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Untitled

Elizabeth Hoyt: IF COMMON PEOPLE BECOME PRINCES

Elizabeth Hoyt: SE LE PERSONE COMUNI DIVENTANO PRINCIPI

Writing THE SERPENT PRINCE

Like many writers I was a voracious reader as a child. I loved science fiction, mysteries, and of course romance. I read so much that sometimes I ran out of new books to read. It was during one of these dry periods that I picked up what looked like a very dull book in my middle school library. The book was cloth-covered with no illustration on the front. In fact, the only thing that decorated the old, faded book was the title: Scaramouche. Now, if you’ve ever read Scaramouche by Rafael Sabatini (or seen the movie staring Steward Granger) you will know that it is very far from dull. The book is full of duels, despicable villains, secret identities, and romance, all set during the French Revolution. I loved that book!

But one thing bothered me, even as a child. During one of the most exciting parts of the book, the hero calls out a series of men in succession and kills them in duels. Make no mistake, these are villainous men. Sabatini has made sure to tell us that they deserve their fate. Still, I was troubled by the fact that the hero doesn’t seem to have any self doubt about basically murdering several men.

I thought of that paradox when I wrote The Serpent Prince. What if a moral man—a good man—felt he had no choice but to revenge his brother’s death by dueling the murderers and killing them? What if he knew full well that what he did was murder…and he did it anyway? What would happen to the soul of such a man? And what would the woman who loved him, but hated what he did, do?

I hope you will enjoy finding the answers to these questions in The Serpent Prince.

Come molti scrittori, da ragazzina ero un’avida lettrice. Amavo la fantascienza, i gialli, e naturalmente i romanzi rosa. Leggevo così tanto che a volte restavo senza nuovi libri da leggere. Fu durante uno di questi periodi di magra che, nella biblioteca del mio liceo, mi imbattei in quello che aveva l’aria di un vero “mattone”. Era un libro rilegato in stoffa, senza illustrazioni di copertina. In effetti, l’unica nota decorativa di quel vecchio volume sbiadito era il titolo: Scaramouche. Ora, se avete letto Scaramouche di Rafael Sabatini ( o se avete visto il film con protagonista Steward Granger), sapete perfettamente che non si tratta affatto di un “mattone”. E’ un romanzo pieno di duelli, di spregevoli farabutti, di personaggi dalla doppia identità, e di romanticismo, il tutto ambientato all’epoca della Rivoluzione francese. Quanto mi piacque!

Ma anche se ero solo una ragazzina, c’era una cosa che mi dava fastidio. In una delle parti più emozionanti del libro, l’eroe sfida uno dopo l’altro una serie di persone e li uccide in vari duelli. Fate attenzione, si tratta di farabutti. Sabatini ci dice chiaramente che si meritavano di fare una brutta fine. Tuttavia, non mi andava giù il fatto che l’eroe sembrasse non avere nessuna titubanza nell’assassinare un sacco di gente.

Pensai a questo paradosso mentre scrivevo The Serpent Prince. Che cosa succederebbe se un uomo con dei principi morali – un uomo buono – sentisse di non avere altra scelta, per vendicare la morte del proprio fratello, che sfidare a duello gli assassini ed ucciderli? Se sapesse perfettamente che sta commettendo un omicidio… e lo facesse ugualmente? Che ne sarebbe dell’anima di un uomo del genere? E che farebbe la donna che lo ama, ma che è inorridita da quel che lui ha fatto?

Spero che vi divertirete a scoprire in The Serpent Prince quali sono le risposte a queste domande.

The Princes Trilogy

1) The Raven Prince

THERE COMES A TIME IN A LADY'S LIFE...
Widowed Anna Wren is having a wretched day. After an arrogant male on horseback nearly squashes her, she arrives home to learn that she is in dire financial straits. What is a gently bred lady to do?

WHEN SHE MUST DO THE UNTHINKABLE...
The Earl of Swartingham is in a quandary. Having frightened off two secretaries, Edward de Raaf needs someone who can withstand his bad temper and boorish behavior. Dammit! How hard can it be to find a decent secretary?

AND FIND EMPLOYMENT.
When Anna becomes the earl’s secretary, both their problems are solved. Then she discovers he plans to visit the most notorious brothel in London for his “manly” needs. Well! Anna sees red—and decides to assuage her “womanly” desires . . . with the earl as her unknowing lover.

