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Domenica, 6 maggio, 2012 - 00:36
Lilith

Uscite Aprile/Maggio 2012 Dalai Editore

MADRE, PADRE, FIGLI (Mamma, pappa, barn) di Carin Gerhardsen

Una nuova avventura del commissario Conny Sjöberg. Il secondo romanzo dell’astro nascente del poliziesco svedese

Una mattina, mentre sta facendo jogging, un’agente di polizia di Hammarby, quartiere meridionale di Stoccolma, s’imbatte nel corpicino semi assiderato di un neonato. Non lontano da lì, in un cassone dove è conservata la sabbia da spargere sui marciapiedi d’inverno, viene ritrovato il cadavere di una donna, forse sua madre o la baby-sitter.

Contemporaneamente un’anziana insegnante in pensione riceve una bizzarra telefonata da una bambina piccola che le dice di essere stata abbandonata dalla famiglia e di essere rimasta in casa sola, mentre su un traghetto per la Finlandia un’addetta alle pulizie trova un’adolescente strangolata in una toilette.

La squadra mobile della polizia di Hammarby, coordinata dal commissario Conny Sjöberg, comincia a indagare sui singoli casi, ma, a poco a poco, diventa chiaro che questi sono strettamente e tragicamente intrecciati tra di loro. Madre, padre, figlio è il secondo romanzo della «saga di Hammarby» che ha reso famoso il detective Sjöberg in tutti i maggiori Paesi del mondo, proiettando Carin Gerhardsen ai vertici delle classifiche dei libri più venduti.

I diritti cinematografici della serie sono stati comprati dalla casa produttrice che ha realizzato i film tratti da Stieg Larsson.

Carin Gerhardsen (1962) è laureata in matematica. Ha iniziato a scrivere da giovanissima, poi ha preferito proseguire la propria attività scientifica. È tornata alla letteratura nel 2008, pubblicando La casa di pan di zenzero (Dalai editore 2011), il primo volume della «Trilogia di Hammarby», con cui ha scalato le classifiche dei bestseller in patria e all’estero.

TUTTO QUESTO MI APPARTIENE ( Paměť mojí babičce) di Petra Hulova

Una storia toccante, sullo sfondo delle Montagne Rosse della Mongolia, che racconta le vicende di quattro generazioni di donne in una società patriarcale. Un romanzo duro e poetico, in cui i sogni e le speranze sono schiacciati inesorabilmente dalla violenza della realtà.

Alta, la madre, Dzaia, Nara, Ojuna, le figlie, e Dolgorma, la figlia di una delle tre. Cinque donne, cinque destini, cinque voci narranti che ci accompagnano nella loro storia famigliare ricca di segreti, tradimenti e tragedie, dalla steppa dura e selvaggia della Mongolia alle luci ingannevoli e seduttive della città, dalle tende tipiche del nomadismo mongolo ai prefabbricati della capitale. Dzaia è nata dalla passione di Alta per un cinese della Mongolia Interna, Nara dalla violenza subita da Alta da parte di un commerciante russo. Figlie illegittime della madre, e quindi di razza mista e impura, vivono nell’emarginazione sopportando derisioni e ingiustizie. Finchè, a seguito di una tragedia famigliare, le due sorelle lasciano le montagne rosse della steppa per trasferirsi in città, sotto la protezione dell’amata zia, scoprendo troppo tardi che la donna non ha da offrire loro nient’altro che un lavoro nel bordello che dirige. Nara si ritroverà a suo agio nella nuova vita, mentre Dzaia continuerà a vivere nella speranza e nel desiderio di affrancarsi e riscattarsi, anche per proteggere sua figlia Dolgorma, avuta da uno dei tanti clienti del bordello. Ojuna, l’unica figlia di stirpe pura, rimarrà nella steppa con i genitori, perpetuando, tra orgoglio e frustrazione, i valori e i modelli che fin da piccola le sono stati inculcati. Uno spaccato duro e poetico della società mongola, dove la divisione tra uomini e donne e i loro ruoli è ancora netta, tanto che persino le violenze sessuali vengono subite dalle donne come qualcosa da accettare con rassegnazione (Dzaia ad esempio subirà l’abuso del padre adottivo). Una saga famigliare che attraverso la voce di cinque donne racconta i problemi e le verità universali di chi è costretto ad adattarsi a una nuova condizione, abbandonando i propri costumi e le proprie radici, sebbene quelle radici siano l’unico appiglio per non impazzire. Una storia di amore e di passione, di segreti e tradimenti, di perdite e di tragedie, in cui la sconfitta non cancella la forza di andare avanti, nonostante tutto.
 
