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 ROMANCE HISTORY:  Elinor Childe

Elinor Childe è lo pseudonimo di Anna Luisa Zazo, un'autrice che, con il suo vero nome, scrive prevalentemente testi di saggistica, con un interesse particolare per il teatro elisabettiano e la letteratura femminile. Si è occupata di Shakespeare, Virginia Woolf, Jane Austen, George Eliot, le sorelle Bronte, Oscar Wilde... Forse la frequentazione con la Austen e con i romanzi di Georgette Heyer l'ha indotta, con un nome fittizio, a ritornare entusiasticamente alla narrativa, suo primo amore, se è vero, come afferma, che ha iniziato il primo romanzo a otto anni. Con lo pseudonimo ha al suo attivo otto romanzi, tutti ambientati in Inghilterra alla fine del Settecento o nei primi anni dell'Ottocento, e un romanzo di genere fantastico. Insieme a un altro autore - entrambi nascosti dalla maschera del falso nome - ha curato tre antologie di narrativa femminile. Vive e lavora a Milano dove, nel tempo libero, coltiva la passione per la pittura.

Nel 1986 ha curato l'edizione di una antologia di racconti dell'orrore di scrittrici al femminile. In una raccolta articolata in tré parti, "Orrore antico", "Gotico e nero", "Altri orrori", venti autrici di narrativa nera o fantastica assicurano al lettore «brividi sottili, arcani, inquietanti». Dalla Francia alla Germania all'Inghilterra all'Italia, dal Rinascimento ai nostri giorni, l'antologia offre quanto di meglio la grande narrativa femminile ha saputo dare nel campo dell'orrore, del raccapriccio, della paura «quando a dilatarla, a sublimarla, a tingerla di mistero... entra in gioco l'immaginazione». Da Margherita di Navarra a Karen Blixen a Patricia Highsmith, i nomi più noti della letteratura al .femminile (e accanto a loro alcuni nomi più insoliti, non per questo meno accattivanti) sfilano con i loro diversi orrori. Diversi, ma tutti incontestabilmente orrori. «Qui» scrive Elinor Childe nell'introduzione «l'orrore è autentico; è paura, brivido, raccapriccio, spavento; è sottile, molteplice, pragmatico, ragionevole e concreto. Il lettore... verrà condotto nei meandri, nei sotterranei, nelle celle, nelle segrete più affascinanti che siano, le più misteriose e inattese - quelle della natura umana, e femminile.»

Nel 2006 pubblica con il nome di Anna Luisa Zazo "Io, la notte. Incontri e situazioni". Armando Torno, introducendo il libro, edito da Bompiani, scrive che di essa abbiamo bisogno «per conoscere, per spingere la fantasia e per saziare la carne, che riceve ordini dal buio per violare le consuetudini, per annullare la luce che acceca l'occhio e sovente la ragione, per trasgredire, per vegliare e per pregare, per incontrare i fantasmi che sono la vera realtà del mondo e i vampiri che ormai hanno imparato a succhiarci sempre, per essere streghe o uccelli notturni, per farsi santi. Sì, proprio così: senza la Notte non ci sarebbero nemmeno i santi. La utilizzano per farsi tentare e per vincere il demonio, per parlare con Dio. Nel verbo esplorare qualche linguista vede il lavoro del pianto, di quel "ploro" che sempre accompagnò le scoperte degli uomini. Chi volesse declinarlo di Notte prenda con sé queste pagine della Zazo e scoprirà che anche le lacrime di noi tutti, nascano esse da una gioia o da un dolore, devono passare in questa dimensione per legarsi al nostro cuore. In un tempo che non conosciamo forse ritorneranno all'occhio che le ha generate per raccontare la vita che hanno percorso. Chissà cosa ricorderanno, di certo però potranno confessare che i giorni furono troppo uguali ma ogni Notte, solcata da sogni o da amori, da incubi o da dolori, è stata sempre diversa».

Da sempre l'umanità si è interrogata sulla natura della Notte, sui suoi influssi, sulla sua segreta verità. Gli antichi miti ne hanno narrato l'origine e le vicende con fantasia inesauribile; poeti, narratori, musicisti, pittori ne hanno fatto argomento delle loro opere più suggestive. Il silenzio della Notte è apparente perché fervido di vita, e le sue tenebre possono suscitare illuminazioni improvvise, aprire inaspettati spazi all'immaginazione, ai desideri. Ma la Notte , elusiva e misteriosa, sembra sfuggire a ogni definizione.

Usando un suggestivo artificio che vuole rendere omaggio alla magia notturna, qui è la Notte stessa a parlare, a guidare alla scoperta di sé con un'amorosa, documentatissima e libera immaginazione. (Attilio Mazza)

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