ARRIVA UN MOMENTO NELLA VITA DI UNA SIGNORA...
La vedova Anna Wren sta avendo un giorno miserabile. Dopo che un maschio arrogante su di un cavallo l'ha quasi schiacciata, arriva a casa per apprendere che è in condizione finanziarie disastrose. Cosa deve fare una signora di buona famiglia?

QUANDO DEVE FARE L'IMPENSABILE...
Il conte di Swartingham è in difficoltà. Avendo spaventato a morte due segretari, Edward de Raaf ha bisogno di qualcuno che possa sopportare il suo cattivo carattere e comportamento rozzo. Dannazione. Quanto può essere difficile trovare un segretario decente?

E TROVARSI UN IMPIEGO.
Quando Anna diventa la segretaria del conte, entrambi i loro problemi sono risolti. Poi lei scopre che lui progetta di andare nel più famigerato bordello di Londra per soddisfare i suoi bisogni "maschili". Bene! Anna vede rosso - e decide di alleviare i suoi desideri "femminili"... con il conte come suo amante inconsapevole.

2) The Leopard Prince

THE ONE THING A LADY MUST NEVER DO
Wealthy Lady Georgina Maitland doesn't want a husband, though she could use a good steward to run her estates. One look at Harry Pye, and Georgina knows she's not just dealing with a servant, but a man.

IS FALL IN LOVE...
Harry has known many aristocrats—including one particular nobleman who is his sworn enemy. But Harry has never met a beautiful lady so independent, uninhibited, and eager to be in his arms.

WITH HER SERVANT.
Still, it's impossible to conduct a discreet liaison when poisoned sheep, murdered villagers, and an enraged magistrate have the county in an uproar. The locals blame Harry for everything. Soon it's all Georgina can do to keep her head above water and Harry's out of the noose...without missing another night of love.

L'UNICA COSA CHE UNA SIGNORA NON DEVE FARE
La benestante Lady Georgina Maitland non vuole un marito, sebbene le farebbe comodo un buon maggiordomo per gestire le sue tenute. Uno sguardo ad Harry Pye, e Georgina sa che non sta trattando solamente con un servitore, ma con un uomo.

E' INNAMORARSI...
Harry ha conosciuto molti aristocratici - incluso un particolare nobiluomo che è suo nemico giurato. Ma Harry non ha mai incontrato una bella lady così indipendente, disinibita, e desiderosa di stare nelle sue braccia.

DI UN SERVITORE.
Tuttavia, è impossibile portare avanti una relazione discreta quando pecore avvelenate, paesani assassinati, e un magistrato infuriato mettono la contea in subbuglio. Gli abitanti del luogo incolpano Harry di ogni cosa. Presto tutto quello che Gerogina può fare è tenere la testa fuori dall'acqua e Harry lontano dal cappio... senza perdersi un'altra notte d'amore.

3) The Serpent Prince

WHEN THE DEVIL MEETS AN ANGEL
Country bred Lucy Craddock-Hayes is content with her quiet life. Until the day she trips over an unconscious man—a naked unconscious man—and loses her innocence forever.

HE CAN TAKE HER TO HEAVEN
Viscount Simon Iddesleigh was nearly beaten to death by his enemies. Now he’s hell-bent on vengeance. But as Lucy nurses him back to health, her honesty startles his jaded sensibilities—even as it ignites a desire that threatens to consume them both.

OR TO HELL
Charmed by Simon’s sly wit, urbane manners, and even his red-heeled shoes, Lucy falls hard and fast for him. Yet as his honor keeps him from ravishing her, his revenge sends his attackers to her door. As Simon wages war on his foes, Lucy wages her own war for his soul using the only weapon she has—her love…

QUANDO UN DIAVOLO INCONTRA UN ANGELO
Lucy Craddock-Hayes è nata e vissuta in campagna, ed è soddisfatta della sua vita tranquilla. Almeno, lo è finchè non inciampa in un uomo svenuto – un uomo nudo svenuto – e perde per sempre la propria innocenza.

