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Lunedì, 26 settembre, 2011 - 10:00
Antonella

Sulle tracce di un lord - Terza parte

Londra, 1825

Il pesante portone di legno si aprì dolcemente sui cardini ben oliati, proiettando sui gradini di marmo un fascio di luce dorata; la nera figura di un uomo si delineò per un attimo sulla soglia e poi, preceduta da una lunga ombra sottile, scese velocemente le scale. Premuroso, un valletto aprì lo sportello della vettura che attendeva il gentiluomo: il suo mantello di seta si gonfiò dolcemente alla brezza notturna e scomparve velocemente all’interno del veicolo. Un breve schiocco di redini e il tilbury si avviò rapido, sorpassando alcune carrozze appesantite dal carico di dame e cavalieri diretti verso una delle tante feste da ballo di quella Season straordinariamente affollata.
Lord X guardò fuori dal finestrino, anticipando con il pensiero le delizie che lo attendevano alla Maison di M.me Belle, un affascinante e raffinato nome francese per una realtà assolutamente britannica, che di raffinato aveva ben poco.
O forse giusto la vernice, l’apparenza. Così come era apparenza l’accento parigino e il calore con il quale le ragazze di Madame lo salutavano e gli si stringevano intorno. Un calore che non raggiungeva mai gli occhi, anche se emanava dalle vesti velate e da mani che volevano sembrare ansiose di procurargli piacere e che forse, invece, cercavano di affrettare il più possibile un amplesso indesiderato…
Vagamente turbato, il gentiluomo si domandò perché mai i suoi pensieri avessero preso una tal piega: l’appuntamento con la Maison, la migliore di Londra, era una piacevole abitudine ormai da qualche tempo, un “sano” sfogo maschile per uomini come lui, che non avevano ancora nessuna intenzione di far scivolare il collo nel cappio matrimoniale. La casa era lussuosa e frequentata dalla più alta nobiltà: le giovani donne che vi lavoravano erano tutte molto belle, perfettamente addestrate, assolutamente sane e di conseguenza i loro favori non erano certo ottenibili con pochi scellini, così come avveniva per le strade più buie della città.

 I loro nomi fantasiosi e vagamente esotici o le caratteristiche fisiche che le contraddistinguevano non sarebbero mai comparse in pubblicazioni come la Harris’s List of Covent Garden Ladies, nota anche come Man of Pleasure’s Kalendar, il giornale che, solo fino a qualche anno prima, si poteva comprare per due scellini e 6 pence in ogni libreria; per la prima volta, Lord X considerò che nonostante fosse ormai un cliente della Casa da diverso tempo, nulla sapeva di quelle giovani donne, alcune delle quali tradivano, nell’accento e nel comportamento raffinato, una vita precedente ben diversa dall’attuale.

Forse, ad incuriosirlo sulla loro identità era stato il recente scandalo, quello di cui parlava tutta Londra; se una donna come Harriette Wilson era riuscita ad avere per amanti il Principe di Galles, il Lord Cancelliere, il Duca di Wellington e ben quattro futuri Primi Ministri, si doveva pur supporre che le sue qualità fossero notevoli… e non solo a letto! In fondo, quella di Harriette era stata, oltre che una vendetta, una splendida beffa nei confronti di molti nobili presuntuosi. Solo nel 1801, Harriette era stata una quindicenne graziosa, figlia di un orologiaio svizzero; per necessità o per scelta era poi scivolata, come capitava a molte giovani, nella categoria delle donne cui era impossibile sposarsi. Di fronte all’alternativa di diventare governante o dama di compagnia, aveva preferito mettere a frutto le sue doti fisiche e il suo spirito brillante, per crearsi una schiera di adoratori perennemente in competizione fra loro. Si diceva che avesse cambiato amanti più velocemente delle scarpe e che chiedesse 50 sterline solo per esserle presentati. Amica di Lord Byron, per una ventina d’anni aveva “tenuto corte” dal suo palco all’opera, fino al grande scandalo, nato per la seguente ragione: volendo forse emulare il successo di un’altra cortigiana, la bella e famosa Elizabeth Armistead che nel 1802 aveva sposato il politico Charles Fox, Harriette aveva ottenuto una proposta di matrimonio dal figlio del Duca di Beaufort; questi, per scongiurare il pericolo, aveva accettato di pagarle un vitalizio di 500 sterline annue, grazie al quale l’ormai maturagrande horizontale” avrebbe finalmente potuto ritirarsi. Il Duca però, non aveva mantenuto la parola e la Wilson aveva deciso di dare alle stampe le sue Memorie, facendole precedere da lettere di ricatto ai suoi ex amanti che, dietro pagamento di 200 sterline, avrebbero potuto evitare la pubblicazione.

