Una vita senza sentimenti, una carriera come famoso attore porno, serate dedicate al più assoluto edonismo, nessun legame. È tutto ciò che l'anonimo protagonista di questo romanzo si trova alle spalle, mentre giace in un letto d'ospedale a seguito di un terribile incidente stradale, completamente sfigurato dalle ustioni. Ora che non può più in alcun modo fare affidamento sul suo corpo egli attende in solitudine, senza nessun amico, il giorno in cui sarà abbastanza forte da alzarsi dal letto e uccidersi. Durante una delle sue interminabili giornate, tuttavia, una ragazza di nome Marianne entra nella sua stanza e comincia a parlargli come se lo conoscesse da sempre. Si tratta di una paziente psichiatrica dell'ospedale, una geniale scultrice di gargoyle di pietra affetta però da profonde crisi maniacali. Nonostante l'iniziale diffidenza del narratore Marianne tornerà anche nei giorni successivi, raccontandogli ciò che lei dice essere stata la loro prima storia d'amore, avvenuta nella Germania del tredicesimo secolo. Di lì, a cadenze regolari, tornerà al suo capezzale per narrargli, come nelle Mille e una notte, di storie d'amore avvenute in altre epoche...
Come definire quest'opera prima del professore canadese Andrew Davidson? Un romanzo storico? Un racconto d'amore? Un esempio riuscito di realismo soprannaturale? Un'intensa riflessione sul destino, sul riscatto, sulla vita stessa? "Gargoyle" è tutto questo e qualcosa di più: quel qualcosa che segna la differenza tra un bel romanzo (un bellissimo romanzo) ed il capolavoro, oltre i generi e le etichette.
"Nella vita a volte gli incidenti ci colgono di sorpresa, spesso con violenza. Proprio come l'amore". Con questa frase si apre "Gargoyle" ed è con un incidente che si inaugura la narrazione: la mente annebbiata dalla cocaina, l'odore del bourbon e giù lungo il precipizio, dentro un'auto che si accartoccia, incendiandosi. E' l'automobilista a raccontare ciò che si prova nell'essere intrappolati in un rogo ed il lettore ascolta, proseguendo la lettura suo malgrado morbosamente affascinato dall'orrore e dallo sfacelo. Seguiamo le parole del narratore, che orrendamente ed atrocemente ustionato ci racconta tutta la sua vita senza mai svelarci il suo nome. Conosciamo così la sua squallida infanzia, la sua difficile adolescenza, il suo acuto e sensibile intelletto, il suo corpo stupendo ed il suo volto bellissimo. Seguiamo i passi che lo hanno portato nel mondo della pornografia, diventandone una stella ed un abile imprenditore. E' una cronaca lucidissima, un sincero raccontarsi ad un estraneo, ma non una confessione perché manca la ricerca di un'assoluzione. Insieme alla sua pelle è come se si fosse disciolta la stessa identità del narratore e le maschere (di vittima, di carnefice o altro) non hanno più alcuna ragione d'essere. E' la stessa vita a non avere più importanza, nonostante le figure che si susseguono intorno al suo letto e che si impegnano per fargli credere il contrario: gli altri pazienti, la seria dottoressa che lo ha in cura, le tre infermiere del reparto, la fisioterapista ottimista, lo psichiatra discreto... e Marianne Engel. Eccentrica e geniale scultrice di mostri di pietra, dai bellissimi occhi acquamarina smerigliati dalla follia, Marianne entra un giorno nella sua camera e comincia a parlargli come se lo conoscesse... come se si fossero incontrati tanto, tantissimo tempo prima. E' pazza, il narratore lo comprende e, com'è sensato fare con i pazzi, tenta di assecondarla. Marianne così comincia a raccontargli la propria storia... la loro storia... ed altre storie, bellissime fiabe d'amore d'altri luoghi e tempi.
Ed in un'unica cornice, in un sognante gioco di specchi, in un caleidoscopio delirante, tante storie cominciano ad intrecciarsi le une nelle altre, intersecando presente e passato. Pazza Marianne. Generosa Marianne. Straordinaria, unica Marianne. Ma cosa sono davvero le sue storie? Una verità mistica e sconvolgente o soltanto il fantasioso frutto di una mente schizofrenica? Giunta alla conclusione di questo meraviglioso romanzo, ho compreso che non mi interessava saperlo. L'unica verità che meritava di essere riconosciuta è che "Forte come la morte è l'amore. Tenace come gli inferi è la passione. E se la morte separa l'anima dal corpo... l'amore separa ogni cosa dall'anima".