20.000 COPIE VENDUTE IN REPUBBLICA CECA.TRADOTTO IN FRANCIA, PAESI BASSI, GERMANIA, STATI UNITI, SVEZIA, UNGHERIA, POLONIA E TURCHIA

Petra Hulová, nata nel 1979, è la grande promessa della letteratura ceca. Scrittrice molto versatile, ha già pubblicato sei libri. Il suo romanzo d’esordio, Tutto questo mi appartiene, ha vinto il Magnesia Litera Award nel 2003 ed è stato eletto Libro dell’anno dal quotidiano «Lidové noviny». Divenuto un bestseller in patria, è stato tradotto in Francia, Germania, Stati Uniti, Paesi Bassi, Svezia, Ungheria, Polonia e Turchia. Per La Tartaruga edizioni nel 2009 è uscito Attraverso un vetro opaco, salutato con grande entusiasmo tra le Scritture Giovani al Festivaletteratura di Mantova.
 

 

 

L’ETA' LIRICA di Letizia Pezzali

FINALISTA PREMIO CALVINO 2011

Un romanzo di formazione sensuale e anticonformista. Letizia Pezzali possiede la liricità spregiudicata di una Colette moderna.

 

Così i lettori del Premio Calvino:

Un romanzo di formazione breve e intenso che riesce a tenere unite una rara capacità introspettiva e una (apparente) leggerezza di tratto in maniera davvero insolita. La scrittura, di notevole qualità, è al limite dello sperimentale, moderna, ma senza eccessi né sbavature e senza indulgere all’autoreferenzialità. Si tratta di un testo se vogliamo liricizzante (ma con misura), strutturato secondo una trama densa e compatta, che crea personaggi credibili, atmosfere vivide e – aspetto fondamentale – sfocia in un finale (una sorta di imprevisto colpo di scena) in perfetta sintonia con il fluire degli eventi e con la costruzione della storia. Il passaggio continuo tra focalizzazione esterna e interna imprime alle pagine della giovane autrice un effetto straniante, gestito con grande abilità, e le sue scelte stilistiche le permettono, insieme, di raccontare egregiamente il proprio tempo e di descrivere in modo impeccabile le tensioni vitali, le incertezze e il dolore di un’adolescenza «universale». L’età lirica narra la storia di un’adolescenza e di un primo amore. Nel vagare distratto di Mario, fra un esame di maturità che si avvicina e brevi e insoddisfacenti flirt con sue coetanee, irrompe un incontro che sembra infine dare un senso alla sua esistenza e rivelarlo a se stesso: il «ragazzo di cenere», uno sconosciuto visto alla fermata dell’autobus che gli riappare poi in sogno, nell’atto di sgretolarsi. Il «ragazzo di cenere» è Adrian, un compagno di scuola ambiguo e affascinante, privo di remore e di regole, attraverso cui Mario scoprirà la violenza dell’amore: «Se gli esseri umani, prima dell’invenzione delle superfici riflettenti, non potevano specchiarsi se non chinandosi di fronte ai laghi o ai fiumi, anche Mario, la cui vicenda si svolgeva ben dopo l’invenzione dello specchio, non poteva vedere se stesso veramente, se non assumendo ruoli e posizioni in qualche misura subordinati rispetto alla propria comune postura. E la superficie riflettente era sempre e solo Adrian». Insomma, il romanzo riesce a raccontare in maniera allo stesso tempo ironica e struggente quel particolare momento della vita che uno dei personaggi, citando Kundera, definisce «l’età lirica»: «L’età in cui si è concentrati su sé stessi, e si è incapaci di giudicare lucidamente il mondo che ci circonda». Il «ragazzo di cenere» è il simbolo di quell’età che, come il personaggio stesso, ineluttabilmente muore, lasciando dietro di sé ferite, ricordi e la cenere da cui nascono gli adulti.