    

Molti avevano pagato ma altri, come Wellington, si erano rifiutati: “Che pubblichi e sia dannata” era stata la sentenza del Duca di ferro, che come risultato, era stato ridicolizzato nelle Memorie (Ha ansimato e grugnito su di me per un’ora… eppure, non ero forse l’oggetto dei suoi più ardenti desideri non appena arrivato dalla Spagna?). Il successo del libro, spiritoso e divertente, era stato tale che procurarsene una copia era divenuto assolutamente imperativo anche se molto difficile, vista la velocità con la quale andava a ruba.
Al solo pensiero, Lord X riacquistò un po’ del buon umore che sembrava essersi velato: era stata veramente una storia incredibile e chissà, forse in futuro qualcuno avrebbe potuto trarne lo spunto per un romanzo… (1)
L’idea di mantenere un’amante per il proprio esclusivo piacere, a volte aveva sfiorato anche lui ma visti i costi che questa scelta comportava e la difficoltà di interrompere il rapporto instaurato (con i relativi rischi), per ora vi aveva rinunciato. Conosceva benissimo la “procedura” in uso: i suoi amici avrebbero dovuto negoziare con gli “amici” della signora prescelta, raggiungendo un accordo economico che avrebbe previsto, oltre alla cifra annuale, una casa, una carrozza, gioielli e argent de poche per qualche capriccio. La spesa corrente per una ballerina dell’opera si aggirava, tutto compreso, intorno alle 2.800 sterline annue (2) ma c’era chi pagava molto, molto di più. Si mormorava ad esempio, che il Conte di Harrington avesse una relazione costosissima con la bella e famosa attrice Maria Foote e c’era chi prevedeva addirittura un futuro matrimonio fra loro(3).
I problemi sorgevano quando, per una qualunque ragione, si desiderava porre fine alla liaison; in questo caso, si dovevano mettere in conto scenate e pianti femminili a non finire, che solo un cospicuo omaggio fatto recapitare dal più famoso gioielliere della città sembrava riuscisse ad arginare…

Dall’esterno della carrozza, intanto, provenivano i rumori di una gaia confusione: sporgendosi dal finestrino per godere il fresco della notte, Lord X realizzò di essere vicino a Covent Garden, una delle zone più frequentate da coloro che erano in cerca di piaceri, leciti o meno. Vicino al teatro infatti, coraggiosamente in piena luce o timidamente sporgenti dall’ombra dell’edificio, donne di tutte le età, spesso in gruppetti di cinque o sei e generalmente vestite in modo non troppo appariscente, rendevano comunque chiara la loro professione elargendo sorrisi e cenni di saluto che sarebbero stati sconvenienti per qualunque signora.
Il suo sguardo si soffermò su una piccola figura isolata, certamente femminile, a non più di dieci passi da lui; avvolta da capo a piedi in abiti scuri, non si esibiva né si nascondeva ma rimaneva lì, quasi in bilico fra la luce e l’ombra, come fosse incerta fra il proporsi e il fuggire.
La carrozza si era fermata a causa del traffico intenso: improvvisamente, un brusco moto del capo da parte della donna, fece scivolare indietro il cappuccio del suo mantello, mentre una lama di luce vagabonda, proveniente dal teatro, accendeva una cascata d’oro scuro intorno a un delizioso viso di fanciulla. Il tempo parve dilatarsi: occhi dal colore impossibile da definire si guardarono intorno spaventati e per un attimo si agganciarono a quelli del gentleman, trasmettendogli una sensazione profonda che lui tuttavia non riuscì ad interpretare. Rapida, una mano bianchissima ed esile uscì dal mantello e sistemò nuovamente il cappuccio: la giovane restò immobile un istante poi, con un movimento fluido e veloce, sembrò rientrare nell’ombra e svanire nella notte.
Tutto era avvenuto in una manciata di secondi e il veicolo aveva già ripreso la sua marcia prima che Lord X avesse il tempo di ordinare al cocchiere di fermarsi.
Perché poi, avrebbe dovuto farlo? Forse perché sentiva di dover correre dietro ad un mantello scuro per afferrare quella piccola lucciola d’oro? Cosa mai gli era preso? Pure, sapeva per esperienza che il suo istinto era una voce preziosa da seguire, un mentore affidabile che più volte, in passato, gli aveva persino salvato la vita…