LUI PUO’ PORTARLA IN PARADISO
Il visconte Simon Iddesleigh è stato aggredito e percosso dai suoi nemici fin quasi a morte. Ora ha un feroce desiderio di vendicarsi. Ma mentre Lucy lo cura, l’onestà di lei lascia nella sua anima sfinita un’impressione profonda– ed allo stesso tempo accende un desiderio che rischia di consumarli entrambi.

OPPURE ALL’INFERNO
Affascinata dalla vivace intelligenza di Simon, dai suoi modi raffinati, e perfino dalle sue scarpe con i tacchi rossi, Lucy presto si innamora perdutamente di lui. Ma benchè l’onore trattenga Simon dal sedurla, il suo desiderio di vendetta porta i suoi assalitori fino a Lucy. E mentre Simon si prepara a dichiarare guerra ai propri nemici, Lucy si prepara a combattere per conquistare la sua anima usando l’unica arma a sua disposizione – l’amore…

The Serpent Prince Excerpt
Coming September 2007
Warner Books

The angel was sitting by his bed when Simon Iddesleigh, sixth Viscount Iddesleigh, opened his eyes.

He would've thought it a terrible dream—one of an endless succession that haunted him nightly—or worse, that he'd not survived the beating and had made that final infinite plunge out of this world and into the flaming next, but he was almost certain hell did not smell of lavender and starch, did not feel like worn linen and down pillows, did not sound with the chirping of sparrows and the rustle of gauze curtains.

And, of course, there were no angels in hell.

Simon watched her. His angel was all in gray, as befit a religious woman. She wrote in a great book, eyes intent, level black brows knit. Her dark hair was pulled straight back from a high forehead and gathered in a knot at the nape of her neck. Her lips pursed slightly as her hand moved across the page. Probably noting his sins. The scratch of the pen on the page was what had woken him.

When men spoke of angels, especially in the context of the female sex, usually they were employing a flowery fillip of speech. They thought of fair-haired creatures with pink cheeks—both kinds—and red, wet lips. Insipid Italian putti with vacant blue eyes and billowy, soft flesh came to mind. That was not the type of angel Simon contemplated. No, his angel was the biblical kind—Old Testament, not New. The not-quite-human, stern-and-judgmental kind. The type that was more apt to hurl men into eternal damnation with a flick of a dispassionate finger than to float on feathery pigeon wings. She wasn't likely to overlook a few flaws here and there in a fellow's character. Simon sighed.

He had more than just a few flaws.

The angel must have heard his sigh. She turned her unearthly topaz eyes on him. "Are you awake?"

He felt her gaze as palpably as if she'd laid a hand on his shoulder, and frankly the feeling bothered him.

Not that he let his unease show. "That depends on one's definition of awake," he replied in a croak. Even the little movement of speaking made his face hurt. In fact, his entire body seemed aflame. "I am not sleeping, but yet I have been more alert. I don't suppose you have such a thing as coffee to hasten the awakening process?" He shifted to sit up, finding it more difficult than it should be. The coverlet slipped to his abdomen.

The angel's gaze followed the coverlet down and frowned at his bare torso. Already he was in her bad graces.

"I'm afraid we don't have any coffee," she murmured to his navel, "but there is tea."

"Naturally. There always is," Simon said. "Could I trouble you to help me sit up? One finds oneself at a distressing disadvantage flat on one's back, not to mention the position makes it very hard to drink tea without spilling it into the ears."

She looked at him doubtfully. "Perhaps I should get Hedge or my father."

"I promise not to bite, truly." Simon placed a hand over his heart. "And I hardly ever spit."

Her lips twitched.

Simon stilled. "You're not really an angel after all, are you?"

L’angelo se ne stava seduto accanto al suo letto quando Simon Iddesleigh, sesto Visconte di Iddesleigh, aprì gli occhi.

Avrebbe potuto pensare che si trattasse di un incubo – uno a caso della successione interminabile che lo perseguitavano ogni notte – o, peggio ancora, di non essere sopravvissuto al pestaggio e di aver compiuto il balzo finale da questo mondo a quell’altro, ma era quasi sicuro del fatto che l’inferno non poteva profumare di lavanda e amido, né dare al tatto la sensazione di lenzuola lise e di cuscini, o risuonare del cinguettio dei passerotti e del leggero fruscio di tende di mussolina.

E, naturalmente, all’inferno non c’erano angeli.