Il Comitato di Lettura

 
Abbiamo deciso che volevamo pubblicare il romanzo di Letizia Pezzali poche ore dopo avere ricevuto il manoscritto. I finalisti dell’edizione 2011 del Premio Calvino erano tutti di alto livello, ma il libro di Letizia ci ha conquistati in un attimo. La curiosità di leggerlo subito è nata «origliando» l’entusiasmo che aveva suscitato nei lettori del premio, i tanti appassionati che ogni anno, fuori da ogni logica editoriale, selezionano le centinaia di proposte. Il loro entusiasmo è diventato subito anche il nostro.
 
Quando pubblichi un esordiente, la prima volta che lo incontri vuoi sapere tutto di lui, e così è stato con Letizia Pezzali, che si è rivelata un personaggio inconsueto per essere un’aspirante scrittrice. Il suo profilo appare infatti più simile a quello di «un cervello in fuga», come si dice oggi: studi musicali, laurea alla Bocconi, specializzazione alla University of Michigan Business School, impiego presso J.P. Morgan quindi in una merchant bank, e a tempo perso un diploma di regia presso gli Ealing Studios di Londra e un racconto breve in inglese pubblicato sulla rivista letteraria americana Pif Magazine… Ma forse, di lei, basta sapere che è nata nel 1979 a Pavia, che dal 2003  vive a Londra, che è sposata e che aspetta il primo figlio, una bambina.



RACCONTAMI NONNO di Giorgio di Rienzo
 
Raccontami, nonno è il testamento morale di Giorgio De Rienzo, cui ha lavorato finché è riuscito a comporre le lettere di una parola sulla tastiera consumata del suo computer. stavolta non è a un romanzo che il grande critico dà il voto, ma al libro vero, quello scritto dalla vita, dalla società.
 
Partendo da una lettera all’amatissima nipotina, che con la vitalità tipica dei bambini – e con le sue domande in apparenza tremende, ma che in fondo sono quelle semplici che ogni adulto si pone e non ha il coraggio di esternare – ha la capacità di lenire le sofferenze del nonno malato, De Rienzo ci porta nella «dimensione cancro», il tunnel in cui è improvvisamente entrato. La terribile esperienza genera in lui riflessioni di tipo politico, dubbi e domande forti che riguardano tematiche di controversa attualità: l’eutanasia, la paura del contagio (una cosa di cui non si parla mai), la chemioterapia, il peso sulla comunità del costo dei farmaci e il business delle ditte farmaceutiche. A poco a poco, con dolore ma ancor più con amore, il nonno si allontanerà dalla piccola per risparmiarle il proprio decadimento fisico e spirituale, per non farle avvertire le mutazioni nei tempi della vita provocati dal male. Vuole che lei ricordi la candela accesa e non veda il lume che si spegne.

Autore di numerosi saggi e romanzi, curatore di prestigiose edizioni di classici, Giorgio De Rienzo (Torino, 1942-2011) ha insegnato Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Torino dal 1971 al 2000. Dal 1980 fino alla morte è stato critico letterario del «Corriere della Sera»: celebre la sua rubrica domenicale La pagella. Sposato con Vittoria Haziel, ha avuto due figli.

 

 

Il LINGUAGGIO NASCOSTO DELLA VITA (The walk: A novel) di Richard Paul Evans
 
Quando pensi che la tua vita sia finita,è il momento di mettersi in cammino. Un autore sempre presente ai primi posti delle classifiche di vendita del «New York Times»
 

Cosa faresti se in un solo istante perdessi tutto? La tua casa, il tuo lavoro, la persona che ami? Quando la tragedia piomba nella vita fino a quel momento perfetta di Alan Christoffersen il suo primo pensiero è di farla finita. Non ha più niente per cui vivere, l’unica cosa che gli è rimasta è il tubetto di pillole che stringe nella mano… Ma all’improvviso, come colto da un’illuminazione, decide di non lasciarsi andare alla disperazione e di intraprendere un viaggio. Non un viaggio qualunque, ma una traversata a piedi degli Stati Uniti da Seattle, dove vive, al punto più lontano della mappa: Key West, Florida. Le persone che incontrerà nel cammino, la condivisione delle loro storie e delle loro esperienze gli salveranno la vita.

