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RECENSIONE ADORABILE RIBELLE (Beloved Warrior) di Patricia Potter

Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi no. 893, gennaio 2010

Ambientazione: Scozia 1514, periodo Tudor

Livello di sensualità: warm (caldo)

Voto/rating: 6 /10

Collegamenti ad altri libri: è’ il terzo romanzo della serie Maclean o “Beloved”, dalla parola con cui iniziano tutti i titoli dei romanzi, così composta:

1. ADORABILE INGANNATRICE (Beloved Impostor) – protagonisti Rory Maclean e Felicia Campbell

2. ADORABILE NEMICO (Beloved Stranger) - protagonisti Lachlan Mclean e Kimbra Charleston

3. ADORABILE RIBELLE (Beloved Warrior) - protagonisti Patrick Maclean e Juliana Mendoza

 

Patrick Mclean, forte e sicuro, era destinato  ad essere Il Laird di Inverleith, rispettato se non amato dai suoi familiari e dalla sua gente. Benché piena di responsabilità e con una maledizione che pendeva sulle spalle sue e dei fratelli in caso di matrimonio, la sua vita si presentava piena di opportunità. Ma ora nulla di questo è più. Patrick non esiste più, al suo posto c’è semplicemente Uno, colui che è sopravvissuto più a lungo di tutti alla prigionia. Uno infatti è stato catturato sei anni prima in battaglia dagli Spagnoli e venduto come schiavo per remare  in una fregata della ricca famiglia Mendoza. Le sue richieste di riscatto ignorate, l’uomo non è che un corpo martoriato dalle frustate e dalle privazioni, ogni umanità scomparsa dal suo sguardo divenuto duro ed implacabile. Lì in quella desolante cattività, circondato da esemplari di varie nazionalità e religioni, ridotti a rottami, con la morte e la malattia come costanti compagne, Patrick è scomparso. Solo la volontà di sopravvivere lo anima, la mente devota ad un unico obbiettivo: riacquistare la libertà, costi quello che costi. Non ha sopportato e visto l’insopportabile, unico tra i galeotti, perché il destino non gli offra l’opportunità di fuggire.

L’occasione si presenta durante il viaggio che deve portare la nipote dell’armatore, la giovanissima ed innocente Juliana Mendoza, a sposare un visconte inglese, contro la sua volontà peraltro.  Sotto la sua guida, l’equipaggio si ammutina e compie una strage, risparmiando solo Juliana e la sua cameriera, con la prospettiva di ottenere molto oro per il suo rilascio. Almeno questo è quello che si racconta Patrick, perché in realtà nonostante la ragione gli suggerisca di liberarsi delle due donne, uniche testimoni di quanto avvenuto e quindi pericolose, l’attrazione che egli prova per la fanciulla è immediata quanto intensa. Parimenti la dolce Juliana, terrore a parte, sotto sotto è affascinata da quello straniero e comprende che in lui vi sono nobiltà e fierezza, oltre i suoi gesti apparentemente malvagi. Jack si dirige a casa, dove i suoi fratelli lo credono morto per cercare di riacquistare un'esistenza degna di questo nome, non sapendo esattamente cosa fare con Juliana, ma non riuscendo a lasciarla andare.

Avevo atteso questo terzo volume della serie con curiosità, avendo molto apprezzato i primi due e  sperando quindi in un finale col botto, come spesso avviene con i romanzi che terminano una saga. Purtroppo sono stata delusa. Dopo un’ottima partenza, con alcuni splendidi  e tesi capitoli iniziali a bordo della nave, tanto che già pregustavo un secondo Corsaro Nero,  il libro invece si arena, prendendo diverse direzioni senza approfondirne nessuna, per approdare ad un finale posticcio. I personaggi secondari sono troppi ed occupano troppo spazio, come i fratelli Mclean, Rory e Lachlan, distraendo tempo e pagine dai due protagonisti, che pur essendo interessanti individualmente non lo sono affatto come coppia. La Potter delinea due belle figure, ma non ci spiega come mai dovrebbero finire assieme.  La spagnola Juliana, dal cuore puro, è poco più che una ragazzina che è cresciuta iper- protetta dal mondo, mentre Patrick è uno scozzese volitivo, un combattente ed ora un galeotto fuggitivo, cosa mai li unisce? La scrittrice ci dice solamente che lui la vede e se ne innamora, più precisamente che la vuole, il che è anche normale visti i lunghi anni di astinenza. Ma a parte questo non vi è nessuna scintilla o nessun sentimento che si sviluppi gradatamente, né alcuna verosimiglianza di situazioni che potrebbero condurre allo sboccio di un vero affetto. Anzi. In alcuni passaggi si sfiora pericolosamente il patologico: ovvero la vittima che si innamora del carceriere. Certo la scrittrice è una professionista di razza, la Potter scrive bene, sa tenere in piedi una storia anche quando inverosimile, ha il senso del ritmo e una sicurezza narrativa invidiabile, nonché un occhio attento ai particolari storici. Ma in questo caso la ciambella non è venuta col buco. Se volete concludere la trilogia leggetelo, altrimenti potete anche soprassedere.

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