Gli opposti si attraggono: è questa la sola spiegazione del rapporto di coppia fra Max e Maddy Crighton. Max si è sposato per interesse, Maddy per amore. Max è bello, affascinante, cinico, arrogante, ambizioso, circondato da sempre nuove amanti, Maddy è insignificante, dolce, materna, sottomessa, umile, fedele. Sembra una situazione senza via d'uscita... fino a quando un nuovo, drammatico avvenimento non viene a scuotere dalle fondamenta tutta la loro vita, i loro valori, la loro stessa personalità. C'è dunque una speranza di salvare il matrimonio, o le loro strade si divideranno per sempre?
Max Crighton, infernale e bellissimo, è l'anima nera di una famiglia di cui sembra incarnare tutti i vizi e nessuna virtù: una smodata ambizione, un'insaziabile ed egocentrica fame di successi e neanche una briciola dell'amore e del rispetto per la famiglia che contraddistinguono i Crighton come un clan molto unito.
Maddy è la moglie di Max e la madre dei suoi figli, un maschietto di quattro anni ed una bimba di due. Maddy è una madre amorevole ed una moglie discreta, una creatura dolcissima e devota imprigionata in un matrimonio che definire "da incubo" sarebbe perfino eufemistico.
Sono stati proprio questi presupposti narrativi ad indurmi all'acquisto de "Il peccatore". Non nascondo una personale predilezione ai temi del "matrimonio di convenienza" e del "libertino bastardo redento dall'amore" e mi incuriosiva vederli sviluppati da un'autrice sensibile nelle rese psicologiche come Penny Jordan.
Ebbene, decisamente Max è un bastardo con la "B" maiuscola (provavo il desiderio di decapitarlo a ogni capitolo del romanzo). Non mi riferisco alla canaglia affascinante tanto ricorrente nella narrativa romance, no: personalmente un protagonista maschile così negativo devo ammettere di non averlo mai trovato prima. Negativo ma anche pericolosamente affascinante, perché per quanto Max sia odioso, gratuitamente perfido, egoista e sadicamente distruttivo, la Jordan è comunque abilissima nel tratteggiare il suo fascino e, soprattutto, la sua (dis)umanità: è impossibile negare che Max sia un personaggio vibrante di vita e di cinico realismo.
Maddy, protagonista femminile, ispira in primis una pena profondissima e una altrettanto intensa comprensione. Figlia di una lady della nobiltà di campagna e di un uomo votato alla carriera legislativa, Maddy è cresciuta in un ambiente di grandi apparenze e poco calore, che sempre l'ha fatta sentire deludente ed inadatta. Graziosa, ma non bellissima né sofisticata, sposa Max perché innamorata... perché lui la fa innamorare (mirando, infatti, ad avere il patrocinio del suocero per diventare associato di un prestigioso studio legale). E' dopo il matrimonio, soprattutto dopo che lei si scopre incinta del loro primo figlio, che lui getta la maschera rendendo il loro matrimonio quello che è: una serie ininterrotta di umiliazioni per Maddy. Tuttavia Maddy non è mai patetica, perché la Jordan è molto brava nel non farla mai apparire come una stupida: è una donna dolce, con un grande spirito di sacrificio e che sopporta per il bene dei figli (non tanto per non separarli da un padre che non li degna di un'occhiata, ma per tenerli vicini al nonno, agli zii, zie e cugini che innegabilmente li amano). Maddy cerca una sua serenità nell'abbellire la casa di campagna della famiglia, nell'accudire l'anziano e burbero bisnonno Crighton, nell'amicizia, nell'affetto e nell'apprezzamento della suocera, delle cognate e delle cugine acquisite: è comprensibile che Maddy non voglia rinunciare ad una famiglia che la fa sentire amata e che ama i suoi bambini, dopo l'infanzia e l'adolescenza avute. Ma è anche naturale comprendere come Maddy sia profondamente infelice: è consapevole di essere per tutti "la povera Maddy", oltre ad essere sposata con un uomo che ha fatto del mortificarla il suo hobby.
E com'è possibile che da una situazione simile possa rinascere un matrimonio, divenire un'unione felice? Ci vorrebbe un miracolo... ed è infatti questa la carta che si gioca la Jordan, sciupando a parer mio tutto l'eccellente lavoro di costruzione psicologica di 3/4 del libro.
Un terribile incidente riduce Max in fin di vita e l'esperienza di pre-morte lo restituisce ai vivi come un uomo nuovo, consapevole di tutto l'amore che lo circonda e di come stesse sprecando tutte le cose veramente importanti della vita.
Sarà che, personalmente, ritengo la strada della redenzione un cammino ben più arduo, lungo e complesso, ma questa "illuminazione siddhartiana" che coglie Max mi è tanto sembrata tirata fuori dal cilindro! Un odioso bastardo patentato che si sveglia nel letto d'ospedale chiedendo gli siano mandate le foto dei figlioletti e che si trasforma nel maritino che prepara bagni caldi e porta la colazione a letto! D'accordo che il vecchio adagio recita "non ci sia miglior marito di un libertino pentito", ma qui mi è parso si tratti di un caso clinico di personalità dissociata!
Peccato. Peccato perché la storia stava andando davvero bene! Maddy, grazie alle insistenze della suocera, era diventata la presidentessa di una fondazione che si occupa di ragazze madre e l'impegno gratificante in questa attività aveva fatto rifiorire la sua fiducia in se stessa, facendo sbocciare il suo fascino e la sua bellezza. Si profilava all'orizzonte uno straordinario rivale per Max: un commercialista gallese, aitante e carismatico, che era rimasto folgorato dal fascino delicato e vulnerabile di Maddy ed intenerito dai suoi bambini adorabili e trascurati. Ripeto: peccato! Peccato perché mi sarebbe piaciuto vedere il vecchio Max confrontarsi con questi cambiamenti... con la possibilità concreta di perdere ciò che aveva sempre dato per scontato... dover realizzare quanto male gratuito aveva compiuto. Ma così non è ed il finale stesso del romanzo è abbastanza "aperto": la riconciliazione tra Max e Maddy è d'obbligo come l'happy end di ogni romance, tuttavia non è affatto trionfale, ma piuttosto sospeso ed aperto. L'autrice lascia intuire che la strada da compiere sarà molto lunga, che Max dovrà dare ancora a Maddy molte conferme dell'uomo che è diventato e Maddy stessa avrà bisogno di molto tempo.
Un'ultima nota va resa alla coralità della storia, punto di forza e di debolezza dell'intera struttura: senz'altro tutti i personaggi (dai comprimari alle comparse) sono caratterizzati benissimo e con grande umanità, ma "Il peccatore" preso singolarmente risente, forse, del far parte di una saga ben più ampia. All'inizio è facile farsi confondere dalla quantità di personaggi e dagli intricati legami famigliari presentati, tuttavia ci si riesce ad orientare abbastanza presto.
"Il peccatore" fa parte della saga dei Crighton, sette romanzi dedicati a sette membri di una numerosa famiglia della medio-alta borghesia inglese.