Simon la guardò. Il suo angelo era vestito tutto in grigio, così come si addiceva ad una donna di fede. Stava scrivendo su un grosso libro, con occhi intenti, aggrottando le sopracciglia nere. Aveva i capelli scuri tirati indietro ed annodati sulla nuca, così da lasciarle scoperta la fronte alta. Le sue labbra erano leggermente imbronciate mentre la mano si muoveva avanti e indietro sulla pagina. Probabilmente stava facendo l’elenco dei suoi peccati. Era stato lo scricchiolio della penna sulla pagina a svegliarlo.

Quando gli uomini parlavano di angeli, specialmente se riferendosi alle donne, di solito impiegavano un modo di parlare leggero ed assai fiorito. Pensavano a creature – di entrambi i sessi - con capelli biondi, guance rosee e labbra rosse e tumide. Venivano in mente insipidi putti italiani con vacui occhi azzurri, morbidi e grassottelli, che fluttuavano di qua e di là. L’angelo che Simon stava contemplando non era di quel genere. No, il suo angelo era del tipo biblico – del Vecchio Testamento, non del Nuovo. Del tipo quasi inumano, severo e giudicatore. Più incline a precipitare gli uomini nella dannazione eterna con un indifferente cenno del dito, piuttosto che a svolazzare di qua e di là con ali piumate come quelle di un piccione. Difficilmente avrebbe lasciato correre qualche difettuccio qua e là nel carattere di un povero disgraziato. Simon sospirò.

E lui di difettucci ne aveva un bel po’.

L’angelo doveva averlo sentito sospirare. Volse nella sua direzione gli occhi di un color topazio ultraterreno. “Siete sveglio?”

Lui avvertì il suo sguardo in modo altrettanto palpabile che se gli avesse posato una mano sulla spalla, e francamente la sensazione lo infastidì.

Non lasciò che il suo disagio trasparisse, però. “Questo dipende dalla definizione di sveglio,” rispose con voce gracchiante. Perfino i piccoli movimenti del parlare gli facevano dolere il volto. In effetti, gli pareva di avere tutto il corpo in fiamme. “Non sto dormendo, ma in parecchie occasioni sono stato più sveglio di quanto lo sia ora. Non avete qualcosa di simile ad un caffè, tanto per accelerare il processo del mio risveglio, vero?” Si tirò su a sedere, trovando l’azione più difficile del dovuto. Il copriletto gli scivolò giù all’altezza dell’addome.

Lo sguardo dell’angelo seguì la discesa del copriletto, e si accigliò alla visione del suo torace nudo. Già le andava poco a genio.

“Temo che non abbiamo caffè,” sussurrò lei, rivolgendosi all’ombelico di Simon, “però c’è del tè.”

“Naturalmente. Quello non manca mai,” disse Simon. “Potrei importunarvi fino a chiedervi di aiutarmi a mettermi seduto? Ci si sente svantaggiati in modo imbarazzante a starsene sdraiati sulla schiena, per non parlare del fatto che è una posizione in cui è molto difficile bere del tè senza vuotarselo dentro alle orecchie.”

Lei lo guardò con aria dubbiosa. “Forse dovrei chiamare Hedge, oppure mio padre.”

“Prometto di non mordere, davvero.” Simon si posò una mano sul cuore. “ E poi sputo di rado.”

Lei contrasse le labbra.

Simon si immobilizzò. “Allora voi non siete un angelo, dopotutto, vero?”

The Serpent Prince Dish

Gentle Reader,

Whilst perusing my notes for THE SERPENT PRINCE, I noticed this preliminary interview I made with the hero, Simon Iddesleigh, Viscount Iddesleigh. I present it here in the hope that it may amuse you.

Interview With The Rakehell

Lord Iddesleigh sits at his ease in my study. He wears a pristine white wig, a sapphire velvet coat, and yards of lace at wrist and throat. His right leg is flung over the arm of the chair in which he lounges and his foot--shod in a large red-heeled shoe--swings idly. His ice-gray eyes are narrowed in faint amusement as he watches me arrange my notes.

Q: My lord, you have been described as a rakehell without any redeeming qualities. How do you answer such an accusation?

Simon: It’s always so hard to reply to compliments of this kind. One finds oneself stammering and overcome with pretty blushes.

