso lo sguardo lo stava impudentemente pugnalando con mani invisibili, gli procurò un inatteso fremito.
─ Tutto qui milord? Con una frase vi disfate di me, come fossi un cappotto della scorsa stagione? Proprio in nome di tutto ciò che abbiamo condiviso, in una maniera o nell’altra non merito almeno una minima considerazione? ─ gli chiese con tono beffardo.
Che sfacciata! Andava rimessa al proprio posto, immediatamente. ─ E voi avete dimenticato quale è esattamente la vostra posizione e a chi la dovete signorina Pearse? O preferireste tornare dai vostri parenti francesi?
La minaccia andò a segno e lei accusò visibilmente il colpo, ingobbendosi un momento per poi raddrizzarsi subito dopo.
Si avvicinò al tavolo e si chinò in avanti puntellandosi con le braccia sul tavolo. I seni erano proprio a un soffio dal suo naso. Poteva percepire l’odore delicato della sua pelle.
─ Vostra Grazia ha speso tempo e denaro per indagare su di me, ne sono lusingata. Tuttavia perché limitare la vostra curiosità al mio passato, potreste conoscermi molto, molto meglio. Non desiderate mettermi alla prova?
Wulfric per un secondo immaginò di passare la lingua tra l’incavo dei suoi seni, che sapore avrebbe avuto? ─ Davvero signorina? Vorreste darmi prova delle vostra abilità? Siete così sicura di voi o solo un’incosciente?
Lei affondò gli occhi nei suoi ─ Scopritelo da solo milord.
Wulfric ricambiò lo sguardo ─ Magari proprio ora signorina Pearse?
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