La fronte di Lord X si contrasse pensosamente, quasi fosse costretta a richiamare le considerazioni che aveva appena abbandonato. Si ricordò della discussione che era stata intavolata proprio quel giorno alla Camera dei Lords, l’ennesimo richiamo alla moralità per salvare la Capitale dal mercato del vizio che rischiava di soffocarla. Qualcuno aveva citato il censimento del 1797, dal quale risultavano, nella sola Londra, oltre 50.000 prostitute, pari a circa il 10% di tutta la popolazione femminile; qualcun altro, facendo presente che la situazione non era affatto migliorata nel tempo, aveva addirittura riportato in aula la testimonianza di Casanova, il noto libertino italiano che visitando Londra nel 1763 aveva descritto vividamente i “bagni” nei quali ci si poteva dedicare a “splendide gozzoviglie per sole sei ghinee”.

Infine, una terza voce aveva fatto rabbrividire l’Aula descrivendo una realtà terribile e troppo spesso ignorata, quella delle Case di punizione dove le prigioniere “potevano scegliere” se morire di fame o prostituirsi ai sorveglianti, che le cedevano al costo di uno scellino per notte ai visitatori occasionali o le vendevano alle tenutarie delle case più malfamate. Uno dei suoi “Onorevoli Colleghi”, aveva sghignazzato scompostamente per tutto il tempo, vantandosi sottovoce di conoscere i posticini più allettanti della città, dove si potevano fare incontri di ogni tipo: dalle ragazze di colore a giovanissimi fanciulli per chi aveva gusti particolari: c’era persino una chiatta sul Tamigi, aveva riferito, con un buon ristorante e le camere al primo piano…

La legge non perseguiva la prostituzione, anche se, in teoria, chi ne traeva guadagno era punibile con una multa e con la prigionia: in realtà, ciò accadeva raramente e la condanna delle tenutarie era più che altro di origine morale. Solo pochi anni prima, nel 1818, era stata ristampata a cura di Baldwin, Cradock and Joy, la serie delle incisioni chiamata The Harlot's Progress di William Hogarth,originariamente datate 1732, che illustravano la storia di una fanciulla ingenua arrivata dalla campagna e corrotta da una Madama.

Assorto nel ricordare la discussione avuta in proposito con gli altri Pari e con gli occhi che inconsapevolmente ancora cercavano una figuretta scura, Lord X si accorse con un sobbalzo di essere giunto a destinazione.

Scese rapidamente, dando istruzioni al suo cocchiere di rientrare a casa: per quanto lo riguardava, forse al ritorno avrebbe preferito camminare e magari, chissà, si sarebbe fermato dalle parti di Covent Garden …
Quattro lievi colpi con il suo bastone contro la porta di quercia e si trovò di fronte all’anziano maggiordomo che, premuroso come sempre, lo introdusse in una larga sala circolare nella quale uomini e donne, profumi e suoni si mescolavano, creando un’atmosfera vagamente irreale.
La giovane che gli si fece incontro - le mani tese in un saluto cordiale e un po’ sfacciato, un lieve sorriso sulle labbra dipinte - indossava uno di quei vestiti di mussola sottilissima, tanto di moda ormai da qualche anno. A differenza di una vera lady, però, la signora in questione non portava alcuna sottoveste, con il risultato che il tessuto chiaro, quasi trasparente e probabilmente anche un po’ bagnato per aumentare l’effetto, non lasciava assolutamente nulla all’immaginazione.