Q: You do not deny your rakehell tendencies?

Simon: Deny? No, madam, rather I embrace them. The company of beautiful yet wholly unchaste ladies, the exchange of fortunes at the gambling tables, the late night hours and even later breakfasts. Tell me, what gentleman would not enjoy such a life?

Q: And the rumors that you’ve killed two men in separate duels?

Simon: (stops swinging his foot for a second, then continues, looking me frankly in the eye.) I would not put too much stock in rumors.

Q: But—

Simon: (admiring the lace at his wrist.) Is that all?

Q: I did want to ask you about love.

Simon: (sounding uncommonly bored) Rakehells do not fall in love.

Q: Never?

Simon: Never.

Q: But—

Simon: (now sounding horribly kind) Madam, I tell you there is no percentage in it. In order for a rakehell to be foolish enough as to fall in love, he’d have to find a woman so extraordinarily intelligent, witty, charming, and beautiful that he would forsake all other women--and more importantly their favors--for her. What are the odds, I ask you?

Q: But say a rakehell did fall in love—

Simon: (heaving an exasperated sigh) I have told you it is impossible. But if a rakehell did fall in love . . .

Q: Yes?

Simon: It would make a very interesting story.

Yours Most Sincerely,
Elizabeth Hoyt (signature)

www.elizabethhoyt.com

Mio caro lettore,

Mentre esaminavo i miei appunti su THE SERPENT PRINCE, ho trovato questa intervista preliminare che avevo fatto al protagonista del romanzo, Simon Iddesleigh, il visconte di Iddesleigh. Ve la offro qui, nella speranza che possiate trovarla divertente.

Intervista ad un libertino

Lord Iddesleigh si accomoda nel mio studio, perfettamente a proprio agio. Ha una parrucca di un bianco immacolato, e indossa una giacca di velluto color blu zaffiro, con metri su metri di pizzo ai polsi ed alla gola. Ha appoggiato la gamba destra sul bracciolo della poltrona su cui si trova, e sta facendo dondolare pigramente il piede – un piede che sfoggia una scarpa con un alto tacco rosso. Socchiude gli occhi di un glaciale color grigio, mentre mi guarda risistemare i miei appunti, leggermente divertito.

D: Milord, siete stato descritto come un libertino senza nessuna possibilità di recupero. Come rispondete a quest’accusa?

Simon: E’ sempre difficile rispondere ai complimenti di questo genere. Si rischia di balbettare e di arrossire da capo a piedi.

D: Non negate le vostre tendenze da libertino, allora?

Simon: Negarle? No, madame, anzi io me ne vanto. Godere della compagnia di donne magnifiche ma allo stesso tempo assolutamente licenziose, vedere fortune intere che passano da una mano all’altra ai tavoli da gioco, fare le ore piccole di notte e far colazione ancora più tardi… Ditemi, quale gentiluomo non amerebbe una vita del genere?

D: E che mi dite delle voci secondo cui avreste ucciso due uomini in due diversi duelli?

Simon: (smette di dondolare il piede per un secondo, poi ricomincia, guardandomi dritto negli occhi). Non darei molto credito alle voci che circolano.

D: Ma---

Simon: (rimirando il pizzo che gli adorna il polsino). Abbiamo terminato?

D: A dir la verità, volevo chiedervi qualcosa circa l’amore.

Simon: (con l’aria estremamente annoiata). I libertini non si innamorano.

D: Mai?

Simon: Mai.

D: Ma---

Simon: (con esagerata gentilezza) Madame, vi ripeto che è inutile che insistiate. Affinchè un libertino possa essere tanto sciocco da innamorarsi, dovrebbe aver trovato una donna così straordinariamente intelligente, piena di spirito, bella ed affascinante da fargli rinunziare a tutte le altre donne – e, soprattutto, ai loro favori. Quali sono le probabilità che una cosa simile avvenga, vi chiedo?

D: Ma supponiamo che un libertino si innamori…

Simon: (tirando un sospiro d’esasperazione). Vi ho detto che è impossibile. Ma se un libertino si innamorasse…

D: Sì ?

Simon: Ne verrebbe fuori una storia molto interessante.

Cordialmente,
Elizabeth Hoyt
www.elizabethhoyt.com

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