 
«Quando ho iniziato Il linguaggio nascosto della vita mi è apparso subito chiaro che non avrei potuto scrivere il libro se non avessi fatto lo stesso percorso del protagonista. Così ho preso un volo per Seattle con mia figlia, una volta lì abbiamo noleggiato una macchina e abbiamo iniziato il nostro viaggio. Attraversare l’America in automobile con lei è stata un’esperienza formidabile.» Richard Paul Evans
 
«Io sono. In ognuno di noi c’è qualcosa, nel bene o nel male, che vuol far sapere al mondo che esistiamo. Questa è la mia storia: testimonianza di me stesso e il più grande viaggio della mia vita. Tutto è iniziato quando meno me l’aspettavo. In un periodo in cui pensavo che nulla sarebbe potuto andare male.»

Il viaggio proseguirà presto con il secondo libro della serie, Miles to go.

Richard Paul Evans è uno degli autori di maggior successo negli Stati Uniti. Tutti i suoi romanzi, tradotti in oltre venti lingue, sono entrati nella lista dei bestseller del «New York Times» subito dopo l’uscita in libreria. Ha ricevuto moltissimi premi per i suoi libri e numerosi riconoscimenti per il suo impegno in difesa dell’infanzia violata. Attualmente vive a Salt Lake City con la moglie Keri e i loro cinque figli.


GLI ALTI E BASSI DI BIANCANEVE di Emma Dante.

Illustrazioni di Maria Cristina Costa

 
Una rilettura visionaria e crudele della favola di Biancaneve e i sette nani, completamente illustrata e scritta da una grande regista teatrale.

C’è l’alto che si fa basso e il basso che si fa alto nel mondo di Biancaneve. Al contrario di Alice nel paese delle meraviglie che cresce e rimpicciolisce, Biancaneve vede alzarsi e abbassarsi la realtà intorno a lei, incontrando creature buone e cattive che l’aiutano a diventare adulta. Punita dalla matrigna per la sua bellezza, Biancaneve è ancora una bambina inconsapevole ed è solo quando fugge nel bosco, grazie all’incontro coi nani, che scopre i veri valori della vita, come la bontà e l’accoglienza verso l’altro. Sono proprio i nani, infatti, a costringerla ad abbassare lo sguardo e a essere umile, non solo umanamente ma anche fisicamente, perché i piccoli minatori hanno perso le gambe durante un’esplosione. Per contro, la matrigna rappresenta l’«alto», il pericolo di un’esaltazione del proprio io che rende malvagi e chiusi in se stessi. La regina madre interroga lo specchio, Biancaneve il suo cuore. L’invidia tormenta la regina al punto che desidera uccidere la rivale e, quando con un incantesimo, si trasforma in una vecchia per offrirle la mela avvelenata, diventerà altissima, salvo ricevere una punizione esemplare: perderà la memoria e non troverà più l’antidoto per ritornare giovane e bella. Tutto è sproporzionato come le cose che vedono i bambini. C’è uno specchio che riflette sogni e paure, azioni malvagie e fughe verso la libertà. E un mondo dove anche i mostri insegnano a crescere.

 
Emma Dante, drammaturga e regista, ha costituito nel 1999 la compagnia Sud Costa Occidentale con cui ha vinto il premio Scenario 2001 per il progetto mPalermu e il premio Ubu 2002 come novità italiana. Seguono numerosi riconoscimenti: il premio Lo Straniero; il premio Ubu (con Carnezzeria); il premio Gassman e il premio della critica; il premio Golden Graal e il premio Sinopoli per la cultura. Ha scritto Carnezzeria. Trilogia della famiglia siciliana e via Castellana Bandiera (Premio Vittorini 2008 e del Super Vittorini 2009). Nel 2009 inaugura la stagione del teatro alla Scala con la regia di Carmen di Bizet diretta da Daniel Barenboim. Sono stati in repertorio in Italia e all’estero: mPalermu, Carnezzeria, Vita mia, Mishelle di Sant’Oliva, Medea, Il festino, Cani di bancata, Le pulle, Anastasia, Genoveffa e Cenerentola, La trilogia degli occhiali e Gli alti e i bassi di Biancaneve.
 

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