E’ vero che talvolta anche le sottovesti erano così sottili da non proteggere troppo: solo nel 1810, tutto il ton aveva malignamente riso di fronte al disegno realizzato da James Gillray che ritraeva le tre famose bellezze della famiglia Tollemache, ironicamente battezzate “Le tre Grazie al vento”.
 

    

Lord X osservò con un compiacimento tutto maschile le belle forme che si offrivano al suo apprezzamento; la ragazza aveva un portamento notevole e gli spacchi laterali della lunga veste lasciavano intravedere due splendide, lunghissime gambe. Una simile bellezza, pensò il gentiluomo, non poteva che essere messa in risalto da un abbigliamento di tal fatta: peccato che anche alcune sconsiderate matrone avessero iniziato a seguire la moda, non rendendosi conto di cadere nel ridicolo e diventando per questo facili bersagli delle più spietate caricature.

    

Il gentleman prese fra le sue le nude mani che gli erano state offerte nel gesto di benvenuto, e chinando la testa, depose, con fare galante e malizioso, un bacio su ogni palma.
- Lord X, che piacere rivedervi – iniziò la donna con una voce gradevole anche se non del tutto priva di una lieve inflessione dialettale.
Un brivido di anticipazione percorse il corpo dell’uomo, mentre tutti i suo sensi venivano coinvolti da un pungente stato di eccitazione.
Pronto a rispondere con una sciocca galanteria e già predisponendosi a sospingere la schiena velata verso le scale che conducevano al piano superiore, rialzò la testa e cercò lo sguardo della giovane.
Nel preciso istante in cui i suoi occhi affondarono in quelle scure pupille, realizzò che erano tristemente prive di espressione e vagamente dilatate. Forse, pensò, sopportare il suo tocco e quello di molti altri non era poi così scontato e forse la giovane aveva avuto bisogno di ricorrere all’alcool, ad un goccio di laudano o a qualche altro rimedio.
Pure, la donna che aveva davanti non era una vergine ignara della professione, ma una cortigiana che serviva la Maison da diverso tempo.
Certo, si fosse trattato della prima volta, sarebbe stato diverso: per una fanciulla innocente, così sfortunata e disperata da cadere in una tale necessità, un’esperienza simile doveva certamente essere traumatica e per una creatura delicata avrebbe potuto persino rivelarsi un “battesimo” fatale…

Improvvisamente il tempo sembrò cristallizzarsi, mentre luci e colori si confondevano in una nebbia colorata e la sua memoria gli presentava l’immagine di un candido profilo e un bagliore d’oro scuro. Realizzando di trovarsi sospeso in uno di quegli istanti che cambiano il corso dell’esistenza, avvertì nel suo petto l’eco di una disperazione senza nome e improvvisamente comprese ciò che aveva visto affiorare in occhi profondi come pozze scure: il terrore viscerale di chi stava per affrontare un destino ritenuto peggiore della morte.
Raddrizzò le spalle con gesto sicuro, mormorò una scusa dovuta all’improvviso rammentarsi di un impegno precedente e salutando ancor più cortesemente del solito, si accomiatò da Mademoiselle, rassicurandola che avrebbe comunque provveduto al pagamento del tempo a lui riservato.
Ora però, doveva andare.
Doveva assolutamente andare.
Recuperò mantello e cilindro da un maggiordomo troppo educato per mostrarsi perplesso, e uscì velocemente, inghiottito dalla notte.

(1) Fra i romances che hanno trattato le vicende di Harriette Wilson, ricordiamo "Seduzione" di Amanda Quick e "The Duke" di Gaelen Foley.
(2) Circa 100.000 sterline dei nostri giorni.
(3) Avvenuto, in effetti, il 7 aprile 1831

 

 

 

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